IL RISCHIO AFLATOSSINE NEL LATTE

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IL RISCHIO AFLATOSSINE NEL LATTE INTRODUZIONE Molte colture agronomiche sono suscettibili di attacchi parassitari da parte di funghi in grado di produrre metaboliti tossici detti micotossine. Tra le più importanti micotossine vi sono le aflatossine che sono potenti agenti ad azione tossica, carcinogenica, mutagena, immunosoppressiva, prodotti come metaboliti secondari dai funghi Aspergillus flavus e Aspergillus Parasiticus. Tra i 18 tipi di aflatossine identificate quelle che vengono riscontrate in alimenti e mangimi sono principalmente 4: B 1, B 2, G 1 e G 2. A. flavus produce le tossine B 1 e B 2, mentre A. parasiticus anche le G 1 e le G 2. Aflatossina Struttura Peso molecolare Le condizioni favorenti lo sviluppo delle muffe responsabili della produzione di aflatossine sono una temperatura compresa tra i 15 e i 30 C associati ad un umidità ambientale superiore al 60%. Anche l umidità del prodotto riveste importanza nello sviluppo dei funghi (Es.: per le oleaginose una umidità superiore al 7% favorisce la produzione di tossine, per i semi di cotone un umidità superiore al 9%, per i cereali superiore al 13%) I vegetali che più frequentemente sono contaminati da aflatossine sono: mais e sottoprodotti, farine di arachidi, panelli di cocco, cotone e derivati.

Tuttavia una conservazione non idonea può portare alla produzione di tossina anche in alimenti e mangimi non considerati a rischio. Nell uomo un esposizione ad elevati livelli di aflatossine determina necrosi acuta, cirrosi e carcinoma del fegato con emorragie, edema, alterazioni della digestione e malassorbimento. Tuttavia, nonostante la specie umana non dimostri una resistenza all azione della tossina pari a quella degli animali, raramente si ha il decesso per tossicosi acuta. Un esposizione cronica, sub-acuta, può portare nei bambini a ritardi di crescita dello sviluppo. LE AFLATOSSINE NEL BOVINO Gli animali che ingeriscono foraggi contaminati da aflatossine oltre a subirne gli effetti tossici, metabolizzano le tossine e i prodotti di tale metabolismo vengono escreti anche con il latte. Gli effetti delle intossicazioni da aflatossine nei ruminanti sono più acute nei soggetti giovani e una dose di 0,2 mg/kg di peso può determinare una riduzione dell incremento ponderale. L aflatossicosi cronica negli adulti può causare anoressia, reazioni cutanee, prolasso rettale ed edema addominale. Sono segnalati anche squilibri del sistema immunitario oltre al calo della fertilità e aborto nelle pecore. Nei ruminanti la resistenza alla azione delle tossine è maggiore rispetto agli altri animali, per tale motivo l andamento è generalmente cronico e di difficile individuazione. Nel latte si ritrovano le aflatossine M 1 e M 2, espressione rispettivamente del metabolismo delle aflatossine B 1 e B 2. Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato numerose sostanze in base all'intensità dell'effetto cancerogeno e tra queste le aflatossine e altre tossine; la classificazione è la seguente: 1 = cancerogena per l'uomo 2A = probabilmente cancerogena per l'uomo 2B = possibilmente cancerogena per l'uomo. 3 = non classificabile come cancerogena per l'uomo. La AFB1 è stata classificata come sostanza del gruppo 1, mentre la AFM1 è come 2B.

La normativa nazionale (Decreto Legislativo n.149 del 10/05/2004) ha stabilito i limiti massimi previsti per la tossina B 1 (la più pericolosa e anche quella prodotta in maggior quantità) negli alimenti ad uso zootecnico. Per i limiti della aflatossina M 1 nel latte valgono invece i parametri imposti dal regolamento Ce 466/2001. Negli alimenti per la prima infanzia, la Circolare del Ministero della Sanità del 09/06/1999 - pubblicata sulla GU 135/1999 - indica un valore limite per l'aflatossina M1 pari a 0,01 microgrammi/kg. Sostanza Alimento Contenuto mg/kg di mangime Tutte le materie prime per mangimi 0,02 Aflatossina B 1 Mangimi completi per animali da latte Mangimi complementari per animali da latte 0,005 0,005 Sostanza Alimento Contenuto µg/kg di latte Aflatossina M 1 Latte (crudo, trattato termicamente, destinato a prodotti a base di latte) 0,05 La gamma degli alimenti zootecnici che possono essere contaminati dalle aflatossine è estremamente ampia, anche se il livello di rischio è differente. Gli alimenti che sono maggiormente a rischio sono: mais e derivati (granella, farina, germe) cotone, arachidi, panello di lino. Tra gli alimenti con un grado di rischio medio si trovano l insilato di mais, il pastone di mais e le polpe; mentre un grado di rischio inferiore si ha con l orzo, la soia ed i fieni.

Classificazione degli alimenti zootecnici in base al rischio di contaminazione da aflatossina. RISCHIO CONTAMINAZIONE ALTO RISCHIO CONTAMINAZIONE MEDIO RISCHIO CONTAMINAZIONE BASSO Mais e derivati, cotone, arachidi, panello di cocco, panello di lino Insilato di mais, pastone di mais, polpe Orzo, soia, fieni Si tratta quindi di un problema che riguarda alimenti ampiamente utilizzati nell allevamento dei bovini da latte, con il conseguente rischio del riscontro della tossina metabolizzata nel latte. Anche perché l elevata assunzione di sostanza secca da parte degli animali in produzione, comporta l obbligo di considerare a rischio anche partite di alimento zootecnico contaminate a livelli non elevati. E stato calcolato che la quantità di Aflatossina B 1 che passa nel latte trasformata in M 1 varia tra lo 0,2 e il 5% e tale passaggio risulta influenzato dallo stadio di lattazione dell animale, nonché dal livello produttivo e da eventuali patologie mammarie in atto. La comparsa di Aflatossina M 1 nel latte è piuttosto rapida. Essa può essere rinvenuta già dopo 4 ore dalla assunzione dell alimento contaminato con Aflatossina B 1. Il picco massimo di escrezione si raggiunge nell arco di 24 ore. Analogamente, entro poche ore dall eliminazione della fonte contaminata la concentrazione di aflatossina M 1 inizia a scendere per arrivare a valori estremamente bassi in soli 2-3 giorni. LA RICERCA DI AFLATOSSINA B 1 NEGLI ALIMENTI ZOOTECNICI La contaminazione da Aflatossina B 1 di un alimento non è mai omogenea. La concentrazione varia nell ambito delle differenti parti della massa (superficie, parti a contatto con pareti e pavimenti, etc.). Per questo motivo la difficoltà maggiore sta nel campionare correttamente l alimento in modo da avere un risultato analitico attendibile.

Il campionamento degli alimenti, quindi andrebbe riservato a quei casi in cui sia veramente necessario avere almeno un indicazione del livello di inquinamento da aflatossina B 1 e che riguardano in particolare: la verifica di una partita ritenuta sospetta al momento dello scarico in azienda ( eseguire il campionamento in contraddittorio) situazioni di elevata presenza di aflatossina M 1 nel latte al fine di individuare l alimento responsabile. In questi casi per un corretto campionamento occorre procedere prelevando pari di alimento (ognuna di circa 1 Kg) da più punti della massa. Con questi bisogna ricostituire un unico campione omogeneo rimescolando accuratamente e da questo va prelevato il quantitativo (0,5 1 Kg) da inviare al laboratorio. METODI ANALITICI Esistono due metodi analitici per la determinazione delle aflatossine: ELISA: rapido con risultati in tempi brevi che permette l analisi in contemporanea di più campioni. HPLC: complesso e costoso ma è il metodo più affidabile e al quale si ricorre per i campioni ufficiali. LA PREVENZIONE L'attacco e la crescita fungina in campo prima del raccolto possono essere evitati in qualche misura mediante appropriate tecniche agronomiche, che includono: scelta della varietà adatta per la località; appropriata coltivazione del terreno e rotazione delle colture; fertilizzazione bilanciata; semina non eccessivamente intensiva;

raccolta al momento opportuno (in condizioni meteorologiche instabili la raccolta precoce con granella ad umidità superiore al 30% è da preferire); adozione di misure atte a minimizzare l'attacco di insetti. Al momento, non vi sono fungicidi disponibili che siano attivi contro i Fusarium; se un trattamento con fungicidi viene effettuato in campo, i funghi competitivi con i Fusarium sono soppressi, cosa che aumenta il rischio di produzione di micotossine. L'ulteriore selezione di piante resistenti ai Fusarium e ad altri generi potrà in un prossimo futuro limitare la contaminazione in campo. A livello di raccolta è importante non danneggiare il prodotto, per evitare la diffusione delle aflatossine, non far sostare il prodotto troppo a lungo prima dell essiccazione ed effettuare una vagliatura corretta. Dopo il raccolto, in fase di stoccaggio, sono da adottare: una rapida essiccazione del prodotto dopo la mietitura fino ad umidità commerciale; buone pratiche di gestione delle materie prime e dei mangimi o sistematica pulizia delle linee di trasporto e delle coclee o conservazione nei sili a valori di umidità sicuri o ispezione dei prodotti per evidenziare aumenti di temperatura o presenza di insetti e zone umide In stalla invece la prevenzione inizia con un monitoraggio costante del latte per la presenza di aflatossina M 1, soprattutto ad ogni modifica della razione o all apertura di un nuovo insilato/pastone. Altrettanto importante risulta essere il monitoraggio degli alimenti aziendali il cui contenuto in aflatossine deve rispettare i limiti di legge (5 ppb per i mangimi e 20 per il mais). INATTIVAZIONE Metodi fisici I metodi fisici atti a ridurre la contaminazione da aflatossine comprendono la pulizia e il lavaggio, la separazione dei semi contaminati da quelli sani e il trattamento con calore.

Si è visto ad esempio che la setacciatura con un vaglio da 5 mm ha ridotto la contaminazione da aflatossine del 70%. Vi sono alcune tecniche che separano le cariossidi contaminate dalle sane sfruttando la differenza di densità e quindi il galleggiamento delle prime in soluzioni concentrate di zuccheri o di sale. La sensibilità al calore dipende dal tipo di micotossina, dalla temperatura, dalla durata del trattamento termico e dall'umidità del substrato. Metodi chimici Diverse sostanze chimiche sono state analizzate al fine di valutare la loro capacità di decontaminare prodotti contaminati da micotossine. Tra queste sono state considerate interessanti: bisolfito di sodio ammoniaca urea + ureasi idrossido di calcio (4%) e paraformaldeide (0,5%). Metodi biologici In alternativa ai metodi chimici e fisici adottati per la decontaminazione di vegetali esistono metodi biologici che prevedono la minimizzazione dell effetto nocivo delle tossine mediante la modificazione della dieta, ad esempio: aggiunta sostanze che influenzano il metabolismo delle tossine (BHA, BHT, etossichina, oltipraz) inoculi microbici dei vegetali somministrazione di anticorpi monoclonali contro le tossine aggiunta di agenti leganti per ridurre l assorbimento di tossine (argille, zeoliti, silicati, carbone vegetale).

CONCLUSIONI La contaminazione da funghi del prodotto destinato alla alimentazione degli animali, che può portare alla produzione di tossina, ha inizio in campo durante le fasi di coltivazione e raccolta e può proseguire e peggiorare durante lo stoccaggio, il trasporto e la trasformazione. Si tratta quindi di un problema di filiera, che deve avere un approccio coordinato ed integrale per arrivare ad ottenere mangimi sicuri che permettano una produzione di alimenti salubre ed igienica. I bovini risultano relativamente sensibili alle micotossine. Gli effetti prodotti possono essere meno evidenti e più labili rispetto ad altre specie, soprattutto nei casi di contaminazioni non massive. Inoltre, la maggior durata della carriera produttiva può favorire fenomeni accumulativi non trascurabili. Risulta quindi importante un monitoraggio costante dei mangimi e del latte alla stalla, al fine di individuare per tempo il problema e intervenire con azioni correttive. Di particolare interesse sono gli studi che stanno mirando a sviluppare metodi biologici sempre più efficaci nel ridurre gli effetti indesiderati delle contaminazione fungine. In attesa di ulteriori studi in questo campo l attenzione degli operatori si deve concentrare prevalentemente ed incisivamente sulla prevenzione. A cura di: Dr. Alessandro Baiguini Servizio Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche Dipartimento di Prevenzione ZT 8 ASUR Marche