Azione di supporto alle innovazioni delle PMI della provincia di Trieste sui temi della Proprietà Industriale nel 2013 Scoprire e dare valore all immateriale
Premessa La Camera di Commercio e l azienda speciale camerale Trieste On Line, il Consorzio per l Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica e l Università degli Studi di Trieste, cogliendo l occasione offerta da Unioncamere e dal Ministero per lo Sviluppo Economico, hanno sviluppato un progetto che ha coinvolto sui temi della proprietà intellettuale e della sua gestione, nel corso di circa sei mesi, 20 PMI della provincia di Trieste. Le 20 Imprese coinvolte, appartenenti a diversi settori produttivi, sono state oggetto di un check up aziendale volto a rilevare il know-how caratterizzante di ciascuna impresa e le prassi interne di gestione e tutela della Proprietà Industriale: i check up hanno portato alla stesura di report individuali, consegnati alle imprese, in cui a quanto emerso durante l intervista venivano associate indicazioni e suggerimenti su pratiche che utilmente potessero essere considerate per meglio gestire e/o tutelare le competenze e le specificità aziendali. Va precisato che la tutela della proprietà industriale non si estrinseca solo attraverso lo strumento principe del brevetto e il progetto ne ha ovviamente tenuto conto. Sono state portate all attenzione delle imprese anche le modalità alternative: la valenza di marchi, modelli di utilità, disegni, segreto industriale può essere estremamente significativa e la scelta del brevetto o dell uno o altro strumento è funzione delle strategie aziendali e di marketing, oltre a essere condizionata dal mercato di riferimento, sia per quanto attiene alle caratteristiche intrinseche, sia per la portata geografica. Incide inoltre sulle scelte, la situazione economica che propone, a chi le strategie deve elaborare, delle variabili ulteriori che non possono essere eluse. 2
Il contesto: Le imprese italiane hanno registrato ancora, a tutto il 2011, una fase di crisi che ha provocato un contenimento dei livelli produttivi: l Istat, nel 2012, ha registrato il permanere di una situazione di sofferenza (continuativa rispetto agli ultimi anni, in particolare per un calo della domanda interna), pur in presenza di una ripresa della domanda estera, situazione che ha posto le imprese di fronte alla necessità di cambiare le proprie strategie storicamente consolidate (Istat, Rapporto Annuale 2012, La situazione del Paese). I dati dell ICE mostrano però che in FVG, nel 2011, le esportazioni, pur in aumento, hanno avuto una crescita media inferiore alla media nazionale (anche se a ridimensionare la media grava soprattutto il saldo negativo della provincia di Gorizia su cui ha pesato la contrazione della cantieristica), mentre l incremento più elevato (16,9%) si è registrato nella provincia di Trieste, che pure ospita solo il 15% delle imprese regionali. Il saldo positivo, per tutta la regione è in particolare dovuto all ampliamento del mercato dell Asia orientale (Cina) e verso l America, sia settentrionale che centromeridionale (ICE, L Italia nell economia internazionale, Rapporto 2011-2012). Si tratta di un quadro che non può che accompagnare ed essere ben presente a chi indaga e analizza il modo in cui la proprietà industriale viene valorizzata all interno delle imprese, e in particolare delle PMI che, come è noto, costituiscono la parte prevalente dell imprenditoria italiana: il misurarsi con mercati stranieri ha un peso nelle scelte da operare sulla tutela del know-how aziendale, con aspetti economici importanti. L Italia non ha una forte tradizione nell utilizzo degli strumenti di tutela della proprietà intellettuale: l Istat riporta per il 2010 una media nazionale (73,3 brevetti per milione di abitanti) inferiore a quella europea (108,6 brevetti per milione di abitanti): il dato si accompagna ad un calo progressivo dei depositi italiani presso EPO nel periodo 2004-2010, fenomeno che tuttavia si allinea con una tendenza al decremento comune a tutta l UE (Istat, BES 2013,Il benessere equo e sostenibile in Italia). Ciò nonostante, la tendenza ad innovare delle imprese, a livello statistico, pone l Italia al di sopra della media europea: le imprese che hanno introdotto innovazioni tecnologiche o organizzative nel triennio 2008-2010 sono il 53,9%, contro il 49% della media europea. Potremmo dedurne che la tendenza all innovazione in Italia è più forte di quanto sia l abitudine a difenderla e a farne oggetto strategico o asset aziendale. Il Rapporto sull economia del FVG del 2012 evidenzia, oltre alla ripartizione territoriale delle imprese della regione, i settori maggiormente rappresentati e gli indici di crisi (Unioncamere del Friuli-Venezia Giulia, Rapporto sull economia del Friuli-Venezia Giulia, I tempi lunghi della ripresa). Imprese per settore nelle province del FVG 3
Il comparto industriale triestino, pur con le buone performance sopra citate per quanto riguarda le esportazioni, mantiene una numerosità contenuta; ha risentito inoltre particolarmente della situazione di crisi, perché il calo delle imprese attive tra il 2010 e il 2011 è di -06 %, quindi più alto di Udine e Pordenone (entrambe a -0,4 %), anche se meno rilevante di quello di Gorizia (-1,6 %). In questo quadro complesso, gli indicatori rilevano altre positività, che sembrano poter contribuire quanto meno al mantenimento delle posizioni raggiunte dalle imprese locali. In particolare il Friuli-Venezia Giulia si pone al quinto posto in Italia (dopo provincia di Trento, Piemonte, Lazio, Liguria ed Emilia-Romagna) per la spesa in R&S, in percentuale rispetto al PIL, e la quota sostenuta dalle imprese si è fatta nel corso degli anni via via più rilevante. Spesa per R&S in FVG in percentuale rispetto al PIL Dati ISTAT Il rapporto regionale La regione in cifre del 2012, evidenzia come per il periodo 2007-2009 nelle imprese regionali l investimento medio per abitante in R&S sia a livelli più alti della media italiana, dato che, insieme a quello relativo all innovazione nelle imprese, autorizza a pensare che le imprese della regione considerino la competitività come uno dei punti di forza delle loro strategie. Spesa per R&S nelle imprese ( per abitante) Dati ISTAT 4
Ciò nonostante, la propensione a utilizzare gli strumenti di tutela della proprietà industriale si mantiene bassa in FVG e Trieste, in particolare, pur con il primato sulla capacità innovativa, anche all interno della regione ha una posizione di coda. Come è noto, il numero di depositi presso le CCIAA regionali non rende conto completamente delle domande di brevetto (o di altri titoli di proprietà) depositate da residenti nelle rispettive province, perché l avvalersi di consulenti in proprietà industriale da parte dei depositanti sposta molto spesso il deposito nelle città in cui i consulenti stessi hanno sede e operano. Riportiamo quindi, di seguito, un illustrazione sintetica (ricavata dai dati resi disponibili da UIBM) dei depositi presso le quattro CCIAA regionali e dei depositi complessivi effettuati dai residenti nelle quattro province, indipendentemente dalla città in cui il deposito medesimo è stato effettuato. Domande di brevetto depositate per provincia del FVG Dati UIBM La provincia di Trieste risulta terza in valori assoluti, nettamente distaccata da Udine e Pordenone; il bilancio, pur restando invariate le posizioni reciproche, è più equilibrato se i dati vengono rapportati alla popolazione residente, come nel grafico seguente, ottenuto a partire da dati UIBM e Istat. Domande di brevetto depositata per provincia del FVG ogni 100.000 abitanti Dati UIBM 5
I divari sono molto più contenuti per quanto riguarda il deposito dei marchi ogni 100.000 abitanti nelle quattro province, come risulta a partire dalle medesime fonti. Depositi di marchi per provincia del FVG ogni 100.000 abitanti Dati UIBM Il quadro appare dunque caratterizzato da luci e ombre: pur in presenza di una crisi che ha ricadute evidenti, le imprese della provincia di Trieste hanno trovato spazio in nuovi mercati; l innovazione, sostenuta dalla spesa in R&S, sembra stimolata, piuttosto che depressa, dalla crisi in atto. Tuttavia la tutela della P.I. con strumenti ufficiali (cioè diversi dal segreto industriale) sembra non seguire le tendenze che l adozione di innovazioni e la spesa in R&S autorizzerebberono ad aspettarsi. L indagine effettuata presso le 20 Imprese triestine è andata anche ad indagare, sul campione consultato (di cui fanno parte aziende dei diversi comparti produttivi), le motivazioni che portano a registrare i dati che abbiamo sommariamente visto fin qui. 6
Il Progetto: Condotto operativamente nella prima metà del 2013, il progetto intendeva rilevare se e come la proprietà intellettuale venisse valorizzata all interno delle PMI della provincia di Trieste: l articolazione prevedeva la visita in 20 Aziende (di piccole o medie dimensioni) di esperti in proprietà intellettuale al fine di effettuare un indagine su quali approcci le imprese adottino nei confronti della gestione strategica dei propri asset immateriali largamente intesi (brevetti, know-how, marchi, segreti industriali, etc) per poi fornire ai responsabili aziendali dei suggerimenti utili sul tema. Nell impossibilità di scendere in profondità su ogni singolo tema in una sola visita si è puntato ad un attività di pre-diagnosi che non si prefiggeva di risolvere immediatamente problemi o di individuare delle nuove opportunità, ma solo di rilevare come venga trattata la proprietà intellettuale e di fornire dei suggerimenti conseguenti a quanto rilevato. In pratica si trattava di evidenziare, attraverso un esame delle principali caratteristiche operative ed organizzative aziendali, quali azioni a lungo termine potessero permettere di integrare proficuamente il potenziale economico e finanziario delle aziende sfruttando le leve di valore offerte dagli strumenti di tutela della proprietà industriale, nell ottica di una più efficace valorizzazione della gestione dell impresa nelle sue attività correnti. La metodologia operativa è stata predisposta da esperti dell UIBM e dell IPI sulla scorta di progetti simili già realizzati nel Lazio che, a loro volta, prendevano le mosse da esempi francesi; costante è rimasta una suddivisione delle attività di approccio alle aziende in tre momenti: una prima visita in azienda, la successiva stesura di un report da restituire ai referenti aziendali ed eventualmente un secondo incontro nelle situazioni in cui se ne rilevasse l esigenza per motivi di reale interesse (in questo caso si è offerta alle imprese coinvolte la possibilità di una ricerca di anteriorità gratuita condotta dall Ufficio Studi e Patlib di AREA, da formalizzare dopo un colloquio per la definizione dell oggetto su cui concentrare l attenzione). La finalità principale è stata quella di consegnare alle aziende un report di prediagnosi contenente dei suggerimenti : per elaborarli, si è partiti da una prima fase di analisi interna, con l intento di collocare gli aspetti della gestione della P.I. in un contesto complessivo. La seconda parte della rilevazione esaminava invece il contesto in cui le imprese si muovono, partendo dal presupposto che, quantunque i titoli di proprietà industriale conferiscano diritti di privativa per sé stessi, le caratteristiche del mercato e le relazioni con i soggetti esterni sono comunque fondamentali per una scelta coerente ed efficace. Le due parti fanno da base per le proposte di azioni da intraprendere, che costituiscono la terza parte del report, che riporta regolarmente, in allegato, anche una descrizione sintetica dei principali titoli di proprietà intellettuale, che mira a fornire un'informativa di base sulle caratteristiche legali degli asset di proprietà industriale presi in considerazione nel testo. Il campione di riferimento di venti imprese ha toccato i settori più diversi: metrologia (1), agricoltura (1), cantieristica (4), alimentare (3), tutela ambientale e riciclo (2), biomedicale e farmacologia (4), progettazione industriale (2), edilizia (2), energia (1). Lo spettro, volutamente ampio, fotografa tanto imprese di settori tradizionali in provincia (p.e. la cantieristica), quanto imprese impegnate in settori emergenti: tra queste ultime sono prevalenti le società nate in tempi recenti e, spesso, come spin-off universitari, caratterizzate da un know-how significativo e da un management giovane. Ovunque sono stati segnalati elementi di difficoltà legati al periodo di crisi, ma anche l impegno a trovare nuovi spazi e mercati e a consolidare posizioni puntando sulla qualità dei propri prodotti e fidelizzando su questo punto i propri mercati. Comune a gran parte delle realtà visitate è anche l impegno a trovare e mantenere partnership e collaborazioni utili ad ampliare la potenzialità di imprese le cui dimensioni, 7
specialmente per quelle di più recente costituzione, potrebbero altrimenti rivelarsi un limite nello stare al passo con i mercati. Parimenti generale è la conoscenza dello strumento brevetto, che in alcuni casi rappresenta un investimento che l azienda ha affrontato, in altri uno strumento fondatamente ritenuto non necessario o opportuno (p.e. quando l innovazione è incrementale, in un cluster di poche imprese che si controllano reciprocamente con continuità, il brevetto porterebbe solo a pubblicizzare con rapidità le modalità di realizzazione dell innovazione adottata, rivelandosi uno strumento di vantaggio per la concorrenza piuttosto che di deterrenza). Anche questa valutazione, e l analisi che l ha originata, sono ascrivibili ad una positiva consapevolezza degli ambiti di applicazione dei diversi strumenti di Proprietà Industriale e ci sono stati casi in cui il segreto industriale è la via migliore per tutelare l innovatività dell azienda. Resta invece contraddittorio l atteggiamento generale di disponibilità alla cooperazione e alle partnership senza considerare nel contempo un ruolo per la tutela della P.I.: la disponibilità di titoli che possono essere oggetto di licenze è un elemento potenziale di forza che viene poco considerato. Significativo è anche il riscontro che, negli obiettivi a medio termine dichiarati dall azienda, si è rilevata spesso l esistenza di progetti in corso con la volontà di proteggerne il risultato con un deposito brevettuale: l esistenza di progetti innovativi in corso, spesso in partnership, con l obiettivo di elaborare prodotti ad alto contenuto tecnologico su cui investire, sembrano sintomi di una realtà imprenditoriale che sta trovando, in una situazione diffusa di crisi, stimoli e risorse intellettuali su cui fondare la propria competitività che oramai, per tutti, si gioca a livello internazionale. La grandissima parte, infatti, delle imprese sentite, ha un mercato che travalica i confini italiani e anche quelli delle regioni europee contermini. In questo quadro, piuttosto vivace sul fronte dell innovazione, colpisce il dato di un attenzione limitata alla protezione del marchio: anche le imprese che hanno fatto della riconoscibilità dei propri prodotti, e dell immagine di qualità legata agli stessi, gli elementi su cui concentrare le proprie strategie, rivelano poco interesse alla tutela del marchio aziendale e al rischio di vederlo imitato (più o meno intenzionalmente, ma sempre col rischio di confusione per il mercato di riferimento). Il suggerimento di proteggere i propri marchi ha spesso suscitato sorpresa, nonostante lo strumento di tutela sia tra i meno impegnativi da proteggere, sia in termini di costi che in termini di complessità delle procedure. Tale costatazione è singolare, tanto più in un Paese come l Italia, che proprio su questo fronte ha molti esempi noti di strategie di successo, evidenziate anche da notizie di stampa continuative, e sorprende a maggior ragione in una realtà locale in cui brand di successo sono sotto gli occhi di tutti. È possibile che l impegno sul contenuto tecnologico e sul riconoscimento della qualità del proprio prodotto sia ritenuto sufficiente ma questo tipo di impostazione testimonia in realtà come manchi spesso una visione integrata della gestione della proprietà industriale: si tratta, infatti, non di adottare uno strumento (p.e. il brevetto) una volta per tutte, ma piuttosto di operare con continuità delle scelte, valutando lo strumento di volta in volta più efficace in rapporto alle strategie aziendali, e di utilizzare quanto protetto che, oltre ad essere usato in termini difensivi, può essere impiegato anche in termini economici, per esempio per guadagnare da licenze concesse a terzi. L unica impresa in cui questo tipo di politica è risultato in vigore è, non a caso, un azienda con molti anni di attività alle spalle, operante in un settore in cui la concorrenza, italiana e straniera, è molto pressante, che sta facendo dei nuovi mercati in oriente un canale di elezione in cui l entrata passa per gare pubbliche: brevetti e marchi sono da tempo funzionali alla necessità di misurarsi, con 8
strumenti adeguati, con concorrenti agguerriti e clienti esigenti, anche dal punto di vista formale. Indubbiamente la dimensione medio-piccola delle imprese indagate è un motivo che giustifica le difficoltà di una gestione integrata che abbisogna di una visione strategica e grava quindi sui vertici aziendali che hanno anche altre problematiche da affrontare: è tuttavia sintomatico che l approccio generale non veda la proprietà industriale al centro di una strategia complessa, ma quasi esclusivamente in un quadro di tutela a medio termine, tutela che è interpretata prevalentemente come passiva. A conferma di questa debolezza c è il riscontro che anche le imprese che, per tipo di produzione, potrebbero giustificatamente fare ricorso al deposito di disegni, non hanno considerato significativa tale opzione. Se la difesa di un titolo appare un impegno che può demotivare il potenziale depositante, dall altra parte è mancata del tutto una presa d atto del fatto che dei titoli di P.I. possono essere strumento a supporto del marketing aziendale, oltre che elemento di valorizzazione dell impresa. Se da un lato, e positivamente, si può, forse un po semplicisticamente, riassumere che le PMI triestine appaiono piuttosto impegnate a fare e progettare che a elaborare strategie (e l indicatore ha indubbiamente una valenza positiva), dall altra non si può non rilevare come le strategie sono il ponte costruito sul vuoto che serve a raggiungere e consolidare obiettivi meno immediati. È su un azione che faciliti lo sviluppo di strategie che quanto rilevato spinge ad intervenire. Va rilevato infine che la possibilità di accedere a forme di finanziamento a sostegno del deposito di brevetti (ma anche di marchi e disegni) sono risultate poco note: forse la pubblicizzazione non è stata sempre sufficientemente capillare e vanno considerati spazi di miglioramento, ma è anche vero che i finanziamenti si cercano nel momento in cui si vuole portare a compimento attività che sono già in programma o su cui si intende investire sia in termini economici che in termini di tempo e di impegno e anche su questo fronte probabilmente c è una sensibilità da sollecitare. 9
Soggetti promotori: Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura di Trieste - Ufficio Brevetti Tel. 040 6701394 brevetti@ts.camcom.it - Azienda speciale Trieste On Line Tel. 040 6701319 info@triesteonline.org Università degli Studi di Trieste Ufficio I.L.O. Tel. 040 5583012 ilo@units.it Consorzio per l Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste Ufficio Pat Lib Tel.040 3755209 patlib@area.trieste.it 10