DUE PROPOSTE ANALISI MATEMATICA. Lorenzo Orio



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DUE PROPOSTE DI ANALISI MATEMATICA Lorenzo Orio

Introduzione Il lavoro propone argomenti di analisi matematica trattati in maniera tale da privilegiare l intuizione e con accorgimenti nuovi. Il tratta della concavità dei grafici di funzioni reali (di una variabile reale) in prossimità di asintoti verticali e all infinito: studio della concavità con l ausilio dei soli limiti (senza il calcolo della derivata seconda). Il si occupa dei massimi e dei minimi vincolati per una funzione reale di due variabili reali: metodo di sostituzione anche quando il vincolo non è lineare.

() CONCAVITA DI UNA CURVA METODO PER DETERMINARE LA CONCAVITA DI UNA CURVA, GRAFICO DI = f(), PER VALORI DI CHE TENDONO ALL INFINITO (O IN PROSSIMITA DI ASINTOTI VERTICALI) SENZA L USO DELLA DERIVATA SECONDA. Nello studio di funzioni reali di variabile reale si è soliti utilizzare la derivata seconda (quando esiste ) per determinare la concavità del grafico cartesiano relativo alle funzioni stesse. Nel caso in cui, però, si voglia conoscere la suddetta concavità (o convessità) per ± (se il dominio permette ciò), o in prossimità di eventuali asintoti verticali, si può evitare la derivata seconda. Infatti, sia = f() una funzione reale di variabile reale, dotata almeno di derivata seconda, definita, con le sue prime derivate, in un intervallo illimitato (es. E = (0, + ) e simili), di cui si sappia che è sempre crescente (decrescente) da un certo valore in poi (oppure prima di un certo valore) e che il segno della derivata seconda f () si mantenga costante in quell intervallo, conoscendo solo il f ( ) f ( ) lim = L (oppure lim = L ) si potrebbe deciderne la concavità + nell intervallo suddetto (cioè per + o per - ). f ( ) Come è noto il lim ± è uguale al coefficiente angolare dell eventuale asintoto obliquo relativo al grafico cartesiano di = f() e ciò può chiarire il motivo per cui si può dedurre (anche solo intuitivamente) la concavità della curva per ±. Vengono qui di seguito raffigurati gli 8 casi possibili nelle ipotesi in cui L valga zero o infinito, cioè non vi siano asintoti obliqui (né orizzontali). Successivamente si tratteranno anche tutti gli altri casi. ESEMPI. ) lim f ( ) = + + ) lim f ( ) = + + 3) lim f ( ) = + 4) lim f ( ) = + lim + lim + lim lim f ( ) f ( ) f ( ) f ( ) = 0 + = + = 0 =

Figura. (relativa agli esempi di cui sopra) 3 4 O 8 6 5 7 Analogamente per i casi 5), 6), 7), 8) in cui è lim ± f ( ) =. Formalizziamo il teorema in un solo caso, poiché, per i rimanenti casi si potrà procedere in modo analogo. Li riassumeremo tutti alla fine della trattazione. 3

TEOREMA ( principale ) Ipotesi: f() possiede derivata prima e seconda. f ( ) + lim = + M R / > M + f "( ) ha segno costante. Tesi: f () > 0, > M. f ( ) Osservazione iniziale. L ipotesi implica f () > 0. Infatti lim = + f() + crescente ( > M ). Dimostrazione. Consideriamo un valore 0 appartenente ad E (dominio di f()) tale che 0 > M. L equazione della retta (t) tangente al grafico della funzione nel punto P( 0, f( 0 )) è la seguente: (t) = f( 0 ) + f ( 0 ) ( - 0 ). La differenza fra la funzione f() e la retta si potrà quindi scrivere: f() = f() f( 0 ) f ( 0 ) ( - 0 ). Graficamente (vedi Fig. alla pagina seguente): 4

Figura. = f() f( 0 ) O M 0 f ( ) = ( ) f '( ) f '( ) ( ), / 0 0 0 dove si è applicato il teorema di Lagrange alla funzione = f() nell intervallo ( 0, ), dove perciò ( 0, ). Abbiamo quindi supposto, per comodità, che sia > 0. Quindi: f ( 0 0 ) = ( ) [ f '( ) f '( )], 0 < <. Ma per ipotesi lo stesso teorema (di Lagrange) si può applicare alla f (). Dunque: Sarà: f ( ) = ( ) ( ) f "( ) con < < / 0 0 0 <. lim + f ( ) = lim + f ( ) lim + = + lim + f ( 0 ) + f '( 0 ) ( 0 ) = = + - f ( 0 ) = +. (Ci sia consentita la notazione!) Quindi dovrà pure essere (tenendo formalmente conto della dipendenza di e 0 da ) : ( ) ( 0 ) f "( ) lim 0 = lim[( ( ) 0 ( )) f "( )] = + + +, 5

da cui, essendo > M > 0, si deduce f ( ) > 0 ( > 0 ) e, poiché f () ha segno costante per ipotesi per > M, si ha f () > 0, > M, c.v.d. (Vedi ad es. Fig., caso ). OSSERVAZIONE. La continuità di f () non è necessaria per la validità del teorema (vedi pure teorema di Darbou : La derivata di una funzione dappertutto derivabile in un intervallo, pur non essendo necessariamente continua, gode tuttavia della proprietà delle funzioni continue espressa dal cosiddetto teorema di esistenza degli zeri ). Se invece si cambiasse una parte dell ipotesi del teorema principale con f ( ) lim = 0 e f () > 0 per > M, si avrebbe come tesi: f () < 0, per > M. + Dimostrazione. Ripetendo i passaggi effettuati a suo tempo si giunge a f ( ) f ( ) lim = lim ( ) = 0 f '( 0 ) = f '( 0 ) + + e quindi a lim[( 0 ) f "( )] = f '( 0 ) + < 0 (essendo f () > 0 per > M per ipotesi). Si conclude (riguardo alla f (), per il teorema della permanenza del segno) la tesi: f () < 0, > M, c.v.d. (Vedi ad es. Fig., caso). 6

TABELLA RIASSUNTIVA nei casi L = 0, L = Fig. lim f() L Concavità della curva Caso + + 0 + basso alto Caso + + + basso Caso 3 - + 0 Caso 4 - + - Caso 5 - - 0 + Caso 6 - - + Caso 7 + - 0 Caso 8 + - - alto alto basso alto basso N.B. Per i segni considerare l andamento delle tangenti alla curva: è il modo più intuitivo. AVVERTENZA IMPORTANTE. Dal punto di vista didattico è chiaramente sconsigliabile proporre agli studenti una tabella così fredda e asettica quale conclusione o riassunto della trattazione effettuata: sarà compito del docente fornire un approccio intuitivo e creativo al problema della concavità di una certa curva. 7

Analizziamo ancora il caso in cui L sia finito e non nullo (positivo o negativo). Sappiamo che, detto = m + q l eventuale asintoto obliquo, si avrebbe: m = L = lim + f ( ) q = lim[ f ( ) m] + Vi sono ancora due possibilità: A) q è finito (in particolare con L > 0. Vedi seguito) B) q è infinito. Consideriamo il caso (A). La curva possiede quindi l asintoto obliquo = m + q. In questo caso, per decidere la concavità del grafico di = f() conviene procedere nel modo seguente. Supponiamo che sia L > 0, quindi f() crescente sennò avrebbe un asintoto orizzontale oppure tenderebbe a -. Si deduce f () > 0. Per decidere la concavità basta considerare il lim[ f ( ) m q]. Se questo è 0+ avremo f () > 0. + Se questo è 0- avremo f () < 0. Infatti, posto F() = f() - m - q, F() > 0, > M, nel caso che il limite di cui sopra sia 0+, quindi F() decresce implicando F () = f () - m < 0, da cui f () < m. Ma lim + f '( ) = m, come è noto, quindi f () cresce. Si deduce quindi la tesi f () > 0. Analogamente per lo 0-, c.v.d. 8

Graficamente (caso L = m > 0): Fig. 3 =f() = m + q (m = L) asintoto obliquo =g() O M Casi possibili (in Fig. 4): Figura 4. 3 4 L < 0 L > 0 L < 0 5 L > 0 7 6 8 9

Consideriamo ora il caso (B), cioè quando q è infinito (ed L è finito, ovviamente). I casi possibili sono 4. Eccoli in figura: Figura 5. q = + q = + (ideale) O 3 4 q = - q = - N.B. E evidente che i casi possibili sono solo questi. Infatti potrà solo essere: lim[ f ( ) m] = ± + con lim f ( ) = ± +, rispettivamente; lim[ f ( ) m] = ± con lim f ( ) = ± +, rispettivamente; tenendo pure conto che la f() non può tendere a + da sopra la quota q = + (o a - da sotto la quota q = - ). 0

Eseguiamo la dimostrazione relativamente al caso () in fig. 5 : Ipotesi: lim[ f ( ) m] = + + con lim f ( ) = + + Tesi : f () < 0 ( > M ). Deduciamo subito che f() è crescente ( > M ), quindi f () > 0. Posto F() = f() - m, si ha F() crescente (per il primo limite dell ipotesi). Quindi F () = f () - m > 0, f () > m, f () > lim f '( ), f () decrescente + ed infine dunque f () < 0 ( > M, naturalmente), c.v.d. Analogamente per gli altri casi: ) lim f ( ) = +, q = + avremo f () < 0, < - M 3) lim f ( ) =, q = - f () > 0, < - M 4) lim f ( ) = +, q = - f () > 0, > M ( M > 0).

I ragionamenti seguiti finora si possono applicare con successo per determinare la concavità di una curva in prossimità dei suoi eventuali asintoti verticali. Raffiguriamo dapprima i casi possibili: Figura 6. 4 O 3 = f() = k = k N.B. E quasi superfluo osservare che i segni di k e k non hanno alcuna influenza nei riguardi dei casi possibili.

Prendiamo in considerazione solo il caso () della figura 6, poiché in modo analogo si possono trattare gli altri casi. Formalizziamo quindi il teorema seguente: TEOREMA. Ipotesi: f() possiede derivata prima e seconda; lim c f ( ) = + h > 0 / f () ha segno costante in (c-h, c); Tesi: f () > 0 per (c-h, c). Osservazione preliminare. Da lim f ( ) = + c deduce f () > 0 in (c-h, c). supponendo, però, che f () abbia segno costante in (c-h, c) si Dimostrazione. Consideriamo un valore 0 (c-h, c). La tangente per = 0 alla curva di equazione = f() sarà: = f( 0 ) + f ( 0 ) ( - 0 ), da cui ( differenza fra f() e tangente): f() = f() f( 0 ) f ( 0 ) ( - 0 ) ad es. per 0 < < c. ( 0, ) / f() = ( - 0 ) f ( ) f ( 0 ) ( - 0 ) (Lagrange). f() = ( - 0 )[ f ( ) f ( 0 )]. 3

( 0, ) / f() = ( - 0 ) ( - 0 ) f ( ) (Lagrange). lim[ f ( ) c ] = + lim[( )( 0 ) f "( c 0 )] = +. Poiché si ha - 0 > 0 e - 0 > 0, sarà: f ( ) > 0, da cui f () > 0 per appartenente ad un conveniente intorno sinistro di c, che è la tesi. RIASSUMENDO (vedi figura 6): ) lim f ( ) = + c ) lim f ( ) = + c + 3) lim f ( ) = c 4) lim f ( ) = c + Conc. verso l alto Conc. verso l alto Conc. verso il basso Conc. verso il basso. 4

() MASSIMI E MINIMI VINCOLATI PER UNA FUNZIONE DI DUE VARIABILI REALI z = f (,) INTRODUZIONE Questo argomento viene trattato durante il quinto anno di alcune scuole medie superiori (ad es. ragionieri programmatori). I testi di Matematica più in uso trattano questo problema utilizzando (anzi, invitando ad utilizzare!) il metodo di Lagrange oppure, meno frequentemente, la derivazione totale. L alunno viene messo in guardia dall eseguire, quando sia possibile, sostituzioni avventurose poiché potrebbero venire a mancare le condizioni del teorema di Dini (sulle funzioni implicite). Orbene, si può provare (almeno inizialmente anche solo con considerazioni grafiche : tutt altro, comunque, che agevoli per lo studente, non sempre dotato di una chiara visione tridimensionale) che, quando sia possibile una sostituzione di variabile (conveniente lo è sempre o quasi), si possono trovare gli estremanti di una funzione z = f (,) soggetta al vincolo φ (,) = 0, a patto di fare alcune considerazioni che ora verranno esposte, anche nel caso non valga il teorema di Dini, anzi, manco pensando che il suddetto teorema esista. La trattazione che qui viene presentata è basata (forse) più sull intuizione (confortata da esempi) che sulla mera dimostrazione analitica. Credo comunque non le manchi il minimo necessario rigore. 5

METODO DI SOSTITUZIONE PER MASSIMI E MINIMI VINCOLATI Sia z = f (,) una funzione (reale di variabili reali) differenziabile quanto si voglia, rappresentata quindi nello spazio euclideo tridimensionale da una superficie liscia. Sia φ (,) = 0 il suo vincolo, tale che l insieme D = { (,) R² / φ (,) = 0 } possa rappresentarsi con una curva regolare alla Jordan sul piano. Chiamiamo D l insieme formato dai primi elementi delle coppie di D, rappresentabile come la proiezione di D sull asse. Analogamente definiamo D la proiezione di D sull asse. Per le ipotesi fatte su φ, D e/o D saranno intervalli (anche illimitati) sugli assi e. Supponiamo che il vincolo sia a variabili separabili, cioè esprimibile come f ( ) = f( ), f e f continue e derivabili quanto si voglia (in opportuni domini). Ovviamente l ideale sarebbe poter esprimere φ (,) = 0 tramite funzioni esplicite = f () o = f () (per le quali valesse il teorema di Dini in ogni punto ( 0, 0 ) interno a D). Supponiamo pure che la f (,) sia del tipo f [ α f ( ), ] o f [, β f ( ) ] o, più in generale, f [ F( f ( ), ],...,( α, β R). Cioè sia possibile sostituire nella f (,) la f () o la f () in modo che essa risulti funzione della sola o della sola. Si può far vedere quel che segue. Anche se non valessero le condizioni (di Dini) φ 0 (φ 0), si potrebbero comunque trovare gli estremanti di z = f (,) = F() (o z = F () ) tenendo conto però anche degli estremi del dominio D (o D ) determinato dalla φ (,) = 0. Infatti, supposto che si possa arrivare alla z = F(), essa è funzione della sola, il suo grafico è quindi immaginabile come la proiezione sul piano z della curva tridimensionale (o sghemba) individuata dal sistema di equazioni z = f (, ) ϕ (, ) = 0 6

I suoi estremanti sono quelli della funzione z = F(), tenendo pure conto degli eventuali punti angolosi e/o cuspidi che si possono venire a creare (vedi fig. B) e pure degli estremi finiti di D per quanto riguarda la variabile. Infatti una funzione reale di una variabile reale, continua in un dominio chiuso e limitato (almeno in uno dei due estremi) possiede senz altro negli estremi (almeno in quello limitato) un massimo od un minimo relativo nell ipotesi che essa sia pure monotona in convenienti intorni ( destro o sinistro ) di quegli estremi. Vedi figure: Ma. ass. Ma. ass. Min. rel. Min. ass. Min. rel. Min. ass. Min. ass. Conviene evitare una sostituzione che dia z = F ) U F ( ) cioè esprimibile ( attraverso due o più funzioni di e di stesso (o quasi) dominio D anche se il caso suddetto è trattato qui con successo. Vedi fig. C e relativi esempi. OSSERVAZIONE. Una [delle non molte] difficoltà di questo metodo è quella di trovare gli estremi finiti di D (o di D ). Lo studio dei punti angolosi e delle cuspidi eventuali di z = F() (o z = F() ) è, in generale, più agevole e comunque più comune. 7

Figura A Qui è : ϕ' ϕ' ( Q 0 ) = 0 ( P ) = 0 0 - Caso in cui γ (proiezione della curva γ sul piano z) è grafico di funzione z = F() di dominio D = [, ], non derivabile in P (punto di flesso verticale ). Infatti in P 0 è ϕ ' = 0. 8

- γ (proiezione di γ sul piano z ) non è grafico di funzione, ma è scindibile in più rami funzionali. - Gli estremanti di γ corrispondono a quelli di γ (naturalmente nella coordinata ). N.B. Il flesso in P può essere normale. Vedi esempi. ESEMPI che possono fare riferimento ad una figura come la A: flesso normale (es. ) e flesso a tangente verticale (es. ) provocati dalla sostituzione (nel senso che, eseguendo una certa sostituzione, il grafico della funzione ottenuta di una sola variabile presenta imprevedibilmente un flesso). ) z + 3 3 = con φ(,) = 0 ³ = 0 ϕ ' = 3 = 0 per = 0 ; ' = 0 ϕ Operando la sostituzione = ³ si trova : 9 z = + ³ con flesso in (0,0), crescente, né min. né ma. Sostituendo invece, come vorremmo ( ignorando il teorema di Dini), si ha: = 3, z = ³ +, z = 3² + che non si annulla mai, z = 6, nulla per = 0, flesso crescente con z =, finita. (FLESSO NORMALE ) ) z = 3 + ² con = ³ ; ϕ ' =, ϕ' = 3 nulla per =0, =0. Sostituzione normale = ³ da cui z = +² ; z = +, nulla per = z = quindi MIN. in A ( Nessun estremante in (0,0). Sostituzione nostra z = 3 + 3 ; 8 )., =. 8 (vedasi commento es. precedente su Dini) = 3 ; 9

z = + 3 3 3 la quale è infinita per = 0 ( = 0), quindi FLESSO A TANGENTE VERTICALE, come appunto è mostrato in figura A. 3 3 4 Infatti z =, z < 0 per I 3 d (0), z > 0 per I s (0) 9 dove con I d (0) si intende un intorno destro di zero ( > 0 e piccolo ) e con I (0) si intende un intorno sinistro di zero ( ). s Figura B - Esempio in cui in P c è un ma. (rel.). 0

P 0 è di flesso per γ 0. ϕ ' ( P0 ) = 0. = f(). - γ è grafico di funzione, ma con cuspide (talvolta punto angoloso) in P, comunque riferibile ad un ma. rel. corrispondente ad un ma. rel. di γ situato però in un punto di flesso P 0 per γ 0 (vincolo). - In figura è pure A ma. ass., B ma. rel. : agli ESTREMI (!) del dominio di γ, cioè di D. ESEMPI di cuspide e punto angoloso provocati dalla sostituzione. (Fig. B). (Anche in questo caso si intende che, eseguendo una certa sostituzione, il grafico della funzione ottenuta di una sola variabile presenta imprevedibilmente un punto di cuspide o un punto angoloso in cui vi è il ma. o il min. cercato). 3) z = ² + ² con ³ = 0 ; ϕ ' =, ϕ ' = 3 = 0 in (0,0). Ovviamente la sostituzione = ³ è la migliore e non presenta problemi (come garantisce il teorema di Dini). Consideriamo invece notazione!), ' (0) = 0 ϕ. = 3 funzione, ma con (0) = (ci sia consentita la Flesso (per γ 0 ) in (0,0)! Con altri metodi si può trovare MIN. in P (0,0,0). Noi operiamo così: 3 3 = ² ² ; z' 3 z + 6 + =, la quale non si annulla, ma indica una 3 CUSPIDE verso il basso per la curva γ, grafico di z = F(). Si ha quindi un MIN. in (0,0,0) per la z = f(,) data!

Infatti è z" = < 0 in I(0,0) 3 8 ed anche lim z' = 0, lim z' = +, c.v.d. + 0 P 4) z ² + 4 = con ² ϕ (, ) = 4 + = 0 = 0 per per 0, < 0, 0 < 0 La curva che rappresenta φ(,) = 0 (sul piano ) ha un flesso ( ) in O(0,0) ed è ivi derivabile e perciò continua. ² =...... ϕ(, ) : ; ϕ' = = 0 4 per = 0 =... 4³... () NOTA. S intenda anche: la curva γ 0, grafico della funzione = g() = ² per 0 per 0 4 < ha un flesso per = 0,

3 Sostituendo: 0 0,, ² ² < = z ; 0 0,, 4 ' < = z Si nota che O(0,0) è un punto angoloso (per γ ) : qui è un minimo, c.v.d. (vedi figura seguente). z O

Figura C In P: MAX. REL. In A: nulla. e estremi del dominio individuato da γ e γ, rami (alla Jordan) della proiezione di γ sul piano z. - Questo è un caso in cui la proiezione di γ sul piano z dà due curve funzionali con un ma. rel. in un estremo del loro comune dominio non individuabile con la derivazione. P corrisponde a P 0 in cui è ϕ ' = 0. P 0 è un estremo del dominio per le ascisse dei punti che formano γ 0. 4

ESEMPI di ma. e min. (rel. e assoluti) agli ESTREMI del dominio del vincolo : non sono evidenziati, dopo la sostituzione, tramite derivazione di z = F() = f (,f()) e quindi ricercabili solo agli estremi del dominio al finito (vedi teorema di Weierstrass). 5) z = ² + ², col vincolo = ² (parabola nel piano ) O Da tenere presente: D : < < + < + Sostituendo ² = + si ha z = ² + ; z = + = 0 per = A (, ), B (,, ² =, da cui ), z = A e B minimi normali. Ma non basta! Bisogna considerare gli estremi di (!) < +, quindi il valore -. Sul piano z si ha (vedi figg. B e C): z = ² +, il cui grafico è una parabola di vertice V ( MAX. (!) in R (-,0), 4 ). 5

MIN. in V di ascissa, da cui A (-, - ) B ( -, ) Naturalmente R non si sarebbe trovato se si fosse studiato solo la derivata prima o le prime derivate in successione. z R V O 6) z = ² + ² col vincolo ² + ² = 0. Usando ad es. la funzione di Lagrange si trova MAX. (assoluto) in S (,0,4), MIN. (ass.) in O (0,0,0). Sostituendo, come vogliamo fare, direttamente ² + ² =, si ha: z = con 0. MAX. in S e MIN. in O, c.v.d. (Vedi figura seguente). 6

z S [ Piano z ] O Graficamente in tre dimensioni: z S O z = ² + ² è l equazione di un paraboloide rotondo. Vincolo: circonferenza sul piano di centro (,0,0) e di raggio. Quindi cilindro per il riferimento cartesiano tridimensionale z. Il segmento OS è la proiezione sul piano z ( z = F()) dell intersezione fra il cilindro φ(,) = 0 e la superficie z = f(,). Si nota bene che O è punto di min. e S è punto di ma. 7

ALTRI ESEMPI (E CASI) RIFERIBILI ALLA FIG. C. 7) Sia z = + col vincolo ² = 0. Vi sono due possibilità di sostituzione: () = ² () = ± Ovviamente la () è la più conveniente (Dini ) essendo ' = Si ottiene, in questo caso, facilmente: 8 ϕ 0, z = ² + + ; z = + = 0 per =, = z = > 0 quindi MINIMO in P (, ). 4 Vediamo invece la sostituzione () con ϕ ' = = 0 per = 0. Otteniamo una doppia funzione z = z z con z = + di dominio 0. z = z' = +, la quale non si annulla mai ( 0). z ' > 0 z crescente né ma. né min. all interno del dominio. z' =, che si annulla per = P (, ). 4 4 z " = > 0 / > 0, quindi P è di MIN. come il caso (). 4 ³ Bisogna, secondo il nostro metodo, considerare pure gli estremi finiti del dominio (comune) della z e della z. Cioè = 0, = 0 ( ϕ ' (0) = 0 ). Troviamo: lim z' ( ) = + + 0 e 4. lim z' ( ) =, quindi né ma. né min. come + 0 c era da aspettarsi. Infatti nell intorno destro di zero si ha: z z = ε = ε + ε < = z ε > (0) = z (0) (ε infinitesimo positivo)

Il punto O è la saldatura dei rami di z e z e, in questo caso, non è estremante. Vedi fig. C, punto A. z Es.: O z 8) z = ² + ² con ² + ² = 0 ϕ ' =. ϕ ' =. Consideriamo la sostituzione: ² = ² +, = ± ² con. Avremo: ' ² z( ) = ² ; z = 0 per, ² ' ² + z ( ) = + ² ; z = 0 per ².. Si trovano quindi subito 4 punti: A (, ), B (, ), C (, ), D (, ), con z (A) = z (B) =, MIN. ASS. Infatti: ; z (C) = z (D) = 3, MAX. ASS. ( normali ) (3 ²) z" = ; z = - z. ( ²) ² Tenendo conto pure dei valori di si hanno le conclusioni di cui sopra. 9

Per chiarezza, si può immaginare la proiezione sul piano z della curva γ in questo modo (vedi pure fig. C): z D z C z (tratteggiata) - B A - / / E pure lim z' ( ) = + + lim z' ( ) = +, mezzo flesso verticale. + lim z' ( ) = + lim z' ( ) = +, idem. 30