Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti

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Giuseppe Bottarini Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti 1. La nozione filosofica di relazione Per Aristotele la relazione è una delle categorie, cioè uno dei predicati generalissimi con cui si determina l ente. Il linguaggio aristotelico, non disponendo di un sostantivo astratto, la designa con la locuzione pros tì, in rapporto a; dire che pros tì è una categoria significa che una cosa qualsiasi può essere considerata in relazione a qualcos altro. Ciò presuppone anzitutto che si diano cose, tra le quali la relazione possa essere considerata. Si tratta quindi di una categoria che presuppone quella di sostanza, che designa ciò che è in se stesso. Ora, tra le varie categorie, la relazione è la più lontana dalla sostanza; vale a dire ciò che essa attribuisce alla sostanza è, tra i caratteri primi che si possono predicare, quello che in sé ha la minore consistenza: Indizio che la relazione implica il minimo di entità sostanziale è che essa non ha genesi, né corruzione, né movimento, quali sono invece l aumento e la diminuzione, per la quantità, l alterazione per la qualità, la traslazione per il luogo, la genesi o la corruzione per la sostanza... questo divenire non c è rispetto alla relazione, perché senza che una cosa muti, può essere maggiore, minore, uguale, mutando un altra cosa secondo la quantità. [1] L analisi aristotelica della relazione sembra risultare insufficiente agli occhi di Tommaso per almeno due ordini di ragioni. Egli in primo luogo non pensa la singolarità come concepibilità della res, toto mundo destructo, secondo quella che sarà la linea di Ockham, ma la ritiene determinata da un mondo inteso come ordo ad invicem, per cui il nesso tra le cose richiede una più rigorosa fondazione metafisica. In secondo luogo, il dogma trinitario prevede una dignità ontologica di

120 Giuseppe Bottarini rilievo per il concetto di relazione, che dunque va rivisto criticamente. Operando all interno di un modello differente, Agostino, malgrado la debolezza ontologica che sembra caratterizzarla, pone la categoria di relazione al centro della teologia trinitaria, senza alcuna correzione tesa a dotarla di una maggiore forza ontologica: le Persone si predicano secondo la relazione, e non secondo la sostanza. Non si tratta quindi di un anticipazione geniale ma imperfetta della dottrina tomista, ma di una risposta diversa a una diversa domanda. È Tommaso, al contrario, ad avere bisogno di una stabilizzazione ontologica, per cui la teologia trinitaria si presenta anche come il terreno più opportuno per un esperimento di carattere logico, il cui risultato è destinato a divenire elemento costitutivo nella dottrina dell essere e in filosofia naturale. Tommaso definisce dunque la relazione come ordo, respectus, habitudo:... secundum propriam rationem solum respectum ad aliud [2] o ancora: relatio... nihil est aliud quam ordo unius creaturae ad aliam [3]. Gli elementi della relazione sono quattro: il soggetto cui inerisce la relazione; il termine con cui è posto in relazione; il fondamento del rapporto e il rapporto stesso di vincolo. Quanto all essere della relazione, vengono distinti l esse in e l esse ad: il primo indica l essere proprio della relazione in se stessa - che secondo l ortodossia aristotelica appartiene alla categoria dell inesse, cioè dell inerire a una sostanza, mentre è esse subsitens nel caso delle relazioni intratrinitarie -, il secondo invece indica lo specifico rapporto al termine, espresso appunto dal concetto di relazione. L esse ad è essenziale al concetto di relazione, mentre l esse in può anche mancare, quanto meno rispetto a uno dei termini. In base alla quadruplice radice della nozione di relazione, se ne danno tre tipi: reali, logiche, miste. Seguendo il Commento alle Sentenze, si hanno relazioni reali quando sono reali i termini e il vincolo è reale da ambo le parti, come nella relazione d amore; logiche, quando uno dei due termini, o ambedue, non esistono, come nella relazione tra essere e non essere; miste, se sono reali soltanto rispetto a un termine e logiche rispetto all altro, come tra scienza e oggetto conosciuto, reale da parte della scienza, logica da parte dell oggetto [4]. Mista è dunque la relazione che in un estremo è

Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti 121 entità reale e nell altro solo di ragione, e ciò significa che i due estremi non sono del medesimo ordine ontologico, come nel caso appunto della relazione tra sensazione e oggetto sensibile oppure tra scienza e conoscibile. Nell intelletto e nel senso si ha relazione reale, perché sono ordinati al conoscere e al sentire, ma le cose sono estranee a tale ordine, quindi in esse non c è relazione reale, ma solo logica nei confronti del conoscere e del sentire, in quanto l intelletto le apprende come termini correlativi della scienza e della sensazione [5]. La nozione di relazione mista è centrale nella teologia naturale: chiarisce infatti i diversi ordini di rapporto tra Dio e le creature, che sono di creazione, di provvidenza, di governo. Sono tutte relazioni miste, perché implicano qualcosa di reale non in Dio, ma solo nelle creature: essendo Dio al di fuori dell ordine creato, le creature sono ordinate a Lui ma non viceversa, per cui nelle creature si dà una relazione reale con Dio, mentre in Dio non si dà alcuna relazione reale con le creature, ma solo relazione logica, in quanto l ordine delle creature rimanda a Lui [6]. 2. Le relazioni trinitarie Le relazioni intratrinitarie sono reali, in quanto i termini sono del medesimo ordine ontologico - reale non è ancora sussistente - e si scandiscono in paternità, filiazione, spirazione passiva e processione. Ciò che in esse è peculiare è che non presuppongono la distinzione dei termini tra cui intercorrono, come se fossero a essi accidentali, ma costituiscono la distinzione stessa: la sostanza non precede la relazione, ma è la relazione ciò su cui la sostanza - ipostasi - si fonda; le relazioni si identificano realmente con l essenza, con la natura divina:... distinctio in divinis personis non est sic intelligenda, quasi aliquid commune dividatur, quia essentia communis remanet indivisa, sed oportet quod ipsa distinguentia constituant res distinctas. Sic autem relationes vel proprietates distinguunt

122 Giuseppe Bottarini vel constituunt hypostases vel personas, inquantum sunt ipsae personae subsistentes, sicut paternitas est pater, et filiatio est filius, eo quod in divinis non differt abstractum et concretum. [7] Con ciò si rovescia l agostiniano non substantialiter, sed relative in merito a quanto si dice delle Persone. Anche in Agostino, se si tratta della relazione, non vi è accidentalità nell attribuzione alla sostanza, ma il fatto è che la Persona si dice non secondo la sostanza, ma secondo la relazione, e poiché l insufficienza ontologica della categoria in quel quadro non costituisce un problema, per Agostino tale dottrina è sufficiente per rappresentare la condizione paradigmatica di una scientia che si viene costitutendo secondo un andamento costantemente analogico. 3. Essere e sussistenza Una compiuta comprensione della novità della propria posizione caratterizza la dottrina di Tommaso circa l essere, in tutta la sua originalità, a partire dalla nozione intensiva dell essere, che conduce alla risoluzione dell essere partecipato nell essere sussistente, e che costituisce l originalità metafisica di Tommaso stesso. In breve: l essere non è inteso come perfezione comune, ma come perfezione assoluta; non come perfezione minima cui si aggiungano le altre, né come perfezione somma (per Platone, la bellezza; per Plotino, l unità, per Dionigi, la bontà), ma come perfezione piena e intensissima che racchiude tutte le altre. Per definire questo nuovo concetto di essere, Tommaso mette in luce tre aspetti fondamentali: a. primato assoluto dell atto d essere: atto per essenza e non per partecipazione; l atto primo è l essere sussistente per conto proprio - primus autem actus est esse subsistens per se [8] -; l essere è il completamento di ogni forma; l essere sostanziale di una cosa non è un accidente, ma è l attualità di ogni forma esistente - actualitas cuiuslibet formae existentis [9] -; non esiste nessuna forma se non mediante

Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti 123 l essere; b. pregnanza singolarissima dell essere; ogni perfezione è irradiazione della stessa e unica perfezione dell essere: esse est inter omnia perfectissimum... esse est actualitas omnium actuum et propter hoc est perfectio omnium perfectionum [10]; c. intimità dell essere: l essere è ciò che immediate et intimius convenit rebus [11]. Questa originalità segue dalla considerazione ontologica dell ente, secondo una concezione aristotelica della domanda filosofica, intorno quindi alla possibilità della definizione, che invece Platone indeboliva, rimandando ai logoi la funzione di indicare la condizione della fruibilità del vero e del bene, ma ritenendo fondamentalmente inattingibile la definizione teoretica, in lui indistinta rispetto alla domanda circa il bene. Il paradigma aristotelico in cui si muove Tommaso accetta l indecidibilità della questione intorno al Bene, che si dice in molti modi, ma considera disponibile la definizione scientifica, che però non è la risposta alla stessa domanda filosofica. A differenza di Agostino, Tommaso interroga l ente in quanto ente, in quanto partecipe della perfezione dell essere, che solo fa dell ente qualche cosa di reale, di attuale, conferendogli attualità, perfezione e dinamismo. La domanda onto-logica conduce alla concezione intensiva dell essere e alla sua centralità metafisica, fino alla risoluzione dell essere partecipato nell essere sussistente - Oportet igitur communem quamdam resolutionem in omnibus huiusmodi fieri [12] -, una risoluzione non solo logica, ma metafisica, perché procede dalla condizione di contingenza degli enti. Ipsum esse subsistens è dunque il nome più proprio di Dio, e perciò tutte le risoluzioni dell essere partecipato nell essere sussistente diventano altrettanti argomenti per l esistenza di Dio. In questa risalita, e non nelle famose cinque vie, consiste il suo maggior contributo anche alla teologia naturale. Ma inevitabilmente tale originalità si riflette nella considerazione delle relazioni intratrinitarie.

124 Giuseppe Bottarini 4. Relazioni e Persone La dottrina delle relazioni sussistenti concepisce la relazione come principio di sussistenza delle Persone divine. Rispetto alla tradizione, l intenzione è di chiarire il personificarsi dei tre volti di Dio, che non può aver luogo, come nelle creature, attraverso distinti atti di essere. Nel mondo creaturale la persona indica sempre sussistenza mediante il possesso di un atto d essere proprio, indivisibile e incomunicabile; ma per questa via si arriverebbe al triteismo; tuttavia la sussistenza è implicita nella nozione di persona. Come è possibile concepire dunque la sussistenza in tale caso? Tale possibilità è offerta dalla categoria di relazione: se si situa la sussistenza nella relazione, allora la distinzione delle Persone non compromette l unità di essere e di natura in Dio. La distinzione è dovuta alle relazioni di origine, che in Dio non sono come gli accidenti del soggetto, ma la stessa essenza divina; perciò sussistono come sussiste quella. Come la deità è Dio, la paternità è Dio Padre, che è persona divina, persona igitur divina significat relationem ut subsistentem [13]. E si arriva al punto: Et hoc est significare relationem per modum substantiae quae est hypostasis subsistens in natura divina; licet subsistens in natura divina non sit aliud quam natura divina. [14] E, per coerenza:...persona significat relationem in recto, et essentiam in obliquo: non tamen relationem inquantum est relatio, sed inquantum significat per modum hypostasis. [15] La relazione spiega dunque la sussistenza, e le opposizioni reali connesse alle relazioni dimostrano che le Persone non possono che essere tre: c è opposizione di relazione tra la paternità e la filiazione,

Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti 125 e queste designano due Persone: il Padre e il Figlio. C è opposizione di relazione anche nella spirazione passiva, e questa designa la terza Persona: lo Spirito Santo. Attraverso dunque la costruzione teologica delle Personalità divine, si rende disponibile una valutazione diversa dello statuto ontologico della categoria di relazione e, sebbene il concetto di relazione sussistente non possa estendersi alla spiegazione della persona creata, perché sarebbe contraddittoria rispetto alla pluralità delle forme sostanziali, la forza ontologica che la categoria di relazione ha così acquisito diventa essenziale anche in cosmologia. L universo di Tommaso è una gerarchia di forme sostanziali, che posseggono gradi diversi di perfezione e sono fra loro interdipendenti: il mondo è uno perché le cose sono strutturate in un ordine nel quale si sostengono reciprocamente - ordo ad invicem -, sono ognuna ordinata verso l altra - ad alia ordinantur [16]. 5. Conclusione Se dunque la filosofia fornisce alla teologia uno schema di razionalità per ordinare i misteri della fede, la teologia a sua volta fornisce alla prima e alla scienza della natura i mezzi economici per la pensabilità dell esperienza e per l aumento della conoscenza: la costruzione teologica appare quindi come lo spazio dell esperimento mentale, della costruzione delle condizioni di possibilità dell ipotesi metafisica e scientifica, della scoperta della regolarità trascendentale entro la cui forma si dà un esperienza razionalmente trattabile. Note [1] Metafisica 14, 1, 1088 a, 30-35. Traduzione italiana di G.Reale, in Aristotele, La metafisica, a cura di G. Reale, Rusconi, Milano 1996.

126 Giuseppe Bottarini [2] Sancti Thomae Aquinatis, Opera omnia iussu impensaque Leonis XIII P. M. edita, t. 4-5: Pars prima Summae theologiae (Ex Typographia Polyglotta S. C. de Propaganda Fide, Romae, 1888-1889), q. 28 a. 1 co. [3] Sancti Thomae Aquinatis, Quaestiones disputatae, t. 2: Quaestiones disputatae de potentia. Ed. P. M. Pession (10 a ed.: Marietti, Taurini-Romae, 1965), q. 7 a. 9 ad 7. [4] Cfr. Sancti Thomae Aquinatis, Scriptum super Sententiis magistri Petri Lombardi, ed. P. Mandonnet (P. Lethielleux, Parisiis, 1929), lib. 1, d. 30, q. 1 a. 3. [5] Cfr. Pars prima Summae theologiae, ed. cit., q. 13 a. 7. [6] Ibidem. [7] Ivi, q. 40 a. 2 co. [8] Thomae de Aquino, Opera omnia jussu Leonis XIII P. M. edita, t. 25/2: Quaestiones de quolibet. Quodlibet I, II, III, VI, IV, V, XII (Commissio Leonina- Éditions du Cerf, Roma-Paris, 1996), Quodlibet XII, q. 5 a. 1 co. [9] Ibidem. [10] Quaestiones disputatae de potentia, ed. cit., q. 7 a. 2 ad 9. [11] Thomae de Aquino, Opera omnia iussu Leonis XIII P. M. edita, t. 24/1: Quaestio disputata de anima. Ed. B. C. Bazan (Commissio Leonina-Éditions Du Cerf, Roma-Paris, 1996), a. 9 co. [12] Sancti Thomae de Aquino, Opera omnia iussu Leonis XIII P. M. edita, t. 40 D: De substantiis separatis (Ad Sanctae Sabinae, Romae, 1969), cap. 9. [13] Pars prima Summae theologiae, ed. cit., q. 29 a. 4 co. [14] Ibidem. [15] Ibidem. [16] Cfr.A. Funkenstein, Theology and the Scientific Imagination from the Middle Ages to the Seventeenth Century, Princeton University Press, Princeton 1986, trad. it. di Aldo Serafini, Teologia e immaginazione scientifica dal Medioevo al Seicento, Einaudi, Torino 1996, p. 162.