Valutazioni tecnico-economiche



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Valutazioni tecnico-economiche

Sommario VALUTAZIONE TECNICA ED ECONOMICA DELL'INTRODUZIONE DI GRANELLE PROTEICHE NON OGM NELLA RAZIONE ALIMENTARE DI BOVINI DA CARNE E OVINI...3 VALUTAZIONE TECNICA ED ECONOMICA DELL'INTRODUZIONE DI GRANELLE PROTEICHE NON OGM NELLA RAZIONE ALIMENTARE DI BOVINI DA LATTE...55 L INTRODUZIONE DI PROTEINE NON GM NEGLI ALLEVAMENTI - INNOVAZIONI ORGANIZZATIVE DELLA FILIERA...83 1

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini A cura di: Antonio Cioffi e Luigi Mennella, Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale (Università degli Studi di Napoli Federico II) Introduzione Il ruolo dell Unità di ricerca del Centro per la Formazione in Economia e Politica dello sviluppo rurale nel Progetto Interregionale Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano Proteine Vegetali - R_INNOVA PRO_VE è stato finalizzato alla verifica della sostenibilità tecnica ed economica della introduzione di fonti proteiche alternative alla soia nelle razioni alimentari delle aziende zootecniche italiane, in grado di garantire e certificare le tecniche di produzione adottate. In particolare, l obiettivo dell attività di ricerca è stata la valutazione, attraverso modelli di simulazione, degli effetti economici derivanti dall introduzione delle soluzioni innovative messe a punto dal progetto, riguardanti l impiego di fonti proteiche alternative alla soia, in quattro gruppi di imprese zootecniche con bovini da carne ed ovini presenti in aree differenti del territorio nazionale. Come si vedrà più avanti, si tratta di imprese che avendo orientamenti produttivi, caratteristiche strutturali e tecnologie di produzione differenti, ben si adattano alla valutazione dell introduzione di fonti proteiche alternative alla soia. Questo lavoro intende illustrare la metodologia di analisi adottata e discutere i risultati conseguiti. In particolare, la prima parte è dedicata alla descrizione delle caratteristiche tecnico-strutturali delle imprese oggetto d indagine. In essa sono anche discussi i criteri adottati per la stima dei risultati economici delle imprese e per la valutazione dei risultati stessi. La seconda parte è invece finalizzata a sviluppare simulazioni economiche di sostituzione della soia non certificata come ogm free nelle razioni alimentari praticate. Essa è basata sulle soluzioni individuate nella ricerca per la sostituzione della soia ed è finalizzata a valutare e confrontare i risultati economici che ne deriverebbero con quelli ottenuti nella situazione osservata nell anno base. 3

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI 1 REDDITIVITÀ E COSTI DI PRODUZIONE DELLE IMPRESE 1.1 CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLE IMPRESE La base informativa dello studio è stata costituita dalle caratteristiche tecniche, organizzative e strutturali di alcuni gruppi di aziende zootecniche, raccolte attraverso interviste agli allevatori, con l impiego di appositi questionari. In particolare, sono stati studiati quattro gruppi di aziende collocati in altrettante regioni, dei quali tre allevavano bovini da carne (Marche, Toscana e Veneto) ed uno ovini per la produzione di latte e carne (Sardegna). Ciascuno dei gruppi risultava composto da dieci aziende. Il rilevamento dei dati ha avuto luogo nel corso del 2006, eccetto per gli allevamenti ovini, per i quali è stato svolto nel 2007. Le informazioni raccolte hanno consentito di produrre dei bilanci secondo lo schema serpieriano, partendo dai quali sono elaborati diversi indicatori economici, evidenziando, soprattutto, la redditività, i costi di produzione e i costi legati all acquisto degli alimenti per il bestiame. I vari sistemi aziendali presi in considerazione nelle quattro aree presentavano specificità e tecniche di produzione riconducibili ai territori in cui operano. Le aziende venete allevavano bovini da carne, in prevalenza razze francesi (Limousine e Charolaise), effettuando la sola fase d ingrasso, con ristallo, quindi, sempre acquistato all esterno. La superficie foraggera risultava mediamente di 94 ettari (Tabella 1.1), prevalentemente destinati alla coltivazione di mais, per lo più da insilare, che rappresentava la base delle razioni alimentari praticate. Si trattava di allevamenti di notevoli dimensioni, con una media di oltre milleduecento capi allevati e piuttosto intensivi, con un carico di quasi 8 uba/ha, ma con una forte disomogeneità all interno del campione, visto che ben 6 aziende su 10 allevavano mediamente meno di 500 capi e che le due aziende maggiori concentravano oltre metà dei capi complessivamente allevati. Per il lavoro era richiesto mediamente l impiego di quasi 4 unità lavorative, per i due terzi costituiti da manodopera salariata. Le aziende delle Marche, invece, erano costituite da allevamenti di bovini, in prevalenza di razza Marchigiana, che adottavano la linea vacca-vitello. La loro sau media risultava di 74 ha, di cui 57 ha destinati all attività di allevamento, mentre la restante parte era rappresentata da coltivazioni di cereali ed ortive (Tabella 1.1). Tra le foraggere aziendali prevalevano i prati di erba medica, seguiti da pascoli ed altri prati e dall orzo, coltivato 4

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini generalmente per la produzione di granella. Tra le rimanenti coltivazioni si segnala l impiego del pisello proteico e favino. Il numero medio di capi allevati era pari a 72 unità, di cui 33 rappresentati da vacche. La rimonta risultava prevalentemente interna ma talvolta aveva luogo l acquisto di vitelli e tori da altre aziende, mentre le vendite erano costituite per lo più da vitelloni di peso superiore ai 700 kg e secondariamente da manze e da riproduttori a fine carriera. All attività di allevamento erano dedicate mediamente due unità lavorative, rappresentate quasi esclusivamente da familiari; infatti, solo un azienda su dieci si avvaleva di manodopera salariata. Il campione Toscano era costituito da allevamenti specializzati nell ingrasso di vitelloni da carne (generalmente di razza Chianina), con ristallo acquistato per intero all esterno. La sau media destinata all allevamento era di 11 ha, mentre circa 5 ha erano occupati da altre coltivazioni. Tra le foraggere coltivate prevalevano i prati di erba medica, seguiti da orzo, frumento e mais da granella (Tabella 1.1). Il numero medio di capi allevati era di 21 unità e la vendita dei vitelloni aveva luogo in prossimità degli 800 kg. Mediamente l allevamento richiedeva l impegno di poco più di un unità lavorativa, che, come per le aziende marchigiane, risultava quasi sempre d origine familiare. Le aziende del campione della Sardegna allevavano ovini di razza Sarda per la produzione di latte e secondariamente di carne, ottenuta dalla vendita di agnelli del peso di circa 10 kg e dai capi a fine carriera. Si trattava di allevamenti piuttosto estensivi, con ampio ricorso ai pascoli, ai quali, infatti, era destinata la maggior parte della sau aziendale. Tra gli erbai coltivati prevalevano quelli polifiti seguiti nell ordine da frumento, orzo ed avena (Tabella 1.2). Le greggi risultavano composte mediamente da quasi 300 capi. Le pecore davano luogo a circa quattro lattazioni nel corso della carriera, con produzioni medie di quasi 190 kg di latte ciascuna, prevalentemente non trasformato in azienda. La rimonta risultava generalmente interna. Tutte le aziende si avvalevano esclusivamente di manodopera familiare ed il lavoro impiegato risultava mediamente superiore alle due unità lavorative. 5

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Tabella 1.1 - Caratteristiche degli allevamenti bovini campione parametro Veneto Marche Toscana a) Superficie foraggera Sau foraggera ha 94 57 11 mais -% 86.3 14.8 frumento- % 7.7 0.6 16.4 orzo - % 0.4 20.0 22.6 avena - % 0.8 1.3 soia - % 4.4 pisello - % 0.9 favino - % 0.4 altri erbai - % 1.2 1.3 erba medica - % 42.8 43.5 prati- pascoli - % 34.4 b) Caratteristiche tecniche degli allevamenti presenza media - n 1,208 72 21 vacche n 0 33 0 uba - n 725 54 12 carico bestiame - uba/ha 7.71 0.94 1.17 peso medio giacenze iniziali kg 476 530 568 capi acquistati - n 2,011 1 18 peso medio acquisti kg 366 310 281 capi venduti - n 1,972 20(17)* 18 peso medio vendite kg 632 717(723) * 782 peso medio giacenze finali kg 503 514 587 incremento medio giornaliero kg 1.32 1.36 1.32 durata ciclo ingrasso gg 201 460 381 produzione netta t 546 15 9 produzione lordo acquisti t 1,282 16 14 c) Lavoro impiegato ulu familiari 1.33 35% 1.86 97% 1.15 99% ulu salariate 2.52 65% 0.05 3% 0.01 1% ulu totali 3.85 100% 1.91 100% 1.15 100% Note : uba (unità bestiame adulto): vacche e tori = 1 uba; vitelloni e manze = 0,6 uba; vitelli = 0,4 uba; * il valore tra parentesi si riferisce alla sola categoria dei vitelloni; ulu (unità lavorativa umana) = 2200 ore lavorative 6

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Tabella 1.2 - Caratteristiche degli allevamenti ovini della Sardegna campione parametro a) Superficie foraggera Sardegna Sau foraggera ha 101 mais -% frumento- % 5.7 orzo - % 4.4 avena - % 2.2 soia - % pisello - % 0.4 favino - % 0.4 altri erbai - % 32.7 erba medica - % prati- pascoli - % 54.2 b) Caratteristiche tecniche degli allevamenti Pecore 242 Arieti 6 Agnelle 46 Tot capi allevati 294 Uba - n 41 Carico bestiame - uba/ha 0.41 Età al primo parto mesi 14 Interparto gg 360 Durata lattazione gg 239 Durata carriera anni 6 Produzione latte/lattazione - kg/capo 187 Produzione latte giornaliera - kg/capo 0.78 Latte trasformato in azienda - % 1.4% c) Lavoro impiegato ulu familiari 2.36 100% ulu salariate 0.00 0% ulu totali 2.36 100% Note: uba(unità bestiame adulto): pecore e arieti = 0,15 uba; agnelli = 0,05 uba; ulu (unità lavorativa umana) = 2200 ore lavorative 7

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI 1.2 METODOLOGIA DI ANALISI La stima della redditività delle imprese e dei costi delle produzioni zootecniche principali è stata effettuata con riferimento alla situazione osservata nel 2006, ad eccezione delle imprese della Sardegna per le quali l anno di riferimento è stato il 2007. Rispetto a questi risultati che identificano la performance aziendale nell anno base, sono stati valutati gli effetti dei cambiamenti nell alimentazione del bestiame con la sostituzione della soia con altra soia certificata non gm e con altre fonti proteiche. 1.2.1 Determinazione dei risultati economici delle aziende A. Attivo Per quanto riguarda la determinazione della PLV derivante dalla vendita dei prodotti delle coltivazioni, si è deciso di considerare solo le foraggere, in quanto riconducibili all attività di allevamento. I risultati economici delle diverse imprese sono stati stimati sia con gli aiuti disaccoppiati che senza di questi. Il pagamento unico aziendale e gli altri aiuti sono stati desunti dai questionari. Nelle aziende in cui accanto all attività di allevamento coesistevano altre produzioni, il pagamento unico aziendale è stato attribuito in funzione della superficie destinata alle diverse attività. Viceversa, i premi accoppiati a produzioni non ricollegabili all attività zootecnica non sono stati conteggiati mentre ovviamente i premi accoppiati alle produzioni dell allevamento sono stati considerati in toto. B. Passivo Sono stati calcolati innanzitutto i costi espliciti, vale a dire quelli relativi a tutti i fattori e mezzi tecnici effettivamente acquistati dalle aziende, la cui entità è stata rilevata attraverso le interviste cui sono state sottoposte le imprese studiate. Tali spese comprendevano in particolare le seguenti voci: sementi, antiparassitari, diserbanti, fertilizzanti, contoterzista, spese veterinarie, altri costi generali, altri materiali di consumo, manodopera salariata, affitti. Quando non esplicitate nel questionario, si è reso necessario provvedere alla stima delle quote di manutenzione, ammortamento ed assicurazione. Le quote di manutenzione sono 8

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini state stimate pari allo 0,5% del valore per i miglioramenti fondiari e del 3% per le macchine, mentre le quote di ammortamento sono state stimate applicando alla metà del valore a nuovo dei beni un coefficiente di 0,03 per i fabbricati e di 0,10 per le macchine. I costi relativi ai fattori di produzione immessi dall imprenditore e dalla famiglia, descritti di seguito, sono stati stimati ricorrendo al criterio dei costi opportunità. La remunerazione del lavoro familiare è stata stimata partendo dalle ore di lavoro destinate all attività di allevamento, desunte dai dati sull impiego della manodopera raccolti nel corso delle interviste. Ad esse è stata applicata la remunerazione oraria ottenuta dai salari medi giornalieri degli operai agricoli, differenziati su base provinciale, stilati annualmente dal Ministero del Lavoro. Come riferimento è stata considerata la categoria degli operai a tempo indeterminato qualificati. I contributi previdenziali, qualora non esplicitati, sono stati stimati sulla base della normativa vigente sui trattamenti pensionistici obbligatori dei coltivatori diretti. La remunerazione del capitale d esercizio è stata stimata applicando al valore medio del capitale un tasso desunto sulla base degli impieghi alternativi dello stesso, risultato pari al 3%. Per quanto riguarda l interesse sulle macchine il tasso scelto è stato applicato al valore medio calcolato: (valore iniziale + valore finale)/2. Le scorte circolanti mediamente presenti sono state ritenute pari a metà del loro valore complessivo, mentre il valore del bestiame mediamente presente in stalla è stato stimato ponderandolo in base al tempo di permanenza dei singoli capi in azienda oppure, in mancanza di dati sufficientemente dettagliati, come media tra il valore delle scorte iniziali e finali. Il capitale di anticipazione è stato considerato trascurabile per le aziende sarde, caratterizzate da cicli di vendita del prodotto piuttosto brevi, mentre per le aziende bovine di Marche, Toscana e Veneto il periodo medio di anticipazione è stato stimato in tre mesi, sulla base dei cicli di produzione e di vendita semestrali attuati. Per il capitale fondiario è stata considerata una remunerazione pari al 2% del valore, in linea con il rapporto esistente tra il valore del capitale fondiario e gli affitti praticati per i terreni agricoli. Partendo dalle elaborazioni descritte si è provveduto, per ciscun allevamento studiato, a stimare il reddito netto aziendale. Tale elaborazione è stata prodotta sia al lordo che al netto dei premi comunitari. Per valutare il risultato economico ottenuto dalle imprese è stato impiegato l indice di efficienza (I eff), finalizzato a valutare la stabilità nel lungo termine dei sistemi aziendali. L indice è ottenuto confrontando il reddito netto aziendale, col reddito netto, stimato ai costi opportunità, dei fattori immessi dall imprenditore e dalla sua famiglia. Ieff = RN RNco RN = lav * co. lav + cap * co. cap + capf * co. capf 9

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI dove: RN= reddito netto lav = lavoro (ore) cap = capitale d esercizio capf = capitale fondiario I eff = indice di efficienza RN co = reddito netto ai costi opportunità co.lav= costo opportunità del lavoro co.cap = costo opportunità del capitale d esercizio co.capf. = costo opportunità del capitale fondiario La natura dell indice fa sì che esso assuma valore pari a uno quando i fattori di proprietà dell imprenditore impiegati in azienda (lavoro, capitale d eserizio e capitale fondiario) sono remunerati secondo il loro costo di opportunità. Questa circostanza rappresenta una situazione di equilibrio di lungo periodo per l impresa. Viceversa se i valori dell indice sono maggiori di uno l impresa oltre a remunerare le risorse aziendali al loro costo di opportunità realizza un profitto positivo. Invece, se l indice è minore di uno, l impresa non riesce a remunerare le risorse al loro costo di opportunità, risultando non competitiva (Cioffi e Sorrentino, 1997). 1.2.2 Determinazione del costo unitario di produzione Le diverse caratteristiche dei quattro campioni di aziende esaminate hanno richiesto l adozione di tre differenti approcci per la stima dei costi di produzione: 1) Allevamento di bovini da ingrasso (campioni di Veneto e Toscana); 2) Allevamento di bovini a ciclo chiuso (Marche); 3) Allevamenti di ovini per la produzione di latte e carne. 1) Per le aziende di bovini da carne a ciclo aperto che praticavano il solo ingrasso si è calcolato il costo unitario di produzione dividendo tutte le spese sostenute (incluso l acquisto dei ristalli) per la carne prodotta al lordo degli acquisti stessi (in quantità), data dalla formula: (Vendite) + (Inventario Finale - Inventario Iniziale). 2) Le aziende delle Marche, invece, come già descritto effettuavano l allevamento di vitelloni a ciclo chiuso adottando la linea vacca-vitello; quindi, solitamente la rimonta era interna, ma non mancavano casi, se pur rari, di acquisto di capi, sia riproduttori che da ingrasso. Per queste ragioni, per il gruppo delle Marche i costi di produzione sono stati calcolati sulla carne prodotta al lordo degli acquisti (Vendite + Inventario Finale - Inventario Iniziale), che appariva la più idonea a valutare mediante lo stesso metodo sia le aziende con rimonta interna che quelle con rimonta mista. Una peculiarità dell allevamento con linea vacca-vitello è la presenza tra le vendite delle vacche a fine carriera. Il valore unitario di questi capi è inferiore a quello dei vitelli, che rappresentano la produzione principale di carne dell azienda. Pertanto nella stima del costo di produzione della carne, si è preferito non includere i riproduttori venduti a fine carriera, ma considerare il valore della loro vendita come un minore costo. 3) Per le aziende ovine della Sardegna la produzione (secondaria) di carne aveva un incidenza non del tutto trascurabile, rappresentando mediamente un quarto del valore 10

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini della produzione dell allevamento ovino. Per questo motivo i costi di produzione dei due prodotti (latte e carne), sono stati ottenuti ripartendo le spese relative all allevamento in proporzione alla loro incidenza sul valore della produzione complessiva. In tutti i gruppi, per le aziende non completamente specializzate, gli eventuali costi congiunti con altre produzioni sono stati attribuiti in proporzione al contributo dell allevamento alla PLV aziendale. Il costo di produzione è stato poi confrontato col valore delle produzioni e col prezzo di vendita del prodotto. Infatti, mentre nel caso del latte il valore unitario della produzione coincide col prezzo di vendita, ciò può non valere per la carne quando la differenza tra gli inventari di stalla di inizio e fine anno è diversa da zero. Per esplicitare l influenza delle politiche di sostegno del reddito, il valore delle produzioni è stato elaborato anche al lordo di premi. L analisi dei costi è proseguita quindi attraverso la stima dei costi in fissi e variabili, distinti come segue. Costi fissi: remunerazione del lavoro familiare; remunerazione dei salariati fissi; ammortamenti e manutenzioni dei capitali aziendali; imposte, contributi e oneri sociali connessi ai salariati fissi e al lavoro familiare; remunerazione del capitale fondiario di proprietà; remunerazione del capitale di esercizio ivi incluso il bestiame allevato. Costi variabili: remunerazione del lavoro salariato avventizio inclusi oneri sociali e contributi; capitali di scorta relativi all attività di produzione zootecnica e corrispondenti interessi (mangimi, sementi, carburanti, ecc...); assicurazioni; affitti; interessi sul capitale di anticipazione; altri costi generali (telefono, quote associative, consulenze, ecc ). Una particolare attenzione è stata rivolta all incidenza dei costi legati all alimentazione del bestiame allevato, evidenziando in particolare l incidenza dell acquisto di alimenti. 1.3 RISULTATI 1.3.1 Redditività dei sistemi di produzione Nel campione di allevamenti del Veneto l indice di efficienza (I eff) mostrava mediamente il livello più alto tra tutti i gruppi in studio, sia al netto che al lordo dei premi. Tuttavia, andando a valutare le singole aziende è possibile evidenziare come redditività ed efficienza fossero caratterizzate da una forte disomogeneità all interno del campione (Tabella 1.3). Infatti, mentre da un lato vi erano aziende con livello di 11

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI competitività molto elevato, dall altro si riscontravano realtà nelle quali solo in virtù dei premi comunitari il reddito netto dell allevamento riusciva a raggiungere valori positivi. Nel campione delle Marche l I eff medio rimaneva al di sotto livello della soglia di equilibrio sia al netto che al lordo dei premi, ma anche in questo campione si registravano forti differenze tra le diverse aziende. Negli allevamenti di vitelloni toscani si registrava un minor numero di valori negativi del reddito netto rispetto agli altri allevamenti bovini, pur in presenza di un I eff mediamente al di sotto dell unità anche al lordo dei premi. In questa situazione, tuttavia, ben tre aziende superavano tale soglia. Gli allevamenti ovini erano caratterizzati dal più basso livello di efficienza tra i gruppi in studio (sia al netto che al lordo dei premi). Ciononostante l indice di efficienza rimaneva nella totalità dei casi positivo anche in assenza dei premi, in virtù di un incidenza dei costi espliciti complessivamente bassa. In questo campione nessuna delle aziende raggiungeva la soglia dell unità per l I eff, neanche conteggiando il contributo dei premi comunitari. Nel complesso, il livello di efficienza al lordo dei premi appariva tendenzialmente correlato alla dimensione produttiva delle aziende, specie nel gruppo veneto (Fig. 1.1), mentre meno forte risultava questa relazione negli altri campioni, probabilmente anche in conseguenza della maggiore omogeneità interna agli stessi (Figg. 1.2, 1.3, 1.4). 12

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Tabella 1.3 Reddito netto e indice d efficienza nei diversi campioni indice al netto dei premi 13 al lordo dei premi azienda RN- I eff RN- I eff VENETO VENETO- 08-21,566-0.45 1,877 0.04 VENETO- 10-27,485-0.37 2,653 0.04 VENETO- 05 94,719 0.53 146,394 0.82 VENETO- 01 140,569 1.43 172,673 1.75 VENETO- 04-17,839-0.19 123,606 1.34 VENETO- 03 49,180 0.53 137,004 1.48 VENETO- 07-4,383-0.03 105,521 0.61 VENETO- 02-17,508-0.08 367,649 1.61 VENETO- 06 1,007,537 2.16 1,393,558 2.99 VENETO- 09 755,446 2.03 1,291,913 3.47 MEDIA 195,867 1.07 374,285 2.05 MARCHE MARCHE- 10-3,547-0.18 3,816 0.19 MARCHE- 05-6,604-0.46 396 0.03 MARCHE- 09 8,355 0.47 11,255 0.63 MARCHE- 07 4,048 0.23 9,898 0.57 MARCHE- 06 9,980 0.46 19,211 0.88 MARCHE- 04 24,876 1.02 34,876 1.43 MARCHE- 03-3,441-0.06 14,059 0.23 MARCHE- 02-24,813-0.37-24,143-0.36 MARCHE- 08 108,974 1.91 146,474 2.57 MEDIA 11,499 0.37 21,520 0.69 TOSCANA TOSCANA- 05 2,789 0.33 2,789 0.33 TOSCANA- 04-1,208-0.12 474 0.05 TOSCANA- 10 2,005 0.23 2,855 0.32 TOSCANA- 07 8,724 0.56 11,074 0.71 TOSCANA- 02 12,091 0.74 15,673 0.96 TOSCANA- 08 2,695 0.15 5,425 0.30 TOSCANA- 01 12,097 0.71 14,077 0.82 TOSCANA- 09 15,279 1.02 21,045 1.41 TOSCANA- 03 17,850 0.84 21,950 1.03 TOSCANA- 06 31,120 0.98 41,850 1.32 MEDIA 10,344 0.64 13,721 0.85 SARDEGNA SARDEGNA- 08-480 -0.01 13,520 0.38 SARDEGNA- 09 5,422 0.11 15,422 0.31 SARDEGNA- 01 4,161 0.13 24,161 0.75 SARDEGNA- 03 9,866 0.14 18,866 0.27 SARDEGNA- 10 10,494 0.30 30,494 0.86 SARDEGNA- 02-6,895-0.07 79,305 0.77 SARDEGNA- 07 13,490 0.19 28,490 0.40 SARDEGNA- 05 13,693 0.32 31,693 0.74 SARDEGNA- 06 23,120 0.50 39,120 0.84 SARDEGNA- 04 27,102 0.37 39,102 0.53 MEDIA 9,997 0.18 32,017 0.57 nota: aziende ordinate per livello produttivo crescente

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Figura 1.1 - Andamento dell Indice di efficienza all aumentare del livello produttivo Veneto (prezzi 2006) Figura 1.2 - Andamento dell Indice di efficienza all aumentare del livello produttivo Marche (prezzi 2006) 14

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Figura 1.3 - Andamento dell Indice di efficienza all aumentare del livello produttivo Toscana (prezzi 2006) Fig. 1.4 Andamento dell Indice di efficienza all aumentare del livello produttivo Sardegna (prezzi 2007) 15

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI 1.3.2 Stima dei costi di produzione Il confronto tra i costi di produzione ed il valore unitario della carne nelle aziende venete mostra come tendenzialmente il primo superasse il secondo al netto dei premi, ma non al lordo dei premi (Tabella 1.4). In particolare, le aziende in maggiore difficoltà erano quelle di dimensione più piccola; infatti, come si nota dalla Fig. 1.5 risultava evidente il legame inverso tra costo unitario di produzione e dimensione produttiva. Questa relazione traspare in maniera piuttosto evidente anche dall analisi sui dati relativi alla produttività (Tabella 1.5). In generale, l acquisto dei capi da ristallo rappresentava la voce di costo più ingente, con una incidenza media del 68%. Altra voce di rilievo era quella relativa ai costi per l acquisto di alimenti che raggiungeva in media il 15% del costo totale (Fig. 1.7), pari a 0,34 /kg di carne prodotta (Tabella 1.6), mentre le spese varie erano il 7%. Tra gli alimenti acquistati, i mangimi composti e la soia erano quelli ad avere la maggiore incidenza sui costi. Il lavoro, in prevalenza salariato, incideva per il 3% sui costi complessivi. Tuttavia, tale quota superava ampiamente il 5% nelle aziende minori, dove, però, la manodopera era prevalentemente di origine familiare. Gli interessi sul capitale rappresentavano in media il 5% dei costi, mentre le quote sfioravano il 2%. Tale struttura dei costi si è tradotta in incidenza molto bassa dei costi fissi, che infatti rappresentavano mediamente solo il 6% del totale, ma è evidente come la loro influenza cambiasse nelle diverse imprese in studio, superando il 17% nelle tre aziende più piccole (Fig. 1.6). Nel campione delle aziende marchigiane il costo unitario superava sempre il valore della produzione sia al netto che al lordo dei premi (Tabella 1.4). Fa accezione la sola azienda n.8, che peraltro presentava decisamente le maggiori dimensioni ed i migliori livelli di produttività (Tabella 1.5). La principale voce di costo era rappresentata dal lavoro, prestato quasi esclusivamente da familiari, che incideva per il 25% sul costo pieno. Altra voce di rilievo era quella relativa all acquisto dei mezzi tecnici, inclusi carburante ed energia, che incidevano per il 24,5 %. La spesa sostenuta per l acquisto di alimenti raggiungeva in media il 9% del costo totale, corrispondente a 0,45 /kg di carne (Tab.1.6), mostrando, tuttavia, una grande variabilità in funzione del diverso grado di autoapprovvigionamento delle aziende (Fig. 1.10). Tra gli alimenti acquistati prevalevano i mangimi composti e la granella di mais, mentre l incidenza della farina di soia era mediamente piuttosto bassa. Tra le altre voci pesavano in maniera rilevante sui costi gli ammortamenti (18%) e gli interessi sul capitale investito (12%), mentre l acquisto del ristallo incideva solo per il 2%. Complessivamente i costi fissi mostravano una forte incidenza in tutte le aziende, nonostante l andamento decrescente in funzione della dimensione produttiva (Fig. 1.9), stabilendosi mediamente intorno al 58%. 16

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Anche nel campione di aziende della Toscana si può notare l influenza della dimensione dell attività sul costo di produzione (Fig. 1.11), analogamente a quanto si verificava per indici di produttività (Tabella 1.5). Inoltre, il livello del costo unitario appariva piuttosto prossimo a quello della produzione al lordo dei premi (Tabella 1.4). Così come per le aziende venete, anche in questo caso la principale voce di costo era rappresentata dall acquisto del bestiame da ristallo (46%) seguita a distanza dal lavoro (19%), quasi esclusivamente di origine familiare. La spesa sostenuta per l acquisto di alimenti sfiorava mediamente il 12% del costo totale, pari a 0,46 /kg di carne prodotta (Tabella 1.6), seppur con una certa variabilità interaziendale (Fig. 1.13). I rimanenti costi si suddividevano in maniera piuttosto equilibrata tra interessi (10%), spese varie (8%) ed ammortamenti (6%). In virtù della forte incidenza degli esborsi per l acquisto della rimonta, i costi erano prevalentemente variabili, con una quota media di costi fissi del 32% (Fig. 1.12). Anche negli allevamenti ovini della Sardegna il costo unitario risultava sempre al di sopra della soglia del valore della produzione, sia al netto che al lordo dei premi (Tabella 1.4). La Tabella 1.5 e la Fig. 1.14 mostrano come la dimensione produttiva avesse un effetto sul costo di produzione e sulla produttività non sempre univoco, specie se si escludono le due aziende più piccole. La maggior parte dei costi era costituita da costi fissi, che mediamente si collocavano al 72%, seppur con delle oscillazioni all interno del campione (Fig. 1.15). A determinare questo risultato contribuiva in maniera fondamentale l incidenza del lavoro familiare, che rappresentava quasi il 50% dei costi. La spesa sostenuta per l acquisto di alimenti, costituiti prevalentemente da mangimi composti, pur caratterizzata da una forte variabilità interaziendale (Fig. 1.16), raggiungeva in media il 9% del costo totale, incidendo per 0,10 per kg di latte (Tabella 1.8). Piuttosto importante appariva l incidenza degli interessi sui capitali (11%) mentre gli ammortamenti si collocavano intorno al 5%. Le altre spese, costituite in prevalenza da mezzi tecnici, raggiungevano in media quasi il 17% dei costi. 17

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Tabella 1.4 Confronto tra il costo e valore unitario delle produzioni nei diversi campioni indice carne ( /kg) azienda cu prod. val. prod. val. prod. +premi prezzo vendita VENETO VENETO 08 2.87 2.27 2.50 2.49 VENETO 10 2.73 2.20 2.35 2.29 VENETO 05 3.00 2.81 2.92 2.30 VENETO 01 2.40 2.52 2.60 2.33 VENETO 04 2.54 2.37 2.59 2.28 VENETO 03 2.38 2.33 2.44 2.65 VENETO 07 2.36 2.24 2.27 2.23 VENETO 02 2.43 2.31 2.49 2.12 VENETO 06 2.29 2.27 2.39 2.16 VENETO 09 2.20 2.38 2.45 2.20 MEDIA 2.35 2.32 2.45 2.26 MARCHE MARCHE- 01 6.62 3.44 4.05 3.36 MARCHE- 10 8.99 3.69 5.28 3.79 MARCHE- 05 7.56 3.35 4.65 2.57 MARCHE- 09 4.40 3.28 3.73 3.26 MARCHE- 07 5.16 3.67 4.50 3.39 MARCHE- 06 4.51 3.58 4.58 3.41 MARCHE- 04 5.29 5.49 6.16 5.62 MARCHE- 03 6.05 3.75 4.47 3.93 MARCHE- 02 6.65 3.71 3.71 3.66 MARCHE- 08 2.48 3.52 4.23 3.52 MEDIA 4.81 3.76 4.41 3.62 TOSCANA TOSCANA- 05 5.34 4.48 4.48 3.85 TOSCANA- 04 5.36 3.58 3.91 3.46 TOSCANA- 10 4.19 3.54 3.65 3.62 TOSCANA- 07 4.67 4.31 4.52 3.65 TOSCANA- 02 4.58 4.41 4.72 4.43 TOSCANA- 08 4.21 3.29 3.49 3.25 TOSCANA- 01 3.28 3.12 3.26 3.31 TOSCANA- 09 3.56 3.29 4.00 3.53 TOSCANA- 03 3.88 3.85 4.01 3.59 TOSCANA- 06 3.50 3.59 3.92 3.36 MEDIA 3.96 3.73 3.96 3.51 18

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini latte ( /kg) SARDEGNA cu prod. val. prod. val.prod.+ premi carne ( /kg) costo unit. val. prod. val. prod. + premi prezzo vendita SARDEGNA- 08 2.05 0.62 1.21 7.22 2.19 4.25 2.19 SARDEGNA- 09 2.13 0.65 1.00 8.91 2.71 4.17 2.71 SARDEGNA- 01 1.21 0.67 1.09 4.82 2.67 4.40 2.67 SARDEGNA- 03 1.70 0.60 0.77 8.15 2.87 3.70 2.87 SARDEGNA- 10 1.23 0.78 1.18 4.20 2.67 4.03 2.67 SARDEGNA- 02 1.09 0.73 0.99 3.16 2.40 2.79 2.33 SARDEGNA- 07 1.46 0.61 0.84 6.04 2.64 3.45 2.31 SARDEGNA- 05 0.91 0.62 0.80 3.93 2.68 3.46 2.68 SARDEGNA- 06 0.94 0.67 0.87 3.98 2.85 3.69 2.85 SARDEGNA- 04 1.05 0.65 0.76 4.42 2.74 3.21 2.74 MEDIA 1.20 0.66 0.88 4.53 2.64 3.46 2.61 nota: aziende ordinate per livello produttivo crescente 19

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Tabella 1.5 - Indici di produttività nei diversi campioni indice produttività carne carne prod.-uls(kg) ulu/100uba azienda prod.(kg) kg /capo kg/h lav allevato* VENETO VENETO 08 102,366 48,446 1.21 310.55 19.41 VENETO 10 178,347 82,313 0.88 315.38 27.06 VENETO 05 398,660 172,899 1.07 396.56 28.17 VENETO 01 410,710 211,371 0.74 546.18 52.11 VENETO 04 627,978 281,438 1.08 622.65 43.67 VENETO 03 761,082 234,699 0.62 474.14 57.86 VENETO 07 1,353,630 596,187 0.50 388.14 58.80 VENETO 02 2,063,779 749,896 0.68 553.02 61.63 VENETO 06 3,233,008 1,394,623 0.52 477.94 69.68 VENETO 09 3,688,681 1,691,481 0.30 413.87 104.26 MEDIA 1,281,824 546,335 0.53 452.11 64.44 MARCHE MARCHE- 01 3,200 3,200 3.68 533.33 3.66 MARCHE- 10 4,657 4,657 1.94 310.44 4.66 MARCHE- 05 4,510 5,112 2.19 393.23 5.04 MARCHE- 09 6,430 7,080 2.65 590.00 5.90 MARCHE- 07 7,033 8,033 2.25 446.30 5.56 MARCHE- 06 9,167 9,167 1.81 366.67 6.28 MARCHE- 04 14,887 5,887 1.19 196.22 4.42 MARCHE- 03 24,297 24,297 2.15 485.93 5.99 MARCHE- 02 28,260 25,640 1.90 406.98 6.32 MARCHE- 08 52,900 56,500 1.24 565.00 12.76 MEDIA 15,534 14,957 1.76 450.52 7.17 TOSCANA TOSCANA- 05 4,692 2,672 9.02 534.33 4.49 TOSCANA- 04 5,032 3,232 5.87 403.96 5.21 TOSCANA- 10 7,515 4,845 6.90 605.63 6.65 TOSCANA- 07 11,360 6,430 5.68 401.88 5.36 TOSCANA- 02 11,464 8,254 3.84 412.70 8.14 TOSCANA- 08 13,287 8,887 4.80 444.33 7.01 TOSCANA- 01 13,740 10,840 6.14 722.67 8.91 TOSCANA- 09 17,453 8,253 3.73 434.39 8.82 TOSCANA- 03 26,133 15,883 2.66 429.28 12.22 TOSCANA- 06 32,584 23,074 2.30 404.81 13.35 MEDIA 14,326 9,237 3.92 450.58 8.71 20

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini SARDEGNA Produzioni (kg) Lavoro Produttività (kg /h) latte carne h lav/capo ulu/100uba latte carne SARDEGNA- 08 15,000 2,530 18.56 6.52 4.17 0.70 SARDEGNA- 09 20,000 2,100 22.43 7.54 3.88 0.41 SARDEGNA- 01 35,000 3,050 12.71 4.43 10.80 0.94 SARDEGNA- 03 40,000 2,460 30.51 10.10 5.56 0.34 SARDEGNA- 10 40,000 3,050 12.71 4.43 12.35 0.94 SARDEGNA- 02 45,000 4,835 19.22 6.44 5.68 0.61 SARDEGNA- 07 51,000 3,330 26.77 9.00 7.08 0.46 SARDEGNA- 05 60,000 4,410 10.00 3.34 16.67 1.23 SARDEGNA- 06 63,500 3,970 11.46 3.80 17.64 1.10 SARDEGNA- 04 80,000 6,650 13.98 4.66 11.11 0.92 MEDIA 44,950 3,639 17.83 6.03 9.49 0.77 nota: aziende ordinate per livello produttivo crescente; * per le Marche = produzione di carne/vacca nutrice allevata 21

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Tabella 1.6 - Incidenza dell acquisto di alimenti per chilo di prodotto nei diversi campioni gruppo azienda VENETO /kg carne MARCHE /kg carne TOSCANA /kg carne SARDEGNA /kg latte n.1 0.46 0.64 0.34 0.12 n.2 0.42 0.30 0.5 0.20 n.3 0.28 0.75 0.71 0.13 n.4 0.31 0.12 0.53 0.12 n.5 0.18 0.19 0.62 0.09 n.6 0.26 0.46 0.16 0.18 n.7 0.35 0.85 0.52 0.06 n.8 0.45 0.37 0.69 0.03 n.9 0.37 0.55 0.27 0.03 n.10 0.42 1.09 0.67 0.11 MEDIA 0.34 0.45 0.46 0.10 22

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Fig. 1.5 - Costo unitario in funzione del livello produttivo Veneto Fig. 1.6 - Incidenza percentuale dei costi fissi sul totale Veneto 23

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Figura 1.7 - Incidenza percentuale acquisto di alimenti sui costi di produzione Veneto Figura 1.8 - Costo unitario in funzione del livello produttivo Marche 24

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Figura 1.9 - Incidenza percentuale dei costi fissi sul totale Marche Fig. 1.10 - Incidenza percentuale acquisto di alimenti sui costi di produzione Marche 25

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Figura 1.11 - Costo unitario in funzione del livello produttivo Toscana Figura 1.12 - Incidenza percentuale dei costi fissi sul totale Toscana 26

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini Figura 1.13 - Incidenza percentuale acquisto di alimenti sui costi di produzione Toscana Figura 1.14 - Costo unitario in funzione del livello produttivo Sardegna 27

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Figura 1.15 - Incidenza percentuale dei costi fissi sul totale Sardegna Figura 1.16 - Incidenza percentuale acquisto di alimenti sui costi di produzione Sardegna 28

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini 2 LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA SOSTITUZIONE DELLA SOIA NELL ALIMENTAZIONE DEL BESTIAME 2.1 PREMESSA La soia e i suoi derivati rappresentano la principale fonte di proteine per gli allevamenti zootecnici. Il suo impiego per la produzione di oli vegetali e per l alimentazione del bestiame ha dato origine a una filiera integrata che è basata sull importazione di granella dai tre principali paesi produttori, Stati Uniti, Brasile ed Argentina, che da soli rappresentano circa l 80% della produzione (FAO media 2003-07) ed il 90% delle esportazioni (FAO media 2002-06), per lo più dirette verso l Europa e la Cina. Già allo stato attuale in questi paesi risultano coltivate prevalentemente varietà geneticamente modificate, specie negli USA ed in Argentina, dove queste cultivar superano il 90% della superficie seminata a soia. Tali quote sarebbero, secondo alcune stime, destinate ad aumentare ulteriormente. In particolare, rimarchevole risulterebbe l incremento della soia gm in Brasile, principale fornitore europeo di soia libera da ogm certificata, dove si passerebbe dal 65% di superficie gm del 2008 all 80% nel 2010 (Cardy-Brown Co. Ltd, 2008). La struttura dei prezzi delle proteaginose nell UE riflette la grande incertezza, se non confusione, che caratterizza la coltivazione e la commercializzazione di prodotti a base di soia. Infatti, se da un lato di fatto nell UE vige un bando diffuso per la coltivazione di varietà gm, dall altro, si importa da paesi che coltivano pressoché esclusivamente soia gm che viene poi impiegata (anche) nell alimentazione del bestiame. Ciò implica che tali prezzi probabilmente sono influenzati dall informazione limitata di cui oggi sono in possesso i consumatori di prodotti di origine animale, derivante dall assenza di una chiara distinzione tra le varie tipologie di allevamento in base dell uso di mangimi. Di conseguenza, se si dovesse pervenire a un assetto istituzionale dove i consumatori fossero 29

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI pienamente informati sulle caratteristiche dei prodotti di origine animale, non è da escludere che il livello dei prezzi delle proteaginose e i loro prezzi relativi potrebbero essere anche molto diversi da quelli attuali. Come si vedrà meglio e in maniera più diffusa più avanti, il lavoro ha simulato gli effetti sui risultati economici delle aziende di vari campioni nel 2006 (2007 per il campione della Sardegna), della sostituzione negli allevamenti analizzati della soia convenzionale con pisello proteico, favino e con soia certificata non gm di importazione. Il livello dei prezzi di questi prodotti osservato nel 2006 riflette, ovviamente, le condizioni di mercato esistenti in quell anno. Tuttavia, come detto sopra, se le condizioni di contesto dovessero spingere verso la sostituzione della soia convenzionale con altre proteiche, ciò potrebbe dare luogo a equilibri del mercato dei mangimi completamente diversi. In particolare, la crescita delle superfici coltivate di soia gm nei maggiori paesi produttori, potrebbe determinare un aumento del prezzo della soia certificata ogm free, a causa dell effetto congiunto derivante dalla crescente difficoltà dei Paesi produttori nel garantire la segregazione delle colture non transgeniche e della minore produzione, mentre il suo prezzo nel 2006 era allineato a quello della soia convenzionale. È evidente che un aumento della quotazione della soia certificata non gm, potrebbe far aumentare la domanda di leguminose alternative per le produzioni zootecniche libere da ogm, con la concreta possibilità che anche i loro prezzi subiscano incrementi rilevanti. L aumento dei prezzi di tali materie prime, ovviamente, avrebbe dirette ripercussioni anche sul prezzo dei mangimi composti ogm free. Inoltre, va anche tenuto presente che il prezzo di vendita di un mangime certificato ogm free potrebbe raggiungere un livello più alto rispetto a quello convenzionale, non soltanto per il maggior costo delle materie prime che lo compongono, ma anche per altre cause quali: la crescita della domanda di questi mangimi, le difficoltà per organizzare la fornitura di quantità adeguate di leguminose alternative (o soia ogm free), possibili comportamenti non concorrenziali delle imprese fornitrici di questa tipologia di mangimi. La stima delle probabili variazioni dei prezzi della soia certificata non gm e delle proteaginose alternative nello scenario descritto richiederebbe un altra ricerca con la costruzione di un vero e proprio modello di simulazione del settore che evidenzi le complesse interrelazioni di mercato esistenti a livello internazionale per la soia e gli effetti incrociati sulle altre proteaginose. Chiaramente questa sarebbe una vera e propria ricerca che richiederebbe risorse ad hoc. Pertanto, nelle simulazioni che andremo a sviluppare da un lato verranno presi in considerazione i prezzi dei prodotti interessati osservati nel 2006 e anche nel 2007. Inoltre verrà anche fatta un analisi di sensitività per valutare come cambierebbero i risultati economici delle imprese al variare dei prezzi dei prodotti di nostro interesse. 30

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini 2.2 METODOLOGIA DI ANALISI Nei gruppi di aziende analizzati nella ricerca l impiego della soia nelle razioni alimentari appariva piuttosto diffuso (Tabella 2.1). In particolare, nelle aziende toscane e sarde la soia veniva introdotta attraverso i mangimi, mentre in quelle venete l origine della soia della razione appariva più diversificata, costituita, tuttavia, in prevalenza da farina di estrazione. Invece, nel gruppo delle Marche il ricorso alla soia risultava meno frequente e quasi sempre avveniva attraverso l impiego di mangimi composti. Tabella 2.1 - Prospetto riepilogativo sull acquisto di soia nelle aziende in studio PROG./ GRUPPO VENETO MARCHE TOSCANA SARDEGNA AZIENDA 01 farina e mangime no soia mangime mangime AZIENDA 02 mangime no soia mangime mangime AZIENDA 03 farina mangime mangime mangime AZIENDA 04 farina no soia mangime mangime AZIENDA 05 semi no soia mangime mangime AZIENDA 06 farina mangime mangime mangime AZIENDA 07 farina e mangime mangime mangime mangime AZIENDA 08 farina farina *** no soia AZIENDA 09 farina mangime mangime no soia AZIENDA 10 *** *** mangime mangime *** = manca il dettaglio sugli alimenti acquistati e sulle razioni praticate Partendo dal presupposto che la soia acquistata dalle aziende considerate fosse costituita da soia non certificata come priva di ogm, è stata simulata la sua sostituzione attraverso due diverse ipotesi alternative, andandone poi a valutare gli effetti prodotti sugli indicatori economici. Alcuni dati impiegati per le elaborazioni sono provenienti dalle indagini eseguite dalle unità di ricerca del CRPA di Reggio Emilia e dell Università di Pisa. Le due ipotesi alternative prodotte sono state così definite: Hp1 : Sostituzione mediante l impiego di altre leguminose, nello specifico pisello proteico e favino; Hp2: Sostituzione mediante l acquisto di soia non transgenica certificata di origine estera. 31

AZIONI DI INNOVAZIONE E RICERCA A SUPPORTO DEL PIANO PROTEINE VEGETALI Nell ipotesi di sostituzione Hp1 l impiego di una proteaginosa alternativa (pisello proteico o favino), con caratteristiche nutrizionali diverse rispetto a quelle della soia, ha richiesto preliminarmente la definizione di una nuova razione alimentare, al fine di garantire un analogo contenuto di nutrienti rispetto alle diete rilevate (che indicheremo con razioni baseline). Tale riformulazione, curata dell unità di ricerca del CRPA, è stata effettuata per le aziende che impiegavano soia in semi o sotto forma di farina che, come si desume dalla Tabella 2.1, ricadevano tutte nel Veneto, a meno di un eccezione rappresentata da un azienda marchigiana. Per le aziende venete la soia è stata sostituita dal pisello proteico, mentre in quella marchigiana dal favino. Viceversa, l ipotesi Hp2 che simula la sostituzione della soia convenzionale con soia certificata ogm free, non ha richiesto l elaborazione di razioni diverse rispetto a quelle base. Nelle aziende che introducevano la soia sotto forma di mangimi composti, sotto entrambe le ipotesi, si è ipotizzato l acquisto di mangimi alternativi privi di soia non certificata ma caratterizzati da analoghi valori nutrizionali. Di conseguenza, anche in questo caso, non vi sono state modifiche nella composizione della dieta somministrata. Per simulare tale sostituzione sono stati presi come riferimento due diverse formule di mangimi contenenti soia (uno per le aziende del Veneto e un altro per quelle di Marche e Toscana), ipotizzando che la soia fosse sostituita da pisello e favino nell ipotesi Hp1 e dalla soia certificata non gm per l ipotesi Hp2 (Tabella 2.2). Anche la formulazione di questi mangimi è stata curata dall unità CRPA. Non essendo disponibile un elaborazione dei mangimi per le aziende della Sardegna, in questo caso si è deciso di impiegare i mangimi formulati per Marche e Toscana, dopo aver verificato che le caratteristiche nutrizionali degli stessi li rendevano appropriati all alimentazione degli ovini. Quindi, dei mangimi di partenza e delle relative alternative è stato calcolato un costo di riferimento (indicato come costo formula), utilizzando i prezzi delle materie prime rilevati dalla Camera di Commercio di Bologna e per favino e pisello proteico i prezzi ISMEA (Tabella 2.3). Attraverso le informazioni fornite dall unità dell Università di Pisa, relative ai costi per la produzione e la distribuzione commerciale dei mangimi (Tabella 2.4), è stato stimato un intervallo per il prezzo franco azienda dei mangimi, del quale è stato preso come riferimento per le nostre analisi il livello intermedio. Tali stime sono state effettuate sia a prezzi 2006 che a prezzi 2007 (Tabella 2.2). Va detto che se la produzione convenzionale e ogm free coesistono nello stesso mangimificio, andrebbe considerato un ulteriore costo legato alla pulizia dei mezzi di trasporto e dei macchinari, necessaria per riuscire a mantenere al di sotto dei limiti di legge la quota di soia gm contenuta nel mangime free. In particolare, per ridurre i residui di soia gm nei macchinari viene effettuato un lavaggio mediante soia certificata ogm free, che è impiegata poi per produrre mangime convenzionale fin quando il livello non torna 32

Valutazione tecnica ed economica dell'introduzione di granelle proteiche non OGM nella razione alimentare di bovini da carne e ovini al di sotto dei limiti di sicurezza. Si tratta, in pratica, di attività la cui incidenza sul costo di produzione varia in funzione del volume di mangime libero da ogm prodotto. Ciononostante, nelle nostre simulazioni tale onere non è stato considerato, in quanto dell indagine svolta dall unità di Pisa è emersa, da parte delle ditte mangimistiche, la tendenza a separare le produzioni ogm free dalle altre, collocandole in appositi impianti. Pertanto, in queste condizioni l unico elemento che può determinare una differenza nei prezzi diversi mangimi dovrebbe essere costituito dal prezzo delle materie prime. Per valutare gli effetti economici della sostituzione della soia attualmente impiegata nelle diete secondo l ipotesi Hp1, il costo della soia, dei suoi derivati e dei mangimi in cui è presente è stato sostituito dal costo del pisello proteico ed del favino o dei mangimi ottenuti con questi prodotti. I quantitativi di pisello proteico (favino) da acquistare sono stati stimati a partire dal confronto tra la razione base e l alternativa, supponendo che le quantità di alimenti acquistati dalle aziende fossero proporzionali a quelle dichiarate nelle razioni. In particolare, tale quantità è stata ottenuta moltiplicato il quantitativo di soia acquistato nel corso di un anno nell ipotesi baseline per il rapporto tra la quantità di pisello (favino) nella razione alternativa e quella di soia nella razione baseline. In maniera analoga, sono state stimate le variazioni negli acquisti degli altri alimenti le cui quantità mutavano tra le due razioni. Per il pisello proteico ed il favino sono stati presi come riferimento i prezzi ISMEA, senza applicare alcuna variazione, in quanto risultavano su livelli simili rispetto a quelli riscontrati nei questionari aziendali. La sostituzione in valore della soia (granella o farina) nell Hp2, restando invariate le quantità impiegate, è stata effettuata semplicemente applicando al prezzo baseline rilevato in azienda il differenziale di prezzo ottenuto dai dati della Camera di Commercio di Bologna (Tab 2.3). Analogamente si è proceduto per la sostituzione nei mangimi composti, sia per l ipotesi Hp1 che per l Hp2, applicando al prezzo baseline rilevato in azienda il differenziale di prezzo franco azienda stimato tra i diversi mangimi (Tabella 2.2). Attraverso la metodologia descritta è stato possibile confrontare la spesa sostenuta per l acquisto di alimenti ed il costo unitario del prodotto principale delle diverse ipotesi ai prezzi dell annata indagata, ovvero 2007 per la Sardegna, 2006 per gli altri campioni. Inoltre, considerando che tra il 2006 ed il 2007 i prezzi degli alimenti zootecnici hanno subito incrementi sensibili ma anche piuttosto variabili da un prodotto all altro, si è deciso di effettuare le elaborazioni relative ai costi per l acquisto degli alimenti a prezzi 2007 anche per gli allevamenti bovini, applicando per ognuno degli alimenti e dei mangimi acquistati le variazioni di prezzo di registrate dalla Camera di Commercio di Bologna. Infine, si specifica che per tali elaborazioni non sono state considerate le aziende prive dei dati relativi alle diete somministrate ed al dettaglio degli alimenti acquistati (Veneto: n 10; Marche: n 10; Toscana: n 8). 33