editoriale UMBERTO RISSO GIOVANNI MONDINI Sostenibili e competitivi. l intervista MAURIZIO TAMAGNINI Onore al merito. dossier riforme ENERGIA

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1 BIMESTRALE DI INFORMAZIONE ECONOMICA, POLITICA E CULTURALE I.P. ANNO XXV N. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2014 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE -70% CB-NO/GENOVA editoriale UMBERTO RISSO GIOVANNI MONDINI Sostenibili e competitivi l intervista MAURIZIO TAMAGNINI Onore al merito dossier riforme ENERGIA

2 Energia giovane al servizio delle imprese Tel ENERGIA E GAS

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4 Genova Impresa GENOVA IMPRESA Bimestrale Confindustria Genova N. 5/ editoriale SOSTENIBILI E COMPETITIVI di Umberto Risso e Giovanni Mondini Editore AUSIND Via San Vincenzo Genova 6 Confindustria ANDAMENTO LENTO Direzione e Redazione Via San Vincenzo Genova tel pponta@confindustria.ge.it Giovanni Mondini Umberto Risso 10 l intervista Maurizio Tamagnini ONORE AL MERITO di Piera Ponta Registrazione presso il Tribunale di Genova N del dossier ENERGIA POSITIVA di Giorgio Squinzi Direttore Responsabile Piera Ponta FONTI & INCENTIVI di Aristide Fausto Massardo Comitato di Redazione Roberto Adinolfi Alessandro Bocchio Massimiliano Clausi Sergio Di Paolo G.B. Ferrari Alberto Fochi Mario Fochi Marco Frey Daniela Gentile Aristide Fausto Massardo Giovanni Mondini Vincenzo Montori Valter Pallano Federico Petrilli Salvatore Pinto Luca Rapone Umberto Risso Marco Roggerone Giorgio Squinzi Carlo Stagnaro Progetto grafico e impaginazione CREATTIVA Via Dante Genova Tel info@creattivagenova.it Stampa B.N. Marconi s.r.l. Passo Ruscarolo, 71 - Genova Tel. e fax r.a. Concessionaria Pubblicità N. Giemme s.r.l. Via dei Franzone 6/1 - Genova Tel Fax info@nuovagiemme.it Maurizio Tamagnini 44 EFFICIENZA: LA NUOVA SFIDA DEL XXI SECOLO? di Marco Frey SHOCK DA BOLLETTA di Carlo Stagnaro FLESSIBILITÀ di Daniela Gentile PROGETTO EUROPEO di Roberto Adinolfi COGENERAZIONE A KM 0 I NUOVI PARADIGMI DELL ENERGIA di Salvatore Pinto TRASFORMAZIONI IN ATTO di Valter Pallano ERG, DAL PETROLIO AL VENTO di Vincenzo Montori COMPETITIVITÀ SOTTO CONTROLLO di G.B. Ferrari ENERGIA 360º di Marco Roggerone OBIETTIVI AMBIZIOSI di Luca Rapone I-ENERGY PIANI DI CRESCITA competizione & sviluppo INNOVAZIONE E TURISMO GIOIELLI IN ARCHIVIO di Piera Ponta BUSINESS WEB 2.0 GRUPPO MESSINA ZURICH VALORE IMPRESA NUMERI SENZA SORPRESE di Mario Fochi e Alberto Fochi Genova Impresa ospita articoli e opinioni che possono anche non coincidere con le posizioni ufficiali di Confindustria Genova. L editore è disponibile a riconoscere eventuali diritti a chi ne rivendichi la proprietà. 56 piccola industria INNOVARE È IMPRESA

5 sommario 62 giovani LIBRI ANIMATI di Massimiliano Clausi L ABC DELLA SICUREZZA di Federico Petrilli 66 comunicazione FIDARSI È BENE... di Max Morales 69 imperia ASSEMBLEA 2014 di Alessandro Bocchio UNO COMMUNICATIONS la città GENESI DI UN LOGO di Sergio Di Paolo IL TEMPO cultura & società LA CONOSCENZA È SERVITA LA FORZA DELLA PAROLA di Massimo Morasso NUOVO MECENATISMO di Luciano Caprile Genova Impresa - Settembre / Ottobre

6 EDITORIALE di Umberto Risso e Giovanni Mondini Sostenibili e competitivi Dopo sei lunghi anni di crisi sembra sia iniziato il risveglio dell economia europea con una crescita attesa per il 2014 dell 1%. Ciononostante, il nostro Paese continua a scontare una congiuntura economica ancora difficile che interessa tutti i settori produttivi e non risparmia nemmeno il settore energetico. Infatti nel 2013, i consumi elettrici si sono ulteriormente ridotti del 3,4% rispetto a quelli già depressi del 2012, con una contrazione ben maggiore di quella registrata dal PIL nello stesso periodo (-1,9%). La domanda di gas, non di meno, ha evidenziato un calo rispetto al 2012 del 6,5%; lo stesso dicasi per i prodotti petroliferi, i cui consumi nel 2013 sono scesi del 5,2% rispetto all anno precedente, e tutti gli indicatori non mostrano segnali di ripresa per l anno in corso. Quindi non si può certo dire che la crisi sia passata. In un periodo di crisi non ci si possono permettere errori, ma occorre identificare le possibili azioni per favorire l inversione del trend facendo ripartire gli investimenti. Per trovare le soluzioni bisogna però prima individuare il problema che, per quanto riguarda il settore dell energia in Italia, trova le sue radici nel mix energetico. È - quello del mix - un peccato originale, figlio di una politica energetica che storicamente non ha saputo approntare una vera pianificazione, né una strategia di sviluppo efficace e di lungo respiro. Da dove ripartire quindi? Appare necessario riguadagnare uno sguardo d insieme sull energia e sugli obiettivi da traguardare. Priorità e risorse saranno così allocate sulla base di una attenta analisi costi-benefici, tenendo presente che per il futuro, nonostante le prospettive di forte crescita delle fonti rinnovabili, quelle fossili, in particolare il gas, continueranno ad avere un ruolo fondamentale nella composizione del mix energetico europeo e nazionale, come anche evidenziato nel World Energy Outlook 2012, dall International Energy Agency. Da una parte, è quindi necessario affrontare i nodi e le incertezze che oggi mettono in crisi il settore e i diversi segmenti che lo compongono, come il ritorno degli investimenti per il termoelettrico, l integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico, la revisione del livello di tassazione sui prodotti petroliferi (ormai giunta a livelli insostenibili per il settore), l adeguamento delle reti e lo sviluppo della filiera legata all efficienza energetica. Dall altra, occorre spingere per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, realizzando infrastrutture, come quelle legate all importazione di LNG (Liquefied Natural Gas), che limitino la dipendenza da Paesi politicamente instabili, e sfruttando le riserve di gas e petrolio che il nostro Paese possiede. Una pianificazione energetica impostata lungo queste direttrici aiuterebbe anche a rilanciare l economia e l occupazione, perché darebbe quella visione prospettica necessaria per sviluppare gli investimenti. Il sistema energetico dovrebbe inoltre puntare su una 4 Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2014

7 sempre maggiore flessibilità, sfruttando le molteplici opportunità che la tecnologia offre sia in termini di efficientamento, con conseguente riduzione dei costi, che di sicurezza e sostenibilità dal punto di vista ambientale. Per raggiungere questo obiettivo, nel nostro Paese, sarebbe necessario, senza ulteriori esitazioni, intervenire anche sul Titolo V della Costituzione, per riportare in capo allo Stato le competenze principali in materia di energia. Lo sforzo di razionalizzazione e di ottimizzazione del settore energetico a livello nazionale dovrà inoltre essere coordinato con i processi di integrazione da tempo avviati da parte dall Unione Europea. Del resto, negli ultimi anni è proprio l Unione ad aver trasmesso le linee guida di politica energetica, vincolando i singoli Paesi ai target del cosiddetto pacchetto clima-energia (che prevede, al 2020, la riduzione dei consumi energetici del 20%, l aumento della quota di rinnovabili del 20% e la riduzione delle emissioni di CO2 sempre del 20%). Proprio in questi giorni si stanno discutendo la strategia e i nuovi target europei al Target che, per la loro attuazione, richiederanno ai singoli Paesi membri importanti investimenti sia pubblici che privati. Per il successo della strategia europea in questo settore è fondamentale che, diversamente da quanto talvolta accaduto in passato, il driver della sostenibilità sia integrato con quelli relativi alla competitività e alla sicurezza degli approvvigionamenti, evitando il più possibile un approccio frammentato e tenendo conto delle circostanze economiche e politiche del momento. Proprio la crisi strutturale che sta attraversando il Vecchio Continente, infatti, ricorda a tutti la necessità di garantire realmente la competitività industriale, vero motore per la ripresa economica, attraverso una programmazione certa e di lungo periodo, in grado di riattivare la fiducia e la propensione agli investimenti delle imprese. In quest ottica, preoccupa l atteggiamento fortemente critico di alcune associazioni ambientaliste nei confronti delle misure a sostegno dell infrastrutturazione del Paese contenute del decreto Sblocca Italia. È, infine, e soprattutto, necessario uno spirito nuovo per affrontare tutti i problemi connessi al settore - che si tratti di clima, competitività o creazione di posti di lavoro - attraverso un attività di coordinamento e di solidarietà fra gli Stati, con il superamento delle attuali divisioni per creare un autentico mercato unico dell energia e un sistema energetico su scala continentale, anche a livello infrastrutturale, efficiente, sicuro e solido.l Umberto Risso è Vice Presidente di Confindustria Genova con delega all Energia Giovanni Mondini è invitato permanente del Consiglio Esecutivo di Confindustria Genova con delega all Energia Genova Impresa - Settembre / Ottobre

8 CONFINDUSTRIA Andamento lento Il Centro Studi Confindustria ha presentato il volume sugli scenari economici Le sfide della politica economica, con le previsioni per l Italia per il Riportiamo una sintesi del rapporto, che è disponibile nella versione integrale sul sito Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce. Quella rassicurante, di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee, e quella preoccupante, di deterioramento del quadro già debole nell Eurozona e in Italia. Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni più selettive del credito bancario. Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale. L economia a più velocità si sta dimostrando anche con ritmi di espansione più bassi. Su questo sfondo i dati e i segnali arrivati nel corso dell estate dagli scambi di merci e da Stati Uniti, Giappone, Cina e India hanno rincuorato circa le previsioni di miglioramento e graduale accelerazione, pur ribadendo le difficoltà di Brasile e Russia, con quest ultima in sofferenza già prima dello scontro con l Ucraina. La ripresa moderata e disuguale in Eurolandia ha registrato, invece, un inatteso stop che non sarà superato rapidamente. In Italia più che di ritorno in recessione si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà Le tesserine congiunturali compongono un mosaico non uniforme. Ci sono alcune parti del sistema italiano che si sono stabilizzate (la più importante: l occupazione), altre che si muovono in lento recupero e altre ancora che continuano ad arretrare. L immagine complessiva è di assestamento. Si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente. La scarsa reattività del Paese a condizioni finanziarie più favorevoli, all aumento delle ragioni di scambio e alla politica di bilancio meno restrittiva, si spiega in due modi. In primo luogo, con la dimensione, non pienamente colta, della decurtazione del pur modesto potenziale di crescita del Paese causata dalla crisi e dalle sue lunghe code. In secondo luogo, con la modestia dell entità di quegli impulsi. Perciò occorre un azione più decisa su tutte le leve di politica economica: moneta, credito, bilancio pubblico, cambio, riforme. 6 Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2014

9 6,0 4,0 2,0 0,0-2,0-4,0-6,0 Commercio mondiale in moderata crescita (Dati trimestrali in volume destagionalizzati, variazioni % e indice 50=nessuna variazione) -8,0 Commercio mondiale -10,0 PMI ordini esteri* (scala destra) -12, * Media luglio-agosto per il terzo trimestre Fonte: elaborazioni CSC su dati Markit e CPB traducesse prima o poi in maggiore spesa. In luglio e agosto c è stata una brusca correzione di quegli stessi indicatori. Correzione che prefigura flessione di domanda e attività nei prossimi mesi. È perciò importante elencare le ragioni a favore di un cambio di segno nella variazione del PIL nel 2015, che sarebbe la prima positiva dal Anzitutto i fattori internazionali. La domanda mondiale, anche se rallentata rispetto al passato (come detto sopra) e frenata dall Europa, sta accelerando. Il CSC, infatti, stima che l incremento del commercio internazionale passi dal 2,6% di quest anno (2,7% nel 2013) al 4,0% nel 2015, grazie alla maggiore crescita americana (dal 2,1% al 3,1%) e degli emergenti (dal 4,5% al 4,9%), mentre l Eurozona rimane ferma (da +0,6% a +0,8%). L euro è sceso dai massimi e tenderà ulteriormente a perdere quota. Anche in Italia ci sono ragioni per prevedere un cambio di rotta dell economia. In primo luogo, il mutamento nelle condizioni monetarie e creditizie e la diminuzione del costo del denaro, avvenuta e nella pipeli- Per la moneta, il credito e il cambio la BCE ha rotto gli indugi, dimostrando di essere l unica istituzione europea che comprenda appieno la gravità della situazione. Le briglie politiche, più che istituzionali, ai suoi interventi rimangono però molto tirate. La Legge di Stabilità può operare su cuneo fiscale e investimenti pubblici e privati. Essendo inesistenti gli spazi di manovra sul deficit, è obbligata la strada, più difficile ma più fruttuosa, della ricomposizione di entrate e uscite: aumento dell imposizione indiretta e diminuzione del costo del lavoro; risparmi sulla spesa corrente da spostare su quella in conto capitale. Si deve partire dal binomio competitività-investimenti, che aiuta esportazioni e domanda interna. I consumi seguiranno velocemente. Ci sono, infine, ma non ultime, le riforme strutturali. Quelle approvate, ma da attuare, e quelle in preparazione. Occorre cogliere al volo l opportunità dei bassi tassi sui titoli pubblici, consolidando la maggiore fiducia con misure strutturali. Il fulcro delle riforme economiche resta il mercato del lavoro, nei vari aspetti: flessibilità, semplificazione delle procedure, ammortizzatori contro il rischio di disoccupazione, cuneo fiscale contributivo, dinamica retributiva, formazione. D altra parte, affinché le riforme si traducano in nuovi comportamenti occorre tempo. Intanto la crisi morde e causa effetti duraturi che mutano la stessa natura dei fenomeni e li aggravano. Per esempio, la più alta disoccupazione che diventa strutturale e le aspettative di deflazione che si radicano e si realizzano. L estate ha fugato il dubbio che il miglioramento degli indicatori qualitativi, osservato a partire dal luglio 2013, si Le previsioni del CSC per l Italia (Variazioni %) Prodotto interno lordo Consumi delle famiglie residenti Investimenti fissi lordi di cui: in costruzioni Esportazioni di beni e servizi Importazioni di beni e servizi Saldo commerciale 1 Occupazione totale (ULA) Tasso di disoccupazione 2 Prezzi al consumo Retribuzioni totale economia 3 Saldo primario della PA 4 Indebitamento della PA 4 Debito della PA ,4-1,9-4,0-2,6-8,0-4,7-6,1-6,7 2,1 0,1-7,0-2,8 1,1 2,4-1,1-1,9 10,7 12,2 3,0 1,2 1,2 1,4 2,5 2,2 3,0 3,0 127,0 132,6 Tabella ,4 0,5 0,1 0,5-2,3 0,8-2,7 0,2 1,8 3,2 1,6 3,0 2,8 2,9-0,6 0,2 12,5 12,5 0,3 0,5 1,1 1,0 2,1 2,0 3,0 2,9 137,0 137,9 1 Fob-fob, valori in percentuale del PIL; 2 valori percentuali; 3 per ULA; 4 valori in percentuale del PIL. Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati ISTAT e Banca d Italia. Genova Impresa - Settembre / Ottobre

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11 In Italia stabile la domanda di credito, risale l'offerta (Imprese, indici cumulati 4 trimestre 2006=0, calcolati sulle % nette di risposte delle banche) Domanda di credito Offerta di credito Offerta = variazione dei credit standard con segno invertito. Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d Italia, Bank lending survey. 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 Costo del denaro in calo, ma ancora alto (Italia, tassi sui prestiti bancari alle imprese; valori %) Piccole imprese* Totale imprese Grandi imprese** Euribor 3 mesi 0, Nuove operazioni. * <1 milione di euro; **>1 milione di euro. Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d Italia e Thomson Reuters. ne: le ultime misure della BCE puntano a favorire i prestiti al settore privato, attraverso i nuovi meccanismi di erogazione della liquidità. Sono tutti progressi che tendono ad allentare il credit crunch. Una prima indicazione positiva in tal senso è emersa nei dati di giugno e luglio, con l arresto della caduta dei prestiti alle imprese. Ci sono poi gli effetti dei provvedimenti adottati dal Governo: pagamenti dei debiti della PA, riduzione IRPEF sui redditi bassi, maggiore attivazione di investimenti pubblici. E c è l atteso impatto dell EXPO. Il CSC perciò punta sul ritorno alla crescita del PIL italiano dal primo trimestre del 2015 e a tassi di incremento trimestrali dell 1,2% annualizzato. Un ritmo che deve essere accresciuto per risollevare l Italia e rimuovere le conseguenze economiche e sociali della crisi. Perciò rimane urgente agire con la Legge di Stabilità e le riforme nelle direzioni sopra indicate. In sintesi, con il nuovo set di informazioni il CSC prevede un calo del PIL dello 0,4% nel 2014 e un incremento dello 0,5% nel I consumi delle famiglie sono in aumento in entrambi gli anni: +0,1% e +0,5%. E lo stesso le esportazioni: +1,8% e +3,2%. Gli investimenti, invece, calano ancora nel 2014 (-2,3%) e ripartono nel 2015 (+0,8%). Anche l occupazione scende ulteriormente quest anno (-0,6%) e risale il prossimo (+0,2%), mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile ai livelli già raggiunti all inizio del 2014 (12,5%). Il deficit pubblico si mantiene entro i limiti imposti dai vincoli europei (3,0% del PIL nel 2014 e 2,9% nel 2015). Il debito pubblico in rapporto al PIL continua a lievitare: 137,0% nel 2014 (132,6% nel 2013) e 137,9% nel Per i conti pubblici non si tratta di un vero peggioramento, ma del riflesso del quadro congiunturale. L indebitamento netto strutturale scende l anno prossimo a un ritmo adeguato (dall 1,0% del PIL del 2014 allo 0,6%). Pesano le pressioni deflazionistiche, che piegano all ingiù la dinamica dei prezzi. Quelli al consumo aumentano dello 0,3% nonostante l aumento delle retribuzioni (oltre il 2% annuo nell industria in senso stretto). Si assottigliano quindi ulteriormente i margini delle imprese.l Genova Impresa - Settembre / Ottobre

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13 L INTERVISTA di Piera Ponta Fondo Strategico Italiano interviene a sostegno solo di aziende di grandi dimensioni in equilibrio economico, finanziario e patrimoniale, con prospettive di crescita tecnologica e di espansione sui mercati internazionali. Requisiti minimi che non lasciano spazio a nessuna forma di assistenzialismo. FSI, tramite i suoi organi, persegue una missione basata sulla qualità e sul merito, con interventi mirati nei confronti di aziende sane e ad alto potenziale di crescita Grazie alla partecipazione del Fondo, le imprese potranno intraprendere il percorso della quotazione in Borsa e accedere al mercato dei capitali con mezzi adeguati Gli investitori esteri che fanno riferimento a FSI possono essere ottimi ambasciatori delle eccellenze italiane sui mercati internazionali Maurizio Tamagnini Onore al merito Maurizio Tamagnini è amministratore delegato di Fondo Strategico Italiano (FSI), la holding di partecipazioni controllata dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, e presidente della Joint Venture tra FSI e Qatar Holding (IQ Made in Italy Investment Company) per investimenti nei settori di punta del Made in Italy. FSI dispone oggi di 4,4 miliardi di euro di fondi per investimenti di capitali di rischio in aziende italiane di grandi dimensioni. Tra gli interventi di successo di FSI c è l operazione con Ansaldo Energia, che sta già facendo scuola. Tamagnini è anche membro della task force di esperti voluta dal Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, al fine di elaborare un Industrial Compact italiano. Dottor Tamagnini, qual è il ruolo del Fondo Strategico Italiano nella politica industriale del nostro Paese? Il Fondo Strategico Italiano ha principalmente due obiettivi: il primo è creare le condizioni per la crescita dimensionale di quelle imprese industriali italiane che presentano un significativo potenziale di sviluppo in termini di tecnologie, presenza sui mercati esteri, autonomia finanziaria. Imprese che, con il nostro intervento in qualità di socio di minoranza con governance attiva, potranno intraprendere il Genova Impresa - Settembre / Ottobre

14 percorso della quotazione in Borsa e accedere al mercato dei capitali senza dover rinunciare a una scelta di crescita solo perché non dispongono di mezzi adeguati. Il secondo obiettivo è agire da catalizzatore nei confronti di capitali di rischio stranieri, in modo da rafforzare la propria dotazione di capitale e poter sostenere, così, un numero maggiore di investimenti. Inoltre, il coinvolgimento di investitori esteri può aiutare le aziende italiane partecipate dal Fondo a cogliere opportunità di business o a creare sinergie in paesi molto lontani e per loro di difficile accesso. Gli investitori esteri possono, tra l altro, essere ottimi ambasciatori delle nostre eccellenze nei relativi paesi di provenienza. Chi contribuisce alla dotazione del Fondo e quali sono i requisiti minimi che un azienda deve presentare per poter essere oggetto di un possibile intervento da parte di FSI? Alla dotazione finanziaria di FSI partecipano i correntisti postali, la Banca d Italia, veicoli di investimento controllati dai governi del Kuwait e del Qatar, soggetti non interessati a una remunerazione del capitale nel breve periodo, ma viceversa attenti ai risultati nel medio-lungo termine. Il Fondo interviene, quindi, a sostegno di aziende in equilibrio economico, finanziario e patrimoniale, con prospettive di crescita e di redditività e in grado di assicurare continuità nella gestione, escludendo qualunque ipotesi di cessione degli asset ad altri operatori industriali. In questo contesto, per esempio, il dossier Ansaldo Energia presentava, fin dall inizio, tutte le caratteristiche per diventare un caso di scuola. Già da qualche tempo il Fondo stava valutando la possibilità di investire nella società, avendo trovato conferme sull alto livello dell attività di ricerca e di sviluppo tecnologico, oltre che sulle competenze tecniche della manodopera nella produzione di macchinari per l energia, ambito in cui gli Italiani sono generalmente molto bravi e dove Ansaldo Energia rappresenta un eccellenza mondiale. Cosa ha convinto, alla fine, FSI a intervenire su Ansaldo Energia? Finmeccanica era ormai decisa a vendere per concentrarsi su asset ritenuti più strategici per il Gruppo, e il Fondo, verificato che non solo Ansaldo Energia rispondeva a tutti i requisiti previsti, ma che le prospettive di coinvolgimento di qualche importante investitore in tempi brevi erano concrete, ne ha acquisito la maggioranza per impedire che passasse nelle mani della concorrenza. Tengo a precisare che si è trattato di un fatto abbastanza eccezionale, perché FSI partecipa al capitale delle imprese prevalentemente con quote di minoranza. A conforto della decisione di FSI c era anche una strategia aziendale chiara, sostenuta con convinzione dall amministratore delegato, l ing. Giuseppe Zampini, e condivisa dal management, dai lavoratori e dai sindacati. L ingresso del Fondo come azionista ha assicurato da subito ad Ansaldo Energia la serenità necessaria per consolidare il proprio piano strategico e per aggiudicarsi nuove commesse per la costruzione di turbine. Quindi, anche con il supporto di esperti, abbiamo individuato il miglior socio possibile per Ansaldo Energia, ovvero Shanghai Electric, che ha acquisito una partecipazione del 40%, favorendo all azienda genovese l accesso ai mercati asiatici, che sono in grande espansione e rappresentano già oggi il 50% del business globale. Con Shanghai Electric, Ansaldo Energia potrà rafforzare la propria presenza in Cina attraverso due joint venture (una per lo sviluppo e commercializzazione di una turbina da 50Hz, destinata ai mercati asiatici, e una per la costituzione di un centro di Ricerca & Sviluppo). Nell attesa che diventino operative le JV cinesi, Shanghai Electric, come previsto da una clausola inserita nell accordo, darà mandato ad Ansaldo Energia per la costruzione di alcune turbine addizionali, generando un impatto positivo sul territorio, in termini di indotto e di occupazione. A questo proposito, ricordo anche che l intesa raggiunta con la coreana Doosan, per lo sviluppo di una turbina a gas per i Paesi con rete elettrica a frequenza 60Hz (Nord America, Brasile, Arabia Saudita, Corea), si tradurrà, nell arco dei prossimi sette anni, nell assunzione di un centinaio di ingegneri presso il centro Ricerca & Sviluppo di Genova. Tutto questo, unito all acquisizione dell inglese Nuclear Engineering Services, a supporto dell attività di decommissioning di Ansaldo Nucleare nel mondo, riteniamo possa mettere Ansaldo Energia nelle condizioni di crescere, di affermarsi sempre più a livello internazionale e di prepararsi alla quotazione in Borsa. In questa logica rientra anche la nomina a presidente di Umberto della Sala, che potrà contribuire, con la sua esperienza, a rendere Ansaldo Energia ancora più attrattiva per il mercato e per i giovani di talento. La brillante operazione con Ansaldo Energia ha reso piuttosto popolari il Fondo e il suo azionista di maggioranza, Cassa Depositi e Prestiti, che vengono oggi da più parti chiamati a contribuire alla risoluzione di varie e complesse vicende societarie. Come rispondete a queste sollecitazioni? Innanzi tutto chiarendo che il Fondo, tramite i suoi organi, persegue una missione basata sulla qualità e sul merito. FSI è amministrato da un Consiglio di Amministrazione di cinque membri, compreso il Presidente, due dei quali in possesso dei requisiti di indipendenza stabiliti dal Decreto Legislativo n. 385 del 1º settembre 1993; il Consiglio, poi, si avvale delle competenze del Comitato Strategico e del Comitato Investimenti, entrambi organi consultivi nominati dal Consiglio stesso. Il primo esprime pareri riguardo ai settori di intervento e alle politiche generali di investimento, mentre il secondo valuta le singole ipotesi di investimento - in un ottica istituzionale e con particolare attenzione all indotto, ma sempre tenendo conto delle procedure di istruttoria accennate prima - che vengono poi sottoposte, con parere motivato ma non vincolante, al Consiglio di Amministrazione. Riceviamo molti dossier interessanti, ma il requisito imprescindibile rimane la potenzialità di crescita dell azienda. Il Fondo supporta lo sviluppo di quelle imprese che, sebbene siano considerate di grandi dimensioni in Italia, non lo sono ancora abbastanza quando devono confrontarsi con i loro maggiori competitor internazionali. In questo contesto, un ruolo determinante lo gioca la filiera dei fornitori: imprese medie, piccole, talvolta piccolissime, chiamate a un cambio di passo per supportare la grande azienda nel processo di sviluppo innescato dal Fondo, ma alle quali, allo stesso tempo, viene offerta un opportunità unica di crescita e di creazione di valore sul territorio.l 12 Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2014

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16 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS energia Energia positiva di GIORGIO SQUINZI Aumento della produzione industriale e incremento dell occupazione con un contributo al tasso di crescita medio annuo dell economia dello 0,5%: questo l impatto di un adeguato programma a sostegno dell efficienza energetica. Oltre al risparmio sulla bolletta energetica. L Europa, ormai da anni, si è data obiettivi ambiziosi per la sostenibilità ambientale nel medio e lungo periodo. Nel lungo, con la Roadmap al 2050 per un economia a basso contenuto di carbonio, ha assunto l impegno di ridurre le emissioni climalteranti addirittura dell 80% rispetto al 1990, con una quota di fonti rinnovabili del 55% e un obiettivo di risparmio energetico del 40%. Target significativi, per raggiungere i quali l Europa stessa ha definito una tabella di marcia che si sostanzia nel famoso pacchetto clima-energia al 2020 e nella Comunicazione della Commissione, dello scorso gennaio, che indica i nuovi obiettivi per la sostenibilità ambientale al 2030: riduzione delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990; sviluppo delle fonti rinnovabili del 27% nei consumi finali di energia e un risparmio energetico del 30%. Tutte buone ragioni per trasformare la sfida ambientale in un occasione di crescita economica e occupazionale, anche per agganciare quella ripresa economica che in Italia stenta a decollare. Gli investimenti green rappresentano un opportunità importante per garantire la competitività del nostro tessuto industriale e le imprese dimostrano di averlo capito. Solo tra il , ben il 22% dell industria nazionale ha investito in tecnologie green, assicurandosi così maggior risparmio energetico e minor impatto ambientale. Bisogna considerare che la capacità innovativa di un impresa, in ottica green, è un requisito fondamentale per affrontare con successo la sempre più difficile sfida della competitività internazionale: un impresa orientata all innovazione sulla sostenibilità ambientale registra infatti migliori performance in termini sia di esportazione, sia di redditività (il 17,5% delle imprese che effettua investimenti green è anche esportatrice contro il 10% di imprese che non lo fanno). Il green perciò non è solo un opportunità per rafforzare la propria competitività in un momento di crisi ancora forte, ma è esso stesso bacino di sviluppo. Oggi il settore della green economy italiana produce un valore aggiunto di milioni di euro, pari al 10,6% del totale prodotto e occupa mila unità (considerato il settore 14 Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2014

17 SIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO pubblico e privato), pari al 13,3% dell occupazione totale, con un potenziale di oltre 3 milioni di occupati nel campo dei green job (dati al 2012). Solo nel settore delle fonti rinnovabili elettriche, nel 2012, sono stati investiti ben milioni di euro in nuovi impianti di produzione, con ricadute occupazionali, compreso l indotto, per 125 mila unità. Tutti dati che confermano quanto in Italia l industria dell efficienza energetica abbia risorse notevoli: possiamo vantare la leadership tecnologica a livello europeo in diversi settori, come le pompe di calore, gli elettrodomestici, la domotica, l illuminotecnica, le caldaie, i motori, gli inverter, oltre ovviamente all edilizia e all automotive. Oggi il numero di imprese coinvolte direttamente o indirettamente nella domanda per investimenti per l efficienza energetica supera le 250mila. Valutata la solida base da cui partiamo, lo sviluppo di una politica stabile e di lungo periodo sull efficienza può rappresentare un volano unico per attivare la domanda interna e cogliere le opportunità di crescita a livello internazionale. Confindustria ritiene che attraverso un adeguato programma di sostegno agli investimenti in tecnologie e servizi per l efficienza energetica si avrebbe un impatto importante: nel periodo la crescita della produzione industriale potrebbe essere di oltre 65 miliardi di euro in media l anno, con un incremento del numero di occupati di circa 500mila unità. Particolarmente significativo risulta il contributo al tasso di crescita medio annuo dell economia che potrebbe raggiungere un valore dello 0,5%. Non solo. Sulla bolletta energetica si potrebbe determinare un risparmio di oltre 5,7 miliardi di euro annui (pari cioè a circa il 10% della bolletta energetica nazionale). E i potenziali benefici in termini di costo della CO2 evitata ammonterebbero a oltre 270 milioni di euro l anno. Numeri che dovrebbero far riflettere. Vogliamo davvero buttare via un opportunità concreta di crescita industriale, economica e occupazionale così forte?l Giorgio Squinzi è Presidente di Confindustria Genova Impresa - Settembre / Ottobre

18 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS energia Fonti & incentivi Da anni manca un piano energetico nazionale; da sempre, un Ministro che ne sia responsabile. di ARISTIDE FAUSTO MASSARDO La scrittura di un articolo non strettamente scientifico, cioè non il solito scientific paper, su un argomento così ampio e complesso come l energia rappresenta una interessante occasione per analizzare e mettere alla prova le proprie convinzioni generali sul tema. Per abitudine il mio approccio è accademico, il che mi rende autonomo, indipendente, fortemente correlato alla mia scientific reputation, così importante nel mondo accademico anglosassone cui mi rifaccio. Non posso tuttavia trascurare il fatto, informandone il lettore, che a causa della forte collaborazione a diversi livelli con aziende, imprese, Autorità (per l Energia), GSE, UE, operanti nel settore dell energia la mia visione è, almeno in parte, contaminata (in senso positivo) dal contatto quotidiano con il mondo reale che circonda da sempre l ambiente della Scuola Politecnica dell Università di Genova. La prima cosa che mi viene in mente è che energia è una parola spesso abusata o, peggio, male utilizzata. Basti pensare alla recente pubblicità televisiva di una grande azienda del settore (quella che la ricerca la va a fare al MIT) che parlava di produrre energia. Sbagliato: infatti il primo principio della termodinamica afferma che l energia si converte, non si produce, essa cambia solo di forma; senza poi dimenticare che, per il secondo principio, nel cambiamento essa degrada, perde cioè capacità di fare lavoro utile (concetto di exergia) attraverso la conversione non reversibile (concetto di entropia). Mi chiedo, poi, quanto l importanza dell energia sia compresa nella nostra vita quotidiana. Poco, forse solo un blackout di qualche giorno renderebbe la società davvero interessata all argomento spesso trascurato e gestito, anche a livello di media, con superficialità. Ma se non avessimo acqua perché le pompe non funzionano, niente frigoriferi per la catena del freddo e quindi problemi anche sanitari con il cibo, niente benzina, niente ascensori, niente elettricità, ospedali senza sicurezza, niente illuminazione per un mondo buio come nel medioevo, carte di credito bloccate, tv e internet pure ecc.? Scopriremmo così che la società moderna e i suoi rapporti sociali rappresentano solo una piccola, sottile crosta sulla superficie della terra spazzata facilmente via dalla carenza o assenza di disponibilità di energia (chi non ricorda, per esempio, l incremento di delitti a New York nell ultimo grande blackout?). Perciò una seria riflessione sulla società del consumo (incluso quello di energia) non può non essere fatta da tutti: esperti del settore o meno. Ma quali sono gli aspetti essenziali che non possiamo trascurare parlando di energia? Fondamentali sono: le fonti di energia, il sistema tecnologico di conversione, l uso finale. L uso finale dell energia è l elemento trainante: il consumo elettrico, i trasporti, il riscaldamento ecc., rappresentano la domanda da soddisfare. Dall altro lato abbiamo le risorse finite o meno di energia. In mezzo, fra fonti e domanda, le tecnologie di conversione, che traslano le risorse, le modificano in beni utilizzabili come energia meccanica, elettrica, calore, freddo ecc. e che devono rispettare l ambiente. La domanda: cresce, cresce, cresce, nonostante il concetto di risparmio energetico! Nei BRICS, alla crescita economica corrisponde una tumultuosa crescita della domanda di energia (si parla di raddoppio dei consumi mondiali nei prossimi decenni). Nei paesi occidentali, in particolare in USA, i livelli dei consumi energetici pro capite sono già sufficientemente elevati, mentre nel cosiddetto terzo mondo non può accadere altro che una crescita dei consumi rincorrendo il benessere associato all uso dell elettricità e dei suoi totem (frigoriferi, televisori, condizionatori ecc.). Le fonti energetiche sono variegate e vanno da quelle fossili (combustibili solidi, liquidi e gassosi) a quelle nucleari, tengono conto anche delle cosiddette fonti rinnovabili, basate essenzialmente sull energia solare (anche il vento è un effetto della insolazione del nostro pianeta così come il ciclo dell acqua), per non parlare di altre fonti minori come quelle gravitazionali (maree), geotermiche ecc. In questi anni, un argomento molto dibattuto è correlato 16 Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2014

19 SIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO all esaurimento delle fonti fossili: proiezioni nel tempo delle disponibilità, scenari foschi sui tempi di esaurimento sono discussi nei convegni con diverse interpretazioni a seconda del punto di vista e di interesse del relatore (in particolare nelle tante tavole rotonde sull argomento). Possiamo però dire che molte delle previsioni sono state oggi ribaltate da due fatti principali: la scoperta del cosiddetto shale gas e la corsa alle rinnovabili, che stanno ridisegnando nuovi scenari, anche molto complessi, nel mondo dell energia (per esempio, gli USA saranno a breve energeticamente autosufficienti e diventeranno esportatori di fossili anziché importatori). Cosa dire delle tecnologie di conversione? Ci sarebbe tanto, troppo da dire. Voglio solo ricordare il miglioramento dei rendimenti di conversione. Si è infatti passati da un valore di poco inferiore al 10% all inizio del secolo scorso al 60% di oggi (grandi cicli combinati). Esemplificando: con un litro di gasolio (o un metro cubo di gas naturale) oggi convertiamo in effetto utile sei volte più di quello che facevamo cento anni or sono e abbiamo ridotto a un sesto le emissioni di biossido di carbonio: passi da gigante grazie solo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico. Investimenti utili alla nostra società e che non possono e non devono arrestarsi. Certo oggi è sempre più difficile migliorare le prestazioni avvicinandoci ai limiti di Carnot, ma la sfida è lì, davanti a noi. Investire in ricerca e tecnologia per non restare fuori da questo mondo e diventare solo un mercato per altri è obbligatorio; farlo bene e in tempi rapidi lo è altrettanto. E le fonti rinnovabili? Per non parlare solo di fossili (anche se nel mondo circa l 80% dell energia convertita è basata su fonti fossili), ricordo l eolico, il fotovoltaico, le biomasse ecc., che danno sempre più significativi contributi in termini di potenza installata e un po meno in energia convertita (il fattore di utilizzo è come noto non elevato). Ma vi è una notevole differenza fra biomasse (in tutte le loro declinazioni inclusi i rifiuti) e solare o eolico, che consiste nella variabilità e incontrollabilità delle seconde. Sembra un osservazione banale, ma la incontrollabilità del fotovoltaico e dell eolico ha reso molto complessa la situazione dei sistemi di distribuzione di energia elettrica e la vita dei cosiddetti cicli termici. È così entrata nel linguaggio comune delle centrali e degli operatori la temuta parola flessibilizzazione. In Italia, in particolare, forse anche per mancanza di visione e di programmazione (l ultimo serio piano energetico nazionale lo ricordo da giovane ingegnere...), la situazione è difficile (si vedano i dati del GSE e dell AEEG degli ultimi anni sui rispettivi siti web), e ciò a maggior ragione per la sempre più pressante necessità di utilizzo di sistemi di accumulo dei quali ci si deve oggi occupare e dotare per superare la variabilità delle rinnovabili. A tale proposito ricordo, però, che in Italia siamo già dotati di un grande sistema di accumulo: quello idraulico nazionale, i cosiddetti impianti di pompaggio, circa MW decisamente sottoutilizzati, forse proprio per mancanza di visione e di programmazione del sistema energetico nazionale. E che dire degli aspetti economici? L Italia negli anni 90 inventò, in un momento di carenza di generazione e di difficoltà nella realizzazione di nuovi impianti, il famoso CIP6/92, quello delle energie assimilate alle rinnovabili per raffinerie e impianti siderurgici; poi, nel 2002 la delibera AEEG 42/02 per la cogenerazione; e così via i certificati verdi, i certificati bianchi, il recepimento della direttiva CE sulla cogenerazione ad alto rendimento, i vari conti energia per biogas, fotovoltaico, biomasse ecc. e, adesso, i SEU, SESEU ecc. Oggi sono attivi incentivi al fotovoltaico e all eolico che impegnano la rete elettrica, i consumatori e, in particolare, le nostre aziende a sostenerne costi decisamente elevati (ben più di 10 Miliardi di euro l anno di incentivi che hanno attirato molti dall estero e anche da aree grigie del nostro paese) e che incrementano in modo consistente il prezzo medio del kwh (gli incentivi sono caricati sul costo dell energia fossile, ovviamente) rendendo così anche meno competitive le nostre aziende manifatturiere. Tuttavia, se con il tanto criticato CIP6 abbiamo sviluppato tecnologia (per esempio TG per gas a basso potere calorifico - Low BTU Gas; cicli complessi come gli IGCC ecc.) con i conti energia del fotovoltaico e dell eolico, abbiamo solo o quasi importato la tecnologia, esportando solo euro. Forse ci salveranno le smart grid, almeno lo spero, e quindi siamo in molti coinvolti giornalmente nella ricerca su questi sistemi e componenti. Concludo con una riflessione per la politica. Mi chiedo perché in Italia non abbiamo mai avuto né abbiamo un Ministero dell Energia. Abbiamo, infatti, solo una direzione in un Ministero con altri compiti principali (Sviluppo Economico) e altri con deleghe parziali (Ambiente ecc.). E allora perché gli USA hanno il potentissimo Department of Energy (DoE), che decide la politica estera petrolifera ed energetica del più avanzato paese del mondo? Forse perché l energia è molto importante per un paese moderno e avanzato e l Italia non lo è mai stato davvero?l Aristide Fausto Massardo è Ordinario di Sistemi per l Energia e l Ambiente Scuola Politecnica dell Università degli Studi di Genova Genova Impresa - Settembre / Ottobre

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