Capitolo 5 SVILUPPO: L ULTIMO MILIARDO E L AFRICA INTRODUZIONE

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1 Capitolo 5 SVILUPPO: L ULTIMO MILIARDO E L AFRICA INTRODUZIONE La configurazione del mondo del XXI secolo dipenderà anche dalla direzione di sviluppo che intraprenderà l Africa. L Africa è stata associata tradizionalmente con la povertà. È stata vista esclusivamente come «problema». Ma la realtà è più complessa. Negli ultimi cinque anni un ampio gruppo di paesi africani è cresciuto a ritmi elevati (5%), le ingenti risorse naturali, e soprattutto petrolifere in alcuni paesi (Nigeria, Angola) hanno attratto l interesse e gli investimenti delle grandi potenze (Stati Uniti e Cina in particolare). L ingresso della Cina nel continente africano (insieme a quello dell India) è il vero fatto nuovo, quello suscettibile di caratterizzare maggiormente le prospettive e direttrici di sviluppo dell Africa. Nel bene e nel male. La Cina assicura flussi di investimenti e assistenza, ma allo stesso tempo aiuta, con il suo approccio alle relazioni internazionali basato sull interesse economico e la «non interferenza» negli affari interni dei paesi africani, la perpetuazione di regimi autoritari responsabili di palesi violazioni dei diritti umani. Sudan docet. Ancor più che altrove, in Africa lo sviluppo dell ultimo decennio si è caratterizzato per una distribuzione del reddito che solo marginalmente ha beneficiato chi è estraneo alle oligarchie. A differenza di quanto accaduto in America Latina dove la crescita ha rafforzato la struttura della classe media, in Africa il diverso punto di partenza delle locali società ha in larga misura impedito che il benessere giungesse alle popolazioni. Eppure, malgrado ciò, non è esagerato parlare di risveglio africano. A farlo è il grande padre del Sud Africa post-apartheid, Nelson Mandela. L affacciarsi della crisi economico-finanziaria internazionale ha negli ultimi mesi riaddossato sui cieli africani vecchie nubi, in special modo sulle aree sub-sahariane, le regioni in più forte ritardo. La riduzione del commercio internazionale avrà effetti deleteri sui trend di ricchezza e la minore disponibilità di risorse nel mondo industrializzato rischia di ridurre la disponibilità

2 208 il mondo che verrà delle risorse per gli aiuti allo sviluppo, mettendo ulteriormente a rischio il raggiungimento degli obiettivi del millennio. Ma sono le tensioni protezionistiche che serpeggiano nel «mondo ricco» a generare i rischi maggiori: la generazione della ricchezza in Africa più che per gli aiuti allo sviluppo passa per l apertura dei mercati internazionali ai suoi prodotti, materie prime e prodotti agricoli in primis. L apertura dei ricchi mercati mondiali ai beni africani è la condizione imprescindibile per gettare le basi di un vero e duraturo sviluppo del continente in grado di offrire non solo una speranza ma anche una prospettiva a quell «ultimo miliardo» («the bottom billion») di esseri umani che non solo si trovano in condizioni di povertà, ma che non possono coltivare nemmeno una ragionevole speranza di uscirne a breve termine. Atre precondizioni per lo sviluppo dei paesi africani sono l aumento della produttività agricola (che non regge il passo con la crescita demografica nel continente) e la diversificazione delle economie attraverso lo sviluppo del settore manifatturiero. Last but not least, la maggior parte dei paesi africani soffrono di un deficit di governance (scarso consolidamento delle leggi dello stato di diritto, corruzione, criminalità legata al contrabbando di materiali preziosi oro, diamanti, petrolio), che complica la piena integrazione del continente nel mondo globalizzato e sono, insieme alla povertà, causa primaria dei conflitti sanguinosi che tormentano il continente. Eppure l Africa sta pian piano costruendo una sua soggettività politica. Ne è prova la crescita delle organizzazioni regionali del continente, consolidatasi negli ultimi anni, in primis l Unione Africana, nata nel 2002, che raggruppa 53 paesi e sta cercando di assumere crescenti responsabilità nella gestione dei problemi del continente. Il presidente libico Muammar Gheddafi, recentemente eletto presidente dell Unione Africana ci spiega obiettivi e ambizioni del nuovo corso dell UA. Africa sub-sahariana e Africa maghrebina, credenze animiste e fede musulmana, organizzazione tribale e istituzioni statali di stampo europeo: sono molteplici le sfaccettature che il leader libico deve ricondurre a unità, nel tentativo di dare voce agli interessi di tutti. L Italia, nella sua qualità di presidente del G8, intende dare una mano concreta al tentativo africano di consolidare il rilancio del suo associazionismo. Lo fa invitando l Unione Africana e i paesi del Nepad (New partnership for Africa s development, che include Algeria, Egitto, Senegal, Nigeria e Sud Africa) a partecipare ai lavori del G8 offrendo loro di andare oltre la

3 sviluppo: l ultimo miliardo e l africa 209 consueta partecipazione formale e la possibilità di parlare con la voce dei propri rappresentati su temi cruciali per il futuro stesso dell Africa, dallo sviluppo sostenibile all accesso alle risorse. La principale risorsa dell Africa è in fondo la sua gente, il potenziale di capitale umano. Perpetuando il sogno di Mandela, il mondo industrializzato può fare in modo che le giovani generazioni africane siano messe in grado innanzitutto di avere accesso a un istruzione di qualità, anche favorendo la loro formazione in Occidente, per periodi temporanei, e metterle così in condizione di trasferire il loro know-how nei paesi di provenienza. L altra condizione per potenziare il capitale umano dell Africa, dove le aspettative di vita restano ancora troppo basse, è lo sviluppo di una sanità efficace, in grado di prevenire, più che curare, le pandemie che affliggono quei territori. Solo quando questi due pilastri istruzione e sanità saranno stati eretti e consolidati si potrà seriamente parlare di un Africa in grado di camminare con le sue gambe, senza poggiare sulla sempre disponibile stampella del paternalismo. Per realizzare questo obiettivo, tanto ambizioso quanto ordinario nella sua ovvietà, serve una svolta improntata alla concretezza. L Africa è da decenni abituata ad ascoltare messaggi altisonanti, dichiarazioni di intento, proclami lanciati dai consessi più prestigiosi. Finora questi appelli hanno avuto il merito di mantenere alta l attenzione sulle questioni africane. Tuttavia ora serve un salto di qualità, improntato all approccio del fare: questa è la logica dell invito italiano ai paesi africani per il G8. Un invito più che per dire, per ascoltare cosa fare. E provarlo a fare.

4 Box 1 Africa: Obiettivi del Millennio Nel 2000, 189 Capi di Stato e di Governo hanno adottato la Dichiarazione del Millennio (Millennium Development Goals, MDG), con cui si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 otto obiettivi: 1. Sradicare la povertà estrema e la fame 2. Garantire l'educazione primaria universale 3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne 4. Ridurre la mortalità infantile 5. Migliorare la salute materna 6. Combattere l'hiv/aids, la malaria ed altre malattie 7. Garantire la sostenibilità ambientale 8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo Alcuni progressi sono stati compiuti (ad es. con l istituzione del Fondo Globale su HIV/AIDS tubercolosi e malaria al Vertice di Genova 2001 si calcola siano state salvate più di due milioni di vite) ma nonostante l impegno dei paesi più ricchi in materia di aiuti, commercio e debito, e di quelli più poveri per migliorare il rafforzamento delle proprie istituzioni, la lotta alla corruzione e la promozione della democrazia e dei processi partecipativi della società civile, molta strada rimane ancora da fare per raggiungere entro il 2015 gli Obiettivi del Millennio.

5 Box 1 Africa: Obiettivi del Millennio 1 Sradicare la povertà estrema e la fame Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore ad 1 $ al giorno Raggiungere un occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovani Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame 2 Rendere universale l educazione primaria Assicurare che ovunque, entro il 2015, i bambini, sia maschi che femmine, possano portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria 3 Promuovere l eguaglianza di genere e l empowerment delle donne Eliminare le disparità di genere nel campo dell educazione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005, e a tutti i livelli educativi entro il 2015

6 4 Ridurre la mortalità infantile Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni 5 Migliorare la salute materna Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna Raggiungere, entro il 2015, l accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva 6 Combattere l'aids, la malaria e le altre malattie Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la diffusione dell HIV/AIDS Raggiungere entro il 2010 l accesso universale alle cure contro l HIV/AIDS per tutti coloro che ne hanno bisogno Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, l'incidenza della malaria e delle altre principali malattie 7 Assicurare la sostenibilità ambientale Integrare i principi dello sviluppo sostenibile all interno delle politiche e dei programmi dei paesi e invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali

7 Ridurre la perdita di biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del tasso di perdita Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non ha accesso all'acqua potabile e agli impianti igienici di base Entro il 2020 raggiungere un significativo miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli 8 Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo Rivolgersi ai bisogni specifici dei paesi meno avanzati, di quelli privi di sbocco al mare e dei piccoli stati insulari in via di sviluppo Sviluppare un sistema commerciale e finanziario più aperto, regolamentato, prevedibile e non discriminatorio Trattare globalmente i problemi legati al debito dei PVS In cooperazione con le aziende farmaceutiche, rendere possibile nei pvs l accesso ai farmaci essenziali con costi sostenibili In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente per quanto riguarda l'informazione e la comunicazione

8 LIVELLI DI POVERTÀ Fonte: UN Human Development Report 2007/2008

9 LE SFIDE PER LO SRADICAMENTO DELLA FAME NEL MONDO FIGURA 1: Numero di persone sottonutrite nel mondo in via di sviluppo FIGURA 2: Percentuale di persone sottonutrite nel mondo in via di sviluppo 1,00 24 Million People Percentag Source: FAO Source: FAO FIGURA 3: Crescita economica e riduzione della fame PIL negli anni 90 e prevalenza della sottonutrizione nel 2000 Logaritmo del PIL medio pro capite, anni 90 Prevalenza della sottonutrizione per gruppo di paesi, 2000 Fonte:FAO, Banca Mondiale

10 Crescita del PIL negli anni 90 e riduzione della fame per quintile Crescita media in PIL pro capite (%) Progresso realizzato dai paesi nella riduzione della fame per quintile, dal al Peggioramento Progresso lento Progresso rapido Fonte: FAO, Banca Mondiale

11 Crescita economica e riduzione della fame Variazione della sottonutrizione, anni 90 Crescita media in PIL pro capite (%) paesi con crescita negli anni 80 e 90 paesi con crescita nei soli anni 90 - Valori adattati per la crescita negli anni 80 e 90 - Valori adattati per la crescita nei soli anni 90 Fonte:FAO e Banca Mondiale

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