INFORMAZIONI AL LETTORE

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2 INFORMAZIONI AL LETTORE La legislazione europea in tema di sicurezza alimentare (ed in particolare l insieme di norme denominate pacchetto igiene ) prevede la responsabilizzazione diretta dei produttori di alimenti (operatori del settore alimentare ->OSA), e dei produttori di mangimi per animali destinati a produrre alimenti per il consumo umano (operatori del settore dei mangimi ->OSM) compresa la produzione primaria, intendendo con questo termine tutte le fasi della produzione, dell allevamento o della coltivazione dei prodotti primari,compresi il raccolto, la mungitura e la produzione zootecnica precedente la macellazione. L allevatore è a pieno titolo considerato un operatore del settore alimentare e quindi responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni della legislazione alimentare. L allevamento di animali è considerato una attività di impresa alimentare. In questo contesto i pericoli alimentari presenti a livello della produzione primaria dovrebbero essere identificati e adeguatamente controllati per garantire gli obiettivi di sicurezza alimentare. La legislazione europea prevede quindi che manuali di buone pratiche operative debbano servire a incoraggiare il rispetto dei principi dell igiene, della salute e del benessere degli animali che, se applicati, forniscono prodotti salubri. L Assessorato alla tutela della salute e sanità della Regione Piemonte ha voluto promuovere questa campagna informativa e formativa per gli allevatori. La pubblicazione, redatta da esperti veterinari sulla base di un ampio progetto regionale, tiene conto dell esperienza maturata dai servizi veterinari delle Asl. La finalità è fornire agli operatori del settore, interessati ad attivare un programma di miglioramento sanitario, una visione di insieme che sottolinei le maggiori criticità e gli errori più comuni rilevati nella gestione degli allevamenti. Per le stesse motivazioni si è ritenuto utile citare, in un formato facilmente consultabile,le norme fondamentali che regolamentano l attività di allevamento in materia di sanità animale ed igiene degli allevamenti, alimentazione e benessere animale anche al fine di consentire a u- tenti e tecnici di altra estrazione di confrontarsi con la normativa veterinaria. Il linguaggio di immediata comprensione e i molti esempi sono rivolti a facilitare un approccio pratico e accessibile.

3 In ogni capitolo l argomento viene brevemente sviluppato riportando esempi di buone prassi ed evidenziando di seguito i comportamenti non corretti che più frequentemente si verificano in allevamento. In uno specifico allegato i punti precedentemente trattati sono analizzati in modo più esteso e con il ricorso a immagini fotografiche. I principi fondamentali elencati nel Regolamento CE 852/2004 sull igiene dei prodotti alimentari a livello di produzione primaria sono stati adattati ai vari capitoli richiamando per quanto possibile le misure adeguate minime, la tenuta delle registrazioni e raccomandazioni che si riferiscono alle misure di corretta prassi igienica richiamate dal Regolamento sopra citato, ma anche ai requisiti ed alle esigenze di rintracciabilità per alimenti e mangimi previste dal Regolamento CE 178/2002 (principi e i requisiti generali della legislazione alimentare) e del Regolamento CE 183/2005 (requisiti per l igiene dei mangimi). Sono già stati redatti di opuscoli analoghi per molte filiere produttive di allevamento. Gli opuscoli sono disponibili on line sul sito della regione Piemonte e sono da intendersi come documenti in evoluzione, in funzione delle modificazioni della legislazione alimentare e delle nuove conoscenze scientifiche. Il presente volume è stato redatto nell ambito del progetto Buone pratiche di veterinaria Preventiva; campagna informativa della Regione Piemonte per la sicurezza alimentare negli allevamenti, linee guida per gli operatori del settore finanziato dalla Regione Piemonte con D.G.R.n del 20/07/2009 e affidato per la realizzazione ed il coordinamento alla ASL TO 3, Struttura Complessa Igiene degli allevamenti del Dipartimento di Prevenzione, direttore Dr. Stefano Gatto. Per la redazione del presente manuale è stato affidato l incarico libero professionale ai Dottori Riccardo Prato e Salvatore Romei.

4 INDICE Produzione primaria Definizioni dalla normativa europea. pag. 1 Alimentazione.pag. 2 Registro dei mangimi...pag. 9 Quaderno di campagna.....pag.10 Tracciabilità-registrazioni.. pag.12 Parte speciale Micotossine.pag.16 Aflatossine.pag.16 Ocratossine..... pag.22 Zearalenone..pag.23 Fumonisine pag.24 Tricoteceni.pag.26 Prevenzione della contaminazione...pag.28 Stoccaggio.pag.30 Insilamento.pag.31 Controllo ufficiale..pag.34 Procedimenti da adottare in caso di non conformità...pag.36

5 Salmonella.pag.37 Ripartizione dei campioni...pag.39 Provvedimenti in caso di non conformità.pag.41 Diossine, PDB-DL, PCB-NDL....pag.43 Sorgenti, diffusione, esposizione..pag.44 Effetti sulla salute umana...pag.45 Piano di controllo sulla presenza di diossine, PCB diossina simili e PCB non diossina simili.pag.46 OGM..pag.48 Normativa UE e italiana..pag.48 Controllo ufficiale pag.50 BSE...pag.51 Additivi e principi farmacologicamente attivi... pag.53 Unità soggette a controllo..pag.54 Campionamento..pag.55 Contaminanti....pag.56 Metalli pesanti e altre sostanze indesiderabili....pag.56

6 PRODUZIONE PRIMARIA Definizioni dalla Normativa Europea Produzione primaria: tutte le fasi della produzione, dell allevamento o della coltivazione dei prodotti primari compresi il raccolto, la mungitura e la produzione zootecnica precedente la macellazione e compresa la caccia e la pesca e la raccolta dei prodotti selvatici (art 3. Reg. CE 178/2002) Operatore del settore dei mangimi: persona fisica o giuridica responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni della legislazione alimentare nella impresa di mangimi posta sotto il suo controllo. Mangime: qualsiasi sostanza o prodotto (compresi gli additivi) trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato destinato alla nutrizione per via orale degli animali Additivi per mangimi: sostanze, microrganismi, o preparati diversi dai mangimi e dalle premiacele che (se autorizzate) sono intenzionalmente aggiunti agli alimenti per animali o all - acqua. Rintracciabilità: possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata a fare parte di un alimento attraverso TUTTE le fasi della produzione, trasformazione e distribuzione (art 3.15 Reg. CE 178- /2002) 1

7 ALIMENTAZIONE Una corretta alimentazione rappresenta il punto di partenza di fondamentale importanza per il controllo della qualità delle produzioni animali. Un alimento sano ed equilibrato, e soprattutto esente da contaminazioni oltre a garantire la salute e il benessere dell'animale assicura che i prodotti di origine animale, carne, latte e uova., siano fonti di nutrimento e non possibile causa di malattia per il consumatore finale. La sezione di seguito riportata è tratta dalla parte generale dei Manuali di Buone Pratiche (10 volumi trattanti tematiche come: allevamento polli da carne, ovaiole, bovini da carne, bovini da latte, bovini vacca/vitello, suini con specifico volume integrativo per l adeguamento alla normativa sul benessere in allevamento, conigli da carne, commercializzazione latte crudo e diossine) pubblicati sul sito della Regione Piemonte al seg u e n t e l i n k h t t p : / / animali/allevamenti/968-manuali-dibuone-pratiche-di-allevamento.html, ed illustra in maniera sintetica e schematica quali siano i comportamenti corretti da tenere e i rischi da evitare per garantire agli animali allevati un'alimentazione adeguata alle esigenze produttive e che abbia le giuste caratteristiche di sicurezza per essere somministrata agli animali produttori di alimenti destinati al consumo umano. Alcuni manuali scaricabili gratuitamente dal sito della Regone Piemonte 2

8 ALIMENTAZIONE BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Assicurare a- gli animali cibo e acqua di qualità Uso adeguato dei mangimi Utilizzare acqua potabile o pulita, in modo da prevenire la contaminazione effettuando controlli regolari. Utilizzare attrezzature differenti per lo stoccaggio e la somministrazione di mangimi medicati e/o additivati,per mangimi con caratteristiche non compatibili e per mangimi destinati a specie diverse In ogni fase del ciclo di allevamento Mantenere gli animali in buono stato di salute con alimentazione di qualità Evitare che l'acqua e gli alimenti per gli animali vengano contaminati da sostanze chimiche Evitare contaminazioni chimiche dovute a pratiche zootecniche LEGGE 281 / 1963 D.L.123 / 99 D.L.360 / 99 D.P.R 433 / 2001 Reg. 1831/2003 D.L.223 / 2003 Reg. CE 852/2004 D.L. 149 / 2004 Reg.CE 1292/2005 3

9 ALIMENTAZIONE BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Uso di additivi secondo la normativa vigente In ogni fase del ciclo di allevamento LEGGE 28-1 / 1963 D. Lgs / 99 D. Lgs / 99 Assicurare agli animali cibo e acqua di qualità Prevedere di effettuare controlli analitici, se necessario, per garantire la qualità dei mangimi (esempio da In ogni fase del ciclo di allevamento Garantire la sicurezza dei mangimi D.P.R 433 / Reg. 1831/ 2003 D.L.223 / Reg. CE 85-2/2004 m ico tossine, metalli pesanti e materiale radioattivo ) D.L. 149 / 2004 Reg.CE 12-92/2005 Reg. CE 18-3 /

10 3. ALIMENTAZIONE COMPORTAMENTI NON CORRETTI ERRORI COMUNI CIO CHE L ALLEVATORE NON DEVE FARE! Utilizzo di razioni non bilanciate Utilizzo di materie prime di incerta origine senza garanzie di salubrità Uso di acqua non sottoposta a controlli ( se non proveniente da acquedotto) n limitato di abbeveratoi Uso di attrezzature comuni per la somministrazione del mangime con o senza medicazione Uso di additivi non autorizzati per la specie Al momento della consegna dell'alimento alla rinfusa,mancata effettuazione del prelievo in contraddittorio 5

11 3. ALIMENTAZIONE BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Assicurare a- deguate condizioni di pulizia ed igiene per strutture, attrezzature e per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio di mangimi materie prime. Pulire e disinfettare locali,attrezzature, contenitori, casse e veicoli. Assicurare a- deguate condizioni igieniche di produzione, trasporto, stoccaggio e somministrazione dei mangimi Prevenire che animali e parassiti causino contaminazioni pericolose Assicurare che i materiali di imballaggio non siano fonti di contaminazione per i mangimi In ogni fase del ciclo di allevamento Garantire la sicurezza dei mangimi Evitare contaminazioni pericolose per la sicurezza dei mangimi Reg. CE 852/2004 Reg. 183 /2005 6

12 ALIMENTAZIONE BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Assicurare la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti acquistati o autoprodotti Documentare l acquisto e/o la provenienza di tutte le materie prime e i mangimi Registrare la natura e l'origine degli alimenti e degli additivisomministrati agli animali In ogni fase del ciclo di allevamento Garantire la sicurezza dei mangimi lungo l intera filiera alimentare e favorire l efficacia dei controlli ufficiali Reg. 178 / 2002 Reg. n. 1774/02 Reg. CE 852/2004 Reg. 183 /2005 Reg CE 79/2005 7

13 Registrazioni BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Compilare e tenere aggiornato il registro di campagna Indicare i trattamenti eseguiti con fitosanitari o altri prodotti e rispettare il periodo di carenza stabilito SEMPRE Evitare la contam i n a z i o n e (anche involontaria) dei prodotti agricoli aziendali con fertilizzanti e fitofarmaci DPR 290 del 23/04/2001 Tenere le registrazioni circa l uso di qualsiasi prodotto fitosanitario e biocida Reg. CE 183/2005 Registrare qualsiasi caso di malattia o infestazione che possa incidere sulla sicurezza dei prodotti di origine vegetale Mantenere la documentazione riguardante eventuali problematiche relative alle patologie delle specie vegetali coltivate SEMPRE ed in particolare ogni qual volta si renda necessario un trattamento con fitofarmaci Evitare che foraggi non sicuri o contenenti fitofarmaci siano somministrati agli animali e che residui di tali trattamenti possano contaminarne le produzioni Reg. CE 852 /2004 All.1.III 8

14 IL REGISTRO DEI MANGIMI Deve essere costantemente compilato, tenuto aggiornato ed esibito all autorità competente quando richiesto. Devono essere indicate il tipo e le quantità delle materie prime, mangimi o foraggi acquistate con la corrispondente data di acquisto, il lotto, la provenienza, il luogo di stoccaggio e le date di inizio e fine utilizzo. Le registrazioni riguardano sia prodotti acquistati sia i prodotti aziendali. In questo caso come zona di provenienza è possibile scrivere aziendale (meglio se indicando anche l appezzamento di terreno di provenienza) e, come quantità, la quantità media disponibile di raccolto di una o più colture rispetto al terreno coltivato. Purtroppo la compilazione del registro da parte degli operatori spesso risulta lacunosa e non tutte le caselle vengono accuratamente compilate con le informazioni richieste. Questo non deve accadere! 9

15 Trattamenti con fitosanitari e sostanze coadiuvanti IL REGISTRO DEI TRATTAMENTI EF- FETTUATI (QUADERNO DI CAMPA- GNA) Il DPR 290 del 23/04/2001 ha stabilito la necessità da parte degli operatori di detenere e mantenere aggiornato l apposito registro dei trattamenti fitosanitari. Su tale documento, entro 30 giorni dall acquisto, devono essere annotati: i dati anagrafici relativi all azienda, la denominazione della coltura trattata e la relativa estensione espressa in ettari indicando date di semina, trapianto, inizio fioritura e raccolta, La data dei trattamenti, il prodotto utilizzato e la relativa quantità espressa in chili o litri e la causa che ha reso necessario il trattamento. Il Registro, su cui devono essere annotati tutti i trattamenti con prodotti fitosanitari presenti in azienda (classificati come molto tossici/tossici/ nocivi/irritanti/non classificati) e con i prodotti coadiuvanti i fitosanitari (se utilizzati) va compilato in tutte le sue parti e conservato accuratamente in azienda. ATTENZIONE: PRIMA DI EFFETTUARE IL RACCOLTO DA TERRENI TRATTATI DE- VE ESSERE PASSATO IL PERIODO DI CARENZA, ANCHE DEFINITO COME INTERVALLO DI SICUREZZA. Questo intervallo rappresenta il periodo cautelativo che deve intercorrere tra la fine dell ultimo trattamento e la raccolta dai terreni trattati in modo tale da garantire la sicurezza del raccolto rispetto all eventuale presenza indesiderata di sostanze ad azione ad azione fitosanitaria. 10

16 Registrazioni BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA Tenere le registrazioni riguardanti tutte le analisi effettuate su campioni prelevati da piante o altre matrici Conservare te registrazioni degi esiti delle a- nalisi condotte Mantenere alti livelli di sicurezza relativamente a problematiche che potrebbero avere ripercussioni negative sulla salute umana Compilare e tenere aggiornato il registro dei mangimi Indicare sul registro tutte le informazioni necessarie circa l ingresso dedei mangimi, il lotto la quantità, la provenienza, il luogo di stoccaggio e le date di inizio e fine utilizzo SEMPRE Essere sempre a conoscenza delle quantità presenti in azienda di ogni singolo mangime (o ingrediente di esso) reg. CE 183/2005 Garantire la rintracciabilità dei prodotti Conservare costantemente le registrazioni dei prodotti in entrata ed in uscita Garantire il corretto processo di tracciabilità dell alimento dal campo alla tavola e dalla tavola al campo 11

17 Tracciabilità - registrazioni Assicurare la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti acquistati o autoprodotti Il regolamento CE 183/2005 afferma che la rintracciabilità dei mangimi e dei loro ingredienti lungo l intera filiera è un elemento essenziale per garantire la sicurezza dei mangimi. E compito dell operatore del settore dei mangimi registrare la quantità di ogni mangime in entrata e la destinazione e la quantità di ogni mangime in uscita. 12

18 ALIMENTAZIONE COMPORTAMENTI NON CORRETTI ERRORI COMUNI CIO CHE L ALLEVATORE NON DEVE FA- RE! Scarsa igiene di locali, attrezzature, contenitori e veicoli. Mangiatoie, silos, contenitori, tramoggie, con materiale residuo inquinato da muffe. Assenza separazione di alimenti destinati a specie differenti Stoccare gli alimenti alla rinfusa direttamente sulla terra Stoccare i mangimi non protetti da contaminazione. Stoccare mangimi non separati da sostanze pericolose (diserbanti, biocidi, antiparassitari, vernici etc ), farmaci, addittivi etc. Commistione con altri materiali. (chiodi, viti, schegge ), stoccaggio mangimi nei pressi di officine, locali attrezzi. Stoccare i mangimi non protetti da parassiti e animali indesiderati (roditori, insetti, volatili). Mancanza di documentazione attestante la provenienza di materie prime e mangimi. Mancata identificazione (cartellini, etichette di materie prime e mangimi in fase di stoccaggio) Mancanza di registrazione e riconoscimento ai sensi del Reg. 183 / 2005 (se necessario). Documentazione mancante o incompleta del siero di latte e degli scarti dei prodotti destinati all'alimentazione umana Mancanza di registrazione dell autoproduzione di mangimi Mancata registrazione della dieta somministrata. 13

19 ALIMENTAZIONE BUONA PRATICA COSA FARE (COME) QUANDO PERCHE ' ( obiettivo) NORMATIVA 4.1. Corretta gestione di alimentazione e abbeverata Provvedere ad una adeguata somministrazion e di acqua e alimento ogni giorno sulla base delle necessità fisiologiche In ogni fase del ciclo di allevamento Animali in buono stato di salute e produttivi Evitare comportamenti alimentari anomali D.L /2001 D.lgs 533/92 D.Lgs 331/98 COMPORTAMENTI NON CORRETTI PUNTO 4.1 ERRORI COMUNI CIO CHE L ALLEVATORE DEVE FARE! NON Privare gli animali di acqua anche solo temporaneamente Abbeveratoi in numero non sufficiente od ad altezza inadeguata, sporchi o non funzionanti Acqua sporca o di ristagno. Scorretta somministrazione degli alimenti (quantità insufficiente o eccessiva) Alimentazione non adeguata alla tipologia produttiva Somministrazione di prodotti impropri o deteriorati Mangiatoie non sufficientemente grandi o non correttamente posizionate,sovraffollamento, numero di poste in mangiatoia non sufficienti. Mangiatoie sporche e con residui 14

20 PARTE SPECIALE PRINCIPALI CONTAMINANTI DEI MANGIMI STRATEGIE PER RIDURRE LA CONTAMINAZIONE MODALITA DI CAMPIONAMENTO E DI CONTROLLO UFFICIALE AI SEN- SI DEL PIANO NAZIONALE ALIMEN- TAZIONE ANIMALE (PNAA)

21 MICOTOSSINE Le micotossine rappresentano un gruppo piuttosto ampio di sostanze chimiche, per lo più a basso peso molecolare, prodotte dal metabolismo secondario dei miceti e aventi proprietà tossiche per l animale e per l uomo. Sono caratterizzate da un alta resistenza al calore e non vengono completamente distrutte dalle normali operazioni di cottura, né dai diversi trattamenti a cui vengono normalmente sottoposte le derrate durante i processi di preparazione degli alimenti. Per questi motivi le micotossine o loro derivati ancora attivi possono persistere dopo la morte del micete ed essere presenti nel prodotto anche quando questo non appare ammuffito. La loro possibile presenza in molti alimenti costituisce oggi un motivo di grande preoccupazione per i consumatori. Il loro sviluppo è influenzato ampiamente dalle condizioni climatiche e geografiche, dalle pratiche di coltivazione e di conservazione dei vegetali, e dal tipo di substrato interessato. Lo sviluppo di micotossine può avvenire sia sulle piante prima del raccolto contaminazione in campo che nelle derrate vegetali dopo il raccolto contaminazione post raccolto, durante i processi di conservazione (magazzini, silos), trasformazione e trasporto. Aflatossina B1 Gli alimenti più esposti alla contaminazione diretta sono soprattutto cereali (mais, frumento, riso, orzo, segale, ecc.), semi oleaginosi (arachidi, girasole, semi di cotone, ecc.), frutta secca ed essiccata, legumi, spezie, caffè e cacao. È fondamentale tenere in forte considerazione che le micotossine possono essere rinvenute come residui o metaboliti tossici nei prodotti alimentari derivanti da animali alimentati con mangimi contaminati, quanto appena descritto rappresenta una via di contaminazione indiretta (carry over) per l uomo di rilevanza considerevole a causa degli elevati livelli di micotossine che potrebbero potenzialmente essere presenti nei cereali destinati alla produzione di mangimi vegetali. Ocratossina A Le CONDIZIONI IDEALI PER LO SVILUPPO DEI MICETI sono: TEMPERATURA tra 15 e 40 C (optimum C), anche se alcune muffe possono svilupparsi fino a temperature di congelamento (-20 C); UMIDITÀ RELATIVA elevata (> 70%); VALORI DI ph compresi tra 4 e 8, a volte anche più bassi Zearalenone PRESENZA DI OSSIGENO anche se alcune specie possono sviluppare in microaerobiosi(minimo 1-2%). 16

22 MICOTOSSINE AFLATOSSINE Le aflatossine sono ritenute a ragione tra le micotossine più pericolose e sono state oggetto di ricerche più approfondite. La loro produzione è da imputarsi a alcuni ceppi di Aspergillus flavus e da quasi tutti i ceppi di A- spergillus parasiticus. Queste micotossine vengono denominate con le sigle B 1, B 2, G 1, G 2 ed M 1, M 2 (metaboliti rispettivamente di B 1 e B 2 che si riscontrano nel latte di lattifere alimentate con mangimi contaminati da aflatossine B 1 e B 2 ). Le lettere B e G corrispondono al tipo di fluorescenza che queste micotossine emettono se irradiate con luce ultravioletta di 360 nm (Blue o Green), mentre la lettera M è l iniziale del prodotto (avente ancora azione tossica per l uomo) che viene ritrovato nel latte (inglese Milk). Tra le micotossine la più potente è la B 1 che è stata oggetto di molte approfondite ricerche. L azione patogena principale si evidenzia a carico del fegato dove le aflatossine possono sviluppare attività cancerogena, ma altre azioni possibili sembrano quella mutagena e, probabilmente, quella teratogena. Oltre al fegato possono essere interessati anche polmone, miocardio, rene e cervello. LIMITI La comunità europea è orientata a porre un limite di 4 ppb di aflatossine per gli alimenti umani, mentre per quanto concerne l alimentazione animale la concentrazione massima ammessa è di 50 ppb nei mangimi per vitelli, agnelli, pollame e suini. Per i bovini da latte il limite è di 10 ppb. I metodi più frequentemente utilizzati per l analisi delle aflatossine sono l HPLC, l ELISA e la TLC. 17

23 MICOTOSSINE Carry over nel latte e nei prodotti lattiero-caseari LATTE La quantità di AFM1 che può essere rinvenuta nel latte vaccino, in rapporto alla quantità di AFB1 ingerita con l alimento, presenta variazioni medie dello 0.17 al 3%, con punte del 6% in funzione dei seguenti fattori: Ø Ø Ø entità del metabolismo specie animale razza Ø fattori individuali, ad esempio le infezioni mammarie aumentano la quantità di AFM1 eliminata con il latte Ø livello produttivo, solitamente il carry over è maggiore all inizio della lattazione in cui può superare anche di volte i valori che si hanno in lattazione avanzata. Con produzioni di 20 e 46 kg di latte al giorno il carry over di AFM1 è pari rispettivamente a 2% e 5.7%. Ad esempio, nel latte di bovine che hanno assunto 0.35 mg/kg di AFB1 per 3 giorni, è stata rinvenuta AFM1 in quantità pari a 0.10 ppb. La comparsa di AFM1 nel latte è di solito rapida, per assunzione di quantità elevate di AFB1 con l alimento, la AFM1 è presente nel latte già dopo 4 ore, altrettanto veloce è la sua scomparsa dal latte: in media, già entro 3-4 giorni dalla sospensione dell assunzione di AFB1. 18

24 MICOTOSSINE UN ESEMPIO DI CONTAMINAZIONE NEL LATTE CENTRO DI RACCOLTA SEGNALA 73 PPT di M1 NEL LATTE DI RACCOLTA SERVIZIO VET. SEDE CENTRO 1 RACC. SEGNALAZIONE AL SERV. VETERINARIO SEDE ALLEVAMENTO CAMPIONAMENTO UFFICIALE 98 PPT IN HPCL-FDL(M.I.) INDAGINE CONOSCITIVA E TRACCIABILITA MANGIMI INSILATO MAIS 23 KG POLPE BIETOLE 1,5 KG FARINA MAIS 5 KG ORZO 1,0 KG FARINA SOIA 3 KG GIRASOLE 0,5 KG LOIETTO 2 KG INT VIT. E MIN. 0,4 KG MEDICA 2 KG SEQUESTRANTE 100gr CRUSCA 1 KG Dati in autocontrollo: latte con 115 ng/l = ppt Materia prima testata MAIS FARINA SILOMAIS SOIA POLPE CRUSCA ORZO GIRASOLE Valori di aflatossina B1 18 PPB o µg/kg x 5 0,2 PPB x 23 0,2 PPB x3 0,1 PPB x1 0,8 PPB x 1 0,3 PPB x 1 0,1 PPB x1 Totale Percentuale di escrezione di aflatossina M1 rispetto alla aflatossina B1 ingerita = dal 0,2 al 5% valore medio 3% 19

25 MICOTOSSINE Calcolo per eccesso!! su 100 µg assunti in toto (valore assoluto) 100 µg assunti x 3% ipotetico (passaggio da B1 a M1) = 3 µg nel latte (valore assoluto) Esempio: se la vacca produce 20 litri di latte 3 µg nel latte/20 litri = 0,15 µg/litro = 0,15 ppb Tre volte quanto previsto dalla norma! In realtà il passaggio è molto inferiore Si può utilizzare il procedimento al contrario con la formula: AFM1(ng/KG latte)= 1,19xAFB1(µg/ingeriti/capo/giorno)+1,9 (Veldman et al. 92) 1,19 x 100 µg +1,19 = 120,19 ppt nel latte Come si può notare nell esempio tutte le materie prime hanno un valore di aflatossina B1 al di sotto dei limiti di legge: Aflatossina B1 contenuto massimo = 20 ppb o µg/kg equivalente a 0,02 ppm o mg/kg. Ciò dimostra che non è sufficiente verificare il contenuto di aflatossina B1 nelle materie prime. In vacche ad alta produzione, con razioni di oltre 40 KG giorno di mangime è indispensabile verificare il latte e controllare il mais in granella, la farina di mais, il glutine di mais ed i semi di cotone che di solito sono le materie prime con valori più alti di aflatossina b1. 20

26 MICOTOSSINE PRODOTTI LATTIERO-CASEARI La distribuzione di AFM1 nel latte non è uniforme, infatti si concentra per circa un 80% nel latte scremato a causa del suo legame con la caseina. Ø Ø Ø Ø Fattore di arricchimento di AFM1 tra latte di partenza e cagliata = in media da 3 a 5 volte Fattore di arricchimento di AFM1 tra latte di partenza e formaggi molli = in media da 2.5 a 3.3 volte Fattore di arricchimento di AFM1 tra latte di partenza e formaggi duri = in media da 3.9 a 5.8 volte Fattore di arricchimento di AFM1 tra latte di partenza e mozzarella = in media 8.1 volte (probabilmente dovuto a riscaldamento a 80 C che determinerebbe una maggiore associazione tra AFM1 e caseina). Per quanto riguarda lo yogurt, sembra che AFM1 abbia effetti negativi su Lactobacillus bulgaricus e su Staphylococcus thermophilus. Nell uomo la AFM1 assunta per via orale viene bene assorbita raggiungendo buone concentrazioni ematiche ed in tempi brevi (elevata biodisponibilità). 21

27 MICOTOSSINE OCRATOSSINE Le ocratossine sono un gruppo di metaboliti strutturalmente simili, prodotti da funghi del genere Aspergillus e Penicillium, in particolare da A. ochraceus e da P. viridicatum. Quelle attualmente conosciute sono l ocratossina A (OA) e la B (OB) e delle due quella più tossica è la A. Il principale organo bersaglio dell OA è il rene, ma per dosi sufficientemente elevate si ha tossicità anche a livello epatico con infiltrazione grassa e accumulo di glicogeno negli epatociti. Micete del genere Aspergillus Nel maiale ricorre con carattere endemico in Danimarca e in Scandinavia una malattia renale, nota come nefropatia micotossica dei suini che è stata anche recentemente segnalata in altri nove paesi. Tale malattia, associata all impiego di mangimi contaminati da OA, sia per gli aspetti tossicologici, sia per quelli epidemiologici, ha molte analogie con una malattia renale dell uomo, nota come nefropatia balcanica (balkan endemic nephropaty o BEN) che colpisce con carattere endemico alcune popolazioni rurali della Bulgaria, della Romania e della ex Iugoslavia. Micete del genere Penicillum Dal punto di vista anatomopatologico i reni si presentano ridotti di peso e di grandezza e con una diffusa fibrosi corticale. Nelle aree endemiche la nefropatia si associa a una maggiore frequenza di tumori del tratto urinario e, anche se non vi sono prove dirette, si ha ragione di ritenere che la suddetta malattia renale sia legata al consumo di prodotti zootecnici provenienti dagli allevamenti contaminati. In effetti, l OA si ritrova con frequenza anche in elevate concentrazioni nel sangue e nella carne di maiali colpiti da ocratossicosi cronica. A questo riguardo in Danimarca è in vigore un limite di tolleranza di 25 ppb di OA nella carne di maiale, mentre in Germania il limite massimo negli alimenti è di 3 ppb e in molti altri paesi detto limite deve essere ancora stabilito. Oltre all azione nefrotossica è riportata per questa tossina un azione teratogena e immunosoppressiva. Tra i prodotti che con più frequenza vengono trovati contaminati vi sono l orzo, il sorgo, il mais, diversi legumi, il caffè crudo in grani (la tostatura è in grado di denaturare le ocratossine) e vari prodotti da forno; ma più preoccupante è la presenza di OA nei mangimi. Il comitato scientifico per l alimentazione umana (SFC o Scientific Committee for Food) ha recentemente tratto la conclusione che per l OA l esposizione giornaliera non dovrebbe essere superiore a valori di pochi ng/kg peso corporeo/giorno. I principali metodi di analisi utilizzati per la rivelazione dell OA sono l HPLC con rivelazione fluorimetrica la TLC e l ELISA. 22

28 MICOTOSSINE ZEARALENONE Gli zearalenoni sono prodotti da diverse specie di Fusarium e in particolare da F. graminearum, F. gulmorum e F. equiseti. Dei diversi metaboliti prodotti in coltura, solo lo zearalenone e gli zearalenoli (isomeri alfa e beta) sono stati ritrovati negli alimenti di origine vegetale, come contaminanti naturali. Le specie animali più sensibili all azione della tossina sono quella bovina e, soprattutto, quella suina in cui provoca ipofertilità già a partire da concentrazioni di zearalenone nella razione alimentare di 10 ppb e segni di iperestrogenismo (tumefazioni e arrossamento della vulva, iperplasia della ghiandola mammaria, estro prolungato) a concentrazioni non inferiori a 1-5 ppm. Miceti del genere Fusarium Si possono osservare, inoltre, vaginiti, ridotta assunzione degli alimenti, ridotta produzione di latte, blocco dell ovulazione e aborti e, persino, ninfomanie (a dosi elevate). Dati recenti indicherebbero una possibile attività cancerogena dello zearalenone (aumento nel topo di tumori ipofisari e epatici), nonché un suo passaggio nel latte. I prodotti più soggetti alla colonizzazione di specie tossigene di Fusarium e all accumulo di zearalenone sono soprattutto i cereali e, tra questi in particolare, il mais, il frumento, il sorgo, l orzo e l avena. In Italia la tossina si trova con relativa frequenza sia nel mais di produzione nazionale sia in quello di importazione. 23

29 MICOTOSSINE FUMONISINE Le fumonisine sono un gruppo di sostanze strutturalmente correlate prodotte principalmente (ma non esclusivamente) dalla specie Fusarium moniliforme e F. proliferatum. Come la gran parte delle altre micotossine, sono piuttosto termostabili, infatti, per la distruzione della struttura molecolare occorrono temperature non inferiori a 220 C. La potente azione inibente delle fumonisine sulla sintesi degli sfingolipidi sembra essere alla base degli effetti tossici provocati da queste sostanze e della loro attività cancerogena per perdita da parte della sfingosina della funzione di agente antitumorale endogeno. Gli studi condotti su queste micotossine hanno evidenziato una tossicità molto differente nelle diverse specie animali. Negli equini, ad esempio, sono responsabili della comparsa di una sindrome neurotossica (leucoencefalomalacia caratterizzata da necrosi liquefattiva della materia bianca del cervello che si manifesta con sonnolenza, paralisi facciale e cecità). Le fumonisine sono anche epatotossiche, come dimostrato dalle epatosi acute e dal carcinoma epatocellulare indotti nei ratti a seguito della somministrazione di queste tossine. Sempre nei ratti esse esplicano anche azione nefrotossica. Altre azioni si esplicano a livello del sistema immunitario e, nelle anatre e nei suini, provocano edema polmonare. Taluni autori hanno descritto un azione tossica della fumonisina B 1 a livello del muscolo cardiaco. Anche per l uomo ci sono indizi di cancerogenicità; in particolare, il consumo di cereali contaminati da fumonisina potrebbe essere all origine di un elevata incidenza di cancro all esofago. Recenti osservazioni condotte sugli allevamenti zootecnici, sugli animali di laboratorio e su alcune popolazioni a rischio hanno dimostrato l esistenza di un reale pericolo anche per l uomo. La loro presenza negli alimenti può essere notevolmente contenuta soprattutto operando un più capillare controllo delle importazioni dei prodotti provenienti dalle aree geografiche più soggette a contaminazioni (aree tropicali subtropicali, paesi del nord Europa, USA) e migliorando la sanità dei mangimi. 24

30 MICOTOSSINE Anche i materiali utilizzati come lettiera devono garantire un buon livello di sicurezza nella prevenzione dell assunzione di micotossine da parte degli animali. A tal proposito sostanze che potrebbero rilevarsi contaminate dovrebbero non essere utilizzate neppure per la stabulazione degli animali. E dimostrato, infatti, che l assunzione di materiali utilizzati come lettiera risulta probabile e pertanto, se contaminati, rappresenta una possibile fonte di assunzione. Paglia in buono stato di conservazione Stocchi di mais 25

31 MICOTOSSINE TRICOTECENI / DEOSSINIVALENOLO (VOMITOTOSSINA) Il DON è una tossina prodotta dal genere Fusarium e appartenente alla famiglia dei Tricoteceni ed è di frequente riscontro, in tutto il mondo, soprattutto nel frumento, nel mais, e nell'avena (con minor frequenza si riscontra in riso, sorgo e triticale). La presenza del DON è quasi sempre associata a quella di altre fusario-tossine e la contaminazione delle produzioni avviene prevalentemente in campo, prima del raccolto (contaminazione in campo) mentre lo sviluppo dei funghi e la produzione di tossina durante la fase di stoccaggio è meno frequente. La concentrazione della tossina nei prodotti destinati alla alimentazione degli animali varia in relazione alle condizioni climatiche, stagionali e geografiche. Anche la predisposizione genetica delle colture gioca un ruolo nel grado di contaminazione dei mangimi, che si è visto variare da alcuni microgrammi sino a diversi milligrammi per Kg. L'esposizione degli animali al deossinivalenolo (DON), può manifestarsi con la comparsa di una serie di disturbi che compromettono lo stato di salute e la performance produttiva. I sintomi che si manifestano negli animali esposti per via alimentare al DON sono: diminuzione dell'appetito, rifiuto del cibo e vomito, mancato accrescimento ponderale. Gli animali più sensibili agli effetti del DON sono i suini, per i quali però non si è ancora in grado di stabilire esattamente il limite di contaminazione oltre il quale si producono gli effetti tossici. Il livello di contaminazione più basso riportato, in grado di causare i sintomi iniziali, varia da 0,35 a 0,9 mg/ Kg. Si ritiene invece che ruminanti sani siano in grado di tollerare contaminazione da DON di mangimi nell'ordine di milligrammi per Kg. Le altre specie animali sembrano anch'esse meno sensibili del suino agli effetti del DON, anche se i dati disponibili per la valutazione sono scarsi. Dopo l'ingestione del mangime contaminato, l'assorbimento del DON è rapido e la metabolizzazione avviene attraverso de-epossidazione e glucuronidazione. L'escrezione è per via urinaria e biliare, mentre solo tracce si rilevano in latte ed urina. Nonostante un ridotto trasferimento del DON ai tessuti e ai prodotti di origine animale l azione patogena sull uomo appare più correlata al consumo di grano contaminato. I sintomi descritti in medicina umana, per altro reversibili, sono stati dolore addominale, senso di debolezza, cefalea, vomito e diarrea sanguinolenta. Non è segnalato un effetto cancerogeno per il DON. 26

32 MICOTOSSINE La tabella rappresenta le micotossine ricercate in base a quanto richiesto dal PNAA (piano nazionale alimentazione animale) per gli anni Per l Aflatossina B1 e per l Ocratossina A esistono limiti di legge definiti rispettivamente dalla direttiva 2002/32 e dal DM 15 maggio Per le altre micotossine indicate (ancora sotto esame approfondito da parte dell EFSA) i valori limite sono quelli indicati dalla raccomandazione /576/CE. Secondo quanto descritto dal PNAA nel caso dell aflatossina B1 devono essere considerati con particolare attenzione il mangime composto destinato al bestiame da latte, (pecore, bufale, capre), diverso dai bovini da latte. Attualmente, solo per l aflatossina B1 e l ocratossina A sono stati fissati limiti massimi di tollerabilità, con il D.Lvo 149 del 10 maggio 2004, che ha recepito la Direttiva CE/32/2002 per l aflatossina B1 ed il DM 15 maggio 2006 del Ministero della Salute che ha stabilito i limiti massimi di accettabilità per l ocratossina A in alcune materie prime per mangimi e nei mangimi completi e complementari per suini e pollame. 27

33 MICOTOSSINE PREVENZIONE DELLA CONTAMINAZIONE Prevenzione in campo Per la fase di coltivazione devono essere valutate alcune variabili: gestione del terreno epoca di raccolta temperature ambientali al momento della raccolta umidità del trinciato avvicendamento colturale lotta agli insetti fitofagi Gestione del terreno Le lavorazioni che consentendo di interrare i residui colturali infetti della coltura precedente possono contribuire a ridurre il rischio di contaminazione. Al contrario, la minima lavorazione e, in particolare modo, la semina diretta sono tecniche che aumentano il rischio.relativamente alla densità di semina è necessario considerare che semine troppo fitte in alcuni casi possono favorire la comparsa di problemi (es. Fusariosi della spiga). L epoca di raccolta deve essere correttamente pianificata perché in base al periodo varieranno sensibilmente le temperature ambientali. E dimostrato, infatti che temperature troppo elevate possono portare effetti negativi. Per quanto riguarda l umidità del trinciato al momento della raccolta è importante considerare che condizioni di umidità troppo basse rendono più difficoltoso il compattamento della massa e possibile l aumento delle reazioni aerobiche. Altri accorgimenti per ridurre la contaminazione Per il mais da granella (esposto soprattutto a contaminazione da Aspergillus flavus e parasiticus) sono in fase di selezionamento e sviluppo varietà di mais naturalmente resistenti alla contaminazione da funghi aflatossinogeni. La lotta agli insetti litofagi può essere un utile azione da intraprendere per limitare la presenza di miceti in quanto il danneggiamento delle cariossidi sembra correlato ad una magiore probabilità di sviluppo di Aspergillus. Gli insetti oltre a danneggiare i tegumenti esterni possono agire come vettori delle spore fungine o creare aree nella massa delle derrate ad alto contenuto di umidità favorevoli alla crescita di funghi e alla produzione di tossine. 28

34 MICOTOSSINE PREVENZIONE DELLA CONTAMINAZIONE Avvicendamento colturale La rotazione delle colture è un mezzo efficace per ridurre il rischio di contaminazione da parte di molte micotossine (soprattutto da fusarium) nei cereali autunno-vernini. Infatti, alternando la coltivazione del cereale con barbabietola da zucchero, soia, girasole, medica, patata ed altre orticole in generale è possibile ridurre la quantità d inoculo dei funghi che si conservano nei residui colturali infetti. Al contrario, le precessioni con cereali autunnovernini e primaverili estivi (mais, sorgo e riso) possono contribuire ad incrementare la carica di inoculo e presentano, rispetto alle altre colture, un effetto moltiplicatore del rischio. Prevenzione post raccolta Per la riduzione dei rischi di contaminazione da micotossine durante la formazione dell insilato e la sua utilizzazione, non si devono porre particolari attenzioni, se non applicare, scrupolosamente tutte quelle pratiche che consentono di compattare e chiudere efficacemente l insilato per attivare rapidamente e compiutamente la fermentazione lattica. È consigliabile l utilizzo eventuale di acido propionico e/o batteri, che si dimostrano gli additivi più sicuri ed efficaci nel contrastare lo sviluppo fungino e la formazione di micotossine. AGROTECNICHE AD ALTO RISCHIO Silo a cumuli con fianchi di pendenza maggiore a Silo con fronte largo. Pavimento del silo piatto Riempimento lento in strati orizzontali compattamento modesto e non uniforme, chiusura del silo approssimativa, nessun carico di appesantimento. Profondità di prelievo esigua. Sollevamento profondo del foglio superiore durante l utilizzo. Nessuna / scarsa rimozione delle parti alterate AGROTECNICHE A BASSO RISCHIO Silo a trincea Silo con fronte stretto compatibilmente con l uso delle macchine. Pavimento del silo con pendenza del 2% verso l apertura Riempimento rapido in strati inclinati, elevato e uniforme compattamento, chiusura del silo con fogli addossati alle pareti e quindi rovesciati verso il colmo e ricoperti con altro foglio. Distribuire propionato ( %) nella porzione superiore del cumulo. Carico di appesantimento uniforme di almeno 50 kg/m 2 Impiego di macchine desilatrici. Prelievi giornalieri profondi almeno 10 cm in inverno e 20 cm in estate. Sollevamento del foglio superiore della profondità necessario al desilamento del giorno Rimozione attenta di tutte le parti che presentano ammuffimenti e alterazioni aerobiche visibili. 29

35 Stoccaggio dei mangimi I mangimi devono essere stoccati in condizioni tali da garantirne al meglio la sicurezza e la salubrità. Per lo stoccaggio deve essere garantita una netta separazione tra mangimi, prodotti chimici e qualsiasi altra sostanza vietata per l alimentazione degli animali. Le aree di stoccaggio e i contenitori devono essere mantenute pulite e asciutte e, ove necessario, devono essere attuate opportune misure di controllo dei parassiti. Le strutture e i capannoni utilizzati per il semplice stoccaggio dei mangimi devono garantire riparo dalla pioggia, il drenaggio delle acque sul terreno, fluttuazioni di temperatura non troppo drastiche e protezione da insetti, roditori e uccelli. Per ridurre i rischi di contaminazioni crociate le aree di stoccaggio ed i contenitori devono essere periodicamente pulite. I mezzi di lavoro non devono essere riposti insieme o troppo vicini ai mangimi, potrebbero essere fonte di contaminazione. Se presenti in allevamento diverse specie, è bene separare i mangimi e le materie prime destinate ad essere impiegate nell alimentazione del bestiame. Anche in trincea è importante identificare sempre le materie prime stoccate. identificazione delle materie prime stoccate 30

36 Insilamento L insilamento rappresenta una delle più comuni e sfruttate modalità di conservazione dei mangimi, spesso, però, se mal condotto uno scorretto insilamento può provocare gravi danni al mangime e alle produzioni di animali che consumano il mangime mal conservato. La conservazione del foraggio insilato rappresenta una delle componenti essenziali dei sistemi allevamento mi intensivi. Conservabilità degli insilati La conservabilità del foraggio insilato è legata a reazioni che si sviluppano per effetto di enzimi che operano sulla matrice vegetale, questi enzimi possono essere originati sia dalla pianta morente che da batteri e altri microrganismi. Le reazioni che si sviluppano, in parte, possono ridurre il contenuto di energie e nutrienti ma un insilamento svolto in tempi rapidi e ben condotto permette di minimizzare le perdite. Le reazioni sopra indicate devono svilupparsi a concentrazioni pressoché nulle di ossigeno in quanto questa condizione permette ai batteri lattici di convertire gli zuccheri semplici in acido lattico che si accumula nell insilato abbassandone il ph ( fino a valori anche inferiori a 4 aumento dell acidità del prodotto). Con l abbassamento del ph vengono inibite le reazioni di degrado operate da enzimi vegetali, altri batteri, muffe e lieviti e di conseguenza l insilato rimane più stabile e ben conservabile nel tempo. Problematiche di un insilamento mal condotto - Crescita microbica Come appena descritto il valore di ph deve essere sufficientemente basso, in caso in cui il ph non scenda sotto 4.2 si possono sviluppare reazioni imputabili alla presenza di altri batteri (soprattutto gli anaerobi Clostridi spesso presenti abbondantemente nel suolo e nel letame) con conseguente sviluppo di acido butirrico e maggiore perdita di energia digeribile dovuta a sviluppo di reazioni prolungate favorite da un ph più elevato che non esercita azione inibente sulle reazioni stesse. La comparsa di acido butirrico è facilmente rilevabile anche per l odore marcatamente sgradevole che rende l alimento non appetibile dagli animali. - Sviluppo di lieviti e muffe Se l insilato viene esposto all ossigeno (es: telo di copertura trincea mal posizionato) possono svilupparsi muffe e lieviti che in condizioni di anaerobiosi non sarebbero in grado di svolgere azione deteriorante ce possono comportare gravi problematiche relative anche ai prodotti di animali che ricevano mangimi contaminati (Aflatossine, Zearalenone ) Le metodiche di insilamento comunemente utilizzate sono l insilamento in silos verticali e l insilamento in silos-trincea. 31

37 In silos a trincea una copertura ottimale della trincea rende più difficile lo sviluppo di muffe e l alterazione del mangime. Le maggiori problematiche, spesso, si verificano sul materiale stoccato immediatamente sotto il telo e ai lati della trincea, nelle zone in cui è possibile che si sviluppino condizioni sfavorevoli per il mantenimento del prodotto. insilato compatto, asciutto e in buono stato di conservazione, non si notano zone alterate o ammuffite Stabilizzanti Per far si che i mangimi non vengano alterati (soprattutto in silos a trincea in cui spesso il fronte anteriore è scoperto per la raccolta e distribuzione dell insilato agli animali allevati) è possibile utilizzare sostanze AUTORIZZATE presenti in commercio che prevengono la degradazione dell insilato stesso. 32

38 MICOTOSSINE PREVENZIONE DELLA CONTAMINAZIONE insilato mal conservato, mangime con molteplici aree alterate Le aree che sviluppano problematiche di conservazione devono essere scartate e non devono essere utilizzate per l alimentazione degli a nimali. POSSIBILI PROBLEMATICHE NEI PRODOTTTI DI ORIGINE ANIMALE esempio: AFLATOSSINA / LATTE 33

39 MICOTOSSINE Controllo ufficiale per ricerca delle micotossine La presenza nel mais di aflatossine e fumonisine soprattutto nelle produzioni del Nord Italia, ha sollecitato la necessità di disporre di controlli (piani di autocontrollo e controlli ufficiali) che oltre ad essere quantitativamente rappresentativi fossero anche caratterizzati da elevati standard di qualità. Pertanto, allo scopo di mantenere allineati gli standard di qualità e di rappresentatività del piano precedente, si ritiene necessario mantenere un attività di vigilanza e una di sorveglianza che testimonino il reale stato di contaminazione da micotossine delle materie prime e dei mangimi sul territorio. Tali attività hanno lo scopo di fornire una indicazione attendibile sullo stato di prevalenza di alcune micotossine in diverse aree geografiche del nostro Paese. Pertanto, i controlli su aflatossine, ocratossina deossinivalenolo e fumonisine devono necessariamente essere condotti in proporzioni quantitativamente più sensibili rispetto ad altre micotossine. (PNAA ) Il Piano di Monitoraggio dovrà necessariamente avvalersi di un campionamento statisticamente rappresentativo distribuito in modo uniforme e casuale conseguente alla necessità di rivelare possibili fonti di rischio emergenti o ri-emergenti in siti specifici come per esempio le aziende a- gricole e zootecniche produttrici di materie prime o nei mangimi destinati agli animali da latte, in quanto rappresentativi di una maggiore quota di rischio. Tra le materie prime il mais è da considerarsi il cereale che contribuisce in modo maggiore alla contaminazione da micotossine costituendo un fattore di rischio prioritario anche in considerazione della possibilità di una presenza contemporanea di più micotossine. Ripartizione dei campioni In tale piano dovrà essere garantita la rappresentatività su base geografica tenendo conto della scelta casuale delle aziende con particolare riguardo a quelle in cui le matrici da ricercare rappresentano una realtà produttiva altamente significativa in termini quantitativi. Il criterio da utilizzare per il programma di sorveglianza, è quello di effettuare un campionamento casuale (random), finalizzato alla valutazione della situazione epidemiologica. Tali campionamenti vanno effettuati presso: aziende produttrici di materie prime e mangimi destinati agli animali da latte; aziende agricole e zootecniche; distributori e produttori di mangimi per animali da compagnia. 34

40 MICOTOSSINE Campionamento Devono essere prelevati le seguenti tipologie di matrici: materie prime (mais, sottoprodotti del mais, grano, altri cereali e loro prodotti e sottoprodotti, farine di arachidi, girasole, semi di cotone, soia); mangimi destinati al bestiame da latte; mangimi composti o completi; mangimi secchi per animali da compagnia (cane e gatto) per la ricerca di aflatossine B1 e Ocratossina A; materie prime (avena, grano) e mangimi composti o completi che le contengono per la ricerca di tossine T-2 e HT-2. Composizione del campione Il campione è di tipo ufficiale e deve essere composto da almeno quattro CF e di circa 500 grammi ciascuna. 35

41 MICOTOSSINE Provvedimenti da adottare in caso di non conformità a) Nel caso di riscontro di non conformità per: Aflatossina B1: la ASL competente, ricevuta la comunicazione dell I.Z.S., in caso di allevamento di animali lattiferi, provvede al campionamento ufficiale delle materie prime componenti la razione alimentare e dispone l esecuzione dei controlli sulla produzione di latte ed ogni altro adempimento previsto dalla normativa vigente. Ocratossina A: la ASL competente, ricevuta la comunicazione dell I.Z.S., provvede al campionamento delle materie prime componenti la razione alimentare. Il servizio veterinario della ASL, sentito l I.Z.S. in merito alla disponibilità di metodiche analitiche validate, dispone che, al momento della macellazione dei suini consumatori dell alimento contaminato, venga eseguito il prelievo di campioni di carne suina (muscolo, fegato, reni ecc.) e prodotti derivati. b) Nel caso di riscontro di elevati livelli di contaminazione di zearalenone, DON, Fumonisine e tossine T-2 e HT-2 si provvederà come segue: la ASL competente, ricevuta la comunicazione dell I.Z.S., a seguito di un analisi del rischio, eventualmente dispone di destinare il mangime contaminato alle specie meno sensibili. Il Regolamento (CE) n. 178/2002, considera a rischio i mangimi, nei seguenti casi: se hanno un effetto nocivo per la salute umana o animale; se rendono a rischio, per il consumo umano, l alimento ottenuto dall animale destinato alla produzione alimentare. In virtù di ciò esso stabilisce che i mangimi a rischio non possono essere immessi sul mercato né essere somministrati ad animali destinati alla produzione alimentare. Tali misure sono conformi a quanto previsto dall art. 15 del Regolamento (CE) n. 178/2002 e dall articolo 8, comma 1 del D.Lvo 149/2004 il quale prevede che, in caso di contaminazioni che non permettano di considerare il mangime di qualità sana, genuina e commerciabile, o ancora quando il mangime rappresenta un pericolo per la salute degli animali e delle persone, tali mangimi non possono essere immessi sul mercato e pertanto non possono essere somministrati ad animali destinati alla produzione alimentare. 36

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