Trento, novembre Alessandro Franceschini
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- Nicolina Castaldo
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3 La storia delle città è molto spesso una storia di lente stratificazioni e l immagine che oggi abbiamo di esse non è altro che l ultima, provvisoria, tappa di un lungo lavoro di costruzione e ricostruzione. Nel corso delle loro millenarie vicende, le città hanno vissuto epoche molto diverse: periodi di florida economia e momenti di difficoltà; periodi di pace e momenti di guerra. Alla gloria di alcuni secoli si è affiancata la misera della crisi: una peste, un terremoto, un epidemia, un alluvione. Momenti nei quali le città hanno visto trasfigurare la loro forma urbana. Tuttavia, a questo lenta crescita che caratterizza la storia delle città, esistono delle eccezioni. È il caso delle grandi «addizioni urbane», ovvero quegli interventi nei quali ad una città viene aggiunto un nuovo pezzo di tessuto urbano. Si tratta di un fenomeno presente soprattutto a partire dall Ottocento. Da quando, cioè, le città hanno avuto bisogno di importanti ampliamenti suburbani. Esaurita la saturazione del centro storico, gli organismi urbani hanno voluto ampliare la loro area di influenza, per soddisfare nuovi fenomeni migratori e per poter assorbire nuove funzioni, come la mobilità su ferro e su gomma, il sistema produttivo organizzato in fabbriche, il nuovo modo di abitare articolato in edifici isolati circondati da pertinenze e verde. Il quartiere «Le Albere» di Trento, firmato dall architetto genovese Renzo Piano, rappresenta un moderno esempio di questa modalità di procedere per «addizioni». L intervento è collocato su un sito che si sviluppa in direzione nord-sud fra la linea ferroviaria Verona-Brennero ed il fiume Adige. Si tratta di un area storicamente posizionata lontano dalla città e proprio per questa sua marginalità è diventata oggetto di pianificazione solo a partire dall inizio del Novecento. Un importante fabbrica ha occupato l area per quasi un secolo per lasciare poi lo spazio alle forme dell architettura contemporanea firmate da un «archistar». Il quartiere Le Albere è un episodio di trasformazione urbana importante per la città di Trento, non solo perché ne ridisegna l immagine paesaggistica tutto il fronte ad est del centro cittadino, è ora «griffato» ma anche perché rappresenta un operazione di costruzione di una nuova modalità di abitare dentro una città alpina, i cui effetti e i cui rimandi simbolici sono ancora tutti in via di costruzione. L area occupata dal quartiere «Le Albere» ha una storia urbanistica relativamente recente. È solo a partire dal Novecento che si assiste ad una progressiva saturazione dell area, rimasta per lunghi secoli marginale, rispetto all organismo urbano, a causa, probabilmente dell inospitalità ambientale e dell estraneità geografica del sito. Nel corso della storia, l unico evento urbanistico e architettonico degno di nota, è stata la costruzione, nel XVI secolo, del Palazzo delle Albere, una villa-fortezza edificata dai principi-vescovo della famiglia nobiliare dei Madruzzo. La storia della trasformazione inizia nel 1924, quando vengono avviate le operazioni preliminari e gli accordi tra la multinazionale francese Michelin e le autorità locali per le acquisizioni delle aree con lo scopo di insediare uno stabilimento produttivo, la cui collocazione è individuata proprio nell area oggetto di questo studio. Nel 1999, dopo settant anni di storia gloriosa, la fabbrica cessa definitivamente la produzione lasciando inutilizzata una superficie di circa undici ettari. Contestualmente alla chiusura della fabbrica vengono avviate delle trattative per la trasformazione dell area, mentre il Comune di Trento sviluppa alcuni documenti di indirizzo per una nuova progettazione del comparto. L intero lotto viene acquistato da Iniziative Urbane, una società costituita da una partnership pubblico-privato che incarica l architetto Renzo Piano. Il progetto, elaborato dalla Renzo Piano Building Workshop, si prefigge, in primo luogo, la ricucitura dell area con il tessuto cittadino esistente e il recupero del rapporto con l ambiente fluviale, attraverso una migliore fruizione delle sue risorse naturali. In secondo luogo, il progetto ha come obiettivo quello di rendere urbani luoghi che, per ragioni sociali e culturali, sono divenuti marginali rispetto alla città. In questo complesso contesto architettonico e urbanistico, s inserisce l interesse artistico di Luca Chistè per questo spazio urbano. La ricerca fotografica di Chistè arriva alle Albere dopo il lavoro sull architettura dedicato a Berlino (esposto, tra le altre location, al prestigioso Centro Internazionale di Fotografia di Verona Scavi
4 Scaligeri). E non è un caso. È interessante osservare, infatti, la sequenza delle tappe di questo percorso. Trento dopo Berlino. La sua città natale, dopo quella che per qualità di vita, sperimentazione architettonica, fermento culturale, economia, modernità, molti considerano la capitale d Europa. Ma non si tratta di un passo indietro. L occhio di Luca Chistè, dopo aver peregrinato a lungo in Europa alla ricerca di quinte architettoniche moderne, con le quali ama giocare attraverso l obiettivo, si è posato su quello spazio eccezionale della sua città d elezione. In quel quartiere che sembra essere lontanissimo dagli stereotipi della «trentinità», fatta di tetti a capanna, balconi di legno, giardini recintati. Lavorando sia in digitale che con il banco ottico ed i formati panoramici, il fotografo racconta questo nuovo quartiere della città di Trento, cercando di capire il perché del suo ancora faticoso riconoscimento da parte degli abitanti e mettendo in evidenza le sue componenti estetiche. Perché questa è una delle prospettive attraverso la quale il quartiere di Piano può essere visto: quello della bellezza architettonica, dell armonia delle forme, dell equilibrio degli spazi. Temi che non hanno avuto molta attenzione, in questi anni, quando si è parlato delle Albere. Ad essere al centro del dibattito sono stati invece gli aspetti critici e i limiti di questo intervento, dimenticando altre componenti, ugualmente importanti, che possono farci guardare questo frammento urbano con un idea diversa: ovvero che Trento possa avere nuove forme, nuovi spazi, nuovi ruoli. L indagine del fotografo si concentra su alcuni filoni esplorativi che possono essere racchiusi in queste categorie concettuali: Le vedute di insieme, ovvero immagini che cercano di abbracciare il quartiere nella sua complessità percettiva, sia dal piano di campagna che dall alto; Le trasparenze e i giochi sfondo-primo piano, dove l attenzione del fotografo si concentra sull architettura e sul dialogo che essa instaura con il suo intorno; Il tema del paesaggio, ovvero quei casi, volutamente rari, nei quali l architettura del quartiere dialoga con il paesaggio geografico circostante; L architettura come luogo geometrico nel quale, il visitatore dell area trova elementi di colleganza e identità sociale con le ipotesi progettuali del complesso di Renzo Piano. Se guardata nel suo insieme, in un unico colpo d occhio, la ricerca di Luca Chistè sulle Albere ci offre importanti spunti di riflessione, intimamente legati con la costruzione identitaria degli abitanti del capoluogo trentino. Il lavoro che compie il fotografo, infatti, pur partendo da un urgenza estetica, diventa, un occasione di ricerca sociale. Perché Chistè ci aiuta a guardare con occhi nuovi questo pezzo di città, visto tante volte distrattamente, e coperto da una sovrascrittura di pregiudizi e di incomprensioni. Emancipata dai cliché, finalmente «sprovincializzata», la nostra percezione dello spazio può infine godere di questo frammento di città in tutta la sua potenzialità. Quello che propone Chistè, con le sue immagini, può essere considerato un insistente processo di focalizzazione sul quartiere, un reiterato tentativo di capire e di decostruire uno spazio ancora da metabolizzare, un lucido sforzo di appartenenza. È come se l autore, attraverso il medium della fotografia, volesse appartenere ed appartenersi a questo pezzo di città. E lo fa con grande generosità, invitando a questo processo di identificazione tutti noi. E dal canto nostro, come semplici fruitori, possiamo approfittare di queste nuove prospettive, possiamo seguire le indicazioni del fotografo e iniziare a guardare diversamente questo fiammante quartiere di Trento: un nuovo pezzo di città che è anche l occasione di una emancipazione collettiva verso una dimensione di modernità, a cui tutti noi dobbiamo necessariamente tendere. Trento, novembre 2015 Alessandro Franceschini
5 Il quartiere Le Albere a Trento: architettura e spazi urbani Immagini di Luca Chistè
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