REPORTAGE. Roma. Il Museo Laboratorio della Mente I MUSEI DELLA PSICHIATRIA. A colloquio con POMPEO MARTELLI. Psichiatra Direttore del museo

Transcript

1 REPORTAGE Roma. Il Museo Laboratorio della Mente I MUSEI DELLA PSICHIATRIA A colloquio con POMPEO MARTELLI Psichiatra Direttore del museo

2 Non è un museo in senso stretto. La definizione corretta è laboratorio di salute mentale all interno di un azienda sanitaria locale. Il Centro Studi e Ricerche Museo Laboratorio della Mente è un Unità Operativa Semplice in Staff alla Direzione della Azienda Unità Sanitaria Locale Roma E, precisa Pompeo Martelli, direttore del Museo Laboratorio della Mente. Il progetto viene avviato nel 1999, in seguito alla dismissione dei locali dell ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma, e nel 2000 apre la nuova struttura negli stessi spazi un tempo occupati dal manicomio.

3

4 Non è nella nostra filosofia esporre solo documentazione sulla storia passata di questo luogo, un tempo adibito appunto a ospedale psichiatrico. Certo, abbiamo conservato testimonianze storiche dell istituto manicomiale, ma il nostro scopo principale è introdurre i cittadini alla comprensione della malattia mentale e del disagio psichico attraverso un allestimento originale, ideato e realizzato con Studio Azzurro di Milano, che propone un esperienza immersiva. Un percorso interattivo e narrativo, che utilizza elementi artistici per far calare il visitatore nei panni dei malati. Inizi il percorso e vedi subito un installazione. Uno schermo di tessuto semitrasparente con una figura animata, un uomo che si lancia contro un muro invisibile per abbatterlo. Nella sua lotta impossibile è un simbolo dello sforzo per infrangere i pregiudizi sociali contro chi soffre di disagio psichico. Quest uomo vuole uscire. Noi al contrario vogliamo entrare nel suo mondo e capire la follia dall interno. Entrare fuori uscire dentro è il nome di questa prima sezione. Subito dopo spiega Martelli mentre attraversiamo le stanze troviamo la Camera di Ames. Un ambiente per comprendere come la nostra mente costruisce conoscenza del mondo esterno. Guardi pure all interno del foro frontale. Occorrono quattro persone dentro la camera per poterne apprezzare gli effetti. La visuale mostra la figura umana che cambia dimensioni a seconda del punto della stanza in cui si trova. Dall esterno, la stanza sembra priva di caratteristiche particolari. In realtà è costruita in modo da ingannare l occhio alterando le normali proporzioni degli oggetti. Vista da dentro, ha un aspetto strano. Sembra di essere nel cartone animato di Alice nel paese delle meraviglie, dove tutto si fa più grande o più piccolo del normale. Ci dimostra che il modo in cui noi vediamo le cose non è mai oggettivo prosegue Martelli - ma sempre frutto di nostre categorie mentali precostituite. Il cervello umano tende a riconoscere come normale, cioè corrispondente a determinati canoni accettati come tali, ciò che per esperienza e apprendimento culturale ha imparato a valutare così. Se i nostri occhi possono essere ingannati con semplici giochi prospettici come questo, immaginiamoci la mente Dobbiamo imparare a liberarci da condizionamenti culturali che non corrispondono ai fatti. La lotta allo stigma sociale che colpisce i disabili psichici passa in primo luogo da qui. Sul muro vicino alla stanza successiva campeggia a caratteri cubitali la scritta Da vicino nessuno è normale. Era una frase di Basaglia che ha introdotto in psichiatria il concetto della diversità di ciascuno di noi da ogni altro individuo.

5 Documentari sulla follia Il Centro Studi e Ricerche Museo Laboratorio della Mente sta collaborando alla realizzazione del documentario di Silvia Bacci VUOTI A PERDERE? Viaggio nella psichiatria in Italia per La Storia siamo noi (Rai Educational). Ha contribuito alla realizzazione del documentario Violet Gibson: storia di un enigma di Gabriella Romano (Istituto Luce) sulla vita di Violet Gibson, che nel 1926 attentò alla vita di Mussolini. Internata proprio al Santa Maria della Pietà, tra le stesse mura dove ora sorge il Museo Laboratorio, venne in seguito trasferita in Inghilterra. Vi morì nel 1956, dopo aver passato trent anni in altri ospedali psichiatrici. Ha offerto infine la collaborazione scientifica per la produzione del film La pecora nera di Ascanio Celestini.

6 Non si può comprendere un altra persona se non la si riconosce come diversa da noi che la osserviamo prosegue il direttore del museo laboratorio -. Per questo ogni malato è originale e va compreso, rispettato e accettato come «altro da sé». La stanza dopo introduce il tema del disagio nella comunicazione. Un microfono al centro della stanza e sulla parete il fermo-immagine di una bocca che parla. Devi a tua volta parlare nel microfono per dare via all esperimento. Appena si parla, infinite voci e infinite immagini si accavallano sullo schermo. Per sentire quello che dicono devi continuare a parlare, però finisci per non capire le voci e per perdere il filo di ciò che stavi dicendo. E un esperienza frustrante, non riesci a dominare il caos che si crea e non riesci a capire le altre voci e a farti capire. Chi soffre di disagio psichico ha spesso questi stessi problemi, anche se ovviamente molto amplificati.

7 Il percorso prosegue conducendo ad una stanza all interno della quale sei invitato a posizionarti davanti a uno specchio. Una luce illumina metà del viso, e devi cambiare la posizione del tuo corpo per cercare di illuminare anche l altra parte. Intanto un cronometro fa il conto alla rovescia dei secondi e ripropone a intervalli alcuni frammenti della tua immagine passata sullo specchio. Questo esperimento è sul tema dell identità personale. Il contatore mostra l importanza della variabile temporale nella costruzione dell immagine del viso. Il tempo è memoria, e la memoria è identità. Il tempo ci permette di organizzare la nostra esperienza nel mondo e in relazione agli altri e di dare un senso al nostro passato. In effetti noi siamo ciò che siamo stati, cioè siamo frutto della nostra esperienza fino al momento presente. Il passato costituisce il nostro momento attuale e ci permette di fare proiezioni su come potrà essere il futuro. La memoria è un tratto costitutivo della specie umana, non presente invece negli altri animali. E uno dei nostri tesori più preziosi. Poi si passa alla stanza degli imbuti di voce. Una serie di imbuti appesi al soffitto fanno risuonare le voci registrate nella stanza del microfono. Tutte le voci dei visitatori sono riprodotte insieme, e questo crea confusione. E un momento diciamo ricreativo prosegue Martelli con un sorriso -.

8 Il caos è uno dei modi dell esperienza umana. E attaccato alla parete c è questo quadro particolare. Geniale a modo suo. Saprebbe dirmi chi delle due figure riprodotte è il curante e chi il curato?. Hyeronimus Bosch dipinse La cura della follia nel Vi rappresentò un malato di mente che viene visitato da un medico. Quest ultimo porta sulla testa un imbuto in testa come fosse un cappello. E per far capire prosegue Martelli, che non esiste un confine preciso tra normalità e follia. Il percorso espositivo prosegue con una piccola galleria dei ritratti di alcuni malati del vecchio manicomio. Accanto a questo spazio c è una macchina fotografica collocata davanti a una sedia. Qui invitiamo i visitatori a farsi fotografare come se fossero loro stessi ricoverati dell ospedale. L idea è di far capire cosa significasse essere esclusi sociali, facendo loro sperimentare in prima persona alcune delle prassi obbligatorie cui erano sottoposti i malati. Si entra quindi in una stanza in cui si prova l esperienza di udire le voci assumendo la posizione di chi effettivamente ha questo disturbo, seduti a un tavolo con i gomiti appoggiati e le mani sulle orecchie. Due piccoli pannelli del tavolo, in corrispondenza dei gomiti, trasmettono alle mani voci in sottofondo. Le voci arrivano così alle orecchie e vengono udite da chi effettua l esperimento. Ovviamente, in questo caso non sono temi angoscianti, ma solo una lista di prodotti alimentari.

9 Nella sala successiva ci si dondola su una sedia avanti e indietro come fanno davvero i malati mentre sullo schermo interattivo compaiono le foto degli ex degenti dell ospedale che raccontano le loro storie. La parte dedicata alla documentazione espone invece la riproduzione di un frammento del muro sul quale un degente aveva scritto i propri pensieri, come un libro. Il muro era lungo 180 metri, e questa persona aveva deciso di lasciare qualcosa di sé, per non essere dimenticata o per far capire al mondo la propria condizione. Altri invece avevano scelto di disegnare figure colorate, probabilmente con lo stesso intento. Lo spazio successivo è dedicato alla memoria di ciò che era la struttura manicomiale prima della Legge Basaglia. Fagotteria per gli effetti personali dei degenti e studio medico. Camera di contenzione e farmacia prima della scoperta degli psicofarmaci. Sedativi di vario genere, veleni, cloroformio, fino all elettroshock. Un tavolo interattivo espone libri sulle norme, le cure e la vita quotidiana dell istituto. Toccando i documenti, si aprono le pagine di storia vissuta raccontata dai diretti protagonisti. Immagini e voci scorrono sulla superficie del tavolo come un film. L ultima stanza è infine dedicata alla chiusura dei manicomi per la Legge 180. Scheletri di letto, strumenti e altri materiali sono sospesi alla parete, tutto alla rinfusa. Il vecchio ordine è buttato all aria. Proponiamo anche una serie di filmati sulla realtà locale e nazionale degli istituti psichiatrici prima e dopo la Legge 18O fino alla chiusura del manicomio romano. Ma il nostro lavoro è tutt altro che finito. In programma abbiamo la realizzazione di uno spazio che occuperà un intero piano di questo edificio. Sarà dedicato all attualità del disagio psichico e alla sua cura oggi. Un altra parte la destineremo invece a mostre ed eventi temporanei. La sfida che abbiamo lanciato con questo museo è di costruire una nuova sensibilità civile attorno al tema della malattia mentale. La cultura della solidarietà è più necessaria oggi che mai. E fondamentale anche per formare le nuove generazioni. Molte scuole infatti ci vengono a visitare, e siamo convinti che sia nostro compito contribuire alla nascita di un nuovo senso di cittadinanza più inclusivo e maturo, che sappia finalmente rispettare e valorizzare le differenze, invece di nasconderle e cancellarle.

10 Per maggiori informazioni:

11

12 Testo: Michele Mornese. Foto delle pagg : Museo della Mente. Le altre foto: Michele Mornese.