PER UNA BUONA GENITORIALITÀ (IN PILLOLE)
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- Cinzia Bettini
- 8 anni fa
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1 PER UNA BUONA GENITORIALITÀ (IN PILLOLE) 1. Non si nasce genitori Non si nasce genitori, lo si può solo diventare, con l impegno e l applicazione, mettendosi in discussione come donne e uomini, quindi come persone legate da un comune progetto di vita: la costituzione della famiglia. 2. La famiglia Il benessere della famiglia è una ricchezza per la comunità e come tale va aiutata e difesa, per questo è necessario promuovere un percorso formativo che sostenga il suo compito educativo. 3. Percorsi formativi da evitare Qualunque percorso formativo deve prevenire due rischi: lo spontaneismo educativo e la professionalizzazione del ruolo genitoriale: 1. Spontaneismo educativo: secondo tale concezione i genitori, per il fatto stesso di aver messo al mondo dei figli, sono in grado di educarli. Essere genitori è considerato un dato naturale e non richiede quindi alcun apprendimento. 2. Professionalizzazione del ruolo genitoriale: in questa prospettiva essere genitori responsabili significa imparare in modo preciso un insieme di tecniche che abilitano a essere un buon genitore. L attenzione si sposta sulla tecnica e sulle procedure mentre si perde di vista la relazione educativa con il figlio. 4. Percorsi formativi positivi Si tratta di avviare percorsi di formazione che favoriscano l assunzione consapevole e responsabile della funzione educativa, sviluppando la capacità di apprendere dall esperienza e dai propri errori. 5. Obiettivo di questo libro L obiettivo di questo lavoro, composto di due parti, è di contribuire alla messa a fuoco di diversi aspetti del sostegno alla genitorialità. E nostro intendimento contribuire a supportare i genitori nel loro ruolo, a promuovere la consapevolezza dell importanza di tale compito e ad accrescere e rafforzare le competenze educative dei genitori stessi. Riteniamo che i percorsi di sostegno alla genitorialità non siano destinati esclusivamente a famiglie problematiche, ma possono essere un cammino utile a qualsiasi genitore, per migliorare la relazione con i figli, le dinamiche familiari e la crescita di ogni membro della famiglia. 6. Struttura del libro Prima parte: proponiamo ai lettori una riflessione critica su alcune considerazioni psicopedagogiche riguardanti le linee portanti del corpus dell essere genitori;
2 Seconda Parte: trattiamo quattro dei problemi più gravi e diffusi che i genitori di oggi si trovano ad affrontare: 1) genitorialità in situazioni deviate ; 2) genitori detenuti; 3) Recupero delle capacità genitoriali dei tossicodipendenti; 4) La sindrome di alienazione genitoriale. 7. Cos è la genitorialita? Dal punto di vista psicopedagogico, per le sue implicazioni anche di tipo formativo, la genitorialità è il lungo e continuo tirocinio per apprendere l arte di essere genitori. Genitorialità è, in questa accezione, il processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare genitori, capaci di prendersi cura e di rispondere in modo sufficientemente adeguato ai bisogni dei figli; bisogni che sono estremamente diversi a seconda della fase evolutiva. 8. Le funzioni genitoriali Protettiva: consiste nell offrire cure adeguate ai bisogni del bambino e a determinare il legame di attaccamento; Regolativa: va intesa come la capacità che il bambino possiede fin dalla nascita di regolare appunto i propri stati emotivi e organizzare l esperienza e le risposte comportamentali adeguate che ne conseguono; Affettiva: riguarda la capacità di entrare in risonanza affettiva con l'altro senza esserne inglobato. L affettività viene trasmessa attraverso gli abbracci, i baci e tutte quelle manifestazioni che fanno sentire al bambino la sensazione di sentirsi amato. Normativa: consiste nella capacità di dare dei limiti, una struttura di riferimento, una cornice. Corrisponde a quel bisogno fondamentale del bambino che è il bisogno di avere dei limiti, di vivere dentro una struttura di comportamenti coerenti; Predittiva: è la capacità di cambiare i comportamenti nei confronti del figlio in relazione alle sue fasi di crescita con l'espandersi del suo mondo e delle sue competenze; Triadica: è la capacità dei genitori di avere tra loro un'alleanza cooperativa fatta di sostegno reciproco, capacità di lasciare spazio all'altro o di entrare in una relazione empatica con il partner e con il bambino. Questo presuppone la capacità del genitore di vedere il bambino dentro una relazione dove esiste un terzo. La presenza del terzo offre al bambino possibilità di adattamento e di interazione molto maggiori. Transgenerazionale: consiste nell'immissione del figlio dentro una storia, una narrazione, che appare reale e anche un po' sognata. E' la storia della propria famiglia, è il continuum generazionale dove si inserisce la nascita. Questa funzione rimanda ovviamente ai rapporti tra generazioni. Proiettiva: con la quale ogni genitore proietta sul proprio figlio parti di sé. Ciò non deve significare trasferire sul figlio i propri bisogni non realizzati creandosi aspettative sulle sue scelte future, ma piuttosto utilizzare i propri vissuti e le proprie esperienze per comprendere e favorire i reali bisogni del figlio. Differenziale: si esprime attraverso la modalità materna (maternità) e attraverso la modalità paterna (paternità). All'interno di una coppia genitoriale entrambe le funzioni devono essere presenti per permettere un gioco relazionale sano. La funzione materna si manifesta in una modalità relazionale duale mentre la funzione paterna ha il compito di proteggere la diade da interferenze esterne.
3 9. Funzione educativa della famiglia ASSOCIAZIONE ROCCO FEDERICO ONLUS La famiglia è l habitat dove l individuo si attua come persona: è qui che si realizza l esperienza fondamentale dell uomo della relazione profonda con l altro dove si percepiscono e si sperimentano i valori, dove si prende consapevolezza del significato della vita e della fiducia nel futuro. 10. Il sostegno alla genitorialità Il sostegno alla genitorialità si rende estremamente necessario in momenti particolarmente delicati delle transizioni del ciclo di vita. Un sostegno che può anche essere dato dal semplice aiuto a sviluppare una competenza già presente o potenziale, rendendola consapevole e dunque dando la possibilità di utilizzarla più opportunamente. 11. Educare alla genitorialitá Non si deve ritenere che le competenze genitoriali vengano acquisite spontaneamente fin dalla nascita del figlio. Durante la gestazione la donna porta avanti tre discorsi diversi: quello con sua madre, quello con se stessa in quanto figlia e quello con se stessa in quanto futura madre. L esito di tali discorsi sarà collegato alle future cure che la madre offrirà al proprio bambino. Il significato che la madre darà agli eventi del suo passato, al suo essere stata figlia, influenzerà il suo rapporto con il bambino. La genitorialità si apprende attraverso l esperienza, come l impegno e la disponibilità a modellare le proprie abitudini di vita, rispettando anche le esigenze dei figli, non dimenticando che l essere genitori è per tutto il ciclo della propria vita. 12. Genitorialità e gli stili educativi Autoritario: genitore freddo, controllante, poco disponibile al dialogo e a giustificare le richieste infantili, eccessivamente esigente circa un comportamento filiale maturo; Permissivo: genitore scarsamente controllante, affettuoso e comunicativo, ma anche infantilizzante; Autorevole: genitore controllante, affettuoso e comunicativo, ma con alte aspettative circa la maturità filiale; Trascurante: genitore scarsamente controllante e comunicativo, nutre scarse aspettative sul figlio. 13. Genitorialità in situazioni deviate Una personalità con un sé resistente alle complessità e alle tra-versie, che non soccomba alla tensione o all'angoscia in manie-ra eccessiva, è un quid che si trasmette ai figli attraverso la co-struzione di una base sicura, sulla quale si può immaginare, so-gnare, allontanarsi e ritornare, attraverso il radicamento della convinzione che la vita merita di essere vissuta. Tuttavia, non sempre il bambino vive in un ambiente sano e sereno, spesso intervengono difficoltà di vario genere e situazioni che possono portare all insufficienza o alla totale assenza di uno e di entrambi i genitori. Ci troviamo così di fronte a situazioni che definiamo deviate, in quanto si discostano da ciò che è ritenuto normale e che tendono ad avere effetti negativi su entrambe le parti del rapporto.
4 14. Genitori detenuti Il tema della genitorialità in carcere attiene a due tipologie che possono verificarsi: a) madri detenute con figli conviventi; b) padri o padri e madri detenuti con figli all esterno del carcere. Nella prima tipologia abbiamo madri che risiedono in carcere con i propri figli. La legge italiana prevede i 3 anni come età limite dopodiché i bambini vengono affidati a famigliari, istituti o famiglie affidatarie, in attesa che la madre finisca di scontare la sua pena. Il bambino che vive accanto alla madre detenuta subisce certamente un danno, ma sarebbe molto più drammatico se vivesse lontano da lei. Ecco perché la maggior parte dei Paesi europei ha scelto di permettere al figlio di restare con la madre. Trascorrere i primi mesi di vita in prigione porta con sé inevitabili conseguenze negative a livello psicologico, causate dalle condizioni di detenzione: infatti più queste sono degradate, più le conseguenze possono essere enormi sul neonato. Dunque, la prima cosa da fare è migliorare tali condizioni. Ciò non toglie che vivere i primi anni della propria vita in un ambiente angusto e lontano dalla natura lasci notevoli conseguenze negative nel bambino. Ma c è un altra carenza che danneggia il bambino in carcere con la madre: stare lontano da suo padre. Tutti gli studi contemporanei di psichiatria e di psicoanalisi dimostrano che il padre è un attore importante per il figlio fin dai primi mesi di vita, e dunque, accanto agli sforzi per migliorare le condizioni detentive delle madri e dei loro figli, si deve lavorare affinché la triade padre-madre-bambino possa riunirsi con la maggiore frequenza possibile. Nella seconda tipologia abbiamo, per la maggior parte, padri detenuti che non vedono mai i loro figli o saltuariamente grazie alle ore di colloquio. Sono circostanze nei quali si verifica una forzata separazione tra la vita del genitore e quella dei figli, tale distacco può influire in modo determinante nel loro rapporto. 15. Recupero delle capacità genitoriali dei tossicodipendenti In Italia le tossicodipendenze da sostanze rappresentano un fenomeno preoccupante nella popolazione femminile. L aumento, constatato negli ultimi anni, del numero di donne che abusano di sostanze ha comportato la nascita di una problematica particolarmente delicata, quale quella della maternità in condizione di rischio, aggravata poi in certe occasioni dall emergenza del fenomeno Aids. La situazione diventa ancora più complessa alla presenza di eventi collegati alla maternità nel suo insieme, perché la dipendenza può produrre un alterazione della competenza genitoriale. È accertato, infatti, quanto sia importante la relazione madre-bambino rispetto allo sviluppo del bambino stesso. Il bambino deve diventare per i Servizi un soggetto privilegiato d interventi di sostegno, che ne permettano lo sviluppo armonico, affinché non debba patire in età adulta, problemi che gli derivino da un rapporto disfunzionale con la madre. Anche dove c è una famiglia di origine che si prenda cura della diade madre-bambino, aumenta la conflittualità dei rapporti, poiché comunque ci si trova in una situazione potenzialmente ansiogena per l intero nucleo familiare. Ogni operatore che comprenda l importanza della gestione della maternità e del percorso di crescita dei bambini, ha come obiettivo prioritario quello di aiutare queste donne a essere madri. Genitorialità e tutela del minore si rifanno a due principi fondamentali per i servizi: il diritto del minore ad essere educato nell ambito della propria famiglia e la preminenza dell interesse del minore in tutte le decisioni di competenza delle istituzioni pubbliche e private. Il
5 diritto alla famiglia, e, nel contempo, il primato dell interesse del minore comportano, per le politiche del settore, la necessità di attivare interventi di sostegno alla famiglia e quindi anche alla competenza genitoriale. 16. La sindrome di alienazione genitoriale La sindrome da alienazione genitoriale (o PAS, dall acronimo di Parental Alienation Syndrome) è un disturbo dell età evolutiva che si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori, non adeguatamente mediati. Il primario dovere che la famiglia separata deve sostenere è la riorganizzazione delle relazioni familiari a livello coniugale e genitoriale. Per governare il conflitto affiorante dalla separazione in maniera cooperativa, a livello coniugale, la coppia deve elaborare il fallimento del proprio legame, il divorzio psichico. Contemporaneamente a livello genitoriale è necessario che gli ex coniugi continuino a svolgere i ruoli di padre e madre e a riconoscersi come tali e instaurare un rapporto di collaborazione e cooperazione per tutti gli aspetti che riguardano l esercizio della genitorialità. Molto spesso però questo non accade e la battaglia esce e si protrae fuori dalle porte del Tribunale innescando nel bambino una suddivisione dei propri genitori in un genitore buono e in un genitore cattivo. Lo stato di conflitto, che sovente segue le separazioni coniugali, rende disattenti i genitori dei bisogni reali e affettivi dei propri figli: la separazione dei genitori significa per il bambino avere un padre e una madre che non si amano più, innescando in lui conflitti e domande sul se sia giusto continuare ad amare entrambi dal momento che loro non si amano più. Molte volte i genitori, consciamente o inconsciamente, quando si contendono l affidamento del bambino, lo sollecitano ad effettuare una scelta tra di loro. Questa scelta accresce il disagio del bambino stesso, in una situazione in cui da una parte vi sono i genitori che si trovano in una circostanza critica, in cui prevalgono sensi d inadeguatezza e bisogni di trovare all esterno di sé conferme della loro validità come persone, cercando quindi questa conferma nel ruolo genitoriale; il figlio da parte sua si trova in una situazione concreta di perdita di riferimenti e di rapporti che non ha voluto e che spesso nemmeno si aspettava, quindi in una situazione di lutto. Quando i genitori non riescono a superare la crisi personale innescata dalla separazione e quindi trovare dentro di sè motivi di autostima, sospinti anche da motivazioni di conflittualità latente, hanno bisogno di definire il coniuge negativamente e quindi anche di definirlo inidoneo nel ruolo genitoriale. Da qui la sempre più frequente denigrazione dell altro genitore agli occhi del figlio e la richiesta, formulata in modo più o meno esplicito, che anche il figlio contribuisca a tale definizione scegliendo lui come unico genitore. Il perdurare del conflitto per molto tempo dopo la separazione costituisce la principale fonte di stress, non solo per la coppia ma anche e soprattutto per i figli, che continuano a essere coinvolti in dinamiche relazionali e genitoriali disfunzionali.
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