Corso di Laurea Magistrale in SCIENZE E GESTIONE DELLE RISORSE FAUNISTICO-AMBIENTALI

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1 Scuola di Agraria Corso di Laurea Magistrale in SCIENZE E GESTIONE DELLE RISORSE FAUNISTICO-AMBIENTALI (Classe LM-86 - Classe delle lauree in Scienze zootecniche e tecnologie animali) Materia della tesi GESTIONE DELLA FAUNA Analisi della fenologia migratoria, dei carnieri e delle preferenze ambientali di Beccaccino (Gallinago gallinago) e Frullino (Lymnocryptes minimus) in Italia Relatore Chiar. ma Prof. ssa Clara Sargentini Correlatore Dott. Michele Sorrenti Candidato Daniel Tramontana Anno Accademico 2013/2014

2 INDICE INTRODUZIONE pag. 4 STATO DELLE CONOSCENZE IN EUROPA >> 5 SCOPO DEL LAVORO >> 6 1. ANALISI GENERALE >> LE SPECIE >> BECCACCINO (Gallinago gallinago) Linnaeus, 1758 >> CONSISTENZA E TREND A LIVELLO EUROPEO >> PRESENZA IN ITALIA >> FENOLOGIA DELLA MIGRAZIONE >> CONSISTENZA E TREND ATTUALE DELLA POPOLAZIONE SVERNANTE >> FRULLINO (Lymnocryptes minimus) Brunnich, 1764 >> CONSISTENZA E TREND A LIVELLO EUROPEO >> PRESENZA IN ITALIA >> FENOLOGIA DELLA MIGRAZIONE >> CONSISTENZA E TREND ATTUALE DELLA POPOLAZIONE SVERNANTE >> MATERIALI E METODI >> FONTE DEI DATI >> AREA DI STUDIO >> ARCO TEMPORALE >> METODICHE >> ANALISI DEI PRELIEVI >> CONSIDERAZIONI PRELIMINARI >> RISULTATI >> DIARI DI CACCIA >> ANALISI DELLA FENOLOGIA MIGRATORIA >> ANALISI STATISTICA >> 44 2

3 TEST STATISTICO DEL CHI-QUADRATO PER EVIDENZIARE L EVENTUALE SIGNIFICATIVITA DEI DIVERSI PRELIEVI DI BECCACCINO (Gallinago gallinago) TRA DECADI pag TEST STATISTICO DEL CHI-QUADRATO PER EVIDENZIARE L EVENTUALE SIGNIFICATIVITA DEI DIVERSI PRELIEVI DI FRULLINO (Lymnocryptes minimus) TRA DECADI >> EVOLUZIONE DEI CARNIERI MEDI ANNUALI >> PREFERENZE AMBIENTALI >> DESCRIZIONE DELL HABITAT DEL BECCACCINO >> DESCRIZIONE DELL HABITAT DEL FRULLINO >> ANALISI DELLE PREFERENZE AMBIENTALI >> DISCUSSIONE >> PREGI E LIMITI DEI DIARI DI CACCIA >> FENOLOGIA MIGRATORIA E TENDENZA EVOLUTIVA DEI CARNIERI >> PREFERENZE AMBIENTALI E GESTIONE DELL HABITAT >> 59 APPENDICE >> 62 Draft Population Assessment Jack Snipe Lymnocryptes minimus >> 62 RIASSUNTO >> 80 ABSTRACT >> 81 BIBLIOGRAFIA >> 82 3

4 INTRODUZIONE Il monitoraggio delle popolazioni di uccelli acquatici, in particolare migratori, è attività ben conosciuta in metodiche e finalità, e rappresenta in campo faunistico un caposaldo per la ricerca e per le conseguenti applicazioni gestionali. Lo studio di questa categoria faunistica permette, infatti, di valutare stato di salute ed efficacia delle scelte gestionali per le zone umide. La presente ricerca si è occupata di due specie appartenenti alla famiglia degli scolopacidi, il Beccaccino (Gallinago gallinago) e il Frullino (Lymnocryptes minimus). Il primo, animale di particolare pregio naturalistico e su cui sono state sviluppate ricerche e studi in ambito europeo. Il secondo, del quale praticamente si conosce ancora oggi poco o nulla. Essendo in Italia la tradizione venatoria a queste specie legata a poche regioni (Piemonte, Lombardia Veneto, Emilia) ed a ristrette aree palustri dove esercitare tale attività, vengono meno i presupposti per ottenere quei dati e quelle osservazioni sistematiche, oggi mancanti o quasi, che sarebbero necessarie per poter fare il punto della situazione per quel che riguarda l attuale frequenza e distribuzione di queste specie durante la migrazione post nuziale, i carnieri di caccia, gli habitat frequentati e le diverse preferenze ambientali. Dati che tra l altro sono indispensabili per poter fare qualsiasi previsione per l avvenire, per poter proporre misure precise in favore delle due specie e per poter conservare questa forma di attività venatoria classica ed appassionante. L opera non vuole proporsi come esaustiva e finale, ma solo come ottimo spunto per progetti di ricerca sempre più vasti e duraturi nel tempo. La natura stessa del bene costituito dalla fauna selvatica impone la necessità che alla base di qualsiasi forma di prelievo ci sia la conoscenza della distribuzione e dello stato della risorsa che s intende utilizzare (Duffey & Watt,1971). 4

5 STATO DELLE CONOSCENZE IN EUROPA Attualmente, i dati utilizzati per gli studi sui Beccaccini e Frullini in Europa provengono dai prelievi effettuati dai cacciatori di Beccaccini aderenti al CICB ( Club International des Chasseurs de Bécassines) nei luoghi frequentati da queste specie nel corso delle loro migrazioni dislocati nella maggior parte dei paesi europei ad esse interessati, in regioni ampiamente diversificate e per lunghi periodi di tempo. In Francia sono stati effettuati studi scientifici sulla conoscenza, la vita, la conservazione del Beccaccino; sul suo habitat, sulle migrazioni e sulla presenza in varie tipologie di terreni. Questi studi sono stati proposti dalle équipe scientifiche e tecniche della OMPO (Uccelli Migratori del Paleartico Occidentale) e del CICB, coordinate da Michel Devort, studioso di fama internazionale per le sue competenze sul Beccaccino. I rilevamenti effettuati sulla specie sono frutto di intense segnalazioni fatte su migliaia di capi uccisi da cacciatori o inanellati da ornitologi. I rilevamenti hanno interessato prevalentemente il territorio francese e in misura minore anche altri paesi del Paleartico occidentale (Inghilterra, Belgio, Olanda, Germania, Italia e Spagna). Pertanto, questi prelievi sono perfettamente rappresentativi tanto delle caratteristiche delle popolazioni studiate quanto degli habitat frequentati. L affidabilità degli studi intrapresi secondo questi prelievi è quindi incontestabile. Questi studi riguardano i costumi, le migrazioni, le variazioni del comportamento in funzione delle stagioni, dei climi, degli ambienti, nonché le differenze sulla specie incontrate in tutti i paesi che esso frequenta. Il campo degli studi realizzati dal CICB e dall OMPO con questo metodo, grazie all apporto dei cacciatori ad essi aderenti in ambito europeo e non solo, verte sulla biologia e le migrazioni ad iniziare dallo studio delle ali in particolare per quanto riguarda i lavori redatti dal Dr. Devort et al.(1997) riferiti a dieci anni di raccolta di ali ( ali analizzate), i carnieri di caccia ( Devort et al. 1997, Devort et al. 2002), lo spettro alimentare dei Beccaccini e Frullini tramite lo studio dei tratti digestivi (Tuck 1972, Swift 1979, Veiga 1984, Grisser 1985,, Beck et al. 1995), gli habitat frequentati (Olivier 1991, Olivier 1998), gli inanellamenti (Olivier 1997, Olivier 2007). Si può quindi affermare che, attualmente, la popolazione di Beccaccini nel Paleartico Occidentale sia in assoluto una delle più studiate in Europa, grazie alla grande mole di dati raccolti. La stessa cosa purtroppo non può dirsi per il Frullino che viceversa si ritiene abbia subito un declino in Europa Centrale e Orientale durante il 19 e la maggior parte del 20 secolo a causa della perdita e del degrado delle zone umide, anche se vi è la mancanza di prove certe che si tratti di una diminuzione vera o uno spostamento verso nord dell'areale di nidificazione. Studi recenti indicano comunque che la popolazione nidificante in Europa è ora stabile (Waterbird Population Estimates 4th Edition 2006, Delany et al. 2009). Dato il grande interesse che queste due specie rivestono, sia dal punto di vista gestionale che di sfruttamento venatorio, è importante che le raccolte di dati in maniera standardizzata possano proseguire, con l affinamento di ricerche sempre più mirate in particolare sulla gestione degli habitat ed il loro mantenimento e/o ripristino. 5

6 SCOPO DEL LAVORO Lo scopo di questa ricerca è quello di creare nel tempo una banca dati sulla consistenza e sulla distribuzione della migrazione del Beccaccino e del Frullino; analizzare lo sviluppo dei prelievi di Beccaccino e Frullino, attraverso le tendenze evolutive di un campione di carnieri forniti dai cacciatori italiani, e di discutere le possibili cause attinenti alle variazioni del flusso migratorio, delle preferenze ambientali e dei prelievi durante lo stesso al fine, come sottolinea Landry (1983), di sostituire le convinzioni dei cacciatori, e degli ornitologi, con informazioni obbiettive riguardo ad uno dei fattori controllabili dall uomo e da utilizzare come base per la gestione della specie. ANALISI GENERALE LE SPECIE Beccaccino (Gallinago gallinago) e Frullino (Lymnocryptes minimus) sono due specie familiari al cacciatore di palude, ma che, per il cacciatore generico, possono essere facilmente scambiate fra di loro. Sono infatti stretti parenti ed appartengono tutti e due all ordine dei Caradriiformi e alla famiglia degli Scolopacidi, alla quale appartengono pure il Croccolone (Gallinago media), la Beccaccia (Scolopax rusticola), insieme ad altri limicoli quali i Chiurli, i Piro-piro, le Pettegole, i Totani, la Pantana, l Albastrello, i Piovanelli, i Gambecchi ed il Combattente. I caratteri distintivi del Beccaccino e del Frullino sono chiaramente illustrati nelle figure in cui è posto a confronto con il Croccolone e la Beccaccia (figure 1-2). Fig. 1 Tavola comparativa tratta da "Birds of Europe" di Lars Svensson (2000) 6

7 Fig. 2 Beccaccino, Croccolone e Frullino: le frecce indicano le differenze principali che, a parte le dimensioni, sono: becco relativamente più corto, mancanza di striscia chiara nel vertice della testa e coda più a cuneo nel Frullino, rispetto alle altre due specie; zebratura del petto che si estende anche alla pancia e lati della coda bianchi nel Croccolone, a differenza di quanto si osserva nel Beccaccino e nel Frullino (fonte Simonetta 1974). BECCACCINO (Gallinago gallinago) Linnaeus, 1758 Il Beccaccino è un uccello di taglia media che misura dai 25 ai 27 cm dalla punta del becco alla coda, con un apertura alare dai 44 ai 47 cm. Il becco, lungo tra i 6 e i 7 cm, diritto e sottile, è caratteristico della specie. Esso serve a frugare nei terreni friabili e fangosi per scovare quegli animaletti (Vermi, Molluschi, Lepidotteri ecc..) che costituiscono il suo nutrimento essenziale. La colorazione è superiormente nera, bruno scuro e bruno giallastro. Il vertice del capo è marcato da una striscia longitudinale centrale bruno giallastra (crema) chiara, marginata di nero, l intero mantello e le scapolari sono striati di bruno in senso longitudinale. Il margine esterno del vessillo della prima remigante primaria è bianco o biancastro verso la base, le ascellari e le copritrici inferiori delle ali sono più o meno sbarrate trasversalmente di nero, tuttavia le strie di ciascuna piuma non corrispondono a quelle delle piume vicine, così che l effetto d insieme è di una confusa vermicolatura (Simonetta 1974). Collo, petto e copritrici inferiori della coda sono bruno giallastre, con strie più scure, mentre la gola ed il centro della pancia sono bianchi (figura 3). 7

8 Fig. 3 Beccaccini (Gallinago gallinago) in pastura (foto di Michele Soprano). I sessi sono simili e la livrea non varia a seconda delle stagioni. Giovani ed adulti possono tuttavia essere distinti in base ad un certo numero di criteri. Le ali, appuntite, larghe ed abbastanza lunghe, sono formate da 11 remiganti primarie e 10 secondarie. La coda a forma di ventaglio, è costituita da 14 timoniere di cui le due esterne, dal vessillo esterno molto stretto, giocano un ruolo fondamentale nelle parate nuziali, in quanto sono esse, messe in vibrazione dall aria nei movimenti di discesa dei maschi, a produrre il famoso tremolio (belato) che caratterizza così bene la specie. A livello di queste penne maschi e femmine presentano misure leggermente differenti che, congiuntamente ad alcuni criteri cromatici, ne permettono la distinzione. Il peso medio del Beccaccino si aggira intorno ai 100 g con variazioni, dipendenti dall età, il sesso, lo stato di pinguedine, il grado di muta ecc, che possono oscillare tra i 70 e i 180 g. Esiste inoltre una significativa differenza di peso tra i maschi e le femmine le quali, mediamente, pesano dai 3 ai 5 g in più (Rotondi 1962). CONSISTENZA E TREND A LIVELLO EUROPEO La consistenza della popolazione nidificante in Europa è stimata in oltre coppie (figura 4). Tale popolazione ha fatto registrare una generale stabilità tra il 1970 ed il 1990; nell arco del decennio successivo la consistenza si è mantenuta stabile nella maggior parte dell Europa orientale (inclusa la Russia, che ospita un nucleo chiave per la conservazione della popolazione europea) mentre ha mostrato un declino nel resto del continente. La consistenza complessiva si è quindi ridotta (con un decremento degli effettivi comunque superiore al 10%) e, pertanto, la specie è attualmente considerata in declino (tabella 2). 8

9 Fig. 4 Distribuzione del Beccaccino nel Paleartico Occidentale (fonte ISPRA 2009) Convenzione di Berna Convenzione di Bonn Direttiva Uccelli 2009/147/CE Stato giuridico Allegato III Allegato II Allegato II/1, III/2 Tabella 1 Stato giuridico del Beccaccino Sistema SPEC (Specie Europee di Interesse Conservazionistico) Status Criteri IUCN Red List Stato di conservazione SPEC 3: specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole stato di conservazione sfavorevole (in declino) declino moderato e recente Specie non segnalata nella Lista Rossa dell IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) Tabella 2 Stato di conservazione del Beccaccino 9

10 PRESENZA IN ITALIA Il Beccaccino nidifica in Italia in modo irregolare (circa 100 casi di nidificazione all anno) e del tutto occasionale (casi recenti in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna), mentre è presente regolarmente come migratore e svernante (Devort 1998). I contingenti svernanti sono poco concentrati ed occupano sia aree costiere sia zone umide interne, con maggiore frequenza nell Italia settentrionale e centrale sino alla Maremma tosco-laziale (figura 5). Fig. 5 Areale di svernamento del Beccaccino (fonte ISPRA 2009) FENOLOGIA DELLA MIGRAZIONE Il Beccaccino, come la maggior parte degli uccelli a larga distribuzione, è essenzialmente considerato una specie migratrice parziale. In ornitologia ciò significa che gli uccelli appartenenti alle popolazioni nidificanti più settentrionali si comportano come veri migratori e tutti gli anni compiono, quali che siano le condizioni meteorologiche e lo stato delle risorse alimentari, dei grandi spostamenti che li conducono verso i siti di svernamento più meridionali, mentre nel sud dell areale riproduttivo e nelle regioni più temperate (ad esempio le Isole britanniche), gli uccelli appartenenti a queste popolazioni presentano un comportamento piuttosto sedentario. La migrazione post-nuziale di questa specie nel nostro Paese si svolge tra la metà di luglio ed i primi giorni di dicembre, con il picco massimo tra fine settembre e novembre; il rientro ai quartieri di nidificazione avviene tra febbraio e metà maggio, con un picco in marzo-aprile (Spina & Volponi 2008). Entro i due estremi, si trovano delle sub-popolazioni che si spostano più o meno a seconda degli anni ed in funzione di numerosi fattori, si verifica quindi la presenza sia di gruppi estivanti sia di locali erratismi invernali, in relazione a particolari condizioni ambientali. Sulla base dei dati di ricattura di individui inanellati all estero, l inizio dei movimenti post- 10

11 riproduttivi attraverso l Italia può essere collocato in agosto; questi si intensificano in settembre, per poi raggiungere il massimo in ottobre e novembre, con un picco annuale nella decade centrale di questo mese. Successivamente si assiste ad una diminuzione significativa delle segnalazioni, che fino alla fine dell anno mantengono livelli comunque superiori a quelli registrati all inizio di gennaio. In questo mese la frequenza delle ricatture mostra una lieve diminuzione nella decade centrale, mentre a partire da febbraio le segnalazioni aumentano, fino alla decade centrale di marzo, quando si registra il massimo picco stagionale. Già da aprile e per l intera fase riproduttiva le osservazioni sono sporadiche (figura 6). Fig. 6 Fenologia delle ricatture effettuate in Italia di beccaccini inanellati all estero (dimensione del campione analizzato = 425). (fonte Spina, Volponi 2008) Il periodo di migrazione pre-nuziale definito per l Italia nel documento ORNIS della Commissione Europea va dalla prima decade di febbraio alla prima decade di aprile ( n.htm). I Beccaccini segnalati in Italia provengono soprattutto dall Europa centro-orientale, dall area baltica e scandinava. Il cuore dell areale di origine indica come direzione principale delle rotte di migrazione verso l Italia quella con componente NE-SO (figura 7). 11

12 Fig. 7 Areale riproduttivo delle popolazioni di Beccaccino che raggiungono l Italia desunto dai dati di inanellamento/ricattura (dimensione del campione analizzato = 83). (fonte Spina, Volponi 2008) CONSISTENZA ATTUALE E TREND DELLA POPOLAZIONE SVERNANTE Nel quinquennio sono stati stimati in Italia mediamente oltre beccaccini svernanti, con un apparente incremento rispetto al quinquennio precedente. In generale, l andamento si presenta marcatamente fluttuante. Nei Grafici della figura 8 e della figura 15 relativi all istogramma dei totali annuali sono visualizzati due indici: L indice di copertura (linea spezzata con rombi pieni) ottenuto dividendo il numero di siti complessivamente censiti in ciascun anno (nei quali la specie poteva o meno essere presente) per il numero di siti potenziali propri della specie stessa (tutti i siti che hanno ospitato la specie almeno una volta nel ). Esso indica, per ogni anno, quanti siti sono stati censiti rispetto a quelli che rappresentano la distribuzione potenziale della specie, e permette di apprezzare l esistenza di eventuali carenze nei rilievi. A differenza del precedente decennio, in cui la specie presentava un indice di copertura crescente, a seguito dell incremento della copertura nazionale delle zone umide censite nel corso dei censimenti invernali IWC, nel decennio tale indice si mantiene con singole puntiformi eccezioni sostanzialmente stabile, attorno a valori prossimi o superiori all 80%. L indice di areale (linea spezzata con cerchi vuoti) è stato invece ottenuto dividendo il numero di siti censiti in ciascun anno in cui la specie era presente, per il numero di siti potenziali per quella specie censiti in quell anno. Nella situazione attuale, in cui la copertura annua è buona per tutte le specie di avifauna acquatica, le variazioni dell indice di areale consentono di definire (a) il grado di regolarità con cui una specie frequenta il proprio areale potenziale (valori elevati indicano presenze ripetute ogni anno in buona parte dei siti potenziali, valori bassi presenze più irregolari); (b) la tendenza ad espandere o contrarre il proprio areale (valori in aumento indicano una tendenza espansiva, valori in diminuzione una contrazione). La media quinquennale delle 12

13 presenze risulta raddoppiata rispetto al primo valore disponibile ( ), con variazione graduale nei quinquenni intermedi; il numero totale di siti occupati, nel corso dei medesimi periodi, è quasi triplicato (Zenatello et al. 2014). Nel decennio in esame, massimi annuali di 3745 individui nel 2001 e 4100 nel 2007, anni caratterizzati da una particolarmente accentuata e diffusa anomalia termica positiva. Il trend decennale della specie è di aumento moderato (+2.5% all anno), e così pure quello di lungo periodo (+4.9%). Nonostante ciò, come già detto precedentemente, la popolazione nidificante europea viene data attualmente per stabile o in calo (Delany et al. 2009). Fig. 8 Andamento della popolazione svernante di beccaccini in base ai risultati dei censimenti di gennaio organizzati da Wetland International e coordinati in Italia dall ISPRA. (fonte Zenatello et al.2014). FRULLINO (Lymnocryptes minimus) Brunnich, 1764 Il Frullino si distingue facilmente dal Beccaccino per le dimensioni assai più piccole (inferiori del 30% circa); la sua lunghezza, misurata dal becco alla coda è di circa cm, l apertura alare media è di 39 cm; ha il becco relativamente molto più corto (4 cm rispetto ai 7 cm) del Beccaccino (figura 9). Non ha alcuna striscia chiara sul capo, tutto il piumaggio presenta dei riflessi iridescenti verdastri e violetti, tranne sul basso della schiena, dove predomina il violetto: la coda non ha piume bianche, ha un profilo graduato e non è arrotondata come nel Beccaccino, in quanto le timoniere centrali sono nettamente più lunghe di quelle esterne (figura 10). 13

14 Fig. 9 Confronto tra la forma della testa e la lunghezza del becco nel Beccaccino e nel Frullino (fonte Olivier 2007). Fig. 10 Frullino (Lymnocryptes minimus) (foto di Sauro Giannerini). Il numero delle timoniere nella coda è 12. I fianchi, a differenza del Beccaccino, sono striati longitudinalmente e non trasversalmente. I sessi sono simili. Il peso medio varia tra i 50 e i 70 g. e la sua è silhouette compatta, con una testa piuttosto grande ed un collo corto. Altra peculiarità del Lymnocryptes minimus è il suo canto, infatti non si ode praticamente mai, perlomeno nei periodi in cui è presente in Italia. Si limita ad una specie di attutito tambureggiamento che viene prodotto solamente durante la stagione riproduttiva (Rotondi 1962). 14

15 CONSISTENZA E TREND A LIVELLO EUROPEO La consistenza della popolazione nidificante in Europa è stimata in meno di coppie. Tale popolazione ha fatto registrare una generale stabilità tra il 1970 ed il 1990; nell arco del decennio successivo la consistenza si è mantenuta stabile nella maggior parte del suo areale europeo mentre ha fatto registrare una riduzione in Russia, dove è presente un nucleo numericamente importante (figura 11). La specie ha quindi subito un moderato declino (con un decremento della consistenza complessiva comunque superiore al 10%) e, pertanto, è attualmente considerata in declino (tabella 4). Fig. 11 Distribuzione del Frullino nel Paleartico Occidentale (fonte ISPRA 2009) Convenzione di Berna Convenzione di Bonn Direttiva Uccelli 2009/147/CE Stato giuridico Allegato III Allegato II Allegato II/1, III/2 Tabella 3 Stato giuridico del Frullino Sistema SPEC (Specie Europee di Interesse Conservazionistico) Status Criteri IUCN Red List Stato di conservazione SPEC 3: specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole stato di conservazione sfavorevole (in declino) declino moderato e recente Specie non segnalata nella Lista Rossa dell IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) Tabella 4 Stato di conservazione del Frullino 15

16 PRESENZA IN ITALIA La specie non nidifica nel nostro Paese, ma è presente come migratrice regolare e svernante, non ugualmente distribuita, più frequente nelle regioni del medio-alto Tirreno, alto Adriatico, Pianura Padana e Sardegna (figura 12). Fig. 12 Areale di svernamento del Frullino (fonte ISPRA 2009) FENOLOGIA DELLA MIGRAZIONE Specie fortemente elusiva e legata ad ambienti umidi con acquitrini intervallati da prati allagati o marcite, il Frullino è un migratore ad ampio raggio che si riproduce dalla Scandinavia settentrionale alla Siberia centrale. Le aree di svernamento interessano l'europa sud-occidentale e l Africa nord-occidentale, spingendosi ad Est fino in Asia minore, Iran ed Afghanistan. Nel nostro Paese lo si rinviene in transito ed anche nel corso dell inverno, dove le difficili stime numeriche suggeriscono fino ad un massimo di circa un migliaio di soggetti presenti (Spina e Volponi 2008). La migrazione post-nuziale avviene tra la fine di agosto e il mese di dicembre, con picco tra la metà di ottobre e novembre, mentre quella pre-nuziale si svolge da metà febbraio ad aprile, con il massimo sviluppo in marzo. La percentuale maggiore di soggetti marcati all estero e ricatturati in Italia si osserva durante la migrazione autunnale e nel periodo di svernamento. Le segnalazioni iniziano dalla terza decade di ottobre e proseguono fino alla seconda decade di gennaio, mostrando alternativamente picchi e cali di frequenza col susseguirsi delle decadi. Le segnalazioni ricominciano poi con la terza decade di febbraio e proseguono fino alla fine di marzo, mettendo in evidenza fasi più tardive della migrazione primaverile (figura 13). 16

17 Fig.13 Fenologia delle ricatture effettuate in Italia di Frullini inanellati all estero (dimensione del campione analizzato = 22). (fonte Spina, Volponi 2008) Il periodo di migrazione pre-nuziale definito per l Italia nel documento ORNIS della Commissione Europea va dalla prima decade di febbraio all ultima decade di aprile ( n.htm). I Frullini inanellati all estero e ricatturati in Italia provengono dall Europa centrosettentrionale e dalla Scandinavia. La Germania è il Paese maggiormente rappresentato, seguito da Svezia e Repubblica Ceca (figura 14). Fig. 14 Località di inanellamento dei Frullini che raggiungono l Italia (dimensione del campione analizzato = 22). (fonte Spina, Volponi 2008) 17

18 CONSISTENZA ATTUALE E TREND DELLA POPOLAZIONE SVERNANTE Viste le caratteristiche ecologiche e comportamentali della specie e le metodologie utilizzate nei censimenti invernali organizzati da Wetland International ed ISPRA, non è stato possibile fino ad oggi ottenere stime attendibili. In ogni caso, l ordine di grandezza della popolazione svernante può essere probabilmente definito variabile tra alcune centinaia di individui e un migliaio di individui (Spina e Volponi 2008). Si osservano, inoltre, ampie fluttuazioni interannuali delle presenze, legate alle condizioni ambientali e meteorologiche. La media quinquennale delle presenze e il numero totale di siti occupati risultano più che triplicati rispetto al primo valore disponibile ( ), con situazione nei quinquenni intermedi già simile all attuale. Nel decennio in esame, si sono registrati massimi annuali di soli 27 individui nel 2001 e 25 nel 2007, annate record anche per Gallinago gallinago, caratterizzate da una particolarmente accentuata e diffusa anomalia termica positiva (Zenatello et al. 2014). Il trend decennale della specie è indeterminato, quello di lungo periodo è di aumento moderato (+6.4% all anno). Fig. 15 Andamento della popolazione svernante di frullini in base ai risultati dei censimenti di gennaio organizzati da Wetland International e coordinati in Italia dall ISPRA (fonte Zenatello et al.2014). MATERIALI E METODI FONTE DEI DATI I dati relativi alla seguente ricerca sono stati raccolti grazie al finanziamento fornito sin dal 2010 dalla Federazione Italiana della Caccia-Ufficio Avifauna Migratoria FIdC all Associazione Cacciatori Migratori Acquatici (ACMA) settoriale della FIdC nell ambito del Progetto Beccaccino e Frullino (Tramontana 2011), e formano la base principale delle informazioni utilizzate per il presente studio. 18

19 Per la raccolta dei dati in alcune occasioni si è collaborato con il Club del Beccaccino (anni 2012/13.) e con il sito web Migratoria.it (anni 2011/12/13), tali informazioni sono consultabili presso lo stesso sito web ( AREA DI STUDIO Per quanto riguarda il monitoraggio nonché i dati relativi ai prelievi ed alle preferenze ambientali, è stata scelta come area d indagine l intera penisola italiana, in modo tale da rappresentare sufficientemente tutti gli habitat frequentati da queste specie, in particolare per il Frullino, altamente elusivo e difficilmente censibile con il classico metodo IWC (si tratta di censimenti che hanno carattere assoluto, si mira infatti a rilevare il numero di tutti gli individui presenti, di oltre 130 specie individuate secondo un criterio tassonomico. Le consistenze ottenute sono funzionali anche a stabilire le priorità di conservazione dei siti <<criteri Ramsar, ZPS ecc.>>. ISPRA ha il ruolo di coordinatore nazionale per l Italia. I dati vengono raccolti da oltre 400 rilevatori, in gran parte volontari, le cui capacità tecniche vengono testate con apposite prove. La copertura che si ottiene, per molte regioni italiane, è vicina alla totalità delle zone umide esistenti). Dal punto di vista ambientale l area di studio è costituita da un mosaico di zone umide di diversa natura, proprio della penisola italiana. Si è comunque ritenuto opportuno individuare sei tipologie ambientali principali secondo le quali è stato possibile descrivere e suddividere il territorio in questione: - Risaia: è una superficie piana, circondata e suddivisa da piccoli argini, gli uni principali, gli altri secondari, a livelli diversi, destinati a trattenere le acque. Si distingue in permanente ed a vicenda, e la prima può essere da zappa oppure arativa. È detta permanente quella risaia che occupa indefinitamente lo stesso spazio di terreno e che non entra nell avvicendamento agrario. Occupa terreni inetti ad altre colture ed è meno frequente. Quella avvicendata occupa il terreno due, tre, quattro anni, secondo la pratica delle rotazioni agrarie allo scopo di depurare i terreni. Essa può succedere ad un prato da vicenda ed è generalmente seguita da un raccolto di mais, previa coltura estiva o lavori di rinnovo e concimazione. - Mais: trattasi di una pianta erbacea annua, con fusto robusto, frutti a pannocchia; che subito dopo il raccolto ed in particolari condizioni agro-ambientali (concimazione con letame in pre-aratura) può diventare un biotopo ideale per il beccaccino ed il Frullino durante le fasi della migrazione post-nuziale e dello svernamento. In senso lato potrebbe essere così definito << appezzamento di varie dimensioni variabile tra poche decine di metri (circa 30 metri x 50 o tuttalpiù 50 metri x 100) e alcune decine di ettari (in presenza di monocoltura intensiva), che ospita stoppie di mais tritato o anche incolti, precedentemente fatti oggetto di una superficiale lisciatura (con erpice) per rompere la superficie e quindi facilitare la penetrazione nel suolo del sottile becco dei piccoli scolopacidi, e quindi ricoperti anche a giorni alterni da un sottile strato d acqua (uno o due centimetri) così da creare l habitat ideale per la formazione della pastura di cui si nutrono i Beccaccini e i Frullini. - Prato: terreno agricolo inerbito per più di un anno. Fino ad un anno (un ciclo colturale) si parla invece di erbaio. Nel caso in cui la cotica erbosa venga mantenuta per più di 5 anni, si parla di prato stabile o, meglio, prato permanente. Si possono distinguere 5 tipi di prato: Il prato propriamente detto è un terreno comunque situato, che produce erba da falciare almeno una volta all'anno; il prato irriguo è un 19

20 terreno come il precedente che però fruisce di una irrigazione (non importa se con acqua propria o comunque derivata); Il prato arborato è un terreno come quello del primo caso, ma sul quale insistono alberi o filari di vite, allineati o sparsi, purché il prodotto di questi sia rilevante ai fini del reddito del fondo; il prato irriguo arborato, a differenza del prato arborato prima descritto, gode di irrigazione ad acqua propria o d'affitto (non rilevando se questa fosse necessaria alla coltura). Il prato a marcita è un terreno sul quale, a differenza delle colture erbacee ordinarie, oltre all irrigazione estiva (fine aprile-fine settembre) in turni di 8-10 giorni, si attua anche quella invernale continua (fine settembre-fine aprile) impiegando corsi d acqua originanti da risorgive, dotate, tra l altro di particolari condizioni termiche e che possa essere falciato subito prima o subito dopo l'inverno. La marcita presuppone l attuazione di una acconcia sistemazione del terreno e di una suddivisione in settori livellati. L elemento costitutivo principale della sistemazione è il campetto, comprendente due falde inclinate contrapposte, una adacquatrice a fondo cieco, che percorre buona parte della linea di colmo fra le due ali e due colatrici che corrono lungo i lati bassi delle due ali. Una serie di campetti affiancati costituisce un quartiere (o sezione o scomparto); la lunghezza delle ali va da sei a dodici metri, la larghezza massima di un campetto varia da 50 a 150 m. Il canale adacquatore è alimentato dal così detto canale (o cavo) di fuga, che, correndo secondo la lunghezza dei quartieri, impingua poi anche i cavi di ripiglio della seconda e terza sezione. A sua volta il canale adacquatore alimenta le adacquatrici dei vari campetti. Le marcite subiscono due tipi di concimazione: la prima in autunno ed inverno con uso dei colaticci di stalla, di orine diluite con acqua e di concimi chimici; la seconda al termine dell irrigazione invernale. Si usano anche acque luride e cloacali, le quali sono naturalmente ricche di concime naturale. L acqua in marcita è importantissima soprattutto in inverno, stagione nella quale essa, scorrendo sulle ali dei campetti in lama sottile, assume funzione spiccatamente termica, impedendo che la cotica o lo strato più superficiale del terreno congelino, fornendo, entro certi limiti, calore alla flora in sviluppo che riveste il suolo. La temperatura dell acqua si aggira costantemente sui C ed è perciò sufficiente a garantire lo sviluppo della vegetazione erbacea anche durante la stagione invernale caratterizzata da associazioni di Logliessa (Lollium perenne), graminacea molto comune soprattutto nel periodo invernale; Erba Borsetta (Capsella bursa pastoris), dall infiorescenza a spiga cilindrica; Fienarola (Poa pratensis) pianta con l infiorescenza a pannocchia; Erba Bozzolina o Bambagina (Polygala vulgaris), con numerose spighette ovali di colore verde pallido; Paleino Odoroso (Anthoxantum odoratum) che conferisce il suo odore alle carni e al latte del bestiame che se ne ciba. Tra le specie con foglie più grandi abbiamo: Ranuncoli (Ranunculus arvensis) riconoscibili per i fiori regolari di colore giallo dorato; Trifoglio (Trifolium pratense); Dente di leone (Taraxacum vulgare) una delle erbacee più comuni dei prati; Acetosa o Erba brusca (Rumex acetosella) i cui fiori sono riuniti in pannocchie ed è sempre apprezzata dal bestiame per il suo sapore acidulo; Farfaccio o Farfaraccio (Tussillago petasites) pianta a foglie grandi, cuoriformi e dentate (utilizzate un tempo dai pescatori per avvolgere il pesce). - Stagni e acquitrini: piccole distese d acqua poco profonde, all interno delle quali affiorano piante palustri. Esistono due tipi di Stagno o Acquitrino: temporaneo quando alimentato da pioggia e con temperatura dell acqua più alta rispetto allo stagno permanente; permanente quando alimentato da acqua di falda. Si parla di Stagni e Acquitrini e non, più correttamente, anche di Torbiere (termine di origine 20

21 latina che significa letteralmente 'luogo da dove arriva la torba') che si originano invece da ambienti molto ricchi di acqua come laghi e paludi all interno dei quali, nel corso del tempo, si sono accumulati ammassi e resti vegetali che, decomponendosi, hanno dato origine alle torbe. Tecnicamente si parla di torbiere solo se lo spessore del materiale vegetale raggiunge i 30 cm. e il contenuto di acqua è inferiore al 15%. Le torbiere si formano in seguito ad un lento processo che ha inizio di solito con l'interramento di uno specchio d'acqua, con l'impaludamento di una zona asciutta oppure da una zona soggetta ad allagamento o ruscellamento saltuario. Generalmente è possibile individuare due tipologie principali di torbiere: la torbiera bassa o torbiera piana, dipendente dalla presenza di uno specchio d'acqua o dalla falda freatica sottostante; la torbiera alta o torbiera ombrigena, svincolata dalle acque di falda e dipendenti dalle precipitazioni meteoriche. Queste ultime torbiere sono quelle tipiche delle basse latitudini europee, ovvero quelle zone dove le precipitazioni sono frequenti e le temperature mai troppo alte, condizioni tipiche, in Italia, di quote medio-elevate dell'appennino e delle Alpi. Tra queste due tipologie di torbiere esistono poi molti altri esempi di torbiere, dette torbiere di transizione. Le due principali tipologie di torbiere si differenziano anche per il tipo di vegetazione. Comunque Le specie vegetali più frequenti in questi ambienti sono i carici (Carex spp.). Nel nostro paese le torbiere si trovano soprattutto nella zona alpina, in genere oltre i metri di altezza e solo occasionalmente a quote inferiori (figura 26). Spostandoci a sud, ricordiamo alcune torbiere alpine come quelle del Lago di Pratignano (MO) e quella a livello del mare di Sibolla e di Massaciuccoli, raro se non unico esempio di torbiera di bassa quota. Più a sud è la Calabria che ospita un gran numero di torbiere, grazie all altitudine di alcuni suoi massicci (Sila e Aspromonte); in questa regione le torbiere sono detta Sponza. La Sicilia e la Sardegna ospitano torbiere limitatamente alle Madonie e al monte Limbara rispettivamente. Per concludere, è necessario ricordare, nell'alta valle del Volturno, il Pantano della Zittola, una estesa pianura circondata da un anfiteatro naturale ricco di sorgenti (almeno 30) e acquitrini, a poco più di 800 metri sul livello del mare. - Rive di fiumi e laghi: si possono distinguere quattro sottocategorie principali secondo le quali è possibile descrivere e suddividere la tipologia Rive di fiumi e laghi: Aste fluviali con corso ampio, scorrimento lento delle acque, soggette a periodi di magra e periodi di torbida, a volte imbrigliate in argini e gradoni, gestiti a prati da sfalcio, che rendono tali corsi d acqua pensili, ovvero con livello dell acqua posto al di sopra del piano di campagna (ad es. numerosi rami del Po, dotati di numerose isole fluviali e golene laterali, ovvero aree di espansione del fiume, con livello idrico più basso, chiari con canneti e fasce di bosco igrofilo e salici). Valli quando trattasi di bacini chiusi, separati dalle altre zone umide mediante arginature; tutta la loro superficie si trova al di sotto del livello medio marino, fenomeno accorso a causa della subsidenza del suolo. Presentano acqua bassa, limpida e salmastra, ottenuta artificialmente dalla mescolanza di quella dolce dei fiumi e di quella salata delle lagune. Sono formate da laghi ed isole (dette barene); la vegetazione è costituita da fasce di canneto, siepi di tamerici e piante alofile. Sono corpi idrici interamente gestiti dall uomo in tutti i loro parametri, grazie soprattutto al lavoro delle macchine idrovore. Sacche e Lagune, trattasi di zone umide di interfaccia tra le valli, il fiume ed il mare, caratterizzate da un elevato dinamismo dovuto all azione quotidiana delle maree e al flusso di acqua dolce, sedimenti e nutrienti portati dai fiumi. 21

22 - Altro (fossetti, canaletti ecc ): terre di bonifica poste a contorno delle tipologie ambientali precedentemente descritte, cingono i bacini idrografici e derivano dalla bonifica di zone umide. Attualmente coltivate in maniera più o meno intensiva soprattutto a cereali racchiudono tutta una serie di biotopi adatti alla sosta e all alimentazione dei due piccoli scolopacidi (casse di colmata e di espansione, laghetti artificiali per irrigazione, guazzi o sguazzi appositamente costruiti per fini venatori, canaletti, fossi, torrenti ecc ). ARCO TEMPORALE L arco temporale coperto dal presente studio va dalla stagione venatoria 2010/11 alla stagione venatoria 2013/14, ovvero relativo a 4 annate. È stato scelto il periodo fenologico che va dall inizio della stagione venatoria (3ª domenica di settembre), sino alla chiusura della stessa (31 gennaio) in base a quanto stabilito dalla L.N. 157/92; in particolare la seguente indagine analizza le fasi fenologiche di seguito schematizzate: - Migrazione post-nuziale (settembre, ottobre, novembre) - Svernamento (dicembre, gennaio) I dati sono stati raccolti in sessioni effettuate durante la giornata venatoria, consentita da un ora prima del sorgere del sole fino al tramonto così come stabilito dall Art. 18 della L.N. 157/92, ad esclusione dei giorni di martedì e venerdì in cui vige sempre in base al sopracitato articolo il silenzio venatorio. Le sessioni, corrispondendo alla giornata venatoria, sono state svolte per non più di tre volte alla settimana, così come stabilito dal Comma 5 dell Art.18 L.N.157/92. Spesso ogni sessione di monitoraggio è stata effettuata con conteggio contemporaneo delle zone più vicine in particolare per la specie più mobile (Beccaccino), al fine di evitare sovrapposizione di dati. METODICHE Le metodiche di raccolta, archiviazione ed elaborazione dei dati sono state applicate in maniera standardizzata, in modo da poter garantire uniformità e confrontabilità nel tempo dei dati raccolti. I monitoraggi sono stati svolti durante le ore di luce, in particolare da poco dopo l alba al tramonto. Inoltre sono stati svolti da cacciatori (un unico rilevatore) che si avvalgono di cani altamente specializzati nella ricerca di queste due specie (in particolare il Frullino che si rivela altamente elusivo ed impossibile da censire con altre metodologie) che hanno agito spesso in contemporanea l uno con l altro, per ridurre al minimo possibili doppi conteggi o sovrastime dovute allo spostamento degli animali. Per migliorare l efficacia e l omogeneità dei dati raccolti si è inoltre, provveduto a fornire ai cacciatori-rilevatori dei diari di caccia appositamente elaborati da poter portare con se durante l attività di monitoraggio (figura 16a). Il diario di caccia risulta composto da una prima pagina dove vengono annotate le generalità del cacciatore e la tipologia di caccia praticata (Vagante con cane da ferma Vagante con cane da cerca Vagante senza l ausilio del cane); da una seconda pagina dove vengono descritte le modalità di compilazione della scheda di raccolta dati; infine dalle successive pagine dove ognuna corrisponde ad una scheda di rilevamento giornaliera. 22

23 Fig. 16a Diario di caccia (fonte Tramontana 2011) Nella parte alta della scheda di raccolta dati il cacciatore indica la data e la località nella quale effettua le osservazioni e gli abbattimenti, le condizioni del vento e della temperatura e l orario di inizio e fine cacciata sia per quanto riguarda il mattino che per quanto riguarda il pomeriggio. Nella tabella centrale il cacciatore annota gli avvistamenti della specie Beccaccino (Gallinago gallinago) e/o Frullino (Lymnocryptes minimus) e la relativa tipologia di terreno scrivendo anche l orario nel quale viene effettuato l avvistamento. Nella tabella sottostante il collaboratore dà un giudizio soggettivo delle condizioni del terreno, delle condizioni climatiche e del comportamento che hanno avuto complessivamente i Beccaccini e i Frullini avvistati. In fondo alla scheda c è il riepilogo giornaliero dove si annota il numero complessivo di Beccaccini e Frullini avvistati e il numero complessivo di Beccaccini e Frullini abbattuti (figura 16b). Durante l arco temporale dei rilievi sono stati utilizzati 95 operatori. Fig. 16b Scheda di raccolta dati giornaliera (fonte Tramontana 2011) 23

24 ANALISI DEI PRELIEVI CONSIDERAZIONI PRELIMINARI Lo studio e il monitoraggio di una popolazione di uccelli migratori implica non solo l ottenimento di dati sul numero di soggetti presenti nelle zone di svernamento e nidificazione o dati sul successo annuale della riproduzione, ma anche dati che ci facciano conoscere e seguire i prelievi di queste specie nella totalità del Paleartico Occidentale. Nel caso del Beccaccino, e ancor di più nel caso del Frullino, specie per la quale la stessa Commissione Europea nel 2011 (Contratto ENV.B.2/SER/2009/0076r) faceva notare come su di esso manchino ancora molte informazioni basilari, le ricerche addizionali dipendono ampiamente dai dati forniti dai cacciatori, dalle riprese dei soggetti inanellati, dalle analisi delle ali, o ancora dai dati concernenti i prelievi venatori (Kalchreuter 1994). All'interno dell'accordo europeo sull assistenza scientifica e tecnica per il sostegno della protezione delle specie secondo la Direttiva Uccelli, nel 2011 la FACE (Federazione delle Associazioni Venatorie Europee), lavorando al fianco di Birdlife Int., ha raccolto dati su quattro specie, tra cui il Frullino, con ben note lacune nella loro conoscenza. Ciò ha permesso di raccogliere informazioni sulla dinamica di popolazione, sui carnieri e le eventuali minacce o pressioni che gravano sulla stessa; arrivando a formulare così un primo piano d assestamento della popolazione di Frullino nel Paleartico Occidentale (Draft Population Assessment Jack Snipe Lymnocryptes minimus) (FACE 2012). Così come avviene in Francia ormai da molti anni con la Rete francese del Beccaccino (Réseau Becassines), creata nel 2006 sotto la responsabilita dell ONCFS (Agenzia nazionale francese della fauna e della caccia) in collaborazione con il CICB (Club International des Chasseurs de Bécassines Club Internazionale dei cacciatori di beccaccini) e la FNC (Federazione Nazionale cacciatori francesi) che ha lo scopo di monitorare la migrazione dei Beccaccini e Frullini attraverso i metodi dell inanellamento e dell analisi dei carnieri da determinati siti di studio o da zone umide di riferimento; anche in Italia alcuni cacciatori di Beccaccini e Frullini hanno preso l abitudine di compilare spontaneamente dei diari di caccia. 95 di essi hanno quindi deciso di collaborare spontaneamente con l Ufficio Avifauna Migratoria della FIdC (Federazione Italiana della Caccia) al fine di analizzare le tendenze evolutive delle popolazioni e/o dei prelievi di Beccaccini e Frullini attraverso il controllo sistematico dei carnieri considerati come un indicatore degli effettivi numerici presenti nei vari siti. Inoltre sono state richieste tutte una serie di informazioni addizionali (tipologia di caccia praticata, tipologia di habitat frequentato, condizioni del vento e temperatura, ore di caccia ecc ) per meglio conoscere le due specie. RISULTATI DIARI DI CACCIA I diari di caccia dei collaboratori del Progetto Beccaccino e Frullino sono disponibili per 95 siti. A richiesta dei cacciatori ed allo scopo di rispettare la riservatezza delle informazioni, ognuno di questi diari è stato identificato con un numero da 1 a 95 nel testo seguente. La distribuzione dei diari di caccia concorda in gran parte con la suddivisione geografica dei Beccaccini e Frullini inanellati ripresi dai cacciatori in Italia (Spina e Volponi 2008). 24

25 Questi diari provengono da quindici regioni italiane. Per la maggior parte essi giungono dal Piemonte, dalla Lombardia, dall Emilia Romagna e dalla Toscana. Tra questi, alcuni sono stati forniti da cacciatori che esercitano l attività venatoria nel Centro/Sud del della penisola. Soltanto cinque provengono dalle due isole maggiori. Questi diari forniscono l entità dei prelievi di Beccaccini e Frullini per periodi di tempo variabili da un sito all altro, andando da 1 solo anno a 4 anni di rilevamenti. Per l analisi della fenologia migratoria, dei carnieri e delle preferenze ambientali si è scelto di studiare tutti i 95 diari (Tabella 5-6). Mentre sono 8 i diari che ci permettono di acquisire delle informazioni sull evoluzione dei prelievi di Beccaccini e Frullini per 4 anni consecutivi (figura 61) e 15 i diari che ci permettono di acquisire delle informazioni sull evoluzione dei prelievi di Beccaccini e Frullini per 3 anni consecutivi da parte dei cacciatori specializzati nella caccia a queste specie (figura 60). Durante la migrazione post-nuziale e lo svernamento nelle stagioni venatorie 2010/11, 2011/12, 2012/13 e 2013/14 sono stati censiti Beccaccini e 2769 Frullini, mentre sono stati abbattuti 4554 Beccaccini e 1272 Frullini. BECCACCINO (Gallinago gallinago) STAGIONE VENATORIA BECCACCINI AVVISTATI BECCACCINI ABBATTUTI N. GIORNATE DI CACCIA N. RILEVATORI BECCACCINI ABBATTUTI/ GIORNATE BECCACCINI ABBATTUTI/ GIORNATE / N.RILEVAT. ICA * (Indice Cinegetico di Abbondanza) ,00 0, , ,90 0, , ,11 0, ,14 0, ,38 Tabella 5 Statistiche riassuntive del Beccaccino *ICA= Bxn1/n2 (Spanò et al.1998) STAGIONE VENATORIA FRULLINI AVVISTATI FRULLINI ABBATTUTI FRULLINO (Lymnocryptes minimus) N. GIORNATE DI CACCIA N. RILEVATORI FRULLINI ABBATTUTI/ GIORNATE FRULLINI ABBATTUTI/ GIORNATE / N.RILEVAT. ICA (Indice Cinegetico di Abbondanza) ,40 0,015 34, ,46 0, , ,56 0,012 97, ,94 0, ,06 Tabella 6 Statistiche riassuntive del Frullino *ICA= Fxn1/n2 (Spanò et al.1998) 25

26 Fig. 17 Proporzione avvistamenti 2010/11 Fig. 18 Proporzione carnieri 2010/11 Fig. 19 Distribuzione degli avvistamenti tra le varie regioni italiane nel 2010/11 Fig. 20 Distribuzione dei carnieri tra le varie regioni italiane nel 2010/11 26

27 Fig. 21 Proporzione avvistamenti 2011/12 Fig. 22 Proporzione carnieri 2011/12 Fig. 23 Distribuzione degli avvistamenti tra le varie regioni italiane nel 2011/12 Fig. 24 Distribuzione dei carnieri tra le varie regioni italiane nel 2011/12 27

28 Fig. 25 Proporzione avvistamenti 2012/13 Fig. 26 Proporzione carnieri 2012/13 Fig. 27 Distribuzione degli avvistamenti tra le varie regioni italiane nel 2012/13 Fig. 28 Distribuzione dei carnieri tra le varie regioni italiane nel 2012/13 28

29 Fig. 29 Proporzione avvistamenti 2013/14 Fig. 30 Proporzione carnieri 2013/14 Fig. 31 Distribuzione degli avvistamenti tra le varie regioni italiane nel 2013/14 Fig. 32 Distribuzione dei carnieri tra le varie regioni italiane nel 2013/14 29

30 Le figure mostrano la percentuale di Beccaccini avvistati rispetto ai Frullini avvistati e la percentuale di Beccaccini abbattuti rispetto ai Frullini abbattuti tra il 2010 e il Le figure mostrano invece come questi dati siano ripartiti tra le varie regioni italiane per ciascuna stagione venatoria analizzata. La maggiore o minore dimensione delle torte dipende dalla quantità di dati raccolta per ognuna delle due specie. Nelle regioni dove le torte sono assenti non sono stati raccolti dati mentre nella sola regione Piemonte il Frullino non è mai stato abbattuto durante l intero periodo di studio in quanto non rientra tra le specie cacciabili in base alla Normativa Regionale vigente. Questi risultati mostrano inoltre che la proporzione di Beccaccini e Frullini nei carnieri italiani è simile a quella osservata in Francia (circa il 18%) per quanto riguarda la stagione 2010/11 (FACE 2012), leggermente superiore nelle stagioni 2011/12 e 2012/13 e marcatamente superiore nella stagione 2013/14. Le seguenti figure mostrano il rapporto tra i Beccaccini abbattuti/avvistati e i Frullini abbattuti/avvistati nelle quattro stagioni oggetto di studio. Fig. 33 % Beccaccini abbattuti 2010/11 Fig. 34 % Frullini abbattuti 2010/11 Fig. 35 % Beccaccini abbattuti 2011/12 Fig. 36 % Frullini abbattuti 2011/12 30

31 Fig. 37 % Beccaccini abbattuti 2012/13 Fig. 38 % Frullini abbattuti 2012/13 Fig. 39 % Beccaccini abbattuti 2013/14 Fig. 40 % Frullini abbattuti 2013/14 Il numero di Beccaccini abbattuti è pari al 26% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2010/11, pari al 31% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2011/12, pari al 19% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2012/13 e pari al 17% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2013/14; ciò dimostra come l attività venatoria influisca soltanto in maniera secondaria sulla mortalità di questa specie, e come in ogni caso incida solo su una frazione dei soggetti presenti in una data area ed avvistati durante l attività di caccia. Per quanto riguarda il Frullino il numero di soggetti abbattuti è pari al 59% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2010/11, pari al 48% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2011/12, pari al 39% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2012/13 e pari al 47% dei soggetti avvistati complessivamente nella stagione 2013/14. Il dato ad un primo esame può suscitare delle perplessità, tuttavia, attraverso un analisi più approfondita, questi risultati, che potrebbero risultare notevoli se rapportati a qualsiasi altra specie, sono in realtà spiegabili se messi in relazione al comportamento che tiene al suolo il Frullino rispetto al Beccaccino, insieme ad alcune differenze riscontrabili nell habitat frequentato. Pertanto, nonostante il numero di soggetti abbattuti in rapporto ai soggetti avvistati appaia elevato, questo rappresenta un prelievo minimo, tra l altro in diminuzione successivamente alla 1ª stagione oggetto di studio (figure ). A conferma di tale ipotesi, le seguenti figure traducono graficamente la media dei capi avvistati in un ora di caccia e la media dei capi abbattuti in un ora di caccia durante l intero periodo di studio ( ) e mostrano quanto il Frullino sia una specie fortemente elusiva, difficilmente contattabile anche rispetto allo stesso Beccaccino e quindi difficilmente prelevabile se non attraverso l ausilio di cani da ferma altamente specializzati. 31

32 Fig. 41 Beccaccini e Frullini avvistati in un ora di caccia Fig. 42 Beccaccini e Frullini abbattuti in un ora di caccia Il rapporto tra Frullini avvistati/abbattuti, come già detto, è molto più alto rispetto al Beccaccino, ma trova una spiegazione in primis nel diverso comportamento tra le due specie. Da una parte il tiro al Frullino risulta sicuramente più facile per il cacciatore rispetto al Beccaccino, dall altra un numero significativo di Frullini non viene avvistato, poiché non si invola, ma rimane nascosto nella vegetazione (figura 43). In aggiunta il Frullino, più del Beccaccino, ricerca zone cespugliate, anche se non in maniera eccessiva e con vegetazione piuttosto bassa e preferisce zone paludose con vegetazione relativamente folta in cui può facilmente nascondersi (Simonetta, 1974). 32

33 Fig. 43 Il Frullino può essere censito solo con l ausilio di cani da ferma e/o da cerca altamente specializzati (foto di Sabino Netti). Questa differenza nella scelta degli habitat è riconducibile principalmente a due fattori: - l affidarsi più alle caratteristiche mimetiche che alle ali (AA.VV., 1980); - il diverso modo di frullare rispetto al Beccaccino. Il Frullino si innalza infatti immediatamente e quindi non ha bisogno dello spazio libero da ostacoli, necessario al Beccaccino per alzarsi in volo (figura 44). Fig. 44 Schema del diverso frullo di Beccaccino in alto, Frullino al centro, Croccolone in basso. Nella realtà il tratto iniziale rettilineo del volo del Beccaccino può essere più lungo di quello figurato, almeno in particolari condizioni di vento (fonte Simonetta 1974). 33

34 ANALISI DELLA FENOLOGIA MIGRATORIA L andamento del flusso migratorio durante tutto il periodo d indagine, grazie ad un numero significativo di informazioni, può essere descritto graficamente con le seguenti figure (da 45 a 59). Per ogni pentade, che troviamo sulle ascisse, è stato calcolato il numero complessivo di Beccaccini e Frullini avvistati in quella pentade diviso il numero di giornate di caccia sempre riferito a quella pentade; in questo modo è stato calcolato il numero degli avvistamenti medi giornalieri e si è potuto formulare un quadro chiaro e definito del flusso migratorio delle due specie durante le fasi della migrazione post-nuziale e dello svernamento. Fig. 45 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino e Frullino durante la stagione venatoria 2010/11 34

35 Fig. 46 Andamento del flusso migratorio del Frullino durante la stagione venatoria 2010/11 Analizzando il flusso migratorio del Frullino durante la stagione 2010/11, si nota che il transito migratorio verso i siti di svernamento inizia, seppur non in forma stabile, a partire dall ultima pentade di settembre, raggiunge il picco nella terza pentade di novembre per poi calare a fine novembre. Vi è poi un incremento tra inizio dicembre ed inizio gennaio, con un picco nella terza pentade di dicembre, verosimilmente riconducibile a movimenti erratici causati da condizioni climatiche avverse o per la ricerca di risorse alimentari in territori più ricettivi dal punto di vista vocazionale (figura 46). Fig. 47 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino durante la stagione venatoria 2010/11 35

36 Per quanto riguarda il Beccaccino, è possibile rilevare un inizio del transito migratorio anticipato rispetto al Frullino, precisamente a partire dalla quinta pentade di settembre, viene raggiunto il picco della migrazione nella quarta pentade di novembre, per poi calare a fine novembre. C è poi un incremento come per il Frullino, tra inizio dicembre e metà gennaio con un picco nella seconda pentade di dicembre e nella terza pentade di gennaio, anche questi riconducibili a degli erratismi (figura 47). Fig. 48 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino e Frullino durante la stagione venatoria 2011/12 Fig. 49 Andamento del flusso migratorio del Frullino durante la stagione venatoria 2011/12 36

37 Analizzando il flusso migratorio del Frullino durante la stagione 2011/12, si nota che il transito migratorio verso i siti di svernamento inizia in forma stabile a partire dalla seconda pentade di ottobre, raggiunge un primo picco nella prima pentade di novembre ed un secondo e più consistente picco tra l ultima pentade di novembre e la prima pentade di dicembre, per poi calare a fine dicembre. Vi è poi un incremento nella seconda pentade e nella sesta pentade di gennaio, riconducibile a spostamenti erratici causati da condizioni climatiche avverse o per la ricerca di risorse alimentari in territori più ricettivi (figura 49). Fig. 50 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino durante la stagione venatoria 2011/12 Per quanto riguarda il Beccaccino, anche nella stagione 2011/12 è possibile rilevare un inizio del transito migratorio anticipato rispetto al Frullino, precisamente a partire dalla quinta pentade di settembre, con un picco della migrazione nella quarta pentade di novembre e una coda della stessa individuabile nella prima pentade del mese di dicembre che va pian piano scemando nella prima metà dello stesso mese. C è poi un incremento nella seconda metà di gennaio con un picco nella quarta pentade, anche questo riconducibile a degli erratismi per le cause prima esposte (figura 50). 37

38 Fig. 51 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino e Frullino durante la stagione venatoria 2012/13 Fig. 52 Andamento del flusso migratorio del Frullino durante la stagione venatoria 2012/13 Analizzando il flusso migratorio del Frullino durante la stagione 2012/13, si nota che il transito verso i siti di svernamento inizia in forma stabile a partire dalla seconda pentade di ottobre, raggiunge un primo picco nella seconda pentade di novembre ed un secondo e più consistente picco nella prima pentade di dicembre, per poi calare a metà mese. Vi è poi un incremento tra fine dicembre e fine gennaio con un picco nella sesta pentade di dicembre e nella sesta pentade di gennaio, verosimilmente riconducibile a movimenti intercalari causati dalle condizioni climatiche o dalla ricerca di risorse alimentari (figura 52). 38

39 Fig. 53 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino durante la stagione venatoria 2012/13 Analizzando la fenologia migratoria del Beccaccino, anche nella stagione 2012/13 è possibile rilevare un inizio del transito anticipato rispetto al Frullino, precisamente a partire dalla quarta pentade di settembre, con un picco della migrazione post-nuziale individuabile nella terza pentade e nella sesta pentade di ottobre ed una coda della stessa individuabile nella seconda pentade del mese di dicembre che va pian piano scemando nella seconda metà dello stesso mese eccetto un lieve incremento nella quinta pentade riconducibile a spostamenti erratici (figura 53). Fig. 54 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino e Frullino durante la stagione venatoria 2013/14 39

40 Fig. 55 Andamento del flusso migratorio del Frullino durante la stagione venatoria 2013/14 Analizzando il flusso migratorio del Frullino durante la stagione 2013/14, si nota che il transito migratorio verso i siti di svernamento inizia in forma stabile a partire dalla seconda pentade di ottobre, con un primo picco nella sesta pentade di ottobre ed un secondo e terzo picco compresi tra la prima e la terza pentade di dicembre. Vi è poi un incremento tra la seconda metà di dicembre e la seconda metà di gennaio con un picco nella quinta pentade di dicembre e nella quarta pentade di gennaio, verosimilmente riconducibile a movimenti intercalari ed erratici causati dalle condizioni climatiche o dalla ricerca di risorse alimentari. Fig. 56 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino durante la stagione venatoria 2013/14 40

41 Per quanto riguarda il Beccaccino, anche nell ultima stagione analizzata è possibile rilevare un inizio del transito migratorio anticipato rispetto al Frullino (figura 56), precisamente a partire dalla quarta pentade di settembre, con un picco della migrazione compreso tra la sesta pentade di ottobre e la prima pentade di novembre ed un terzo picco individuabile nella quarta pentade dello stesso mese. Il flusso migratorio va poi pian piano scemando nella seconda metà del mese di dicembre e per tutto il mese di gennaio salvo un lieve incremento nella terza pentade di dicembre. Fig. 57 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino e del Frullino durante l intero periodo di studio ( ). Fig. 58 Andamento del flusso migratorio del Frullino durante l intero periodo di studio ( ). 41

42 Analizzando la fenologia migratoria del Frullino durante l intero periodo di studio ( ), si nota che il transito verso i siti di svernamento inizia in forma stabile a partire dalla terza pentade di ottobre, raggiunge un primo picco nella sesta pentade di ottobre (3ª decade di ottobre) ed un secondo e più consistente picco nella prima pentade di dicembre (1ª decade di dicembre), per poi calare a metà mese. Vi è poi un incremento tra fine dicembre e fine gennaio con un picco nella quinta pentade di dicembre (3ª decade di dicembre) e nella quarta pentade di gennaio (2 ª decade di gennaio), verosimilmente riconducibile a movimenti erratici causati dalle condizioni ambientali e/o dalla ricerca di risorse alimentari (figura 58). Fig. 59 Andamento del flusso migratorio del Beccaccino durante l intero periodo di studio ( ). Analizzando la fenologia migratoria del Beccaccino durante l intero periodo di studio ( ), si evidenzia un inizio del transito migratorio anticipato rispetto al Frullino, precisamente a partire dalla quarta pentade di settembre, con un picco della migrazione compreso tra la terza pentade di ottobre e la quarta pentade di novembre ed un ulteriore picco individuabile nella seconda pentade del mese di dicembre, ma già riconducibile a spostamenti erratici usuali durante la fase dello svernamento. Il flusso migratorio va poi pian piano scemando nella seconda metà del mese di dicembre e per tutto il mese di gennaio senza far registrare movimenti intercalari degni di nota (figura 59). 42

43 ANALISI STATISTICA TEST STATISTICO DEL CHI-QUADRATO PER EVIDENZIARE L EVENTUALE SIGNIFICATIVITA DEI DIVERSI PRELIEVI DI BECCACCINO (Gallinago gallinago) TRA DECADI Il test è stato applicato per saggiare se le frequenze di carniere osservate, per decadi, si discostano significativamente da quelle attese in base all ipotesi che il tasso di prelievo sia costante nel tempo. L esame dei risultati ottenuti per ciascuna decade (escluso il mese di settembre che non è stato preso in esame), mostra che il test risulta sempre applicabile, in quanto il valore delle frequenze attese è superiore al limite minimo accettabile di 5,00. Decade Totale Tabella 7 Carnieri di Beccaccino in Settembre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *¹ *² *³ Tabella 8 Carnieri di Beccaccino in Ottobre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *⁴ *⁵ *⁶ Tabella 9 Carnieri di Beccaccino in Novembre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *⁷ *⁸ *⁹ Tabella 10 Carnieri di Beccaccino in Dicembre durante lo svernamento nel 2010,2011,2012,

44 Decade Totale Test Chi-quadro *¹⁰ *¹¹ Tabella 11 Carnieri di Beccaccino in Gennaio durante lo svernamento nel 2011,2012,2013,2014 *¹ Tabella 12 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 1ª e la 2ª decade di Ottobre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo *² Tabella 13 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 2ª e la 3ª decade di Ottobre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 4.148e-05 p-value < 0,001 *³ Tabella 14 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 3ª decade di Ottobre e la 1ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo *⁴ Tabella 15 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 1ª e la 2ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo 44

45 *⁵ Tabella 16 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 2ª e la 3ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo *⁶ Tabella 17 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 3ª decade di Novembre e la 1ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo *⁷ Tabella 18 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 1ª e la 2ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 2.364e-05 p-value < 0,001 *⁸ Tabella 19 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 2ª e la 3ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo *⁹ Tabella 20 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 3ª decade di Dicembre e la 1ª decade di Gennaio X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo 45

46 *¹⁰ Tabella 21 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 1ª e la 2ª decade di Gennaio X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo *¹¹ Tabella 22 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra la 2ª e la 3ª decade di Gennaio X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo I carnieri realizzati attraverso l ausilio di un cane da ferma e/o da cerca, sono gli unici dati, insieme agli avvistamenti e all inanellamento scientifico, che consentono di comprendere la maggiore o minore presenza di Beccaccini nelle aree di stop-over durante le fasi della migrazione post-nuziale e dello svernamento. Applicando il test del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Beccaccino tra decadi, è emerso che la 3ª decade di Ottobre (Tabella 8) e la 3ª decade di novembre (Tabella 9) sono i periodi con maggiore concentrazione di individui durante la migrazione post-nuziale, con frequenze di carniere osservate che si discostano significativamente da quelle attese (Tabelle ); mentre la 3ª decade di Dicembre (Tabella 10) è il periodo con maggiore concentrazione di individui durante la fase dello svernamento, con frequenze di carniere osservate che si discostano significativamente da quelle attese (Tabella 20). 46

47 TEST STATISTICO DEL CHI-QUADRATO PER EVIDENZIARE L EVENTUALE SIGNIFICATIVITA DEI DIVERSI PRELIEVI DI FRULLINO (Lymnocryptes minimus) TRA DECADI Il test è stato applicato per saggiare se le frequenze di carniere osservate, per decadi, si discostano significativamente da quelle attese in base all ipotesi che il tasso di prelievo sia costante nel tempo. L esame dei risultati ottenuti per ciascuna decade (escluso il mese di settembre che non è stato preso in esame), mostra che il test risulta sempre applicabile, in quanto il valore delle frequenze attese è superiore al limite minimo accettabile di 5,00. Decade Totale Tabella 23 Carnieri di Frullino in Settembre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *¹ *² *³ Tabella 24 Carnieri di Frullino in Ottobre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *⁴ *⁵ *⁶ Tabella 25 Carnieri di Frullino in Novembre durante la migrazione post-nuziale nel 2010,2011,2012,2013 Decade Totale Test Chi-quadro *⁷ *⁸ *⁹ Tabella 26 Carnieri di Frullino in Dicembre durante lo svernamento nel 2010,2011,2012,

48 Decade Totale Test Chi-quadro *¹⁰ *¹¹ Tabella 27 Carnieri di Frullino in Gennaio durante lo svernamento nel 2011,2012,2013,2014 *¹ Tabella 28 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 1ª e la 2ª decade di Ottobre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 3.888e-10 p-value < 0,001 *² Tabella 29 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 2ª e la 3ª decade di Ottobre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 1.553e-10 p-value < 0,001 *³ Tabella 30 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 3ª decade di Ottobre e la 1ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 1.754e-05 p-value < 0,001 *⁴ Tabella 31 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 1ª e la 2ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value molto significativo p-value < 0,01 48

49 *⁵ Tabella 32 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 2ª e la 3ª decade di Novembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo p-value < 0,001 *⁶ Tabella 33 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 3ª decade di Novembre e la 1ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value altamente p-value < 2.2e-16 significativo *⁷ Tabella 34 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 1ª e la 2ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo *⁸ Tabella 35 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 2ª e la 3ª decade di Dicembre X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value molto significativo p-value < 0,01 *⁹ Tabella 36 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 3ª decade di Dicembre e la 1ª decade di gennaio X-squared 25 df (gradi di libertà) 1 p-value altamente significativo 5.733e-07 p-value < 0,001 49

50 *¹⁰ Tabella 37 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 1ª e la 2ª decade di gennaio X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo *¹¹ Tabella 38 Chi-squared test for given probabilities Test statistico del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra la 2ª e la 3ª decade di gennaio X-squared df (gradi di libertà) 1 p-value p-value = non significativo Anche per il Frullino, i carnieri realizzati attraverso l ausilio di un cane da ferma e/o da cerca, sono gli unici dati, ancor più importanti e fondamentali rispetto al Beccaccino, per comprendere la maggiore o minore presenza degli stessi nelle aree di stop-over durante le fasi della migrazione post-nuziale e dello svernamento. Applicando il test del chi-quadrato per evidenziare l eventuale significatività dei diversi carnieri di Frullino tra decadi, è emerso che la 3ª decade di Ottobre (Tabella 24) e la 3ª decade di novembre (Tabella 25), così come per il Beccaccino, sono i periodi con maggiore concentrazione di individui durante la migrazione post-nuziale, con frequenze di carniere osservate che si discostano significativamente da quelle attese (Tabelle ); mentre la 3ª decade di Dicembre (Tabella 26) è il periodo con maggiore concentrazione di individui durante la fase dello svernamento, con frequenze di carniere osservate che si discostano significativamente da quelle attese (Tabelle 35-36). 50

51 EVOLUZIONE DEI CARNIERI MEDI ANNUALI Gli esempi delle figure 60 e 61 illustrano graficamente le tendenze osservate nell evoluzione dei carnieri medi annuali di Beccaccino e Frullino nel corso di 3 e 4 anni. Fig. 60 Evoluzione del carniere medio annuale di 15 siti per 3 anni. In generale ogni diario è riferito allo stesso cacciatore, agli stessi territori ed a cani della medesima qualità, tuttavia numerosi fattori quali l esperienza del cacciatore, il suo invecchiamento, una malattia, la sostituzione del cane o ancora il degrado dell ambiente o, al contrario, il suo miglioramento, possono influenzare le variazioni osservate (Devort et al. 1998). Questi effetti sono però attenuati da una rappresentazione grafica più generalizzata. La figura 60, traduce graficamente l evoluzione del carniere medio per 15 siti tra il 2011 e il Il grafico mostra un aumento del carniere medio annuale di Frullini e una relativa stabilità per quanto riguarda il carniere di Beccaccini dei cacciatori specializzati in 15 siti per il triennio La sua interpretazione, tuttavia deve essere ponderata in quanto si riferisce soltanto a tre annate. È quindi difficile trarre delle conclusioni se non prima di aver analizzato la figura 61. Fig. 61 Evoluzione del carniere medio annuale di 8 siti per 4 anni. 51

52 Questo grafico (figura 61) mostra un aumento del carniere medio annuale di Beccaccini e Frullini dei cacciatori specializzati in 8 siti per il quadriennio L evoluzione positiva del carniere medio di questi 8 diari di caccia individuali per lo stesso periodo di 4 anni, sembra confermare decisamente un aumento del carniere medio annuale di Frullini e invertire la tendenza del carniere medio annuale di Beccaccini osservato nel precedente grafico (Figura n.30) da relativamente stabile a in aumento confermando l evoluzione positiva degli indici forniti nelle Tabelle 5-6. PREFERENZE AMBIENTALI DESCRIZIONE DELL HABITAT DEL BECCACCINO A causa della lunghezza del suo becco (circa 65 mm) e della lunghezza delle sue zampe (circa 68 mm), il Beccaccino si è evoluto in ambienti dove lo specchio d acqua non può eccedere oltre i 50 millimetri di altezza (Grisser 1985; Olivier 1992). Più precisamente, a determinare il tipo di biotopo ideale per questa specie è la lunghezza del becco, che serve per sondare il terreno umido dove reperire il nutrimento e l altezza delle zampe per frequentarlo. Questo biotopo può essere ugualmente frequentato dal Frullino, seppur con esigenze biologiche un po diverse, e da altri Limicoli nonché alcuni Rallidi. Nell Europa Occidentale, l habitat specifico è rappresentato da terreni saturi d acqua, come le praterie o le pianure incolte umide con giunchi, carici e vegetazione erbacea costituita anche da piante acquatiche. Le Torbiere con le brughiere (ericacee) ed i canneti aperti (con phragmites o mazzesorde) sono altrettanto apprezzati. La specie necessita di grandi ambienti aperti, privi di alberi e cespugli per compiere le sue evoluzioni a volo radente. Essa ha parimenti la necessità di poter accedere direttamente al suolo, sia parzialmente che totalmente, allo scopo di nutrirsi, bere, riposare, curare il piumaggio restando al riparo dalle cattive condizioni atmosferiche e dai predatori (figura 62). Fig. 62 Beccaccini in pastura nel loro tipico habitat (foto di Germano Schirano). 52

53 L habitat ideale potrebbe descriversi nella seguente maniera (Devort 1998): - suolo composto da torba o da terra satura d acqua come una spugna; - radure pascolate dal bestiame o falciate meccanicamente; - alternanza nel suolo di rialzi di terra e di avvallamenti, quest ultimi ricoperti da un sottilissimo velo d acqua alto da 1 a 3 centimetri; - spiazzi con vegetazione di altezza inferiore ai 25 centimetri, nella quale il Beccaccino può spostarsi al fine di nutrirsi e nascondersi. La specie utilizza quindi una nicchia ecologica del tutto particolare, un insieme di terra e acqua strettamente congiunti ed inscindibili, sensibile ad ogni tipo di alterazione che può modificarne la delicata specificità. DESCRIZIONE DELL HABITAT DEL FRULLINO Per quanto riguarda l habitat del Frullino, anche se la maggior parte degli autori pongono questa specie nello stesso ambiente del Beccaccino, un osservazione più attenta porta a concludere che il Lymnocryptes minimus sceglie sempre ambienti diversi, anche se solo leggermente dal suo congenere maggiore. Prima di tutto il Frullino gradisce acqua ancora più bassa rispetto al Beccaccino a causa della notevolissima differenza nella lunghezza del becco (cm 4, anziché 7). In secondo luogo che meno del Beccaccino ricerca zone cespugliate, anche se non in maniera eccessiva e con vegetazione piuttosto bassa. In ogni caso preferisce zone paludose con vegetazione relativamente folta in cui può facilmente nascondersi (. Questa differenza nella scelta degli habitat è riconducibile principalmente a due fattori: - l affidarsi più alle caratteristiche mimetiche che alle ali (figura 63); - il diverso modo di frullare rispetto al Beccaccino. Fig. 63 Strategia anti-predatoria del Frullino (foto di Germano Schirano). Il Frullino si innalza infatti immediatamente e quindi non ha bisogno dello spazio libero da ostacoli, necessario al Beccaccino per alzarsi in volo. Accade quindi di trovare i Frullini anche in zone paludose piuttosto fitte, a condizione però che vi siano dei piccoli spazi liberi, per 53

54 esempio delle strisce di appena un metro e talvolta meno che separano una zona di folta vegetazione da un altra (Simonetta op. cit.). Il Frullino si può trovare anche in zone acquitrinose pressoché spoglie (figura 64), purché esista un minimo di vegetazione a fior di terra, composta da foglie palustri cadute e da marciume di vegetazione acquatica varia (Celano, 1981). Fig. 64 Piccole zone acquitrinose possono offrire l habitat ideale per la sosta e l alimentazione del Frullino (foto di Sabino Netti). Ugualmente può capitare di incontrare dei Frullini nelle piccole radure e nei chiari dei canneti (figura 65). Fig. 65 Il Frullino utilizza il canneto degli stagni e degli acquitrini come luogo di rifugio in caso di pericolo (foto di Sabino Netti). Infine si trova più di frequente del Beccaccino negli ambienti salmastri. Soprattutto in Primavera può anche capitare di trovarlo nei prati umidi e nei piccoli rivoli di montagna (Simonetta op. cit.). 54

55 ANALISI DELLE PREFERENZE AMBIENTALI Le seguenti figure , mostrano le preferenze ambientali espresse dalle due specie durante l intero periodo di studio ( ). Non corrispondono perfettamente alle preferenze reali delle due specie, in quanto bisognerebbe confrontare questi dati con la disponibilità ambientale (uso del suolo) che c è nell area oggetto di studio, ma traducono graficamente la diversa selezione dell habitat, in quanto i dati relativi ad entrambe provengono dallo stesso sforzo e dagli stessi percorsi di campionamento. Fig. 66 Preferenze Beccaccino 2010/11 Fig. 67 Preferenze Frullino 2010/11 Analizzando la stagione venatoria 2010/11, si nota come il Beccaccino prediliga più la risaia e il prato rispetto ad altre tipologie (figura 66) e come questa predilezione si fa più accentuata per il Frullino; che invece sembra preferire in maniera più ridotta la tipologia prati, oppure come lo stesso Frullino prediliga in modo maggiore rispetto al Beccaccino altre tipologie quali gli stagni e gli acquitrini (figura 67). Fig. 68 Preferenze Beccaccino 2011/12 Fig. 69 Preferenze Frullino 2011/12 Analizzando la stagione 2011/12 si nota come le preferenze del Beccaccino siano rivolte principalmente verso due tipologie: la risaia e la tipologia stagni e acquitrini (figura 68) e come quest ultima nel caso del Frullino sia in cima alle preferenze della specie, superata soltanto dalla tipologia risaia (figura 69). 55

56 Fig. 70 Preferenze Beccaccino 2012/13 Fig. 71 Preferenze Frullino 2012/13 Analizzando la stagione venatoria 2012/13 emerge da parte del Beccaccino la netta preferenza per la tipologia risaia mentre le altre tipologie ambientali vengono frequentate solo marginalmente (figura 70). La stessa predilezione per la tipologia risaia viene confermata anche dal Frullino (figura 71); in tutte e due le specie si nota una maggiore frequentazione della tipologia mais rispetto alle stagioni precedenti, probabilmente dovuta alle frequenti piogge che hanno caratterizzato l autunno 2012 permettendo al tempo stesso la formazione di quel microhabitat ideale per i due scolopacidi costituito da stoppie umide di mais tritato ricoperte da un sottile strato d acqua (uno o due centimetri). Fig. 72 Preferenze Beccaccino 2013/14 Fig. 73 Preferenze Frullino 2013/14 Analizzando la stagione 2013/14 si nota come le preferenze del Beccaccino siano ancora una volta nettamente rivolte verso la tipologia risaia e in misura minore verso la tipologia stagni e acquitrini (figura 72). Per quanto riguarda il Frullino, in questa stagione viene confermata la netta predilezione per la tipologia risaia anche se emerge chiaramente, nella selezione degli habitat (figura 73), un alternanza con le altre due tipologie prato (16%) e stagni e acquitrini (12%). 56

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