MIGRAZIONI DEI POPOLI JUGOSLAVI ALLA FINE DEL XX SECOLO

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1 MIGRAZIONI DEI POPOLI JUGOSLAVI ALLA FINE DEL XX SECOLO Le migrazioni esistono. La morte non esiste! Miloš Crnjanski, Migrazioni II 1

2 Introduzione Le migrazioni per motivi di lavoro non rappresentavano una novità nello scenario dell Europa sud-orientale: già nell ultimo decennio del XIX secolo, la crisi agricola aveva provocato un esodo di massa dall area balcanica stimato da alcuni tra le e le persone e si erano continuate a registrare migrazioni verso l estero, di entità certo più contenuta, anche nel periodo tra le due guerre. Si trattava perlopiù di migranti jugoslavi che si dirigevano verso la Francia, il Belgio e l Olanda e che trovavano impiego nelle miniere; negli anni Trenta, i flussi migratori dalla Jugoslavia si diressero in gran parte verso la Germania la cui industria bellica in espansione offriva numerose opportunità di lavoro. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, furono molti a migrare per motivi etnici religiosi o politici anche se risulta assai difficile quantificare la dimensione di tali flussi: Musulmani di origine turca o slava della Bosnia e del Sangiaccato emigravano verso la Turchia mentre gli oppositori di Tito fuggivano verso l Europa. Gli anni tra il 1960 e il 1990 furono, caratterizzati soprattutto dalle migrazioni per motivi di lavoro; gli spostamenti verso l estero furono contenuti fino al 1964 per poi conoscere un picco tra il 1964 e il 1973 quando, a seguito delle politiche restrittive intraprese dai paesi occidentali, si verificò un blocco dei flussi. Tra il 1980 e il 1990 si registrarono numerosi rientri ma tuttavia, stavano ormai maturando le condizioni per l esodo che avrebbe chiuso drammaticamente il secolo. La dissoluzione della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia (SFRJ) nei primi anni Novanta del XX secolo, ha portato a conflitti e persecuzioni che hanno influenzato tutti gli stati successori del paese: Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Serbia, Montenegro, Slovenia e Macedonia. I numeri del conflitto, come ricordato dall'onu sono impressionanti: vittime e 2,7 milioni di rifugiati e sfollati interni, nel più imponente esodo verificatosi in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Per molto tempo e forse tuttora sulla stampa è stato dato maggior rilievo al flusso di profughi verso i paesi dell Europa occidentale piuttosto che alle persone che pur restando all interno dei Balcani, erano state costrette a lasciare le proprie case. Eppure la tragedia della ex Jugoslavia si è consumata quasi del tutto all interno dell area balcanica dove nuovamente, come in passato nel corso della storia, un ennesimo conflitto ha alterato e solo in parte ridisegnato, gli equilibri ambientali, laddove nell ambiente si comprende anche l insediamento umano. Internamente ai territori della ex Jugoslavia, sono stati molto consistenti i flussi di persone in fuga da un area verso l altra: in molti casi chi fuggiva, pur rimanendo nell area balcanica, ha varcato un confine per trovare riparo ( rifugiati ), in altri si è solo spostato dal territorio controllato da una parte in lotta, all altro, senza varcare i limiti del proprio stato (internally displaced persons). Certamente tali spostamenti hanno causato tensioni e destabilizzazioni all interno dei territori limitrofi a seguito del fatto che i movimenti si sono verificati con ondate improvvise e di vastissima portata. Mentre la maggior parte degli sfollati ha trovato una soluzione definitiva verso la metà del 2005, migliaia di loro hanno ancora bisogno di protezione e di assistenza continua. Qui non possiamo prendere in considerazione la complessità del problema di migrazioni forzate di popolazioni provenienti dai paesi della ex Jugoslavia né possiamo addentrarci troppo sul terreno sdrucciolevole delle questioni economiche, geopolitiche, storiche, culturali e religiose. Lo scopo di questo lavoro è quello di dare una visione generale del livello e delle tendenze delle migrazioni di persone provenienti dal territorio jugoslavo all inizio degli anni Novanta, nonché, di valutare i risultati finora ottenuti soprattutto per quanto riguarda le soluzioni durature che sono 2

3 rappresentate da una combinazione di rimpatrio volontario, integrazione locale e il reinserimento nei paesi terzi. Migrazioni forzate e la ricerca delle soluzioni durature nella ex Jugoslavia Gruppi di popolazione Il numero totale dei profughi nella ex Jugoslavia alla fine del 1993 (l anno nel quale i dati sono stati per la prima volta resi disponibili), raggiunge un massimo di 2,5 milioni di persone. Dalla fine del 1993 alla metà del 2005, il numero totale degli sfollati interni (IDPs) e dei rifugiati, ha continuato a diminuire fino a scendere al numero di circa persone. Il picco più alto del numero dei profughi [sfollati interni (IDPs) e rifugiati] è stato raggiunto durante la crisi del Kosovo, quando il loro numero era rapidamente aumentato da 1,5 milioni del 1998 a 1,7 milioni nel A fine luglio del 1999, l Ufficio dell UNHCR a Belgrado, registrava nuove internally displaced persons soprattutto Serbi e Rom che nella maggior parte dei casi si sono rifugiati in altre regioni della Repubblica Jugoslava. Tuttavia, dato che la maggior parte dei rifugiati del Kosovo è volontariamente rimpatriata entro la fine dell'anno (oltre un milione di persone), alla fine dello stesso anno, circa lo stesso numero dei rifugiati del Kosovo non è stato incluso nelle stime statistiche riguardanti numero dei profughi. (Grafico 1 - Profughi della ex Jugoslavia in base allo status, IRL sta per IDPs, internally displaced persons o sfollato interno e izbeglice per i rifugiati). Come solitamente succede, durante i recenti conflitti armati gli sfollati interni (IDPs) hanno formato e continuano a formare, la più grande percentuale del numero totale dei profughi sul territorio della ex Jugoslavia. A partire dal 1993, la percentuale degli sfollati interni (IDPs), è oscillata tra il 55% e il 73% ed ha continuato a crescere ancora dal 2000 in poi. Basandosi sui dati rilevati, possiamo dedurre che le soluzioni durature per i rifugiati hanno avuto maggior successo che per gli sfollati interni (IDPs). Paesi di origine I cittadini della Bosnia ed Erzegovina sono stati di gran lunga i più colpiti dalle migrazioni forzate. Nel periodo , oltre il 70% di tutti i profughi della ex Jugoslavia erano cittadini della Bosnia ed Erzegovina. L esodo si è consumato immediatamente dopo l inizio delle ostilità: nel 1993 sul territorio bosniaco si registravano 1 milione e 290 mila sfollati interni (IDPs); dal 1995 il numero di Internally displaced persons si è andato lentamente assottigliando con una lieve ripresa nel 1996 a causa dell entrata in vigore degli accordi di Dayton che hanno causato un numero aggiuntivo di spostamenti. 3

4 Tali accordi hanno infatti creato due entità: la Federazione della Bosnia ed Erzegovina che occupa il 51% del territorio e che consiste in una federazione bosniaco-croata suddivisa ulteriormente al suo interno secondo dei confini etnici, e la Repubblica Srpska (Repubblica Serba). Nella costituzione del nuovo Stato, gli accordi di Dayton hanno previsto due scambi territoriali importanti: Sarajevo è stata riunificata alla federazione, così si stima che circa Serbi abbiano lasciato l area intorno alla città, dirigendosi verso la Repubblica Srpska, mentre solo Serbi hanno deciso di restare. Tuttavia, mentre grazie alle soluzioni durature il numero dei profughi della Bosnia ed Erzegovina e della Croazia era stato considerevolmente ridotto, il numero dei profughi provenienti dalla Serbia e Montenegro (all epoca ancora federazione) era rimasto approssimativamente allo stesso livello durante il periodo monitorato ( ). Infatti nel 2005, per la prima volta dal 1993, il numero totale dei profughi in Serbia e Montenegro ha superato il numero degli profughi provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina. (Grafico 2 Profughi della ex Jugoslavia per cittadinanza). La percentuale dei cittadini sfollati della Bosnia ed Erzegovina all'interno dei confini del loro paese variava dal 70% al 80%. Dal 2000 la percentuale degli sfollati interni (IDPs) con la cittadinanza bosniaca è in costante crescita in confronto alla percentuale dei rifugiati bosniaci. Dal confronto delle percentuali degli sfollati interni bosniaci e dei rifugiati bosniaci, si può dedurre che in Bosnia ed Erzegovina sia stato molto più difficile trovare soluzioni durature per gli sfollati interni (IDPs) rispetto a quanto avveniva per i rifugiati. I paesi ospitanti Fino al 1999 la Bosnia ed Erzegovina, in qualità di paese ospitante, è stato il paese più colpito dallo sfollamento interno. Tuttavia, dopo la crisi del Kosovo del 1999, è stata la Serbia e Montenegro il paese che vantava questo triste primato. Fino a quell'anno, meno di un terzo delle migrazioni interni sul territorio della ex Jugoslavia si svolgevano sul territorio di Serbia e Montenegro. La percentuale dei profughi (sfollati interni IDPs e rifugiati) sul territorio della Serbia e Montenegro confrontata alla percentuale degli stessi sull intero territorio della ex Jugoslavia, era aumentata dal 43% (fine del 1999) al 66% (entro la metà del 2005). (Grafico 3 Profughi sul territorio della ex Jugoslavia per i maggiori paesi di accoglienza). 4

5 Bosnia ed Erzegovina La natura delle migrazioni in Bosnia ed Erzegovina era per la maggior parte di carattere interno: dal 1993, più di un milione di sfollati interni ha trovato una soluzione duratura benché, secondo le stime, ancora persone non avevano raggiunto tale l obbiettivo verso la metà del Il numero dei rifugiati, in gran parte fuggiti dalla Croazia, era relativamente piccolo ed in costante diminuzione ( persone nel 2005). Tuttavia, secondo gli ultimi dati dell UNCHR, nel 2012 ci sono ancora rifugiati e sfollati interni, che fanno parte di una delle 5 situazioni prioritarie a livello globale dell'alto commissariato delle Nazioni Unite. (Grafico 4 Rifugiati e sfollati interni (IDPs) nella Bosnia ed Erzegovina, ). Croazia Al culmine della guerra in Jugoslavia, il numero degli profughi in Croazia era circa due volte inferiore dal quello di Bosnia ed Erzegovina. In Croazia, il numero degli sfollati interni superava leggermente il numero dei rifugiati, la maggior parte dei quali erano di origine bosniaca. A metà del 2005, solo un piccolo numero di rifugiati e sfollati interni (IDPs), vale a dire 8.400, si trovava ancora alla ricerca di una soluzione duratura. (Grafico 5 - Rifugiati e sfollati interni (IDPs) nella Croazia, ). Serbia e Montenegro Le guerre dei primi anni Novanta e la crisi del Kosovo (1999), hanno avviato un processo significativo di migrazioni all'interno del confine di Serbia e Montenegro. A partire dal 1993, fino al 1998, le migrazioni riguardano solamente i rifugiati provenienti prevalentemente dalla Bosnia ed Erzegovina e dalla Croazia. Confrontata agli risultati della Bosnia ed Erzegovina, la ricerca delle soluzioni durature sul territorio di Serbia e Montenegro ha avuto risultati limitati; benché alla metà del 2005 il numero dei rifugiati bosniaci era sceso a , Serbia e Montenegro era ancora il paese ospitante per rifugiati provenienti dalla Croazia. 5

6 (Grafico 6 - Rifugiati e sfollati interni (IDPs) nella Serbia e Montenegro, ). Non solo in Serbia e Montenegro la ricerca delle soluzioni durature per i rifugiati ha avuto i risultati limitati, ma il paese doveva e ancora deve far fronte ai problemi a lungo termine legati agli sfollati interni. Alla fine del 2005, il paese contava circa persone sfollate, di cui provenivano dal Kosovo; una situazione molto complessa se si tiene in considerazione il fatto che la maggior parte dei rifugiati di Kosovo era rimpatriata dai paesi di primo asilo nel 1999, vale a dire lo stesso anno in cui erano fuggite. Alla metà del 2005, per la prima volta dal 1993, in Serbia e Montenegro, il numero dei sfollati interni (IDPs), ha superato il numero dei rifugiati. Serbia: censimento del 2002 Durante il censimento del 2002 sul territorio della Serbia centrale e della Vojvodina, i rifugiati, sono stati inclusi nella popolazione residente vale a dire, tutti i dati raccolti per la popolazione locale, sono stati raccolti anche per i rifugiati, consentendo un'analisi completa delle loro caratteristiche demografiche e di altro tipo. I dati rilevati mostrano che la maggior parte delle persone (61,5% o più di ) era fuggita dalla Croazia, segue la Bosnia ed Erzegovina con circa persone (34,7%), e infine Slovenia e Macedonia con circa 3,2%. Oltre il 40% del numero totale dei rifugiati dichiara l anno 1995 come l anno del loro arrivo in Serbia; lo stesso anno viene dichiarato anche da 53,6% dei rifugiati provenienti dalla Croazia. Considerevole per il numero dei rifugiati è il 1992, con il 20% del numero totale dei rifugiati, di quali 40% i rifugiati dalla Bosnia ed Erzegovina. Nel i 2002 rifugiati costituivano il 5% della popolazione totale del paese. Tuttavia, mentre in Serbia centrale la partecipazione dei rifugiati era di 3,5% circa, in Vojvodina, la percentuale dei stessi andava oltre il 9%. Osservato per distretti, la maggior parte dei rifugiati viveva nel distretto sud Bačka (63.553), di cui solo a Novi Sad (37.599), segue il distretto di Srem (53.270), dove i rifugiati costituivano quasi il 16% della popolazione totale, e il distretto occidentale di Bačka (22.570), con oltre del 10% dei rifugiati rispetto alla popolazione totale. Per quanto riguarda la Serbia centrale, primeggiava il distretto di Mačva con rifugiati, che per lo più vivevano nei comuni di confine: Šabac, Ljubovija e Mali Zvornik. (Immagine n 1) Il più grande afflusso dei rifugiati è stato registrato a Belgrado con persone o, il 58% dei rifugiati in Serbia centrale o il 29% di tutti i profughi in Serbia.(Immagine n 2) 6

7 (Immagine n 1; fonte: statistica della Serbia) Disposizione dei rifugiati per i distretti (2002) Istituto per la Repubblica di Numero totale e la percentuale dei profughi sul territorio di Belgrado per comuni (Immagine n 2; fonte: Istituto per la statistica della Repubblica di Serbia) 7

8 Rimpatrio volontario In caso di sfollamento di massa, i flussi principali si possono monitorare attraverso le variazione del numero degli sfollati. Un aumento significativo del contingente dei rifugiati è solitamente il risultato di nuovi afflussi, mentre una forte riduzione del numero degli stessi, di solito significa un rimpatrio di massa. L UNHCR non può imporre agli Stati di consentire ad un rifugiato di risiedere in maniera duratura sul proprio territorio o di permettere l accesso libero al mercato del lavoro, può invece fornire assistenza a governi ed organizzazioni per favorire il rimpatrio volontario o l assimilazione all interno di nuove comunità nazionali. Il rimpatrio volontario è normalmente considerato la soluzione migliore, quando possibile; quando non risulta invece fattibile, in un ragionevole lasso di tempo, o in certe condizioni, l UNHCR cerca di negoziare la possibilità d integrazione locale nel paese d asilo - integrazione che di fatto è facilitata nei paesi parte della Convenzione di Ginevra. Il reinsediamento in un paese terzo può essere estremamente utile per favorire il ricongiungimento familiare o nel caso in cui il paese d asilo non offra sufficienti garanzie di sicurezza. Tra il 1993 e il 2004, sul territorio della ex Jugoslavia, circa 1,7 milioni di rifugiati hanno avuto la possibilità di tornare nel loro paese d'origine. Il maggior numero dei rifugiati è rimpatriato in Serbia e Montenegro (59%), seguita da Bosnia ed Erzegovina (28%), Croazia (7%) e Macedonia (6%). (Grafico 7 - Rimpatrio volontario secondo il paese d origine). 8

9 I residenti di Kosovo rappresentano quasi la metà dei rifugiati rimpatriati nel periodo dal 1993 al 2004 (circa persone); il loro rimpatrio dall Albania e dalla Macedonia si è concluso nell arco di un solo anno (1999). (Grafico 8 Rimpatrio volontario dei rifugiati sul territorio della ex Jugoslavia, ). Il reinsediamento in paesi terzi Il reinsediamento dei rifugiati provenienti dai paesi di primo asilo in un altro paese in ricerca di insediamento finale, può rappresentare una soluzione duratura solo per un limitato numero dei rifugiati a causa del tempo e dei costi necessari per il trattamento e il trasporto di ogni individuo. Nel 1993 e nel 2004, secondo le stime sulla base dei dati provenienti dai paesi di accoglienza, rifugiati della ex Jugoslavia, si è trasferito verso i paesi terzi. Quasi tre quarti, 73% di rifugiati provengono dalla Bosnia ed Erzegovina, il 20% dalla Serbia e Montenegro, e il 7% dalla Croazia. Mentre il rimpatrio di massa è stato incoraggiato solo dopo gli accordi di Dayton del 1995, il rimpatrio individuale volontario dai paesi di primo asilo, ha avuto luogo anche prima della fine delle ostilità. Nel periodo , dei rifugiati hanno trovato la soluzione duratura immigrando in un paese terzo. Nel caso di reinsediamento in paesi terzi, il picco era stato raggiunto nel 1998 con i rifugiati provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina (36.500). Se prendiamo in considerazione i rifugiati di tutti e tre paesi, la maggior parte della emigrazione è avvenuta nel (Grafico 9 Reinsediamento dei rifugiati per paese d origine, ). Durante il periodo monitorato ( ), circa rifugiati provenienti dal territorio della ex Jugoslavia compresi i membri delle loro famiglie, si sono stabiliti negli Stati Uniti. L'Australia vanta il secondo posto come paese di destinazione per i rifugiati dell'ex Jugoslavia (44.000), seguita dal Canada (41.800). I restanti rifugiati si sono stabiliti in Svizzera, Svezia, Danimarca, Norvegia, Irlanda, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Finlandia e Islanda. Siccome nell arco del 2004, poco meno di 1000 rifugiati hanno emigrato in un altro paese, si può dire che per rifugiati della ex Jugoslavia, questo processo è praticamente completato. 9

10 Flussi d'asilo Uno degli indicatori più affidabili della migrazione forzata verso i paesi sviluppati, è il numero delle domande di asilo presentate. Sebbene nel corso degli anni Novanta tutti i richiedenti di asilo non hanno ricevuto lo status di rifugiato previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1951, è ovvio che solo un piccolo numero di richiedenti d asilo provenienti dalla ex Jugoslavia potrebbe tornare. Benché i dati statistici forniti formano un quadro dettagliato sul paese di asilo, sul paese d'origine e sulla data di arrivo (di riferimento), in diversi paesi è stato sottovalutato il numero dei rifugiati provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina. In Germania, e probabilmente in Svizzera e Austria, i bosniaci hanno ricevuto la protezione temporanea, ma generalmente questo non è stato sufficiente per avviare le pratiche individuali per ottenere anche l asilo. Nel periodo , i paesi sviluppati hanno registrato circa 1,3 milioni di persone provenienti dalla ex Jugoslavia in cerca d asilo. La Germania ha ricevuto il maggior numero di richiedenti d asilo provenienti dai Balcani ( ), seguita dalla Svezia ( ) e Svizzera ( ). (Grafico 10 Numero di richiedenti d asilo da parte dei cittadini provenienti dalla ex Jugoslavia per paese di accoglienza). Il maggior numero di accessi dalla ex Jugoslavia è stato registrato nel 1992, quando circa persone hanno chiesto asilo. Un altro numero record di domande è stato registrato durante la crisi del Kosovo quando sono state registrate più di di nuove domande di asilo. (Grafico 11 - Numero di richiedenti d asilo da parte dei cittadini provenienti dalla ex Jugoslavia nei paesi industrializzati per paese di provenienza). Anche se i conflitti nella ex Jugoslavia sono cessati, i cittadini di Serbia e Montenegro rappresentano ancora un numero significativo tra le persone che hanno presentato domanda d'asilo. Secondo i dati dell'unhcr., nel secondo trimestre del 2005, Serbia e Montenegro era il paese d origine del maggior numero di richiedenti asilo registrati in 36 paesi industrializzati. Anche se generalmente parlando esiste una correlazione tra la situazione nel paese di origine e il numero di richiedenti asilo, l alto numero delle domande da parte dei cittadini della Serbia e del Montenegro, dimostra che i flussi di richiedenti asilo possono continuare anche se la situazione nel paese di origine migliora. Resta da vedere se il gran numero di domande d'asilo dei cittadini provenienti dalla Serbia e Montenegro è il risultato di continuo afflusso di nuovi richiedenti asilo, o è condizionato dal fatto che gli ex beneficiari della protezione temporanea per mettersi in regola, ora devono chiedere asilo. 10

11 Numero dei rifugiati La maggior parte dei paesi industrializzati non possiede i registri dei rifugiati dai quali si potrebbero acquisire delle conoscenze sul numero esatto e sulla composizione della popolazione dei rifugiati. In assenza di statistiche ufficiali, l'unhcr elabora le stime annuali del numero dei rifugiati in paesi diversi: le stime sono basate sugli ultimi dati relativi all'afflusso dei rifugiati, e sulla base delle domande approvate per l asilo. I dati relativi ai diversi paesi sono stati elaborati sulla base dei dati tratti dai registri nazionali. Alla fine del 2004 il numero totale dei rifugiati bosniaci è stato stimato a circa di persone; Serbia e Montenegro rappresentava il primo paese d asilo per la maggior parte dei rifugiati bosniaci (95.300), seguita da USA (39.400), Germania (30.100), Danimarca (22.200) e Paesi Bassi (13.500). Il numero dei rifugiati provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina che avevano trovato asilo nella ex Jugoslavia è rimasto abbastanza stabile (tra 57% e 63%), eccetto che nei primi anni del 2000 quando è notevolmente incrementato. (Grafico 12 Percentuale dei rifugiati fuori dal territorio della ex Jugoslavia, ). Alla fine del 2004, il numero dei rifugiati fuori dal territorio della ex Jugoslavia provenienti dalla Serbia e Montenegro è stato stimato intorno a , di cui solo il 2% ha trovato asilo nella ex Jugoslavia. Più della metà dei rifugiati provenienti dalla Serbia e dal Montenegro si trova in Germania ( ), seguita da Regno Unito (20.500) rifugiati, Svezia, (11.800) e Svizzera (11.000). La popolazione dei rifugiati provenienti dalla Croazia è in gran parte concentrata nella ex Jugoslavia. Dal totale numero dei rifugiati croati ( ), (83%) vivono in Serbia e Montenegro, mentre (9%) in Bosnia ed Erzegovina. Così, alla fine del 2004, dal numero totale dei rifugiati croati, solo l'8% aveva trovato asilo al di fuori del territorio della ex Jugoslavia; secondo le stime, solo cinque paesi fuori dal territorio jugoslavo hanno ricevuto più di rifugiati dalla Croazia. Se prendiamo in considerazione tutti i paesi che sono emersi dopo la disintegrazione della ex Jugoslavia, il numero dei rifugiati è diminuito da 1 milione del 2002, a alla fine Anche se si trovano sempre di più soluzioni durature per i rifugiati, il loro numero fino alla fine del 2004 rimaneva ancora significativo. La Serbia e Montenegro era il più importante paese d'asilo per tutti i rifugiati della ex Jugoslavia ( ). La seguono Germania ( ), USA (46.000), Danimarca (27.000), Bosnia ed Erzegovina (22.200), Svezia (21.300) e Regno Unito (21.100). Nel corso del 2004, poco più della metà dei rifugiati dell'ex Jugoslavia ha trovato asilo al di fuori del territorio jugoslavo (56%). 11

12 Conclusioni Questa breve panoramica dei livelli raggiunti e delle tendenze dei cambiamenti di sfollamento interno ed esterno dei cittadini della ex Jugoslavia ci porta a sottolineare le seguenti osservazioni: 1) Al culmine del reinsediamento forzato (1993), circa 2,5 milioni di cittadini della ex Jugoslavia sono stati spostati all'interno o all'esterno dei loro paesi d origine (ex Repubbliche jugoslave), ma comunque sono rimasti all'interno del territorio della ex Federazione. Verso la metà del 2005, sul territorio della ex Federazione si trovavano ancora circa dei profughi (sfollati interni e rifugiati) che necessitavano di una soluzione permanente. 2) Si stima che dal 1996, 1,7 milioni di rifugiati hanno fatto il ritorno ai loro paesi d origine. Anche se sul territorio della ex Jugoslavia sono state applicate con successo le soluzioni durature per i rifugiati, il problema degli sfollati interni continua, specialmente in Serbia e Montenegro. 3) Fino la fine del 2005, in Croazia era rimasto solo un piccolo numero dei profughi, (rifugiati e sfollati interni). Tuttavia, circa dei profughi croati, di cui sono situati in Serbia e Montenegro e in Bosnia ed Erzegovina, sono ancora in ricerca di una soluzione duratura. 4) Dal 1993, nella Bosnia e Erzegovina, più di un milione di persone sfollate interne hanno trovato una soluzione duratura, benché nel 2005, circa degli sfollati interni aveva ancora bisogno di protezione e/o assistenza. 5) Dalla crisi del Kosovo del 1999, la Serbia e Montenegro conta il maggior numero degli profughi di tutto il territorio ex jugoslavo. Oltre a far fronte ai dei rifugiati provenienti dalla Croazia, il paese continua a gestire l emergenza di più di degli sfollati interni. 6) Crisi del Kosovo (1999) ha provocato le migrazioni forzate di oltre di un milione di persone in Albania, Macedonia, Kosovo e nelle altre parti della Serbia e Montenegro. 7) Tra il 1991e il 2004, 1,3 milioni di cittadini provenienti dalla ex Jugoslavia hanno chiesto asilo nei paesi industrializzati. Un gran numero di loro ha ottenuto lo status di rifugiato o il permesso di soggiorno per motivi umanitari. 8) Tra il 1993 e il 2004, rifugiati provenienti dalla ex Jugoslavia hanno ricevuto il permesso di ingresso, principalmente negli Stati Uniti, Australia e Canada. Inoltre, migliaia dei rifugiati del Kosovo, sono stati evacuati nell ambito del Progetto per la evacuazione umanitaria (HEP). 12

13 Bibliografia e sitografia 1. Grečić V., Lopušina M., Svi srbi sveta, Princip, 1994 Beograd 2. Zbornik radova, Migracije, krize i ratni sukobi na Balkanu s kraja XX veka, 3. Balkan International Migration in the 1990s, s 4. Istituto per la statistica della Repubblica di Serbia

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