Il futuro del volontariato

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1 Il futuro del volontariato Giulia Barbero Vignola, Elisabetta Mandrioli La ricerca e i suoi risultati Le motivazioni che hanno portato la Fondazione «E. Zancan», da sempre attenta ai temi della solidarietà sociale, a realizzare la ricerca che verrà di seguito descritta, nascono dall interesse suscitato dal libro di Giovanni Nervo «Ha un futuro il volontariato?» (2007). Nel volume, dal titolo volutamente provocatorio, l autore fa sintesi del dibattito che si è sviluppato negli ultimi dieci anni, dal quale emergono e- lementi di perplessità riguardo l identità e il ruolo del volontariato attuale, investito da processi di trasformazione ancora in essere che lo differenziano rispetto al fenomeno delle origini. Chiedersi se ha un futuro il volontariato significa quindi costruire questo futuro, consolidando le forme di solidarietà che conosciamo e sperimentandone di nuove, per qualificare la scelta degli ultimi e la giustizia sociale. Per farlo, però, occorre capire le attuali criticità, individuando le aree di potenziale sviluppo su cui investire impegno e risorse per il futuro. Per questo motivo, nel 2009 la Fondazione «E. Zancan» ha deciso di realizzare uno studio che coinvolgesse direttamente i volontari, ritenendoli i più titolati a esprimersi su temi che li riguardavano. Studi Zancan n. 3/

2 Il campione La ricerca «Il futuro del volontariato» ha quindi coinvolto volontari in tutta Italia, grazie alla collaborazione di 33 Centri di servizio per il volontariato (Csv) e altri intermediari. Sono stati coinvolti sia volontari con ruoli di coordinamento e responsabilità all interno delle organizzazioni di volontariato (Odv), sia volontari con semplici ruoli operativi. Al campione è stato sottoposto un questionario, suddiviso in tre parti: la prima riguardante i principali fattori di crisi e le possibili motivazioni; la seconda relativa alle priorità che il volontariato dovrebbe affrontare nei prossimi anni; nella terza, infine, è stato proposto un «Esperimento di scelta», per evidenziare quali «costi» sono disposti a sostenere affinché il volontariato conservi la sua identità di servizio gratuito. Il volontariato è in crisi: perché? La prima parte del questionario era dunque finalizzata a capire qual è la situazione attuale del volontariato: se le persone impegnate quotidianamente percepiscono un indebolimento dei valori fondanti; se e quali difficoltà avvertono; se le cause di tali criticità sono da ricercarsi all esterno Identità e valori fondanti o all interno del volontariato stesso. Dalla ricerca emerge che i volontari, nel complesso, non percepiscono l esistenza di una crisi identitaria in atto: si considerano testimoni credibili della propria esperienza di volontariato, agiscono per il benessere comunitario, sono guidati da motivazioni etiche e credono nei valori di gratuità e solidarietà. Percepiscono, tuttavia, un possibile rischio legato a una visione distorta del volontariato come mezzo per raggiungere i propri scopi (ad esempio, per affermare se stessi o il gruppo). Nell attività quotidiana i volontari ritengono di essere in grado di svolgere i propri ruoli, come anticipare le risposte ai nuovi bisogni, migliorare i servizi esistenti e tutelare i diritti dei più deboli. Tuttavia, sono consapevoli che esistono alcune difficoltà, in primis nello stimolare le istituzioni affinché si assumano le proprie responsabilità. È complesso, infatti, riuscire a stimolarne il cambiamento, controllarne l operato a tutela dei più deboli e orientare l attenzione sui problemi degli ultimi. 20 Studi Zancan n. 3/2011

3 Barbero Vignola G., Mandrioli E., Il futuro del volontariato Un insieme variegato di volontari Rischio di uso strumentale Emergono anche altre difficoltà: nella capacità di collaborare e lavorare in rete tra le associazioni; nel riuscire a coinvolgere i giovani, valorizzando la loro disponibilità e assegnando loro funzioni di responsabilità; nel sapersi coordinare e organizzare al proprio interno, utilizzando forme di rappresentanza adeguata e facendo valutazione degli interventi realizzati. L universo dei volontari è un insieme molto eterogeneo e differenziato al suo interno. Nel questionario ognuno ha espresso la sua opinione: vi sono tendenze generali, appena descritte, ma anche differenze tra vari gruppi di rispondenti. Si nota, ad esempio, che al crescere del livello di istruzione aumenta la percezione di criticità verso alcuni aspetti: sapersi coordinare e rappresentare in modo adeguato, esercitare un ruolo di controllo e stimolo per le istituzioni, migliorare i servizi esistenti, mettere in atto forme di collaborazione tra associazioni. I volontari della solidarietà internazionale e della tutela dei diritti avvertono maggiormente alcuni aspetti critici inerenti il rapporto con le istituzioni: difficoltà nel ruolo di controllo e stimolo, rischio di sostituirsi nel garantire i servizi essenziali, assumersi compiti che non si è in grado di sostenere. All aumentare dell età, inoltre, i rispondenti riconoscono maggiormente alcune difficoltà, in particolare nella capacità di tutelare i diritti dei più deboli, di sapersi organizzare e rappresentare sul piano politico. Se il mondo del volontariato, in generale, è scettico riguardo all esistenza di una crisi al proprio interno e all indebolimento dei propri valori fondanti, è comunque consapevole dell esistenza di alcune difficoltà, attribuite per lo più a cause esterne. Primo tra tutti, è percepito il pericolo di strumentalizzazione, ovvero di un utilizzo del volontariato per ridurre i costi dei servizi, per ottenere finanziamenti, con conseguente rischio di dipendenza dal potere economico-politico. Anche in questo caso si osservano differenze significative: il rischio di un uso strumentale è avvertito maggiormente dai volontari con ruolo di coordinamento e da quelli di età più elevata. Studi Zancan n. 3/

4 Ruolo dei Csv Riguardo all azione dei Csv, i rispondenti rigettano con fermezza l ipotesi di inadeguatezza, ritenendoli in grado di promuovere l identità del volontariato e di offrire i servizi necessari alle organizzazioni. Maggiore accordo si rileva, invece, sull ipotesi di inadeguatezza dei soggetti che rappresentano il volontariato, soprattutto quando hanno difficoltà di comunicazione con altri enti e quando sono condizionati dalle istituzioni. Tra gli elementi di criticità imputabili a cause esterne, i volontari lamentano l insufficienza di risorse economiche, per passare dall affermazione di principi ad azioni efficaci; una burocratizzazione eccessiva che soffoca soprattutto le piccole Odv; una generale crisi valoriale della società, in cui prevalgono utilitarismo e indifferenza. Infine, intuiscono la carenza di interlocutori sensibili e di professionisti che portino la loro esperienza nel volontariato. Quale futuro per il volontariato? La seconda parte del questionario si focalizza sulle priorità di investimento per i prossimi anni. I volontari segnalano in particolare la necessità di diffondere la cultura della solidarietà e della cittadinanza responsabile, di coinvolgere le nuove generazioni, di basare sempre la propria azione sulla «relazione». Tra i ruoli che il volontariato deve assumere, emerge in primo luogo l importanza di essere portavoce delle esigenze delle persone più deboli, facendo in modo che i diritti affermati nelle leggi vengano effettivamente rispettati. Nel rapporto con le istituzioni, i volontari considerano prioritario poter partecipare alla programmazione territoriale dei servizi e all elaborazione di progetti di interesse sociale. Infine, un ulteriore area di investimento, riguardante il rapporto con gli altri enti del terzo settore, è mettere in atto forme di collaborazione finalizzate su bisogni specifici, per Aree di investimento meglio rispondere ai bisogni del territorio. Riorganizzando tutte le risposte dei volontari, sono emerse sei principali macro aree di investimento. La prima su cui investire, secondo i punteggi di priorità assegnati, è la promozione della cittadinanza attiva, con l impegno di diffondere la cultura della solidarietà e di coinvolgere l intera comunità nelle proprie attività. Fondamentale rimane 22 Studi Zancan n. 3/2011

5 Barbero Vignola G., Mandrioli E., Il futuro del volontariato Fare rete anche uno dei ruoli cardine del volontario, quello di tutela dei diritti delle persone più deboli: tema che sta a cuore soprattutto a chi opera nei servizi alla persona, a chi esercita funzioni di coordinamento e ai più anziani. L esigenza di rendicontazione e controllo delle proprie azioni è avvertita soprattutto dai volontari con ruolo di responsabilità e dai più anziani. Importante, secondo i rispondenti, è anche riuscire a mettere in pratica gli obiettivi con azioni efficaci. Si osserva che quanto più un volontario dedica tempo e impegno, tanto più sente la necessità di concretizzare la propria azione, promuovendo l apporto di professionisti, cercando finanziamenti, contrastando la burocratizzazione eccessiva. La necessità di collaborare con altri attori sociali aumenta al crescere dell età, soprattutto per quanto riguarda partecipare all elaborazione di progetti di interessere sociale e fare unità nell azione politica. Infine, è avvertita l esigenza di promuovere il volontariato come soggetto autonomo. I più anziani, in generale, danno più importanza all autonomia economico-politica, alla gratuità e alla sobrietà. Ulteriori indicazioni emergono dall esperimento di scelta: i volontari non sono interessati a vantaggi economici individuali, ma scelgono sulla base di criteri che valorizzano la gratuità, il coinvolgimento di nuovi volontari all interno delle odv, la libertà di azione nel rapporto con le istituzioni (ciò però non è disgiunto dall auspicio di maggiori finanziamenti). Tre gruppi di volontari: fiduciosi, critici, incerti L analisi cluster ha permesso di individuare, all interno del campione di volontari, tre gruppi: i «fiduciosi», i «critici» e gli «incerti». I fiduciosi sono il gruppo che esprime un livello di accordo inferiore alla media generale su tutti gli a- spetti di criticità del volontariato. Sono perlopiù giovani (18-30 anni), con titolo di studio medio-basso, con mansioni operative. I critici sono invece il gruppo che esprime un livello di accordo superiore alla media su tutti gli aspetti potenziali di criticità. Sono perlopiù adulti (31-45 anni), impegnati nella solidarietà internazionale, con titolo di studio e- levato (laurea e post laurea) e con ruoli di responsabilità. Vi è Studi Zancan n. 3/

6 poi il gruppo più numeroso, quello degli incerti, che si colloca in una posizione intermedia rispetto ai primi due. Questi tre gruppi di volontari esprimono opinioni differenti, riguardo sia agli aspetti di criticità sia alle priorità di investimento. I volontari senza ruolo di responsabilità, con basso titolo di studio, di giovane età, tendono ad avere una visione più positiva del volontariato. Al contrario, chi ha un alto livello di istruzione, ricopre ruoli di coordinamento all interno delle Odv e ha un età più elevata esprime mediamente maggiore accordo rispetto ai potenziali fattori di crisi. Gli aspetti ritenuti più problematici sono il rapporto con le istituzioni, la collaborazione con gli altri enti e l uso strumentale del volontariato. Guardando al futuro, i volontari più scettici verso la presenza di difficoltà nel mondo del volontariato sono anche quelli che manifestano minore urgenza per la maggior parte delle azioni proposte per valorizzarlo. Al contrario, chi è più critico vi attribuisce un alto livello di priorità. Criticità e sfide per il futuro: alcune riflessioni Trasformazioni del volontariato Il volontariato si presenta attualmente come un fenomeno eterogeneo, complesso, in trasformazione. È cambiato rispetto a quello delle origini, sia per il ricambio generazionale sia perché è mutato profondamente il contesto sociale, culturale e politico nel quale opera (Sarpellon G., 2011). L ultima rilevazione Fivol (Frisanco R., 2006) sulle organizzazioni di volontariato ha messo in luce alcune trasformazioni: diminuiscono le associazioni composte da soli volontari, a vantaggio di quelle con operatori a vario titolo retribuito; aumenta la capacità di operare in più campi di intervento, grazie anche ad apparati organizzativi e gestionali più strutturati e all inserimento di personale remunerato (espressione di una crescente tendenza alla professionalizzazione); aumentano le odv iscritte ai registri del volontariato (l iscrizione permette di usufruire di agevolazioni fiscali, di accedere ai fondi pubblici e costituisce spesso un vincolo per partecipare ai bandi per progetti dei Csv e di altri finanziatori). 24 Studi Zancan n. 3/2011

7 Barbero Vignola G., Mandrioli E., Il futuro del volontariato Odv e finanziamenti Da indagini condotte nel 2008 dalla Fondazione Roma Terzo Settore su oltre odv, appartenenti a diverse a- ree del paese, risulta che un terzo di esse è dipendente dai finanziamenti pubblici (ossia più del 50% delle loro entrate è di fonte pubblica). Inoltre, al crescere della dimensione dell Odv per numero di volontari e operatori, anche retribuiti, aumenta la probabilità di ottenere finanziamenti pubblici (Frisanco R., 2010). La rilevazione Fivol del 2006 ha però evidenziato anche la presenza di fenomeni degenerativi, dal momento che circa il 25% delle Odv iscritte ai registri del volontariato manca di uno o più requisiti di idoneità previsti dalla legge n. 266 del 1991 (per esempio, non ha il requisito della gratuità, vi è prevalenza del lavoro retribuito rispetto a quello volontario ecc.). Ora, la crescita di un volontariato sempre più professionalizzato, caratterizzato da una spiccata tendenza a instaurare rapporti privilegiati con l amministrazione pubblica e a dipendere dai suoi finanziamenti, comporta il rischio di privilegiare una logica di efficienza e di servizio che sollecita le organizzazioni verso un accresciuta specializzazione, a scapito sia della loro identità originaria sia della loro capacità di sperimentare modalità di azione innovative (Frisanco R., 2006; Nervo G., 2007; Marcello G., 2010). Il rapporto tra volontariato e istituzioni dipende spesso dal sistema di regolazione da parte delle amministrazioni pubbliche, che possono favorire o limitare il ruolo di rappresentanza sociale delle organizzazioni, la loro inclusione negli spazi di partecipazione istituzionali previsti dalla legge (per esempio, tavoli di co-progettazione locale ecc.), nonché la loro capacità di essere forza di advocacy, proposta e stimolo per il cambiamento. Purtroppo, il rapporto tra volontariato e istituzioni è talvolta fonte di ambiguità e ambivalenze. Si verificano spesso casi di supplenza o delega, in cui il volontariato è mero esecutore in una logica di esternalizzazione dei servizi o l unica alternativa alle inadempienze del pubblico, senza avere alcun ruolo attivo nei processi di elaborazione delle politiche di welfare locali. Alcuni nodi chiave sono dunque quelli della rappresentanza e dell autonomia del volontariato, non sempre facili da governare, soprattutto nel momento in cui esponenti del Studi Zancan n. 3/

8 Difficile partecipazione diretta mondo del volontariato assumono incarichi di responsabilità nell ambito delle amministrazioni. Viceversa, la libertà di pensiero e di azione del volontariato non deve essere ridimensionata dalle logiche proprie dell agire politico. Solo interagendo con i centri del potere politico ed economico senza vincoli di subalternità e rafforzando una cultura di governo del territorio fondata sulla condivisione delle responsabilità, il volontariato potrà esercitare un controllo attivo e democratico sull operato delle istituzioni ed essere più efficace strumento di educazione e promozione civica (Cerroni U., 1993; Nervo G., 2007; Vecchiato T., 2011). I risultati della ricerca «Il futuro del volontariato», sopra esposti hanno evidenziato che i volontari riscontrano alcune difficoltà nel rapporto con le istituzioni pubbliche, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione diretta ai momenti programmatori inerenti la definizione delle politiche sociali del territorio. Secondo i rispondenti, la difficoltà di partecipare ai momenti di programmazione delle politiche del territorio è dovuta soprattutto al fatto che le istituzioni ne ostacolano la presenza e il processo. I volontari percepiscono inoltre il rischio di strumentalizzazione da parte delle amministrazioni pubbliche. Risultati simili e- mergono anche dalle sopra citate indagini condotte dalla Fondazione Roma Terzo Settore nel I problemi maggiormente percepiti dalle associazioni, dopo la carenza di risorse umane e/o finanziarie, riguardano la difficoltà di incidere nelle sedi in cui vengono effettuate le scelte di politica locale, nonché di interagire e coordinarsi per aumentare il proprio peso politico (Frisanco R., 2010). Del resto, un volontariato molecolare, costituito da numerose unità indipendenti di piccole dimensioni, è sì e- spressione di partecipazione e protagonismo da parte dei cittadini, ma comporta anche frammentazione, difficoltà di fare rete, elevando il rischio di incorrere in logiche autoreferenziali. Per recuperare appieno il potenziale innovativo, la capacità di stimolo e proposta, l incisività nel «dare voce a chi non ha voce», è dunque necessario che il volontariato migliori la coesione e il coordinamento, sia tra odv sia con gli altri soggetti del terzo settore, rafforzando il lavoro di rete ed esprimendo rappresentanze qualificate, in grado di por- 26 Studi Zancan n. 3/2011

9 Barbero Vignola G., Mandrioli E., Il futuro del volontariato Valutazione di impatto sociale tare i bisogni del territorio all attenzione delle istituzioni (Frisanco R., 2011). È infatti questa una delle aree in cui, a giudizio dei volontari che hanno partecipato alla ricerca è necessario rivolgere impegno e risorse per qualificare l azione volontaria. Tra gli altri ambiti di intervento ritenuti prioritari in un futuro a medio termine, i rispondenti hanno rimarcato la necessità di promuovere la cittadinanza attiva, la partecipazione e la tutela dei diritti delle persone più deboli. I risultati, ancora una volta, trovano rispondenza in quelli delle indagini della Fondazione Roma Terzo Settore del 2008, da cui risulta che la funzione di tutela e promozione dei diritti è quella maggiormente enfatizzata dai volontari. Al secondo posto, i volontari segnalano quella di educazione ai valori della solidarietà e della cittadinanza attiva (Frisanco R., 2010; 2011). Per qualificare la capacità di «perorare la causa di persone, famiglie e gruppi in stato di marginalità e di bisogno» (Ardigò A., 2003, p. 9), il volontariato può trarre vantaggio da un metodo di azione che preveda la capacità di affrontare i problemi in modo trasparente e partecipativo, facendo valutazione dei risultati conseguiti. La valutazione di impatto sociale, infatti, è strategica per valorizzare quanto le pratiche di solidarietà, il dono, l altruismo possono generare in termini di risultati di cittadinanza, ovvero maggiore inclusione e più alti tassi di sviluppo umano e sociale. Il confronto tra erogazioni ed esiti rappresenta inoltre un dovere etico, nel momento in cui buona parte dei finanziamenti al volontariato è messa a disposizione «per legge» (Paganin A., 2010; Vecchiato T., 2011). Dai risultati della ricerca e- merge che i volontari esprimono un consenso moderato sulla mancanza di azioni di valutazione degli interventi realizzati quale elemento di criticità. Sono soprattutto i volontari con alto titolo di studio e coloro che ricoprono incarichi al vertice delle odv a considerare problematiche «l assenza di riflessione sui risultati delle attività svolte» e «l incapacità di utilizzarli come valore aggiunto nel dialogo con la politica». In generale, sembra emergere una consapevolezza limitata della necessità di fare valutazione degli esiti delle proprie azioni. Studi Zancan n. 3/

10 Ritardo culturale Una nuova ricerca in corso È quindi ancora da colmare il ritardo culturale nello sviluppo di pratiche di valutazione dei risultati nelle odv; ritardo imputabile a diversi motivi, tra cui, per esempio, la scarsa consapevolezza della sua utilità e dei vantaggi che possono derivarne, l assenza di mezzi e risorse adeguate, l attenzione esclusiva alla dimensione operativa a scapito di una riflessione sul significato del proprio agire. I volontari sottolineano comunque l esigenza, per il futuro, di mettere in atto forme di «rendicontazione e controllo dei risultati delle proprie azioni», soprattutto verificando la congruenza tra utilizzo dei fondi e finalità dichiarate, valutando che i servizi rispondano ai bisogni delle persone e comunicando all esterno gli esiti di quanto realizzato. Una sollecitazione in questa direzione può derivare dai Csv, il cui ruolo va sempre più consolidandosi come soggetti in grado di sostenere, qualificare, orientare il modo di agire delle odv nella produzione di innovazione sociale. In questo senso, l impegno dei Csv è prezioso anche per sviluppare e diffondere una cultura della valutazione che permetta di collegare i risultati, in termini di efficacia e di impatto sociale, alle risorse investite per ottenerli e al sistema delle responsabilità che hanno contribuito al loro raggiungimento. In conclusione, la valutazione delle attività realizzate rappresenta un tema di grande prospettiva per l evoluzione e il futuro del volontariato. La capacità di riflettere sui risultati delle proprie azioni e di modificarle alla luce degli esiti raggiunti permette di qualificare l azione delle associazioni e di rispondere più efficacemente ai bisogni delle persone e delle comunità. Per questo, la Fondazione «E. Zancan» ha deciso di avviare una nuova ricerca sul tema «Organizzazioni di volontariato e valutazione», cui collaborano Renato Frisanco (Fondazione Roma Terzo Settore) e Giovanni Sarpellon (Università Ca Foscari di Venezia). Lo studio, cui hanno aderito 56 Csv e alcuni enti nazionali del volontariato, prevede un campione di oltre odv su tutto il territorio nazionale. E proprio mentre la nuova ricerca entra nella fase operativa, i risultati del precedente studio sono stati pubblicati nel volume «Il volontariato guarda al futuro» (Fondazione 28 Studi Zancan n. 3/2011

11 Barbero Vignola G., Mandrioli E., Il futuro del volontariato Riferimenti bibliografici Zancan, 2011), arricchito da approfondimenti e riflessioni di esperti sul tema del volontariato. Ardigò A. (2003), Riflessioni critiche e idee per gli sviluppi possibili del volontariato di advocacy, in «Studi Zancan», 1, pp Cerroni U. (1993), Volontariato e sistema di valori, in Franzoni R. (a cura di), Volontariato e sistema di valori. Come possono convivere la cultura della competitività e quella della solidarietà?, Incontro Fivol, 20 aprile, Roma. Fondazione «E. Zancan» (2011), Il volontariato guarda al futuro, Fondazione Zancan, Padova. Frisanco R. (2011), Il futuro del volontariato secondo la percezione dei volontari in servizio, in Fondazione «E. Zancan», Il volontariato guarda al futuro, Fondazione Zancan, Padova, pp Frisanco R. (a cura di) (2010), Organizzazioni di volontariato tra identità e processi. Il fenomeno nelle rilevazioni campionarie del 2008, Fondazione Roma Terzo Settore, Roma. Frisanco R. (a cura di) (2006), Volontariato sotto la lente. Lo scenario del volontariato organizzato alla luce della quarta rilevazione Fivol 2006, Fivol, Roma. Marcello G. (2010), Gratuità e radicamento per rilanciare il volontariato organizzato, in Alecci E., Bottaccio M. (a cura di), Fuori dall angolo. Idee per il futuro del volontariato e del terzo settore, L ancora del Mediterraneo, Napoli-Roma. Nervo G. (2007), Ha un futuro il volontariato?, Edizioni Dehoniane, Bologna. Paganin A. (2010), La rendicontazione sociale a sostegno dei cittadini per l individuazione dei loro diritti e doveri, in «Studi Zancan», 6, pp Sarpellon G. (2011), Il volontariato tra crisi e trasformazione, in Fondazione «E. Zancan», Il volontariato guarda al futuro, Fondazione Zancan, Padova. Vecchiato T. (2011), Presente e futuro del volontariato, in Fondazione «E. Zancan», Il volontariato guarda al futuro, Fondazione Zancan, Padova. Studi Zancan n. 3/

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