Di Simona Cassarino ottobre 2012 RECUPERO DEL GESTO GRAFICO:

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1 Di Simona Cassarino ottobre 2012 RECUPERO DEL GESTO GRAFICO: L'attenzione al bambino disgrafico da parte di educatori e genitori non manca, il problema è evidente; il ragazzo si sente ripetere che la sua grafia è brutta, orribile, illeggibile, tremenda, persino quando scrive da solo visto che il tormentone ormai risiede dentro e fuori di lui. Crede di avere un difetto come il naso lungo o le orecchie grandi che non si può correggere, come una condanna. Segue i genitori che lo portano a fare tutte le valutazioni del caso per poi sapere che il ragazzo è affetto da disgrafia, ma la diagnosi non è il problema, il problema è la soluzione. Il consiglio è quello di affidarsi all'uso del computer, consiglio che i genitori accolgono di buon grado; tuttavia il problema non è risolto. Innanzi tutto non è così automatico inserire l'uso di un notebook da far portare al bambino a scuola (acquistato dai genitori ovviamente) inserito nella normale programmazione dell'insegnate. Bisogna altresì che impari ad usarlo correttamente e con scioltezza (cosa che dovrebbe imparare a scuola parallelamente al programma didattico), se non sa come utilizzarlo, se la digitazione è comunque lenta, se non può utilizzarlo in tutte le sue potenzialità è un supporto inutile. L'uso del computer ha altri lati negativi: porta a disimparare la scrittura manuale, soluzione antipedagogica e antieducativa, non promuove le abilità del bambino, differenzia il disgrafico dal gruppo classe, riduce l'autostima e sopratutto riduce l'autonomia. Si può invece considerare la possibilità di recuperare le abilità carenti con la rieducazione del gesto grafico. Attraverso un'adeguata terapia rieducativa si passa da una prima fase di decondizionamento del gesto grafico dagli automatismi scorretti precedentemente acquisiti, ad una seconda fase di ri-educazione dello stesso. L'iter rieducativo consente al soggetto disgrafico di divenire progressivamente sempre più abile e cosciente della propria scrittura che si fa più sciolta e scorrevole nella forma e nel movimento ed in grado di rappresentare al meglio la sua personalità. Un percorso di recupero del gesto grafico si basa sul rilassamento, l'acquisizione della consapevolezza del gesto, sul consolidamento e sviluppo delle abilità di base dopo averne individuato le carenze, ed in fine si lavora, andando per gradi, sulla scrittura vera e propria. Si procede innanzi tutto ad una anamnesi del soggetto. Attraverso il colloquio con i genitori si ripercorre lo sviluppo psicomotorio del bambino già dalla nascita, ai primi passi, le prime parole ecc. Si indaga su eventuali traumi o malattie. Sul carattere e la vita sociale del bambino, le sue abitudini e atteggiamenti, la famiglia e l'ambiente in cui vive, qualunque notizia possa essere utile ad inquadrare il soggetto e a farsi un'idea di come sia per comprendere le origini della disgrafia, ed eventualmente impostare un percorso di

2 recupero personalizzato. Si procede poi con un colloquio con il bambino; gli verranno somministrati diversi test: prove grafiche di scrittura e disegno, prove di coordinazione occhio mano, prove sullo schema corporeo, di organizzazione spaziale e temporale, di ritmo, lateralità, memoria e attenzione; verranno osservati sempre la postura, i gesti ed annotate tutte le osservazioni che ne risultano. Una volta che si è conosciuto il più approfonditamente possibile il ragazzo e si è stabilito un progetto, un programma di riabilitazione, in genere ci si incontrerà una volta alla settimana per una seduta di 50 minuti che comprenderà, a seconda delle esigenze del soggetto, esercizi di motricità, rilassamento, pittura, tracciati scivolati, esercizi di prescrittura o scrittura, gioco creativo e finalizzato. I bambini disgrafici spesso non amano scrivere, quindi in primo luogo, con la rieducazione si cerca di restituire al bambino il piacere del gesto grafico attraverso tecniche pittoriche per esempio, ed in ogni caso la scrittura vera e propria verrà affrontata in un secondo momento, ogni esercizio grafico sarà basato sulla liberazione e consapevolezza del gesto attraverso il disegno e i segni, proprio per evitare la tensione da prestazione e i sentimenti di disagio e conflitto nei confronti della propria scrittura. Con la riabilitazione si va a sciogliere le rigidità, le tensioni del braccio, della spalla, della postura, a liberare il gesto. Si interviene poi sulla motilità fine quando diventa più consapevole e sciolta, con esercizi mirati all'acquisizione dei movimenti di inscrizione, grande e piccola progressione, raptazione ecc. che servono per la scrittura, partendo da gesti e movimenti ampi e poi sempre più piccoli e finalizzati. Si utilizzano tecniche di rilassamento per rilasciare la muscolatura e sciogliere le tensioni che nelle scritture disgrafiche è spesso presente. Si utilizzano tecniche di training autogeno (per il rilassamento), le tecniche di Berges (per acquisire consapevolezza e sensibilità) ed esercizi di visualizzazione (per apportare energia positiva, vitalità, autostima). Visto che scrivere è un gesto e implica la muscolatura e l'articolazione di diverse parti del corpo si opera anche con esercizi fisici volti a tonificare la muscolatura delle dita, della mano, del braccio e della spalla o ancora esercizi di coordinazione. Il tutto non è volto ad ottenere una bella scrittura, ma autonomia, autostima, possibilità di espressione, nel pieno rispetto della soggettività.

3 Di Simona Cassarino ottobre 2012 DISGRAFIA E LEGGE 170: La legge 170 riconosce ed individua i DSA. La Legge 8 ottobre 2010 n. 170 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento (DSA). La Legge dispone altresì, a favore di alunni e di studenti con diagnosi di DSA, l attivazione presso le istituzioni scolastiche di apposite misure educative e didattiche individualizzate e personalizzate, nonché di specifiche forme di valutazione, anche in sede di Esami di Stato. La legge 170 riconosce quindi i DSA, le loro difficoltà e problematiche. E' già un traguardo, anche se molto resta da fare, ma che si riconosca a bambini che un tempo venivano etichettati come svogliati o stupidi delle reali difficoltà e che si prevedano delle misure per superarle, innesca un meccanismo virtuoso per cui l'attenzione per i metodi di apprendimento e le diverse abilità diventi la norma. La certificazione Ai sensi dell art. 3, comma 1, della Legge 170, l individuazione di alunni e studenti con DSA avviene mediante specifica diagnosi rilasciata dalle strutture specialistiche del Servizio Sanitario Nazionale. In genere la certificazione viene effettuata dalla propria ASL in seguito ad un incontro con il neuropsichiatra, che deve escludere danni o carenze neuronali, in pratica deve accertarsi che non vi siano disfunzioni nei processi centrali e di ordine sensoriale (sordità per esempio). I disturbi di apprendimento si dicono specifici se esistono in assenza di disturbi cognitivi, sensoriali, emotivi o neurologico; altrimenti sono secondari, che implicano cioè ritardi mentale, deficit neurologici (epilessia) o neuronali (sordità), comportamentali ecc. Se esistono disturbi secondari non si parlerà di DSA. In seguito alla visita col neuropsichiatra viene somministrato un test per misurare il QI. Si usano solitamente due tipi di strumenti: le scale WISC o le Matrici di Raven. La scala WISC-R e' uno dei test principali usati per una misura globale dell intelligenza, uno dei suoi maggiori pregi e quello di indagare e di testare una per una tutta una serie di abilita cognitive considerate di base, fornendo sia una misura generale dell intelligenza, il QI globale, sia una serie di misure singole grazie alle quali e possibile avere un profilo generale delle abilita psicologiche del soggetto. Tale profilo si rivela di grande utilità oltre che in fase di diagnosi sopratutto nel contesto scolastico. L obbiettivo principale per cui la scala e stata costruita e quello di fornire uno strumento per la misura e la valutazione della intelligenza generale nei bambini. L idea che sta alla base dello sviluppo di questo strumento e la concezione che Wechsler ha della intelligenza, secondo l autore l intelligenza e la capacita globale o complessa dell individuo di agire per uno scopo determinato, di pensare in una maniera razionale e di avere rapporti utili con il

4 proprio ambiente. E globale perche caratterizza il comportamento dell individuo nel suo insieme; e complessa perche e composta di elementi o attitudini che, senza essere interamente indipendenti, sono qualitativamente differenziabili (Wechsler, 1944). Questa definizione implica che l intelligenza e composta da singoli funzioni o abilita interrelate e che tali abilita possono essere definite e misurate; l intelligenza generale, quindi, può essere misurata sommando la capacita di un individuo in ognuna di queste singole abilita. Nel creare la WISC-R Wechsler ha di fatto creato due sub-scale: la scala verbale, che fornisce un Quoziente Intellettivo (QI) della Intelligenza Verbale e la scala di performance, che fornisce un Quoziente Intellettivo (QI) della Intelligenza Non-verbale o di Performance. Wechsler introduce il QI di performance al fine di valutare la capacita di risolvere i problemi attraverso la manipolazione di materiale concreto, evitando che il soggetto faccia ricorso agli aspetti verbali dell intelligenza. Ogni scala e composta da diversi test, e ognuno di essi e progettato per misurare una specifica abilita. Le matrici di Raven, definite anche come matrici progressive, sono un test utilizzato per la misurazione dell'intelligenza non verbale. In ogni scheda viene richiesto di completare una serie di figure con una mancante. Ogni gruppo di item diventa sempre più difficile, richiedendo una sempre più elevata capacità di analisi, codifica, interpretazione e comprensione degli item. Se il QI risulta nella norma si procede con i testi specifici per la dislessia, discalculia, disgrafia. Nello specifico sulla disgrafia, o disprassia della scrittura (la prassia è una sequenza di movimenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo eseguita in modo automatico), vengono valutati dei parametri come: lettere o parole mal allineate, spazio insufficiente tra parole, curve acute di collegamento, irregolarità nei legamenti, assenza di collegamenti, collisioni di lettere, forme e dimensione delle lettere variabile, deformazione di lettere, ripassature e correzioni. Sono in pratica i parametri valutati dalla scala D e dalla scala BHK. Vengono altresì valutate difficoltà visuo-spaziali (scrittura con spazi irregolari, scrittura fluttuante), apprendimento ed automatizzazione di strategie inappropriate al gesto grafico (direzione non efficiente del movimento, difficoltà di collegamento). A volte vi sono dei disturbi associati (si parla in questo caso di comorbidità), psicologici, comportamentali, disturbi di ansia o depressione; tutto ciò si riflette sulle relazioni sociali, le relazioni familiari, sul tono dell'umore, l'autostima. I soggetti con DSA presentano spesso un tono dell'umore più negativo rispetto ai non soggetti; il tono negativo influenza i processi cognitivi di attenzione, percezione, memorizzazione, promuove azioni disadattative al contesto, abbassa il livello di energia impedendo di utilizzare tutte le risorse disponibili. Le difficoltà che si incontrano, la frustrazione, l'ansia di non riuscire e di deludere possono portare il ragazzo a chiudersi, a demotivarsi, a perdere interesse per la scuola e, o anche, ad avere disturbi di condotta o comportamento. Il Piano Formativo Personalizzato La legge 170 riconosce i DSA e individua degli strumenti compensativi e

5 dispensativi; lo scopo di questi non è di abbassare il livello di difficoltà, ma di concentrare il lavoro sull essenziale, di concedere modalità idonee di gestione dei codici scritti, di considerare i diversi stili di apprendimento, di gratificare per gli sforzi compiuti e non solo per i risultati. La legge prevede la stesura di Un Piano Didattico Personalizzato per ogni bambino con DSA. Il Piano Didattico Personalizzato è uno strumento necessario allo studente con DSA che potrà così accedere a tutto ciò che gli è necessario anche in sede di esami di stato, in quanto la normativa permette l uso di quanto già concesso durante gli anni scolastici; inoltre è un documento che funge da CV del ragazzo al quale qualsiasi docente può accedere sia esso di ruolo che sostituto e potrà avere sempre sotto mano uno strumento che lo aiuterà anche in sede di valutazione. Nel PDP nello specifico devono essere riportati i dati dell'alunno completi di chi ha redatto la diagnosi e a che anno risale la diagnosi. Vanno poi riportate le difficoltà dell'alunno così come da diagnosi acquisita. Saranno quindi indicati, materia per materia, gli interventi compensativi e dispensativi che si intendono attuare con l'alunno; vanno anche indicati i punti di forza e di debolezza dello stesso così da promuovere i primi ed evitare i secondi. Nella stesura si deve fare riferimento anche alle tipologie didattiche che si intendono attuare, nonché alla modalità di assegnazione dei compiti a casa, delle interrogazioni e del metro di valutazione. Per quel che riguarda la disgrafia le misure compensative previste sono: uso del computer, programmi di videoscrittura con controllo ortografico, predittore lessicale, sintesi vocale, scanner. Le misure dispensative sono: non dettatura o copiatura, consentire l'uso dello stampato maiuscolo, tempi più lunghi di esecuzione, assegnazione di compiti a casa adeguati, verifiche a misura, non chiedere testi lunghi, non far prendere appunti, prediligere verifiche orali, l'insegnante non deve tenere in conto la grafia o gli errori ortografici, tenere conto invece dell'obbiettivo principale.

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