Gennaio-Marzo La pieve di San Pancrazio a Celle: un patrimonio da recuperare

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1 Gennaio-Marzo 2012 La pieve di San Pancrazio a Celle: un patrimonio da recuperare

2 Via Provinciale Lucchese 125/B Pontelungo (PT) Tel Fax DIRETTORE RESPONSABILE Luca Lubrani COMITATO DI REDAZIONE Patrizio Rosi Paolo Ferretti Roberto Cresci Mauro Pagliai Stella Passini anno V - n 1 - gennaio-marzo 2012 REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Polistampa, Firenze Via Livorno 8/ Firenze Tel (15 linee) In copertina, L antica pieve dei Santi Pancrazio e Giovanni Battista a Celle Sommario Editoriale Patrizio Rosi pag. 1 Economia e finanza Alessandro Galardini LA FINE DEL TUNNEL?» 2 Società e cultura Simone Trinci UN INCERTO DESTINO» 5 Pistoia nostra Chiara Caselli IL MUSEO DEI TRENI» 7 Arte e storia Federica Azzini LA PIEVE DI SAN PANCRAZIO A CELLE» 10 Società e servizi Linda Meoni IL VOLONTARIATO» 14 Enogastronomia Roberto Zerbini UN LUNGO PONTE VERSO IL VINO NEL MONDO» 16 Arte a Pistoia Siliano Simoncini GLI SPECCHI DELLE OMBRE: POETI E ARTISTI AL DUNQUE» 19 ViBanca informa BORSA DI STUDIO VIVARELLI» 25 SIGFRIDO BARTOLINI PENSATORE: QUANDO L ARTE INCONTRA LA TRADIZIONE» 26 Il comitato di redazione si riserva la decisione di pubblicare o meno articoli e notizie inviati. I materiali inviati alla redazione non saranno restituiti Periodico registrato presso il Tribunale di Pistoia al n 3/2008 in data 15/04/2008 Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa marzo 2012 L ASSOCIAZIONE CULTURALE SUR LES MURS» 26 ViBanca progetti PROGETTO CENTENARIO REALIZZATO» 27 I NOSTRI PICCOLI POETI CRESCONO» 27 IN RIMA Su il sipario... A cura di Luca Lubrani» 28 Spazio Soci IN VIAGGIO» 29 LEZIONI DI CUCINA, CORSI D INGLESE» 31 PROCAR: VENT ANNI DI CORSA» 32

3 Patrizio Rosi Gennaio/Marzo 2012 ari Soci, cari Clienti, cari Lettori, l anno da poco concluso è stato caratterizzato dal perdurare della grave congiuntura economica aggravatasi, soprattutto nell ultimo trimestre, per l estrema volatilità delle borse, per l impennata degli spread e per la profonda carenza di liquidità. In questo difficile contesto la nostra banca, dopo oltre sei anni dalla precedente quasi o forse un record è stata sottoposta a ispezione da parte della Banca d Italia e nel mese di dicembre ha ricevuto il risultato degli accertamenti, con la consegna del verbale ispettivo al Consiglio di amministrazione e al Collegio Sindacale. Ebbene, l esito è stato veramente eccellente e non può che inorgoglirci. Con l aiuto e la collaborazione di tutti ma soprattutto del personale di qualsiasi livello impiegato nella attività, l azienda ha raggiunto la valutazione prevalentemente favorevole, cioè un solo scalino al di sotto della valutazione massima (favorevole) e ben al di sopra della soglia negativa. Il risultato ottenuto non deve farci abbassare la guardia ma, in un momento particolarmente delicato dell economia italiana, nel quale il clima di forte incertezza sta condizionando da mesi e mesi le performance del sistema bancario, ci sia consentito di manifestare tutta la nostra soddisfazione e gioia per il riconoscimento che la Banca ha ottenuto per l attività da tanti anni portata avanti tenendo sempre a mente i principi ispirativi del nostro modo di essere differenti. Ciò è avvenuto attraverso strategie di sana e prudente gestione, di frazionamento del rischio, di crescita patrimoniale e di sviluppo sostenibile, con una marcata attenzione a ogni tipo di controllo e verifica interna, ma anche senza trascurare l attenzione al territorio di riferimento e, per di più, incrementando in questo difficile periodo il sostegno all economia locale, dando così a tante famiglie e a tante imprese la possibilità di reggere l impatto della crisi finanziaria ed economica. anche se non sarà facile tutti insieme faremo il possibile per mantenere il livello raggiunto. L anno nuovo, invece, si è aperto con due eventi inattesi. Il Direttore generale Francioli, con una decisione repentina e inaspettata, ha deciso di cessare il rapporto di collaborazione con la nostra Banca e di passare in forza ad altra azienda di credito, in provincia di Firenze, di maggiori dimensioni sia per espansione territoriale che per numero di sportelli e massa amministrata. Orgogliosi di aver costituito un trampolino di lancio, al ragionier Francioli vanno vivi ringraziamenti per l attività svolta e fervidi auguri per quella futura. Ma soprattutto, dopo una breve e fatale malattia, ci ha lasciati il nostro Vicepresidente signor giuliano Baldi. È con profonda commozione che lo ricordiamo. giuliano, così in Banca era chiamato amichevolmente da tutti, classe 1932, socio da trentotto anni, era uno dei pilastri storici dell azienda. Uomo buono e di sani principi, un galantuomo come si diceva una volta, era entrato a far parte del Consiglio di amministrazione nel 1980 e ha rappresentato per tanti anni il collegamento, vero e reale, fra la Banca e il suo territorio di riferimento, la collettività di pontelungo e delle frazioni limitrofe, interpretando il suo ruolo con passione, sincerità, onestà e con grande affetto per l azienda che, memore delle origini e della tradizione, delle quali mai dobbiamo dimenticarci, spesso chiamava ancora, affettuosamente, la Cassa Rurale. È stato un grande Uomo e un grande Cooperatore e il sottoscritto, che ha avuto l onore e la fortuna di averlo a fianco per oltre quindici anni di leale e fedele reciproca collaborazione, non potrà non sentire e colmare il vuoto che ha lasciato. Da tutti noi, grazie giuliano. 1 Editoriale

4 Alessandro Galardini Responsabile Coordinamento Finanza ViBanca La fine del tunnel? Dopo un sofferto 2011, le prospettive del 2012 Prima di parlare delle prospettive legate al nuovo anno è bene fare un riepilogo di quello che è successo nell anno passato. Il 2011 era partito con buoni auspici, confortati da discreti dati macroeconomici dagli Stati Uniti. In Europa la forza della germania faceva sperare in una La sede dell agenzia di rating Standard & Poor s: al clamoroso downgrading del debito sovrano degli Stati Uniti è seguito il declassamento di molti paesi europei fra cui l Italia, scesa di ben due gradini. risoluzione della crisi del vecchio continente dovuta ai paesi dell area mediterranea. Da febbraio abbiamo assistito tuttavia al verificarsi di una serie di eventi negativi, partiti con la primavera araba, che hanno portato la Libia alla guerra civile con la conseguente morte di gheddafi. Il terremoto in giappone con il disastro nucleare di Fukushima, l economia americana messa sotto osservazione, le paure per un deficit pubblico alle stelle hanno portato Standard & poor s, una delle tre più importanti agenzia di rating, a togliere per la prima volta nella storia la tripla a agli Stati Uniti d america. Un attacco senza precedenti nella giovane storia alla moneta unica europea ha portato un aumento della tensione sui i paesi pigs (portogallo, Irlanda, grecia e Spagna) e anche l Italia entra nel mirino delle agenzie di rating e degli speculatori con conseguente crollo delle quotazioni a livelli mai visti. Clamoroso l andamento dei CCt legati all Euribor (gli ex-investimenti più sicuri per antonomasia) che arrivano a perdere oltre il venti per cento in pochi mesi. L insediamento del nuovo governo tecnico guidato da Mario Monti, pur con margini di manovra veramente ristretti, dà inizio a quelle manovre impopolari ma importanti che contribuiscono a tranquillizzare i mercati ea far recuperare credibilità al nostro paese. L aumentare repentino dello spread dei nostri Btp decennali nei confronti dei Bund tedeschi provoca il panico nei loro possessori, banche comprese. La speculazione, fomentata dalle solite agenzie di rating americane, fa temere un possibile default dell Italia, le paure generano un Credit Crunch delle banche italiane e un impennata di tutti i rendimenti, informa Gennaio/Marzo

5 compresi quelli a breve termine che oltrepassano il sei per cento, e lo spread Btp/Bund, che fino a giugno è di 150 basis point, a novembre supera quota 700, nonostante gli acquisti mirati da parte della BCE per reggerne le quotazioni. I più autorevoli leader europei, Merkel e Sarkozy, invece di trovare soluzioni per tranquillizzare i mercati (come ad esempio rafforzare il potere della BCE, far partire subito L ESFS, avviare l emissione di Eurobond) continuano la loro politica nazionalista, venata secondo alcuni commentatori di demagogia elettorale, col risultato di far aumentare la tensione rischiando di vanificare gli sforzi fin qui fatti dai vari paesi in difficoltà. In questo contesto i mercati ovviamente reagiscono molto male, scontando il rischio alto di un default di mezza Europa, di una crisi finanziaria globale e di conseguenza una grave recessione planetaria. Il 2012 sarà l anno cruciale per la sopravvivenza dell Europa, spartiacque tra la possibile uscita dalla crisi e uno spaventoso scenario di stagnazione. La situazione attuale rimane molto delicata, considerando che il 14 gennaio scorso Standard & poor s ha tolto la tripla a alla Francia e addirittura abbassato a BBB+ il rating dell Italia: resta inoltre palese la debolezza della BCE, il ritardo della nascita dell ESFS, la recessione di Eurolandia data per Le parole della crisi La selvaggia speculazione al ribasso sul debito sovrano dei paesi europei più deboli ha portato l euro sulle soglie del collasso. certa e il Fondo Monetario e la Banca Mondiale che abbassano le stime di crescita globale. Nonostante tutto ciò, le borse sono risalite mediamente del 25%, il nostro spread è sceso a 360 b.p. (comunque sempre molto alto), i BOt sono ritornati sotto il 2%. Quello che sta accadendo negli ultimi giorni sui mercati finanziari conferma la tesi di quelli che pen- EFSF (European Financial Stability Facility: fondo europeo di stabilità finanziaria) è una entità giuridica finanziata dagli stati membri della zona dell euro per combattere il debito pubblico europeo. È stato approvato dai ventisette stati membri dell unione europea il 9 maggio 2010, con lo scopo di preservare la stabilità finanziaria europea fornendo assistenza finanziaria agli stati dell eurozona in difficoltà economica. La sede del fondo si trova in Lussemburgo e ha come ruolo quello di erogare obbligazioni, mentre il compito della Banca europea degli investimenti è quello di offrire un servizio di gestione della tesoreria e supporto amministrativo agli stati. Probabilmente verrà sostituito dall ESM (European Stability Mechanism) con l obiettivo di attivare il fondo salva-stati per il luglio del 2012, un anno prima di quando inizialmente stabilito. Eurobond titoli di stato europei, cioè prestiti obbligazionari che l EFSF potrebbe emettere con il sostegno e l approvazione dell Ufficio tedesco di gestione del debito (Finanzagentur) allo scopo di accumulare fondi coi quali concedere prestiti ai paesi dell eurozona in difficoltà economiche, ricapitalizzando banche o comperando titoli di Stato. La garanzia dell emissione dei bond è fornita da parte degli stati membri della zona dell euro in proporzione alla loro quota di capitale versato alla Banca centrale europea. Rating esprime la valutazione, formulata da un agenzia privata specializzata, del merito di credito di un soggetto emittente obbligazioni sui mercati finanziari internazionali, ovvero della probabilità che questi faccia fronte puntualmente al debito contratto. Il rating fornisce agli operatori finanziari un informazione omogenea sul grado di rischio degli emittenti. Quantitative easing immissione di liquidità sul mercato, più precisamente la creazione di nuovo denaro da parte di una banca centrale al fine di iniettarlo nel sistema bancario. L obiettivo è quello di aumentare la quantità di depositi nelle banche private in modo che possa anche aumentare l offerta del prestito. Spread è la differenza tra i rendimenti di titoli, nella fattispecie tra i Bund (titoli di Stato tedeschi) e i BTP (titoli di stato italiani) principalmente a scadenza decennale: se aumenta cresce il rischio emittente percepito dai mercati finanziari e viceversa. Economia e finanza Gennaio/Marzo

6 L andamento ventennale dello spread tra i Bund tedeschi e i titoli di Stato di altri partner europei (Francia, Irlanda, Italia, Spagna): come si nota, nel quindicennio seguito all introduzione dell euro il differenziale era minimo. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy: nel delineare le soluzioni alla gravissima crisi finanziaria dell eurozona, secondo alcuni commentatori, i rispettivi interessi nazionali ed elettorali paiono aver prevalso in loro sulla solidarietà europea. Mario Monti guarda al 2013: si vede la fine del tunnel? sano di trovarsi in quella fase in cui tutto il peggio, per l area dell euro e per l Italia in particolare, sembra essere passato. La medicina, a base di tasse più pesanti, disoccupazione in crescita, pil negativo, induce a riacquistare tutti quei titoli di capitale (azioni) e titoli di debito (obbligazioni) ancora molto sottovalutati. La manovra italiana, quella spagnola, l imminente conclusione della pesante ristrutturazione del debito greco, insieme ai probabili QE3 (quantitative easing) negli Stati Uniti e la seconda tranche del rifinanziamento a tre anni alle banche europee permetteranno una risoluzione della crisi europea evitando il conseguente contagio al mondo intero. per questi motivi la maggioranza degli economisti si dichiara convinta che nel 2012 sarà evitata la recessione globale, ci sarà una debole e lenta ripresa, la crisi dell area dell euro rimarrà il nodo più importante da sciogliere e sicuramente la sua economia reale soffrirà ancora, ma l Unione Europea e l euro rimarranno comunque in piedi: le elezioni americane di novembre prossimo, periodo tradizionalmente tranquillo, rafforzano questa tesi. informa Gennaio/Marzo

7 L ingresso del polo universitario pistoiese. Simone Trinci Un incerto destino Quale futuro per l Università a Pistoia? osa avrebbe pensato padre Ippolito Desideri, gesuita vissuto a cavallo fra il Seicento e il Settecento, se gli avessero detto che la sede del polo universitario a lui intitolato avrebbe perso i corsi di Scienze turistiche? proprio a lui, che in viaggio aveva passato quasi tutta l esistenza. Forse si sarebbe dispiaciuto, forse avrebbe preso tutto con filosofia. Quel che è certo è che il destino di uno dei corsi più frequentati della sede di via Sandro pertini è legato a un filo sottile che rischia di spezzarsi, assestando un nuovo duro colpo all università made in pistoia. Un polo che, pur con alti e bassi, nei suoi pochi anni di vita ha tentato di consolidarsi ed è riuscito a crescere. Negli ultimi tempi l idea-guida è stata quella di un ateneo piccolo ma specializzato, in grado di presentare un offerta formativa unica nel panorama regionale e non solo. Una necessità fatta virtù, quasi imposta dalla razionalizzazione del sistema universitario, che aveva causato la soppressione graduale dei due corsi di Economia, duplicati quasi perfetti di quelli fiorentini. Dopo il passaggio della falce ministeriale, i responsabili del polo hanno spesso sottolineato che lo stereotipo dell università sotto casa, sempre respinto con fermezza, non aveva davvero più ragion d essere. pistoia non vuole più essere la meta degli studenti pigri e un po bamboccioni che non si allontanano dalle gonne di mamma nemmeno per seguire le lezioni a Firenze. Una riforma dopo l altra, la situazione degli ultimi anni è stata in effetti ben diversa da quella del debutto dei primi anni Duemila, sia sotto il versante di organizzazione e strutturazione dei corsi, sia sotto gli aspetti logistici. Fino a oggi, oltre alla triade Infermieristica, Fisioterapia e Ostetricia, che ricadono sotto il governo della facoltà di Medicina, avevano resistito a ogni taglio ministeriale anche i corsi di Scienze vivaistiche, Scienze turistiche e Ingegneria dei trasporti. Studi di interesse specifico per il nostro territorio, legate ai suoi settori tipici : verde, comparto turistico e ansaldobreda. Nelle intenzioni dei responsabili dell ateneo, la specializzazione avrebbe dovuto rappresentare una nuova prospettiva per pistoia, con un progressivo richiamo di studenti fuori sede: una realtà tutta diversa da quel- Società e cultura In attesa dell inizio delle lezioni. Il plesso universitario ospita anche una mostra permanente di pittori pistoiesi del Novecento. Gennaio/Marzo

8 la degli ultimi anni, con relativi benefici non solo per il prestigio dell ateneo, ma per la stessa economia locale, con un espansione del mercato legato alla presenza di ragazzi e studiosi provenienti da altre città. a oggi, si stima, la percentuale dei fuorisede si aggira intorno al cinquanta per cento e si segnalano presenze di giovani stranieri. Imposta dall alto dal Ministero o perseguita dai responsabili locali, poco importa: la maggiore specializzazione raggiunta nel corso degli anni non ha diminuito il numero degli iscritti, che sono arrivati a raggiungere quota duemila. Finché Scienze ingegneristiche è volata via e il polo ha subito un duro colpo. Eppure, dopo una lunga fase di discussioni, anche la sede di via pertini, dove a poco a poco hanno cominciato a svolgersi tutti i corsi, si è ampliata. Merito anche di investimenti milionari, ultimo dei quali pari a quasi un milione e mezzo di euro. La filosofia-guida per la realizzazione della nuova sede è stata quella dell Università ecologica, sorta di punto di equilibrio ideale per una città dove si coltivano tante piante e che ospita la fabbrica dei treni. Si è pensato a tutto: dal giardino verticale della facciata di fronte alla Biblioteca comunale San giorgio, all uso di energia eolica per il sistema elettrico e della geotermia per il riscaldamento, all attrezzatura telematica delle aule, tutte intitolate a grandi personaggi storici pistoiesi nel campo dell arte, del diritto e della scienza. già prima della realizzazione della nuova sede, e guardando a ciò che più conta, i laureati ai corsi pistoiesi sembrano non essersela cavata male sul mercato del lavoro. Dati veri e propri non sono mai stati resi noti, ma le stime dei responsabili sono sempre state incoraggianti. Di fonte certa, l avvocato giuseppe totaro, presidente dell U- NISER (società consortile formata da soggetti privati e enti pubblici che gestisce il polo di via Sandro pertini) è invece il dato sul rapporto fra iscritti e laureati: circa il sessanta per cento ce l ha fatta a diventare dottore. Fra questi, molti provenivano appunto dal corso più frequentato, quello di Scienze turistiche, che ogni anno conta in media circa centocinquanta nuovi iscritti, il dieci per cento dei quali stranieri. Ora il suo destino sembra dover seguire quello di Ingegneria dei trasporti. alcuni mesi fa, il consiglio della facoltà di Economia di Firenze ne ha deliberato la cancellazione. all origine della decisione non c è la mancanza di fondi. C è invece la necessità di adeguarsi ad alcune disposizioni ministeriali che impongono alle facoltà di adeguare la propria offerta formativa al numero dei docenti, che non dovranno Una riforma dopo l altra, la situazione degli ultimi anni è stata in effetti ben diversa da quella del debutto dei primi anni Duemila, sia sotto il versante di organizzazione e strutturazione dei corsi, sia sotto gli aspetti logistici. Il complesso del polo universitario pistoiese: l offerta formativa contempla lauree di primo livello in Fisioterapia, Infermieristica, Ostetricia, Scienze turistiche e Scienze vivaistiche. rispettare un tetto massimo di insegnamenti. Dopo non poche discussioni, il consiglio di facoltà di Economia ha deciso di adeguarsi alle direttive, sforbiciando sulle sedi decentrate di prato e pistoia. a niente sono valsi i ripetuti tentativi del presidente del corso, il professor Lorenzo gai, per salvare la triennale che adesso rischia di diventare solo un percorso di studi specifico per studenti di Economia e commercio, che si terrà comunque a Firenze. attualmente spiega rammaricato gai il corso di Scienze turistiche conta soltanto il secondo e il terzo anno. Il primo non è stato riattivato. Il colpo è duro, ma l ultima parola non è ancora stata pronunciata. Una nuova speranza si è aperta con la proposta che vorrebbe nel distaccamento universitario di pistoia la laurea magistrale di Scienze turistiche. Ipotesi che, se realizzata, aprirebbe nuove speranze anche per il corso triennale. La questione è già stata posta al preside della facoltà di Economia dell Università di Firenze Francesco giunta. adesso dice gai si aprono nuove possibilità per evitare un ulteriore ridimensionamento del polo pistoiese. I punti interrogativi sono ancora molti, e le domande aperte anche: cosa si vuole fare delle scuole di specializzazione? Quali i nuovi rapporti che si intende instaurare con la sede di Firenze? penso continua gai che sia essenziale un indirizzo strategico comune. E definitivo. È in gioco un pezzo importante del polo universitario pistoiese. Non soltanto il corso che forse sarebbe piaciuto a Ippolito Desideri. informa Gennaio/Marzo

9 Chiara Caselli C Il Museo dei treni Un iniziativa per valorizzare Pistoia quale storico polo ferroviario d Italia orrere a ogni costo sfidando il tempo, collegare il mondo da un estremità all altra per inseguire le più remote destinazioni senza mai guardarsi davvero intorno, perché lo spazio compreso fra partenza e arrivo non è adeguatamente percepibile dal comune viaggiatore. Ma sempre più spesso, mentre il traffico aereo s intensifica e i treni ad alta velocità sfiorano i trecento chilometri orari, si assiste a un fenomeno in netta controtendenza: un elogio della lentezza praticato da turisti d élite che, rivalutando la bassa velocità, preferiscono esplorare pazientemente territori a loro vicini, riscoprendo i treni di una volta e le vecchie linee ferroviarie regionali, sempre più a rischio perché qualificate come rami secchi. Entrare nell area della stazione ferroviaria di pistoia riservata ai rotabili storici significa compiere un salto indietro nel tempo, quando il procedere cadenzato dei treni non Pistoia nostra Alcuni esemplari del deposito ammirati dai visitatori: in primo piano una littorina, automotrice diesel affiancata da motrici a vapore. Gennaio/Marzo

10 impediva al viaggiatore attento la percezione netta di luoghi e paesaggi e le locomotive a vapore, giganti dal muso nero rumorosi e sbuffanti, incutevano perplessità e persino timore. Il deposito rotabili storici è una struttura d eccellenza di trenitalia. È l unica in toscana, la più importante d Italia nelle potenzialità d intervento sulle macchine a vapore, ed è assolutamente competitiva con le poche strutture simili esistenti e attive in Europa. all aperto, in esposizione permanente, sono collocate le vetture restaurate o in attesa d intervento. Dentro un capannone stanno le macchine in riparazione. Se ne occupano, con grande professionalità ma soprattutto con un abbondante (e rara) dose di passione, alcuni dipendenti di trenitalia insieme ai volontari dell associazione toscana Italvapore, di cui fanno parte professionisti affermati che nel tempo libero amano sporcarsi le mani nel tentativo di salvaguardare preziosi e insostituibili testimoni della storia dei trasporti. Il deposito documenta ampiamente l evoluzione del trasporto su rotaia in Italia attraverso le industrie operanti nel settore: Ernesto Breda e Officine ansaldo, Fiat e OM sono i marchi ben visibili sulle vetture. Dalle locomotive a vapore alimentate a carbone, alle automotrici diesel, meglio conosciute come littorine, al primo EtR, l elettrotreno che negli anni trenta stabilì il record di velocità superando i duecento chilometri orari. allora l Italia era all avanguardia nel settore dei trasporti (ed era forte il bisogno di dimostrarlo) attraverso la produzione di macchine che nelle varie epoche hanno rappresentato il culmine dello sviluppo tecnologico e il preludio alla recente Frecciarossa, in grado di raggiungere i trecento chilometri orari. tra le principali attrattive del deposito stanno il locomotore , che trainò il treno di Hitler in visita a Roma nel 1938, o l arlecchino, elettrotreno di lusso degli anni Sessanta, o ancora la , la più grande locomotiva a vapore costruita in Italia per le Ferrovie dello Stato, l ultima progettata in Italia prima della completa elettrificazione della rete fondamentale, il gigante delle motrici italiane vecchio stile : costruita per trainare treni diretti di composizione pesante, era capace di sviluppare ben 1750 cavalli vapore di potenza e di raggiungere la velocità di cento chilometri orari. Dismessa nei primi anni Sessanta è sopravvissuta in due unici esemplari: uno è conservato presso il padiglione ferroviario del Museo della scienza e della tecnologia di Milano, l altro si trova a pistoia da pochi mesi, dove il personale addetto al restauro dei rotabili storici provvederà a rimet- La locomotiva , la più grande motrice a vapore costruita in Italia, pezzo raro del costituendo Museo ferroviario pistoiese. informa Gennaio/Marzo

11 terlo in funzione. tra le acquisizioni più recenti, spicca la motrice prototipo dell EtR 500 Y in livrea Frecciarossa che fu costruita a pistoia dalla Breda sul finire degli anni Ottanta, esposta fino al luglio scorso davanti alla galleria di arte moderna di Roma. trasformare il deposito in un vero e proprio museo è un ambizione degli enti locali: da tempo infatti il piano regolatore comunale ha destinato l area alla creazione di un grande museo ferroviario della toscana, un progetto incoraggiato dal grande successo riscosso negli anni dai ripetuti open-day, mediamente una volta o due l anno, che hanno visto accorrere al deposito dalle duemila alle tremila persone per volta. Esperti e appassionati, famiglie intere, papà coi figli incuriositi e attenti sulle spalle, insieme ai nonni, qualcuno persino sulla sedia a rotelle, intenti a rievocare commossi davanti alle vecchie locomotive i tempi andati della guerra e della giovinezza, intere scolaresche alle prese con una lezione di storia dal vivo e folti gruppi di cultori giunti appositamente dall estero per vedere da vicino e fotografare i mezzi che hanno fatto la storia dei trasporti. L Arlecchino, confortevole elettrotreno in funzione negli anni Sessanta. proprio per questo recentemente il Comune ha affidato a un pool di esperti l incarico di progettare e allestire un vero e proprio parco-museo dei treni storici: si tratta del professor andrea Ottanelli, esperto di storia locale, dell architetto gianluca giovannelli e dell ingegner Fiorenzo Martini, dirigente ferroviario in pensione, ex-direttore regionale della toscana nell ambito della Divisione passeggeri. In attesa della realizzazione del museo, il deposito rotabili storici è in piena attività per organizzare treni storici con trazione a vapore o elettrica che attraversano il territorio toscano (e non solo) alla scoperta di luoghi e paesaggi particolarmente suggestivi sul piano storico e naturalistico. È il caso del tratto che collega Lucca alla garfagnana lungo la valle del Serchio, oppure di quello da Massa alla Lunigiana sulla linea tirrenica o, ancora, del treno-natura in Val d Orcia, che percorre l itinerario triangolare tra Siena, Monte antico e asciano attraversando le zone più impervie della toscana centrale: 144 chilometri di natura e paesaggi mozzafiato. Il 21 maggio scorso, inoltre, nell ambito del convegno mondiale della Caritas internazionale a Roma, un treno allestito a pistoia ha percorso eccezionalmente, alternando la trazione a vapore a quella elettrica, la tratta dalla Città del Vaticano a Orvieto. L 8 dicembre successivo un treno speciale predisposto per visitare i mercatini di Natale ha percorso, nel tratto da pistoia a Vergato, la ferrovia porrettana che, come si sa, è a rischio di dismissione. Un opera di altissimo impegno ingegneristico che, a partire dal 1864, rappresentò il primo collegamento ferroviario tra nord e centro-sud, provocando una decisa accelerazione non solo nel trasporto di merci e passeggeri, ma anche nella circolazione culturale dell Italia postunitaria. Fu allora che pistoia divenne un nodo ferroviario d importanza capitale nei collegamenti tra nord e sud e cioè tra Roma e Milano, rimanendo tale almeno fino al 1934, anno che vide la nascita della Direttissima tra Firenze e Bologna, presto promossa al ruolo di arteria principale. Molto tempo è passato da allora: su quella linea sono passati autorità ed eserciti, ma le radici storiche delle ferrovie italiane sono a pistoia ancora ben solide e la memoria delle glorie trascorse resta sorprendentemente viva. per questo recentemente è stata avanzata un ipotesi ambiziosa: puntare a far riconoscere la porrettana quale patrimonio dell UNESCO, un obiettivo che permetterebbe di salvare la storica ferrovia e allo stesso tempo di esaltare la bellezza del territorio appenninico che la circonda. Pistoia nostra Gennaio/Marzo

12 Federica Azzini Fotografie di Fabrizio Antonelli La pieve di San Pancrazio a Celle Breve storia di una chiesa millenaria L antica facciata col piccolo portico. er scoprire la storia del nostro territorio, a volte, basta veramente poco. Basta soffermarsi a riflettere, ad esempio, sul nome di una via: quella che da pontelungo sale verso le zone collinari di Montagnana, Momigno e oltre. Questa strada, via di pieve a Celle, deve il suo nome a un antica chiesa che ancor oggi si può vedere lungo il tratto pianeggiante, poco dopo lo Zoo, là dove la strada segue il corso del torrente Vincio. L edificio, ridotto a poca cosa per le numerose manomissioni e trasformazioni subite nei secoli, conserva qua e là alcuni brani di muratura a conci squadrati di arenaria, disposti a filari, di evidente epoca medievale. Ma oggi nient altro di questa semplice chiesa rurale ci parla del suo interessante passato. La pieve di Celle, in verità, è una tra le chiese del contado pistoiese di più antica fondazione; una delle prime pievi altomedievali edificate per definire l estensione della diocesi e la giurisdizione del vescovo di pistoia, peraltro in una controversa zona di confine. Della chiesa si ha memoria infatti a partire dall VIII secolo, dall epoca, cioè, in cui dominavano i longobardi. È in un atto notarile datato 21 maggio 700 che si ha la prima testimonianza certa della chiesa di Celle. Nel documento il neoeletto vescovo di pistoia, giovanni, giurava a Balsari, vescovo di Lucca, che né lui né i suoi successori avrebbero mai cercato di sottrarre alla diocesi lucchese i diritti de Neore vel Cellensis ecclesie. giovanni prometteva, in altre La croce che sormonta il tetto a capanna. informa Gennaio/Marzo

13 parole, che mai avrebbe contestato al vescovo di Lucca l amministrazione e il controllo sulle chiese di Neore (Nievole) e di Celle, sebbene esse si trovassero di fatto in territorio pistoiese. Le due chiese appartenevano, perciò, a Lucca, tanto che né giovanni né i vescovi a venire potevano eleggervi diaconi e preti e questo per antica consuetudine. La storia ci dice, però, che la promessa del presule pistoiese non fu poi così sincera. appena sedici anni dopo, siamo nel 716, lo stesso giovanni rivendicò a sé diritti e possessione su altre due chiese della Valdinievole. Ciò lascia supporre che, forse, anche la chiesa di Celle, nel giro di quei pochi anni, era già stata ricondotta sotto l egida del vescovo pistoiese. Secondo gli storici che a lungo hanno discusso e studiato il raro e prezioso documento altomedievale, le sorti della chiesa di Celle coincisero in quel periodo con la ricomposizione della diocesi e della giurisdizione episcopale di pistoia, dopo secoli di vacanza in favore di Lucca. Il diploma di Ottone III del 998 attesta chiaramente che, quasi tre secoli dopo, la pieve di Celle era di pertinenza del vescovo pistoiese. Fra le diciannove pievi citate, essa è elencata tra la pieve di Saturnana a nord, quella di San giorgio verso la città (probabilmente la chiesa odierna di San giorgio all Ombrone), quella di Massa molto a sud (sul padule) e quella di Furfalo nell alta Valdinievole. Dal documento si evincono due notizie fondamentali: primo, che la chiesa di Celle era una pieve, con tutti i benefici religiosi e temporali che il suo status le conferiva; secondo che il territorio su cui esercitava tali diritti e benefici era assai ampio. Non si trattava solo della valle attraversata dal Vincio di Montagnana, nella quale di fatto sorgeva, ma anche dell intero bacino della Stella e dell area fino a Serravalle, dove in seguito sarebbero sorte le pievi di Vinacciano e di Caloria. Della nostra chiesa c è traccia, per inciso, anche in un documento di poco anteriore al diploma ottoniano. Siamo nel 953 e il conte Cadolo, per propiziarsi l investitura comitale sulla città di pistoia, dona alla cattedrale di San Zeno un podere con casa a petriolo nella valle del Vincio e nel territorio della chiesa di Celle. petriolo, infatti, era una delle villae, ovvero degli insediamenti rurali e agricoli che appartenevano a Celle: ce lo conferma un atto dell anno all epoca, il vescovo Leone, disponendone come di un bene proprio e personale, donò la pieve di San pancrazio e San giovanni Battista a Celle con tutte le sue pertinenze a Signoretto del fu gerardo di Celle. Signoretto, capostipite della famiglia Cellesi, risiedeva in un castello sulla sommità del colle che sovrasta la pieve, là dove sopravvive ancor oggi il toponimo Cellaccio. Arte e storia La pieve dei Santi Pancrazio e Giovanni Battista a Celle.

14 L antica pieve, nell abbraccio dei boschi, è stata quasi completamente inglobata in un abitazione. Le pertinenze di cui avrebbero goduto i benefici Signoretto e i suoi discendenti erano molte e redditizie. Consistevano in offerte, decime, rendite dei cimiteri e diritti di sepoltura, beni mobili e immobili di diverse villae: Celle, Vignano, petriolo, San giusto, Montagnana, Campiglio, Momigno, Fagno, Fabbrica e altre, con poderi a arcigliano, Casore, Cupano e via elencando. In cambio, per tanta generosa elargizione, Signoretto avrebbe provveduto all officiatura della pieve con sacerdoti non residenti, all illuminazione della chiesa giorno e notte, al pagamento di quattro soldi di denaro d argento in moneta lucchese. È ovvio che l atto di cessione da parte del vescovo non fu dettato da puro altruismo e ciò che si chiedeva a Signoretto non era solo la cura materiale dell edificio sacro. In realtà, l alto prelato dispose dei beni della Chiesa, caso non unico né isolato, come un conte o un signore dei propri feudi. trasferì possedimenti ecclesiastici a uomini di rango per costruirsi una rete di vassalli fidati e fedeli che controllassero e proteggessero i vasti territori della diocesi in sua vece. Dal canto suo, per il Cellesi si prospettavano abbondanti ricchezze, prestigio personale, ascesa sociale. tra il vescovo e il signore rurale si stabilì così un patto di natura feudale, in cui arricchimento da una parte e fedeltà dall altra costituivano le merci di scambio. Oggetto: una chiesa e i numerosi beni che a essa affluivano. Niente di spirituale. Questo stretto legame tra vescovato e famiglia Cellesi si è protratto, poi, per secoli. Non a caso, infatti, ai Cellesi nel Seicento (lo scrive nel 1662 il Salvi) spettava ancora il diritto di accogliere in San pier Maggiore il vescovo neoeletto e di accompagnarlo alla cattedrale, secondo un antica tradizione tipicamente pistoiese. Oltre all aspetto giurisdizionale e politico, il documento del 1067 è interessante perché traccia una mappa degli insediamenti rurali presenti in quest area del contado pistoiese. al di qua e al di là del fiume Vincio, lungo la vallata, ma anche nelle zone limitrofe come torbecchia, ad esempio, vi erano circa diciassette villaggi, oltre a poderi e case sparse che facevano tutti riferimento alla pieve di San pancrazio. I centri abitati e coltivati non erano pochi e la densità della popolazione doveva essere più elevata rispetto alla pianura, spesso allagata e malsana. Campi fertili e fedeli numerosi garantivano alla pieve di Celle cospicue rendite. Interessante soffermarsi poi per un attimo sulla dedicazione della chiesa a san pancrazio e san giovanni Battista. per quanto riguarda il secondo titolo, diremo che è d ufficio, in quanto la pieve è per defiinforma Gennaio/Marzo

15 nizione chiesa battesimale. Il primo titolo, invece, a san pancrazio, santo martire venerato soprattutto dai popoli germanici, non è poi molto diffuso nella nostra zona. C è nel pistoiese un altra chiesa dedicata a san pancrazio, ma è più tarda, dell XI secolo: fu eretta in località Brandeglio (oggi Cireglio), in prossimità di un altro ramo del fiume Vincio, il Vincio di Brandeglio, appunto. La dedicazione a san pancrazio rimanda inoltre all origine longobarda della chiesa. E che i longobardi si fossero stabiliti in zona lo dimostra anche il toponimo Castellina dei Lombardi, località che si trovava poco più a nord della pieve: ancor oggi alcune famiglie che provengono dalla zona di Celle si chiamano Lombardi. Dai documenti risulta che, nemmeno un secolo dopo la donazione a Signoretto, il plebato di Celle si era notevolmente ridotto. Nella bolla papale di Innocenzo II del 1133 compaiono due nuove pievi, Vinacciano e Caloria, istituite proprio nel vasto territorio aggregato in origine a San pancrazio. Sono gli estimi delle decime degli anni a delineare il nuovo assetto del plebato di Celle che sovrintendeva allora a otto edifici religiosi o parrocchie: Santa Maria Maddalena a gugliano, San Lorenzo di Celle, San giusto a Montagnana, San Donato a Momigno, San Bartolomeo a Casore, San prospero di Castellina dei Lombardi, San Frediano a Fabbrica e San Martino a Fagno. Sino al 1271 la pieve di Celle aveva sotto di sé anche la chiesa di San Vito a Cupano (poco sopra torbecchia), ceduta dall allora pievano pro tempore tedicio a una comunità di monache cistercensi. Particolare della facciata con la finestrella a timpano aperto tamponata. Su una delle piccole chiese sottoposte a Celle, quella di San Martino a Fagno, o meglio sul prete che nel 1290 ne era reggente, è registrato nelle carte d archivio un curioso fatto di cronaca. all epoca il popolo di Fagno denunciò, per mano di Rustichello di grazia, il parroco Jacopo, reo, secondo l accusa, di vivere more uxorio con una donna, tale gina, dalla quale aveva avuto dei figli e, peggio ancora, colpevole di aver percosso e ucciso la sua stessa madre. prete Jacopo, ovviamente, si difese e accusò a sua volta gli abitanti di Fagno di calunnia, ma non ricorse al sostegno del più alto prelato in carica a lui vicino: il pievano di San pancrazio a Celle. Come la questione si sia risolta, davanti al vescovo di pistoia, non è dato saperlo, poiché la documentazione della causa s interrompe proprio sul più bello. È interessante scoprire, comunque, che neppure la vita semplice e modesta di uno sperduto villaggio di campagna era immune da vizi o maldicenze. Nei secoli successivi abbiamo poche notizie della pieve di Celle, eccetto i regesti delle decime dei secoli XIV e XV e i resoconti delle visite pastorali dei vescovi pistoiesi. È certo che ancora alla fine del Seicento i Cellesi detenevano il patronato della chiesa che tuttavia aveva ridotto di gran lunga la propria giurisdizione sulle chiese limitrofe e sul territorio circostante. Nel Dizionario geografico della Toscana del 1830 Repetti scriveva che la pieve di San pancrazio a Celle non aveva più succursali e che la parrocchia era composta da sole 247 anime. Oggi le cose non sono molto diverse. L antica pieve di Celle non è che una delle tante chiese sparse nella campagna. può capitare di notarla, distrattamente, percorrendo la strada che l affianca, ma niente del suo aspetto modesto susciterà la nostra curiosità o il nostro interesse. trasformata quasi del tutto in un abitazione, del suo impianto originario restano soltanto una parte della facciata e del campanile. E quei conci perfettamente squadrati, lisci e allineati che, un tempo, si utilizzavano con parsimonia, solo per gli edifici prestigiosi e importanti, destinati a durare nel tempo, nei secoli dei secoli: le chiese. Bibliografia essenziale Il Romanico pistoiese, atti del Convegno, pistoia 1964 N. Rauty, Storia di Pistoia, I, Firenze 1988 Pistoia e la Toscana nel Medioevo, Società pistoiese storia patria, pistoia 1997 N. Rauty, Pistoia città e territorio nel Medioevo, pistoia 2003 Arte e storia Gennaio/Marzo

16 Linda Meoni Il volontariato La generosità da sola non batterà forse la crisi e se anche l entusiasmo di migliaia di volontari non sarà sufficiente a scongiurare gli effetti di una congiuntura economico-finanziaria negativa che sta interessando anche il mondo del servizio libero e gratuito, a esaminare Solidarietà, impegno, coesione sociale: una risorsa per tempi difficili ni libere, ovvero non iscritte al registro del volontariato che fanno di pistoia una delle province più sensibili all aiuto. In cima alla lista delle attività svolte svettano i settori sociale e sanitario, mentre il resto se lo spartiscono l ambito culturale, quello del volontariato internazionale e, dignitosi fanalini di coda, protezione civile e tutela e promozione dei diritti. Foto di gruppo dei volontari della Croce Verde. Con 21 sezioni presenti sul territorio provinciale, la Misericordia di pistoia è una tra le realtà più partecipate e attive della città, con un Operatori dell associazione Un raggio di luce. i dati una riflessione viene immediata. Sono infatti 242 nel solo territorio pistoiese le associazioni aderenti al CESVOt, Centro Servizi Volontariato toscana (dati del novembre 2011), più qualche altra significativa manciata di associazioampio ventaglio di servizi, dagli interventi sanitari e di emergenza alle attività sociali, dai donatori di sangue (Fratres) e di organi (aido) sino ad attività che comprendono anche cultura e fotografia. Quasi cinquecento i volontari militanti nella compagnia, della quale si ha notizia già nel primo Cinquecento. È davvero massiccia la componente giovane afferma il segretario generale Roberto Fratoni. Circa il sessanta per cento del personale ha un età sotto i trent anni, ma come ci piace ricordare, i nostri volontari sono giovani informa Gennaio/Marzo

17 anche a settanta, perché lo spirito con il quale partecipano è talmente vitale da non avere età. a dispetto di chi parla di un volontariato provato dalla crisi, con una significativa perdita di motivazioni da parte della gente, la Misericordia registra semmai una forte crescita d interesse. Diciamo prosegue Fratoni che si assiste a un turnover più frequente, anche per via dei tanti giovani senza lavoro che vogliono impiegarsi in attività socialmente utili. Ma volontari non ci s improvvisa: per questo, oltre alla richiesta di un impegno serio e professionale, la Misericordia lavora anche sull aggiornamento dei propri volontari, perché, soprattutto in fase di emergenza, possano essere in grado di rispondere tempestivamente alle situazioni che si presentano. per cercare di far fronte ai sempre più frequenti problemi di accesso al credito, la confraternita pistoiese ha avviato poi dal 2007 diversi progetti a sostegno dei soggetti più deboli, ovvero quelli non bancabili : la prevenzione dell usura, lo spaccio della solidarietà e il sistema del microcredito pistoiese. E la risposta non è mancata: oltre cinquecento richieste di concessione del credito (fino a settemila euro alla persona e fino a quindicimila per chi voglia avviare un impresa), con una significativa percentuale di domande inoltrate da famiglie italiane. Di microfinanza si occupa anche la fondazione Un raggio di luce ONLUS, nata nel 2004 allo scopo di incentivare la crescita dei territori difficili, già partner della Misericordia nell esperienza di microcredito e ora impegnata in particolare nei paesi in via di sviluppo, con un focus su africa centrale, Burkina Faso e Nepal. per ogni paese di competenza racconta il segretario generale Cristiano Vannucchi abbiamo tre desk di riferimento, ovvero tre cooperanti individuati sia tra persone di fiducia locali che del posto. In pratica, grazie ai nostri referenti e alla collaborazione con organizzazioni che erogano finanziamenti, si riesce a distribuire il capitale a coloro che in quei paesi vogliono avviare un attività. Il supporto degli istituti di credito è fondamentale per realizzare questi progetti, non essendo la nostra ONLUS una società finanziaria. Lavoro non è l unica parola-chiave sostenuta e appoggiata dalla fondazione, che si occupa anche di garantire la costruzione di case e infrastrutture, di fornire energia, assistenza sanitaria, educazione, ma anche sostegno a distanza. Dal dicembre del 2011, poi, la fondazione ha istituito la giornata della legalità dedicata ad antonino Caponnetto, padre del pool antimafia e pistoiese d adozione che grazie al lavoro svolto tra Centro studi Don Milani, coordinamento Libera e fondazione Caponnetto, si ripeterà ogni anno il 6 dicembre. altra importante realtà sul territorio operativa nel settore sociosanitario è la Croce Verde, associazione a carattere laico e liberale che ha festeggiato oltre centoventi primavere e che opera allo scopo di ampliare il campo d azione della Misericordia. ad oggi, la Croce Verde conta otto sezioni sul territorio con un impiego complessivo di 560 volontari, in prevalenza uomini di età compresa tra i trentasei e i sessantacinque anni, una metà dei quali occupati, i restanti in cerca di occupazione oppure studenti o pensionati. I progetti in cantiere, nonostante il momento economico non felice, non si fermano mai e presto, in particolare pensando alla sezione di Sambuca dove i volontari si sono occupati di accogliere numerosi immigrati, saranno attivati corsi di alfabetizzazione e di educazione civica grazie al finanziamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e della Regione toscana. Ma alimentare una macchina così complessa e articolata è un impresa che richiede continui sostentamenti, anche per non rischiare di demotivare i volontari. I costi dei mezzi attrezzati sono quasi proibitivi spiega il coordinatore Stefano Di Cecio e così alcuni di quelli che usiamo sono vecchi di dieci anni. tuttavia, l entusiasmo dei tanti volontari coinvolti lascia il segno e ci regala un messaggio importante, la voglia di esserci e di poter essere di sostegno nonostante le inevitabili difficoltà nelle quali a volte ci troviamo ad operare. La massiccia partecipazione ai corsi che organizziamo ripetutamente durante l anno dimostra poi ancora una volta che la nostra gente non vuole mollare. Società e servizi

18 Roberto Zerbini Un lungo ponte verso il vino nel mondo Intervista a Roberto Bellini Originario dell alto Mugello, per la precisione Marradi, tra monti dove domina il marrone e scarseggia la vigna (il poco vino prodotto, senza pretese, è consumato pressoché totalmente nell ambito familiare), con un passato scolastico nel pratese, Roberto Bellini si è trasferito a pistoia, I vigneti della Champagne nei pressi di Épernay, in Val de Marne. Sembrano una composizione op-art le bottiglie di champagne accatastate in una cave. pontelungo per la precisione, da poco più di venticinque anni: zona anche questa in cui la produzione del vino è altrettanto scarsa, per cui è difficile trovare un nesso con il titolo di ciò che state leggendo: Un lungo ponte verso il vino nel mondo. La realtà, comunque, è questa. È qui che incontriamo Roberto Bellini e parafrasando il manzoniano don abbondio viene dunque da chiedersi: chi è costui?. Innanzitutto risulta evidente che abbia qualcosa a che fare con il vino, per cui la prima domanda è d obbligo. Roberto Bellini e il vino, perché questo abbinamento? tutto nacque nel lontano 1977, quando mi ritrovai a dirigere un azienda vitivinicola nel Chianti Classico, a Castelnuovo Berardenga per la precisione: Caiano era ed è il suo nome! Seppur molto giovane e poco propenso ad adeguarmi alle rigidità del lavoro, mi appassionai pian piano, volente o nolente, a questo segmento dell attività agricola e acquisii un esperienza diretta sulla produzione del vino, condividendo l operatività dei consulenti e degli enologi dell azienda. Da lì, il passo successivo fu seguire una scuola di sommellerie dell associazione italiana sommelier, per acquisire i metodi di indagine dell espressione organolettica delle qualità del vino e giungere infine al titolo di sommelier nel Da quel momento il vino non è più uscito dalla mia quotidianità, non intendendo con questo semplicemente il berlo, ma il racconto, la comunicazione, l insegnamento e infine la scrittura. Insegnamento di quale materia? La mia specialità è insegnare la tecnica della degustazione del vino: Roberto Bellini. informa Gennaio/Marzo

19 da cinque anni inoltre ho creato l École du champagne, per educare alla degustazione di questo magico prodotto. L ambito in cui opero è essenzialmente il mondo didattico dell associazione italiana sommelier, di cui sono vicepresidente, e quello della Worldwide Sommelier association, in cui rivesto la carica di general manager. per quanto concerne lo champagne, ho vinto il titolo di ambassadeur du champagne del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (CIVC) in occasione del primo concorso tenutosi nel altra materia oggetto d insegnamento è la tecnica della degustazione dell olio, in questo caso nell ambito dell aiso, associazione italiana sommelier dell olio. E questa attività dove la porta? Il vino e l olio mi hanno fatto conoscere il mondo, soprattutto il vino. I miei interventi istruttivi sul vino, con corsi completi per la formazione professionale della figura del sommelier, si sono tenuti dall India alla Cina, dalla Russia alla tailandia, dagli Stati Uniti d america al giappone, passando per Belgio, Olanda e Lussemburgo e sbarcare infine in Inghilterra. L attività in Italia la svolgo prevalentemente in toscana, un territorio che mi sta particolarmente a cuore: poi molta attenzione la rivolgo anche alla provincia di pistoia, dove organizzo regolarmente corsi per sommelier, essendo il responsabile regionale. Quindi se la definissero un esperto, forse le starebbe stretto? Esperto è una parola che dice tutto e però può anche non dire niente. Innanzitutto non sono un tuttologo, come se ne trovano tanti nel mondo del vino, sono uno studioso, so che giorno dopo giorno devo migliorarmi, devo scoprire nuove argomentazioni su cui confrontare ciò che ho appreso. L odierno esperto del mondo del vino deve essere coinvolto dinamicamente nell evoluzione della materia, già di per se stessa complicata e soggetta a velocissimi cambiamenti. Se mi dovessi autoclassificare esperto, sceglierei lo champagne: qui mi sento veramente ferrato. È qui che volevo arrivare, allo Champagne. Corre voce infatti che Roberto Bellini sia tra i migliori esperti d Italia. Qualcuno azzarda d Europa Magari! Di certo ne ho degustati moltissimi dall anno in cui lo scoprii, il È una tipologia di vino che ha sempre attirato la mia curiosità, per cui ho cercato in tutti i modi di coglierne l essenza storica, enologica, scandagliandone tutte le sfaccettare organolettiche, viaggiando nelle vigne della Marne, incontrando vigneron e chef de cave, frequentando seminari e stage in giro per la Francia: camminando le vigne, come diceva Veronelli. Dopo vent anni di studi e di faticose degustazioni ho oltrepassato il guado del bere champagne e sono approdato sulla riva del farlo bere, anzi farlo sorbire in degustazione ragionata e guidata. Nasce così l École du champagne, dodici lezioni che affondano le radici su tutto ciò che è champagne: storia, produzione, Enogastronomia Gli ordinati filari delle vigne della Champagne nei dintorni di Chalonssur-Marne.

20 degustazione, abbinamento con il cibo, servizio, terroir, stili produttivi, marketing enologico e anche qualcosa di piccante per la sensualità che il prodotto ha rappresentato nella Belle Époque e non solo. Da questa conoscenza è scaturito nel 2009 il libro Champagne e Champagne, edito da Bibenda di Roma: un libro che racconta a tutto tondo quel mondo e lo proietta nell odierno senza indulgere a celebrazioni di Maison o aziende produttrici. E Pistoia, che rapporto ha con lo Champagne? pistoia è un oasi, una specie di succursale della regione della Champagne, tanto da contare tra i più alti consumi pro capite di champagne d Italia. È un territorio di veri cultori, in molti hanno preso spunto dalla mia attività per avvicinarsi al prodotto e una volta agganciata la bollicina non l hanno più mollata. Sono contento di questa performance pistoiese, lo sento quasi mio questo fermento d interesse e ne parlo spesso e volentieri in giro per l Italia, quando educo al consumo dello champagne in territori anche un po ostili, come la puglia, il Bresciano, la Calabria o la Sardegna. È a pistoia che allo champagne hanno inventato il soprannome: acqua di Reims! Lo champagne affascina la vista quanto il palato. Prima ha parlato di scrittura, intendeva scrivere di vino? Certo. Il mio primo testo sul vino risale al 1998 e racconta il vino toscano, il titolo è Toscana libera terra di vino: è seguito poi Champagne e Champagne, poi due volumetti ironici, In vino eroticus e In vino erectus, seguirà a breve In vino eudemonico. Ho anche collaborato alla stesura del testo Il vino nel mondo edito dall associazione italiana sommelier e collaboro regolarmente con la rivista Bibenda, uno dei magazine al top del giornalismo enoico d Europa. E il futuro? Quale sarà il suo? Sto seguendo alcuni progetti per lo sviluppo della formazione dei sommelier nel mondo per conto dell associazione italiana sommelier e della Worldwide Sommelier association. Il più sostanzioso è quello con l Università per stranieri di Siena, che prevede corsi in Cina: Shangai, pechino, Canton. Sto attivando anche un progetto Brasile, una nazione molto promettente. Infine mi dedicherò un po al vino e all olio in giappone, tornerò all antico, perché tutto lo sviluppo mondiale è partito dai contatti col giappone, dove avevo già condotto corsi sul vino e sull olio extravergine di oliva. Roberto Bellini (a destra) e Richard Geoffroy, chef de cave di Dom Perignon, alla presentazione di uno champagne millesimato (ovvero fatto con vini della stessa annata) della celeberrima Maison. E nel tempo libero, ammesso che ne abbia, che fa? appena posso vado a fare jogging, dire correre sarebbe improprio, nella campagna tra l Ombrone, il Vincio e la Stella, mi ricorda il triangolo fluviale della Champagne: Marne, Vesle, aube. Mi piace respirare l aria della salita di giaccherino, al mattino presto, quando nella quiete che segue il levar del sole, soprattutto d inverno, si può incrociare anche qualche capriolo. È il mio metodo per rilassarmi, per depurarmi dall aria che si respira nelle metropoli del mondo; spesso è anche una fonte d ispirazione per ideare nuovi eventi di formazione, nuove argomentazioni più o meno tecniche sul vino, per far sì che quel lungo ponte verso il vino nel mondo abbia un punto di inizio, in pontelungo, e non se ne intraveda la fine. informa Gennaio/Marzo

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