PALEOBIOLOGIA DELLA POPOLAZIONE ALTOMEDIOEVALE DI SAN LORENZO DI QUINGENTOLE, MANTOVA

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1 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 151 PALEOBIOLOGIA DELLA POPOLAZIONE ALTOMEDIOEVALE DI SAN LORENZO DI QUINGENTOLE, MANTOVA CRANIO E SCHELETRO POSTCRANIALE Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 1 1. GENERALITÀ Il materiale scheletrico umano analizzato nel presente studio proviene dagli scavi condotti da Alberto Manicardi ( ; Manicardi, 2000) in rapporto all antica chiesa parrocchiale di San Lorenzo, nel comune di Quingentole (Mantova), a pochi chilometri dal corso del Po. L analisi ha interessato le sepolture relative al periodo altomedievale (a partire dal VI-VII sec. d.c.), in quanto si inseriscono cronologicamente in un più ampio progetto di ricerca denominato Antropologia dei Longobardi in Italia (si veda ad esempio Manzi et al., 1995), che indaga gli effetti dell introduzione dell elemento longobardo nella composita realtà italiana dell Alto Medioevo, in quanto rappresenta sia una definitiva cesura rispetto alle condizioni di vita del mondo tardoantico sia un fattore importante per la comprensione della variabilità genetica della popolazione italiana. L obiettivo principale è pertanto rappresentato dal conseguimento di informazioni utili alla caratterizzazione delle popolazioni presenti in Italia nella seconda metà del I millennio d.c., del grado di interazione tra esse, della loro organizzazione sociale ed economica, dei cambiamenti nelle modalità e nella qualità della vita. In questo lavoro, oltre all inventario dei resti di interesse antropologico rinvenuti (riportato in appendice), viene presentato un profilo paleobiologico del campione in esame attraverso l analisi di diversi indicatori scheletrici. Il lavoro non può certo essere considerato esaustivo. Le ricerche sul campione di Quingentole ancora proseguono, allo scopo di completare lo studio antropologico (prendendo in esame anche i caratteri morfologici, metrici e patologici dei denti, come pure il più ampio quadro paleopatologico e altre evidenze ancora) e di inquadrarlo appropriatamente in uno scenario che, proprio grazie allo sviluppo del progetto Antropologia dei Longobardi in Italia, promette di espandersi e precisarsi nel prossimo futuro. Tuttavia, per quanto questo primo contributo vada considerato preliminare, esso fornisce alcune indicazioni sulla c a r a t t e r i z z a z i o n e, sullo s t i l e e sulle condizioni di vita della popolazione altomedievale di Quingentole. Verranno qui utilizzati indicatori riconducibili alla struttura genetica della popolazione (morfologia e morfometria del cranio, statura), allo stato di salute (aspetti paleopatologici ed esiti di stress metabolico), all intensità e al tipo di attività prevalente (dimorfismo sessuale, lateralizzazione dello scheletro postcraniale ed esiti di stress funzionale), ad aspetti d interesse patologico (iperostosi porotica). Il materiale osseo e dentario è stato da noi esaminato dopo lo scavo e si è mostrato complessivamente in buono stato di conservazione, rappresentativo dei diversi distretti scheletrici (Tab. 1): ha dunque permesso un analisi ad ampio spettro, consentendo di valutare anche caratteri che non sono sempre facili da prendere in esame. 2. ET À A L L A M O R T E, S E S S O E I N D I C I P A L E O D E M O- GRAFICI Aspetti introduttivi L obiettivo delle indagini paleodemografiche è quello di ricostruire la struttura e la dinamica demografica delle popolazioni umane antiche, di conoscerne le dimensioni, la distribuzione spaziale, i processi di formazione e di evoluzione nel tempo. L importanza di questo campo d indagine va ricercata nella possibilità di recuperare, a partire dal campione archeologico, alcuni parametri demografici (mortalità infantile, mortalità differenziale per sesso ed età, fecondità ecc.) e di mettere questi in relazione con aspetti bio-antropologici, paleopatologici, socio-culturali ed economici, tutti in qualche 1 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Biologia Animale e dell Uomo, P.le Aldo Moro, Roma ( <giorgio.manzi@uniroma1.it>)

2 152 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Tabella 1) Numerosità campionarie. (*) numero di denti misura riconducibili alla capacità della popolazione di adattarsi alle condizioni ambientali. La corretta determinazione dell età alla morte e del sesso degli individui è fondamentale per qualsiasi studio paleodemografico. Nella scelta dei metodi adottati per la determinazione dell età alla morte, in questo studio si è cercato di tener conto delle numerose problematiche connesse a questo tipo di analisi. Considerando che la condizione ideale sarebbe quella di disporre di una serie scheletrica di età nota, rappresentativa della popolazione a cui appartiene il campione in esame, è opportuno limitare la considerevole variabilità tra i gruppi umani riguardo ai ritmi dello sviluppo e dell invecchiamento. Ciò è stato possibile scegliendo metodi elaborati su campioni di riferimento cronologicamente e geograficamente vicini a quelli studiati. Inoltre la scelta è ricaduta su metodi che prevedano l osservazione di distretti scheletrici frequentemente rinvenuti negli scavi archeologici e le diagnosi sono state sempre effettuate mediante l uso di più indicatori, come consigliato da tempo in letteratura (cfr. Acsàdi e Nemeskèri, 1970; Ferembach et al., 1979; Iscan, 1989). La determinazione del sesso sullo scheletro si basa sull osservazione di determinati caratteri sessuali secondari riscontrabili a livello osseo. I vari distretti scheletrici, e le loro caratteristiche morfologiche e metriche, non sono ugualmente efficienti come indicatori di sesso e, inoltre, l accuratezza della diagnosi dipende dal grado di completezza dello scheletro. Krogman (1962) ha stimato che l accuratezza di diagnosi su base morfologica può essere del 90% se si ha a disposizione il solo cranio, del 95% per il solo bacino e del 98% se entrambi i distretti sono disponibili. Altri autori forniscono stime meno ottimistiche: ad esempio Hrdlicka (1952) ritiene che la attendibilità di diagnosi non possa superare l 80% se è disponibile il solo cranio e il 96-98% se si ha a disposizione l intero scheletro. Allo scopo di rendere il campionamento omogeneo, si è proceduto secondo metodi standardizzati. Sono stati considerati diversi indicatori riguardanti la morfologia del cinto pelvico, del cranio e, in subordine, di altri distretti scheletrici. In sintesi, le stime dell età alla morte e le determinazioni di sesso sono state effettuate applicando i suggerimenti e le metodologie riportati in Acsàdi e Nemeskèri (1970) e Ferembach et al. (1979), integrati - per quanto riguarda l età - dalla valutazione dello stadio di saldatura delle suture craniche (Meindl e Lovejoy, 1985) e del grado di usura dentaria (Lovejoy, 1985). Considerato che il dimorfismo sessuale si esprime con evidenza a partire dalla pubertà, quando è completo lo sviluppo dei caratteri sessuali, la determinazione del sesso riguarda solo gli individui di

3 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 153 Tabella 2) Distribuzione del campione in relazione all età alla morte e al sesso. età superiore ai 15 anni, età in cui si completa la saldatura delle ossa del bacino (ileo, ischio e pube). Dopo aver determinato l età alla morte degli individui e il sesso (per quanto riguarda gli adulti), il campione scheletrico in studio è stato suddiviso in classi di età, come comunemente in uso nella letteratura sull argomento. Nel nostro caso è risultato conveniente adottare una suddivisione in 7 classi definite con denominazioni letterali e numeriche: 1- Infante: classe di età 0-6 anni. 2- Bambino: classe di età 7-12 anni. 3- Adolescente: classe di età anni. 4- Adulto: classe di età anni. 5- Maturo: classe di età anni. 6- Senile: classe di età 51-x anni. 7- GA (genericamente adulto): tutti gli individui che hanno superato la fase dell accrescimento, ma ai quali non è stato possibile attribuire un età più precisa. Per valutare quanto il campione scheletrico sia effettivamente rappresentativo della popolazione di provenienza sono stati calcolati alcuni indici: indice di sex ratio, che esprime il rapporto tra il numero di individui maschili e il numero di quelli femminili presenti nel campione (M/F). indice di g i o v a n i l i t à(o indice X ) di Bocquet e Masset (1977), che esprime il rapporto tra il numero degli individui di età compresa tra 5 e 14 anni e quelli di età superiore ai 20 (D5-14/D20-x); questo indice permette di verificare se le classi subadulte possono essere considerate adeguatamente rappresentate: perché questo si verifichi l indice di giovanilità deve essere compreso tra 0,1 e 0,3; è stato inoltre calcolato il rapporto B/A tra il numero di individui appartenenti a due diversi raggruppamenti di età subadulta (D5-9/D10-14), per cercare di stabilire quale delle due sia soggetta a maggiori casi di sottorappresentatività; sono attesi valori di quest ultimo indice compresi tra 1,5 e 2,0 (Bocquet & Masset, 1977). Risultati e discussione Il risultato dell analisi paleodemografica, fornisce indicazioni sulla complessiva buona rappresentatività del campione di Quingentole rispetto alla popolazione di provenienza. Come riportato in Tabella 2, il materiale scheletrico esaminato (N = 90) è risultato riferibile a 32 individui in età di accrescimento (0-18) e 58 individui genericamente adulti: 26 di sesso maschile, 18 di sesso femminile e 14 di sesso non determinabile. La distribuzione della mortalità del campione è presentata in Figura 1. Il profilo ottenuto mostra un picco massimo di mortalità negli adulti tra 19 e 40 anni (31,5%), ma anche gli individui in età di accrescimento risultano ben rappresentati, registrando nel complesso una frequenza di mortalità del 35,6%. In particolare, a fronte della concentrazione dei subadulti nella classe 0-6 anni (dove si raggruppa oltre la metà dei subadulti), l analisi più dettagliata rivela che l 88,2% degli individui della frazione infantile non aveva superato i primi 3 anni di vita; il numero dei decessi diminuisce poi considerevolmente nell ambito della stessa classe e va anche diminuendo nel passaggio alle classi successive dei bambini e degli adolescenti. È inoltre da sottolineare il numero veramente esiguo di individui che raggiungeva l età senile: con una frequenza intorno al 10 %, qualora si distribuisca uniformemente il dato relativo alla classe GA (come in Fig. 1), ma pari solo al 3,3% se si considera il dato grezzo dei senili (intesi come individui sopra i 50 anni; vedi Tab. 2, cfr. Fig. 3). Questi dati comportano che il valore dell indice di giovanilità di Boucquet & Masset (1977) sia 0,19, valore che si colloca perfettamente nell intervallo indicato dagli autori come caratteristico delle popolazioni umane antiche (tra 0,1 e 0,3); ciò porta ad escludere problemi di sottorappresentatività della mortalità nella frazione subadulta del campione, fenomeno che invece viene riscontrato di frequente nelle serie di provenienza archeologica,

4 154 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Figura 1) Distribuzione della mortalità; gli individui genericamente adulti (GA) sono stati equamente ripartiti nelle ultime tre classi di età. a causa della fragilità del tessuto osseo infantile o anche di pratiche funerarie particolari. Si può aggiungere che, nonostante l area di scavo sia finora limitata, il campione di individui in età di accrescimento di Quingentole concorda nel complesso anche con le attese indicate da Acsadi e Nemeskery (1970) per popolazioni appartenenti al tardo impero romano (circa 30%), anche se il rapporto B/A è risultato uguale all unità, non rientrando nell intervallo indicato dagli autori (1,5-2) ed evidenziando una certa sottorappresentatività degli individui tra 5 e 9 anni. Negli individui adulti, la distribuzione percentuale dei sessi mostra uno sbilanciamento a favore del sesso maschile: 44,8% maschi, 31,2% femmine e 24,0% adulti di sesso non determinabile; l indice di sex ratio pari a 1,44 identifica con efficacia questo rapporto. È possibile tuttavia che una gran parte degli scheletri per i quali non è stata possibile una diagnosi soddisfacente appartengano in realtà al sesso femminile (come accade sovente in serie archeologiche, a causa della maggiore fragilità degli elementi scheletrici femminili), fatto che riporterebbe verso un maggior equilibrio lo sbilanciamento osservato. Indipendentemente da considerazioni di ordine tafonomico, questo sbilanciamento a favore del sesso maschile non trova riscontro in contesti centro-europei di epoca longobarda, nei quali si hanno stime di sex ratio prossime all unità che hanno suggerito interpretazioni sulla natura guerriera di queste popolazioni (Kiszely, 1979). I dati sintetici riferibili alle principali tappe della migrazione longobarda mostrano, infatti, un valore di sex ratio di 0,95 per il Rugiland e di 0,92 per la Pannonia. Riguardo le serie longobarde italiane esaminate da Kiszely (1979), tuttavia, il rapporto è di 1,16. Il dato di Quingentole si avvicina ancor meglio alle serie longobarde portate alla luce più di recente sul territorio italiano; infatti per la necropoli di Collecchio la sex ratio è di 1,44 (Brasili Gualandi & Calanchi, 1989), per la necropoli di Ortaia è 1,36 (Corrain & Capitanio, 1993) e per Selvicciola è 1,65 (Manzi et al., 1995; Ricci, 1998). Questo modello sembra rispettato anche considerando serie romane del territorio emiliano-romagnolo e in particolare dell area deltizia padana (Belcastro & Giusberti, 1997). A questo riguardo deve essere anche considerato che il campione di Quingentole proviene da un area di scavo finora limitata ai pressi dell abside dell edificio altomedioevale sottostante l attuale chiesa di San Lorenzo. Il dato della sex ratio, dunque, potrebbe anche avere un certo interesse nell interpretazione della topografia del sepolcreto. A conforto di questa ipotesi, si consideri che nell area più prossima alle absidi è stata riscontrata la presenza di individui appartenenti al solo sesso maschile, mentre è nell area più esterna del sepolcreto finora portato alla luce che sono stati rinvenuti anche individui di sesso femminile, mentre i subadulti risultano distribuiti in modo relativamente omogeneo nell intera area cimiteriale esplorata (Fig. 2). Si può pertanto ritenere che gli uomini siano stati privilegiati rispetto alle donne nella deposizione nell area absidale dell intera necropoli. In Figura 3 (cfr. Tab. 2) viene riportata la distribuzione percentuale della mortalità della frazione genericamente adulta del campione in rapporto al sesso. Indipendentemente dal rapporto relativo tra i due sessi (condizionati dalla sottorappresentatività del campione femminile), è interessante notare come una percentuale considerevole (54%) di individui maschili raggiunga l età matura (41-50 anni), contrariamente al sesso femminile dove si osserva un netto decremento di mortalità (solo il 25% raggiunge l età matura). Tale squilibrio è reso ancor più evidente se rapportiamo gli individui maschili che raggiungono l età matura con quelli che raggiungono l età adulta (12/11 = 1,1), e confrontiamo questo rapporto con quello femminile (2/9 = 0,2). L alta mortalità delle donne rispetto agli uomini nel corso dell età adulta (19-40 anni) può essere spiegato considerando che in quell intervallo di età è solitamente più alto il rischio di morte da parto. Accettando questa interpretazione, si deve ritenere che la comunità di Quingentole nel suo insieme non doveva godere di buone condizioni igienico-sanitarie, né del sostegno di un economia complessa e/o di una struttura sociale articolata. In conclusione, va anche sottolineata ancora una volta la mortalità nei primi 3 anni di vita, che è molto elevata (88,2%) per un campione archeologico. Questa notevole mortalità nella prima infanzia potrebbe essere in parte attribuita ad infezioni malariche, particolarmente diffuse in ambienti paludosi come quello di provenienza della popolazione in studio.

5 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 155 Figura 2) Distribuzione delle sepolture in situ; in rosso sono evidenziati gli individui di sesso femminile, in blu quelli di sesso maschile, in verde i subadulti ed in bianco quelli di sesso non determinato.

6 156 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) forma di indizi della diversità genetica fra gli individui e fra le popolazioni che, per essere correttamente interpretati, devono essere integrati tra loro. Materiali e metodi Figura 3) Distribuzione della mortalità in relazione ai sessi nel campione adulto. 3. IL CRANIO Introduzione La morfologia del cranio ha da sempre destato un particolare interesse in chiunque antropologo, medico o, anche, artista abbia voluto interessarsi allo studio della biologia e/o dell anatomia umana. La misurazione delle diverse ossa dello scheletro, e in particolare del cranio, rappresenta storicamente uno degli strumenti analitici più frequentemente utilizzati in paleobiologia umana. Nello studio del cranio vengono utilizzati sia caratteri metrici (relativi ad un insieme codificato di distanze e angoli tra punti omologhi, detti appunto craniometrici), sia caratteri morfologici che sono a loro volta distinguibili in indici (relativi ad un insieme codificato di rapporti percentuali tra misure assolute), valutazioni di tipo descrittivo (più o meno standardizzate) e caratteri cosiddetti epigenetici (elementi di dettaglio della morfologia, che si distinguono per la possibilità di essere rilevati, e interpretati, in misura della loro discontinua presenza). Fino ad un recente passato l indagine morfologica, privilegiando l analisi del cranio, tendeva alla classificazione delle popolazioni umane secondo schemi tipologico-razziali. La tendenza, oggi, a considerare lo scheletro umano come un vero e proprio archivio biologico ha portato ad una rivalutazione della potenzialità informativa di cranio e postcranio, con un attenzione privilegiata verso la sensibilità di questi distretti scheletrici nel manifestare il risultato dell interazione con i più diversi fattori ambientali: tracce fenotipiche che possano essere utili a ricostruire strategie adattative, riconoscere l esistenza di stress alimentari e funzionali, indicare la presenza di patologie. Ciò non toglie che i diversi distretti scheletrici, e tra essi il cranio, forniscano informazioni anche di carattere genotipico, sotto Al fine di ottenere informazioni generali di caratterizzazione della morfologia cranica si è ritenuto utile procedere in primo luogo ad un analisi descrittiva. A tale scopo sono stati utilizzati gli standard presi in esame da Manzi e Sperduti (1988). Per l analisi craniometrica, sono state prese in considerazione 37 variabili, 16 per il cranio neurale e 21 per quello facciale. Le tecniche di rilevamento, come pure la classificazione numerica delle variabili, fanno riferimento al trattato di Martin & Saller (1957). Il calcolo dei coefficienti di variazione delle singole misure ha fornito indicazioni sulla variabilità interna alla popolazione. Sulla base delle variabili craniometriche considerate, sono stati determinati 8 indici, 4 per il cranio neurale e altrettanti per quello facciale (Martin & Saller, 1957). L analisi è stata utile per fare considerazioni sulla forma del cranio della popolazione, traendo indicazioni anche dai valori medi necessari per operare confronti con dati regionali di letteratura (Belcastro & Giusberti, 1997). Si è proceduto infine al rilevamento dei caratteri epigenetici del cranio (Berry & Berry, 1967). Seguendo le indicazioni presenti in Siøvold (1984), sono stati utilizzati i caratteri hanno mostrato una più alta ereditabilità (h 2 ), vale a dire quelli che possono avere una maggiore tendenza a trasmettersi geneticamente e, dunque, a comportarsi come potenziali marcatori di parentela. I caratteri osservati sono stati selezionati sulla base delle indicazioni presenti in letteratura (Ardito, 1993; Hauser & De Stefano, 1989; Manzi & Vienna, 1997). Nell interpretazione dei dati, le frequenze dei caratteri sono riferite sia al grado di espressione sia alla sola presenza/assenza. Risultati Aspetti descrittivi In rapporto all integrità del cranio, sia neurale che facciale, sono stati presi in esame 9 individui di sesso maschile (22, 22est., 23, 24, 25, 33, 35a, 58a, 70y) e 3 di sesso femminile (30, 41 e 35y). Questo campione, oltre a presentare un eccellente stato di conservazione, può essere considerato sufficientemente rappresentativo dei principali caratteri del cranio ricorrenti nel campione di Quingentole (foto 1). Norma frontale. La forma delle orbite, in tutti i crani della serie, è definibile come quadrangolare o romboidale. L unica eccezione è rappresentata dall individuo della tomba 41 che presumibilmente aveva le orbite rotondeggianti (l incertezza è derivante dalla scarsa completezza dello scheletro

7 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 157 Legenda: la nomenclatura e la numerazione delle misure considerate fanno riferimento a Martin & Saller (1957). Tabella 3) Variabili metriche rilevate sul cranio.

8 158 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Foto 1) Morfologia cranica del campione di S. Lorenzo di Quingentole. Confronto fra crani in norma laterale sinistra, con riferimento ad alcuni reperti della serie analizzata nel testo; le sigle si riferiscono alla numerazione delle singole sepolture.

9 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 159 facciale). Dall osservazione delle ossa zigomatiche risulta che i crani esaminati non mostrano, per questo carattere, rilevanti differenze dimensionali. È invece evidente che tutti gli individui osservati presentano un apprezzabile grado di profondità delle fosse canine, accentuato da una concavità che si sviluppa medio-lateralmente, con inclinazione fronto-caudale. Questo carattere interessa solamente il processo zigomatico del mascellare. La forma delle ossa nasali invece, nei casi in cui è osservabile, risulta in tutti gli individui a clessidra, mentre il profilo in norma laterale assume essenzialmente due forme: rettilinea e sigmoidea. Infine, il carattere che distingue gli individui 30, 41 e 35y dal resto della serie è (proprio perché femminili) il rilievo sopracciliare non prominente. Norma laterale. Il profilo della regione glabellare si presenta, in tutti i crani della serie (indipendentemente dal sesso) con sporgenza lieve o appena evidente ad eccezione degli individui 22, 22est. e 35a. Lo sviluppo della volta cranica in senso antero-posteriore in alcuni individui (23, 24, 25, 35a e 58a) si esprime con evidente platicefalia. Confrontando i crani, molto differente appare il profilo del frontale che negli individui maschili è uniformemente curvo e con modesta convessità mentre nelle femmine (30, 41 e 35y) è angolato in corrispondenza delle bozze frontali o mostra un più evidente grado di convessità; ciò implica anche un diverso profilo dell arco biparietale che in questi crani è angolato. Un carattere che separa nettamente per sesso i crani esaminati è il profilo dell occipitale: infatti nei maschi è spezzato (squama rotondeggiante e piano nucale depresso), mentre nelle femmine è uniformemente rotondeggiante. Focalizzando invece l attenzione sull osso temporale, la forma e le dimensioni delle mastoidi risultano poco discriminanti in termini di dimorfismo sessuale, per quanto nei maschi si presentino più robuste e allungate. Il rilievo delle linee temporali sui parietali e l evidenza netta della cresta sopramastoidea, che in alcuni individui si presenta tagliente, caratterizza nuovamente il sottocampione maschile. Il processo zigomatico del temporale non esprime particolare robustezza o altezza in tutti i crani della serie. Allo stesso modo è lieve o assente in tutti gli individui la protuberanza occipitale esterna, eccetto gli individui 35a e 70y. Norma occipitale. Le pareti laterali appaiono parallele negli individui 30, 41 e 35y, mentre negli individui 22, 22est., 23, 24, 25, 33, 35a, 58a e 70y esse divergono lievemente verso il basso o, alternativamente, si presentano arcuate (forma vagamente en bombe ). La sommità della volta cranica si presenta uniformemente arcuata nel primo gruppo di individui, mentre è piuttosto angolata nel secondo. M a n d i b o l a. Altra variabilità riconducibile in primo luogo a dimorfismo sessuale si osserva nella forma della mandibola, che è robusta nei crani degli individui maschili, presentando spesso gonion con impressioni muscolari marcate, mentre nelle femmine si apprezza invece un evidente gracilità per quanto riguarda la taglia e le proporzioni, associata però ad un discreto spessore del corpo mandibolare. È evidente inoltre, una notevole differenza nella grandezza dei condili, che mostrano maggiori dimensioni nel gruppo maschile. Ulteriori considerazioni. I crani 22, 22est., 23, 24, 25, 33, 35a, 59a (maschili) e 35y (femminile) mostrano una conformazione della regione parietooccipitale che, indipendentemente dal sesso, sembra caratterizzare un consistente sottoinsieme (per non dire la quasi totalità ) della serie cranica esaminata qui in maggiore dettaglio; va anche considerato che lo stesso tipo di conformazione è stata incontrata in altri reperti più frammentari, oltre che in crani e porzioni di cranio dell US 215. I crani di questi individui presentano, in norma laterale, un evidente prominenza dell osso occipitale (più o meno accentuata nei diversi casi), in corrispondenza della sutura lambdoidea e rispetto al profilo sagittale descritto dai parietali, particolarmente ripido nella regione obelica (terzo distale della sutura sagittale). Sia pure in una forma che non è da considerarsi nel campo della patologia, ci si può riferire a un anomalia della forma del cranio che prende il nome di batrocefalia (cfr. foto 1). Un singolo individuo (quello della sepoltura 59a; foto 1 e 2), inoltre, associa questa anomalia a una vera e propria scafocefalia (cranio molto stretto e allungato in senso anteroposteriore, prodotto da sinostosi precoce della sutura sagittale). Inoltre, gli individui 23, 24, e 33 si caratterizzano anche per la marcata platicefalia, con pareti laterali dei parietali arcuate in norma posteriore. Inoltre, nell intero sotto-insieme della serie cranica (dove osservabile), si nota una pronunciata curvatura della base, in particolare della componente basale dell osso occipitale. Questo sembra determinare uno spostamento in avanti dei condili e una ridotta distanza tra essi; inoltre, il piano sfeno-occipitale acquisisce una notevole inclinazione rispetto al piano di Francoforte; lateralmente, questo fenomeno si associa a brevità dell arcata zigomatica e contrazione della fossa temporale. Gli individui 35a e 35y presentano inclinazione della regione basi-occipitale, ma soltanto una lieve salienza della squama dell occipitale rispetto ai parietali. Craniometria e indici cranici Analizzando il coefficiente di variazione (CV) di tutte le variabili metriche rilevate sul cranio (Tab. 3) si nota che i maschi mostrano, in generale, una maggiore variabilità rispetto alle femmine; infatti, la misura di dispersione presenta valori solitamente più alti nel campione maschile; fanno eccezione le variabili ft-ft; po-br (dx); arco l-o; mf-ek (dx e sx); n- ns; pr-alv; ol-sta, per lo più localizzate nello schele-

10 160 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Tabella 4) Valori medi dei principali indici cranici in confronto con campioni romani e tardo-antichi. Foto 2) Dolicocrania estrema in norma superiore (individuo 59a), probabilmente dovuta a craniosinostosi (scafocefalia). tro facciale, dove sono le femmine a esprimere un maggior grado di variabilità. Le dimensioni mandibolari presentano grande variabilità sia nei maschi che nelle femmine, superando ampiamente i coefficienti di variazione di altre variabili craniche. L analisi degli indici cranici ha consentito di caratterizzare meglio la morfologia cranica e di confrontarla con dati regionali disponibili in letteratura (Tab. 4). Data la disponibilità di dati pubblicati sul campione longobardo di Selvicciola (Sperduti et al., 1995), per quanto riguarda l indice cranico orizzontale viene riportato un confronto in Figura 4. In generale, Quingentole presenta valori di mesomorfia tendenti alla brachimorfia (media 8/1 = 77,9), cranio basso (media 17/1 = 68,5), ipsimorfia o cranio alto (media 20/1 = 69,4), acromorfia (media 20/8 = 88,8), faccia superiore allungata (media 48/45 = 56,3), orbite alte (media 52/51 dx = 88,1; media 52/51 sx = 87,5), naso stretto (media 54/55 = 45,7); la mandibola si presenta larga (brachignazia, media 68/65 = 63,3). Caratteri epigenetici In base a quanto riportato in Tabella 5, vengo-

11 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 161 Figura 4) Confronto con i Longobardi di Selvicciola per l indice cranico orizzontale. Le due rette delimitano il campo della mesomorfia, compresa tra valori di ICO pari a 75 e 80; inferiormente si hanno individui dolicomorfi, superiormente brachimorfi. no qui evidenziate le frequenze relative degli epigenetici più elevate tra quelle incontrate nel campione di Quingentole, o i casi di totale assenza. Questo criterio permette di meglio caratterizzare la popolazione sotto questo profilo. A scopo comparativo, sono state considerate le differenze con i dati riportati da Hauser & De Stefano (1989) su scala continentale. Si nota l alta frequenza relativa della persistenza della sutura metopica o metopismo (11%) (foto 3), come pure la prevalenza del cosiddetto osso incaico (9 %). Non trascurabile appare anche la presenza di ossa soprannumerarie lungo la sutura lambdoidea, che mostrano frequenze di 55% per il lato sinistro e 50% per il destro (foto 4). Anche il tubercolo zigomascellare è presente con frequenze apprezzabili: 26% per il lato sinistro e 40% per il lato destro. Quest ultimo carattere spesso risulta espresso con grado 2 (medio) o 3 (forte). Il foro mastoideo extrasuturale mostra frequenze simili a quelle degli ossicini lambdoidei (57% per il lato sinistro e 59% per il destro), così come il tubercolo faringeo e la foveola annessa sono presenti nel 55% dei casi (circa 1/3 di essi mostra un grado di espressione medio). Il foro mastoideo extrasuturale presenta frequenze relative maggiori sull osso occipitale (grado 1) rispetto al temporale (grado 2). La spina e la depressione soprameatali mostrano discreta presenza e quasi sempre sono rilevabili insieme (frequenza: 48% per il lato sinistro, 53% per il destro). La presenza più consistente è data dal forame di Vesalio, rilevabile nel 90% dei casi sul lato sinistro e nell 86% sul destro, e dalla forma ad H dell articolazione fronto-temporale, che è presente in tutti gli individui esaminati. Lievemente presente, ma carattere particolarmente raro, il tubercolo precondilare (foto 5). Totale assenza viene invece rilevata di esostosi del meato acustico (carattere noto anche come toro uditivo ) e per il processo paracondilare. Discussione Lo studio della morfologia cranica permette di orientarsi per una caratterizzazione fenotipica e (più ipoteticamente) genotipica del campione; inoltre, una parte delle evidenze raccolte può avere un interesse anche in chiave adattativa. Alcuni aspetti vengono messi qui in risalto, utilizzando i diversi caratteri metrici e nonmetrici considerati. Va comunque sottolineato che ogni considerazione a riguardo può essere estesa all intera popolazione ovvero riguardare, più prudentemente, il solo gruppo di inumati presso la chiesa di San Lorenzo, non necessariamente estrapolazione rappresentativa del più vasto complesso altomedievale di Quingentole. In generale, la morfologia dei crani della serie denota un dimorfismo sessuale poco marcato. L unica differenza sensibile tra i due sessi in norma frontale riguarda i rilievi sopraorbitari (non prominenti nelle femmine). La norma laterale consente di apprezzare maggiori differenze: è interessante rilevare fra i maschi lo sviluppo della volta cranica in senso antero-posteriore, che in alcuni individui (23, 24, 25, 35a e 58a) si esprime con evidente platicefalia. Differente appare tra i due sessi anche il profilo del frontale, che spesso nei maschi è uniformemente curvo e con modesta convessità mentre nelle femmine è angolato o con un certo grado di convessità. Un carattere che distingue nettamente il sesso maschile da quello femminile è il profilo dell occipitale; infatti nei maschi è spezzato (squama rotondeggiante e piano nucale depresso), mentre nelle femmine è uniformemente rotondeggiante. Anche l andamento relativo delle pareti laterali del cranio e, in genere, la forma in norma posteriore risultano differenti in rapporto al sesso. La mandibola, infine, è normalmente più robusta nei maschi e decisamente più gracile (salvo che per lo spessore del corpo) nelle femmine. I dati metrici del cranio, in base alla loro diversa variabilità (espressa dal coefficiente di variazione CV), suggeriscono una certa eterogeneità del campione di Quingentole. Questa conclusione viene confermata dal confronto riportato in Tabella 6 con i valori per le stesse variabili ottenuti su campioni in studio da parte del nostro gruppo: Isola Sacra e Lucus Feroniae, serie di epoca romana imperiale (Argenti & Manzi, 1988), e Selvicciola, di epoca e caratterizzazione longobarda (Sperduti et al., 1995). Sia nel sesso maschile (meglio rappresentato) che in quello femminile, i CV di Quingentole risultano i più alti delle serie, rispettivamente nel 69% e nel 67% dei casi. Questa osservazione

12 162 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Tabella 5) Caratteri epigenetici del cranio

13 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 163 Foto 3) Caratteri epigenetici: metopismo completo (individuo 33a). Foto 5) Caratteri epigenetici: grado massimo di evidenza bilaterale del tubercolo precondilare (individui 57a e 41); in un caso (individuo 41) si osserva la fusione dei tubercoli in un unico mediale. Foto 4) Caratteri epigenetici: esempi di ossa soprannumerarie lungo la sutura lambdoidea (individui 41 e US 215 D).

14 164 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Tabella 6) Confronto dei coefficienti di variazione (CV) di variabili metriche del cranio con campioni di epoca romana e altomedievale. trova riscontro nel valore medio del CV, che è più elevato in Quingentole rispetto ai confronti, particolarmente nel sesso maschile. Confrontando i dati metrici e gli indici cranici del campione di Quingentole (vedi Tab. 4) con i risultati di un recente lavoro effettuato su diverse serie di epoca romana e tardo-antica dell area padana (Belcastro & Giusberti, 1997), si mette in evidenza la diversità del campione di Quingentole rispetto a Cassana (FE, I-II sec. d.c.), Le Palazzette (RA, I-III sec. d.c.), Imola-Via Reggiana (BO, I-III sec. d.c.), Rimini (FO, I-IV sec. d.c.), Bagnacavallo (RA, II-III sec. d.c.), La Marabina (RA, II-IV sec. d.c.), Casalecchio (BO, II-V sec. d.c.). I dati di Quingentole, infatti, si dispongono sistematicamente a uno degli estremi delle diverse seriazioni di dati. Questa diversità tra il campione di Quingentole e i riferimenti su scala regionale disponibili per un intervallo cronologico immediatamente precedente suggerisce una probabile provenienza alloctona della popolazione in esame (o, quantomeno, della frazione popolazionistica a nostra disposizione). Di conseguenza, nel contesto altomedievale italiano, un confronto che assume un notevole interesse è quello con campioni longobardi dispersi in altre aree della penisola. Facendo allora riferimento al campione ben caratterizzato di Selvicciola nell alto Lazio (vedi Fig. 3), si nota con chiarezza la tendenza alla dolicomorfia che accomuna i crani longobardi rispetto alla meso-brachimorfia e, comunque, alla rilevante variabilità del campione di Quingentole; una simile distribuzione caratterizza in genere le serie non-longobarde (Sperduti et al., 1995). Unendo questa osservazione ad altre caratteristiche della morfologia cranica incontrate nel campione di Quingentole come ad esempio la forma e il profilo delle ossa nasali o, più in generale, la conformazione del massiccio facciale nel suo insieme sembra possibile escludere, pur a fronte della loro possibile provenienza alloctona, un origine longobarda degli inumati presso la chiesa di San Lorenzo di Quingentole. L osservazione sistematica delle morfologie d interesse tipologico (Howells, 1973; Krogman,

15 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi ) non ha fornito elementi precisi per una identificazione etnica del campione. Allo stesso tempo, il modello di distribuzione della frequenza dei caratteri epigenetici confrontato con le frequenze note dalla letteratura continentale (Hauser & De Stefano, 1989) indica una ricorrente diversità tra quanto registrato fra gli inumati di Quingentole e i dati che riguardano popolazioni dell Europa centro-orientale, area di provenienza delle popolazioni longobarde, e in genere germanico-merovingie, che penetrarono in Italia nel 568 d.c. (Melucco Vaccaro, 1988). Venendo agli altri aspetti presi in considerazione, appare molto interessante considerare il numero non trascurabile di individui (8 maschi e 1 femmina, su un totale di 12 crani sufficientemente completi estratti dal campione, oltre ad altri reperti parziali o dispersi nella US 215) che presentano salienza dell occipitale rispetto ai parietali combinata con cambiamenti nell assetto della base cranica. Ci si deve qui riferire, anche se in termini non strettamente patologici, a un anomalia facilmente riconoscibile della forma cranica, nota con il nome di batrocefalia, a sua volta ascrivibile al vasto campo delle craniosinostosi (Cohen, 1986). Nel nostro caso, indipendentemente da valutazioni di carattere sanitario (p.es. Introzzi, 1984) e bio-molecolare (p.es. Erlebacher et al., 1995), l elevata prevalenza di questa manifestazione fenotipica nel campione di Quingentole sembra indicare un consistente grado di endogamia nella popolazione o, più semplicemente, possibili rapporti di parentela fra gli inumati di questo settore della necropoli e, in particolare fra gli individui delle sepolture 22, 22est., 23, 24, 25, 33, 35a, 35y e 59a (cfr. foto 1). Queste ultime considerazioni trovano riscontro nell analisi dei caratteri epigenetici, sia come fonte indipendente di dati sia nella relazione esistente tra alcuni di questi caratteri e l anomalia della morfologia cranica appena discussa. Ad esempio, è da sottolineare la persistenza della sutura metopica con frequenza elevata (11%): considerando che si tratta di un carattere a media ereditabilità (h 2 = 0,344 sec. Sjovold, 1984) e che nel campione anche altri caratteri si manifestano con frequenze elevate (osso incaico, ossa wormiane lambdoidee, foro mastoideo extrasuturale ecc.), sembra possibile confermare un certo grado di endogamia della popolazione: una condizione in cui, cioè, si vengono a esprimere caratteri rari con significato epigenetico (indice di omozigosi?). D altra parte, è noto che alcuni di questi caratteri vengono riferiti alla categoria dei caratteri cosiddetti ipostotici, che possono essere interpretati, quando registrati sopra una certa soglia e in combinazione fra loro, come esito di una sofferenza intercorsa in fasi precoci (perinatali) dello sviluppo cranico; questo fenomeno è stato denominato stress ontogenetico (Manzi & Vienna, 1997). Associando ad esempio la ricorrente persistenza della sutura metopica con l altrettanto elevata frequenza di ossa wormiane lambdoidee (altro carattere ipostotico; oltre 50% degli individui esaminati), è possibile ipotizzare forme di stress ontogenetico sofferte dal cranio neurale (anteriormente e posteriormente) prima della completa ossificazione delle ossa della volta. Ancora una volta, si incontra dunque un elemento che, combinandosi con i ricorrenti casi di craniosinostosi, sembra indicare un certo grado di consanguineità e/o di endogamia fra gli individui del campione popolazionistico altomedievale di Quingentole. Per quanto riguarda invece la totale assenza del toro uditivo o esostosi del meato acustico, c è da ricordare che studi recenti lo considerano indicatore di stress funzionale e non carattere d interesse epigenetico (p.es. Kennedy, 1986); la sua formazione sarebbe conseguenza di immersioni ripetute in acqua fredda, come ad esempio era comportato dalla frequentazione maschile delle terme nel mondo romano (Manzi et al., 1991). In Quingentole, la totale assenza di esostosi del meato acustico non favorisce l ipotesi che forme di immersione o di contatto frequente con l acqua fredda fossero pratiche abituali nella popolazione. 4. IL P O S T C R A N I O: S T A T U R A, L A T E R A L I Z Z A Z I O N E E DIMORFISMO SESSUALE Introduzione Allo scopo di ottenere informazioni sull adattamento fisico alle condizioni ambientali e alle attività prevalenti nella popolazione, espressi anche dal dimorfismo sessuale, è stata impostata in primo luogo un analisi di tipo metrico dello scheletro postcraniale e, in particolare, delle ossa lunghe degli arti. Le ossa sono sottoposte in vita ad un continuo rimodellamento, sotto controllo ormonale, durante il quale si può avere una diversa distribuzione del tessuto osseo in risposta a specifici stress. L attività muscolare, in particolare, influenza la morfologia e le dimensioni delle ossa, stimolando il trofismo periostale (Lazenby, 1990a, 1990b; Pfeiffer, ). Nelle popolazioni umane, l asimmetria dimensionale delle ossa pari dello scheletro, detta anche lateralizzazione, può risultare un efficace indicatore di attività specializzate che implichino un uso preferenziale di un lato rispetto al controlaterale; inoltre le variabili metriche delle ossa lunghe sono considerate dei buoni indicatori di dimorfismo sessuale legato alla ripartizione del lavoro. Da un punto di vista scheletrico, la divisione del lavoro tra i sessi si osserva per la diversa robustezza dell osso, per la comparsa di fenomeni degenerativi o infiammazioni (p.es. osteoporosi, osteoartrite), per il rimodellamento (presenza di osteofiti, porosità, lipping), e infine per un grado di lateralizzazione più o meno marcato nei due sessi. A questo studio si affianca la stima della statu-

16 166 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) ra, che è uno degli indicatori più diffusamente utilizzati per definire le dimensioni corporee delle popolazioni umane attuali e del passato. Oltre ad avere un legame con il genotipo della popolazione, la statura può fornire indicazioni sulle condizioni di adattamento all ambiente e sullo stato di salute. Può infatti essere considerata un indicatore aspecifico di stress metabolico, in quanto una bassa statura dell adulto può in parte derivare da condizioni croniche di malnutrizione e/o malattia durante le età infantili e giovanili. Rilevamento delle variabili metriche Il materiale utilizzato ha interessato essenzialmente il campione adulto; tuttavia, nella valutazione degli indici di lateralizzazione e dimorfismo sessuale è stata considerata anche la frazione giovanile di individui, non distinti per sesso, compresa tra circa 15 e 18 anni. Dal campione scheletrico così selezionato sono state estratte le ossa lunghe degli arti superiori (omero, radio e ulna) e inferiori (femore e tibia). Nella fase di rilevamento sono state scelte alcune variabili metriche, tra quelle di lunghezza e sezione, allo scopo di semplificare la successiva indagine sul grado di lateralizzazione e dimorfismo sessuale. Le tecniche di rilevamento, come pure la classificazione numerica delle variabili, fanno riferimento al trattato di Martin & Saller (1957). Calcolo della statura Per il calcolo della statura a partire dai dati osteometrici, si è fatto riferimento a diversi metodi (Manouvrier, 1893; Trotter & Gleser, 1977; Olivier, 1978) con finalità in primo luogo comparative con la letteratura sull argomento. Il numero degli individui a cui è stato possibile applicare i diversi algoritmi risulta ovviamente variabile in rapporto allo stato di conservazione dei reperti. Valutazione del grado di lateralizzazione e dimorfismo sessuale Per la valutazione del grado di lateralizzazione e dimorfismo sessuale abbiamo preso in considerazione variabili metriche di lunghezza e sezione scelte tra quelle rilevate per gli arti superiori e inferiori. In una valutazione relativa fra i diversi tipi di misure, si può infatti ritenere che: 1) attraverso le misure di lunghezza, si desumono informazioni più strettamente legate alla componente ereditaria della costituzione individuale; 2) attraverso quelle di sezione (diametri, circonferenze), si ottengono invece valori di interesse adattativo, sia in relazione all ipertrofia ossea generalizzata che allo sviluppo di creste e altre inserzioni m u s c o l a r i. Ne consegue l assunzione che le misure di lunghezza siano meno variabili in rapporto al lato e/o al sesso, mentre è atteso che le misure di sezione vari maggiormente e in proporzione all aumento dell impegno muscolare. Le misure di lunghezza dovrebbero pertanto rappresentare un utile parametro di confronto per stabilire l entità della lateralizzazione, e quindi del significato adattativo, delle misure di sezione. L analisi del dimorfismo sessuale è stata condotta sui valori medi ottenuti nei due sessi. Per ogni singola variabile è stato calcolato l indice di dimorfismo sessuale proposto da Hall (1982): (M-F) x M dove M è la media maschile, F è quella femminile. Nel caso della lateralizzazione, è stato impiegato l indice proposto da Schultz (1937): (ds-sn) 100 IL = Min. [ds, sn] ovvero la differenza tra i due lati in valore assoluto per cento, rapportata con il valore minore rilevato tra i due. La formula è stata applicata sui valori ottenuti per i singoli individui; dai valori individuali dell indice di lateralizzazione, è stato calcolato l indice di lateralizzazione medio (ILM), come sommatoria dei valori dell indice nei singoli individui diviso il numero degli individui considerati. Risultati Statura In Tabella 7 sono riportate le stime della statura ottenute con i diversi metodi utilizzati, negli individui maschili e femminili rispettivamente. Come si può osservare, i metodi si differenziano nel fornire stime diverse nell ordine di alcuni centimetri sistematicamente più elevate utilizzando Trotter & Gleser (1977). Per finalità comparative, tuttavia, i dati più immediatamente valutabili rispetto a quelli riportati da fonti bibliografiche (p.es. Belcastro & Giusberti, 1997) sono quelli ottenuti con il metodo di Manouvrier (1893). La media dei risultati ottenuti con questi ultimi due metodi sono, per i maschi, rispettivamente di cm 172,7 (± 5,4) e cm 169,4 (± 5,8), mentre per le femmine sono di cm 161,2 (± 3,1) e cm 158,0 (± 6,0). Nella Figura 5 sono riportate le frequenze percentuali di individui, maschi e femmine, con i valori della statura distribuiti in intervalli di 5 cm (metodo Trotter & Gleser, 1977); si nota che il sesso maschile si distribuisce nel proprio campo di variabilità in modo più uniforme rispetto al sesso femminile, dove la maggior parte degli individui (oltre il 60%) si raggruppa nell intervallo cm; per quanto riguarda i maschi, le due classi più rappresentate individuano una moda intorno a 170 cm.

17 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 167 Tabella 7) Valori stimati della statura (cm) in individui maschili e femminili. Tabella 8) Indice di lateralizzazione medio (ILM)

18 168 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Figura 5) Confronto per la statura tra gli individui maschili e femminili (metodo Trotter & Gleser, 1977). Figura 6) Indice di lateralizzazione medio per gli individui maschili (a) e femminili (b) (misure di lunghezza di radio e ulna nel sesso femminile non disponibili).

19 Marco Dal Poz, Francesca Ricci, Bruna Reale, Maddalena Malvone, Loretana Salvadei, Giorgio Manzi 169 Figura 7) Distribuzione dell asimmetria per le misure di lunghezza (a) e sezione (b). Lateralizzazione Nella Tabella 8 e nella Figura 6 (a, b) sono mostrati i risultati ottenuti dal calcolo dell indice di lateralizzazione medio per gli individui di sesso maschile e femminile. Sono state considerate indicative misure di lunghezza e di sezione relative agli arti superiori ed inferiori. Come ipotizzato (vedi sopra), le misure di lunghezza non presentano lateralizzazione evidente, mentre quelle di sezione forniscono interessanti risultati. Appare subito chiara la forte lateralizzazione a carico dell ulna che si riscontra maggiormente negli individui maschili (ILM maschi = 13,3; ILM femmine = 5,6). Più in generale, i maschi mostrano una maggiore asimmetria media, distribuita abbastanza uniformemente (ulna a parte) negli arti superiori. Negli individui femminili, invece, gli arti inferiori appaiono più asimmetrici di quelli superiori, che (sempre con l eccezione dell ulna) lo sono molto poco. In valore assoluto i dati relativi all indice di lateralizzazione risultano più elevati nei maschi per tutti i distretti scheletrici, ad eccezione del femore che è più asimmetrico nelle femmine. È sembrato interessante verificare anche a

20 170 SAN LORENZO DI QUINGENTOLE (MN) Figura 8) Indice di dimorfismo sessuale dei diversi elementi del postcranio. favore di quale lato l asimmetria fosse preponderante. L analisi è presentata in Figura 7 (a, b). Per le misure di lunghezza (Fig. 7a) e relativamente agli arti superiori, gli individui maschili denotano asimmetria accentuata (88%) e statisticamente significativa (p < 0,05) a favore del lato destro; il dato relativo alle femmine, invece, appare oscillare intorno al 50%, seppur sia apprezzabile un asimmetria a favore del lato sinistro (lato destro 38%, lato sinistro 63%); la differenza tra i due lati non risulta comunque statisticamente significativa (p > 0,05). Per quanto riguarda gli arti inferiori non c è asimmetria significativamente a favore di un lato in entrambi i sessi. Nel quadro relativo all asimmetria delle misure di sezione (Fig. 7b), si nota la netta differenza per gli arti superiori tra gli individui maschili e femminili: nei primi è presente forte asimmetria a favore del lato destro (69% vs. 28%; p > 0,05) nei secondi non si osserva particolare asimmetria (56% vs. 44%). Per quanto riguarda gli arti inferiori, gli individui maschili non presentano asimmetria (oscillazione del dato intorno al 50%), mentre gli individui femminili mostrano asimmetria statisticamente significativa a favore del lato sinistro (71% vs. 29%). Dimorfismo sessuale I risultati dell analisi del dimorfismo sessuale dei diversi elementi del postcranio sono riportati in Figura 8; questa analisi ha consentito di chiarire gli elementi emersi attraverso lo studio della lateralizzazione. Si nota un progressivo aumento del dimorfismo sessuale spostandosi dal braccio all avambraccio e, in particolare, è nell ulna che si riscontra il valore massimo (22,0) incontrato in tutto il postcranio. Il grado di dimorfismo sessuale diminuisce progressivamente spostandosi lungo gli arti inferiori e mostra il valore minimo in corrispondenza della tibia (7,8). Discussione Borgognini Tarli & Repetto (1986) hanno fornito una sintesi dei dati al momento disponibili in letteratura relativi alle stature medie in campioni europei e del bacino del Mediterraneo di diversi periodi storici. Sulla base di questi dati, la statura media attesa per popolazioni dell Alto Medioevo è intorno a cm per i maschi e cm per le femmine. Indipendentemente dal metodo utilizzato per la stima della statura, appare pertanto evidente l eccezionalità dei valori registrati nel campione di Quingentole, in un quadro che ha comunque il limite di essere piuttosto generico da un punto di vista geografico e, dunque, popolazionistico. Un secondo confronto, su scala geografica meglio definita ma in un quadro cronologico tardo di epoca romana, si può operare con i dati relativi al lavoro comparativo già preso in esame a proposito della morfometria del cranio (Belcastro & Giusberti, 1997), dove sono riportate le stature medie di 26 popolazioni; ne consegue un ulteriore conferma della particolarità del risultato espresso dal campione di Quingentole. Utilizzando ad esempio il solo dato medio maschile, per il quale Quingentole fornisce una maggiore affidabilità campionaria, e anche utilizzando il metodo che ha fornito i valori più bassi ma più appropriatamente comparabili (Manouvrier, 1893), i dati di confronto che meglio gli si approssimano, per difetto, sono quelli delle serie di Riva del Garda (Trento; cm 168,8; Corrain et al., 1983), di S. Vigilio (Trento; cm 169;

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