a: ANTONIO LA FORGIA, pp in: Rita Melillo, I nostri leader, vol. 2, Pro Press Editrice, AV., pp. 112, 1999
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- Emanuele Leone Clemente
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1 INTERVISTE di: Rita Melillo a: ANTONIO LA FORGIA, pp in: Rita Melillo, I nostri leader, vol. 2, Pro Press Editrice, AV., pp. 112, D. Secondo la definizione classica, accettata però anche dagli studiosi oggi operanti nel settore, il management è un connubio tra arte e scienza, in quanto è necessaria la preparazione specialistica per essere efficienti sul piano operativo, ma ciò non toglie che il manager debba di volta in volta inventarsi in un certo senso e per buona parte la soluzione ai problemi che deve risolvere. È una definizione che Lei sente di poter condividere? 1R. Certamente il manager non è uno scienziato né un artista. La sua dote principale nello svolgere le sue funzioni è quella di sapere formulare, prima di risolverli, i problemi. Per tale motivo nella preparazione è rilevante il contenuto specialistico. Al contempo nella soluzione del problema diventa cruciale la capacità di conoscere le persone, (l animo umano). 2D. Anche il buon meccanico sa dell=importanza di usare l=attrezzo adatto per uno specifico lavoro, tuttavia il manager per fare il suo lavoro non si serve di attrezzi, ma di uomini, deve quindi sviluppare la sua abilità nell=adoperarsi a far agire meglio i suoi uomini. Posso esprimere grosso modo così in italiano quello che è il pensiero portante di uno dei padri del management come scienza: Peter Drucker. Qual è il Suo commento? 2R. In questa domanda viene esplicitata la definizione di management precedentemente formulata. 3D. Nella domanda precedente si pone l=accento sul fatto che l=elemento umano è predominante nel management tanto da imporsi all=attenzione di chi opera nel settore per decidere quale modello seguire nei rapporti interpersonali: quello gerarchico a piramide, o quello a cerchio basato sulla cooperazione. Lei quale preferisce? 3R. L aspetto umano, più che predominante, direi che è fondante nel processo decisionale. Personalmente mi trovo più a mio agio in un processo decisionale basato sulla cooperazione. Tuttavia questo non è sempre dato, dipende dal contesto sociale in cui è inserito e organizzato tale processo. Laddove esso è organizzato in maniera piramidale, voler seguire un modello cooperativo potrebbe essere letto come una sottrazione di responsabilità, con tutte le conseguenze che questo comporterebbe. 4D. In quanto manager inevitabilmente investe di autorità e responsabilità altre persone: è necessario, come Lei sa bene, delegare, ma adeguatamente. In che misura si sente responsabile per i risultati positivi raggiunti? E in che misura si sente responsabile se sono negativi? 4R. Se nell esercizio del mio ruolo investo di autorità altre persone è chiaro che nella valutazione dei risultati, siano essi positivi o negativi, devo confrontarmi con le mie scelte.
2 5D. Conosce i Suoi uomini tanto da essere in grado di assegnare loro dei compiti commisurati alle loro capacità?, e se è il caso aiuta quelli meno preparati a migliorarsi? 5R. Cerco sempre di costruire un clima di fiducia. 6D. Del resto, soltanto chi ha fatto un lungo tirocinio di miglioramento delle proprie potenzialità, solo chi ha a lungo riflettuto sia sulla sua interiorità sia sul mondo esterno è in grado di capire quali corde toccare nell=altro per farlo scattare e muovere all=unisono con sé stesso. Si dice, infatti, che un buon manager è colui che ti manda al diavolo e tu ci vai di corsa. Con ciò voglio dire che uno dei principali compiti del manager è quello di far fare ad ognuno il proprio lavoro addirittura con entusiasmo: in ciò consiste la cooperazione con i propri uomini, che se adeguatamente sviluppata non solo evita ogni tipo di malcontento e di reclamo, ma innalza anche il livello di produttività sia per qualità che per quantità. Vorrei qualche Suo commento in proposito. 6R. Per conoscere gli altri occorre in primo luogo conoscere se stessi. Si può esprimere la propria forza di convinzione e motivazione solo se siamo in grado di riconoscere le nostre debolezze. Questo credo sia alla base di ogni prospettiva di miglioramento delle potenzialità soggettive e collettive. 7D. C=è, al giorno d=oggi, un grande fermento di insoddisfazione dovuto al moltiplicarsi dei conflitti, che abitualmente sono originati da un=esplosione o da un collasso delle condizioni economiche causati da un pensare errato, o meglio da un impiego tardivo del pensiero corretto. Si sente di condividere tale impostazione del problema? 7R. Condivido solo in parte la domanda. I conflitti ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Il problema è quello di saperli governare e ricomporre, e per fare ciò non c è un pensare corretto o errato, c è solo l attitudine al pensare, quindi il sapere costantemente riflettere sul nostro stesso modo di pensare. 8D. Una comunicazione chiara ed efficace è indispensabile per ogni manager. Come provvede a che costantemente esista nelle due direzioni il flusso di idee e di informazioni? 8R. Una comunicazione chiara ed efficace necessita condizioni oggettive che siano in grado di garantire il flusso di informazioni. Questa però è una condizione necessaria ma non sufficiente. Affinché il flusso di informazioni si produca in reale comunicazione e circolazione delle idee è importante stimolare anche le condizioni soggettive, permettere quindi che le persone si possano esprimere liberamente. 9D. I grandi managers sono senz=altro dei buoni maestri e guide ideali di altri uomini. Secondo il Suo punto di vista, quale contributo ha dato alla Sua organizzazione sotto questo aspetto? Quale crescita interiore, per contro, Le può aver procurato l=operare in un campo dove l=efficienza è la dea suprema, e la puntualità nel rispettare gli impegni è la sua regola? 9R. In questa domanda c è un enfasi sul ruolo dei grandi managers come buoni maestri e guide di altri uomini. Nella realtà sono rari. Nella storia italiana una tale figura me la evoca Adriano
3 Olivetti. 10D. Le qualità che un manager deve possedere sono numerosissime, quasi ognuno ne possiede una lista infinita da proporre, ma tra le più comunemente accettate vi sono senz=altro la Lealtà, l=iniziativa, la capacità di trattare gli altri come persone: la preparazione alle cosiddette Relazioni Pubbliche è un punto fondamentale della formazione del buon manager. Una buona preparazione in questo campo, infatti, aiuta a capire la persona che si ha di fronte e ad ottenere la sua fiducia e la sua cooperazione. E non è questo il nocciolo del management? Quale delle suddette qualità Lei predilige? 10R. Non conosco un modo di trattare gli altri come se non fossero persone. 11D. Per Lei dirigere è solo essere a capo o implica anche attitudine ed abilità? 11R. Dirigere è un assunzione di responsabilità, sono gli altri a riconoscerti come capo. 12D. Secondo Lei l=educazione dovrebbe essere una destinazione, oppure un viaggio da continuare ogni giorno della nostra esistenza? 12R. L educazione è una continua acquisizione di rispetto di se stessi e degli altri. SE VUOI CONTRIBUIRE ALLA RICERCA DEL VERO LEADER rispondi alle domande del QUESTIONARIO e spedisci via a: ritamell@alice.it 1D. Secondo la definizione classica, accettata però anche dagli studiosi oggi operanti nel settore, il management è un connubio tra arte e scienza, in quanto è necessaria la preparazione specialistica per essere efficienti sul piano operativo, ma ciò non toglie che il manager debba di volta in volta inventarsi in un certo senso e per buona parte la soluzione ai problemi che deve risolvere. E' una definizione che Lei sente di poter condividere? 1R. 2D. Anche il buon meccanico sa dell'importanza di usare l'attrezzo adatto per uno specifico lavoro, tuttavia il manager per fare il suo lavoro non si serve di attrezzi, ma di uomini, deve quindi sviluppare la sua abilità nell'adoperarsi a far agire meglio i suoi uomini. Posso
4 esprimere grosso modo così in italiano quello che è il pensiero portante di uno dei padri del management come scienza: Peter Drucker. Qual è il Suo commento? 2R. 3D. Nella domanda precedente si pone l'accento sul fatto che l'elemento umano è predominante nel management tanto da imporsi all'attenzione di chi opera nel settore per decidere quale modello seguire nei rapporti interpersonali: quello gerarchico a piramide, o quello a cerchio basato sulla cooperazione. Lei quale preferisce? 3R. 4D. In quanto manager inevitabilmente investe di autorità e responsabilità altre persone: è necessario, come Lei sa bene, delegare, ma adeguatamente. In che misura si sente responsabile per i risultati positivi raggiunti?, e in che misura si sente responsabile se sono negativi? 4R. 5D. Conosce i Suoi uomini tanto da essere in grado di assegnare loro dei compiti commisurati alle loro capacità?, e se è il caso aiuta quelli meno preparati a migliorarsi? 5R. 6D. Del resto, soltanto chi ha fatto un lungo tirocinio di miglioramento delle proprie potenzialità, solo chi ha a lungo riflettuto sia sulla sua interiorità sia sul mondo esterno è in grado di capire quali corde toccare nell'altro per farlo scattare e muovere all'unisono con sé stesso. Si dice, infatti, che un buon manager è colui che ti manda al diavolo e tu ci vai di corsa. Con ciò voglio dire che uno dei principali compiti del manager è quello di far fare ad ognuno il proprio lavoro addirittura con entusiasmo: in ciò consiste la cooperazione con i propri uomini, che se adeguatamente sviluppata non solo evita ogni tipo di malcontento e di reclamo, ma innalza anche il livello di produttività sia per qualità che per quantità. Vorrei qualche Suo commento in proposito. 6R. 7D. C'è, al giorno d'oggi, un grande fermento di insoddisfazione dovuto al moltiplicarsi dei conflitti, che abitualmente sono originati da un'esplosione o da un collasso delle condizioni economiche causati da un pensare errato, o meglio da un impiego tardivo del pensiero corretto. Si sente di condividere tale impostazione del problema?
5 7R. 8D. Una comunicazione chiara ed efficace è indispensabile per ogni manager. Come provvede a che costantemente esista nelle due direzioni il flusso di idee e di informazioni? 8R. 9D. I grandi managers sono senz'altro dei buoni maestri e guide ideali di altri uomini. Secondo il Suo punto di vista, quale contributo ha dato alla Sua organizzazione sotto questo aspetto? Quale crescita interiore, per contro, Le può aver procurato l'operare in un campo dove l'efficienza è la dea suprema, e la puntualità nel rispettare gli impegni è la sua regola? 9R. 10D. Le qualità che un manager deve possedere sono numerosissime, quasi ognuno ne possiede una lista infinita da proporre, ma tra le più comunemente accettate vi sono senz'altro la lealtà, l'iniziativa, la capacità di trattare gli altri come persone: la preparazione alle cosiddette Relazioni Pubbliche è un punto fondamentale della formazione del buon manager. Una buona preparazione in questo campo, infatti, aiuta a capire la persona che si ha di fronte e ad ottenere la sua fiducia e la sua cooperazione. E non è questo il nocciolo del management? Quale delle suddette qualità Lei predilige? 10R. 11D. Per Lei dirigere è solo essere a capo o implica anche attitudine e abilità? 11R. 12D. Secondo Lei l'educazione dovrebbe essere una destinazione, oppure un viaggio da continuare ogni giorno della nostra esistenza? 12R.
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