RASSEGNA STAMPA FALCRI 26 MAGGIO 2010 A cura di Manlio Lo Presti Associazione Falcri Banca Monte dei Paschi di Siena

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1 RASSEGNA STAMPA FALCRI 26 MAGGIO 2010 A cura di Manlio Lo Presti Associazione Falcri Banca Monte dei Paschi di Siena ESERGO Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente. G. ANDREOTTI, Il potere logora, Rizzoli, 2008, p Manovra. Via dal testo il condono edilizio e tetti per indennità ai disabili ROMA. Tramonta l'ipotesi di un condono edilizio e si rafforza invece il pacchetto antievasione. Depennata l'indiscrezione sui ticket sanitari: gli eventuali risparmi sulle spese delle Regioni potrebbero riguardare altre voci. Rientra poi anche un'altra misura che aveva già sollevato polemiche, ovvero l'introduzione di un tetto di reddito per le indennità

2 di accompagnamento che andava a colpire le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti. Sono alcune delle limature al testo della manovra che anche ieri, di domenica, ha impegnato gli uffici del Tesoro. Esce dunque dalle misure allo studio il condono edilizio, che avrebbe dovuto dare un gettito da 5 miliardi di euro. Il gettito dovrebbe arrivare da un corposo pacchetto di lotta all'evasione fiscale e nel settore dei giochi. Tutto verrà puntato sulla tracciabilità dei pagamenti e delle fatturazioni. Ruolo di primo piano anche per il nuovo "redditometro", lo strumento fiscale che misura lo scostamento tra consumi e redditi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio Si valuta anche l'estensione dell'inversione dell'onera della prova, misura che é stata già sperimentata nell'ultimo anno nella lotta all'evasione fiscale internazionale. Chi detiene capitali all'estero sconosciuti al fisco deve dimostrare che non sono frutto di evasione. Un principio che potrebbe essere generalizzato. Le nuove misure in questione sarebbero state oggetto di un confronto di lavoro ieri tra il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, e il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Si rafforzano poi i controlli contro i giochi clandestini. Come sanatoria resterebbe in piedi, almeno al momento, quella sugli immobili "fantasma", che consentirebbe un'accelerazione, attraverso un concordato, della regolarizzazione dei 2 milioni di immobili già in corso. "Le case fantasma non sono solo quelle non accatastate ma anche quelle che sfuggono al fisco perché coperte da un'ampia rete di protezione", commenta la Confedilizia, riferendosi ai fondi immobiliari. Sul fronte del welfare resta il giro di vite sulle pensioni di invalidità ma sarebbero saltati i tetti di reddito ( euro per i single e euro per le coppie) per gli assegni di accompagnamento. La misura aveva già scatenato le proteste delle associazioni che assistono i disabili e comunque avrebbe verosimilmente incontrato, secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, resistenze in Parlamento. Più "morbida" anche la chiusura di una o più finestre per le pensioni di anzianità e vecchiaia. Verrebbero esclusi dallo stop coloro che hanno maturato 40 anni di contributi, nonché le persone in mobilità o in cassa integrazione. Sempre allo studio invece la razionalizzazione degli enti previdenziali con l'assorbimento di alcuni piccoli istituti, come l'ipost, nell'inps e la costituzione di un polo della sicurezza, con l'incorporazione nell'inail dell'ispesl, dell'enpaia e dell'ipsema. Resterebbe invece l'inpdap per i dipendenti pubblici. Conferme arrivano invece per il congelamento del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego e per il mantenimento della tassazione agevolata al 10% sui premi di produttività. Crisi. Barroso: "Spazzati via 10 anni di crescita" ROMA. Dieci anni di crescita spazzati via dalla crisi economica e finanziaria. Che non è ancora finita. A dirlo è il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, spiegando che a dimostrarlo sono "la situazione in Grecia e gli attacchi alla stabilità".

3 Ma a fronte di questa situazione, l'euro "non è in pericolo" perché "é una moneta credibile"; ad essere in pericolo, invece, "é la politica di bilancio di alcuni Paesi" ha ribadito il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, in un'intervista al tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Intervenendo alla conferenza del Comitato economico e sociale europeo, che si è chiusa ieri a Firenze, Barroso ha rilevato che per sostenere gli stati membri "l'europa ha approvato un'azione coordinata, non è stato facile, ma gli Stati si sono messi d'accordo". Barroso ha quindi osservato che "le sfide finanziarie sono di portata immensa, senza precedenti". Il presidente della Commissione europea ha poi osservato che in passato possono esserci stati attacchi speculativi nei confronti di singoli paesi, "ma è la prima volta che ci troviamo di fronte ad attacchi al debito sovrano di una zona monetaria integrata. Non ci può essere unione monetaria senza unione economica: i mercati lo hanno capito, spero che lo capiscano anche i politici". Alcuni dei quali, secondo Barroso, accusano ingiustamente Bruxelles per "le politiche di austerità" che sono invece "decisioni dei governi". Gli obiettivi - ha spiegato - "sono stabiliti insieme, ma la risposta concreta spetta ai governi nazionali". Sul fronte dei tagli, ieri è arrivato l'annuncio di misure aggressive di riduzione dei costi da parte del Tesoro britannico. Senza usare mezzi termini, il segretario di Stato David Laws ha spiegato al Financial Times che "ci stiamo muovendo da un'era di opulenza ad una di rigore sul fronte delle finanze pubbliche". Sui bruschi movimenti verificatisi sui mercati negli ultimi giorni, Trichet ha spiegato che "sono la combinazione dell'umore degli investitori e dell'influenza degli speculatori, come gli hedge fund". Il presidente della Bce si è detto favorevole a una più stringente regolazione del settore bancario e dei fondi speculativi e "ad un cambiamento dei valori". Sia nel settore finanziario sia in quello bancario, ha proseguito, "si sono sviluppati alcuni comportamenti che si sono scostati profondamente dai valori fondamentali della nostra società democratica". Infine, tornando a Barroso, sull'evasione fiscale ha sottolineato che "in alcuni Paesi ci sono problemi enormi" e che "serve una cultura del rigore". Euro e banche annaspano nella crisi Fine delle politiche fiscali espansive di molti Paesi 26 mag :03 di ALFONSO TUOR - In questi giorni stiamo assistendo ad una nuova metamorfosi della crisi finanziaria, iniziata nell estate del 2007 con lo scoppio della bolla del mercato immobiliare americano. In estrema sintesi si può dire che la crisi della Grecia e le difficoltà dell euro segnano la fine delle politiche fiscali espansive varate da molti Paesi per evitare che il dissesto del sistema bancario internazionale sfociasse in una depressione

4 economica. La svolta delle politiche governative non riguarda unicamente l Europa, ma anche alcuni Paesi emergenti, come la Cina, che stanno attuando politiche restrittive per evitare il rialzo dell inflazione e il formarsi di una bolla nel mercato immobiliare. Pure la politica monetaria fortemente espansiva delle banche centrali mostra la corda. I motivi sono semplici. Innanzitutto non vi è più l effetto espansivo dato dalla riduzione del costo del denaro (i tassi sono di poco superiori allo zero e non possono essere ulteriormente ridotti). In secondo luogo, il continuare a stampare moneta (come hanno ampiamente fatto Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone) rischia di deprimere il tasso di cambio e di diventare estremamente pericoloso per i Paesi che non hanno un risparmio interno sufficiente e hanno perciò bisogno dei capitali stranieri. Dunque in pochi giorni, grazie anche alla crisi della Grecia e alle grandi difficoltà dell euro, è diventato palese che non è più sostenibile la politica del denaro facile gettato a destra e a manca per coprire i buchi delle banche e per aiutare l economia reale. E dato che, come abbiamo sempre sostenuto, i deboli segnali di risveglio delle economie occidentali erano unicamente dovuti agli stimoli monetari e fiscali varati da governi e banche centrali, ora si scopre che senza queste grandi dosi di droga l economia europea e anche quella americana sono destinate a ripiombare in recessione. E quanto segnalano chiaramente i forti ribassi delle borse, che non sembrano essere il preludio di una normale correzione dei mercati azionari, ma l inizio di un nuovo bear market, ossia di una prolungata fase ribassista. La prossima recessione è destinata ad acuire la crisi dell euro e del sistema bancario europeo, che sono due facce della stessa medaglia. Infatti le misure di austerità deprimeranno ulteriormente l economia e faranno diminuire il gettito fiscale spingendo alcuni Paesi europei in una trappola da cui non è possibile uscire, se non ristrutturando il proprio debito (ossia attraverso la cancellazione di una quota parte di tale debito). Ma questa strada, come ha dimostrato il caso della Grecia, non è percorribile, poiché comporterebbe il collasso del sistema bancario europeo. Gli istituti di credito europei non sono infatti solo alle prese con un aumento delle sofferenze (ossia dei crediti inesigibili), non continuano solo a nascondere nelle pieghe dei loro bilanci una grande quantità di titoli tossici, ma detengono centinaia di miliardi di euro di obbligazioni statali. La cancellazione di una parte di questi debiti provocherebbe pertanto il fallimento immediato di molte banche, la cui situazione è comunque a tal punto critica che diversi istituti non riescono a sopportare le rettifiche di valore dovute al calo del corso delle obbligazioni statali greche e di altri Paesi europei in difficoltà. Per evitare il pericolo di un immediato ritorno nelle cifre rosse, si è già varata un altra operazione di cosmesi contabile: le banche possono continuare a contabilizzare al prezzo di acquisto non solo i titoli tossici, ma ora anche le obbligazioni statali. In parole povere, i conti delle banche sono sempre meno credibili. Che la crisi dell euro e quella delle banche siano un tutt uno lo conferma l ultimo motivo del calo della moneta unica europea e dei ribassi delle borse: il salvataggio la scorsa fine settimana da parte della Banca centrale spagnola della CajaSur, una piccola cassa di risparmio che faceva capo alla Chiesa cattolica, fallita poiché fortemente esposta nei confronti di un mercato immobiliare in piena crisi. Questo caso, seppur di scarsa rilevanza considerate le cifre in gioco, ha rinnovato il timore che gli interventi che il Governo di Madrid dovrà attuare per salvare il sistema bancario facciano esplodere il debito pubblico del Paese iberico (pari al 53,2% nel 2009 e che attualmente si aggira attorno al 70% del PIL). Insomma i tentativi di governi e banche centrali di cercare di non far crollare la montagna di debiti privati e pubblici che grava sulle economie occidentali (e il cui effetto distruttivo è stato moltiplicato dalla diffusione degli strumenti della nuova ingegneria finanziaria) appaiono sempre più disperati a causa dell incombente frenata dell economia mondiale. E quanto indicano anche i mercati finanziari, che anzi, attraverso i ribassi delle materie

5 prime, segnalano pure che la ricaduta dell economia occidentale in recessione e il rallentamento della crescita dei Paesi emergenti potrebbero sfociare in una pericolosa deflazione. Molto dipenderà da Pechino I complessi retroscena della crisi tra le due Coree 26 mag :01 di GERARDO MORINA - Siamo alle soglie di una nuova guerra tra le due Coree, con il Nord pronto ad invadere il Sud come fece il 25 giugno 1950, evento che innescò il primo conflitto militare della Guerra Fredda? Teoricamente sarebbe possibile, considerando anche il fatto che dall armistizio del 1953 ad oggi nessun trattato di pace è mai stato firmato e i due Paesi sono formalmente tuttora in guerra. In pratica si tratta però di un opzione che, date le diverse circostanze oggi esistenti, gli analisti considerano inverosimile nonché svantaggiosa per entrambe le parti. Se è vero tuttavia che in questi sessant anni gli scontri tra le due Coree sono stati frequenti e molteplici (e quello attuale non farebbe eccezione), è altrettanto vero che le scintille di questi giorni sono la diretta conseguenza di una esasperazione delle tensioni che raramente ha raggiunto simili livelli di intensità. L analisi del substrato da cui tali tensioni si sono sviluppate nonché del contesto in cui esse si innestano aiuta forse ad avere un quadro plausibile della situazione. L attuale crisi ha in effetti un origine ben precisa. Il 26 marzo scorso, la corvetta sudcoreana Cheonan è affondata nel Mar Giallo. Nel disastro muoiono 46 marinai. Un inchiesta stabilisce che la causa della tragedia è stato un siluro nordoreano. Di fronte alla mancanza di scuse da parte di Pyongyang, la Corea del Sud minaccia «conseguenze» e intanto congela i rapporti economici con il Nord e chiede l intervento del Consiglio di Sicurezza dell ONU. Ieri il Nord controrisponde agitando lo spettro della guerra e rompendo tutti i rapporti con Seul. Da parte sua Washington si schiera apertamente con il Sud e predispone manovre navali congiunte. Il resto è ancora tutto da scrivere, ma la situazione va scomposta e ricomposta in base ai diversi pezzi del puzzle che sono sul tavolo. Intanto, non è un fatto nuovo che a ogni mossa nordcoreana corrisponda un sommovimento sul piano interno. Ancora una volta, ma questa volta ancora più che in passato, alla base di tutto c è un leader come Kim Jong-il particolarmente disperato. La sua leadership è in mezzo al guado di una successione difficile. Il «caro leader», dalle condizioni fisiche sempre più instabili, starebbe per passare le consegne al figlio Kim Jong-un, ma si tratta di una fase molto delicata. Soprattutto perché l economia nazionale corre verso il disastro totale e il disagio della popolazione sta toccando, se mai possibile, livelli sempre più drammatici. Kim Jong-il manca di sostegno pubblico, ma sa che schierando le forze militari risveglia l orgoglio nazionale, riuscendo così, come già avvenuto in passato, a distogliere l attenzione, o meglio la disperazione, del suo popolo dagli enormi guai interni. Tale è lo stato di prostrazione del «caro leader» da farlo sentire inoltre abbandonato dalla Cina, alla quale è legato da uno strettissimo e vicendevole rapporto di interdipendenza. È risaputo infatti che la Cina rappresenta per Pyongyang il più importante alleato, il maggiore partner commerciale, nonché la fonte principale di approvvigionamento di cibo, armi ed energia. Pechino ha tutti i vantaggi nel garantire alla Corea del Nord ogni genere di aiuto perché così facendo allontana l incubo che deriverebbe da un collasso del regime nordcoreano, eventualità che aprirebbe le dighe di un flusso incontrollabile di rifugiati lungo la frontiera di mille chilometri che la separa dalla Corea del Nord. Ma la Cina, nel contempo, non vuole usare il suo potere «protettivo» se non per scopi inerenti ai suoi obiettivi e interessi strategici. Pechino si rende dunque conto di essere il cardine della situazione nordcoreana, ma intende trasformare il suo ruolo in

6 capitale politico. Non va dimenticato che la Cina ha dato recentemente il suo appoggio al programma di sanzioni previsto per l Iran, assenso che intende far pesare. Tutto questo, poi, si inquadra nel grande scenario delle pressioni USA volte a far rientrare il dossier della Corea del Nord e della sua minaccia nucleare nel dibattito sulle sanzioni al Consiglio di Sicurezza dell ONU. Di questo processo si è accorta Pyongyang (che reagisce a modo suo) ma anche la stessa Cina che tende a considerarsi l unica potenza in grado di decidere che cosa è bene per Pyongyang in base ad una prerogativa che vuole vedersi riconosciuta. E che, nell attuale crisi tra le due Coree, la trasforma, almeno potenzialmente, nella vera arbitra della situazione. LA MANOVRA ECONOMICA - SLITTA A MARTEDÌ L'INCONTRO CON LE PARTI SOCIALI Letta: «Sacrifici duri, spero provvisori» Napolitano: «Equità e misure condivise» Il Capo dello Stato: «Siano prese decisioni responsabili». Bonaiuti: «Nessun condono edilizio e niente nuove tasse» MILANO - «È arrivato il momento dei sacrifici». Lo dice prima Paolo Bonaiuti, chiedendo «un segnale equo» a «chi guadagna di più». Lo ribadisce poi Gianni Letta: «Nella manovra ci sono sacrifici molto pesanti, molto duri, speriamo provvisori». E lo ripete infine anche Giorgio Napolitano: «I sacrifici siano distribuiti con equità tra i cittadini». Il governo è al lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli della manovra economica correttiva per il prossimo biennio: un pacchetto di misure pari all'1,6% del Pil che dovrebbero riportare il deficit sotto il 3% del Pil dal 5,3% dello scorso anno e rassicurare i mercati finanziari, preoccupati da un possibile allargamento della crisi della Grecia, sulla solidità dei conti pubblici italiani. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale, del resto, chiede all'italia di «mantenere la disciplina fiscale, ridurre il peso del debito pubblico e aumentare il tasso di crescita nel lungo periodo». Servono tagli e risparmi, insomma. La tabella di marcia prevede che il Consiglio dei ministri si riunisca martedì alle 18 per il via libera al pacchetto, dopo l'incontro con gli enti locali e le parti sociali. BONAIUTI - «La manovra sarà di 24 miliardi - annuncia il portavoce della presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. - Ieri sono stato dal ministro dell'economia Giulio Tremonti. È stata una giornata di lavoro intenso». Qualche dettaglio? Bonaiuti, intervenendo a "La telefonata" di Maurizio Belpietro in onda su Canale 5, chiarisce che non ci sarà nessun condono edilizio («casomai si tratta di mettere a catasto quelle due milioni di unità immobiliari») e che sono escluse nuove tasse («Nessuno metterà le mani in tasca ai cittadini»). LETTA - Sull'argomento interviene anche Gianni Letta. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio conferma che la manovra conterrà «una serie di sacrifici molto pesanti, molto duri che siamo costretti a prendere, spero in maniera provvisoria, con una temporaneità anche già definita, per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia. Capiamolo così e ci capiamo tutti». Letta parla di «una manovra straordinaria che chiamiamo 'Provvedimenti urgenti per la stabilità finanziaria e per la competitività economica' che ci è imposta dall'europa così come per gli altri Paesi, dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia alla Gran Bretagna, alla Germania, che stanno prendendo provvedimenti, nel disperato, ma spero vittorioso tentativo, di scongiurare una crisi epocale e di salvare l'euro».

7 NAPOLITANO - Dagli Stati Uniti interviene anche Giorgio Napolitano: il presidente della Repubblica afferma che per affrontare la grave crisi che ha colpito l'euro «in tutta Europa occorre ridurre il debito pubblico, occorrono sacrifici distribuiti con equità tra i cittadini». «Bisogna mettere nel conto anche le proteste, che fanno parte della democrazia - prosegue Napolitano. - Quel che è importante è che le decisioni siano prese responsabilmente dalla maggioranza ed io spero siano condivise dalle forze di opposizione in Parlamento, nel comune interesse». PD E IDV - L'opposizione attende di conoscere i dettagli della manovra, anche se si levano già voci critiche. «Basta con i balletti sulle cifre, Berlusconi dica la verità ai cittadini sulla portata della manovra, sulla situazione dei conti pubblici e dell'economia italiana», attacca Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera. «Per il bene del paese - dichiara invece il capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano - è necessario che la manovra finanziaria contenga un elevato tasso di equità sociale. Una manovra classicamente concentrata su redditi da lavoro, pensioni e stato sociale per le famiglie - aggiunge Damiano - significherebbe l'adozione di quelle ricette neo liberiste che ci hanno portati nell'attuale situazione di crisi. Sarebbe paradossale e incomprensibile per la maggioranza dei cittadini». Redazione online Manovra, ecco tutte le misure Dallo stop agli aumenti degli stipendi degli statali, alla stretta sulle pensioni. A Roma spunta tassa di soggiorno MILANO - Dai tagli ai ministri, passando alle finestre per la pensione fino ai pedaggi per i raccordi autostradali. Via inoltre alle Province più piccole, cioè quelle sotto i abitanti che non confinano con Stati esteri e non ricadono in Regioni a statuto speciale. E spunta un «contributo di soggiorno» fino a 10 euro per i turisti negli alberghi di Roma per finanziare «Roma Capitale». Il 'mix' di provvedimenti per correggere i conti appare ormai tracciato. Ecco le misure principali della manovra da 24 miliardi: SUBITO STOP CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO - Stop agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici già a partire da quest'anno. Il congelamento vale quattro anni, fino al TAGLI AI MINISTERI, GIRO VITE SU AUTO BLU -La sforbiciata è del 10% ma su formazione o missioni si arriva al dimezzamento della spesa. Arriva anche un giro di vite sulle auto blu. GLI ESCLUSI: PRESIDENZA CONSIGLIO E PROTEZIONE CIVILE - Saltano dal testo i tagli alla Presidenza del Consiglio e i limiti alla Protezione Civile. TAGLI AI PARTITI - Dimezzato il contributo per le spese elettorali e stop alle quote annuali se c'è uno scioglimento anticipato delle camere. Il taglio ai rimborsi per i partiti scende dal 50 al 20%. È quanto prevedrebbe, secondo quanto si apprende, la versione del decreto legge sulla manovra approvata dal Consiglio dei ministri. La riduzione porterebbe dunque il rimborso da 1 euro a 20 centesimi per elettore. Cala del 20% (e non viene dimezzato come inizialmente ipotizzato) il contributo per le spese elettorali. PAGAMENTI E TRACCIABILITÀ - Tetto a euro (e non come da prime ipotesi) per i pagamenti in contanti. Obbligo di fattura telematica oltre i euro. ARRIVA BANCOMAT P.A. - Addio ai libretti di deposito bancari o postali al portatore. In compenso arriva la carta elettronica istituzionale per effettuare i pagamenti da parte delle P.a. COMUNI E LOTTA EVASIONE - I comuni che collaboreranno incasseranno il 33% dei tributi statali incassati. TASSA SU ALBERGHI PER ROMA CAPITALE - Arriva un «contributo di soggiorno» fino a 10 euro per i turisti negli alberghi di Roma per finanziare «Roma Capitale». STANGATA SU MANAGER E STOCK OPTION - Salgono le tasse sulle stock option ma anche sui bonus dei manager e dei banchieri che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione. TEMPI SPRINT PER CARTELLE - L'accertamento e l'emissione del ruolo diventano contestuali rendendo più corto il tempo per contestazioni e ricorsi. STRETTA SUL GIOCO CLANDESTINO - L'evasione dell'imposta sui giochi, una volta accertata,

8 avrà riflessi anche ai fini delle imposte dirette. Nasce l'agenzia che sostituisce i Monopoli. CONDONO EDILIZIO E CASE FANTASMA - Confermata invece la sanatoria sugli immobili fantasma. Si ipotizza però un ampliamento di questa norma. Come in tutti i condoni la proposta potrebbe arrivare in Parlamento. La sanatoria andrà fatta entro il 31 dicembre. PENSIONE INVALIDITÀ - Sale a 80% (altre fonti parlano dell'85%). Sotto questa soglia niente benefici. Previsti anche controlli in più. IRAP ZERO PER NUOVE IMPRESE SUD - Le regioni del Mezzogiorno avranno la possibilità di istituire un tributo proprio sostitutivo dell'irap per le imprese avviate dopo l'entrata in vigore del dl con l'opportunità di ridurre o azzerare l'irap. RETI IMPRESA E ZONE 'ZERO BUROCRAZIA' - Tremonti annuncia la creazione di reti d'impresa, per ottenere benefici fiscali e migliorare la capacità di incidere sui mercati, ma anche zone a burocrazia zero, nelle quale per aprire un'attività ci si potrà rivolgere ad un solo soggetto. STOP TURN-OVER P.A. - Confermato per altri due anni. TAGLI ANCHE A MAGISTRATI - Lo stipendio verrà decurtato per il 10% nella parte eccedente gli euro. Taglio del 10% anche per i magistrati del Csm. MANAGER P.A., SFORBICIATA 5-10%. Sotto i fari gli stipendi oltre i e oltre i euro. INSEGNATI SOSTENGO - Congelato l'organico. DIVIDENDI A RIDUZIONE DEBITO - A partire dal milioni di dividendi che arrivano dalle società statali saranno impiegati per la riduzione degli oneri sul debito pubblico. TAGLI A COSTI POLITICA PRO CASSA INTEGRAZIONE - Le riduzioni di spesa che decideranno il Quirinale, il Senato, la Camera e la Corte Costituzionale, nella loro autonomia, serviranno a finanziare la Cassa Integrazione. PENSIONI - Dalle "finestre fisse" alla finestra "mobile" o '"a scorrimento". È quanto prevede la manovra per la decorrenza delle pensioni di anzianità o di vecchiaia. Il provvedimento varato prevede che si possa andare in pensione dodici mesi (contro gli attuali nove per effetto del sistema di finestre vigente) dopo la maturazione dei requisiti vigenti nel caso dei lavoratori dipendenti pubblici e privati. La decorrenza sale a diciotto mesi (contro i 15 attuali) dopo la maturazione dei requisiti nel caso dei lavoratori autonomi. I trattamenti pensionistici decorrono inoltre dal primo giorno del mese successivo alla scadenza dei termini del nuovo sistema di decorrenze. Per le pensioni non è dunque previsto nessun intervento strutturale che riguardi requisiti, età, quote ma solo un cambiamento nel sistema delle finestre. La novità è invece l'accelerazione dei tempi per l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni per le donne dipendenti del pubblica amministrazione che avverrà a gennaio DEFINANZIAMENTO LEGGI INUTILIZZATE - Si recuperano risorse attraverso il definanziamento degli stanziamenti improduttivi. Saranno destinate al fondo ammortamento dei titoli Stato. TAGLIA-ENTI - Vengono soppressi Ipsema,, Ispel e Ipost. Ma anche l'isae, l'ice e l'ente italiano Montagna. Salta o viene ridotto inoltre il finanziamento a 72 enti. CONTROLLO MEF SU PROTEZIONE CIVILE - Si prevede tra l'altro che le ordinanze di Protezione civile con cui viene dichiarato lo stato d'emergenza siano emanate di concerto con il ministero dell'economia. CONTROLLO SPESA FARMACI - Acquisti centralizzati per le asl per trattare meglio il prezzo con i fornitori e interventi sui farmaci con una modifica delle quote di spettanza dei grossisti e dei farmacisti sul prezzo di vendita al pubblico delle specialità medicinali di classe a. 13 MLD DA AUTONOMIE TERRITORIALI -Alle Regioni vengono chiesti tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012); ai Comuni e Province vengono chiesti risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel PEDAGGI SU RACCORDI PER AUTOSTRADE - Si inserisce la possibilità di "pedaggiamento" di tratti di strade di connessione con tratti autostradali. ADDIO A SIR E REL - Addio al Comitato Sir costituito per gli interventi nei settori di alta tecnologia e che prese in carico le società chimiche di Nino Rovelli, ed anche alla Rel, la finanziaria pubblica costituita qualche anno più tardi per sostenere il risanamento dell'industria elettronica. (Fonte Ansa) SALTANO I TAGLI ALLE TASSE, CHE ANZI AUMENTANO

9 Crisi, la Germania vuole dare buon esempio: cura-choc per i conti Si prepara una cura da cavallo fino al 2016, che rimpinguerà il bilancio di 10 miliardi di euro l anno MILANO - Anche in Germania sono in arrivo drastiche manovre di risanamento dei conti pubblici, afferma il Financial Times lunedì in apertura: Berlino ha deciso di «dare il buon esempio» agli altri paesi dell area euro. Per questo prepara una cura da cavallo prolungata fino al 2016, che consentirà di rimpinguare il bilancio di 10 miliardi di euro l anno, tra aumenti delle entrate e riduzioni delle spese. Non solo salta il precedente piano di abbassare le tasse previsto dalla cancelliera Angela Merkel, ma anzi si profilano aumenti delle imposte, secondo il quotidiano, e tagli ai meccanismi di assistenza sociale che hanno consentito di tenere bassa la disoccupazione in Germania. GLI OBIETTIVI - La portata di questi interventi «potrebbe provocare uno choc tra gli altri 15 paesi dell area euro - prosegue l Ft - che a loro volta devono imporre manovre di austerità», in parallelo al maxi piano di stabilizzazione dei mercati concordato con l Ue, e che con il contributo dell Fmi mobilita fino a 750 miliardi di euro. Dalla scure si salverebbero solo educazione, ricerca e politiche di assistenza sanitaria: «Sarebbe sbagliato risparmiare su questi segmenti», ha dichiarato a un quotidiano tedesco il ministro delle Finanze Wolfgang Scaeuble. Si profilano anche nuovi attriti in casa con l opposizione: le proposte di risanamento hanno già innescato le critiche dei social democratici, secondo cui vanno a colpire i ceti più poveri. La Merkel però tira dritto e ha convocato una conferenza a porte chiuse della sua coalizione di centrodestra, che in due settimane dovrà preparare le linee guida del progetto di bilancio per il Obiettivi prefissati dovranno essere di tagliare il deficit dall attuale oltre 5 per cento circa del Pil, al 3 per cento nel la soglia massima consentita dai trattati europei - fino a giungere al quasi pareggio nel 2016: con un deficit allo 0,35 per cento del Pil come richiesto dalla Costituzione tedesca. LA NOTIZIA È ANTICIPATA DA THE INDEPENDENT Stangata alla banche in Gran Bretagna: pronta una tassa da 9,2 miliardi di euro La misura sarebbe circa tre volte maggiore di quella originariamente prevista dal ministro del Tesoro LONDRA - La Gran Bretagna starebbe per varare una tassa da 8 miliardi di sterline, pari a oltre 9,2 miliardi di euro, che andrebbe a colpire il settore bancario. È quanto si legge sulla versione domenicale del The Independent, che sottolinea come la misura sarebbe circa tre volte maggiore di quella originariamente prevista dal ministro del Tesoro, George Osborne, il quale lunedì annuncerà la manovra di contenimento del deficit. POSSIBILE AUMENTO DELL'IVA - Le dimensioni della "stangata" sul sistema bancario, scrive l'independent, «alimentano i timori che il Governo stia per l'occasione progettando anche un aumento dell'iva. Un colpo duro al poco popolare sistema bancario ridurrebbe l'ostilità nei confronti di un aumento dell'iva». Nei giorni scorsi si è parlato di portare al 20% l'imposta sul valore aggiunto in Gran Bretagna, anche se secondo alcuni funzionari governativi un aumento al 19% (attualmente è al 15%) provocherebbe un minor impatto sociale. Sempre lunedì, il segretario del tesoro, David Laws, dovrebbe annunciare un piano di tagli da 6 miliardi di sterline, che andranno a colpire in particolar modo gli enti finanziati dal Governo.

10 Al via la class action per i servizi pubblici Dal prossimo 1 luglio si potrà far partire una class action anche contro i concessionari pubblici di telefonia, trasporti, acqua, luce, gas. Bisognerà invece attendere ottobre per reclamare contro malasanità e cartelle "pazze" in materia tributaria. Tuttavia è alto il rischio che la pubblica amministrazione la "faccia franca": la nuova normativa sull'azione collettiva risarcitoria, in vigore dal 1 gennaio 2010, non prevede alcun risarcimento economico per gli utenti vittime del disservizio e, soprattutto, è facilmente aggirabile da parte dell'amministrazione o della società concessionaria del servizio pubblico presa di mira. "Basta dimostrare che ha non personale sufficiente o semplicemente attrezzature, professionalità e risorse adeguate, per azzerare l'efficacia dell'azione". A sottolinearlo, è il segretario generale di Adiconsum, Paolo Landi, nel corso del convegno " Class action contro la Pa e gestori di servizi pubblici", che si è svolto al Cnel. Difficile è anche l'individuazione degli standard di qualità, che si presumono violati. Il riferimento, ha proseguito Landi, è alle Carte di servizio, "ma noi sappiamo che in pochissime ipotesi li prevedono, essendo strumenti unilaterali e non frutto di un confronto con le associazione di utenza". Emblematico, ha aggiunto, è il caso della normativa sui servizi pubblici locali che affida il compito di individuare gli standard minimi di qualità richiesti al negoziato con le associazione dei consumatori, "ma tutto questo deve ancora essere realizzato".per Michelangelo Francavilla, consigliere del Tar Lazio, la normativa sulla class action è opaca anche per quanto riguarda la Pubblica amministrazione. Intesa Sanpaolo premiata a Washington Intesa Sanpaolo è stata premiata dal mensile di finanza internazionale Global Finance come migliore banca in Italia nelle categorie "The World's Best Developed Banks 2010" (migliori banche nei mercati sviluppati), "The World's Best Sub-Custodians 2010" (migliori banche per le attività di custodia, amministrazione e regolamento titoli) e "The World's Best Trade Finance Banks 2010" (migliori banche nel commercio internazionale). La cerimonia di assegnazione si terrà a Washington a ottobre 2010, durante l'incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale Imf/World Bank. Banche, Abi: utili in calo nel 2009 Gli effetti della crisi economica continuano a pesare sulle banche italiane, che archiviano il 2009 con utili in calo e un significativo aumento delle sofferenze e delle rettifiche sui crediti. Eppure "in un contesto globale così complesso" il

11 sistema bancario nazionale mostra "un buon livello di solidità e stabilità" anche rispetto "ai principali paesi dell'eurozona". " quanto emerge dal "Rapporto Abi 2009 sul settore bancario", presentato ieri a Roma dal direttore generale dell'associazione, Giovanni Sabatini, e dal responsabile Area Centro Studi e Ricerche Abi, Gianfranco Torriero. Nel dettaglio, l'utile netto d'esercizio ha registrato una contrazione del 22,2 per cento, scendendo a 7,99 miliardi dai 10,2 miliardi del Le rettifiche invece sono salite a 20 miliardi mentre le sofferenze sono cresciute a quota 34 miliardi, a fronte dei 25 miliardi dell'anno precedente. L'incidenza sul totale delle esposizioni creditizie è aumentata all'1,4 per cento. Ue proporrà tassa su banche, Barroso bacchetta leader tedeschi 25/05/ La Commissione europea proporrà domani una tassa sulle banche europee che dovrebbe finanziare i potenziali salvataggi futuri delle istituzioni finanziarie. La conferma, dopo le indiscrezioni trapelate questa mattina, è arrivata dal presidente della Commissione, Jose Manuel Barroso (nella foto). "La Commissione farà domani una comunicazione sui fondi di risoluzione per il settore bancario finanziati dalle banche stesse, al fine di minimizzare il costo per i contribuenti di un intervento ordinario sulle banche insolventi", ha sottolineato Barroso. Non sono ancora noti i dettagli della proposta ovvero se la tassa debba calcolarsi sugli asset totali ovvero solo sulle liabilities al netto dei depositi e del patrimonio netto. Ma secondo le prime indiscrezioni la tassa potrebbe generare oltre 50 miliardi di euro di entrate all'anno. In particolare, sarebbero tre le opzioni per la tassa sulle banche che dovrà finanziare i Fondi nazionali di gestione dei fallimenti: imposizione su depositi, asset o profitti; rigida separazione dal bilancio pubblico; ogni perdita dovrà essere sostenuta principalmente da azionisti, detentori di debito subordinato e creditori non assicurati. La Ue è stata spinta a livello di G20 sull'ipotesi di un prelievo sulle banche per mantenere condizioni di parità tra le istituzioni finanziarie a livello internazionale ma, nonostante l'interesse generale, vi sono disaccordi tra i leader politici sulle modalità di raccolta e erogazione dei fondi. Oltre la ferma opposizione del Canada, anche all'interno dell'europa vi sono diverse idee sulla destinazione delle risorse che per alcuni Paesi dovrebbero essere indirizzate a sostegno dei conti pubblici, mentre per altri dovrebbero essere incanalate in soccorso alle banche in difficoltà. Tassa sulle banche a parte, Barroso oggi ha criticato i leader tedeschi, sostenendo che sarebbe ''ingenuo'' pensare di modificare il Trattato Ue solo nelle aree ritenute importanti dalla Germania e comunque Bruxelles non proporrà alcuna modifica del Trattato. Ferma quindi la presa di posizione

12 del presidente della Commissione europea che ha inoltre espresso dubbi sulla proposta di Berlino di sospendere il diritto di voto ai membri di Eurolandia non virtuosi. Il riferimento è alla richiesta della cancelliera tedesca, Angela Merkel, di modificare il Trattato Ue per rafforzare i controlli sui bilanci degli stati membri. In questo caso, ha spiegato Barroso, anche altri Paesi chiederebbero modifiche in altre aree. Quanto alla proposta della Merkel di sospendere il diritto di voto dei Paesi della zona euro che non riescono nel tempo a rispettare i propri impegni di bilancio, per Barroso il regolamento attuale delle procedure per deficit eccessivo già prevede questa possibilità. Il numero uno della Commissione europea non ha risparmiato critiche ai leader politici tedeschi, sostenendo anche che non hanno fatto abbastanza per difendere l'euro e spiegare ai cittadini l'importanza della moneta unica. ''Gli uomini politici devono anche dire che l'economia tedesca andrebbe molto peggio senza l'euro'', ha proseguito, criticando pure la gestione della crisi greca da parte di Berlino e osservando che all'inizio il Governo tedesco ha dato l'impressione di non volere aiutare Atene. ''Vorrei che la leadership tedesca, indipendentemente se al governo o all'opposizione, se a livello nazionale o regionale, difenda la causa dell'europa'', ha aupicato Barroso, lanciando l'ultima stoccata: ''l'euro non è stata un'invenzione della Grecia, dell'irlanda o della Spagna: è stato un progetto franco-tedesco''. Francesca Gerosa Schifani, senza solidarietà rischio di instabilità sociale 25/05/ "Senza solidarietà tra generazioni la crisi sfocia in forme gravi di instabilità sociale", è il rischio prospettato dal presidente del Senato Reanto Schifani, intervenuto alla presentazione di un libro di Tiziano Treu e Mauro Ceruti alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Schifani ha sottolineato come "l'italia ha resistito meglio di altri Paesi alla crisi, anche per la propensione al risparmio delle famiglie, alla forza delle piccole e medie imprese, alle cosiddette solidarietà familiari e territoriali. Tutto questo ha certamente consentito di attenuare gli effetti negativi ma non è ancora sufficiente". La crisi, ha concluso Schifani, "ha portato con sé effetti che necessitano un completo cambio di prospettiva". Timore contagio sposta liquidità Cds verso paesi emergenti 25/05/ Secondo Fitch Solutions, divisione del gruppo Fitch, la liquidità dei Credit default swap (Cds) sui debiti sovrani dei paesi emergenti nelle ultime due settimane ha continuato a superare quello sui debiti sovrani dei paesi sviluppati. "Il trend della liquidità dei Cds sul debito sovrano continua a suggerire che il mercato dei Cds potrebbe essersi ritirato dai paesi della zona euro sui timori di contagio e sull'incertezza circa le prospettive dell'area, che, al contrario, hanno spinto la liquidità sui mercati delle economie emergenti", spiega Jonathan Di Giambattista, direttore di Fitch Solutions a New York. Fmi, banche italiane restano vulnerabili, aumentino capitale 24/05/ Le banche italiane trarranno beneficio dal miglioramento della situazione economica, ma "resteranno soggette a delle vulnerabilità" e, in particolare, "continueranno ad andare incontro ad un

13 elevato livello di rischio di credito nel prossimo paio d'anni''. E' quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale secondo il quale le banche italiane "dovrebbero aumentare la propria capitalizzazione, come raccomandato dalla Banca d'italia". Nella bozza dell'article IV il Fondo Monetario avverte che gli istituti di credito faranno fronte anche a una bassa crescita dei prestiti e a una redditività significativamente inferiore rispetto a quella di prima della crisi". Il Fmi specifica poi che "per le due maggiori banche, un ulteriore deterioramento del rischio di credito nell'europa dell'est potrebbe aggiungere pressione sugli utili". Boccia, contatti con banche per proroga sospensione debiti pmi 24/05/ Lavori in corso per una proroga dell'avviso comune per la sospensione dei debiti bancari delle pmi che scade il prossimo 30 giugno. A indicarli è il presidente di Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, interpellato a margine della presentazione del Rapporto Abi sulle semestrali delle banche italiane. "Stiamo lavorando con alcune grandi banche per rinnovare gli accordi", spiega Boccia. L'avviso comune per la sospensione delle quote di capitale dei prestiti alle pmi era stato siglato nell'agosto scorso dall'abi e dal ministero dell'economia. Alla fine di marzo hanno aderito 854 banche e sono state accolte oltre 156mila domande da parte delle imprese per un controvalore di pagamenti sospesi superiore a 9,5 miliardi. I contatti tra il mondo delle imprese e le banche non coinvolgono al momento Abi e ministero dell'economia. Taglio dunque sono Perché le riduzioni di spesa possono essere utilizzate per diminuire le tasse Il ministro dell Economia, Giulio Tremonti, sta studiando circa 24 miliardi di euro in due anni di minori spese. Il suo rigore fa di Tremonti la vera differenza tra l Italia e la Grecia. La sua missione è far scendere il rapporto tra il deficit (e il debito) e il prodotto interno lordo (pil). Può farlo con una potatura delle spese (quindi del deficit), che sembra la sua intenzione; oppure stimolando la crescita economica. La crescita fa aumentare il pil; col pil cresce il gettito fiscale. Automaticamente il rapporto tra deficit (debito) e pil cala. Il problema congiunturale la recessione si aggiunge peraltro al nostro problema strutturale, cioè la mancata crescita. Un intervento sulle uscite pubbliche è, in questa prospettiva, necessario, ma non sufficiente: rassicura i mercati sulla tenuta del paese nel breve termine, ma non dà alcuna indicazione sul lungo termine. Se mancano i soldi, non basta risparmiare: bisogna anche rimboccarsi le maniche e produrre di più. Possiamo avere capra e cavoli? C è ampia evidenza dell effetto procrescita dei tagli fiscali, specie nei paesi ad alta fiscalità, come l Italia. Tremonti deve poi scegliere come usare i suoi talenti, cioè dodici miliardi all anno per due anni. Può sotterrarli per ridurre il deficit, e nessuno gliene farà una colpa e tutti riconosceranno che è stato un buon padre di famiglia. Oppure può metterli a frutto per ridurre la pressione fiscale e agire da lucido e lungimirante visionario quale sa essere.

14 Un'Italia povera e disperata Un'opera «eretica», «eversiva». Così Lucio Babolin, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, ha definito il Rapporto dei diritti globali 2010, presentato ieri nella sede nazionale della Cgil. Controcorrente perchè «noi parliamo di estensione - ha spiegato Babolin - e il mondo parla di sottrazione. Quest'opera sollecita la mobilitazione sociale, mentre poi ci viene chiesto di proseguire in un pacato silenzio». Giunto all'ottava edizione, il Rapporto ha spostato l'attenzione, nel corso degli anni, sull'«emergenza Italia». E infatti sono le cifre del nostro paese a fare paura: nel 2008 le famiglie in povertà relativa erano 2 milioni e 737 mila per un totale di 8 milioni e 78 mila persone, il 13,6 % della popolazione. Sergio Segio, curatore del Rapporto e presidente dell'associazione SocietàINformazione, ha parlato di «logica terrorista della finanza», lui che, da ex-militante di Prima linea, il terrorismo sa cos'è. «I responsabili della crisi - ha continuato Segio - hanno morso la mano che li ha salvati dalla bancarotta, ovvero la mano pubblica, compiacente e complice ai poteri finanziari». E a pagare sono i più deboli. Il rapporto denuncia che oramai avere un lavoro non basta per salvarsi dalla povertà. Il 15,1 % delle famiglie poverissime ha, infatti, un capofamiglia occupato, maschio sotto i 44 anni, quasi sempre operaio e unica fonte di reddito, con un altro familiare in cerca di lavoro (per lo più donna) e almeno due figli a carico. Come sempre è il meridione del paese a stare peggio: il 69 % delle famiglie assolutamente povere vive al sud. A questa situazione già di per sé preoccupante, bisogna aggiungere 2 milioni e mezzo di famiglie che sfiorano la soglia della povertà e che non riuscirebbero ad affrontare spese straordinarie. Sono coloro che, in un futuro vicinissimo, potrebbero non riuscire a pagare le cure mediche, le bollette, il riscaldamento, le spese alimentari, l'affitto per la casa. Basti pensare che i principali fruitori del Banco Alimentare (81 %), sono operai, cioè persone che percepiscono uno stipendio. Le politiche del governo sono state deludenti, denuncia il Rapporto. La social card è arrivata solo al 18 % delle famiglie colpite da povertà assoluta e i beneficiari totali sono stati 851 mila (l'1,48 % della popolazione), l'abolizione dell'ici ha avvantaggiato soprattutto le famiglie più ricche e, come hanno rilevato le associazioni a difesa dei disabili, handicap e povertà non si traducono automaticamente in sussidi statali (una coppia di anziani, lui titolare di pensione sociale, lei invalida civile totale e con handicap grave, non riceve nulla, mentre una coppia, lui con pensione di 30 mila euro all'anno, lei priva di pensione ma con handicap, riceve euro). La ridefinizione e la messa in crisi dello stato sociale è avvenuta anche sul piano teorico: l'ispirazione è contenuta nel Libro Bianco sul welfare. Il testo del ministero del lavoro si fa promotore di valori che hanno sostituito la filantropia ai diritti. Coerente con il progetto del governo, il ministro Maurizio Sacconi ha dichiarato che «il più efficace strumento di lotta alla povertà è il dono». Nell'introduzione al Rapporto, il segretario generale della Cgil Gugliemo Epifani ha così risposto al ministro: «Un'affermazione che dimostra solo la volontà di mettere in discussione gli stessi principi costituzionali alla base del nostro sistema del welfare». Ma la battaglia per i diritti globali non si gioca solo nel settore del lavoro. Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, ha denunciato il ruolo delle mafie e ha criticato la legge contro le intercettazioni. «Certa politica vuole far passare una legge che impedisce di far conoscere dove si formano e nascondono illegalità e ingiustizia», ha detto Ciotti

15 ricordando il ruolo che ha conquistato, in anni recenti, la «quinta mafia dei colletti bianchi». «Una società alla deriva culturale e che ha perso le speranze, colpita da un vento di razzismo e violenza - continua Ciotti - Infatti negli ultimi anni è triplicato il consumo di antidepressivi». Ancora: Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha ricordato che il governo italiano continua a ignorare le sanzioni della Ue sulle torture nelle carceri. «I valori costituzionali sono quotidianamente messi in discussione da certi settori dell'economia e della politica», sembrano parole del nostro tempo. Invece le ha pronunciate Giovanni Falcone nel 1989 e Ciotti, che domenica ha partecipato alla commemorazione della strage di Capaci («quanta retorica», ha commentato il presidente del Gruppo Abele), ha dovuto ripeterle ancora una volta. Manovra, arriva una tassa di 10 euro per i turisti che alloggeranno a Roma C'è anche il pedaggio sul Gra. Alemanno: notizie imprecise Gli albergatori all'attacco: è un'assurdità ROMA (25 maggio) - Un «contributo di soggiorno» fino a 10 euro per i turisti che alloggiano negli alberghi di Roma. Lo prevede la manovra varata ieri del Consiglio dei ministri a favore del Campidoglio per agevolare il rientro dai debiti della capitale. Possibile anche un pedaggio per chi percorre il Grande raccordo anulare venendo dall'autostrada. Alla riunione del governo ha partecipato anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. L'ipotesi di nuova tassa sui turisti che arrivano a Roma è stata definita una assurdità dalla Federalberghi. Nella manovra c'è un fondo di 200 milioni per il «concorso al sostegno degli oneri derivanti dall'attuazione del piano di rientro» del debito di Roma. Ma il governo condiziona i fondi alla realizzazione di interventi per il risanamento del bilancio della capitale, da realizzarsi con tagli o nuove tasse. L'accesso al fondo è consentito poi a condizione che il Tesoro verifichi l'applicazione da parte del Comune di una serie di misure di contenimento della spesa che vanno dalla conformazione ai costi standard per i servizi a una razionalizzazione delle partecipazioni societarie oltre che a una riduzione dei costi per il funzionamento dei propri organi, «compresi i rimborsi dei permessi retribuiti riconosciuti per gli amministratori». «In considerazione della situazione di eccezionale squilibrio» del comune di Roma, si legge nella bozza di manovra, si prevede che fino alla compiuta attuazione del federalismo fiscale, vengono resi disponibili una serie di strumenti finanziari. Si tratta, appunto, dell'introduzione di un «contribuito di soggiorno nelle strutture ricettive della città fino all'importo massimo di 10 euro per notte per soggiorno», commisurato alle "stelle" assegnate all'albergo. E ancora, applicazione di una tassa di scopo per la realizzazione di opere pubbliche e investimenti in servizi sociali; incremento fino al 4 per mille delle aliquote

16 dell'ici sulla seconda casa e non in affitto. C'è poi la possibilità di introdurre un'addizionale comunale sui diritti di imbarco fino a 1 euro per i passeggeri in arrivo o in partenza da Roma; incremento dell'addizionale comunale all'imposta sul reddito delle persone fisiche fino al massimo consentito dalla legge; contributo straordinario sulle valorizzazioni immobiliari fino all'80% del valore aggiuntivo derivante per effetto di sopravvenute previsioni urbanistiche; possibilità di utilizzo dei proventi da oneri di urbanizzazione e costruzione anche per le spese di manutenzione ordinaria della viabilità urbana. Queste entrate andranno a un fondo dedicato unicamente all'attuazione del piano di rientro dal debito. Alemanno ha poi precisato che «le notizie diffuse in merito al fondo per Roma Capitale contenute nella bozza di manovra all'esame del Consiglio dei Ministri sono imprecise e destituite di fondamento. Il testo definitivo sarà reso noto nella serata di oggi». «È un'assurdità»: è drastico il giudizio del presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. «È incredibile - afferma - che anziché penalizzare quelli che visitano Roma di passaggio, senza lasciare alcuna ricchezza, finiscano nel mirino i turisti che invece la arricchiscono soggiornando negli alberghi, costringendoli a pagare una tassa». «Mi sembra di ricordare - osserva il leader di Federalberghi - che questo governo avesse nel suo programma l'abbassamento dell'iva per gli alberghi, che al contrario sono rimasti fermi al 10%, contro il 5 della Francia e il 7,5% della Spagna». Confcommercio: crisi allentata, ma le banche restano rigide nel credito alle imprese resta ROMA (22 maggio) - La crisi allenta la sua morsa sulle piccole e medie imprese italiane, ma restano «alcune rigidità del sistema bancario»: è quanto sottolinea Confcommercio in base ai dati raccolti dall'osservatorio sul credito, secondo il quale meno imprese mostrano segnali di sofferenza, soprattutto nei comparti immobiliare, alimentare, informatica e grande distribuzione, nonostante resti elevato il costo dei finanziamenti. Secondo il rapporto, diminuiscono le imprese che hanno difficoltà a far fronte al proprio fabbisogno finanziario nel primo trimestre del 2010 (14% contro il 16% del trimestre precedente) e aumentano quelle in grado di fronteggiare autonomamente questa esigenza (oltre il 60% rispetto a poco più del 50%). Sul versante dell'offerta di credito, però, si riscontra un irrigidimento delle banche nella concessione dei finanziamenti: diminuiscono, infatti, le imprese a cui è stato accordato il fido richiesto (55,5% rispetto a quasi il 63% della precedente rilevazione). Aumenta, è vero, il numero di imprese che ha visto accogliere la domanda di finanziamento, ma con ammontare inferiore a quello richiesto (9% contro il 6%). Le imprese, inoltre, segnalano anche un aumento dei costi del finanziamento e dei servizi bancari e la richiesta di maggiori garanzie. Sono soprattutto le imprese situate nel Mezzogiorno e quelle dell'abbigliamento e del commercio all'ingrosso a mostrare qualche difficoltà, sia in relazione al proprio fabbisogno finanziario, sia nell'ottenimento dei finanziamenti, mentre non sono emerse particolari difficoltà per le imprese dei comparti immobiliare, alimentare, informatica, grande distribuzione.

17 Banche, 37 miliardi di incagli pendono come la spada di Damocle sui maggiori gruppi creditizi I primi undici gruppi bancari italiani (Banca Carige, Banca Monte Paschi, Bper, Banca Popolare Milano, Banca Popolare Sondrio, Banco Popolare, Credito Valtellinese, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Ubi Banca e UniCredit) hanno registrato a fine 2009 un balzo impressionante dei crediti deteriorati (Analisi R&S-Il Sole 24 Ore). Tra incagli, sofferenze, crediti scaduti e ristrutturati, l'ammontare dei crediti di dubbia esigibilità ha sfiorato in tutto gli 85 miliardi di euro, contro i 49 di fine 2008, con un incremento del 73,5 per cento. In particolare, gli incagli sono passati in totale dai 19 miliardi del 2008 ai 37 del 2009, mentre le sofferenze sono scese da 21 a 29 miliardi. Ed è proprio il dato sugli incagli la spia delle difficoltà del sistema bancario nazionale. Gli incagli sono crediti che il cliente (impresa o famiglia) ha smesso di rimborsare per problemi di carattere transitorio. Essi potrebbero tornare in bonis, ma potrebbero anche diventare sofferenze, cioè crediti irrecuperabili. Tutto dipende dall'evoluzione della crisi economica. Se la congiuntura inverte la rotta e la domanda di beni torna a crescere, molte aziende potranno tornare a rimborsare i propri debiti e le banche potranno tirare un sospiro di sollievo. Se la congiuntura non migliora, molti di questi incagli dovranno essere portati a perdita. Il gruppo UniCredit ha 31 miliardi di crediti deteriorati contro i quasi 20 del 2008, oltre il 50% in più. La banca guidata da Alessandro Profumo ha in bilancio 11,5 miliardi di incagli e quasi 13 di sofferenze. Intesa Sanpaolo ha in totale 20,5 miliardi di crediti deteriorati, quasi il doppio dell'anno precedente, 10 miliardi dei quali sono incagli e più di 5 sofferenze. Hanno i loro guai anche Monte dei Paschi e Banco Popolare. Il gruppo senese ha più di 10 miliardi di crediti deteriorati contro i 7 dell'anno prima, e a fronte di 3,8 miliardi di incagli accusa 4,7 miliardi di sofferenze. I crediti deteriorati del gruppo veronese ammontano invece a poco meno di 10 miliardi, sono cioè quasi il triplo rispetto al 2008, con incagli e sofferenze cresciuti di oltre due volte e mezza, nell'ordine a 5,5 e a 2,6 miliardi. Anche Ubi Banca non scherza. I suoi crediti deteriorati sono quasi raddoppiati tra il 2008 e il 2009, a 4,5 miliardi. Le sofferenze sono 1,8 miliardi e gli incagli 1,3. Più o meno raddoppiati i crediti deteriorati anche per Bper, Popolare di Milano e Credito Valtellinese. Un altro indicatore che segnala la gravità della situazione è il rapporto tra crediti deteriorati e crediti totali alla clientela, che ammonta per l'intero campione al 5,8%, mentre a fine 2008 era del 3,3 per cento. L'istituto di credito messo peggio è il Banco Popolare, i cui crediti deteriorati in rapporto a quelli totali alla clientela sono più del 10%, seguito da Bper con il 7%, Monte Paschi con il 6,7% e Carige con il 6,3 per cento. La banca con la minore incidenza di crediti deteriorati su quelli totali alla clientela è Mediobanca, con appena il 2 per cento.

18 Tagli alla spesa per rassicurare gli investitori a cura di di Elysa Fazzino Anche l'italia passa all'austerità. Finito l'ottimismo, si parla di sacrifici. Molti media esteri fanno notare il cambio di registro nel Belpaese. Ma il Wall Street Journal osserva che la dimensione dei tagli di bilancio è "relativamente modesta". La media annuale degli aggiustamenti di bilancio dal 2002 al 2010 è stata di 12,5 miliardi di euro, scrive il Wsj citando la Cgia, l'associazione artigiani e piccole imprese di Mestre. In due anni, si tratta di dimensioni grossomodo equivalenti alla manovra da 24 miliardi entrata al Consiglio dei ministri. In questo momento, "l'italia, come altri paesi europei, sta rispondendo alla pericolosa crisi del debito sovrano". Il piano del governo italiano di congelare o tagliare le retribuzioni del settore pubblico è speculare a misure analoghe decise in Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia. Il governo italiano esclude però aumenti di tasse. Tuttavia, nota il Wsj, i piani di bilancio non sono cambiati rispetto alle promesse fatte all'unione europea all'inizio dell'anno, che prevedono di riportare il deficit al di sotto del 3% del Pil entro il 2012 (dal 5,3% del 2009). "Poiché il deficit di bilancio si è deteriorato meno che in altri stati dell'eurozona, il ritmo del consolidamento fiscale potrebbe essere meno draconiano". Il vero problema dell'italia è il debito, che viaggia verso il 117% del Pil nel 2011 e consuma circa il 5% del Pil in interessi. "Solo realizzando surplus di bilancio l'italia potrà impedire all'onere del debito di salire". E mentre il risparmio lordo delle famiglie italiane è elevato, l'anno scorso per la prima volta il tasso di risparmio netto è stato negativo, mettendo l'italia alla stessa stregua di Grecia e Portogallo. "Prima o poi, ciò creerà problemi di sostenibilità per la bilancia dei pagamenti" e ciò significa che gli investitori nel debito italiano vorranno essere sicuri che l'italia cresca abbastanza per generare reddito per ricreare il risparmio interno", dice al Wsj Carmelo Pierpaolo Parello, professore di economia dell'università di Roma, esperto del think tank Nens. "Berlusconi accelera i tagli per rassicurare gli investitori", titola un lancio Bloomberg che si legge tra gli altri sul sito del San Francisco Chronicle. "L'Italia, che aveva già promesso di ridurre il deficit al limite Ue, ha accelerato l'aggiustamento per rassicurare gli investitori di avere sotto controllo il più grande debito d'europa". L'Italia "vuole mandare il messaggio di essere impegnata a mantenere le finanze pubbliche in ordine", ha detto a Bloomberg Davide Stroppa, economista di Unicredit. Perché i tagli siano credibili "ci devono essere il minimo possibile di misure una tantum". I riflettori sono puntati sul debito: "Gli investitori spiega l'agenzia Bloomberg non si sono mostrati preoccupati per il debito italiano come per quello greco perché il governo ha frenato le spese durante la crisi economica, contribuendo a contenere l'aumento del deficit italiano".

19 L'Associated Press presenta la manovra in chiave difensiva: "il governo cerca di mettere i conti in ordine per proteggere l'alto debito italiano dalla speculazione del mercato". La misura, spiega l'agenzia americana, punta a mantenere in buona salute le aste italiane di bond. "Nonostante i timori di contagio dalla Grecia, il Tesoro non ha avuto problemi a coprire le vendite di bond nelle ultime aste". Secondo l'ap i tagli di spesa dovrebbero essere ben accolti dai lavoratori italiani, i più colpiti dalla crisi. Il lancio è riportato sul sito del Washington Post e altri media Usa. Il Chicago Tribune lo titola così: "Governo italiano vuole tagliare gli stipendi pubblici alti per puntellare i conti pubblici contro la speculazione". La manovra dell'italia ha grande rilievo su El Pais, che la richiama sulla homepage del suo sito. "Roma spera di risparmiare milioni di due anni" è il titolo. Il sommario: "Stipendi congelati, pensioni rinviate, lotta contro l'evasione fiscale, condono di case abusive e tagli di 10mila milioni agli enti locali. L'opposizione qualifica l'aggiustamento come un pasticcio. I sindacati parlano di iniquità sociale e chiamano lo sciopero generale". "Silvio Berlusconi, rifugiatosi nel suo ottimismo proverbiale, ha negato per due anni la crisi e ha pensato che l'italia avrebbe guidato la ripresa mondiale", scrive El Pais. Secondo il quotidiano spagnolo, Berlusconi, "allarmato per il calo di popolarità", è stato costretto ad ammettere alcuni rospi difficili da digerire. "L'onnipotente" Protezione Civile sarà controllata direttamente da Tremonti, secondo le prime notizie, continua El Pais, che considera "ironico" il colpo di mano contro i "furbi" e gli evasori, visto che Berlusconi è stato processato più volte per "conti segreti in paradisi fiscali" e "ha giustificato l'evasione quando le imposte sono elevate". Su siti francesi come quello dei Les Echos e del Nouvel Observateur viene pubblicata una Reuters sulla svolta verso l'austerità dell'italia: "Dopo aver ripetuto per mesi che le finanze della penisola erano al riparo da uno scenario alla greca spiega la Reuters - il governo Berlusconi ha scelto di prescrivere all'italia una cura d'austerità per evitare il peggio, come altri paesi del Sud dell'unione europea dalle finanze fragili, come il Portogallo e la Spagna". "Il realismo senza fard' di Gianni Letta, che ha parlato di pesanti sacrifici, "mette fine all'ottimismo" ostentato ancora recentemente dai ministri di Berlusconi, "il cui governo vede la sua popolarità calare ulteriormente". Sempre sulla stampa francese, un'afp nota che la Penisola è giudicata dagli economisti più solida di Spagna o Portogallo, ma "resta tuttavia uno degli anelli deboli dell'eurozona". Le misure, che il governo Berlusconi intendeva inizialmente adottare in giugno, sono state anticipate "per rassicurare i mercati e dare un pegno a Bruxelles". Sul piano politico, "si tratterà per il Cavaliere di convincere che le misure sono fondate e di evitare movimenti di sciopero, come in Spagna e Portogallo, mentre la sua popolarità è scesa al 41%, il livello più basso dal suo ritorno al potere nel 2008". Ma il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ha già detto che le misure sono ingiuste perché "il grosso dei sacrifici richiesto ai salariati". E il capo del Pd, Pier Luigi Bersani, ha denunciato la cura di austerità che "non affronta niente di strutturale" e si accontenta "di tagli indiscriminati".

20 25 maggio 2010 Le carte che dettano il gioco delle Borse mondiali a cura di di Vittorio Carlini Liquidità, tassi d'interesse e tecnologie. Ancora: crescita economica, nuove regole e fiducia. Di più: euro debole e debiti sovrani. Sono alcune delle carte che possono decidere i giochi in Borsa. Già, le carte. Non tutte sono uguali, non tutte hanno la stessa importanza. Bisogna capire chi può essere il Jolly, e quali il Re e la Regina di quadri. Ma anche chi è il "2" di picche, magari nascosto sotto le mentite spoglie del fante di cuori. Il Sole24ore.com, senza alcuna pretesa di completezza, ha tentato di dare, e leggere, le carte ai mercati azionari. La liquidità, il Jolly che "droga" le quotazioni Una delle carte più rilevanti, forse il Jolly, è l'enorme quantità di "moneta frusciante" presente sui mercati. Una liquidità, pompata dalle banche centrali per evitare il collasso del sistema, in caccia del giusto ritorno sull' investimento. E che, giocoforza, altera l'andamento delle azioni e degli altri asset finanziari: ne amplifica fortemente i movimenti al rialzo e al ribasso. Un esempio è dato dal balzo dell'oro. «La spinta dei prezzi - dice Adrian Ash, responsabile della ricerca per BullionVault.com - arriva dalla cosiddetta investment demand, cioè dagli acquisti che guardano al metallo giallo come asset finanziario, come lingotto di carta». Da un lato si spinge il rally dei prezzi, sperando in una vendita con plusvalenza. Dall'altro, si cerca protezione contro l'eccessivo rischio rappresentato da altri mercati. Questa situazione è comprovata dai dati di World Gold Council: nel primo trimestre del 2010, la compenente investment è cresciuta del 7%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; al contrario quella legata alla gioielleria è scesa del 20% e quella industriale del 16 per cento. Peraltro proprio la liquidità, a fronte dell'easy money, (1% il Refi in Europa) può dare spinta (ma anche toglierla) alle Borse in maniera più diretta. «Pensiamo ai titoli che offrono una buona cedola - dice Mario Spreafico, direttore investimenti di Schroder investment banking -. Lì gli operatori vanno in acquisto, facendo salire le quotazioni». L'euro debole, per adesso un "6" di denari L'Abc del rapporto tra moneta e mercato borsistico insegna che, in un mondo normale, quando la divisa si svaluta i listini salgono: la correlazione, cioè, è inversa. Una "currency" debole significa più facilità nelle esportazioni, maggiori profitti delle aziende quotate, più alti eps e successivi rialzi delle quotazioni. Certo, ci sono paesi più sensibili all'export di altri. «E l'europa -spiega Rony Hamaui, docente di mercati monetari internazionali alla Cattolica di Milano - è una di queste». In linea teorica quindi con l'euro che si indebolisce, come nelle ultime settimane, i mercati azionari avrebbero dovuto salire: così non è stato. «Questa relazione - afferma l'esperto - va in "tilt" nei casi eccezionali. Ricordo, per esempio, il default dell' Argentina nel Allora la fuga di capitali che colpì il paese ebbe un effetto negativo sia sulla moneta, sia sui mercati azionari che su tutta l'economia di

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