INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI

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1 Associazione Sementieri Mediterranei Roma Via Rufelli, Ariccia - ROMA Tel.: Cell: asseme@alice.it INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI (dott. Enrico Lucconi) Audizione Camera dei Deputati - 13 luglio 2011 (Commissione XIII Agricoltura)

2 Asseme pag. 2 Riteniamo nostro dovere come As.se.me. (Associazione sementieri mediterranei Roma), in rappresentanza della categoria dei sementieri e costitutori italiani, informare con obiettività codesta Commissione Agricoltura della Camera sulla situazione del mercato delle sementi e degli agrofarmaci e sulla loro sostenibile qualità, al fine di contribuire all indagine conoscitiva in atto. Ci riferiamo, in particolare, al fatto che l As.se.me. è l unica Associazione di categoria radicalmente contraria all introduzione e coltivazione degli OGM sul territorio nazionale, non potendosi comprendere come la qualità, la quantità, l integrità, la propagazione e il miglioramento dei nostri vegetali, convenzionali e biologici, possano coesistere con la coltivazione degli OGM, ossia di vegetali che, introdotti nell ambiente, inquinano irreversibilmente le aree agricole, senza restituire al produttore, al coltivatore, al costitutore, al sementiero, al consumatore vantaggi di sorta, sia in termini economici, che in termini agronomici-ambientali. In concreto, risulterebbe inutile ogni indagine sulla situazione nazionale del mercato delle sementi e degli agrofarmaci se non si ponesse come premessa imprescindibile la salvaguardia del territorio italiano dagli OGM che, al di là di ogni altra considerazione, oltre ad inquinare le aree e ad azzerare la biodiversità vegetale, minerebbe alla radice la buona fama della nostra produzione agricola di qualità (convenzionale e biologica), sementi comprese. Non è questa una preoccupazione fuori tema, se si pensa che nel 2005 il Governo allora in carica fu capace di emanare addirittura un decreto legge con cui si permetteva la coltivazione, a cielo aperto, di tutti i vegetali GM, grano compreso. Solo l intervento responsabile della Corte Costituzionale ha evitato il disastro. Ma se non fosse intervenuta non staremmo qui a parlare di mercato nazionale delle sementi, perché le multinazionali di turno del settore avrebbero provveduto a monopolizzarlo di fatto. Se qualcosa i sementieri e i costitutori italiani possono ancora fare, per quel che riguarda la ricerca e la produzione di sementi, anche in campo

3 Asseme pag. 3 internazionale, è perché il territorio nazionale è ancora integro e non inquinato dagli OGM. Questa è una realtà della quale il legislatore si deve rendere conto per comprendere il da farsi e sulla quale non può nutrire dubbi. Parafrasando una storica e drammatica esortazione senza gli OGM nulla è perduto, con gli OGM tutto può esserlo. Per non dilungarci in merito, rinviamo a quanto contenuto nella memoria allegata alla presente relazione, precisando, peraltro, che questa Associazione è già stata consultata sugli effetti degli OGM, da codesta Commissione, nell audizione del 9 dicembre 2004, come dalle Commissioni riunite VII e IX del Senato della Repubblica, nell audizione dell 11 giugno Quanto alla rappresentatività dell As.se.me., i quasi 50 associati sono particolarmente attivi nella produzione di seme di grano duro e di riso (le due maggiori eccellenze italiane) e in misura minore nei settori delle leguminose e delle foraggere. In particolare, più del 60% della quantità di seme di grano duro certificato (ascrivibile all attività degli associati a sindacati di categoria) è prodotto dai soci As.se.me. Per il riso i soci As.se.me. producono circa il 40% della semente italiana. Alcuni soci sono, altresì, attivi come costitutori di varietà e come ricercatori, nonostante la forte concorrenza internazionale e le crescenti difficoltà interne. Circa la progressiva riduzione delle varietà di frumento avvenuta dalla fine del 1800 al presente, pur condividendo le preoccupazioni avanzate in questa sede da altri, dobbiamo, tuttavia, far rilevare come la ricerca sulla semente convenzionale abbia contribuito, in maniera determinante, ad elevare la qualità e la quantità del prodotto finale; ricerca nazionale che potrebbe rapidamente degradare, a tutto vantaggio della concorrenza estera e delle multinazionali, se non si intervenisse, per sostenerla, con interventi pubblici robusti e tempestivi.

4 Asseme pag. 4 Aggiungasi, con riguardo alla semente di grano duro, che, venuto meno il premio comunitario per l utilizzo di semente certificata (per l Italia dall ENSE), sta cedendo anche la qualità del grano duro italiano, considerando come l agricoltore è spinto a reimpiegare come seme la granella prodotta, ovvero il seme acquistato come uso zootecnico. Questo effetto era stato ampiamente annunciato, nel passato, dall As.se.me. al Ministero delle Politiche Agricole, eppure nessun provvedimento di rettifica fu preso, nè appare all orizzonte. Per di più bisogna considerare che solo un terzo del grano duro necessario per produrre pasta può essere offerto dal mercato italiano, il restante deve essere importato. Non si comprende come tutto ciò possa permettere ai pastifici di etichettare come pasta italiana una produzione che per due terzi utilizza grano duro estero. Insomma, da una parte meniamo vanto della qualità di quanto produciamo, dall altra facciamo di tutto per minare alla base questa qualità. Le sementi certificate di grano duro (convenzionale) rappresentano il primo anello della filiera di fabbricazione di pasta di eccellenza. Nella produzione agro-alimentare, infatti, diversi sono i momenti della qualità da garantire, controllare e mantenere. 1) Qualità delle sementi. 2) Qualità della produzione agricola. 3) Qualità dello stoccaggio. 4) Qualità commerciale. 5) Qualità del molino (1ª trasformazione). 6) Qualità del pastificio (2ª trasformazione). In connessione con tutto ciò, l obiettivo primario dell industria sementiera del settore resta quello di assicurare varietà nuove e di qualità certificata per rispondere al meglio ai bisogni degli agricoltori e dei consumatori del prodotto finale.

5 Asseme pag. 5 Ma se l obbligo della certificazione delle sementi viene meno, come garantire questa qualità e la qualità degli altri momenti descritti? Cade la credibilità dell intera filiera. Né hanno più senso le successive certificazioni e/o etichettature compresa quella di pasta italiana. E stato fatto presente da altri in questa sede, inoltre, che su di un ettaro di coltura a mais ibrido pesano circa $ di sperimentazione e di ricerca e che per il frumento (pianta autogama autofecondante) questi costi crollano, sempre ad ettaro, a circa 3,3 $. La notizia va, però, spiegata compiutamente. Perché, in realtà, i citati costi includono le ricerche sui semi GM e su quelli ibridi che, non essendo più riproducibili (perché, di fatto, sterili), impediscono agli agricoltori di reimpiegarli nell annata agraria successiva, costringendoli a riacquistarli ogni anno se vogliono coltivare. E chiaro che, se questi sono i fatti, cresce pesantemente l oligopolio delle multinazionali, con spese insopportabili per tutti, coltivatori per primi e, bisogna dirlo, a scapito anche della qualità della semente e del prodotto finale. Per il grano, però, la realtà è diversa. Non si è ancora pervenuti alla creazione di ibridi sterili stabili, che ridurrebbe, tra l altro, ulteriormente e drasticamente il parco varietale. Nel momento in cui questo avverrà, non possiamo sapere cosa accadrà e al mercato mondiale e a quello nazionale. E questo uno dei motivi per cui i sementieri italiani chiedono al Governo di sostenere la ricerca privata e pubblica sul convenzionale con ogni energia e senza più indugiare, ricerca pubblica (di ausilio a quella privata) che fino a pochi decenni fa era il nostro vanto, anche a livello internazionale. Aggiungasi, al di là di quanto espresso e chiarito nella memoria allegata sugli OGM, che non si comprende come tali prodotti, considerando i costi indicati, possano agevolare una agricoltura di economia e sfamare gli indigenti.

6 Asseme pag. 6 Ma il pericolo non finisce qui, perché da notizie di stampa si apprende che tra la multinazionale Syngenta e il CYMMIT, istituto pubblico di ricerca messicano, è stato stipulato un accordo per la promozione di tecnologie applicate al frumento, riguardanti sia la selezione convenzionale che quella con caratteri geneticamente modificati, perché «Syngenta e CYMMIT (si afferma) sono determinate a trasformare la produzione di grano nel mondo, creando delle nuove piattaforme tecnologiche per stabilire standard qualitativi di rendimento senza precedenti». Insomma dal mais e dalla soia si passa al grano ibrido transgenico. Ma attenzione il grano non è il mais o la soia. Per l Italia e per l intera Europa, che operano e vivono nel bacino mediterraneo, il settore del frumento è un settore strategico e vitale che non si può lasciare nelle mani di operatori senza remore. Ripetiamo, allora, che l Italia e la Comunità devono intervenire tempestivamente per favorire la ricerca nel settore e mantenere nel frattempo, la qualità del seme ai più alti livelli, premiando l utilizzo, da parte dell agricoltore, di semente certificata. Da rilevare, ancora, che sta emergendo una nuova tecnica produttiva definita cisgenica. Interpellato, in merito, il prof. Pietro Perrino, genetista agronomo indipendente di primo piano, cosi ha dichiarato: La cisgenica e la trans genesi sono implicitamente la medesima cosa perché la tecnica è la stessa: l ingegneria genetica. Il problema, infatti, dell ingegneria genetica è la tecnica con cui si ottengono gli organismi transgenici o cisgenici. Sono sempre organismi geneticamente modificati ottenuti inserendo nel genoma, che si vuole trasformare o manipolare, un miscuglio di DNA che, tra l altro, contiene i marcatori della resistenza agli antibiotici e promotori pericolosi per la salute umana e degli animali. Il risultato finale sia che si tratti di transgeni che di cisgeni è un DNA transgenico o cisgenico instabile, mal legato al resto del genoma e che,

7 Asseme pag.7 quindi, una volta libero si può ricombinare con altro DNA, dando origine a nuovi virus, nuovi batteri, nuovi funghi, nuove malattie. In altre parole, per operare queste trasformazioni genetiche o cisgeniche, in forma rapida ed economica, si usano ancora virus (c.d. innocui) che, ricombinati con altri occasionali virus o batteri, possono produrre (e spesso producono) effetti devastanti sulla salute dell uomo e degli animali. Ad esempio, il virus 35S promoter utilizzato nell ingegneria genetica per la produzione di OGM è un retrovirus che ha creato grosse preoccupazioni in campo medico perché genera leucemie e tumori. Sintomatico, peraltro, il fatto che, da quando si sono introdotte queste tecniche, con regolarità impressionante sono scoppiate pandemie sconosciute ed incontrollabili fino al presente, mai, prima di questa introduzione, verificatesi con tale frequenza, regolarità e virulenza. Sono eventi che vanno studiati con ogni attenzione e con assoluta imparzialità, soprattutto attraverso pubblici e tempestivi interventi. Indipendenza e neutralità che, ad esempio, manca all EFSA, Agenzia comunitaria di controllo della qualità e genuinità degli alimenti e dei prodotti agricoli-alimentari, tenendo conto che, nel compiere le richieste verifiche, si avvale spesso delle analisi e delle ricerche delle multinazionali e dell imprese la cui attività essa deve controllare. Ad ogni buon conto, per meglio comprendere lo stato attuale della produzione sementiera italiana di grano duro, è opportuno precisare che i quantitativi di sementi ufficialmente certificati di questo cereale, secondo le proiezioni elaborate dall ENSE (ora confluito nell INRAN), campagna di certificazione , sono stati pari a quintali circa, ossia il 33% in meno della campagna di certificazione , a sua volta in calo del 20% sulla precedente campagna , con ciò perdendo, in solo due campagne di certificazione, più del 50% della produzione. Da ricordare che nel il seme certificato di grano duro ammontava a quintali.

8 Asseme pag.8 Da quell epoca, quindi, un vero tracollo, dovuto, evidentemente, alla soppressione dell obbligo di impiegare seme certificato per il frumento duro, tramite decreti ministeriali di attuazione dei regolamenti comunitari in merito. Scontata la domanda che da tutto ciò deriva: a che serve la legge sull etichettatura obbligatoria delle materie prime utilizzate per verificare la tracciabilità delle produzioni finali cedute al consumatore? Siamo sicuri che tale legge viene rispettata, ovvero che i controlli sono puntuali ed efficaci? Abbiamo visto come per la fabbricazione della c. d. pasta italiana, per i due terzi il grano duro utilizzato non è italiano. Ma anche per quel terzo utilizzato, quanto all origine proviene da seme certificato? Non vorremmo che questa sbandierata qualità sia solo una montagna di carta e di etichette senza alcun riscontro e contenuto. Depotenziato l ENSE, depotenziata la certificazione, depotenziata la produzione di seme di qualità, depotenziata la produzione di grano duro, che cosa ci aspettiamo che questi vuoti non vengano occupati da altri? Per carità! Ecco alle porte Annibale: le multinazionali, sperando che di Annibale facciano la stessa fine, nel frattempo si sono accampate sotto le mura di Roma; dovremmo, però, privarle degli elefanti e dei promoter (quali virus incontrollabili) nazionali e comunitari, ma come riuscirci e a chi rivolgerci? Per concludere, nell immediato e nel concreto si suggerisce: a) di promuovere il reinserimento del sostegno specifico all uso del seme certificato nelle misure collegate all art. 68 del Reg. CE n. 73/09, con il relativo premio; b) di sostenere, fin da ora, la funzione e l utilizzo del seme certificato di grano duro nel dibattito e nelle decisioni per la futura PAC post 2013, considerando che il grano risulta non solo per l Italia, ma anche per la Comunità, una produzione strategica e vitale per molte zone, il cui mercato non può essere lasciato alla mercè di

9 Asseme pag.9 imprese multinazionali non interessate alla reale ed elevata qualità del prodotto finale. Nell indicare gli obiettivi dell indagine conoscitiva la Commissione ha, tra l altro, osservato che ad ulteriore conferma dell esistenza di un regime di oligopolio nel settore delle sementi e degli agro farmaci, vi è da rilevare che le stesse sei imprese (multinazionali) operanti nel settore delle sementi sono presenti anche nel comparto degli agrofarmaci, ove, nel loro complesso, detengono quasi l 80% delle quote di mercato a livello mondiale. Ma questi risultati devono molto del loro successo anche al fatto che dette imprese vincolano gli acquirenti degli OGM all utilizzo dell erbicida roundup prodotto dalle stesse (di proprietà, in particolare, della Monsanto, il più venduto nel mondo). Indagini reiterate fin dagli anni novanta, di scienziati indipendenti, hanno dimostrato che il glifosato, presente nel roundup, è causa, tra l altro, di malformazioni nei feti degli animali da laboratorio (rane, polli, topi, ecc. ). La Commissione Europea, fin dal 2002, è a conoscenza di questi effetti, pure nulla ha fatto a tutela del consumatore. Appare, allora, chiaro che ci sia stato una deliberata volontà di coprire simili evidenze (inspiegabile ed ingiustificabile), e tutto a detrimento della salute pubblica. Il roundup, peraltro, non viene utilizzato solo in agricoltura, ma anche nel giardinaggio, nei parchi, nelle aree verdi delle scuole, ecc. Ora di questo pericolo sembra si sia finalmente accorta anche la menzionata Commissione, per spostare, tuttavia, la validità dell autorizzazione ad utilizzare il glifosato e, quindi, il roundup stesso dal 2012 al 2015! Insomma gli interessi della Monsanto per ora non si toccano! A questo punto ci domandiamo: ma l EFSA, l Italia, i nostri legislatori cosa fanno, quale ruolo svolgono a livello comunitario? Sono autorizzati, con il loro mandato, anche a disporre della salute dei cittadini?

10 Asseme pag. 10 E il principio di precauzione applicato agli OGM in Italia, non dovrebbe valere anche per i pesticidi e gli erbicidi al glifosato, come il roundup (venduto ai nostri coltivatori), se gli effetti sono quelli citati? In merito al riso, eccellenza italiana in Europa da sempre, questa Associazione condivide quanto altre associazioni di categoria hanno già fatto rilevare circa il pericolo di un degrado rapido della qualità della semente di riso certificata, considerando che dal 2012 non saranno più erogati aiuti comunitari per la sua produzione. Per di più nuove tecniche produttive, introdotte in questi ultimi tempi (ci riferiamo al metodo Clearfield), stanno ampliando le difficoltà e le preoccupazioni dei sementieri e dei risicoltori, per l impossibilità di difendersi dal moltiplicarsi di un nuovo tipo di riso crodo infestante, che rende inutile anche l utilizzo del riso Clearfield, perché l erbicida associato alla sua coltivazione, per eliminare l infestante stesso, non appare più in grado di farlo essendo divenuto resistente a questo erbicida associato al Clearfiled. Si pensi che, al presente, il 20% circa della superficie nazionale a riso è seminata con le varietà Clearfield Libero, Sirio CL e con altre varietà Clearfield di nuova iscrizione. Ma anche queste varietà Clearfield, introdotte dalla multinazionale tedesca BASF pur dichiarate stabili non si sono rivelate tali, tanto che il seme Clearfield CL131 è stato ritirato dal commercio, essendo risultato inquinato da geni estranei, dannosi al prodotto, all ambiente, alle aree agricole e al consumatore di riso e questo non per una sola annata, ma per ben tre annate, ossia nel 2005, nel 2006, nel Tecnica, allora, di modifica genetica che sembra più vicina a quella utilizzata per gli OGM che non a quella naturale di incrocio e selezione, come sostenuto dalla BASF. Pure un ente pubblico di ricerca, l Ente Nazionale Risi (ENR), ha provveduto per primo ad introdurre sul suolo nazionale tali varietà, senza procedere alle necessarie e prolungate verifiche e ad attendere i relativi risultati, come gli eventi descritti avrebbero dovuto suggerire.

11 Asseme pag.11 Da notare, che tale Ente non solo ha introdotto intempestivamente le dette varietà in Italia, ma esso stesso è proprietario di alcune di queste varietà, che, addirittura, moltiplica e commercializza, ponendosi in diretta concorrenza con le ditte sementiere che dovrebbe tutelare e controllare, contro ogni regola e norma sulla libera concorrenza e sulla correttezza e buona fede. Il fatto è tanto più grave, sotto un profilo giuridico, ove si consideri che l Ente in parola è in grado di conoscere annualmente, delle imprese sementiere concorrenti, ogni dettaglio dell attività da queste svolta, perché le stesse sono obbligate per legge, per prevenire frodi, a comunicare all ENR (quale Organismo pagatore dell aiuto UE alle sementi certificate di riso) le operazioni di acquisto, trasformazione, vendita in Italia e all estero della semente certificata trattata, compresi: quantità prodotta e venduta, quantità degli stock invenduti, varietà, nome degli acquirenti e degli agricoltorimoltiplicatori. Da precisare, per miglior chiarezza, che l ENR ha «regolarizzato» la novella posizione di «impresa sementiera», chiedendo ed ottenendo, dall AGEA, l iscrizione nel «Registro degli stabilimenti e dei costitutori in purezza», al fine di poter stipulare contratti di coltivazione del seme posseduto con i produttori moltiplicatori (non potendo l impresa non registrata sottoscrivere tali contratti) destinatari dell aiuto UE alla semente certificata di riso, aiuto che viene direttamente corrisposto al sementiero ove questo provveda per proprio conto, su terreni di proprietà o detenuti, alla richiamata moltiplicazione. Sicchè, in quest ultimo caso, l ENR, moltiplicando direttamente il seme posseduto su terreni di sua proprietà o nella sua disponibilità, quale Organismo pagatore prescelto per il pagamento dell aiuto alla semente di riso in parola, andrebbe ad assumere, nel contempo, per l erogazione dell aiuto, la veste di ente controllore e di impresa controllata. In altri termini, il controllato è il controllore, il controllore è il controllato.

12 Asseme pag. 12 Ma questo anche per quanto concerne la verifica della nocività, o meno, delle varietà di riso Clearfield che l ENR (si ripete ente pubblico di ricerca) possiede, moltiplica direttamente e commercializza. L evidenza nociva, del nuovo tipo di riso crodo infestante, è stata, infatti, rilevata dai sementieri e dai risicoltori, non dall ENR. Insomma, appare istituzionalizzato, a tutti i livelli, un incredibile disordine organizzato a vantaggio di pochi ma forti ed invincibili interessi, a scapito e a detrimento di quelli di tutti, consumatori, risicoltori, sementieri compresi. Nello specifico orientamenti della Commissione UE (che sono l abolizione dei pagamenti diretti, l adeguamento ridistributivo dei fondi per tutti i paesi membri, la rimodulazione degli importi, ecc.), rappresenterebbe, per le imprese sementiere del riso, una forte penalizzazione nel caso del disaccoppiamento, con conseguente effetto dirompente sull attività di produzione e di ricerca delle sementi di riso (come già avvenuto nel settore del grano duro) e con perdita degli investimenti intorno al 50% (ved. all. 2- tab.1). Ricordiamo che gli agricoltori-moltiplicatori di semente certificata di riso hanno diritto al premio comunitario solo se il 95% del seme prodotto viene effettivamente venduto, attraverso le ditte sementiere, e utilizzato per la semina da parte delle aziende agricole per la produzione di risone. Il meccanismo introdotto, a partire dagli anni 80, ha favorito la crescita di una industria sementiera sempre più efficiente ed attenta allo sviluppo di nuove varietà per l Italia e per l esportazione, al fine di soddisfare le esigenze del consumatore, determinando anche il successo del riso italiano in Europa. La mancanza di un sostegno diretto o indiretto farebbe ritornare la produzione di seme di riso certificato ad una situazione anni 70/80. Riteniamo che, per mantenere la qualità del riso nazionale convenzionale attuale, non Clearfield, attraverso l uso del seme certificato, l importo UE spettante all Italia (media dell ultimo triennio ) debba essere ripartito per la superficie nazionale ( ha), che

13 Asseme pag. 13 corrisponderebbe ad un valore medio di 32,27 ad ettaro (ved. Tab. 2) e, quindi, per equità, concesso (detto premio di 32,27 ad ettaro) a tutti i produttori di risone e non ai soli 300 riproduttori-moltiplicatori storici di semente come si vorrebbe. In concreto, per evitare effetti negativi produttivi e di mercato, e tenuto conto della rilevanza strategica agro-ambientale delle risaie, l As.se.me. propone di mantenere, fino al 2013, l attuale assetto normativo comunitario, sia per le sementi che per la coltivazione del risone. Tenendo conto che la tecnica di riproduzione del seme tecnico di riso (ossia di Pre-base, Base e di 1ª riproduzione) impone ai sementieri un periodo di preparazione e di programmazione non inferiore a due anni prima della commercializzazione. La richiesta di tale rinvio, è giustificata, in altre parole, dal fatto che i programmi di ricerca e gli investimenti già anticipati, necessari per rispondere alle richieste del produttore agricolo, sarebbero vanificati nel caso in cui le disposizioni adottate con la riforma della PAC del 2009 entrassero in vigore (come stabilito) dal 1 gennaio In via subordinata, si potrebbe introdurre, attraverso l art. 68, cit., un sostegno specifico al miglioramento della qualità del riso per il risicoltore che utilizza semente certificata, sempre escludendo il riso Clearfield. Concretamente, l As.se.me. auspica che il sistema dell uso di seme certificato, attualmente limitato a poche specie, sia introdotto ed esteso a tutte le sementi convenzionali, perché solo così ci si adegua seriamente alla politica della qualità, della trasparenza e della tracciabilità del prodotto finale che si afferma reiteratamente, a tutti i livelli, di voler perseguire. In conclusione, siamo convinti, per la nostra esperienza di costitutori e sementieri, che la natura, non violentata, può, con i suoi prodotti convenzionali attuali, garantire salute e benessere a tutti, a condizione che ci si impegni per conservare l arte del coltivare che la saggezza contadina ci ha tramandato, diffidando di mirabolanti traguardi pseudo-scientifici e di promesse che poco hanno a che vedere con la natura stessa e i suoi ritmi. Associazione Sementieri Mediterranei

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