ECONOMIA E INDUSTRIA IN CAMPANIA DINAMICHE E CARATTERISTICHE
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- Mariangela Santini
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1 N UCLEO DI V ALUTAZIONE E V ERIFICA DEGLI I NVESTIMENTI P UBBLICI ECONOMIA E INDUSTRIA IN CAMPANIA DINAMICHE E CARATTERISTICHE Napoli, 18 dicembre 2012 BOZZA Napoli, 30 aprile 2014
2 Indice Introduzione L economia regionale: consistenza e dinamiche Struttura dell economia campana Ambiti di specializzazione a livello regionale Specializzazioni provinciali Consistenza ed evoluzione dell apparato manifatturiero Struttura e composizione dell industria regionale Dimensione produttiva e fatturato delle imprese Genesi, condizioni operative e gestionali delle imprese Competitività e struttura delle imprese secondo il Censimento Nota metodologica
3 Economia e industria in Campania: dinamiche e caratteristiche a cura di Sara Gaudino e Giuseppe Leonello Introduzione La crisi che il Paese sta attraversando si presenta ancora molto profonda e grave, a livello sia nazionale che nelle principali articolazioni (innanzitutto regionali) del territorio. Dopo un modesto rimbalzo nel 2010 (1,8%) e un ancor più timido progresso nel 2011 (0,4%), nel 2012 il Prodotto Interno Lordo (in termini reali) è tornato a diminuire, in Italia, in misura assai consistente (-2,4%) 1. In questo quadro, le economie più in ritardo e strutturalmente in difficoltà (come il Mezzogiorno e l insieme delle regioni della Convergenza ) manifestano segnali sempre più generalizzati e più rilevanti di peggioramento delle condizioni sociali, delle opportunità e delle prospettive che interessano queste comunità. Il caso della Campania è, a questo riguardo, davvero emblematico. Da un lato, la crisi ha determinato un abbassamento vistoso del reddito (e, quindi, di una parte certamente importante delle risorse a disposizione della società regionale), portando il già modesto contributo della Campania al Prodotto Interno Lordo nazionale (in termini reali) dal 6,4% del 2007 al 6,1% del Una contrazione molto marcata che, tuttavia, conferma e approfondisce una condizione di partenza (strutturale) ben nota: la debolezza e lo squilibrio dei meccanismi dai cui dipende la formazione del reddito rispetto ai fabbisogni e alla dimensione (demografica e sociale) della domanda che, nello stesso periodo, non sono certo diminuiti. Soltanto in Campania, infatti, risiede quasi un decimo dell intera popolazione italiana, in lieve calo dal 10% del 2000 al 9,7% del 2012 ma comunque ben al di sopra del peso che la regione riveste sul piano territoriale, dell apparato produttivo e dell offerta. Alla fine (2012), il risultato di questa dinamica si riflette nella disponibilità, per ciascun abitante della regione, di un volume di risorse (PIL procapite) notevolmente più basso ( ) rispetto a quello registrabile prima della crisi ( nel 2007) nonché, nello stesso anno, in Italia ( ), con un reddito medio che è passato dal 65% al 63% del corrispondente valore misurabile nel resto del Paese e, dunque, con un aggravamento sensibile della condizione delle famiglie. In secondo luogo, l economia della Campania ha perso complessivamente tra il 2007 e il 2012 quasi 10 miliardi di euro di prodotto finale (sui 101 miliardi che sono andati distrutti in Italia a seguito della crisi), concorrendo in una misura assai rilevante (si potrebbe dire, per molti aspetti, fuori scala ) alla recessione in atto. Un contributo tanto elevato da segnalare, insieme, un evidente asimmetria (corrispondente a un andamento molto più marcato nella fase discendente del ciclo economico di quanto non sia mai stato possibile rilevare nelle fasi di crescita del PIL) e una sensibile (maggiore) compromissione della sua base produttiva, interessata da difficoltà operative sempre più gravi 1 Il commento si ferma al 2012 unicamente perché questo è l ultimo anno per il quale sono disponibili dati regionali, ancorché aggregati. Per quanto riguarda l Italia i dati della Contabilità nazionale (ISTAT) mostrano invece che il trend negativo, riaffacciatosi nel 2012, è continuato anche nello scorso anno (2013), facendo segnare un ulteriore arretramento del PIL (a prezzi costanti del 2005) superiore all 1,8%. 3
4 e da fenomeni persistenti di stallo e di contenimento della produzione che le imprese riescono a realizzare e a vendere. Molto significativa, al riguardo, è la partecipazione della regione alla riduzione del numero degli occupati che si è verificata in Italia tra il 2007 e il 2012: dei 323mila posti di lavoro perduti nell intero Paese, ben 132mila (vale a dire quasi il 41%) sono stati registrati in Campania, con un balzo drammatico del tasso di disoccupazione - dall 11,2% al 19,3% - e, dunque, con un brusco incremento dell offerta di lavoro che (anche nel medio-lungo periodo) non riesce ad essere impiegata ed un restringimento ulteriore del mercato, innanzitutto di quello regolare. Reddito procapite e occupazione rappresentano, chiaramente, gli indicatori più espliciti e più sensibili del disagio sociale e dello stato di pesante aggravamento delle condizioni di contesto che caratterizzano la regione. Tuttavia, è ben chiaro che questa situazione non è più (se mai lo è stato) il riflesso di una difficoltà congiunturale dell economia o di un processo che può essere confinato in un ambito specifico del sistema. Al contrario, è molto evidente il rischio che la crisi abbia ormai intaccato il tessuto produttivo della regione in tutti i suoi principali comparti e, soprattutto, che il perdurare della recessione (calo della domanda, insufficienza delle risorse disponibili, aggravamento delle condizioni operative) abbia determinato un impatto tanto negativo (e difficilmente recuperabile) sull apparato industriale regionale da compromettere in misura sensibile le attività (e le imprese) più direttamente e più intensamente impegnate nella formazione del valore aggiunto (e del PIL) della Campania. L analisi di dettaglio della base produttiva (innanzitutto industriale e manifatturiera) rappresenta, quindi, il termine di riferimento sempre più indispensabile, non solo per ricostruire un immagine coerente ed una conoscenza appropriata delle opportunità e delle risorse per la ripresa e lo sviluppo, ma anche per orientare le politiche pubbliche (in primo luogo quelle strutturali ) in funzione delle necessità e delle condizioni più rilevanti della società regionale, nell immediato ed, anche, nella prospettiva (si spera più favorevole) dei prossimi anni. Se il futuro delle aree in ritardo (e, quindi, anche della Campania) si gioca sull'andamento della produttività e sul recupero dei divari che ancora condizionano negativamente l impiego e l efficacia dei fattori, è pur vero che la contrazione dello spazio economico in cui questi fattori operano costituisce un elemento che riduce alla base le possibilità di crescita e di riequilibrio. Anche dal punto di vista dell individuazione delle misure di sostegno più appropriate e più coerenti con gli orientamenti verificabili nell insieme dei Paesi dell Unione europea - il concetto stesso di Smart Specialization, sviluppato nei policy brief del Gruppo Knowledge for growth e nel Rapporto Barca ripreso, poi, nella Comunicazione della Commissione sul contributo della politica regionale allo Smart Growth - per essere adeguatamente declinato a livello di singolo contesto regionale, richiede la messa a sistema di una notevole mole di informazioni circa le caratteristiche degli ambiti territoriali e le specificità dei temi sui quali si intende incidere attraverso l attuazione dei programmi. Le strategie di smart specialization sono, infatti, strategie d innovazione concepite a livello regionale e tese alla valorizzazione di settori/nicchie nei quali si dispone di chiari vantaggi competitivi, già individuabili o che potranno essere sviluppati nel futuro in quanto esistono significativi potenziali da sfruttare (ambiente, tecnologie verdi, servizi alla persona e così via). 4
5 In altri termini, per diversi motivi, la conoscenza approfondita, sul piano settoriale e territoriale, della distribuzione e della qualità del sistema produttivo regionale - per quanto concentrata sui segmenti di mercato dell economia (industria e servizi privati) può consentire di individuare le specificità (e, quindi, i vuoti e le risorse ) dell apparato manifatturiero di riferimento e può servire ad orientare con maggiore incisività e precisione le politiche di sviluppo, sia di contesto che dirette al potenziamento ed alla riqualificazione della base produttiva. L analisi del tessuto industriale regionale costituisce l oggetto specifico di questo studio, reso possibile dalla collaborazione del NVVIP con il Servizio Statistico della Regione Campania che, in quanto soggetto SISTAN, ha messo a disposizione le banche dati di riferimento (al 2007 e al 2010) - rappresentate dagli archivi ISTAT ASIA, Archivio Statistico delle Imprese Attive ed ha collaborato ad alcune delle elaborazioni statistiche realizzate, innanzitutto per la preparazione del data set e, quindi, per la caratterizzazione territoriale e settoriale dell apparato manifatturiero. Nello specifico, l analisi ha previsto i seguenti ambiti di approfondimento. Il primo ha riguardato la ricostruzione di un quadro complessivo degli aggregati relativi al sistema economico regionale ( 1) ed ha attinto a diverse fonti ufficiali (ISTAT, Banca d Italia, SVIMEZ) nonché ai lavori già svolti dallo stesso NVVIP. L obiettivo di questa parte è stato, innanzitutto, la verifica del posizionamento dell apparato industriale della regione sia all interno in relazione, cioè, al contributo che l industria e la manifattura campana ancora riescono ad assicurare all economia regionale nel suo complesso e sia verso l esterno, cercando di misurare gli effetti che la crisi può aver determinato sul ruolo del sistema produttivo della Campania nell ambito delle altre regioni in ritardo del Mezzogiorno. A tale approfondimento segue un analisi della struttura dell economia campana ( 2) e delle cinque province focalizzata sulla distribuzione per settore di attività economica delle imprese e degli addetti, anche attraverso il confronto con la distribuzione a livello nazionale. Tale analisi è stata condotta attraverso l elaborazione dei dati presenti nell Archivio Statistico delle Imprese Attive. ASIA, oltre a costituire la base informativa per le analisi sull evoluzione della struttura delle imprese italiane e sulla loro demografia, rappresenta l universo di riferimento delle indagini sulle imprese condotte dall ISTAT e, quindi, il set di dati più analitico e più ricco per realizzare valutazioni sullo stato e sulla distribuzione (settoriale e territoriale) del sistema produttivo regionale. Infine il lavoro si concentra sull analisi della consistenza ed evoluzione dell apparato manifatturiero regionale ( 3) cercando di mettere a fuoco la configurazione prevalente per dimensione produttiva e fatturato del sistema industriale e sviluppando un analisi, comunque aggregata, delle condizioni operative e gestionali delle imprese. A tal fine sono state combinati, quando possibile, i dati disponibili nell archivio generale sull universo delle imprese con le informazioni via via prodotte e pubblicate dall ISTAT con riferimento ai risultati dell ultimo (2011) Censimento generale dell Industria e dei Servizi. 5
6 1. L economia regionale: consistenza e dinamiche La Campania, nonostante la crisi che ha colpito l economia regionale e che ha drammaticamente ridotto il suo potenziale produttivo, rimane ancora la prima realtà industriale nell ambito delle regioni della convergenza, sebbene con una base manifatturiera messa nettamente a rischio e fortemente ridimensionata in termini assoluti - dalla profondità e dalla durata del calo della domanda. 110 Graf. 1 - Andamento ( ) del PIL a prezzi costanti del 2005 (2000=100) Italia Mezzogiorno Campania Convergenza Fonte: elaborazione NVVIP su dati ISTAT La condizione di prolungata recessione che ha contrassegnato l ultimo quinquennio e che trova riscontro nell andamento del PIL regionale a partire dal 2008, ha determinato, infatti, una caduta così intensa e persistente dei livelli di attività da allontanare la Campania dal trend di crescita medio nazionale - mettendo a repentaglio l intero sistema di imprese - senza, tuttavia, alterare la posizione relativa della regione nel panorama meridionale. Dopo il 2007, mentre l Italia ha perso fino al 2012, quasi 102 miliardi di euro in termini di PIL (a prezzi costanti), corrispondenti ad un arretramento vicino al 7%, il Mezzogiorno, le regioni della Convergenza e la Campania hanno ceduto, rispettivamente, 33, 27 e 10 miliardi di euro (pari al 9,4%, al 9,8% e al 10,2% del 2007) seguendo un trend sostanzialmente analogo e posizionandosi, alla fine, molto al di sotto dei valori del PIL registrati nel In altri termini, se nel 2000 la Campania valeva all incirca il 33,7% del PIL totale delle regioni della Convergenza, questo peso non si è sostanzialmente modificato nemmeno dopo l insorgere della crisi, oscillando, nel periodo in esame, tra il 34,1% del 2008 e il 33,9% del I valori del PIL per il 2012 sono tratti dall aggiornamento dei Conti Economici Regionali pubblicato dall ISTAT alla fine di novembre Peraltro, anche le prime anticipazioni della SVIMEZ (2013), contenute nel Rapporto sull Economia del Mezzogiorno 2012, registravano un incidenza del PIL della Campania sul totale delle quattro regioni della Convergenza pressoché stabile al 33,92%. 6
7 Tab. 1 - Prodotto Interno Lordo (milioni di euro a prezzi costanti del 2005) Italia Mezzogiorno Campania Convergenza Fonte: elaborazione NVVIP su dati ISTAT Certamente più evidente è, invece, lo stacco della Campania, anche rispetto al gruppo dei territori in ritardo (oltre che rispetto all Italia), dal punto di vista della diminuzione registrata nelle componenti interne della domanda. Graf. 2 Domanda interna (Consumi e Investimenti) a prezzi costanti del 2005 (2000=100) Italia Mezzogiorno Campania Convergenza A partire dal primo anno della recessione (2008), la caduta di consumi e investimenti vale a dire della quota predominante del mercato al quale si rivolge l offerta delle imprese regionali è stata, come si vede, impressionante e sensibilmente superiore a quella verificatasi in tutte le altre ripartizioni 3. Ciò ha comportato il passaggio della Campania all ultimo posto fra le regioni italiane, in termini di evoluzione della spesa finale e, quindi, di riduzione della produzione e dei redditi ad essa collegati, nonché l approfondirsi dei divari territoriali (sociali ed economici) riconducibili a questa nuova condizione. Ciò nonostante, la contrazione dell attività produttiva ha certamente modificato la dimensione e la morfologia dell offerta di beni e servizi prodotti dall apparato industriale della Campania - con effetti cumulativi le cui conseguenze vanno ben al di là della normale volatilità della 3 E presumibile che un andamento così repentino e tanto rilevante possa essere attribuibile, in Campania, in larga misura all improvvisa caduta della domanda pubblica di beni e servizi corrispondente al taglio della spesa in settori essenziali come la Sanità. 7
8 demografia d impresa ma non è stata in grado di alterare la distribuzione e il peso delle attività manifatturiere nelle (e tra le) regioni. Graf. 3 - Incidenza (%) del Valore Aggiunto industriale. Campania e regioni della Convergenza Campania Convergenza Fonte: elaborazione NVVIP su dati ISTAT In definitiva, il processo di deindustrializzazione - iniziato (come si vede) ben prima del 2008 è proseguito senza particolari accelerazioni anche negli ultimi anni (quelli della crisi mondiale) ed ha interessato tutti i territori del Paese (nelle aree più sviluppate come in quelle in ritardo ), mantenendo pressoché inalterate le posizioni relative e, quindi, confermando, pur con qualche limatura, il ruolo predominante della Campania nell ambito delle regioni dell Obiettivo Convergenza. Anche nel lungo periodo, poi, il Valore Aggiunto prodotto dall insieme delle attività industriali ha conservato il medesimo peso sul corrispondente aggregato misurabile per le quattro regioni della convergenza (rispettivamente, il 32% in totale e il 36% per le sole imprese manifatturiere), a dimostrazione del fatto che la crisi, nonostante l evidente inasprimento manifestatosi negli ultimi anni, non sembra aver avuto effetti significativi sui livelli di competitività relativa, almeno all interno del gruppo delle regioni in ritardo. Tuttavia, la conclusione di questa prima analisi non è meno rilevante e grave per la tenuta e le prospettive dell economia della Campania. Se il posizionamento della regione ed in particolare, del suo apparato manifatturiero non sembra aver subito, con la crisi, un peggioramento significativo in termini relativi, è il valore assoluto della caduta e del ridimensionamento che si è registrato nella base produttiva e industriale della regione che deve seriamente preoccupare. Nell ultimo decennio e fino al 2011, infatti, l industria in senso stretto della Campania ha perduto complessivamente quasi il 2,5% in termini di valore aggiunto (sul totale regionale) a 8
9 prezzi costanti, con una contrazione che corrisponde all incirca ad un quinto del peso registrato nell anno iniziale (dal 13,3% del 2000 al 10,9% del 2011). Graf. 4 - Andamento del Valore Aggiunto industriale. Campania su regioni Convergenza (%) Fonte: elaborazione NVVIP su dati ISTAT La maggior parte di quest arretramento (1,8%), poi, si è consumata nel periodo successivo al 2007 quando, con l insorgere della crisi, il processo di deindustrializzazione ha nettamente accelerato, raggiungendo livelli straordinari ed allarmanti. In definitiva, la base economica della regione, che già nel 2000 manifestava un evidente ritardo del suo sistema industriale, in grado di contribuire per meno del 12% alla formazione del PIL, ha conosciuto negli ultimi anni un ulteriore vistosa perdita di prodotto (e capacità) innanzitutto del comparto manifatturiero (ridotto, nel 2010, a meno dell 8%), accrescendo, per converso, il peso delle attività terziarie e, soprattutto, del valore aggiunto corrispondente al variegato universo del suo settore pubblico allargato. Il declino delle attività industriali della regione, inoltre, appare particolarmente grave se rapportato al dato medio del Paese, dove l incidenza del valore aggiunto dell industria (calata dal 21,5% del 2000 al 19,4% del 2011) ancora conserva, nonostante la crisi, i tratti di un economia saldamente contrassegnata dal ruolo (diretto e indiretto) del settore secondario e della trasformazione. La contrazione registrata nel tessuto produttivo della regione è stata, quindi, particolarmente significativa (innanzitutto in termini assoluti), con la conseguenza di confinare la Campania (al pari delle altre regioni del Mezzogiorno) in un area sempre più periferica, e sempre meno industrializzata, del tessuto economico nazionale 4. 4 Da un diverso punto di vista, anche nel anno di rinnovato forte scompenso dell economia italiana mentre la caduta che si è registrata in Italia (su base annua) dei consumi di elettricità per usi industriali è stata pari al -6,6%, in Campania la diminuzione dell attività produttiva nell insieme dei settori manifatturieri si è rivelata ben più grave, con un taglio della domanda di energia superiore al 10% (-10,4%). 9
10 Tab. 2 - Campania - Valore Aggiunto ai prezzi base per Settori di attività economica milioni di euro correnti milioni di euro costanti AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 2.187, , , , , ,20 - Agricoltura, caccia e silvicoltura 2.153, , , , , ,08 - Pesca, piscicoltura e servizi connessi 33,86 96,26 73,50 116,98 96,26 132,04 INDUSTRIA , , , , , ,49 Industria in senso stretto 9.386, , , , , ,77 Industria estrattiva 70,36 64,79 56,85 70,00 64,79 57,41 Industria manifatturiera 7.915, , , , , ,06 - Industrie alimentari, bevande e tabacco 1.433, , , , , ,54 - Industrie tessili, abbigliamento, pelle e simili 826,40 845,10 766,86 924,34 845,10 754,73 - Industria del legno, della carta, editoria 630,43 608,67 518,11 682,63 608,67 491,45 - Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche 484,59 433,25 341,12 453,21 433,25 384,21 - Fabbricazione di articoli in gomma e plastica 871,48 822,54 595,84 920,33 822,54 557,44 - Attività metallurgiche; prodotti in metallo 881, , ,89 943, ,41 948,38 - Computer e prodotti di elettronica e ottica 1.187, , , , , ,37 - Fabbricazione di mezzi di trasporto 891,04 646,96 642,35 951,34 646,96 616,13 - Mobili; altre industrie manifatturiere 708,42 685,81 689,02 820,61 685,81 620,91 Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 1.008,95 870,65 913, ,41 870,65 799,64 Acqua; reti fognarie, trattamento dei rifiuti 391,59 753, ,67 475,18 753,43 781,44 Costruzioni 3.141, , , , , ,31 SERVIZI , , , , , ,55 Commercio; Trasporti; Alberghi; Comunicazione , , , , , ,25 Commercio; Trasporti; Alberghi , , , , , ,07 - Commercio all ingrosso e al dettaglio 7.803, , , , , ,12 - Trasporti e magazzinaggio 4.716, , , , , ,66 - Servizi di alloggio e di ristorazione 2.452, , , , , ,07 Servizi di informazione e comunicazione 3.599, , , , , ,26 Attività finanziarie; immobiliari e professionali , , , , , ,41 Attività finanziarie e assicurative 2.214, , , , , ,66 Attività immobiliari 6.928, , , , , ,84 Attività professionali e Servizi di supporto 6.234, , , , , ,08 - Attività professionali, scientifiche e tecniche 4.719, , , , , ,26 - Attività amministrative e di servizi di supporto 1.514, , , , , ,07 Amministrazione pubblica; altri servizi , , , , , ,87 Servizi dell'amministrazione Pubblica , , , , , ,19 - Amministrazione pubblica e difesa 5.542, , , , , ,30 - Istruzione 5.745, , , , , ,49 - Sanità e assistenza sociale 4.104, , , , , ,84 Attività artistiche e altri servizi 2.520, , , , , ,36 - Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento 819,34 924,13 854, ,49 924,13 840,40 -Altre attività di servizi 977,73 994, , ,21 994,33 967,03 - Attività di famiglie e convivenze convivenze 723, , ,12 816, , ,52 VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE , , , , , ,78 Fonte: elaborazione NVVIP su dati ISTAT Per un analisi più particolareggiata, la tabella precedente riporta la distribuzione (e l evoluzione) del Valore Aggiunto della Campania (a prezzi correnti e a prezzi costanti) nei principali settori della Manifattura e dei Servizi (e nei grandi rami di attività) nell ultimo decennio. Con poche eccezioni, i dati riflettono un evidente condizione di debolezza e di ridotta produttività dell apparato industriale regionale. 10
11 Nel complesso, l industria manifatturiera della Campania è passata, dal 2000 al 2010, da poco più di 7,9 miliardi di valore aggiunto prodotto (a prezzi correnti) a circa 7,2 miliardi di euro, con una perdita decisamente più consistente in termini reali (più di 1,7 miliardi di euro, pari a quasi il 22% del valore iniziale). Un evoluzione negativa che - partendo da un dato di per sé già insufficiente rispetto alle necessità ed al peso della comunità regionale ha raggiunto, con la crisi, livelli allarmanti, non tanto e non solo per gli inevitabili effetti (diretti) sul prodotto e sul reddito, quanto soprattutto per la sensibile contrazione di quel sistema di attività in grado di alimentare gli investimenti, la domanda di lavoro, forniture e beni intermedi ed il mercato dei servizi alle imprese. Infatti, mentre in Italia il valore aggiunto prodotto dalle attività industriali si attesta intorno ai per abitante (senza variazioni sostanziali nel decennio della crisi), in Campania lo stesso indicatore arriva a misurare, rispettivamente, nel 2000 e nel 2010, dunque circa un terzo del contributo (al reddito) pro-capite, determinato dall industria nella media del Paese. Graf. 5 - Andamento del Valore Aggiunto a prezzi costanti nei grandi rami di attività Agricoltura Industria Costruzioni Servizi commerciali Servizi Servizi pubblici professionali Fonte: Elaborazione NVVIP su dati ISTAT - Contabilità regionale Dal punto di vista dei settori, inoltre, sono soprattutto le produzioni di Gomma e Plastica e dei Mezzi di trasporto che registrano i saldi negativi più consistenti (a prezzi correnti, il valore aggiunto perduto da questi due comparti supera il 70% del calo complessivo), per quanto (soprattutto nel passaggio a prezzi costanti) pressoché tutte le attività industriali mostrino arretramenti di capacità e di prodotto finale comunque significativi. Soltanto le produzioni legate al ciclo della Metallurgia (fino ai Prodotti in Metallo ) e quelle dell Elettronica indicano, invece, una capacità di tenuta ed, anzi, un incremento apprezzabile (nel caso delle attività metallurgiche anche in termini reali) del valore aggiunto prodotto dalle imprese della regione. 11
12 Nel complesso, però, l industria in senso stretto rappresenta, come si vede nel grafico precedente, l unico comparto che manifesta in Campania un calo di produzione e di peso economico che si sviluppa senza soluzione di continuità lungo tutto il decennio. Mentre negli altri rami e, segnatamente, nei servizi, la recessione ha evidentemente interrotto il trend di crescita, ma non è stata in grado di riportare il valore aggiunto al di sotto dei livelli di inizio periodo (2000), nel caso delle attività industriali la crisi ha certamente aggravato (ma non ha determinato) il processo di progressiva perdita di tenuta e di capacità produttiva delle imprese regionali, con effetti che, soprattutto in prospettiva, rendono certamente più problematici gli scenari di sviluppo e la competitività dell intero sistema. Tab. 3 - Esportazioni per ripartizione territoriale e regione 2012 Ripartizioni e regioni /2013 milioni di euro % milioni di euro % variazioni % Nord-centro , ,9 1,0 Italia nord-occidentale , ,1 0,6 Piemonte , ,6 3,8 Valle d'aosta/vallée d'aoste 596 0, ,1-3,7 Liguria , ,6-6,2 Lombardia , ,7-0,1 Italia nord-orientale , ,3 2,4 Trentino-Alto Adige/Südtirol , ,8 3,1 Bolzano/Bozen , ,0 4,8 Trento , ,8 1,1 Veneto , ,5 2,8 Friuli-Venezia Giulia , ,9-0,6 Emilia-Romagna , ,0 2,6 Italia centrale , ,4-0,7 Toscana , ,0-3,6 Umbria , ,9-7,2 Marche , ,0 12,3 Lazio , ,5-1,6 Mezzogiorno , ,9-8,7 Italia meridionale , ,7-4,1 Abruzzo , ,7-2,4 Molise 377 0, ,1-10,2 Campania , ,5 1,8 Puglia , ,0-10,4 Basilicata , ,3-12,3 Calabria 378 0, ,1-7,0 Italia insulare , ,2-15,0 Sicilia , ,9-14,8 Sardegna , ,4-15,5 Province diverse e non specificate , ,2 6,7 ITALIA , ,0-0,1 Fonte: ISTAT Da quest ultimo punto di vista, infatti, anche i più recenti dati dell ISTAT, relativi alle esportazioni delle regioni, segnalano che: per quanto influenzate da una forte variabilità di tipo congiunturale, le esportazioni della Campania sono cresciute nel 2013 dell 1,8%, a fronte di una sostanziale stabilità in Italia (-0,1%) e di una netta diminuzione per l insieme delle regioni del Mezzogiorno (-8,1%); la dinamica recente, tuttavia, non riesce ad alterare la posizione strutturalmente marginale della regione nel commercio internazionale, tant è che le esportazioni campane rappresentano, alla fine (nel 2013), appena il 2,5% di quelle nazionali, 12
13 seguendo un evoluzione comunque discendente nel medio-lungo periodo (3% nel 2000; 2,7% nel 2009); anche la propensione a esportare - calcolata in termini di valore delle esportazioni di merci sul PIL - segnala per la Campania un modesto incremento nel periodo ed un valore nel 2011 (9,7%) molto al di sotto, sia di quello relativo alla media dell intero Paese (23,8%), sia di quello registrato per le regioni del Mezzogiorno (11,6%). Una trasformazione tanto profonda della base economica non può non aver alterato, non solo il profilo quanto, soprattutto, la qualità e l ampiezza dell offerta regionale, relegando in spazi sempre più angusti le pur presenti esperienze di successo nel campo delle attività industriali innovative. In atri termini, accanto alla contrazione vera e propria dell attrezzatura manifatturiera, la deindustrializzazione in atto ha comportato il consolidamento di quei divari di produttività e di efficienza (imprenditoriale ed organizzativa) che già caratterizzavano il tessuto economico della regione, con riflessi evidenti sulla capacità di sostenere ordinariamente i bisogni della comunità e di soddisfare, in prospettiva, le esigenze della crescita e quelle del raggiungimento di livelli finalmente più adeguati di competitività e di benessere. 13
14 2. Struttura dell economia campana Prima di entrare nel dettaglio dell analisi della consistenza e dell evoluzione dell apparato manifatturiero, nel presente paragrafo si propone una fotografia al 2010 della composizione e della struttura dell economia campana. Per rappresentare la struttura dell economia della regione nel suo complesso e quella delle cinque province si è utilizzata la fonte statistica (ASIA). Per approfondimenti si rimanda alla nota metodologica allegata. In particolare si fa riferimento alla distribuzione per settore di attività economica delle imprese e degli addetti, anche attraverso il confronto con la distribuzione a livello nazionale. Si sono considerate le seguenti articolazioni: Industria in senso stretto 5, Costruzioni, Commercio all ingrosso e al dettaglio 6, Trasporto e magazzinaggio, Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (I), Servizi privati 7, Istruzione Sanità e Assistenza sociale, Altri servizi. Al 2010 l Archivio Asia registra in Campania unità locali d impresa. Prevalgono le attività commerciali che pesano per il 35%, seguono i servizi con un peso relativo del 25%, quindi le costruzioni con il 10%; l industria in senso stretto rappresenta il 9% del totale, al pari delle attività di alloggio e ristorazione il 9%, seguono trasporto e magazzinaggio (7%), sanità e assistenza (5%), altri servizi (4%) e istruzione (1%). Ponendo a confronto la distribuzione settoriale della Campania con quella nazionale, lo scostamento più significativo si registra con riferimento al numero di addetti che opera nell industria in senso stretto; tale dato a livello nazionale è pari al 26% contro il dato campano che è invece ben più contenuto raggiungendo il 19%. Anche per i servizi privati a livello nazionale si registra un maggior peso relativo sia per imprese che per addetti, a testimonianza di una struttura economica più sbilanciata sui servizi e dunque complessivamente più matura. Al contrario, le attività commerciali registrano in Campania un peso relativo maggiore sia per unità locali che per addetti. L analisi della struttura produttiva delle province campane evidenzia una forte concentrazione territoriale delle imprese nella provincia di Napoli, dove si addensa il 51% delle imprese, seguono la provincia di Salerno (21%), la provincia di Caserta (14%) e le province di Avellino e Benevento rispettivamente per l 8% e il 5%. Se si considera il numero di addetti il peso relativo della provincia di Napoli cresce ulteriormente (55%) rispetto a quello degli altri territori campani. Inoltre, considerando la distribuzione per settore di attività economica a livello provinciale i dati confermano la vocazione manifatturiera (industria in senso stretto) del territorio della provincia di Napoli, dove si addensano il 50% delle imprese e il 50% degli addetti dell intera regione, nonché la concentrazione di attività commerciali e di trasporto (il peso relativo delle imprese localizzate nella provincia di Napoli è rispettivamente pari al 54% e al 55%), oltre che la maggior presenza, in ragione dell elevata densità abitativa, di servizi pubblici e privati. 5 L aggregato comprende le sezioni Ateco: B. Estrazione di minerali da cave e miniere, C. Attività manifatturiere, D. Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, E. Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento. 6 L aggregato comprende riparazioni di autoveicoli e motocicli (G). 7 L aggregato comprende Servizi di informazione e comunicazione (J), Attività finanziarie e assicurative (K), Attività immobiliari (L), Attività professionali, scientifiche e tecniche (M), Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (N). 14
15 La provincia di Salerno è sede di un quinto delle imprese campane e con riferimento agli addetti il peso è solo lievemente inferiore; il manifatturiero pesa per il 22% e le costruzioni per il 23%; si segnala, in linea con la nota vocazione turistica, il peso relativo dei servizi di alloggio e ristorazione pari al 26% per numero di imprese e al 23% per addetti. Nella provincia di Caserta è localizzato il 14% delle imprese che danno occupazione al 13% degli addetti della regione. Con riferimento alla distribuzione per settori di attività economica i dati registrano un peso relativo maggiore per le attività delle costruzioni, sia in termini di imprese (19%) che in termini di addetti (18%), nonché un peso relativo più significativo delle attività di istruzione sia per numero di unità che per numero di addetti (18%). Per la provincia di Avellino che rappresenta l 8% delle imprese e degli addetti complessivamente presenti al 2010 sul territorio regionale, si segnala che il comparto industria in senso stretto pesa per il 10% rispetto al dato regionale in termini di imprese e per l 11% in termini di addetti. Infine, la provincia di Benevento rappresenta il 5% del tessuto di imprese regionali e non presenta particolari addensamenti settoriali. Con riferimento alle dinamiche mostrate dalle cinque province, anche all interno dei diversi settori di attività economica, è possibile operare un confronto tra i dati al 2007 e quelli 2010 sempre di fonte ASIA. Complessivamente, confrontando la distribuzione per settori al 2010 con quella al 2007 si riscontra un contenimento del peso dell industria in senso stretto (-10%) e del commercio (- 6%) in termini di unità locali e un incremento del peso delle attività di servizi (ristorazione e servizi privati, rispettivamente pari all 8% e al 6%), mentre, considerando la distribuzione del numero di addetti, si registra nuovamente un contenimento del peso dell industria in senso stretto (-7%), ma soprattutto degli addetti occupati in attività di costruzioni (-13%). A livello territoriale, poi, l industria in senso stretto localizzata nella provincia di Napoli ha registrato il tasso di variazione negativo più consistente (-12%) rispetto al dato regionale, soprattutto in termini di numero di imprese; mentre, nello stesso settore, la provincia di Caserta ha registrato un significativo contenimento del numero degli addetti (-16% contro il dato regionale pari a -7%). Nelle costruzioni il trend negativo registrato a livello regionale, soprattutto in termini di numero di addetti (-13%), ha interessato in particolare le province di Caserta (-19%) e di Napoli (-13%). Infine, per le attività commerciali e per quelle di trasporto e magazzinaggio, l analisi dei dati segnala, a livello regionale, un contenimento del numero delle imprese rispettivamente pari al -6% e al -4% che non influisce tuttavia sul numero degli addetti e che interessa prevalentemente le province di Napoli e Caserta. 15
16 Graf. 6. Peso dei settori di attività economica in Campania n u.l. e addetti 2010 Imprese (Campania 2010) Addetti (Campania 2010) Servizi privati 25% Sanità e Assistenza 5% Istruzione 1% Altri servizi 5% Industria in senso stretto 9% Costruzioni 10% Servizi privati 19% Sanità e Assistenza 5% Istruzione 1% Altri servizi 4% Industria in senso stretto 19% Costruzioni 12% Alloggio e ristorazione 7% Trasporti 3% Commercio 35% Alloggio e ristorazione 8% Trasporti 7% Commercio 25% Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia 2010 Graf. 7. Peso dei settori di attività economica in Italia n u.l. e addetti 2010 Imprese (Italia 2010) Addetti (Italia 2010) Sanità e Assistenza 5% Istruzione 1% Altri servizi 6% Industria in senso stretto 10% Costruzioni 13% Servizi privati 22% Sanità e Assistenza 4% Istruzione 1% Altri servizi 4% Industria in senso stretto 26% Servizi privati 28% Alloggio e ristorazione 7% Trasporti 3% Commercio 27% Alloggio e ristorazione 7% Trasporti 6% Commercio 20% Costruzioni 10% Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia 2010 Tab. 4 - Distribuzione delle imprese per settori di attività economiche per province anno 2010 Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Totale Campania imprese peso % Imprese peso % Imprese peso % Imprese peso % Imprese peso % Imprese Industria in senso stretto % % % % % Costruzioni % % % % % Commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli % % % % % Trasporto e magazzinaggio 593 6% 387 4% % % % Servizi di alloggio e ristorazione % % % % % Servizi privati Istruzione Sanità e Assitenza Altri servizi % % % % % % 95 4% % % % % 938 5% % % % % % % % % Totale % % % % % Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia
17 Tab. 5 - Distribuzione degli addetti per settori di attività economiche per province anno 2010 Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Totale Campania addetti peso % addetti peso % addetti peso % addetti peso % addetti peso % addetti Industria in senso stretto % % % % % Costruzioni % % % % % Commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli % % % % % Trasporto e magazzinaggio % % % % % Servizi di alloggio e ristorazione % % % % % Servizi privati Istruzione Sanità e Assitenza Altri servizi % % % % % % 236 2% % % % % % % % % % % % % % Totale % % % % % Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia
18 Tab. 6 - Imprese attive per settori di attività economiche e per province anno 2010 e variazione rispetto all anno 2007 Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Totale Campania Industria in senso stretto Costruzioni Commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli Trasporto e e magazzinaggio motocicli Servizi di alloggio e 2010 var % peso % Imprese var % peso % Imprese var % peso % Imprese var % peso % Imprese var % peso % Imprese var % peso % % 11% % 10% % 8% % 8% % 9% % 9% % 13% % 12% % 14% % 8% % 11% % 10% % 31% % 31% % 35% % 37% % 34% % 35% 593-3% 2% % 2% % 2% % 3% % 3% % 3% ristorazione % 7% % 7% % 7% % 6% % 8% % 7% Servizi privati % 25% % 26% % 22% % 26% % 24% % 25% Istruzione Sanità e Assitenza Altri servizi % 0% 95 23% 1% 386-9% 1% % 1% 392 8% 1% % 1% % 5% % 5% % 6% % 6% % 5% % 5% % 5% % 6% % 5% % 5% % 6% % 5% Totale % 100% % 100% % 100% % 100% % 100% % 100% Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia 2010 Tab. 7 - Addetti per settori di attività economiche e per province anno 2010 e variazione rispetto all anno var % peso % var % peso % var % peso % var % peso % var % peso % 2010 var % peso % Industria in senso stretto % 28% % 22% % 18% % 17% % 20% % 19% Costruzioni % 13% % 15% % 17% % 10% % 12% % 12% Commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di % 21% % 25% % 28% % 25% % 25% % 25% autoveicoli Trasporto e e magazzinaggio motocicli % 5% % 3% % 5% % 9% % 6% % 7% Servizi di alloggio e ristorazione % 7% % 7% % 7% % 8% % 9% % 8% Servizi privati Istruzione Sanità e Assitenza Altri servizi Avellino Totale Campania % 16% % 17% % 15% % 21% % 17% % 19% % 0% 236-3% 0% % 2% % 1% % 1% % 1% % 5% % 6% % 6% % 5% % 5% % 5% % 4% % 5% % 4% % 4% % 4% % 4% Totale % 100% % 100% % 100% % 100% % 100% % 100% Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia 2010 Benevento Caserta Napoli Salerno 18
19 2.1 Ambiti di specializzazione a livello regionale Partendo dal quadro descritto nel paragrafo precedente, i dati ASIA consentono un analisi ancor più approfondita della composizione della struttura produttiva campana. È infatti possibile utilizzare la classificazione delle attività economiche, oltre che per settore, anche per divisione. Le divisioni ISTAT consentono di arricchire le informazioni in quanto presentano un livello di dettaglio maggiore circa la tipologia di produzione che caratterizza la singola unità locale ed i relativi addetti. L analisi della composizione della struttura produttiva per divisione evidenzia che il peso delle attività di commercio all ingrosso e al dettaglio (esclusi gli autoveicoli) è in termini percentuali rispettivamente pari al 10% e al 21% ed è, in entrambi i casi, superiore al peso delle stesse divisioni nell ambito del contesto economico nazionale. Nell ambito delle attività di servizi rilevante è il peso delle attività dei servizi e ristorazione e quello delle attività legali e contabilità (rispettivamente pari 5,92% e all 8,49%); per le attività legali, poi, il peso regionale è più rilevante rispetto al dato nazionale. Le attività di assistenza sanitaria pesano per il 5,23% in linea con il dato nazionale, ma con un peso in termini di addetti decisamente superiore del dato regionale rispetto a quello nazionale (4,26% contro il dato nazionale 2,69). Le attività di costruzione di edifici pesano, in Campania, per il 3,77% in termini di imprese e per il 4,94& in termini di addetti, entrambi i valori sono superiori al dato nazionale. Le attività di servizi per la persona pesano per il 3,7% in termini di imprese e per il 2,5% in termini di addetti in linea con gli analoghi pesi registrati a livello nazionale. Le industrie alimentari pesano per l 1,63% e assorbono addetti per il 2,9%, dati lievemente superiori a quelli nazionali. Più in generale, per la quasi totalità delle divisioni considerate, il dato relativo alla dimensione media degli addetti segnala, per la Campania, valori più bassi rispetto ai dati nazionali (3 addetti in media per la Campania a fronte del dato medio nazionale pari a 3,6), con l eccezione di alcune divisioni, tra cui, in particolare, la fabbricazione di altri mezzi di trasporto, i servizi pubblici locali (acqua e rifiuti) e alcune attività di servizi legati all impresa (servizi finanziari e attività di ricerca e selezione del personale). La composizione della struttura produttiva campana è stata inoltre posta a confronto con quella nazionale al fine di individuare eventuali ambiti di specializzazione. Per il calcolo dell indice di specializzazione si sono posti a confronto i pesi relativi di unità locali e addetti nei diversi settori, in Campania e in Italia, verificando la maggiore o minore incidenza delle singole attività nella regione rispetto al resto del Paese (cfr. appendice). La tabella 9 seguente evidenzia, per alcune divisioni relative al manifatturiero, un indice di specializzazione superiore al dato italiano sia nel 2007 che nel In particolare si tratta delle seguenti divisioni di attività economica: industrie alimentari, fabbricazione di articoli in pelle, fabbricazione di coke e di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, fabbricazione di altri mezzi di trasporto (dove rilevante è la specializzazione in termini di addetti pari a 2,76 nel 2007 ed a 3,1 nel 2010), commercio all ingrosso e al dettaglio, attività legali, attività riguardanti lotterie, scommesse e attività di ingegneria civile. Analogamente rilevanti, in termini di addetti, sono le specializzazioni riscontrate per le attività di raccolta, trattamento e fornitura di acqua, per quelle connesse alla gestione dei 19
20 rifiuti (raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti, recupero dei materiali, risanamento e altri servizi), per le attività di ricerca scientifica e sviluppo, per i servizi di vigilanza e investigazione, per le attività della divisione istruzione, per quelle connesse all assistenza sanitaria e per le attività di costruzione di edifici. Tab. 8 - Composizione della struttura produttiva e Dimensione media delle imprese per Divisione di Attività economica Divisioni di Attività economica Composizione % Dimensione Imprese Addetti media 1 COLTIVAZIONI AGRICOLE E PRODUZIONE DI PRODOTTI ANIMALI, CACCIA E SERVIZI CONNESSI SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI AREE FORESTALI ALTRE ATTIVITÀ DI ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE 0,03 0,06 6,8 10 INDUSTRIE ALIMENTARI 1,63 2,93 5,4 11 INDUSTRIA DELLE BEVANDE 0,09 0,17 5,6 12 INDUSTRIA DEL TABACCO INDUSTRIE TESSILI 0,22 0,32 4,3 14 CONFEZIONE DI ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO; CONFEZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E PELLICCIA 0,74 1,12 4,5 15 FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE E SIMILI 0,44 1,07 7,2 16 INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO E SUGHERO (ESCLUSI I MOBILI); FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PAGLIA E MATERIALI DA INTRECCIO 0,67 0,63 2,8 17 FABBRICAZIONE DI CARTA E DI PRODOTTI DI CARTA 0,09 0,36 11,4 18 STAMPA E RIPRODUZIONE DI SUPPORTI REGISTRATI 0,34 0,39 3,4 19 FABBRICAZIONE DI COKE E PRODOTTI DERIVANTI DALLA RAFFINAZIONE DEL PETROLIO 0,02 0,08 12,9 20 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI 0,09 0,20 7,0 21 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE E DI PREPARATI FARMACEUTICI 0,01 0,08 24,7 22 FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE 0,17 0,61 10,8 23 FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI 0,55 0,94 5,1 24 METALLURGIA 0,09 0,30 9,8 25 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO (ESCLUSI MACCHINARI E ATTREZZATURE) 1,39 2,47 5,3 26 FABBRICAZIONE DI COMPUTER E PRODOTTI DI ELETTRONICA E OTTICA; APPARECCHI ELETTROMEDICALI, APPARECCHI DI MISURAZIONE E DI OROLOGI 0,07 0,22 10,1 27 FABBRICAZIONE DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE PER USO DOMESTICO NON ELETTRICHE 0,11 0,34 9,4 28 FABBRICAZIONE DI MACCHINARI ED APPARECCHIATURE NCA 0,17 0,66 11,5 29 FABBRICAZIONE DI AUTOVEICOLI, RIMORCHI E SEMIRIMORCHI 0,03 0,48 43,2 30 FABBRICAZIONE DI ALTRI MEZZI DI TRASPORTO 0,05 1,70 92,4 31 FABBRICAZIONE DI MOBILI 0,22 0,28 3,9 32 ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE 0,54 0,43 2,4 33 RIPARAZIONE, MANUTENZIONE ED INSTALLAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHIATURE 0,62 1,03 4,9 35 FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA 0,06 0,16 8,1 36 RACCOLTA, TRATTAMENTO E FORNITURA DI ACQUA 0,02 0,27 51,7 37 GESTIONE DELLE RETI FOGNARIE 0,03 0,07 7,7 38 ATTIVITÀ DI RACCOLTA, TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI; RECUPERO DEI MATERIALI 0,18 1,36 22,9 39 ATTIVITÀ DI RISANAMENTO E ALTRI SERVIZI DI GESTIONE DEI RIFIUTI 0,01 0,08 21,9 41 COSTRUZIONE DI EDIFICI 3,77 4,94 3,9 42 INGEGNERIA CIVILE 0,28 0,68 7,2 43 LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI 6,06 6,35 3,1 45 COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO E RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E MOTOCICLI 3,27 2,60 2,4 46 COMMERCIO ALL'INGROSSO (ESCLUSO QUELLO DI AUTOVEICOLI E DI MOTOCICLI) 10,29 8,05 2,3 47 COMMERCIO AL DETTAGLIO (ESCLUSO QUELLO DI AUTOVEICOLI E DI MOTOCICLI) 21,84 14,66 2,0 49 TRASPORTO TERRESTRE E TRASPORTO MEDIANTE CONDOTTE 1,92 4,47 6,9 50 TRASPORTO MARITTIMO E PER VIE D'ACQUA 0,04 0,77 60,7 51 TRASPORTO AEREO 0,00 0,00 3,0 52 MAGAZZINAGGIO E ATTIVITÀ DI SUPPORTO AI TRASPORTI 0,70 1,76 7,5 53 SERVIZI POSTALI E ATTIVITÀ DI CORRIERE 0,07 0,11 4,8 55 ALLOGGIO 0,80 1,81 6,7 56 ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI RISTORAZIONE 5,92 5,77 2,9 58 ATTIVITÀ EDITORIALI 0,10 0,14 3,9 59 ATTIVITÀ DI PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA, DI VIDEO E DI PROGRAMMI TELEVISIVI, DI REGISTRAZIONI MUSICALI E SONORE 0,10 0,11 3,2 60 ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE E TRASMISSIONE 0,03 0,05 5,1 61 TELECOMUNICAZIONI 0,10 0,08 2,4 62 PRODUZIONE DI SOFTWARE, CONSULENZA INFORMATICA E ATTIVITÀ CONNESSE 0,62 0,64 3,1 63 ATTIVITÀ DEI SERVIZI D'INFORMAZIONE E ALTRI SERVIZI INFORMATICI 0,61 0,55 2,7 64 ATTIVITÀ DI SERVIZI FINANZIARI (ESCLUSE LE ASSICURAZIONI E I FONDI PENSIONE) 0,08 1,01 35,9 66 ATTIVITÀ AUSILIARIE DEI SERVIZI FINANZIARI E DELLE ATTIVITÀ ASSICURATIVE 1,96 1,06 1,6 68 ATTIVITÀ IMMOBILIARI 2,15 1,10 1,5 69 ATTIVITÀ LEGALI E CONTABILITÀ 8,49 3,71 1,3 70 ATTIVITÀ DI DIREZIONE AZIENDALE E DI CONSULENZA GESTIONALE 0,67 0,45 2,0 71 ATTIVITÀ DEGLI STUDI DI ARCHITETTURA E D'INGEGNERIA; COLLAUDI ED ANALISI TECNICHE 4,76 1,90 1,2 72 RICERCA SCIENTIFICA E SVILUPPO 0,16 0,26 4,9 73 PUBBLICITÀ E RICERCHE DI MERCATO 0,30 0,18 1,8 74 ALTRE ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE 1,68 0,85 1,5 75 SERVIZI VETERINARI 0,16 0,06 1,1 77 ATTIVITÀ DI NOLEGGIO E LEASING OPERATIVO 0,40 0,29 2,2 78 ATTIVITÀ DI RICERCA, SELEZIONE, FORNITURA DI PERSONALE 0,01 0,64 174,4 79 ATTIVITÀ DEI SERVIZI DELLE AGENZIE DI VIAGGIO, DEI TOUR OPERATOR E SERVIZI DI PRENOTAZIONE E ATTIVITÀ CONNESSE 0,34 0,32 2,8 80 SERVIZI DI VIGILANZA E INVESTIGAZIONE 0,09 0,79 27,2 81 ATTIVITÀ DI SERVIZI PER EDIFICI E PAESAGGIO 0,65 3,28 15,0 82 ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI D'UFFICIO E ALTRI SERVIZI DI SUPPORTO ALLE IMPRESE 1,43 1,55 3,2 85 ISTRUZIONE 0,62 1,22 5,9 86 ASSISTENZA SANITARIA 5,23 4,26 2,4 87 SERVIZI DI ASSISTENZA SOCIALE RESIDENZIALE 0,10 0,35 10,6 88 ASSISTENZA SOCIALE NON RESIDENZIALE 0,13 0,45 10,3 90 ATTIVITÀ CREATIVE, ARTISTICHE E DI INTRATTENIMENTO 0,38 0,25 2,0 91 ATTIVITÀ DI BIBLIOTECHE, ARCHIVI, MUSEI ED ALTRE ATTIVITÀ CULTURALI 0,01 0,01 3,3 92 ATTIVITÀ RIGUARDANTI LE LOTTERIE, LE SCOMMESSE, LE CASE DA GIOCO 0,19 0,28 4,3 93 ATTIVITÀ SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DI DIVERTIMENTO 0,61 0,57 2,8 95 RIPARAZIONE DI COMPUTER E DI BENI PER USO PERSONALE E PER LA CASA 0,48 0,26 1,6 96 ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI PER LA PERSONA 3,71 2,52 2,0 TOTALE 100,00 100,00 3,0 Fonte: Elaborazione NVVIP su dati Asia
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