QUALE HERCLE NELLA ROMA DI TARQUINIO IL SUPERBO? GIOVANNA BAGNASCO GIANNI*

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1 QUALE HERCLE NELLA ROMA DI TARQUINIO IL SUPERBO? GIOVANNA BAGNASCO GIANNI* Alla questione della dimensione da restituire alla figura di Eracle a Roma sotto i Tarquini è stata data attenzione in numerosi e importanti contributi, data la rilevanza di questo personaggio per la dinastia gemmata da Damarato. 1 Scopo del presente lavoro è seguire i correlati della figura di Eracle in parallelo con la vicenda dei Tarquini per cercare di contribuire, anche da questo punto di vista, a rispondere alla domanda posta dal tema del Convegno sul possibile cambio di paradigma rappresentato dal Superbo. Dato che a questo re si attribuisce la realizzazione del sistema di copertura del tetto della seconda fase del tempio di Sant Omobono (530 a.c.), quando vengono collocati sul culmine delle due facciate altrettanti gruppi di cui uno con apoteosi di Eracle 2, qualche elemento di riflessione potrebbe provenire dal dossier riguardante il nome di Eracle a Roma: testimonianza letteraria da un lato e iconografica dall altro, sembrerebbero sottolineare, come si vedrà, l aspetto dell apoteosi. Alla fine della dinastia invece, attorno alla metà del V secolo a.c., l epigrafia consegna il solo nome [H]ercle che, come osserva F. Coarelli, richiede un passaggio obbligato per l Etruria, collocandosi nel percorso che porta dal greco Heraklés al romano Hercules. 3 Rimanendo nel tema del rapporto di Eracle a Roma nei dintorni della dinastia dei Tarquini, si può dunque osservare da un lato che all inizio della dinastia, nel trasferimento a Roma, il primo re abbandona il nome Heraclidai del genos del padre in favore di quello della città etrusca di provenienza mentre dopo la fine della dinastia compare il solo nome [H]ercle, derivato dall etrusco e spogliato della prerogativa dell apoteosi. Sarà dunque opportuno osservare cosa accade ai due estremi cronologici indicati e verificare se essi possano rappresentare segno di discontinuità rispetto sia alla storia pregressa della dinastia, sia a quella successiva. CORRELATI DI ERACLE IN PARALLELO CON LA VICENDA DEI TARQUINI Oltre all evidenza del cambio di nome del primo Tarquinio, il dossier in ordine cronologico, declinato nei vari aspetti sopra menzionati, inizia con una statua bronzea di Eracle di cui dà notizia Plinio. La statua bronzea era antichissima, tanto che veniva fatta risalire a Evandro, si trovava nel Foro Boario e veniva chiamata triumphalis. 4 C. Ampolo aveva tempo fa attirato l attenzione su questa statua quale elemento decisivo in favore della identificazione fra Eracle e il sovrano romano, a Roma e per giunta proprio nel Foro Boario nell ambito di un rituale preciso in cui la particolare condizione del trionfatore viene fatta risalire all arcaico rex. 5 Oltre alla statua bronzea, qui triumphalis vocatur, anche un famoso simulacro arcaico in terracotta, sempre citato da Plinio senza però indicarne la collocazione, pare possa riferirsi al medesimo luogo di Roma. Secondo F. Coarelli poteva trattarsi della statua di culto del tempio di Hercules Invictus nel santuario dell Ara Maxima, commissionata a Vulca da Tarquinio Prisco, così come nel caso delle statue del tempio Capitolino. 6 Secondo G. Colonna questo Hercules fictilis, attribuito a Vulca, doveva essere stato invece realizzato più tardi, dopo il Giove Capitolino voluto dallo stesso re negli ultimi quattro anni del suo regno a.c. La statua di Eracle si collocherebbe dunque 1 In questo quadro si inserisce in letteratura il problema della dimensione da restituire alla figura di Herakles a Roma sotto la dinastia dei Tarquini, affrontato da D. Briquel in un suo importante lavoro (1999), da P. Lulof per il suo inquadramento dell acroterio di S. Omobono (2000) e recentemente ripreso da F. Coarelli con notevoli argomenti anche a proposito dell acquisizione dall etrusco del suo nome (2009). 2 Lulof 2000, Coarelli 2009, 373. La più antica menzione epigrafica di Eracle a Roma è stata individuata da F. Coarelli nell iscrizione sul cippo proveniente dal lago di Albano (datata forse alla metà del V secolo a.c.) che sarebbe in ogni caso la più antica menzione di Ercole in latino qui nella forma Hercle -, ben anteriore agli altre casi in cui quest ultima riappare (ivi, 376). 4 Per Plinio (NH XXXIV, 16, 33): Ampolo 1987, 86; Zevi 1995, 312; Colonna 2008, Ampolo 1987, Coarelli2009,

2 successivamente, ovvero negli anni Settanta del V secolo a.c., al tempo di Servio Tullio e potrebbe essere identificata con l Ercole dal capo coperto esistente presso l Ara Maxima nel Foro Boario e fosse perciò ispirata al tipo iconografico di origine cipriota, con corta tunica e capo per l appunto coperto da leonté. 7 Ciò che rimane costante è dunque questa parte di Roma, importante da Tarquinio Prisco in poi, che la valorizza e espande, conferendole un significato che continuerà per tutta la durata della dinastia dei Tarquini fino al Superbo. 8 Gli interventi di quest ultimo si concretizzano nel ben noto gruppo acroteriale con apoteosi di Eracle più sopra menzionato. È inoltre interessante a questo proposito l osservazione di M. Torelli in merito alla continuità della memoria, della statua bronzea così radicata nel culto del Foro Boario, tanto da essere ripresa a distanza di secoli da Scipione Emiliano per ragioni ideologiche, ai fini di esaltare nuovamente il valore di Eracle come eroe dell apoteosi anziché come dio. 9 Se effettivamente il segno di discontinuità registrato di M. Torelli coglie nel segno vale la pena di tornare alla prerogativa di apoteosi che le statue più antiche denunciano per affrontare il tema del rapporto fra queste e epiteti di Eracle quali, in ordine cronologico, Invictus e Victor. Secondo F. Coarelli infatti, che riprende uno studio di S. Weinstock, essi sarebbero tardi e da ricondurre a quelli greci di cui si fregiano i sovrani Seleucidi. 10 Tuttavia, mettendo in fila le testimonianze, l epiteto conferito a Eracle sembrerebbe più antico a Roma, persistente almeno fino all epoca del Superbo, e forse, almeno allo stato attuale delle conoscenze epigrafiche, da considerare antecedente all epoca dell ingresso del prestito del nome Hercle dall etrusco, attestato come si è visto alla metà del V secolo a.c. Sembrerebbe dunque da un lato che l idea dell apoteosi di Eracle a Roma accompagni la dinastia dei Tarquini, dal primo all ultimo 11, mentre dall altro che vi sia stato solo dopo un cambiamento nella percezione del personaggio, come si deduce dal nome Hercle, che tuttavia nel suo aspetto linguistico mantiene un legame con l Etruria. Per quanto riguarda l inizio invece, come fa notare C. Ampolo, Plinio sembra discostarsi dall idea che la statua bronzea qui triumphalis vocatur risalisse ai tempi di Evandro 12, talché appare convincente la recente proposta di F. Coarelli di individuare nei Tarquini i responsabili del trasferimento del culto di Eracle da Tarquinia a Roma. Il precedente trasferimento invece, dalla Grecia in Etruria, sarebbe da agganciare al Bacchiade Damarato e riflesso nella vicenda di Tarconte, fondatore di Tarquinia e discendente di Eracle. Nella ricostruzione di F. Coarelli l accento è posto comunque sull origine corinzia della dinastia che avrebbe dato l impronta all intera vicenda dell ingresso del culto di Eracle prima a Tarquinia e poi a Roma, così come a suo tempo osservato da F. Zevi. 13 Se però effettivamente fu il primo Tarquinio a portare Eracle a Roma, innestandolo su un precedente strato cultuale più antico 14, sembrerebbe esservi spazio per interrogarsi se si fosse 7 Per Plinio (NH XXXV, 157): Colonna 2008, e 56 per la citazione. La questione del medium per l adozione dell iconografia cipriota di Eracle è come noto controversa: Cristofani 1996, 53 (collegamento con la fase filofenicia di Thefarie Velianas a Caere); Coarelli2009, Valore del Foro Boario per i Tarquini, da ultimo: Coarelli2009, Torelli 2006, Coarelli1988, Per l idea della dinastia dei Tarquini si fa qui riferimento a C. Ampolo (Ampolo 1988, ) che accetta l idea di una dinastia dei Tarquinii che ha regnato a Roma dagli ultimi decenni del VII secolo fino agli anni attorno al 500 e una frattura rappresentata dal dominio di Servio Tullio o di altri capi e condottieri (come i Vibenna, Mastarna identificato o meno con Servio -, Porsenna). Elemento di continuità sarebbe inoltre da ricercare nella storia dei loro beni che si sarebbero notevolmente incrementati a Tarquinia a partire dalle favolose ricchezze di Damarato, fino alle rivendicazioni del Superbo, dopo la sua cacciata, nei confronti della neonata repubblica: Zevi 1995; Briquel 1999; Coarelli Ampolo 1987, Zevi 1995; in questo senso, ovvero in direzione di un vero e proprio culto greco: Ampolo 1990, Sulla diversità dell Ercole romano da quello greco : Cordano 2014, Per il rapporto con Caco: Ampolo 1987, e nt. 40; Coarelli2009, 378. Per lo strato etrusco sul cui sfondo si proiettano nuclei mitistorici indicanti la complessa articolazione storica delle strutture emporiche del Foro Boario : Coarelli1988,

3 trattato di un Eracle puramente corinzio, dal momento che nel suo stesso nome questo re punta più sull origine etrusca che non su quella corinzia. Varrà perciò la pena di osservare gli sviluppi della figura di Eracle a Tarquinia. SOGLIE STORICHE DELLA FIGURA DI ERACLE A TARQUINIA TRA ARCHEOLOGIA E EPIGRAFIA Un recente rinvenimento veiente ripropone all attenzione il tema dell antichità della circolazione di temi tratti dell epos in Etruria, per la presenza di una imponente idra dipinta su un frammento di forma chiusa di tradizione geometrica, databile entro il primo quarto del VII secolo a.c. Se l idra può essere collegata anche a altre vicende, resta indubbio il suo ruolo nelle storie di Eracle e di personaggi che nelle saghe del Vicino Oriente antico si impegnano da par suo in lotte sovrumane. 15 Per cronologia esso si affianca a due note evidenze dal complesso monumentale di Tarquinia che offrono la prima soglia utile per discutere della presenza di un personaggio con prerogative simili a quelle di Eracle in epoca così alta. Ancora sui documenti dal complesso monumentale Finora l unica possibilità di integrazione nel repertorio dei lemmi etruschi per l iscrizione frammentaria, mi kalan[---], datata negli anni centrali della prima metà del VII secolo a.c. e rinvenuta negli strati che coprivano le strutture dell altare-tempio dell edificio beta, è offerta dalla testimonianza di specchi etruschi assai più tardi (V-IV secolo a.c.) dove l eroe designato, Calanice, rientra in un gruppo di scene centrate su varie forme di apoteosi. Se l integrazione coglie nel segno, lo scarto cronologico tra testimonianza epigrafica e specchi può essere spiegato indipendentemente dalla cronologia di questi ultimi, dato che gli specchi sono portatori di informazioni ben più antiche rispetto alla cronologia con cui vengono datati. Perciò la menzione di una specifica connotazione di Eracle, in epoca così alta, appare verosimile per la sua vicinanza cronologica alle testimonianze di questa qualifica dell eroe nella tradizione poetica 16. Poco prima, ancora nell Orientalizzante antico, si colloca un importante documento reso noto di recente e proveniente da un contesto chiave nel tessuto memoriale del complesso monumentale così come si va configurando negli ultimi anni. Dagli strati tagliati dalla doppia deposizione, sigillata e coperta da un deposito di fondazione quando fu costruito il muro occidentale del cortile alpha 17, proviene una gemma frammentaria, per la quale non si dovrebbe escludere una produzione in loco. Vi è raffigurato un personaggio, dotato di un arma dall aspetto di un cilindro allungato, in lotta con un leone. Sulla sinistra in alto si dispongono tre uccelli acquatici incedenti verso destra, già opportunamente confrontati con quelli presenti su un rilievo tarquiniese più tardo con scena di combattimento fra Eracle e Pholos. Secondo Federica Chiesa, editrice della gemma (Fig. 1) 18, proprio per la temperie culturale del periodo e nonostante la cronologia, una generica lotta dell uomo col leone potrebbe anche trascolorare, così come più sopra osservato per il frammento veiente, in uno degli episodi delle fatiche di Eracle; nel caso specifico i contorni della vicenda sarebbero in ogni caso da porre in una situazione liminare per la presenza dei volatili van Kampen 2012; per i monumenti già noti circolanti ancora nell Orientalizzante medio si pensi agli avori di Montefortini e all oinochoe ceretana di San Paolo, i cui riferimenti si trovano in: Bagnasco Gianni 2010, Per una discussione degli spunti presenti in Eumelo di Corinto e Archiloco, con bibliografia precedente: Bagnasco Gianni 2010; Bagnasco Gianni 2014c. Per la questione della cronologia dei temi rappresentati sugli specchi: Briquel 1990; Bagnasco Gianni 2009a. 17 Per notizie preliminari sul contesto, attualmente in preparazione per la pubblicazione: Chiesa 2001; Bonghi Jovino 2006, ; Bonghi Jovino 2009, All immagine dell editio princeps (Chiesa 2009) si aggiunge nel presente contributo una fotografia della gemma realizzata con una particolare tecnica (Rizzi - Gatta Marini 2003) dal collega A. Rizzi dell Università degli Studi di Milano, che colgo l occasione di ringraziare. 19 Chiesa 2009, 230, nt. 12. Per la particolarità degli uccelli acquatici rappresentati nel campo come "riempitivi" è attestata in una produzione di scarabei di dimensioni maggiori del solito, come lo scaraboide in questione, ricondotta a Rodi e attestata anche in Italia: Giovanelli 2008, 79, nt. 34. Sul problema di riconoscere fatiche di Eracle prima della seconda metà del VII secolo a.c., ma dando una rassegna dei possibili monumenti a esse connessi si vedano le annotazioni di J. Boardman in: Boardman et al. 1990,

4 È importante sottolineare che iscrizione e gemma sono assai vicini cronologicamente e si collocano entro i medesimi riferimenti spaziotemporali dello straordinario gruppo dei bronzi (scure, scudo, lituo), esemplarmente studiato da Maria Bonghi Jovino, a livello di insegne del re sacerdote. 20 È molto probabile che fu questo personaggio a dedicare il complesso alla persistente divinità femminile etrusca che, attraverso i differenti stadi della storia del sito e della testimonianza epigrafica, si va via via chiarendo nella sua dimensione e apparati cultuali. 21 Dagli attributi specifici di Astarte che fa il suo ingresso in Etruria con il suo paredro Melqart, il cui assetto iconografico di origine cipriota resterà come è noto inalterato nel tempo, questa divinità tarquiniese assumerà sempre più la sua dimensione ctonia e ancestrale che la avvicina, attraverso la definizione Xia, alla Uni di Pyrgi. 22 In altre parole Eracle, nella sua figura di apoteosi, è nominato a fianco di una divinità femminile la cui natura si va svelando nel tempo, in accordo con le diverse fasi di vita del sito e di contatto con altri mondi mediterranei. Indipendentemente dall evidenza epigrafica, il gruppo dei bronzi assume nei confronti del tema dell apoteosi un notevole peso quando si tenga conto di quale ne sia l oggettivazione a Roma sotto la dinastia dei Tarquini. 23 Le ultime ricerche di ambito tarquiniese sembrano rivelare infatti notevoli apporti egeo-anatolici, riguardanti il legame dell apoteosi con componenti cosmiche, legate allo spazio sacro e alla sua gestione, fin da epoca villanoviana. Gli esiti di tale processo si colgono anche più tardi ad esempio nell insieme del gruppo della tomba di Bocchoris (olla, coperchio e sostegno), dove sono presenti tutti i temi citati. 24 A giudicare da tali testimonianze sembrerebbe lecito affermare che a Tarquinia la necessità di rappresentare il concetto di apoteosi è un esigenza sentita localmente, tanto da giustificare una rapida accoglienza del greco Kallinikos, fin dallo scorcio dell Orientalizzante antico, in quanto figura di pensiero adatta a esprimere il concetto di apoteosi, più che come espressione di un culto vero e proprio di Eracle. Un altro documento epigrafico coevo sembrerebbe del resto indicare la medesima esigenza di esprimere il concetto di apoteosi. Si tratta dell iscrizione sull anforetta a spirali adespota, ma sicuramente da necropoli e di carattere rituale, in cui compare un iscrizione che, per la presenza della o, non può che essere greca. Secondo la teoria della conservazione delle forme vernacolari nei papiri (C. Pavese), sio potrebbe corrispondere a una menzione dei Dioscuri, così come potevano essere stati nominati da Alcmane, in un momento cronologico che possiamo dire ormai coincidente con i monumenti circolanti in Etruria tra Orientalizzante antico e medio e di cui si è detto più sopra. L allusione al concetto di apoteosi è insita nella disimmetria tra i due gemelli, che rappresentano un doppio disuguale per la mortalità dell uno e l immortalità dell altro (Nekyia Odyss XI, 301). L episodio della liberazione di Prometeo il cui protagonista è Eracle (Eschilo) è rappresentato su un noto specchio etrusco da Vulci, ora a Cracovia, datato nel corso del V secolo a.c. (Fig. 2): sulla quinta laterale dello specchio, opposta a quella occupata dal gemello mortale Castore, è rappresentato Eracle come Calanice nella sua prerogativa immortale, anziché Polluce. 25 Lo specchio rileva dunque la sostanza di questa disimmetria fra mortalità e immortalità trasferendo quest ultima dal gemello immortale Polluce al profilo immortale di Eracle. Grazie a Pindaro (Olimpica III) sappiamo che un collegamento fra Eracle e i Dioscuri si pone in quanto l eroe avrebbe affidato loro l organizzazione delle gare olimpiche, dopo aver portato l olivo dagli Iperborei per coronare i vincitori. 26 Data l ambientazione olimpica emerge il senso 20 Bonghi Jovino 1987; Bonghi Jovino 2000; Bonghi Jovino Bonghi Jovino 2010, Bagnasco Gianni 2014b. 23 Nell ampio dibattito si fa qui riferimento da ultimo a: Menichetti 2012, in particolare Sul tema di una precoce introduzione del concetto di apoteosi in Etruria in un orizzonte mediterraneo lato, da ultimo, con bibliografia precedente: Bagnasco Gianni 2014a. 25 Bagnasco Gianni 2014c, 216 n. 5; sull antichità del culto, di recente: Lippolis 2009, Mastrocinque 1993, 54; Diez de Velasco

5 dell apoteosi 27, talché per quanto riguarda lo specchio etrusco da Cracovia, il baricentro sembrerebbe spostarsi verso questo concetto ponendo ancora una volta la questione se esso, come altri concetti da esprimere sugli specchi etruschi, non sia più importante del personaggio tolto dal mito greco che di volta in volta si trova a rappresentarlo. 28 Nel caso dell apoteosi, se, come sembra, esso è già parte della teologia locale, sembrerebbe plausibile mettere in parentesi l univocità dell apporto greco. In altri termini la figura di pensiero espressa da Kallinikos/ Calanice sembrerebbe essere una delle tante acquisite e rapidamente metabolizzate per oggettivare credenze e acquisizioni locali ben radicate a Tarquinia, in maniera più evidente nel corso dell Orientalizzante antico. 29 Ancora sulle presenze di Eracle a Tarquinia Il gruppo di tre volatili incedenti verso destra rappresentati sul lastrone a scala del Museo di Firenze raffigurante l episodio di Herakles e Pholos, più sopra ricordato, ha dato il nome al Maestro delle Anatre che avrebbe iniziato la sua attività a Tarquinia intorno al 600 a.c. 30 Nel contesto tarquiniese, a fronte dell argomento in esame, vale la pena di sottolineare l associazione fra uccelli acquatici, ancorché considerati cifra del Maestro, e due scene allusive a situazioni analoghe: nel caso del rilievo in pietra Eracle è chiaramente riconoscibile nella lotta con Pholos, nel caso della gemma dal complesso il personaggio è impegnato con un leone in una fatica simile a quelle per le quali Eracle divenne famoso. Si tratta in entrambi i casi di episodi inseriti in una tematica di apoteosi e speranza di aeternitas che caratterizza in particolare monumenti tarquiniesi della stessa classe del rilievo. 31 Sempre agli inizi del VI secolo a.c. il santuario dell Ara della Regina offre lo spunto per vagliare la presenza del tema dell apoteosi affidato alla figura di Eracle attraverso la testimonianza della cassa al contempo sigillata e monumentalizzata con l altare α. 32 In quanto probabile cenotafio inserito nel santuario, essa è infatti accostabile a Tarchon fondatore della città. 33 In base allo studio di G. Colonna sull iscrizione latina frammentaria su rilievo in marmo, recuperato da P. Romanelli sul lato nord del santuario e oggi perduta, egli era inoltre percepito verosimilmente come discendente di Eracle. L integrazione Tarchon già proposta da M. Torelli 34 per [---]cho[---], presente nella prima riga dell iscrizione, troverebbe infatti conferma nella menzione della città campana di Hamae che G. Colonna ricostruisce per ham[---] nella quarta riga. 35 Se infatti Hamae è collegata alle gesta di Tarchon, grazie a Solino (Solin. I, 7) e Licofrone (Alex ), è in particolare dal testo di quest ultimo che si ricavano maggiori informazioni riguardo al collegamento con Eracle, dal momento che Tarchon è citato insieme con Tirreno come suo discendente (Lycoph. Alex., v ; Serv. Aen. 10, 198). Secondo la tesi di D. Briquel queste notizie informano di 27 Per l eredità del concetto, da Archiloco fino alla Tragedia, oltre a quanto annotato (Bagnasco Gianni 2010, 120), si veda: Cerbo 2012, Bagnasco Gianni 2012a, L apertura della città ai contatti mediterranei e la velocità di ricezione nel recepirli è rivelata ad esempio nella capacità dimostrata di creare un alfabeto proprio fin dalla fine dell VIII secolo a.c. (kotyle Jucker). Collima con una visione di presenze allogene diversamente strutturate l indicazione, data da Tacito negli Annali, a proposito di una responsabilità di Damarato per l introduzione dell alfabeto in Etruria. Così come accade per i contatti che traspaiono nella lettura delle produzioni locali e di importazione, non si deve a questa fase culturale l introduzione della scrittura in Etruria, bensì la sua strutturazione (Bagnasco Gianni 1999). Con questo esempio si intende qui porsi nella prospettiva che parte dalla velocità delle culture riceventi, dovuta alla forza delle strutture preesistenti, piuttosto che da una prospettiva che parte dall irraggiamento dell invenzione. Questi temi per incidens sono stati richiamati a proposito della velocità di trasmissione delle innovazioni in campo architettonico da Vladimir Stissi nel dibattito a seguito del workshop connesso al Convegno. 30 Maggiani 1996, 14, complesso I. 31 Maggiani 2000, in particolare Per il valore simbolico dell altare, probabilmente utilizzato solo una volta in occasione del suo stesso rito di fondazione, che ne fa un momento da leggere in quanto luogo di memoria più che di heroon greco, con tutte le implicazioni dovute allo specifico ambiente culturale, rimando alle mie precedenti considerazioni: Bagnasco Gianni 2012b, Bonghi Jovino 2012, 63-64; si vedano le considerazioni della stessa Autrice nel presente volume. 34 Torelli 1975, Colonna

6 una versione propriamente tarquiniese del legame di Tarconte con Eracle. 36 Ancorché quella data da Licofrone sia apparsa più consona al comparto etrusco nord-orientale gravitante su Cortona 37, ritrovare oggettivazione del legame di Tarconte con Eracle al santuario dell Ara della Regina serve a collocare almeno agli inizi del VI secolo a.c. la percezione locale di Tarconte, altrimenti ignorato nelle fonti prima di Strabone e Licofrone. 38 Perciò la testimonianza della cassa sembrerebbe rendere oggettiva la contemporaneità fra la fissazione della memoria dell eraclide Tarconte a Tarquinia e la dedica della statua di un Eracle trionfale a Roma, agli inizi della vicenda dei Tarquini. 39 Sempre rimanendo al santuario dell Ara della Regina e scendendo nel tempo, altri due riferimenti a Herakles più vicini all epoca del Superbo sembrerebbero confermare la scelta nel senso dell apoteosi. Come già altrove osservato 40, risalgono alla metà del VI secolo a.c. le terrecotte restituite dagli scavi al santuario di P. Romanelli, tra le quali sono rappresentate almeno due fatiche di Hercle, mandria di Gerione (lastra) e Idra (altorilievo frontonale), la cui dimensione simbolica e ultraterrena è ancora una volta in sintonia con tale tematica. 41 Andando poi oltre l epoca dei Tarquini, almeno altre due testimonianze possono costituire segno di continuità per una particolare percezione della figura di Eracle a Tarquinia. Se coglie nel segno la recente ricostruzione del frontone del Tempio III dell Ara della Regina, databile agli inizi del IV secolo a.c., l episodio dell apoteosi dell eroe avviene per incinerazione 42 mentre nel caso di quello raffigurato sullo specchio della tomba 65 della necropoli Fondo Scataglini avviene per allattamento da parte di Uni assistita a stretto contatto da Menerva. 43 Riassumendo, sembrerebbe stabile a Tarquinia la componente immortale dell eroe, fino agli affioramenti più tardi che aiutano a completarne il profilo, gettando ulteriore luce sui loro presupposti e dunque sulla configurazione del tipo di Eracle passato a Roma nell epoca corrispondente alla dinastia dei Tarquini. QUALE APOTEOSI DI ERACLE ALL EPOCA DI TARQUINIO IL SUPERBO? È nell epoca del Superbo che in riferimento all apoteosi di Eracle a Roma entra in scena un secondo personaggio, che nelle statue nominate da Plinio non pare esserci. Nell acroterio di Sant Omobono gli attributi della divinità femminile che accompagna l apoteosi di Eracle pertengono alla greca Atena 44 e potrebbero giustificarsi per il tipo di politica voluta dal Superbo nei confronti della Grecia. 45 Tenendo conto tuttavia degli antefatti tarquiniesi, è forse opportuno indagare altre possibilità. Come si è detto, a Tarquinia la prima comparsa dell apoteosi espressa da Eracle è agganciata a una figura femminile vicina a un Astarte che si trasforma in Uni, secondo uno schema che sembra trasparire più tardi nello specchio della tomba 65 della necropoli Fondo Scataglini. Qui nell apoteosi di Eracle sono coinvolte Uni e Menerva, senza concessioni alla logica bipolare di due 36 Legame dichiarato da Strabone (Briquel 1984, 140, 155, 158) e riaffermato da Licofrone con la parentela attraverso Tirreno e Telefo (ivi, ) secondo quanto doveva emergere nella percezione etrusca riportata da Catone, Cecina, Verrio (ivi, 158). 37 Sul tema esiste un lavoro dedicato: Colonna Si veda inoltre: Briquel 1984, Briquel 1984, Si tratta di un tema di confronto fra serie testimoniali diverse, in qualche modo anticipato a proposito della situazione del Foro Boario (Coarelli 1988, p. 134), che parrebbe trovare conferma nell evidenza archeologica tarquiniese di cui si tratta nel presente lavoro. 40 Bagnasco Gianni 2009b, A questo stesso periodo può essere ascritta la lamina bronzea adespota conservata a Vienna con scena di Gigantomachia cui prende parte un raro Herakles rivestito di corazza: Colonna 1993b, pp , fig. 7. Più complesso e degno di uno studio dedicato è il tema delle rappresentazioni dell apoteosi di Eracle sulla ceramica attica nei contesti archeologici tarquiniesi in rapporto al diffondersi delle iconografie di Eracle ancora prima dell ascesa della tirannia di Pisistrato. Per una discussione sull esclusività del rapporto fra iconografia di Eracle e Pisistrato a Atene nel senso di una revisione delle tesi di J. Boardman: de La Genière 1996, in particolare pp Bagnasco Gianni 2009b, Bagnasco Gianni 2014c, pp Lulof 2000, Per comprendere la politica del Superbo rispetto a Olimpia, Delfi e l oracolo di Apollo, si veda la disamina complessiva in: Colonna 1993a, 65. 6

7 diversi archetipi femminili, mutuata dal mondo greco, in cui a Hera si contrappone Atena, a sostegno delle tematiche esclusivamente tiranniche e di potere. 46 Tuttavia il caso di Tarquinia non è isolato in quanto il collegamento con Uni si ripropone a Pyrgi, dove Hercle occupa un posto di primo piano, verosimilmente insieme con lei sul frontone del tempio B, come sostenuto da G. Colonna. Nella costruzione della coppia, cui è affidato il concetto di apoteosi, la componente femminile appare sfaccettata, riassumendo prerogative diverse, adatte a supportare in maniera complessiva le aspettative di chi di quelle immagini si nutriva. 47 In questo quadro, come più sopra anticipato, è evidente che su serie testimoniali di carattere iconografico l apoteosi di Eracle può essere restituita anche in altri modi e non necessariamente in compagnia di divinità femminili 48, perciò ci si possono aspettare identità e differenze sia fra città e città, sia all interno di una stessa città tenendo conto anche che oltre a gruppi acroteriali relativi ai templi nei santuari vi sono anche i resti di donari. 49 Nel caso di Roma tuttavia si è detto dell antichità della dimensione trionfale conferita alle statue che i Tarquini collocano nell area del Foro Boario, un area particolarmente legata nel tempo alla dinastia, come più sopra ricordato. La compattezza di queste testimonianze può contribuire a chiarire gli aspetti dell ingresso della figura di Eracle a Roma in naturale contiguità con il momento tarquiniese, antecedente all originarsi della dinastia. Eredità di questa fase tarquiniese potrebbe forse essere quella figura di Eracle trionfale, che Plinio menziona, e si conserva fino al tempo del Superbo, ma che forse non è l unico apporto nella Roma dei Tarquini in tema di apoteosi. Tornando ai contenuti pragmatici espressi dai Dioscuri, più sopra menzionati a proposito dell iscrizione tarquiniese sio, va ricordato infatti che recentemente A.L. Prosdocimi ha individuato nella dedica lavinate ai Dioscuri la concomitanza di due fattori nell acquisizione del tema nella Roma dei Tarquini, ovvero grecità laconico-spartana e etruschità mediatrice 50 ; una mediazione che a questo punto potrebbe individuarsi più precisamente ancora una volta nella stessa Tarquinia. In conclusione l epiteto pliniano triumphalis potrebbe fornire il collegamento utile per comprendere quali siano le prerogative con le quali Eracle fa il suo ingresso a Roma, verosimilmente all epoca di Tarquinio Prisco, mantenendole nel tempo fino al Superbo. Poiché la dinastia abbandona l originario nome corinzio di Heraclidai in favore della città etrusca da cui muove, sarebbe opportuno guardare a Tarquinia per capire quali siano i correlati della figura di pensiero che Eracle esprime dall inizio come Kallinikos. Pertanto la dea che lo accompagna, prima a Tarquinia e poi a Roma, va riguardata per la sua natura complessa, dagli aspetti sfaccettati e oracolari, che invadono sia la sfera di Uni, sia di Menerva. È significativo inoltre che parallelamente a queste testimonianze nel resto dell Etruria, sugli specchi di cui si è detto, il solo epiteto Calanice sia utilizzato per indicare Eracle, talché appare difficile sostenere con S. Weinstock che si tratti di un epiteto apparso tardi. Il vero cambio di paradigma sembra invece riscontrabile a Roma per altre ragioni. Queste potrebbero leggersi proprio nel cambio del nome da triumphalis al solo Hercle, per di più a fronte del tratto di continuità costituito dal riferimento all Etruria anche per questo secondo nome. Questo nome esprime infatti un Eracle diverso che ha perso quella valenza di apoteosi che solo molto più tardi verrà ripresa a Roma, così come osservato da M. Torelli per Scipione Emiliano. Vale la pena qui ricordare, seppur in filigrana, le osservazioni D. Briquel a proposito delle decisioni del primo console della libera res publica, Bruto, che tra le sue iniziative avrebbe abolito il sacrificio dei fanciulli sostituendolo con le teste d aglio, avvicinandosi in ciò alla figura di Eracle come eroe civilizzatore. Può essere un segno 46 Jourdain-Annequin 1996, 273 e 287. Massa-Pairault 1998, 240 e nt. 45. A questo proposito rimando anche all analisi delle fonti condotta da D. Briquel sulla descrizione delle figure femminili a Roma all epoca dei Tarquini da cui scaturisce come, specialmente nel caso della dame au char si possa leggere un impronta nelle rappresentazioni femminili indipendente da une mythologie connue ailleurs (Briquel 1998, 413). 47 Così come a suo tempo affermato da G. Colonna per l acroterio del Tempio B di Pyrgi la massima aspirazione delle aspettative nutrite da chi era riuscito a conquistarsi, anche con il vantato appoggio della divinità, un forte potere personale (Colonna 2002, 293). 48 Bagnasco Gianni 2014c. 49 Lulof 2000, Prosdocimi 2010,

8 questo del cambio di paradigma osservabile nel nome di Hercle che perde la configurazione trionfale voluta dai Tarquini? 51 *Università degli Studi di Milano Fig. 1: Gemma da Tarquinia, complesso monumentale. Tarquinia, Museo Nazionale Tarquiniense (Foto A. Rizzi, Università degli Studi di Milano). Fig. 2: Specchio da Vulci, Cracovia, Museo Czartoryski, (da DOBROWOLSKY 1998). Abbreviazioni Bibliografiche AMPOLO 1987 AMPOLO 1988 C. Ampolo, Roma arcaica tra Latini ed Etruschi. Aspetti politici e istituzionali, in M. Cristofani (a cura di), Etruria e Lazio arcaico. Atti dell'incontro di studio (Roma, novembre 1986, Roma 1987, C. Ampolo, La città riformata e l'organizzazione centuriata. Lo spazio, il tempo, 51 Briquel 2012, pp Questo tema incontra la tesi (de La Genière 1996, pp ) secondo cui l imagerie espressa da Eracle permea le popolazioni italiche principali nel momento in cui esse rinunciano ai valori legati all antenato e prediligono quelli della virtus. 8

9 il sacro nella nuova realtà urbana, in A. Momigliano A. Schiavone, Storia di Roma, I. Roma in Italia, Torino 1988, AMPOLO 1990 C. Ampolo, Roma e il mondo greco dal secolo VIII agl'inizi del III a.c., in G. Pugliese Carratelli (a cura di), Roma e l'italia. Radices Imperii, Milano 1990, BAGNASCO GIANNI G. Bagnasco Gianni, L acquisizione della scrittura in Etruria: materiali a 1999 confronto, in G. Bagnasco Gianni-F. Cordano (a cura di), Scritture mediterranee tra il IX e il VII secolo a. C., Atti del Seminario di Studio, (Milano febbraio BAGNASCO 2009a BAGNASCO 2009b GIANNI GIANNI BAGNASCO GIANNI 2012a BAGNASCO GIANNI 2012b BAGNASCO GIANNI 2014a BAGNASCO GIANNI 2014b BAGNASCO GIANNI 2014c BOARDMAN et Alii 1990 BONGHI JOVINO 2006 BONGHI JOVINO 2009 BONGHI JOVINO ), Milano 1999, G. Bagnasco Gianni, The importance of being Umaele, in J. Swaddling - P. Perkins (eds), Etruscan by Definition, Papers in Honour of Sybille Haynes, MBE, London 2009, G. Bagnasco Gianni, I Cavalli Alati di Tarquinia. Una proposta di lettura, in M. Bonghi Jovino - F. Chiesa (a cura di), L Ara della Regina di Tarquinia, aree sacre, santuari mediterranei, Giornata di studio (Milano, 13 giugno 2007), Milano 2009, G. Bagnasco Gianni, Tra uomini e dei: funzione e ruolo di alcuni oggetti negli specchi etruschi (con appendici di M. Marzullo, S. Zanni, V. Zenti), in P. Amann (hrsg.), Kulte - Riten - religiose Vorstellungen bei den Etruskern und ihr Verhaltnis zu Politik und Gesellschaft, Akten der 1. Internationalen Tagung der Sektion Wien/Osterreich des Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici (Wien 2008), Wien 2012, G. Bagnasco Gianni, Gli interventi sulla terrazza del tempio dei Cavalli Alati e nell area antistante, in M. Bonghi Jovino - G. Bagnasco Gianni (a cura di), Tarquinia. Il santuario dell'ara della Regina. I templi arcaici, Roma 2012, G. Bagnasco Gianni, Presenza/assenza di mura: implicazioni storico-culturali. Il caso di Tarquinia, ScAnt, (2013), 2014, G. Bagnasco Gianni, Una nuova iscrizione dal complesso monumentale della Civita di Tarquinia, in E. Benelli (a cura di), Cên zic ziχuχe. Per Maristella Pandolfini, Roma 2014, G. Bagnasco Gianni, Lo specchio della tomba 65 del Fondo Scataglini e la questione dell apoteosi di Hercle a Tarquinia, in M.D. Gentili, L. Maneschi (a cura di), Studi e ricerche a Tarquinia e in Etruria. Atti del simposio internazionale in ricordo di Francesca Romana Serra Ridgway, Tarquinia settembre 2010, Mediterranea, XI, Roma 2014, J. Boardman et Alii, Herakles, in LIMC, V, 1. M. Bonghi Jovino, I rituali sacri degli Etruschi tra identità e innovazione alla luce di un inedito calderone di impasto dall area sacra di Tarquinia, in E. Herring-I. Lemos-F. Lo Schiavo-L. Vagnetti-R. Whitehouse-J. Wilkins (eds), Across Frontiers. Etruscans, Greeks, Phoenicians and Cypriots, Studies in honour of David Ridgway and Francesca Romana Serra Ridgway, London 2006, M. Bonghi Jovino, L ultima dimora. Sacrifici umani e rituali sacri in Etruria. Nuovi dati sulle sepolture nell abitato di Tarquinia, in G. Bartoloni - M.G. Benedettini (a cura di), Sepolti tra i vivi. Evidenza ed interpretazione di contesti funerari in abitato. Atti del convegno internazionale (Roma, Aprile 2006), ScAnt, 14 ( ), 2009, M. Bonghi Jovino, Tarquinia. Types of Offerings, Etruscan Divinities and Attributes in the Archaeological Record, in L.B. van der Meer (a cura di), Material Aspects of Etruscan Religion, Proceedings of the International Colloquium Leiden, May 29 and , BABesch Annual Papers on Mediterranean Archaeology, Supplement 16, 2010, BONGHI JOVINO 2012 M. Bonghi Jovino, Appunti sui Templi arcaici, in M. Bonghi Jovino - G. Bagnasco Gianni (a cura di), Tarquinia. Il santuario dell'ara della Regina. I templi arcaici, Roma 2012, BRIQUEL 1984 BRIQUEL 1990 D. Briquel, Les Pélasges en Italie. Recherches sur l'histoire de la légende, Bibliothèque des Ecoles françaises d'athènes et de Rome, 252, Roma D. Briquel, Le paradoxe étrusque: une parole inspirée sans oracles prophétiques, Kernos, 3, 1990,

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