LA COLLEZIONE LA COLLEZIONE CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI PRATO

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1 IL CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI DI PRATO, PRIMO MUSEO COSTRUITO EX NOVO IN ITALIA PER PROMUOVERE GLI SVILUPPI ARTISTICI PIÙ RECENTI, PRESENTA UN VASTO PATRIMONIO DI OPERE RACCOLTE NEL CORSO DEI SUOI VENT ANNI DI ATTIVITÀ. ALL INTERNO DELLA RACCOLTA, IL VOLUME DOCUMENTA 250 OPERE DI 150 ARTISTI O GRUPPI DI ARTISTI, SUDDIVISI IN SEZIONI TEMATICHE DI CUI FORNISCE LE PRINCIPALI CHIAVI DI LETTURA. TRENTANOVE SCHEDE MONOGRAFICHE INCENTRATE SUI LAVORI DI ALTRETTANTI ARTISTI COM- PONGONO IL FOCUS DELLA COLLEZIONE. SEGUONO UN AMPIA PANORAMICA SU ALTRE OPERE DELLA RACCOLTA E CAPITOLI SPECIFICI DEDICATI ALL ARTE DELL AREA POSTSOVIETICA, AI LASCITI DEL COLLEZIONISTA CARLO PALLI E DEGLI EREDI DELL ARTISTA LUCIANO ORI, AI LAVORI CON LA FOTOGRAFIA, IL VIDEO E IL FILM, ALLE RICERCHE DI ARCHITETTURA RADICALE. COMPLETANO LA GUIDA UN CAPITOLO SULLA COLLEZIONE DOCUMENTALE DEL CENTRO INFORMAZIONE E DOCUMENTAZIONE CID/ARTI VISIVE E UNA INTRODUZIONE ALL ARCHITETTURA MUSEALE, DALL EDIFICIO MODERNO DI ITALO GAMBERINI ALL AVVENIRISTICO PROGETTO DI AMPLIAMENTO DI NIO ARCHITECTEN. CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI LA COLLEZIONE CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI PRATO LA COLLEZIONE 00000X 00,00

2 CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI PRATO LA COLLEZIONE

3 PAOLO COCCHI Assessore alla Cultura, al Commercio e al Turismo della Regione Toscana Nell ambito di un progetto regionale che assegna al Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci di Prato una collocazione centrale nel sistema toscano dell arte, la valorizzazione e l incremento della già ricca collezione permanente è obiettivo primario e indispensabile attorno a cui si ridefiniscono le funzioni, l assetto istituziona le, organizzativo ed economico del Centro stesso. Il volume, progettato con cura e sapienza come una propria e vera Guida al Museo e alla sua Collezione, agile e puntuale, importante strumento di studio e di lavoro, di fatto celebra i venti anni di attività del Centro, uno dei primi musei di arte contemporanea del nostro paese, sorto per volontà dell amministrazione comunale di Prato e della famiglia di imprenditori pratesi, i Pecci, che ancora oggi, a distanza di un ventennio, continua a scommettere sul futuro di questo museo con la fattiva collaborazione per il progetto di ampliamento dell edificio - dell architetto Maurice Nio - che restituirà dignità e respiro nazionale e internazionale alla prestigiosa collezione permanente. Fra le varie sfide incentrate sulle tematiche dell arte contemporanea che la Regione sta affrontando, quella del Centro Pecci è senz altro la più cogente: potenziare un centro che sia sì museo - con funzioni precipue di conservazione, tutela, ricerca, catalogazione, documentazione, esposizione- ma anche motore di ricerca e di produzione di attività multidisciplinari, radicato nel territorio ma con una vocazione globale ; un centro che valorizzi e promuova in primis gli artisti toscani inserendosi così nel tessuto connettivo delle realtà operative del territorio con funzioni di centro-sistema per l arte contemporanea nella nostra regione. Tutto questo e molto altro può realizzare questo museo rinnovato, nato nel 1988 come museo d avanguardia attento ai processi sperimentali delle arti contemporanee. Ricordiamo il suo primo nucleo fondativo, agli inizi degli anni 80, il Centro di Documentazione delle Arti visive con la preziosa Biblioteca specializzata, la storica sezione sulla didattica museale improntata sul metodo di Bruno Munari che qui ha lavorato. Dunque un museo che raccoglie un patrimonio inestimabile, luogo di storia e di memoria, la cui Collezione permanente ne rappresenta l identità, ne racchiude i valori e tramanda la conoscenza : il Centro Pecci festeggia dunque i suoi 20 anni; l augurio è di contribuire, come Regione Toscana, alla crescita di un Centro che sia un vero strumento culturale per far crescere il livello di conoscenza dell arte contemporanea.

4 VALDEMARO BECCAGLIA Presidente del Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci Il Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci ha superato la soglia dei vent anni, due interi decenni d attività appassionanti che hanno consolidato la vocazione di Prato alla contemporaneità, al confronto con le sfide di oggi, alla propositività culturale. In un periodo di crisi economica e sociale profonda, come quello che stiamo attraversando, l attenzione all attualità e la consapevolezza di operare nel presente, seppure con difficoltà, costituiscono un patrimonio collettivo reale, non una via di fuga virtuale. La presenza del museo può essere infatti di stimolo alla capacità di ognuno di pensare, di impegnarsi e guardare avanti, alla volontà di non fermarsi su quello che è stato il passato, ma di riflettere su quello che sta accadendo e soprattutto su quello che potrà essere il futuro. L approccio all arte contemporanea richiede attenzione, curiosità e immaginazione, presume voglia di scoprire, di mettersi in gioco e stupirsi, offre in cambio la possibilità di allargare le conoscenze, le vedute, favorendo una coscienza critica. Vent anni fa Prato si presentava come l unica città italiana con un museo costruito appositamente per promuovere e documentare gli sviluppi artistici più recenti. Oggi siamo sicuri dell importanza di quella scelta, avvalorata da un esperienza ventennale di ricerche, idee, proposte, seppure fra problemi economici e limiti operativi, e riponiamo la nostra fiducia in nuovi progetti a venire. Di questa prospettiva sono testimoni il lavoro di Marco Bazzini e Stefano Pezzato, i curatori di questo libro che raccoglie un ampia sintesi di scelte artistiche confluite nella collezione permanente del museo, e l ambizioso progetto d ampliamento dell edificio museale che è qui documentato, fortemente voluto dal Consiglio direttivo del Centro e sostenuto con determinazione dalla famiglia Pecci, dal Comune di Prato e dalla Regione Toscana che ne ha recentemente riconosciuto il ruolo rilevante di Museo regionale d arte contemporanea. La pubblicazione esce a dieci anni di distanza dalla realizzazione dell ultimo catalogo dedicato alla Collezione permamente (1998), a sei anni dall uscita del volume incentrato sulle Nuove acquisizioni (2002), per presentare al pubblico il patrimonio museale e fornirne le principali chiavi di lettura: una guida alle opere, alle correnti artistiche e alle tematiche più significative raccolte in vent anni, ma anche un libro sul museo e la sua architettura, dall edificio originario di Italo Gamberini al progetto d ampliamento di Maurice Nio. Non si tratta quindi di un semplice catalogo aggiornato della collezione, ma di un nuovo capitolo dell intensa storia del nostro museo, da cui bisogna ripartire. La collezione, come l abbiamo conosciuta finora, appare qui in tutta la sua ricchezza e articolazione: le opere più significative e rappresentative accanto a quelle che costituiscono la vera ossatura della raccolta museale, provenienti dalle mostre ma anche dall azione diretta di artisti e collezionisti privati, degli Amici del Museo Pecci e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato; quindi le opere di artisti provenienti dall area postsovietica, proposte a Prato prima che altrove nel 1990 all epoca della Perestroika e integrate in occasione di una nuova vasta indagine nel 2007; le opere generosamente messe a disposizione del museo e della città dal collezionista pratese Carlo Palli, a cui il Centro ha dedicato una mostra e una pubblicazione specifiche nel 2006; quelle appena ricevute in lascito dagli eredi dell artista Luciano Ori, a cui saranno presto dedicate un esposizione e un catalogo esauriente; le fotografie, i video e i film che rappresentano le nuove tipologie di opere raccolte dal museo; l Architettura Radicale toscana, di cui il Centro ha intrapreso la meritoria azione di raccolta e valorizzazione, che si affianca a quelle di altre realtà nazionali e internazionali come il Centre Georges Pompidou di Parigi; la collezione documentale del CID/Arti Visive che costituisce il primo nucleo fondativo del Centro, realizzato dal Comune di Prato nei primi anni Ottanta, e che oggi rappresenta anche uno dei fondamenti del nuovo rapporto di collaborazione e integrazione con i corsi specialistici dell Accademia di Belle Arti di Firenze trasferiti a Prato. Bisogna pensare a queste collezioni, al plurale, anziché ad un unico fondo di opere e documenti di grande rilevanza artistica, come ad un bene comune per noi e per le generazioni future. Allo stesso modo bisogna ricordare l impegno collettivo profuso dai direttori artistici, direttori pro tempore, curatori, collaboratori e da tutto il personale del Centro, dal 1988 ad oggi, per realizzare quello che oggi vediamo e presentiamo, perché rimanga e contribuisca anche un domani a far comprendere e aiutare ad affrontare la realtà in cui abbiamo vissuto.

5 VITO ACCONCI 22, 23 HANS PETER ADAMSKI 144 VAHRAM AGHASYAN 214, 215 LUCA ANDREONI - ANTONIO FORTUGNO 274 NOBUYOSHI ARAKI ARCHIZOOM ARCHIZOOM E SUPERSTUDIO 320, 321 STEFANO ARIENTI 30, 31 KARIN ARINK 145 MARCO BAGNOLI 32, 33 RICHARD BAQUIÉ 146 ROBERTO BARNI 34, 35 MASSIMO BARTOLINI 275 MASSIMO BARZAGLI 147 MASSIMO BARZAGLI - LUISA CORTESI 276, 277 BIZHAN BASSIRI 148 MIRELLA BENTIVOGLIO 278 LAPO BINAZZI 334, 335 LORENZO BONECHI 149 EBERHARD BOSSLET 150, 151 BOTTO & BRUNO 279 ILYA BUDRAITSKIS - ALEKSANDRA GALKINA - DAVID TER-OGANJAN 216, 217 UMBERTO BUSCIONI 246 PEDRO CABRITA REIS 152, 153 PAOLO CANEVARI 36, 37 ANTONIO CATELANI 154, 155 GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 247 LORIS CECCHINI 38, 39 GIUSEPPE CHIARI 248 MARCO CINGOLANI 156, 157 MARTHA COLBURN 280 GILBERTO CORRETTI 322, 323 VITTORIO CORSINI 158 ENZO CUCCHI MARIO DELLAVEDOVA 162, 163 DANIELA DE LORENZO ULAN DJAPAROV 218 ARMEN ELOYAN 164, 165 DIEGO ESPOSITO 166 JAN FABRE 44, 45 FACTORY OF FOUND CLOTHES 219 CARLO FEI 281, 282 FLATZ SYLVIE FLEURY 167 RAINER GANAHL 283 MARCO GASTINI ISABELLA GHERARDI 168, 169, 284, 285 PIERO GILARDI PIETRO GROSSI 249 CARLO GUAITA 170, 171 DMITRI GUTOV ALBERT HIEN 58, 59 TAKASHI HOMMA 286, 287 CRAIGIE HORSFIELD 288 SHIRAZEH HOUSHIARY 172 FRANCO IONDA 173 EMILIO ISGRÒ ILYA KABAKOV 223 VARDI KAHANA 289 ANISH KAPOOR 64, 65 MASSIMO KAUFMANN 174 NATASJA KENSMIL 175 ANASTASIA KHOROSHILOVA 224 KAREN KILIMNIK 176, 177 KINKALERI 290, 291 OLGA KISSELEVA 225 JOB KOELEWIJN 178 WILLI KOPF 179 SVETLANA KOPYSTIANSKY 226 JANNIS KOUNELLIS 66, 67 BARBARA KRUGER VLADIMIR KUPRYANOV 227 NANDA LANFRANCO 292, 293 KETTY LA ROCCA 250 SOL LEWITT RITA LINTZ 294, 295 ARRIGO LORA-TOTINO 251 PHILIP LORCA DI CORCIA 296, 297 FRENCESCO LO SAVIO 76, 77 RENATO MAMBOR 180 LUCIA MARCUCCI 252 AMEDEO MARTEGANI 181 PAOLO MASI 182, 183 ELISEO MATTIACCI 78, 79 MEDICAL HERMENUTICS 228 FAUSTO MELOTTI 80, 81 MARIO MERZ VITTORIO MESSINA 184 EUGENIO MICCINI 253 NINO MIGLIORI 298 DOMINGO MILELLA 299 ALBERTO MORETTI 300, 301 LILIANA MORO 86, 87 UGO MULAS 302 BRUNO MUNARI 303 VIK MUNIZ 185 MAURIZIO NANNUCCI 88, 89 MARCO NERI 186, 187 HERMANN NITSCH 254, 255 HUGHIE O'DONOGHUE 188, 189 ATHOS ONGARO 190 JULIAN OPIE 191 LUCIANO ORI ANATOLY OSMOLOVSKY 229 GIOVANNI OZZOLA 304 MIMMO PALADINO 90, 91 PANAMARENKO 305 GIULIO PAOLINI 92, 93 PAOLO PARISI 192, 193 PERZI 230 LAMBERTO PIGNOTTI 256 MICHELANGELO PISTOLETTO 94, 95 FABRIZIO PLESSI 96, 97 ANNE E PATRICK POIRIER KOKA RAMISHVILI 231 RENATO RANALDI R.E.P. 232, 233 GEORGES ROUSSE 306 BERHARD RÜDIGER 197 GIANNI RUFFI 198, 199 CHRIS SACKER 307 REMO SALVADORI ANDREA SANTARLASCI 200, 201 HUBERT SCHEIBL 202, 203 JULIAN SCHNABEL 108, 109 RAGHUBIR SINGH 308, 309 DANIEL SPOERRI MAURO STACCIOLI ELISABET STIENSTRA 204 ESTHER STOCKER 205 MARCO TIRELLI 206, 207 LEONID TISHKOV 234 SANDRA TOMBOLONI 208, 209 DAVID TREMLETT COSTAS TSOCLIS 124, 125 UFO NOMEDA & GEDIMINAS URBONAS 235 VALIE EXPORT 310 JCJ VANDERHEYDEN 311 JOHAN VAN DER KEUKEN 312 LUIGI VERONESI 313 MASSIMO VITALI 126, 127 RODOLFO VITONE 257 SERGEI VOLKOV 236, 237 YELENA & VIKTOR VOROBYEV 238, 239 ERWIN WURM KENJI YANOBE SHAO YINONG & MU CHEN 314, 315 GILBERTO ZORIO KONSTANTIN ZVEZDOCHOTOV 240, 241 SOMMARIO LA COLLEZIONE: UNA STORIA Marco Bazzini FOCUS DELLA COLLEZIONE OPERE DALLA COLLEZIONE ARTE DALL EX URSS LASCITO DI CARLO PALLI LASCITO EREDI DI LUCIANO ORI FOTOGRAFIA, VIDEO, FILM ARCHITETTURA RADICALE COLLEZIONE CID/ARTI VISIVE IL MUSEO Genesi e sviluppi dell edificio museale di Stefano Pezzato L edificio museale di Italo Gamberini Il progetto di ampliamento di NIO architecten

6 VITO ACCONCI NOBUYOSHI ARAKI STEFANO ARIENTI MARCO BAGNOLI ROBERTO BARNI PAOLO CANEVARI LORIS CECCHINI ENZO CUCCHI JAN FABRE FLATZ MARCO GASTINI PIERO GILARDI ALBERT HIEN EMILIO ISGRÒ ANISH KAPOOR JANNIS KOUNELLIS BARBARA KRUGER SOL LEWITT FRANCESCO LO SAVIO ELISEO MATTIACCI FAUSTO MELOTTI MARIO MERZ LILIANA MORO MAURIZIO NANNUCCI MIMMO PALADINO GIULIO PAOLINI MICHELANGELO PISTOLETTO FABRIZIO PLESSI ANNE E PATRICK POIRIER REMO SALVADORI JULIAN SCHNABEL DANIEL SPOERRI MAURO STACCIOLI DAVID TREMLETT COSTAS TSOCLIS MASSIMO VITALI ERWIN WURM KENJI YANOBE GILBERTO ZORIO FOCUS DELLA COLLEZIONE

7 Il focus della collezione è costituito da opere di artisti che hanno tenuto grandi mostre personali o articolate retrospettive al museo, rimaste a testimonianza della storia espositiva del Centro. Fin dai primi anni di attività sono state proposte indagini puntuali e talvolta esaustive della produzione di singole personalità del panorama artistico contemporaneo. Le opere così raccolte compongono una sintesi concreta delle ricerche critiche e delle scelte curatoriali effettuate e, d altro canto, rappresentano episodi salienti nel percorso creativo di questi artisti: la progressione naturale della Spirale di Mario Merz, la tensione energetica della Canoa di Gilberto Zorio, l incrocio plastico del primo Multi-Bed di Vito Acconci, gli studi iniziali sulle Metamorphoses di Jan Fabre, l intensità vitale del Continuo infinito presente di Remo Salvadori, l intricato labirinto idraulico di Costas Tsoclis, l enigmatica figura in bronzo policromo di Mimmo Paladino, la bulimia fotografica di Nobuyoshi Araki, l affollato paesaggio umano ripreso da Massimo Vitali, la relazione fra spazio e luce di Francesco Lo Savio, le composizioni a pastelli di David Tremlett, le combinazioni di oggetti di Daniel Spoerri, le cancellature declaratorie di Emilio Isgrò. Altri autori rappresentati nella collezione, ai quali il Centro ha dedicato importanti mostre personali, sono Marco Bagnoli, Enzo Cucchi, Julian Schnabel, Jannis Kounellis, tra i maggiori protagonisti dell arte degli ultimi decenni. Da mostre collettive, panoramiche e tematiche, provengono invece ricerche emblematiche come lo spazio contemplativo di Anish Kapoor, il quadro specchiante di Michelangelo Pistoletto, l imprevedibile concetto di scultura di Erwin Wurm, la sofisticata installazione postatomica di Kenji Yanobe. A queste opere si aggiungono le grandi sculture collocate nel giardino: l originale fontana ventricolare di Enzo Cucchi, l algida fonte perpetua di Albert Hien, la scintillante colonna spezzata di Anne e Patrick Poirier, l imponente segno ambientale di Mauro Staccioli, la stele cosmica di Eliseo Mattiacci, l eterna deambulazione circolare modellata da Roberto Barni, l armonica composizione astratta di Fausto Melotti. Alcune opere sono nate come progetti appositamente commissionati per la città di Prato e il museo: il monumentale mulino elettronico di Fabrizio Plessi, il messaggio esistenziale a caratteri cubitali di Barbara Kruger, il Wall Drawing geometrico e la struttura a progressione irregolare di Sol LeWitt. Di particolare rilievo, inoltre, appaiono opere di artisti la cui ricerca è confluita direttamente nella collezione museale, al di la di precedenti partecipazioni a mostre temporanee, come è il caso del Panorama di Giulio Paolini, dell installazione interattiva di Piero Gilardi, dell opera al neon di Maurizio Nannucci. Completano la selezione le esplorazioni spaziali della Schede monografiche di Marco Bazzini [M.B.] Giorgia Marotta [G.M.] Stefano Pezzato [S.P.] Desdemona Ventroni [D.V.] pittura materica di Marco Gastini, le violente autorappresentazioni dei lightbox di FLATZ e alcune fra le più significative proposte emerse in Italia fra i primi anni Novanta e gli inizi del Duemila: Stefano Arienti, Liliana Moro, Paolo Canevari, Loris Cecchini, rappresentano una nuova generazione di artisti italiani affermati e riconosciuti anche a livello internazionale. STEFANO PEZZATO

8 Vito Acconci NEW YORK, USA, VIVE E LAVORA A NEW YORK 14 Multi-Bed #1, 1992 ferro e lamiera zincata, pannelli in plexiglass specchiante, pannelli riflettori in plexiglass, luci al neon, gommapiuma, nylon, cm 120x216x216 Poeta, body artist, performer e architetto, Vito Acconci si afferma tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta con azioni provocatorie di matrice concettuale e con opere video incentrate sull investigazione di sé e sull analisi delle relazioni (fisiche, linguistiche e psicologiche) con l altro. Dall incontro tra corpo fisico e corpo architettonico, tra spazio privato e spazio pubblico sperimentato in queste situazioni, nascono anche gli oggetti, le installazioni, i progetti e i prototipi elaborati dal 1988, nell ambito dello studio di architettura fondato dall artista a New York. Nel 1992 il Centro Pecci gli dedica un ampia mostra personale incentrata principalmente su lavori basati sull idea della casa (A. Barzel) che comprendono, oltre a video sculture, proposte per spazi pubblici e all aperto, come Mobil Linear City (1991), accanto a oggetti d arredamento a metà strada tra il vestiario e l architettura, come Adjustable Wall Bra ( ), o ispirati a forme organiche come Convertible Clam Shelter (1990). Ad essi Acconci alterna il design freddo di impronta minimalista dei mobili fluorescenti e dei letti incernierati, realizzati con materiali industriali, della serie dei Multi-Bed (1992): cinque installazioni fatte da due o più letti a una piazza collegati tra loro in vario modo, dove il tema dell esplorazione del corpo si carica di riflessioni critiche a valenza politico-sociale che si estendono al mondo del lusso e dei consumi. La testata e la pedana di ogni letto sono un telaio zincato; la testata è uno specchio esterno e un riflettore interno, mentre la pedana è uno specchio interno e un riflettore esterno. Il materasso di polistirene espanso è coperto con un nylon grigio pesante, del tipo convenzionalmente utilizzato per valigie o stuoie a tamburo; il materasso è sistemato su una lamiera di metallo espanso e chiodato al telaio del letto. (Acconci). Multi-Bed #1, il primo di questa serie, è un letto per due persone composto da due strutture di ferro e lamiera zincata incrociate e fuse insieme nel mezzo in forma di croce greca, per cui una persona che ipoteticamente occupa un letto, costringe l altra a giacervi sopra o sotto. Modificato nella sua funzione originaria di luogo di riposo e di piacere e dislocato dalla sfera privata della casa nello spazio pubblico del museo, Multi-Bed #1 coinvolge direttamente lo spettatore in una situazione che induce a riflettere e a sperimentare diverse possibilità di interazione e di comunicazione, evocando comportamenti che oscillano tra l agonistico e il rituale, dando luogo a situazioni plastiche ambigue ed intriganti potenzialmente cariche di tensione e di violenza. [D.V.] Bibliografia A. Barzel (a cura di), Vito Acconci, catalogo della mostra, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Giunti, Firenze A. Barzel (a cura di), Opere dalla collezione , catalogo, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato S. Pezzato (a cura di), Collezione permanente, catalogo, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato S. Paracone, S. Pezzato, A. Sonetti (a cura di), Entr acte. Arte contemporanea nella Toscana industriale, catalogo della mostra, Fondazione Piaggio, Pontedera 1998.

9 Nobuyoshi Araki TOKYO, GIAPPONE, VIVE E LAVORA A TOKYO 16 Viaggio in Italia, 2000 serie di 123 fotografie b/n, cm 30,5x40,1 ciascuna serie di 12 fotografie b/n, cm 40x50 ciascuna Comodato dell artista Viaggio in Italia: Gente di Prato, 2000 serie di 133 fotografie b/n, cm 40,5x30,5 ciascuna Comodato dell artista Viaggio in Italia: Napoli, 2000 serie di 167 fotografie a colori, cm 22,8x24,9 ciascuna Comodato dell artista Diplomato in fotografia e cinema presso il Departement of Engineering della Chiba University, Nobuyoshi Araki ha lavorato per un decennio, fino al 1972, presso la Dentsu Advertising Agency, realizzando la sua prima mostra personale nel 1965 e affermandosi in alcuni importanti concorsi fotografici. Nel 1971 si unisce a Yoko Aoki, figura centrale nella sua vita privata e nel suo percorso artistico, musa ispiratrice della serie intitolata Sentimental Journey, in cui Araki rivela i momenti più intimi e poetici della loro luna di miele e l interesse profondo per l erotismo e il nudo femminile che lo farà emergere in patria e, in seguito, anche a livello internazionale. Negli anni Ottanta il fotografo getta il proprio sguardo vorace sui locali hard di Tokyo, producendo una ricerca poderosa sui gusti e le pratiche sessuali dei giapponesi, raccolta nel libro di culto Tokyo Lucky Hole. Nel 1990, anno della morte di Yoko, Araki realizza la serie Sentimental Journey / Winter Journey, incentrata ancora sul personale e struggente rapporto sentimentale con la donna amata. Da questo momento intensifica la sua attività, attraverso numerose pubblicazioni ed esposizioni in gallerie e musei di tutto il mondo, diventando una celebrità nel panorama della fotografia contemporanea. In occasione della mostra personale a Prato, nella primavera 2000, Araki ha compiuto il suo primo Viaggio in Italia e realizzato le tre serie fotografiche raccolte nella collezione del Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci. In esse si ritrova il linguaggio diretto, privo di retorica e soprattutto di censure del fotografo, capace di riflettere continuamente la realtà che lo circonda riproducendola ossessivamente come una propria estensione immaginativa. L obiettivo fotografico si trasforma in una vera e propria emanazione del corpo dell autore, istintivamente rivolto agli elementi e ai simboli della bellezza, della sensualità, della natura, perennemente occupato nel rapporto tra il proprio io (spesso autorappresentato) e le persone incontrate e gli oggetti trovati per strada o nei luoghi frequentati. Esplorando il territorio segreto dei propri sentimenti, così come la vita pulsante delle città o la profondità sterminata del cielo, Araki divora la realtà senza cedere mai alla volgarità o al divertimento voyeuristico, nel tentativo di avvicinarsi al mistero e allo stupore dell esistenza umana. A proposito del suo lavoro egli dichiara: sento l amore e la morte. Vedo e penso attraverso le fotografie. [S.P.] Bibliografia B. Corà, F. Maggia (a cura di), Nobuyoshi Araki. Viaggio sentimentale, catalogo della mostra, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Gli Ori, Prato 2000.

10 Marco Bagnoli EMPOLI, FIRENZE, VIVE E LAVORA A EMPOLI 18 Città del sole (lucernaio), 1988 struttura in ferro, vetri sabbiati, luce elettrica, cm 230x600x330 Città del sole, intonaco su tavola, graffito, luce sagomata, cm 252x184 Donazione dell artista Sin dagli esordi negli anni Settanta il lavoro di Marco Bagnoli si sviluppa come ricerca di una sintesi possibile fra tensione spirituale dell arte, natura trascendente dell immagine e rigore scientifico adottato in esplorazioni e combinazioni di generi quali la scultura, la pittura e il disegno, ma soprattutto in riflessioni su forme e materiali organizzati dall artista secondo schemi e formule ricorrenti. Elementi della cultura orientale e richiami a civiltà del passato si uniscono nelle sue opere a considerazioni filosofiche e verifiche sperimentali, collegati spesso all elemento immateriale della luce, inteso da Bagnoli non solo come realtà fenomenica ma anche come entità mistico-religiosa. Nei lavori intitolati Città del sole, appartenenti alla collezione del Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, l artista evoca l omonimo saggio-utopia su una società ideale scritto agli inizi del Seicento dall intellettuale e filosofo Tommaso Campanella. Il primo è costituito da una tavola trattata a intonaco e incassata a parete, realizzata da Bagnoli nel 1997 come nuova versione di un opera di dieci anni prima esposta in occasione della mostra Europa Oggi (1988). Il disegno geometrico a graffito che vi compare visualizza in forma di mappa uno schema di X ripetute, detto a quinconce : il termine (dal latino: quincunx-uncis, cinque once, riferito alla frazione di 5/12) consiste nella ripetizione e congiunzione spaziale di quattro punti disposti ai vertici di un quadrato e uno nel mezzo, da cui deriva la disposizione di piante nell orto e di alberi nei frutteti al fine di mantenerli sempre esposti alla luce del sole. Al centro dell opera si staglia una banda verticale di colore rosso illuminata da un sagomatore, segno emblematico associato dall artista al concetto di soglia, di apertura e quindi per estensione di comprensione e conoscenza. Il secondo lavoro, simile nella forma ai grandi lucernai posti sul tetto del museo, è composto da lastre di vetro sabbiato che ricoprono una struttura metallica. La luce emanata da una fonte posta al suo interno, collocata direttamente sul pavimento, ne ribalta la funzione originaria di finestra alludendo altresì ad uno spazio auratico che si sviluppa idealmente in profondità. La sezione triangolare dell opera, i cui vertici rappresentano la relazione speculativa tra Arte, Religione e Scienza (ARS), rimanda simbolicamente alla stessa X assimilata dall artista allo schema a quinconce. Questa rappresenta il termine centrale della formula SPAZIO X TEMPO, che contiene la derivazione IO X TE, in cui si sintetizza il rapporto fra l artista e il mondo. [S.P.] Bibliografia A. Barzel (a cura di), Europa oggi, catalogo della mostra, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Centro Di, Firenze / Electa, Milano, A. Barzel (a cura di), La collezione , catalogo, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato A. Soldaini (a cura di), Marco Bagnoli, catalogo della mostra, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato S. Pezzato (a cura di), Collezione permanente, catalogo, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1998.

11 Loris Cecchini MILANO, VIVE E LAVORA A PRATO 20 Stage Evidence (Empty Stals), 2001 gomma uretanica, poliuretano, ferro, dimensioni ambiente Comodato dell Associazione Amici del Museo Pecci Fra gli artisti italiani affermati nell ultimo decennio, Loris Cecchini è sicuramente uno dei più apprezzati a livello internazionale. Ha tenuto mostre personali in spazi museali come il Palais de Tokyo a Parigi e il PS1 MoMa a New York e partecipato a varie rassegne internazionali, quali la Biennale di Venezia nel 2001 e 2005 e la Biennale di Shanghai nel Il suo lavoro consiste in un indagine parodistica dell esperienza reale e dei meccanismi che ne regolano la rappresentazione. L artista realizza trasfigurazioni di oggetti e ambienti comuni attraverso sculture e installazioni in gomma o vetroresina, nelle quali crea un equilibrio precario tra verità e finzione. Il critico Augusto Pieroni le ha definite stereorealtà, riprendendo il termine coniato da Paul Virilio per descrivere la complessità della percezione contemporanea in cui coesistono differenti piani di realtà. Nell opera Stage Evidence (Empty Stals) in collezione al Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci dal 2002, Cecchini ironizza sulla evidenza di una messinscena teatrale, sottolineando il vuoto delle file di poltroncine per gli spettatori ridotte ad un inconsistenza fisica di reminiscenza surrealista (Dalì) e pop (Oldenburg): simulacri di oggetti concreti, essi costituiscono la replica esatta di alcune porzioni di platea afflosciata su se stessa. Il riferimento al luogo pubblicamente deputato alla visione, il cinema o il teatro, rivela qui l intenzione dell artista di destabilizzare la percezione stessa degli oggetti, destrutturandoli nella sostanza e privandoli della loro funzione originaria. La riproduzione in gomma grigia, resa maggiormente ambigua dalla sapiente definizione di ogni dettaglio, trasforma l immediata riconoscibilità degli oggetti in simultanea negazione della loro appartenenza al mondo reale. Delle cose perfino banali che conosciamo rimane solo la superficie, densa e resistente come la materia di cui sono fatte, su cui si infrangono e rimbalzano metaforicamente le nostre certezze, i nostri impulsi al controllo razionale e al possesso. L apparente illusionismo degli oggetti di Cecchini lascia quindi il posto allo smarrimento e allo stupore di fronte all astrazione e all incorporeità di queste forme monocrome. [S.P.] Bibliografia S. Pezzato (a cura di), Collezione permanente. Nuove acquisizioni, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Loris Cecchini. Sketchbook, drawings, projects, works , Maschietto Editore, Firenze Loris Cecchini. Monologue Patterns, catalogo, Photology, Milano M. Bazzini, S. Pezzato (a cura di), The age of metamorphosis. European art highlights from the Centro Pecci collection, catalogo della mostra, MoCA Shanghai, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 2006.

12 Emilio Isgrò BARCELLONA POZZO DI GOTTO, MESSINA, VIVE E LAVORA A MILANO 22 Dichiaro di essere Emilio Isgrò, 2008 acrilico su tela montata su legno, cm 400x287 Donazione dell'artista Weltanschauung, 2007 acrilico su tela montata su legno, 12 elementi, l'insieme cm 900x300 Donazione dell'artista Emilio Isgrò, artista, romanziere, poeta e giornalista, ha fatto della cancellatura la propria poetica a partire della metà degli anni Sessanta con la propria adesione all ambiente della Poesia Visiva - dal quale prese le distanze pochi anni dopo sviluppando un linguaggio personale e autonomo. Isgrò ha trasformato un iniziale gesto provocatorio in un coerente linguaggio e ne ha fatto la propria visione del mondo. Cancellare per lui non è un atto metaforico: opera sui testi delle vere e proprie coperture, che ne trasformano e rinnovano il significato, senza annichilire e distruggere il valore della parola e, a partire dagli anni Ottanta, dell immagine, che arriva ad assumere un effetto pittorico senza cedere alla pittura. Alle origine - commenta Isgrò - probabilmente essa non fu che un gesto: uno dei tanti gesti che gli artisti compivano un tempo per segnare di sé il percorso della vita e del mondo, e continua, essa mi si è di fatto trasformata tra le mani anno per anno, minuto per minuto, piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio di artista. Cancellando giornali, manifesti, libri (testi popolari e testi della cultura altisonante, come l Enciclopedia Treccani o i codici antichi) e, dagli anni Settanta, le notizie ANSA sui telex o le carte geografiche, Isgrò non compie un gesto di ribellione, pone piuttosto l accento - come recita uno dei primi libri cancellati del su ciò che ognuno vorrebbe ignorare : il prima delle parole, il loro essere fisico e oggettuale. Con questo suo modo di vedere il mondo che l ha reso figura unica e originale nel panorama dell arte italiana, Emilio Isgrò, a cui il Centro Pecci per primo come museo ha dedicato nel 2008 una mostra personale, per oltre quarant anni si è diviso sulla riflessione dell essere e non essere, sui problemi del determinato e indeterminato, sulla potenza e l impotenza dell atto creativo. Proprio a questi temi rimandano le opere realizzate in occasione della mostra del poi donate al Centro, tra le più imponenti create dall artista, paragonabili solo alle installazioni realizzate dagli anni Settanta. Dichiaro di essere Emilio Isgrò, la grande tela che dava il titolo alla mostra e ne apriva il percorso, appare come il controcanto dell opera Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971), in cui l artista certificava, con tanto di firma, la propria autocancellazione in seguito al disconoscimento di alcune proprie caratteristiche fisiche da parte dei propri parenti. La negazione, non, occultata, quasi quaranta anni dopo - e allo stesso tempo conservata un livello sotto il colore - conferma la caratteristica di fare corpo unico con la propria opera e di come tale opera sia sempre riuscita a parlare dell esistenza individuale e collettiva. Nelle carte geografiche Isgrò cancella tutti i toponimi non il profilo del territorio. Alla determinazione di un suolo si contrappone così l indeterminazione di un luogo, che altro non è che la nostra cultura. Cancellare i nomi dalle carte geografiche equivale a sottrarle a uno stato di artificialità per ricondurle ad uno stato di natura. Nell opera composta da dodici cartine di epoca prussiana, vera e propria dichiarazione di poetica, Isgrò conserva soltanto i nomi dei continenti per spiegare una sua ideale visione del mondo attraverso l atto della cancellatura che è una sorta di Weltanschauung che spiega più cose di quanto non dica. [M.B.] Bibliografia M. Bazzini, A. Bonito Oliva (a cura di), Dichiaro di essere Emilio Isgrò, catalogo della mostra, Centro per l arte contemporanea Luigi Pecci, M. Meneguzzo (a cura di), Emilio Isgrò. Fratelli d Italia, catalogo della mostra, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, 2008.

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