L evoluzione dell informazione in Italia dal sistema analogico al digitale

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1 Politecnico di Milano, Scuola del Design, Laurea Magistrale in Design della Comunicazione, Docente Relatore: Francesco Siliato, Anno Accademico: 2013 Autore: Stefano Cotzia, Matricola: L evoluzione dell informazione in Italia dal sistema analogico al digitale Autore: Stefano Cotzia, Docente Relatore: Francesco Siliato

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4 Sommario Abstract 09 Introduzione 11 Capitolo 1 - L evoluzione dell informazione analogica L informazione prima del digitale Crisi dei quotidiani o momento di evoluzione Nuovi modelli di business Il fenomeno free.press 36 Capitolo 2 - La nascita dell informazione digitale L evoluzione dell informazione digitale Il bacino di utenza Come percepiamo il web? Dove è possibile intervenire Dimmi quanto investi e ti dirò chi sei L informazione all interno dei Social Network 72

5 Capitolo 3 - Analogico e digitale: due sistemi a confronto Trasposizione da cartaceo a digitale L analisi dell utenza di riferimento Le due realtà a confronto La diffusione e la lettura del quotidiano Ostacoli o opportunità Essere ciechi di fronte all evidenza Il caso studio: Flipboard Il caso studio: Repubblica Sera Il caso studio: Stop Kony 3.6 Struttura di una redazione giornalistica 3.7 Il caso studio: Repubblica.it Capitolo 4 -Informazione Se questa è informazione I risultati emersi Il confronto con realtà internazionali Come si comportano i canali analogici 177

6 Capitolo 5 - Cambiare tutto per non cambiare nulla Nuovi spunti di riflessione Cosa offre la rete Nuovi paradigmi? Il caso studio: Visual Thesaurus Il caso studio: ART+COM 5.4 Cosa ci aspetta alla base dell informazione 5.5 Cambiare per sopravvivere 5.6 Internet 2.0: la web TV Il mito del prosumer Il caso studio: Current TV 5.8 Le numerose discrepanze da chiarire Capitolo 6 - Un nuovo modo di fare informazione L ipotesi di progetto La filiera allargata della notizia 268 Sitografia 278 Bibliografia 280

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8 Abstract Come si è evoluta e si sta evolvendo l informazione? Come invece è cambiata la modalità di fruizione dell informazione da parte dell utenza? In che misura differenti percorsi di fruizione possono influire sulla comprensione effettiva della notizia riportata? Dalla nascita dei quotidiani, che di fatto dominavano l intero flusso d informazione, siamo giunti a una fruizione attiva del lettore che oggi può non soltanto scegliere il canale informativo ma può anche gestire le notizie, commentarle, aggiornarle e verificarle. Si è resa quindi necessaria un evoluzione delle modalità di presentazione della notizia. Non abbiamo più pagine e testi statici ma nascono metatesti che permettono di rincorrere la notizia, confermandone le fonti, confrontando i dati e i contenuti, alle volte smentendoli o ampliandoli. Siamo di fronte ad una rivoluzione culturale che in quanto tale risulta ancora confusa e incompleta. All interno di questa evoluzione, ho cercato di trovare gli schemi e le logiche esistenti che governano l informazione. Attraverso un analisi dei flussi di usabilità per piattaforme d informazione online è possibile tracciare e prevedere il comportamento che il lettore dovrà seguire in questo tipo di esperienza. Dimostrerò infine la necessità da parte dei nuovi mezzi di comunicazione di avvalersi di professionisti del progetto della comunicazione per ottenere sempre più delle esperienze di fruizione appaganti e complete per l utenza.

9 La società della conoscenza può navigare nel vasto mare della complessità solo se trova la forza di affidarsi ai forti venti generativi che lo battono ininterrottamente, rendendosi conto che il continente di cui è in cerca non sta in nessuna carta geografica, perché aspetta di essere creato da noi. - Luca Toschi, La comunicazione generativa, Ed. Apogeo, 2011, p. 28

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11 Introduzione

12 Introduzione La figura del progettista è comunemente associata a quella di un tecnico, di un professionista abile nel manipolare la materia, sia essa fisica che virtuale. Il progettista plasma quindi i contenuti, grezzi, spigolosi, addolcendone le forme, fornendo una coerenza d insieme che prima non era visibile. Frequentemente il designer si trova ad operare su contenuti o valori precostituiti, già processati e digeriti in un certo senso da qualcun altro. In una società dove l attenzione è focalizzata sul prodotto finale, visto come estrema sintesi di tutti i singoli elementi, si dimentica di osservare anche il procedimento che guida e indirizza la mano (e la mente) del progettista verso la realizzazione di un prodotto finito e autonomo. Troppo spesso i contenuti sono relegati in secondo piano, consapevolmente o indirettamente, considerati come degli assiomi, delle verità immacolate, degli atti di fede. Ritengo che un progettista, chi si assume l onere di realizzare una sintesi coerente di un percorso progettuale, di un ragionamento, non possa prescindere dai contenuti. Per questo motivo ho deciso di dedicare il mio elaborato ad una migliore comprensione di ciò che si che si vuole comunicare attraverso gli oggetti mediali che quotidianamente mi trovo ad analizzare e a processare. Per quanto riguarda il campo dell informazione ed in particolare delle modalità che una società possiede per arrivare ad una 12

13 consapevolezza dei fatti e degli avvenimenti che quotidianamente la circondano, quali mezzi ha a disposizione? Quali strumenti migliorano la comprensione dei dati riversati continuamente dai media? E ancora, quali sono le tematiche maggiormente trattate e quali pulsioni spingono le redazioni ad attenzionare un avvenimento a discapito di un altro? Ho osservato da vicino le metodologie e i meccanismi che regolano la produzione e la distribuzione delle informazioni nel quotidiano. Ho studiato attentamente le scelte progettuali che vengono prese nella costruzione di una piattaforma di informazione. Infine ho riflettuto sull apporto che le nuove tecnologie stanno dando alla capacità di fare informazione e di fruire di essa. Il designer, un esperto in comunicazione, non può tralasciare i contenuti di ciò che produce. Certo, può imbastire un ottima veste, la può rendere leggera e piacevole al tatto ma la consistenza, la struttura, ciò che le permette di sorreggersi autonomamente, deve essere costituita da materiale solido, durevole nel tempo. Il mio percorso formativo è stato vario e diversificato. Iniziato come progettista del prodotto industriale ha poi virato, sempre più, verso la produzione di oggetti mediali e digitali. La prima frase che venne pronunciata dal professor Fumagalli durante la prima lezione di Materiali per il Design, del mio primo anno di studi qui al Politecnico è, mai come oggi, valida ed attuale: Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti! Con questo spirito ho realizzato una analisi attenta dei processi produttivi, fisici e mentali, dei metodi progettuali ed infine dei risultati ottenuti. Ho inoltre cercato di comprendere quali modelli econ- 13

14 omici guidano la produzione dell informazione, in Italia e all estero, quali nuovi modelli di business si accingono ad entrare nel meccanismo produttivo e quali invece ne vengono esclusi. Ho tentato di immortalare la forma esatta del fare informazione oggi, evidenziando quindi, gesti virtuosi e incoerenze. Tutti i dati raccolti, gli spunti emersi, sono stati processati, amalgamati e ricostituiti in un racconto, un diario di bordo. La meta ultima di questo percorso, quanto mai tortuoso ed accidentato, è un progetto, una idea, un concept. La sintesi coerente di tutto ciò che di positivo ho raccolto e individuato in questi mesi. 14

15 Primo capitolo L evoluzione dell informazione analogica

16 1.1 L informazione prima del digitale La parola informazione deriva dal sostantivo latino informatio (-nis) (dal verbo informare, nel significato di dare forma alla mente, disciplinare, istruire, insegnare ) 1. Ma ancora: informazione, notizia, dato o elemento che consente di avere conoscenza più o meno esatta di fatti, situazioni, modi di essere. In senso più generale, anche la trasmissione dei dati e l insieme delle strutture che la consentono*. Il contenuto informativo di un messaggio può essere identificato con le differenze, di qualunque tipo, rilevabili tra le varie porzioni del supporto materiale del messaggio, oppure con l aspetto specifico assunto dal supporto in quanto diverso da tutti gli altri aspetti a priori possibili. La diffusione ancora parziale dei quotidiani e la presenza di rari volumi erano le uniche piattaforme d informazione. L assenza poi di La possibilità di poter accedere alle informazioni era limitata dalla mancanza di veri e propri supporti di divulgazione. mezzi di comunicazione diretti e istantanei non forniva la possibilità all utente di fruire delle notizie nell immediato. Questa peculiarità era essenziale perché

17 Figura 1: una foto d epoca di strilloni, chiamati newsboy rendeva l informazione ottenuta già cronologicamente superata. Eventuali notizie d interesse nazionale risultavano così non più attuali. L assenza di un immediatezza nel giungere all informazione poneva il lettore in una posizione di passiva fruizione della notizia.l unica eccezione era costituita dalla divulgazione orale che però era limitata da cause geografiche e quindi poteva far 17

18 riferimento soltanto a fatti ed eventi avvenuti in luoghi geograficamente limitrofi. Chiaramente una tale condizione escludeva la possibilità di poter verificare la notizia o di commentarla. Così facendo l individuo subiva la notizia o la apprendeva con un distaccato interesse.con la scoperta e la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione (radio, telegrafo e infine televisione) si è avuto un miglioramento nelle tempistiche di fruizione della notizia ma sostanzialmente le modalità sono rimaste invariate. I nuovi mezzi comunicativi, infatti, non forniscono alcun apporto alla possibilità di ricerca, scelta e lettura della notizia: pur cambiando il supporto il risultato non varia. Soltanto attraverso la diffusione di internet e la nascita o la trasposizione di testate giornalistiche tipicamente cartacee in una nuova veste digitale si hanno i primi riscontri e assistiamo quindi ad una vera e propria evoluzione nelle modalità di informazione. 18

19 1.2 Crisi dei quotidiani o momento di evoluzione? Ciò che deve essere ancora compreso è se siamo di fronte ad una crisi dell editoria cartacea o a un nuovo livello evolutivo. Sebbene le prime piattaforme d informazione online siano sorte intorno al 1995, soltanto nel 2009 il settore editoriale ha iniziato a percepire realmente lo stato di crisi. In un sistema equilibrato. La crisi economica in atto ha colpito sicuramente anche il settore della produzione e distribuzione dei quotidiani ma è possibile spiegare l evoluzione delle modalità di informazione attraverso tre considerazioni: Il cambiamento si innesca quando la stabilità di un ambiente o di qualsiasi procedura vitale viene messa a rischio da un fatto nuovo - Goude, Teoria dell equilibrio punteggiato. I costi di distribuzione sono troppo elevati rispetto alla domanda di mercato; È variato il pubblico, l utenza di riferimento; È cambiata l offerta di un servizio che ormai si declina e si modifica prima di essere recepito. 19

20 I ricavi dalla vendita dei quotidiani iniziano a non giustificare i costi di stampa e distribuzione. Neanche il tentativo di creare un valore aggiunto al prodotto inserendo gadget e altro materiale a pagamento è sufficiente, inoltre la pubblicità che pure mantiene alti valori di guadagno per la carta stampata, non ha i medesimi costi nelle versioni online. A fronte di un medesimo volume di utenze (che al contrario è in sostanziale aumento) per i network digitali, il costo delle singole pubblicità continua a non raggiungere le cifre riferite alla versione cartacea. Il servizio pubblicitario tuttavia si dimostra più attento nella formulazione di messaggi diretti e personalizzati ma dai costi ancora contenuti. Il secondo argomento riguarda il mutamento inevitabile dell utenza di riferimento: i nuovi metodi di distribuzione e di fruizione Tavola 1: Report Nielsen 2012/2013: Il mercato pubblicitario in Italia 2013, periodo considerato da Gennaio a Luglio Oggi il fruitore medio non utilizza un unico canale informativo ma si sposta tra molteplici piattaforme, approfondisce con materiale multimediale e commenta attraverso social network. del giornale non rispecchiano più i tempi e i ritmi di oggi. Questo cambiamento ha condizionato i lettori che non sono più disposti a spendere denaro per un servizio che possono ottenere gratuitamente e con maggiori soddisfazioni. Mark Hamilton forniva una interessante visione nel 2009, anno di inizio per la crisi edi- 20

21 -2,2% Stima del mercato pubblicitario (migliaia di euro -24,1% -24,1% -12,7% -15% Differenziale (%) tra 2012 e 2013 TAVOLA 1: L analisi è stata eseguita durante l intervallo di tempo: Gennaio - Luglio Il grafico a torta rappresenta i cinque maggiori media in Italia e la loro percentuale di guadagni ricavati dalla vendita di spazi pubblicitari nel periodo di tempo considerato. Le cifre riportare fanno riferimento agli investimenti pubblicitari effettuati per tipologia di media. Ogni braccio ha nella propria estremità rappresentato il differenziale, in percentuale, rispetto al 2012, durante il medesimo arco temporale: Gennaio - Luglio. 21

22 toriale: la chiave di lettura del fenomeno è strettamente legata al servizio offerto, al prodotto che l utente deve essere disposto ad acquistare. Hamilton prova ad ipotizzare quindi una soluzione, caldeggiata dalle grandi case editrici: i micro pagamenti, fenomeno che prevede l acquisto del singolo articolo o il pagamento secondo il numero di pagine visualizzate. Questo metodo, adottato con successo ad esempio in campo discografico o multimediale (applicazioni per smartphone o video), non è attuabile nel contesto informativo. Oggi l utente non si sofferma all interno di un unica piattaforma ma è in grado di fruire sia di testate diverse che di livelli di profondità di informazione diversi. La fidelizzazione che caratterizzava i lettori dei quotidiani cartacei è stata recepita diversamente dalla rete, che però deve fare i conti con le diverse modalità di distribuzione. L utente consulta sia piattaforme di informazione generalista che locale o addirittura internazionale. Con queste premesse risulterebbe impossibile controllare multi account che facciano riferimento ai più disparati network. La possibilità di condivisione e di risonanza (in certi casi anche di elaborazione) delle notizie sul web è tale da non consentire un controllo adeguato delle effettive fruizioni, sebbene sia allo stesso tempo motivo di successo per 22

23 la diffusione di un determinato articolo. Infine, secondo Hamilton, il dover pagare automaticamente per la visualizzazione di una singola pagina web non giustificherebbe l esborso perché non è garantito il valore del contenuto stesso: per quale motivo il lettore dovrebbe pagare per un servizio non soddisfacente? In sintesi, prima di poter attuare modalità di micro pagamento, sarebbe necessario mettere a punto un sistema che consenta una registrazione unica per diverse realtà informative: generaliste o locali, quotidiani o settimanali. Inoltre, appare ugualmente necessaria una apertura nei confronti di tutti i supporti potenziali di fruizione, come social network o file multimediali riguardanti articoli a pagamento. L ultima variabile da considerare è senza dubbio la necessità di mettere in atto un sistema di valutazione valido che consenta all utente di quantificare il valore in termini di contenuti del servizio acquistato.una delle problematiche sorte riguarda l esclusione degli utenti dalla discussione emersa in merito alla ricerca di una soluzione accettabile. Ciò che le case editrici non sembrano aver compreso è la reale figura dell utente che non è più un semplice lettore, ascoltatore o telespettatore, ma è divenuto fruitore. La notizia è recepita, elaborata e condivisa. Per 23

24 questi motivi non è possibile utilizzare tecniche di micro pagamenti che non consentirebbero la condivisione libera; l obiettivo delle testate giornalistiche online non è pubblicare ma segnalare. Siamo di fronte ad un fenomeno che Clay Shirky (docente presso la New York University) definisce attraverso il suo blog ( superdistribuzione, un termine che meglio inquadra la situazione attuale. L esempio della piattaforma ITunes, che sfrutta micro pagamenti per erogare un servizio, non è attuabile; non è possibile paragonare un prodotto discografico ad un contenuto giornalistico. I tempi di fruizione e il perdurare del valore intrinseco del prodotto sono estremamente diversi: se un artefatto musicale può essere fruito più volte in un determinato arco temporale, non è possibile affermare la stessa cosa per un articolo di cronaca, che perde inevitabilmente parte del suo valore con il passare del tempo. Emerge la necessità di revisionare il progetto editoriale, non solo nei contenuti ma anche nelle modalità di fruizione: aumentare il valore aggiunto, il plus inserito nel servizio offerto, può spingere il prodotto editoriale a compiere quello scarto evolutivo necessario per invogliare l utente ad investire nuovamente tempo e risorse. Per ottenere questi risultati le piattaforme online dovrebbero ri- 24

25 flettere sul ruolo che oggi ricopre il medium internet ma soprattutto sulle sue potenzialità intrinseche: il settore editoriale deve dimostrare una visione lungimirante che preveda lo sviluppo dei fenomeni in atto. Mark Hamilton, giornalista e docente di giornalismo presso la Kwantlen Polytechnic University, gestisce anche un blog d informazione: 25

26 1.3 Nuovi modelli di business Il giornalismo di qualità non è merce a buon mercato e un industria che cede gratis i suoi contenuti non fa altro che cannibalizzare la propria capacità di produrre buon giornalismo Rupert Murdoch, fondatore e proprietario di News Corp. Figura 2: Rupert Murdoch Ritengo utile alla comprensione del fenomeno, illustrare brevemente come alcune delle maggiori testate giornalistiche cartacee internazioni abbiano affrontato la crescente crisi editoriale e la successiva necessità di essere presenti anche sul web. The Wall Street Journal: punta su aggiornamenti al minuto delle news, produzione di video, politica dei prezzi semplice e chiara. The Economist: vuole essere presente sul maggior numero possibile di piattaforme ed edicole digitali, offre contenuti premium non scontati, il prezzo dell abbonamento è lo stesso per carta e digitale (i lettori pagano i contenuti, non il media). 26

27 The Atlantic: vuole raddoppiare i lettori nel digitale per il 2014, ha lanciato un app per iphone e sta riflettendo sulla possibilità di introdurre nel proprio sito il Paywall, l accesso a pagamento.* Il Paywall è un metodo già sperimentato dal New York Times che da sempre ha scelto una politica molto rigida sull informazione gratuita on-line. Attraverso questo metodo di pagamento, il quotidiano offre al lettore la possibilità di visionare gratuitamente 20 articoli al mese, superata questa soglia, l utente sarà costretto ad acquistare il singolo articolo per poter continuare la navigazione all interno del portale. Ciò che più stupisce di questa scelta è che il New York Times risulta essere il primo quotidiano al mondo per numero di accessi giornalieri e per numero di utenti unici. Questo dato dimostra che l utenza è disposta a pagare alcuni servizi, a patto che siano unici e differenziati da quelli che si trovano ovunque e che magari siano seguiti da contributi video o da dati statistici opportunamente visualizzati. * Da un articolo di Forbes del 01 Gennaio 2013: tic-will-experiment-with-online-pay-models-in-2013/ 27

28 Un interessante intervista a tal proposito è stata rilasciata da Alan Murray, ex giornalista del Wall Street Journal e presidente del Pew Research Center. Figura 3: Alan Murray, presidente del Pew Research Center *Primo Maggio 2013: George Washington University School of Media and Public Affairs Sì, anche al Wall Street Journal, grazie al digitale, l audience complessiva non è mai stata alta come in questi anni. 10, 15 volte superiore a quella che il giornale ha avuto nel periodo d oro. Questo significa che il Wall Street Journal è in grande salute? Purtroppo no. In tutto il mondo avanzato, a causa dell esplosione della comunicazione digitale, non c è più un modello di business per i giornali, non si è ancora trovato il modo per ripagare e tenere in piedi il business. Ma la pubblicità è crollata. E gli incrementi che si registrano nella raccolta digitale non compensano se non in minima parte la rapida discesa della pubblicità su carta. Signori, sta entrando acqua nella barca. E nessuno si salva, neanche le attività digitali dei giornali, se non si trova rapidamente un nuovo equilibrio * 28

29 Tavola 2: Previsione dei ricavi pubblicitari dal 2012 al 2016 per il mobile. Fonte: Pew Research Center Report Oggi attraverso il computer la pubblicità raggiunge l utente tramite molteplici vie, alcune anche economicamente vantaggiose ma sempre più lontane dall informazione giornalistica. Sempre Alan Murray snocciola una serie di dati e di riflessioni che riguardano la sua esperienza all interno del Wall Street Journal: la quasi totalità dei contributi video, all interno della piattaforma del quotidiano, sono realizzati con tecnologie minime e sono gli stessi giornalisti ad occuparsi del totale confezionamento della notizia. Neanche la qualità delle immagini è presa in considerazione. Se infatti si focalizza l attenzione sull ascesa del mobile (la pubblicità raccolta su mobile sta crescendo e passerà dai 5 miliardi di dollari del 2012 ai 12 miliardi del 2016) si può facilmente intuire che la vera sfida si giocherà sull immediatezza della notizia e sulla possibilità di poterla fruire con i più disparati device (tablet e smartphone in testa). Miliardi di dollari

30 Il paragone con il passato esclusivamente analogico è d obbligo: se prima la pubblicità aveva un unico canale per entrare nelle case degli utenti oggi con internet le strade si moltiplicano. Se cinque società, che nulla hanno a che fare con il giornalismo, raccolgono la maggior parte dei profitti derivanti dalla pubblicità sul web è facile capire da dove provenga parte della crisi dell editoria. Il Pew Research Center spiega che le cinque maggiori compagnie presenti nel mondo digitale, nessuna delle quali è un editore, vale a dire Google, Yahoo, Facebook, Microsoft e AOL, incassano nel 2012 il 64% delle inserzioni pubblicitarie del web. The Rest Di fronte a questo scenario in totale evoluzione, possiamo evincere che la transizione al digitale dei giornali non garantisce la sopravvivenza delle testate. Inoltre, le stesse aziende ai primi posti mantengono percentuali molto più alte di visualizzazioni rispetto alle piattaforme d informazione: il confronto non è assolutamente alla pari e le case editrici non possono uscirne vincitrici. Una delle soluzioni potrebbe quindi essere il pagamento per la singola pagina visualizzata: gli utenti sono stati abituati a considerare le notizie alla pari di commodities, servizi per 30 Tavola 3: Google, Yahoo, Facebook, Microsoft e AOL incassano nel 2012 il 64% delle inserzioni pubblicitarie del web. Fonte: Darrenherman.org (2011) Link al report: Digital Publishing Survey 2012 : WLM3500/v2001/upgrade/ parent.php?lanip= &userrequest=

31 cui è giusto non pagare. Sta però emergendo un sistema di prezzi per il digitale, tagliato sulle nuove modalità di distribuzione dei contenuti. Il report annuale del Digital Publishing Survey 2012 di Aam, un organizzazione che fornisce dati sugli editori di quotidiani e periodici americani, dipinge un trend ben definito sulla distribuzione di contenuti a pagamento: il 48 per cento dei quotidiani ha adottato un paywall e fa pagare i suoi utenti. Tra gli editori che non lo fanno ancora, il 44 per cento conta di adottare un paywall nei prossimi due anni. L intervista a Ken Doctor può essere letta sul blog: o attraverso questo link: org/2013/01/thenewsonomics-of-thedigital-only-paywallparade/ La soluzione non deve necessariamente passare attraverso l uso massiccio di pubblicità. C è chi, come Ken Doctor, ex giornalista, consulente, esperto di media, preferirebbe che la sopravvivenza di una piattaforma di informazione fosse data esclusivamente dai ricavi ottenuti con la vendita di contenuti piuttosto che di pubblicità: Gli editori, per sopravvivere nell era digitale, devono offrire contenuti di qualità. E contenuti di qualità vuol dire qualcosa che non si trova facilmente altrove, su altri siti, in altre app, negli aggregatori di notizie. Altrimenti la gente non sarà disposta a pagare per abbonarsi, per comprare copie digitali, per scaricare applicazioni. 31

32 Un altro fautore dei contenuti a pagamento è Andrew Sullivan, giornalista per il New York Times Magazine, poi di Atlantic e ora blogger di successo in America. Sullivan ha scelto dal 2013 di tornare a pubblicare esclusivamente attraverso il suo blog TheDish, utilizzando appunto un sistema di micro credito (una sottoscrizione annuale) senza dipendere ulteriormente dai banner pubblicitari. Arriva addirittura a considerare fastidiosa la pubblicità all interno delle pagine web: Figura 3: Nella pagina a destra una foto di Andrew Sullivan ostacola la lettura, infastidisce, allontana la gente. Sullivan torna ancora sulla sua esperienza attraverso il blog: Potrebbe essere imprudente escludere tutte le inserzioni pubblicitarie ma sarebbe una grande occasione persa, a mio avviso, non tentare( ) se non stai pagando per il prodotto, tu sei il prodotto che viene venduto. Per quanto riguarda un altro pilastro dell informazione americana e mondiale, The Guardian, il discorso si complica. Durante il convegno PaidContent live 2013, in una intervista, Alan Rusbridger, editore del Guardian, ammette che il futuro del quotidiano è tuttora incerto. 32

33 Crediamo in una spinta dalla base (bottom up internet), che permetta a migliaia di fiori di sbocciare, piuttosto che una corporation web dove la promessa di spazi liberi viene cooptata da grandi e potenti lobby istituzionali o da algoritmi pubblicitari. Niente di tutto ciò. Il blog The Dish farà affidamento esclusivamente sul contributo dei suoi lettori. E la scelta sembra aver avuto successo considerando che appena sei ore dopo l annuncio della riapertura del blog, migliaia di utenti avevano sottoscritto l abbonamento annuale. Vogliamo aiutare costruire un nuovo ambiente mediatico che non abbia la pubblicità e il profitto al di sopra di tutto, ma che si rivolga prima al contenuto e alla qualità del servizio. Intervista ad Andrew Sullivan: Il suo giornale è uno dei maggiori sostenitori dell Open Journalism ma è anche vero che i ricavi per il 2013 sono in forte calo. Questo trend negativo cozza con invece il numero di visualizzazioni della piattaforma web che pure rivela un aumento degli utenti unici, dimostrando la natura internazionale del quotidiano che attira il egual numero utenti americani, inglesi e internazionali. Lo stesso Rusbridger spiega la convinzione di mantenere i contenuti gratuiti: 33

34 Il Guardian è basato essenzialmente sulla relazione con le persone, la loro possibilità di partecipare e condividere i contenuti e questo, principalmente, è il motivo per cui non è possibile mettere il Guardian dietro un muro a pagamento. Ma siamo attenti a come si sviluppa il discorso. In ultima analisi, per meglio capire la strategia del Guardian, la possiamo inquadrare anche nell ottica del cambiamento consistente che sta avvenendo con la diffusione degli smart phone e dell universo mobile. Oggi le notizie sono prevalentemente fruite attraverso questi dispositivi mobili e le varie applicazioni ad essi dedicate. In questo caso il Guardian possedeva una applicazione a pagamento per la fruizione delle notizie pubblicate. In realtà l applicazione, rilasciata in due versioni nel 2011, è stata a pagamento soltanto per i primi due anni e già nel 2013 è stata offerta gratuitamente. La politica di questo quotidiano è quella quindi di concentrare gli sforzi proprio su questa alta diffusione dei suoi contenuti (40 milioni di lettori circa) in modo da poter attirare a sé gli utenti insoddisfatti o non disposti a pagare per i contenuti su altre piattaforme Figura 4: In alto una foto di Alan Rusbridger Il link all intervista: org/2013/04/17/one-thirdof-the-guardians-readersare-american-with-us-trafficgrowing-37-last-year/ 34

35 * Da uno studio condotto da Annenberg School for Communication and Journalism della University of South California, visionabile attraverso link: News%20and%20Events/ News/111214CDF.aspx (vedi NY Times) puntando proprio sulla sua tiratura internazionale. Ciò che si può affermare con certezza è che i quotidiani cartacei cesseranno di produrre le loro versioni analogiche entro i prossimi cinque anni. Supereranno questi crisi probabilmente solo i pochissimi quotidiani con un audience di tipo globale e qualche edizione locale affidandosi a numerosi core users* Ecco in parte spiegate le motivazioni di un tale atteggiamento da parte del Guardian. Puntare ad un bacino utenti internazionale e largamente diffuso per superare questo momento critico e battere la concorrenza. Abbiamo osservato la situazione all interno degli Stati Uniti, che solitamente sono precursori di quelli che saranno i fenomeni, economici e culturali del mondo occidentale e quindi anche di eventuali crisi di settore. In Europa però i singoli stati sembrano omologarsi alla situazione americana. Nel rapporto dell Ocse The Evolution of News and the Internet del 2009 si legge che in Francia, ad esempio, si è passati dalle 153 testate locali del 1945 alle 56 del 2004 mentre le testate nazionali sono passate da 26 a 10. In Italia la situazione non è migliore: il presidente della Fieg Carlo Malinconico, presentando alla Camera il rapporto sulla stampa 35

36 italiana per il biennio , ha sottolineato la gravità della situazione attuale che vede passare l industria editoriale attraverso una fase di crisi tra le più acute della sua lunga storia, con un fatturato complessivo in forte arretramento. Secondo il Censis durante questo biennio i lettori occasionali di quotidiani sono diminuiti dal 67 al 58 per cento della popolazione, quelli abituali dal 54 al 34,5 per cento. Secondo il rapporto stilato dall Abruzzina, la newsletter dell ex presidente dell Ordine dei Giornalisti Franco Abruzzo, tra il Dicembre 2008 e lo stesso mese del 2009 vi è stata una generale riduzione delle vendite, con perdite pesanti anche per giornali di primo ordine quali Corriere della Sera (meno 16,2 per cento) e Il Sole 24 Ore (meno 18,6 per cento). Secondo il più recente rapporto Ocse la flessione del mercato dei quotidiani italiano tra il 2009 e il 2007 è stato del 18 per cento, il quarto peggior dato nella classifica dei paesi dell area Tavola 4: Estratto della dichiarazione dell editore per gli anni 2000, 2011, 2012 e per il mese di Settembre Settembre Dati: Accertamenti Diffusione Stampa Srl 36

37 Corriere della Sera La Repubblica Il Sole 24 ore La Stampa Migliaia di copie vendute

38 1.4 Il fenomeno Free-press Un altro fattore che ha contribuito ad aggravare la crisi del settore dell editoria giornalistica a pagamento è il fenomeno free press. La diffusione delle pubblicazioni gratuite parte nel 1995 quando in Svezia viene distribuito il primo numero di Metro. L intento era quello di creare un giornale sintetico e di rapida consultazione a partire dai lanci di agenzia abbattendo i costi di produzione grazie al piccolo formato, a redazioni ridotte all osso (in media una ventina di persone, perlopiù giovani poco pagati), all ampio spazio dedicato agli inserzionisti e alla distribuzione mirata affidata a personale disposto in prossimità di snodi di flusso cittadini molto frequentati dalla gente a piedi, quindi accessi alla metropolitana e banchine degli autobus (in Svezia il 90 per cento delle persone si sposta usando i mezzi pubblici), sale d attesa e bar. L idea vincente è stata proprio quella di raggiungere la gente in momenti in cui non farebbe altro che rimanere in attesa senza far nulla. Il giornale free press è il prodotto ideale per i pendolari che, in questo modo, sfruttano i viaggi dall abitazione al posto di lavoro per informarsi sommariamente sui fatti del giorno senza alcun esborso economico. 38

39 La stampa a distribuzione gratuita in Italia si è imposta all attenzione dei lettori a metà del 2000, con la distribuzione del primo quotidiano free press. Da allora il fenomeno si è velocemente diffuso e radicato nelle abitudini di lettura di milioni di persone che trovano nella rapida fruizione di questi snelli contenitori editoriali, un nuovo approccio alla lettura ed una più facile reperibilità dei prodotti. Nell arco di qualche anno le pubblicazioni si sono susseguite incessantemente, in quel tumultuoso alternarsi di successi e fallimenti, tipici delle piccole realtà editoriali, svincolate dalle restrittive logiche del mercato dei grandi gruppi. Proprio questa espansione così rapida e spontanea ha reso necessario un attento lavoro di censimento delle redazioni su tutto il territorio nazionale, per delineare un profilo delle pubblicazioni periodiche gratuite esistenti. Durante tale raccolta di informazioni, a poco a poco ha preso forma un ritratto complesso ed articolato di un settore ancora poco conosciuto ma già maturo nel suo rapporto con i lettori e con gli investitori. Le cifre rendono maggiore giustizia a questo fenomeno che ha iniziato ad abbandonare il ruolo di lettura di nicchia per divenire a tutti gli effetti un medium completo, basato su approfondimenti di vari temi, spesso mantenendo un 39

40 elevato livello qualitativo. Il 2006 si è poi caratterizzato come un anno di reale svolta per tutta la free press periodica, con la fondazione di un associazione che si è posta come obiettivo la riunione dei rappresentanti della categoria sotto un organismo comune che ne tuteli i diritti e ne metta in risalto le potenzialità. All associazione ha fatto seguito la redazione di un annuario che iniziasse un lavoro di censimento delle testate distribuite sul territorio italiano, per presentarle come canale di riferimento per gli investitori. In ultimo, ma solo in ordine di tempo, l entrata sulla scena dei periodici gratuiti di un grande gruppo come la Mondadori, ha definitivamente lanciato i free magazine come nuovo fenomeno della stampa periodica. Con l avvento della crisi mondiale anche gli introiti pubblicitari ricavati dai quotidiani cartacei hanno avuto una flessione negativa. Federico Megna, capo dell Ufficio Studi della Fieg, dà conferma di questa tendenza: In basso: Intervista a Federico Megna durante la presentazione del report FIEG: La Stampa in Italia In Italia la raccolta pubblicitaria dei quotidiani gratuiti nei primi tre mesi del 2009 è calata del 10 per cento. Sembra poco rispetto al meno 25/30 per cento dei quotidiani a pagamento, ma per la free press è più grave perché la pubblicità è la loro unica fonte di ricavi. 40

41 Secondo capitolo La nascita dell informazione digitale 41

42 2.1 Evoluzione dell informazione digitale Si crea un testo, lo si colloca in un campo di relazioni nella Rete ma poi si sa bene che la Rete lo rielabora creando associazioni meccaniche e umane che ne fanno materialmente un altro testo da quello del suo autore. Questo non vuol dire che chiunque lo legge lo interpreta a modo suo, ma che la Rete (semplicemente ad esempio con i motori di ricerca) o i suoi fruitori, operando soltanto sul campo delle associazioni (prima ancora di tagliarlo, copiarlo, spostarlo, riscriverlo, collegarlo), lo trasformeranno in un testo oggettivamente diverso. Quella del giornalismo on line appare come una storia a due velocità, che per certi aspetti ha visto procedere i giornali elettronici a passi svelti, anno dopo anno, mentre per altri sembra essere incredibilmente ferma al punto di partenza. Il primo vero giornale on line con una redazione di giornalisti, circa 150, nacque negli Stati Uniti nel 1996; si trattava dell edizione on line di Msnbc, ( una testata della rete televisiva NBC in collaborazione con Bill Gates, il fondatore della Microsoft e ideatore anche di Slate, ( il primo giornale nato solo per Internet, quindi non legato a testate televisive o giornalistiche pre-esistenti. Tuttavia nel periodo in questione mancava 42 In alto: Luca Toschi, La comunicazione generativa, Ed. Apogeo, 2011

43 ancora un impaginazione adeguata e un apparato iconografico che aiutassero a stabilire la gerarchia delle notizie in sintonia con le abitudini mutuate dai quotidiani tradizionali. Le funzionalità supplementari del giornale elettronico si limitarono, nei primi anni, a un archivio per la ricerca dei numeri arretrati e a un codice di 5 numeri posto alla fine degli articoli per raggiungere le notizie collegate. La novità strutturale che rinnovava la tradizionale uni-direzionalità dei quotidiani era la possibilità inedita da parte dei lettori di interagire con i giornalisti in maniera assai più incisiva di quanto si poteva fare con la rubrica delle lettere. Fra i casi esemplari che hanno svolto un ruolo importante nella storia del giornalismo on line, quello di Hot Wired merita una citazione particolare, non solo per le soluzioni editoriali innovative di cui fu portatore, ma anche perché fu il primo a introdurre i banner: gli spazi pubblicitari on line, come metodo di sostegno economico per la pubblicazione elettronica. Questo è stato anche il primo giornale on line a chiedere ai suoi lettori di compilare, prima della visione, anche se non ottenne la collaborazione sperata. Da questo momento la fornitura dei dati personali è diventata obbligatoria per tutti i quotidiani on line. Altre innovazioni editoriali di questo giornale ad opera del direttore Louis 43

44 Rossetto furono gli inserimenti di spazi che sfruttavano al meglio la natura del nuovo mezzo: ovvero un nuovo tipo di rubriche e uno spazio di discussione fra utenti. Nel primo caso, in rubriche come Eyewitness ( testimone oculare ), i lettori potevano improvvisarsi corrispondenti non professionisti da tutto il mondo e potevano proporre propri pezzi; nel secondo caso, spazi come quello di Piazza, offrivano un luogo per le discussioni, anche in tempo reale, fra utenti che si misuravano sui temi caldi del momento. Dopo una serie di esperimenti, fra l altro ben lungi dall essere conclusi, i quotidiani on line hanno oggi una fisionomia abbastanza definita; sul piano economico sono per la maggior parte gratuiti, anche se qualcuno chiede una registrazione; le ricerche in archivio sono a pagamento; parzialmente a pagamento, in alcuni casi, l inserimento degli annunci economici tradizionali anche nelle pagine Web. Il quotidiano in edicola inizialmente costituiva la spina dorsale dell edizione elettronica: il contenuto era di solito riconfezionato in modo da sfruttare al massimo le potenzialità della pagina Web, aggiungendo in alcuni casi link esterni, link ad articoli precedenti, documentazione fotografica e inserti audio e video. Nel tempo lo scenario è andato lentamen- 44

45 te cambiando e oggi molte testate on line sono autonome rispetto alla versione cartacea, hanno cioè una redazione indipendente che produce contenuti originali per il sito, dando valore agli elementi che caratterizzano la fruizione di Internet: la tempestività, l interattività, l ipertestualità, la multimedialità e la personalizzazione. Tutto questo si traduce in sincronicità dell informazione, dialogo diretto con il lettori, supporti audio e video a completamento del testo scritto. Un esempio di come la sperimentazione nel campo dell informazione online fosse possibile è dato dalla nascita della versione digitale del quotidiano L Unione Sarda nel Grazie al sostegno di ingenti capitali, riuscì ad allestire un edizione elettronica sontuosa per il quotidiano. Si effettuarono assunzioni specifiche per la versione on line e trattamenti multimediali delle notizie e si attuò una sperimentazione degna dell esperienza americana. In un momento così precoce per la diffusione in Internet nelle famiglie però, un quotidiano regionale non poteva proporre qualcosa di troppo diverso dal classico giornale. Presto si dovette quindi prendere atto che un salto troppo repentino non era né possibile né tanto meno accettabile, soprattutto per un 45

46 pubblico non ancora preparato. Fu La Repubblica a realizzare la prima e più compiuta prova del quotidiano generalista in una vetrina digitale. Repubblica.it, seguendo le orme del New York Times, fece il suo ingresso nel Web nell aprile del 1996, in occasione delle elezioni politiche di quell anno. Si ebbe un tale successo che l editore si convinse a procedere per quella strada. 46

47 Fu il primo grande giornale a produrre contenuto aggiuntivo rispetto a quello che la mattina andava in edicola, ma primo a coinvolgere anche tutti i giornalisti nel Web. Primo nel proporre in Italia una struttura grafica fatta di pochi fondamentali (l albero dei contenuti a sinistra, un corpo centrale di notizie, l area laterale a destra dedicata agli approfondimenti ipertestuali) che c era già all estero, ma in Italia non ci aveva provato nessuno; primo in quel gennaio del 1997 a modellarlo sulle esigenze di unaredazione e del farsi in presa diretta dell informazione. Primo a praticare l idea di un giornale personalizzato, autocostruito dal lettore, sulla falsariga di un progetto del MIT di Cambridge ( ). La sfida e il modello sottostante erano chiari: per attirare grandi numeri di lettori bisognava avere un arco di servizi totale che vanno dall esigenza di orientarsi sul Web, fino alla posta gratuita. L importante è catturare gli occhi e per questo non c è bisogno di informazioni. I contenuti, si rischiò a dire qualcuno, sono commodity, una cosa che la compri e la metti in linea ( ) Repubblica.it ha risposto in una prima fase crescendo in modo vertiginoso sul piano quantitativo, aumentando servizi e argomenti; è stata ampliata una fascia di contenuti che nel giornale in edicola non c era, si sono aperti servizi di commenti, sono cominciate a nascere le versioni online dei giornali locali del Gruppo l Espresso Vittorio Zambardino, giornalista de La Repubblica. intervista rilasciata sul blog: 47

48 2.2 Il bacino di utenza di riferimento Per comprendere la diffusione dell informazione attraverso internet, è fondamentale analizzare il bacino di utenza interessato a questo fenomeno. Una ricerca ISTAT sulla fruizione dei mass media in Italia, prende in esame la diffusione dei vari mezzi di comunicazione a disposizione dal 1993 al In particolar modo è utile focalizzare l interesse sulla fruizione di quotidiani: su un bacino di 100 individui, simili per caratteristiche, l Istituto di statistica prende in considerazione i fruitori di quotidiani almeno una volta nell arco di una settimana, suddividendoli in 13 fasce d età. Il dato, a parer mio, rilevante per questa analisi, è sicuramente una sostanziale diminuzione nella fruizione del quotidiano da parte di fasce sensibili: in un età compresa tra i 18 e i 44 anni, la percentuale di utenti che usufruiscono almeno una volta a settimana di un quotidiano come mezzo di informazione è passata da oltre il 70% al 50%, con picchi in negativo del 42% tra i 18 e i 19 anni. Tavola 5.1: Report ISTAT sulla fruizione dei mass media in Italia. Diffusione del quotidiano dal 1993 al Un dato che se incrociato con lo sviluppo e la diffusione su internet di testate on-line e blog d informazione generalista, sancisce l inevitabile declino della carta stampata. 48

49 Restano al di fuori di questo trend negativo esclusivamente le fasce che riguardano utenti dai 55 anni in poi. Anche in questo caso, se confrontiamo questo dato con l età media dell utenza internet, possiamo facilmente giustificare tali risultati. A rafforzare questa evoluzione è sicuramente un altro aspetto approfondito dall Istituto nazionale di statistica: la diffusione di internet ed in particolar modo di tecnologie all avanguardia per la sua fruizione tra i vari paesi europei porta in superficie le carenze sostanziali che affliggono l Italia. età ,9 63,7 66,7 71,8 72,6 70,4 15 / / /24 25 / / / 54 33,1 42,3 49,8 57,2 59,2 62,4 49

50 È possibile effettuare dei confronti internazionali: considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni che possiede un accesso a Internet da casa, a fronte di una media europea pari al 73% (e a paesi come Olanda, Lussemburgo, Svezia e Danimarca che hanno raggiunto livelli prossimi alla saturazione), l Italia si Tavola 5.2: Report ISTAT I cittadini e le nuove tecnologie. I dati fanno riferimento all intervallo Svezia Olanda Danimarca Olanda Finlandia Germania Malta Belgio Austria Francia Lussemburgo Slovenia Estonia Lussemburgo Svezia Danimarca Finlandia Germania Regno Unito Irlanda Belgio Francia Austria Malta Slovenia Irlanda Es R Es S

51 Tavola 5.2: In basso, classifica famiglie che dispongono di un accesso a internet da casa In alto, classifica famiglie che dispongono di un accesso a internet a banda larga da casa posiziona solo al ventiduesimo posto della graduatoria internazionale, con un valore pari al 62% ed equivalente a quello registrato per la Lituania. Un altro indicatore importante per misurare il cosidetto digital divide è rappresentato dalla quota di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni che ha un tonia ep. Ceca Spagna Polonia Ungheria Lettonia Lituania Portogallo Cipro Slovacchia Italia Grecia Bulgaria Romania tonia lovacchia Polonia Rep. Ceca Ungheria Lettonia Spagna Lituania Italia Portogallo Cipro Grecia Romania Bulgaria 51

52 accesso a Internet da casa mediante banda larga. Anche in questo caso l Italia è in fondo alla graduatoria, con un tasso di penetrazione del 52%, rispetto alla media europea del 67%. Valori vicini a quello dell Italia si riscontrano per la Slovacchia (55%) e Cipro (56%), mentre Svezia, Danimarca, Olanda e Finlandia registrano un tasso di penetrazione che supera l 80%. * Nonostante un significativo aumento della diffusione di testate on line e un conseguente aumento di utenti che decidono di sfruttare internet per le proprie esigenze, l Italia non segue tecnologicamente questa corrente. I dati europei dimostrano una sostanziale arretratezza che purtroppo si traduce anche in mancate occasioni di sviluppo economico e culturale. È altresì corretto affermare che oltre la metà dei fruitori di internet, utilizza questo strumento per informarsi e conoscere le ultime notizie di attualità. Considerando però la percentuale di over 65 presenti nel nostro Paese, si può facilmente prevedere che i dati di diffusione di internet sono calcolati al ribasso: nella classe di età anni la variazione percentuale risulta negativa (-22,9%), con una riduzione del numero di residenti pari a unità, mentre nella classe successi- 52 1,1 * Report ISTAT I cittadini e le nuove tecnologie. I dati fanno riferimento all intervallo , TAVOLA 6 Ricerca ISTAT Volume popolazione legale, XV censimento popolazione, ISTAT, 2011 Dati: Analisi del bacino di utenza. Confronto tra la numerosità degli anziani (65 anni e più) e quella dei bambini sotto i sei anni di età

53 va (30-34 anni) la riduzione si attesta a individui (-16,8%). La percentuale di popolazione di 65 anni e più è passata dal 18,7% ( persone) nel 2001al 20,8% nel 2011 ( ,8 persone). L aumento è stato sensibile anche per le età più avanzate: la popolazione di 75 anni e più è passata dall 8,4% del 2001 ( persone) al 10,4% del 2011 ( persone). 3, Il progressivo invecchiamento che caratterizza la popolazione italiana risulta ancor più evidente attraverso l analisi di due indici sintetici. Il confronto tra la numerosità degli anziani (65 anni e più) e quella dei bambini sotto i sei anni di età, che caratterizza lo squilibrio della piramide per età della popolazione, mostra che per ogni bambino con meno di sei anni si contano sempre più anziani. Dal 1971 al 2011 l indicatore mostra un andamento costantemente crescente passando da 1,1 anziani per un bambino al censimento del 1971 a 3,8 al censimento del 2011 (3,4 anziani per un bambino nel 2001). Volume popolazione legale, XV censimento popolazione, ISTAT,

54 2.3 Come percepiamo il web? Uno studio condotto dall Human Highway nell Ottobre del 2009, traccia quelli che sono i confini dell informazione digitale in Italia. Su un bacino di 23 milioni di utenti che utilizzano quotidianamente internet, il 10% sono lettori abituali di blog o quotidiani online, circa 2,5 milioni di individui. Di questi, il 30% si informa esclusivamente attraverso la rete quindi non abbiamo più un fenomeno di nicchia ma una comunità molto estesa ed eterogenea (lo studio analizza infatti un bacino di utenza che varia per età, sesso e frequenza di connessione). Le conclusioni che si possono trarre da questa analisi del target sono molteplici e ci aiutano a comprendere meglio il web: 1 lettore su 4 giunge casualmente ad un blog/ piattaforma e solo 2 su 4 verificano la fonte dell articolo letto. Nonostante questo c è una sostanziale fiducia da parte dell utente nei confronti del blog/quotidiano che risulta altamente credibile con oltre il 60% di utenti che ripone fiducia nella veridicità della notizia letta e quindi nella fonte. 23 mln Bacino totale Ciò che emerge infine da questa indagine deve far riflettere chi progetta e gestisce l informazione online: se da un lato l infor- 54 TAVOLA 7 Dati Audiweb 2012 Come percepiamo il web

55 mazione prodotta all interno di un blog risulta libera da censura ideologica e da convenienze politiche, d altra parte una tale autorevolezza non è data dalla veridicità delle fonti ma dall importanza del blogger o della testata giornalistica. Di fatto sono sempre le stesse logiche ad indirizzare la scelta dell utente che prima sceglieva e affidava 10 mln 30% Lettori abituali di quotidiani online Si informa soltanto attraverso la rete il proprio sapere in base alla autorevolezza della testata del quotidiano cartaceo (se è diffuso allora è anche affidabile) ed oggi si affida allo stesso modo alla credibilità del blogger o della piattaforma di informazione. Anche in questo caso i risultati delle ricerche saranno pesantemente condizionati da fattori non imparziali: in prima istanza troviamo le caratteristiche peculiari che rendono tracciabile una notizia e quindi il tema 55

56 trattato, le parole chiave (tag), la presenza di collegamenti multimediali (foto, video o grafi). Collegate a queste caratteristiche intrinseche della notizia troviamo anche altri fattori meno affidabili quali la visibilità mediatica e il numero di collegamenti che portano all articolo analizzato o a un altro contenuto a esso collegato. Uno degli aspetti che maggiormente caratterizzano l evoluzione del digitale a scapito di un informazione prettamente cartacea è il flusso di contenuti che quotidianamente riceviamo. Prima della diffusione di internet la mole di informazioni che un individuo poteva recepire quotidianamente era ben definita e limitata. Oggi le nostre possibilità sono cresciute esponenzialmente fino a raggiungere infinite possibilità di cercare una notizia, di ampliarla e di verificarla. Se da un lato internet abbatte i confini e i limiti prima imposti dalla lontananza o dalla tecnologia utilizzata, d altra parte non è stato posto alcun freno a questa evoluzione. Si giunge così a un sovraccarico di informazioni che l utente deve filtrare, analizzare, scartare e infine recepire. Parliamo di INFORMATION OVERLOAD. Le cause sono molteplici e riguardano sia i contenuti stessi che le modalità di fruizione 56

57 e di presentazione della notizia. La prima variabile è senza dubbio la mole di informazioni che un individuo è in grado di assimilare: la quotidiana esposizione ad informazioni di vario genere e natura inibiscono la nostra capacità di assimilazione e comprensione ottenendo infine come risultato una inibizione che non ci permette di creare dei percorsi di lettura e di approfondimento validi. Troppi input, spesso superflui non fanno altro che confondere la nostra comprensione, annichilendo il nostro tentativo di sviscerare la notizia che stiamo cercando. Uno studio del 2007* condotto da alcuni ricercatori dell Università della California e raccontatoci da Martin Hilbert, ha cercato di quantificare la mole esatta delle informazioni memorizzate e divulgate dal genere umano. Il numero a cui sono infine giunti si aggira intorno ai 300 miliardi di gigabyte, una quantità incredibilmente alta se si considera la possibilità da parte di un individuo di recepire un numero limitato di informazioni nell arco dell intera vita. * Martin Hilbert, The World s Technological Capacity to Store, Communicate, and Compute Information, USC Annenberg School for Communication & Journalism Se consideriamo che il numero di informazioni prodotte ogni mese si aggira intorno ai 30 exabyte e che l intero sapere dell uomo prima dell avvento di internet era di soli 5 exabyte si può facilmente comprendere come questo sovraccarico di informazioni abbia già raggiunto livelli impressionanti e 57

58 non più gestibili. Una seconda variabile che causa l overload informativo è sicuramente da ricercare nei contenuti stessi. Il passaggio da cartaceo a digitale non è stato seguito da una riprogettazione dei contenuti e delle modalità di informazione. Testi troppo lunghi o con troppi collegamenti ipertestuali confondono il lettore e lo portano a costruire dei flussi di apprendimento non sempre logici. Oggi l utente medio trascorre più tempo nello spostarsi da una notizia all altra, senza più soffermarsi nella lettura completa dell articolo. Questa evoluzione deve essere seguita da un diverso approccio alla progettazione di singoli articoli e di intere piattaforme informative: ad oggi le notizie devono essere condensate in poche righe e ricche di informazioni essenziali. Occhiello, titolo e catenaccio racchiudono l intera notizia. Ecco che leggere un intero articolo diventa superfluo e così l utente può di fatto saltare da una notizia all altra senza approfondire i contenuti. Il risultato di una tale struttura logica delle notizie porta alla realizzazione di un informazione che si sviluppa in una dimensione quantitativa piuttosto che qualitativa: aumenta il numero di notizie che l utente legge e comprende ma diminuisce la qualità delle informazioni. Come già detto, il lettore 58

59 digitale potenzialmente possiede un bacino di conoscenza molto più vasto di un lettore di quotidiani cartacei. Come influisce questo cambiamento nella quotidianità dell utente? Se il lettore oggi possiede strumenti più precisi e anche vero che una tale potenzialità può essere controproducente: le possibilità di approfondimento e verifica di una notizia sono in contrasto con le modalità di fruizione. Luca Toschi, all interno del volume La comunicazione generativa fornisce una analisi delle strutture logiche che governano la rete: Toschi definisce tali strutture script o meglio delle sceneggiature implicite, dei canovacci che condizionano, indirizzando, l azione e le nostre idee, stabilendo nessi, gerarchie, obiettivi. Se filtriamo quindi la visione della società con queste parole, possiamo renderci conto dell incoerenza dei nuovi linguaggi, che inglobano il particolare nel generale. La cosiddetta personalizzazione di massa (mass customization) è ormai strettamente legata al nostro tipo di cultura: strutture predefinite che in superficie consentono una personalizzazione quasi infinita con percorsi liberi e spesso caotici ma che in realtà seguono degli schemi ben definiti. 59

60 L utente in questo tipo di struttura ha la possibilità di formare la propria conoscenza, apparentemente in maniera libera ed indipendente. In realtà il valore di questa indipendenza, il raggio d azione, è direttamente proporzionale a ciò che la comunità sta cercando. Dietro a percorsi personali e a ricerche indipendenti esistono delle strutture (script) che personali non sono ma che cer- La Rete è un ambiente vasto come il mondo in cui si può trovare tutto quello che si sta cercando. Se si sa, cioè, cosa si sta cercando, perché la risposta alle nostre domande arriva se previste e prevedibili dal sistema. Luca Toschi, La comunicazione generativa, Ed. Apogeo, 2011 cano di raggruppare in insiemi logici le varie richieste dei singoli utenti: personalizzazione di massa appunto. Per questo motivo ritengo essenziale una verifica delle logiche che guidano e reggono queste strutture. Se l oggetto della mia ricerca è inserito in un più vasto percorso che racchiude le ricerche di un certo bacino di utenti, troverò 60

61 facilmente la risposta alla mia domanda. Se invece la mia richiesta non segue il canovaccio prestabilito o meglio, esce al di fuori di un percorso comune, in tal caso la mia ricerca non porterà risultati soddisfacenti. In una tale logica, l informazione si dimostra pesantemente corrotta: ulteriori ricerche di approfondimento, link presenti in un determinato articolo consentiranno si un approfondimento da parte del lettore ma di che tipo? Sarà realmente possibile riuscire a smentire o a confermare con assoluta imparzialità la notizia o piuttosto si avranno delle conferme parziali e non indipendenti? In un discorso più ampio, queste considerazioni non fanno altro che aumentare il sovraccarico informativo a discapito dell utente: troppe informazioni dalla dubbia integrità. 61

62 2.4 Dove è possibile intervenire Per progettazione delle piattaforme di informazione, mi riferisco quindi, non soltanto alla veste grafica del blog o della testata giornalistica, che pur ha una importanza fondamentale, ma piuttosto alle connessioni logiche presenti in un determinato sito internet. Edward Tufte definisce l eccellenza grafica come ciò che da all osservatore il maggior numero di informazioni nel minor intervallo di tempo, con il minor uso di inchiostro nel più piccolo spazio possibile (data ink-ratio). È qui che il designer può intervenire ragionando nuovi metodi di fruizione e soprattutto di visualizzazione della notizia. Laddove è possibile, il progettista può sintetizzare le informazioni e tradurle in schemi e diagrammi che aiutino la lettura dell utente semplificando quindi le informazioni e permettendo di cogliere il senso dell articolo e il contenuto essenziale. Questa scelta comporta però una rivoluzione nelle grammatiche stesse della comunicazione (Grammarware), con la necessità di trovare nuove soluzioni progettuali che sostituiscano le semplici informazioni testuali. Edward Tufte all interno di Beautiful Eviden- 62

63 ce sottolinea l importanza di realizzare una visualizzazione efficiente dei dati: una visualizzazione correttamente progettata restituisce credibilità da parte dei lettori. If you look after truth and goodness beauty looks after herself. Eric Gill 63

64 2.5 Dimmi quanto investi e ti dirò chi sei Come si può evincere dai paragrafi precedenti, il bacino di utenza che ruota intorno ai nuovi media è imponente e in costante crescita. Per meglio comprendere quale sia la reale pressione che gli investimenti pubblicitario applicano sul mondo dell informazione digitale, dobbiamo volgere lo sguardo verso i dati rilasciati in materia. Il report Nielsen Watch Buy Report May 2013, effettua un confronto tra il primo trimestre 2012 e il secondo trimestre 2012, focalizzando il interesse sugli investimenti pubblicitari in Italia. Il dato che emerge è che, oltre ad un aumento del differenziale rispetto al primo trimestre per la telefonia mobile (+34%) come numero di utenti, riscontriamo un aumento del 6% per internet. La televisione, che ottiene pure una flessione positiva, si ferma all 1,8%. Osserviamo ora il differenziale per numero di ore trascorse fruendo del media. Anche in questo caso la flessione è positiva per i tre supporti considerati: mentre la televisione fa registrare un incremento del solo 1,3% rispetto al trimestre precedente, internet e mobile collezionano rispettivamente il 16 e il 15% in più. Il dato infine più pesante in termini di ri- 64 TAVOLA 8 Differenziale tra gli anni 2012 e 2013 Dati Nielsen 2011/2013

65 I dati visualizzati riguardano il numero di utenti unici, la durata unica di fruizione e gli introiti pubblicitari percussioni sul mercato, sono gli investimenti pubblicitari effettuati: in questo settore, la televisione segna una flessione negativa: -19,1% contro il +2,1% di internet e il +13% del mobile. Per completezza ritengo corretto segnalare che a questi dati devono essere sommati i report ottenuti tramite i motori di ricerca, non considerati all interno delle ricerche di mercato Nielsen. TV +1,8% INTERNET +6% MOBILE +34% +1,3% +16% +15% -19,1% +21% +13% 65

66 TAVOLA 9 a sinistra: ADV share per mezzo (totale del 2012) 0.3% 2.2% 4.4% 5.3% TV 20% 51.4% INTERNET STAMPA RADIO ESTERNA 16.4% CINEMA DIRECT MAIL Nonostante il calo della raccolta pubblicitaria, la TV mantiene oltre il 50% dello share (5,4%) sulla pubblicità. Sull intero anno 2012 a contendersi il primato sono sostanzialmente tre device: la televisione appunto, la stampa con il 20% e internet con il 16,4%. Parallelamente a questi dati possiamo osservare la variazione percentuale sul numero degli inserzionisti tra il primo e il secondo trimestre Su un totale del mercato negativo, sia come numero di aziende (-8,5%) che come numero di inserzioni (-18,9), solo internet segnala 66

67 TAVOLA 9 a destra: Variazione % numero inserzionisti (2012) una flessione positiva: +3,2% come aziende e +2,1% di inserzioni pubblicitarie. Radio, stampa e televisone presentano esclusivamente dati negativi. In particolar modo la stampa registra -24,8% come numero di inserzioni rispetto al trimestre precedente. Possiamo quindi affermare il successo di internet rispetto ai media analogici, degli investimenti pubblicitari, nei termini di diffe TOTALE MERCATO INTERNET RADIO STAMPA ,9 TV NR AZIENDE INSERZIONISTE ADV Dati: Relazione Nielsen 2011/2013 renziale percentuale per il Se ancora non riusciamo ad osservare un superamento in termini assoluti, è da tenere in considerazione il trend positivo fatto regi- 67

68 strare negli ultimi anni. Il web sta rispondendo prima e con più vigore alla crisi, superato solo dall ascesa del mobile. Passiamo ora ad un altro dato molto interessante che riguarda la fiducia che gli utenti ripongono nei confronti della pubblicità in formati digitali. Il 40% degli italiani intervistati dichiara di fidarsi dei consigli di acquisto veicolati dai siti aziendali. In Europa i siti, quanto a fiducia, sono al 53%, nel mondo al 69%. Il trend pubblicitario dei siti aziendali utilizzati come veicolo di advertising è in forte crescita (in Italia si passa dal 28% del 2011 al 40% del In Europa dal 44% del 2011 al 53% del Seguono i messaggi adv dei video online (Italia 35%, Europa 33%, mondo 48%). Infine, sempre nell ottica della fiducia del consumatore, un italiano su tre (il 32%) dichiara di essere affezionato alla pubblicità nell ambito dei social networks (Europa 43%, mondo 48%), anch essi in crescita quanto a fiducia catturata (social networks Italia 2011 pari al 23% contro il 32% del 2013). Nielsen fornisce un quadro degli investimenti pubblicitari attraverso internet fornendo due letture: la prima generale su investimenti e trends, la seconda entra nel particolare, riferendo i dati per l ultimo periodo (Gennaio/ Luglio 2013), entrando nel merito delle tipologia di oggetti mediali maggiormente sfruttati nel fare promozione. 68

69 Andiamo con ordine. Prendiamo in considerazioni i dati riferiti al 2011 per l Italia. Utenti attivi sul web in un dato mese per il 2011 sono 26,2 milioni che in un giorno risultano essere mediamente 13 millioni. L utente tipo web è presente 1 ora e 19 minuti al giorno. Questi dati offrono delle buone prospettive di crescita: se consideriamo l indice di penetrazione di internet in Europa, possiamo notare come l Italia sia ancora al di sotto della media, offrendo così buoni margini di miglioramento anche se ad oggi, soprattutto per accesso alla rete e per accesso con connessione a banda larga, devono essere compiuti dei miglioramenti per consentire sempre più un alto accesso al media. Il rapporto Nielsen per il 2011 tende a sottolineare l aumento del peso di internet come ambiente di sviluppo e di fruizione dei servizi. I canali televisivi e le media company stanno sviluppando nuove aree di business attraverso servizi e contenuti online. Basti pensare alle piattaforme web delle maggiori media company: il tg1 online è stato uno dei primi network di informazione in Italia a creare una versione web del servizio televisivo (vedi caso studio). Nielsen denota una tendenza crescente da parte dell utenza di fruire sempre più di servizi tradizionali attraverso le piattaforme inter- 69

70 net: anche in questo caso, l informazione è uno dei primi servizi tipicamente analogico, ad essere stato adottato anche dal mondo digitale. In conclusione, in qualunque strategia multipiattaforma, declinata attraverso molteplici device e ambienti operativi, internet acquista sempre più valore e assume spesso una maggiore rilevanza nelle decisioni sui contenuti da inserire: oggi un qualunque progetto editoriale o comunicativo non può prescindere da una versione digitale e collegata ad internet. A livello promozionale, le aziende che non sono presenti sul web semplicemente non esistono, perdono credibilità di fronte all utente che considera questo aspetto una debolezza e una mancanza di professionalità. Usufruendo sempre dei report Nielsen per il 2011, possiamo scendere ancor più nel dettaglio, per capire le abitudini degli utenti del web, legate alla visibilità per la pubblicità e più in generale alla fruizione di contenuti multimediali. Nielsen rileva che, nel 2011, il formato video risulta essere uno dei formati maggiormente diffusi per la presentazione di contenuti: dal Luglio 2009 al medesimo mese nel 2011, i contenuti video sono aumentati dal 60% al 69,5%. In questo caso si fa riferimento alla percentuale di ricerche effettuate sul web 70

71 TAVOLA 10: Analisi Nielsen 2011: i contenuti video, monitorati attraverso tre parametri. In alto a sinistra le tipologie di formati pubblicitari. in alto a destra, l audience, focalizzato sempre sul formato video. In basso, un ulteriore approfondimento sui contenuti video online. Le analisi prendono in considerazione i volumi per il 2011 e le variazioni percentuali nel corso degli anni. che portano l utente a visionare contenuti video. Un dato questo confermato anche da un altra analisi che prende in considerazione l aumento percentuale, tra Giugno 2010 e Giugno 2011, di utenti unici, tra televisione, online e internet Tv. Il dato che emerge, premia ancora una volta l utilizzo del formato video per la diffusione di contenuti sul web: mentre la televisione registra un aumento di variazione del 2,9%, internet aumenta del 10%. Se però si 71

72 entra all interno del dato totale di internet, scopriamo che i video online collezionano un aumento di audience del 17%, mentre i network televisivi online registrano un aumento del 10%. In particolare, i video advertising segnano la crescita più forte nel periodo tra Gennaio e Luglio 2010 e il medesimo intervallo di tempo per il 2011: il video adv segna una variazione di +55%. In sintesi, possiamo affermare che il peso di internet, rispetto agli altri media, sta crescendo esponenzialmente: in soli 5 anni il peso di internet è aumentato di oltre punti percentuali (dall 1,5% del 2005 all 8,9% per il 2010). Mentre la televisione ha più o meno mantenuto, negli anni considerati, un peso medio del 60%, l editoria su carta stampata ha segnato un trend sicuramente negativo (rispettivamente -2,3% per i quotidiani e -5% per i periodici). A conclusione di questa breve panoramica della realtà pubblicitaria tra i media, con particolare attenzione al web, è doveroso, a mio parere, volgere lo sguardo agli ultimi dati pubblicati da Nielsen, in merito agli introiti totali ricavati dalla pubblicità, suddivisi per tipologia di media: il report prende in esame la variazione tra l intervallo di tempo Gennaio-Luglio 2012 e il medesimo arco temporale per il

73 Si registra l inevitabile flessione, sul totale, con una variazione del -16% ( da circa 4 milioni di euro si è passati ad un introito di 3,5 milioni), il peggioramento della crisi, infatti, era iniziato proprio a Luglio 2012 (-18,4%) dopo un primo trimestre a -9,6% rispetto allo stesso periodo del 2011, per poi proseguire costantemente fino alla fine dell anno intorno al -20%. La stampa continua il momento di difficoltà sia sul dato parziale del singolo mese che sul cumulato, dove registra un calo del -24,1% (Gennaio-Luglio), sia per i quotidiani che per i periodici. La TV, dopo 21 mesi di flessione negativa, torna leggermente in attivo (+1,6% a Luglio), con andamenti differenziati al suo interno, ma tutti in netto miglioramento. Il cumulato rimane comunque in ambito negativo al -15%. La radio chiude a -12,7% rispetto ai primi sette mesi del 2012 (il semestre si era chiuso a -14,4%). Internet (relativamente al periodo considerato da Nielsen), dopo quattro mesi consecutivi in calo, segna un inversione di tendenza sul mese, che chiude a +5,1%, portando così il totale a -2,2%. Come quindi possiamo notare, il web (escludendo la fascia del bacino di ricerca costituita dal mobile) segna l unico report positivo tra i vari media. 73

74 2.6 L informazione all interno dei Social Network La nascita e diffusione dei social network ha segnato una svolta, a mio parere epocale, nell uso del medium internet e nelle finalità raggiunte attraverso di esso. Partiamo da una base solida: i dati. Da uno studio dell Università di Urbino e Audipress, emerge che il 23% degli utenti del web utilizza regolarmente Facebook per ricevere informazioni sui fatti e gli avvenimenti del giorno. Il 53% si informa mediante quotidiani online mentre oltre il 60% utilizza aggregatori di notizie, come MSN o Google News. Se a questi dati aggiungiamo che il 60% degli utenti totali di internet, in Italia e nel mondo, utilizza il mezzo per fruire dei servizi erogati dai social network, possiamo comprendere l importanza dei social network nel reperire e distribuire informazione. L 89% di consumatori di notizie online sono compresi all interno della fascia di età che va dai 18 ai 29 anni. Questi tasselli, come in un puzzle, se accostati e incrociati tra loro, ci mostrano un panorama dell informazione inedito, che lega saldamente il fare informazione con i social media. Possiamo quindi ipotizzare che nei prossimi anni questo trend sarà destinato ad aumen- 74

75 tare e che quindi gli utenti fruiranno sempre più delle notizie di attualità tramite i social network. Per questo motivo ho preso in esame due studi, condotti da Blog Meter, società di analisi delle conversazioni e delle interazioni condotte in rete tra utenti e aziende. Come base di partenza sono stati considerati i quotidiani, settimanali, mensili censiti da AudiPress, poi, dopo opportune integrazioni, si è rilevato la loro presenza su Facebook e Twitter. A questo punto, grazie alo strumento Facebook and Twitter Social Analytics di BlogMeter, sono state analizzate tutte le interazioni (oltre 2 milioni) accadute in 30 giorni tra pagine e lettori (dal 20 Marzo al 18 Aprile 2012). La medesima analisi è stata poi svolta per l anno Il 63% delle 161 testate di qualunque periodicità considerate ha una pagina su Facebook. Ma questo valore è determinato soprattutto dai quotidiani: ben l 88% ha una pagina sul social network. Tale percentuale scende sensibilmente nel caso dei settimanali e dei mensili: tra i primi solo il 48% ha una presenza sul network, mentre tra i secondi la percentuale è del 51%. La semplice rilevazione del numero di fan mostra come La Repubblica sia riuscita ad aggregare oltre sostenitori, seguita da Il Fatto Quotidiano con oltre , dal 75

76 Corriere della Sera con oltre , dalla Gazzetta dello Sport con oltre Nella fascia tra i e i fan si trovano L Unità, Leggo, Il Sole 24 Ore e il Corriere dello Sport. Tra i e i TuttoSport, Il Mattino, il Giornale. Ma quello dei fan è un parametro che non permette di cogliere la capacità di coinvolgimento. E dunque fondamentale analizzare il volume di interazioni complessivamente accadute sulle singole pagine, come somma di like, commenti, condivisione di articoli e post spontanei dei fan. Anche in questo caso la Repubblica primeggia con interazioni, pur non permettendo ai lettori di postare, seguita a ruota dal Fatto con In terza posizione spunta Leggo con interazioni sviluppate. Segue il Corriere della Sera con L incrocio del numero dei fan, delle interazioni totali (ossia la somma di like, commenti, share e post non sollecitati dei fan sulla pagina) e della numerosità delle notizie pubblicate sulla pagina Facebook, rendono possibile l identificazione di 4 tipologie di quotidiani, nonché di 4 stadi della loro presenza sul social network: - i leaders ossia coloro che hanno ben compreso sia come aumentare i fan che come utilizzare la pagina come spazio di conversazione e rilancio delle notizie. In 76

77 questo caso rientrano Repubblica e Il Fatto Quotidiano. Entrambi hanno valori molto alti sia in termini di engagement per post (per ogni post Repubblica riesce a stimolare in media 657 reazioni dei lettori, mentre Il fatto 499) che di engagement per fan (per ogni 100 fan Repubblica stimola 34 interazioni e Il Fatto 39). - i fan collectors ossia coloro che hanno pensato soprattutto a collezionare fan, ma che non sono riusciti a coinvolgerli pienamente su Facebook. Rientrano in questa categoria Il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Il primo riesce ad ottenere in media 441 reazioni per ogni post scritto, ma solo 15 per ogni 100 fan, quindi ha una base fan poco reattiva. La Gazzetta sviluppa 126 interazioni per post e solo 5 per ogni 100 fan - i laggards ovvero ritardatari con meno fan, ma anche minore engagement totale. La maggior parte dei quotidiani analizzati rientra in questa categoria, che mostra alcune potenzialità interessanti come quelle di TuttoSport, il Giornale, l Unità, il Corriere dello Sport che hanno un elevato engagement per post. - Gli engagers che non hanno tantissimi fan, ma riescono a stimolarli bene. Leggo è l unico quotidiano che rientra in questo qua- 77

78 I quotidiani prediligono un uso strumentale di Facebook, ossia come luogo per catturare lettori da portare verso il sito principale. Non dialogano con gli utenti, preferendo semplicemente condividere link agli articoli contenuti sui siti ufficiali. Solo la Gazzetta dello Sport punta anche sulla pubblicazione di foto attraverso Facebook. Dunque al momento non sfruttano al meglio la nuove timeline di Facebook, pensata per il Visual storytelling. Vincenzo Cosenza Le performance della stampa italiana su Facebook 2012, Report BlogMeter 2013, Festival internazionale del giornalismo drante, grazie alla sua capacità di generare il massimo delle interazioni per fan ossia in media 167 per ogni fan e 305 interazioni per ogni notizia pubblicata. TAVOLA 11: Blogmeter Social Engagement Map, I quotidiani italiani su Facebook. Dati: Blogmeter 2012 Questa classificazione dei vari attori presi in considerazione, ci consente di suddividere i quotidiani nelle varie categorie. In questo modo siamo in grado di comprendere quali strategie le redazioni stanno adottando in merito alle informazioni su internet e alla loro diffusione tramite i social network. Tutto questo accadeva nel 2012, primo anno di rilevazione di tali dati. Vediamo però cosa è cambiato in 12 mesi, nel panorama italiano. Per il 2013, BlogMeter ha preso in considerazione anche i dati rela- 78

79 ENGAGERS Page Ingagement LEADERS Page Fans LAGGARDS FAN COLLECTORS TAVOLA 11: L analisi è stata eseguita con il tool Facebook Analytics by Blogmeter. Sono state esaminate le pagine Facebook dei quotidiani cartacei che alla data del 20 Marzo 2012 annoveravano almeno 50 mila fan.il periodo di rilevamento va dal 20 Marzo 2012 al 18 Aprile 2012 L area della bolla è proporzionata al numero dei post pubblicati dalla testata sulla propria pagina. Page Fans: il numero totale dei fan della pagina alla data del 18/04/2012. Page Engagement: somma delle interazioni (commenti, like, share) eseguite dagli utenti nel periodo di rilevamento. 79

80 tivi a Twitter, un altro social network che negli ultimi anni ha permesso di seguire e commentare i maggiori avvenimenti nazionali ed internazionali. Ben 11,5 milioni, sviluppate da 56 pagine facebook e 38 account twitter delle maggiori testate giornalistiche italiane (raccolte grazie a Social Analytics di Blogmeter). Le performance del comparto su Facebook sono riassunte nella Engagement Map che mostra il posizionamento secondo il numero dei fan (ascisse), il total engagement come somma di like, commenti, condivisioni, post spontanei in bacheca (ordinate), il numero di post scritti (ampiezza della bolla). TAVOLA 12.1: Blogmeter Social Engagement Map, I quotidiani italiani su Facebook. Dati: Blogmeter 2013 Il quadrante dei leader è occupato da Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Fanpage.it (testata all digital che ha più fan di tutti), Leggo, seguiti a distanza da il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. La prima stacca tutti per quantità di interazioni: sono circa 5 milioni quelle suscitate in 3 mesi. Promettente la posizione de Il Messaggero, Il Giornale, Libero, The Huffington Post, che riescono a coinvolgere i propri lettori pur non avendone un numero superiore alla media. Purtroppo la maggior parte delle testate ricade nel quadrante dei laggards ossia di coloro che hanno performance sotto la media del settore. Su Twitter i meglio posizionati in termini di fol- 80 TAVOLA 12.1: L analisi è stata eseguita con il tool Facebook Analytics by Blogmeter. Sono state esaminate le pagine Facebook dei quotidiani cartacei che alla data del 01 Gennaio 2013 annoveravano almeno 50 mila fan Il periodo di rilevamento va dal 01 Gennaio 2013 al 31 Marzo 2013

81 ENGAGERS LAGGARDS LEADERS Page Fans FAN COLLECTORS 81

82 ENGAGERS MENTIONS LEADERS Followers LAGGARDS FOLLOWER COLLECTORS TAVOLA 12.2: L analisi è stata eseguita con il tool Twitter Analytics by Blogmeter. Sono state esaminate 38 profili twitter dei quotidiani e delle maggiori testate online di news. Mi sembra una visione miope se si pensa che il 19% degli italiani apprende le notizie grazie alla condivisione degli amici (dati della nuova ricerca del LariCa di Urbino) e che costruire un rapporto di fiducia con la community (che non coincide con gli affezionati del sito web) sarà sempre più importante se si vorranno invogliare gli utenti a pagare per alcuni contenuti pregiati. 82 Vincenzo Cosenza Le performance della stampa italiana su Facebook 2012, Report BlogMeter 2013, Festival internazionale del giornalismo

83 TAVOLA 12.2: Dati analizzati: circa di interazioni Twitter. Il periodo di rilevamento va dal 14 Febbraio 2013 al 14 Aprile La dimensione della bolla è proporzionale al numero di tweet pubblicati lower e di mention (RT, Reply e citazioni spontanee ricevute) sono La Repubblica (che ha circa menzioni in 3 mesi) Il Corriere della sera, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Il Sole 24 Ore, La Gazzetta dello Sport e Il Post. Con un numero di citazioni superiori alla media del settore anche Linkiesta e Fanpage. it. Anche qui la maggior parte delle testate risulta in ritardo nell uso del mezzo. I giornali più grandi tendono ad usare più account tematici verticali e a sfruttare la notorietà dei giornalisti per socializzare le notizie. Paga la pratica del live twitting e l uso degli hashtag in occasione di eventi quali le elezioni e Sanremo. Rispetto allo scorso anno emerge una maggiore presa di coscienza dell importanza dei social media, anche se l utilizzo è meramente strumentale a veicolare traffico sul sito web principale (atteggiamento figlio delle metriche di successo usate nel settore). Scarso l uso di tecniche di coinvolgimento del lettore: i link puri e semplici vengono preferiti alle foto, che però risultano essere più apprezzate dai lettori. In definitiva si usano ancora i social media come discarica di link, senza una cura del contenuto postato su Facebook e Twitter, né del dialogo con fan e follower (al momento solo La Stampa e Il Sole 24 Ore hanno un social media editor). 83

84 Terzo capitolo Analogico e digitale: due sistemi a confronto 84

85 3.1 Trasposizione da cartaceo a digitale Il sistema attuale garantisce sì alternanze - più nella forma e meno nella sostanza - ma nella continuità; non è interessato, cioè, a sviluppare convergenze nella discontinuità, competizioni vere che vadano verso un salto di sistema rispetto al passato, da indurre gli stessi autori a trasformarsi profondamente e radicalmente e a favorire la nascita di soggetti nuovi. Luca Toschi, La comunicazione generativa, Ed. Apogeo, 2011, p 17 * Espressione inventata da Fidler per indicare tra l altro, i mutamenti dei giornali cartacei e multimediali con l avanzare delle nuove tecnologie di comunicazione, in Fidler R.,Mediamorfosi, Guerrini e Associati, Milano, 2000 Si può parlare oggi di una sorta di convergenza fra giornali cartacei e multimediali; a tale proposito appare appropriata l espressione mediamorfosi* coniata nel 1990 come titolo per un articolo sul futuro dei giornali di Roger Fidler: stiamo parlando di un fenomeno di convergenza, secondo il quale i tre settori industriali protagonisti della nostra riflessione, informatica, stampa ed editoria, non sono reciprocamente esclusivi, ma sono protagonisti di una progressiva sovrapposizione/integrazione. Ciò che emerge da questa convergenza è la necessità di avvicinamento delle due parti prese in considerazione: corporation e grassroots. 85

86 Questi due termini sono stati ampiamente discussi da Henry Jenkins all interno del suo volume Cultura convergente, dove la convergenza appunto è data dall avvicinarsi di queste due realtà: La convergenza è sia un processo discendente, dall alto verso il basso, guidato dalle corporation, che una dinamica ascendente, dal basso verso l alto, guidata dai consumatori. La convergenza delle corporation coesiste con quelle delle grassroots. Henry Jenkins, Cultura convergente, 2006 Ed. Apogeo Ciò che viene riportato negli articoli presenti nelle varie piattaforme di informazione sono una semplice trasposizione dal supporto cartaceo al digitale. Oggi siamo però consapevoli dell enorme differenza nel modo di leggere e comprendere una notizia a seconda del supporto utilizzato. Se la lettura di un quotidiano avviene in maniera lineare (dall inizio alla fine dell articolo, dalla prima all ultima pagina) all interno di una nuova piattaforma di informazione l approccio cambia, anzi viene totalmente stravolto. La lettura non è più lineare, è facile che l utente estrapoli solo alcune frasi dell intero articolo o che si lasci distrarre dai link presenti all interno o che voglia approfondire un ar- 86

87 gomento o una tematica citata nel testo. Questi continui stimoli distraggono inevitabilmente il lettore che oggi ha dei brevissimi picchi di attenzione che non consentono una lettura lineare e continuata. La questione fondamentale per comprendere il ruolo delle cosiddette grassroots è definire le reali pulsioni che portano alla nascita di comunità online o forum su un dato argomento. Questo bisogno di partecipazione dell utente si può tradurre in voglia di partecipare all informazione, completando o aggiungendo elementi alla notizia o all articolo discusso? È possibile che l utenza senta il bisogno di comunicare esclusivamente le proprie idee in merito ad un dato argomento senza necessariamente voler intavolare un dibattito? Questi punti di riflessione ci portano a formulare quindi una ipotesi in merito: l utente è maggiormente attratto dai contenuti della notizia o dai commenti che da essa possono scaturire? La differenza è sostanziale nel momento in cui si progettano piattaforme di informazione poiché la visibilità e l importanza che viene data alle varie sezioni di un sito internet potrebbero essere stravolte in funzione appunto di queste tematiche emerse. 87

88 3.2 Analisi dell utenza di riferimento L audience del sito Web può essere monitorata, sezionata, analizzata e studiata con precisione chirurgica. Marco Guerra, Analisi dei quotidiani on line italiani, 2004 Il mezzo di valutazione per la diffusione dei quotidiani cartacei è dato dalla tiratura, il numero di copie andate effettivamente in stampa. Da questo valore vengono solitamente sottratte le copie rese ovvero rimaste invendute. Questo metodo di valutazione non entra nel dettaglio del singolo articolo o rubrica del quotidiano, rendendo quindi impossibile una stima esatta dell effettivo gradimento da parte dell utenza. Con la diffusione delle versioni digitali, siamo oggi in grado di calcolare la mole esatta dei lettori per ogni singolo articolo pubblicato, i tempi di fruizione e i percorsi che hanno portato l utente alla notizia in esame. Una redazione online può così ottenere dei dati di usabilità esatti e in questo modo calcolare e progettare le future edizioni sulla base di questi fattori di gradimento. Una conseguenza di questo tipo di valuta- 88

89 zioni è sicuramente la diffusione dei banner pubblicitari all interno delle varie pagine di una piattaforma di informazione. Mentre nel caso dei quotidiani cartacei la presenza di spazi pubblicitari è ben definita e circoscritta all interno di griglie predeterminate che vengono decise quotidianamente dai capi redattori in accordo con le direttive editoriali, nelle versioni digitali il rapporto con la pubblicità è ben diverso. Di fatto non esistono delle regole rigide per la concessione di spazi pubblicitari ma l editore, a seconda dei dati di gradimento per il singolo articolo o notizia, può incrementare o diminuire l apporto pubblicitario. Questa evoluzione comporta una maggiore attenzione anche alla personalizzazione dei messaggi pubblicitari che possono quindi essere calibrati sulla previsione della tipologia di utenza che visiterà la singola pagina. Non bisogna dimenticare che le piattaforme di informazione online offrono un servizio generalista tendenzialmente gratuito; i ricavi saranno quindi costituiti in maggior misura dall impatto che i messaggi pubblicitari avranno sull utenza. Il dettaglio raggiunto dalle tecnologie informatiche permette inoltre di conteggiare con esattezza anche eventuali ingressi all interno dei link pubblicizzati e quindi di calco- 89

90 lare l effettivo ritorno mediatico dell investimento effettuato. Ma quali bisogni cerca di soddisfare l utente utilizzando internet? Uno studio Audiweb* focalizza la propria speculazione proprio sulle pulsioni e sulla domanda che porta alla fruizione dell online. Si utilizza la Rete per: 41,6% 27% 24,9% 24,6% Acquisire informazioni varie Contenuti disponibili solo in Rete Servizi pubblici e privati Essere informati su notizie di cronaca Alla domanda del perché si utilizza internet, per oltre il 40% dei navigatori abituali, si collega alla Rete soprattutto perché permette di acquisire informazioni su qualunque argomento (41,6%). Tra le altre motivazioni sono rilevanti la possibilità di trovare cose disponibili solo sul Web (27%), accedere velocemente ai servizi pub- 90 * Sintesi e analisi dei risultati della ricerca di base sulla diffusione dell online in Italia XV Edizione, primo semestre 2012 Base: individui che dichiarano di aver navigato negli ultimi 30 giorni

91 TAVOLA 13: Dati: individui che dichiarano di aver navigato negli ultimi 30 giorni. Le percentuali visualizzate sono parte del report annuale ISTAT diffusione dell online in Italia XV Edizione. blici e privati a distanza (24,9%), essere informati in tempo reale su notizie di cronaca (24,6%). Tra gli elementi di soddisfazione citati da coloro che dichiarano di aver navigato negli ultimi 30 giorni, il principale è l aver trovato ciò che si cercava (53,2%), a seguire l aver Elementi di soddisfazione 53,2% 26,6% 22% 21,7% Aver trovato cio che si cercava Aver trovato cose introvabili altrove Aver trovato notizie non disponibili su altri media Aver approfondito argomenti di interesse trovato cose introvabili altrove (26,6%), l aver trovato notizie non disponibili sugli altri media (22%), l aver compreso meglio argomenti di interesse (21,7%). Dall elaborazione di questi dati, possiamo quindi affermare di avere una richiesta generica di informazione e di poter usufruire di servizi pubblici e privati. 91

92 3.3.1 Le due realtà a confronto Un elemento che tende a diversificare il quotidiano cartaceo dalle piattaforme virtuali è sicuramente la sua caratteristica generalista. Il quotidiano tende a sintetizzare all interno dell edizione giornaliera, i fatti nazionali ed internazionali di maggior rilievo mediatico accaduti il giorno prima. Il limite temporale costringe la redazione a fare delle scelte di tipo generalista, preferendo focalizzare l attenzione sulle maggiori notizie per i vari settori: cronaca, politica, economia e spettacolo. Inevitabilmente si è costretti a tralasciare il particolare, prediligendo di fatto una realtà nazionale ed internazionale. I portali di informazione web, data la loro natura virtuale e non legata a criteri e tempi di stampa, è in grado di fornire un servizio non solo immediato ma anche specialistico. * Fonte: ISTAT, La stampa periodica e l informazione on line. Risultati di una indagine pilota sui quotidiani on line, Roma, giugno 2011 Un terzo delle testate online propone tematiche di interesse locale (provinciale o regionale). Su 145 siti consultati, ben 52 trattano tematiche di esplicito interesse provinciale.* Da una indagine di mercato condotta e pubblicata dalla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) è stata presa in esame l evoluzione e le cifre riguardanti l editoria in Italia 92 Su 145 siti di informazione quotidiana e periodica, ben 52 trattano tematiche locali

93 ** Il margine operativo lordo (MOL) è un indicatore di redditività che evidenzia il reddito di un azienda basato solo sulla sua gestione caratteristica, al lordo, quindi, di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), deprezzamento di beni e ammortamenti. dal 2008 al Cio che è emerso da questa analisi riguarda sostanzialmente la profonda crisi attraversata dall editoria mondiale ed in particolar modo dalla realtà italiana. Sono le cifre a dare la rappresentazione di una realtà complessa per quanti sono chiamati ad operare in un ambiente competitivo e in continua trasformazione. Nel 2011, il margine operativo lordo delle aziende editrici di quotidiani pur mantenendosi positivo ha subito una contrazione del 29,6%. In valori assoluti il mol**, che era pari a 151 milioni di euro nel 2010, è sceso a 106 milioni, con una diminuzione di circa 44 milioni ed un incidenza sul fatturato editoriale passata dal 5,2 al 3,7%. Informazione generalista Informazione locale Tavola 14: In Italia, un terzo delle tetate online propone tematiche di carattere locale. Da uno studio La stampa periodica e l informazione online. Indagine pilota sui quotidiani onoine,

94 Infatti, l andamento degli utili operativi a partire dal 2008 mostra come essi si presentino costantemente con segni negativi: -7,6 milioni di euro nel 2008; -221,7 nel 2009; -19,4 nel 2010; -67,3 nel Tavola 15: Andamento dell utile operativo calcolato dal 2007 al Il diametro dei cerchi gialli e proporzionale ai ricavi editoriali, calcolati dal 2007 al Utile operativo quotidiani Una delle maggiori cause che la FIEG ha individuato per questa diminuzione di redditività è senza dubbio un calo sostanziale degli introiti pubblicitari. Il periodo di crisi finanziaria iniziato nel 2008, ha raggiunto il suo picco nel 2009 ed oggi continua a segnare trend negativi. La crisi economica ha colpito trasversalmente tutti i media, fatta eccezione per internet che ha continuato a crescere a ritmi elevati. Nel 2005, quotidiani (19,0%) e periodici (13,3%), rappresentavano complessivamen- 94 Tavola 15: All utile operativo si giunge sottraendo dai ricavi i costi sostenuti per l acquisto di beni e servizi necessari alla produzione, ottenendo così il valore aggiunto. Sottraendo dal valore aggiunto il costo del lavoro si ottiene il margine operativo lordo e sottraendo a quest ultimo gli ammortamenti. Dati estrapolati da: La stampa in Italia Report FIEG 2011.

95 Tavola 16: Quota del mercato pubblicitario per mezzi. L analisi svolta si riferisce agli anni 2005 e Dati estrapolati da: La stampa in Italia Report FIEG Quotidiani Periodici TV Radio Cinema Outdoor Internet 1,7 55, te il 32,3% del mercato pubblicitario. Nel 2011, sono scesi al 24,7% (15,4% i quotidiani, 9,3% i periodici). Confrontando queste cifre con i relativi mercati europei ed extraeuropei, emerge uno squilibrio del mercato italiano che vede ancora i media audio televisivi sovrastare l editoria in quanto a investimenti pubblicitari. In particolare la FIEG tende individuare le cause di questo squilibrio tra i diversi media, nelle errate politiche di eccessiva liberalizzazione che da anni regolano il palinsesto pubblicitario televisivo. La diminuzione più sensibile è stata accusata dalle testate gratuite con un calo che, nel 19 13,3 14,6 15,4 9, ,9 2011, è stato del 22,4%. Per tali testate, che fondano il loro modello di mercato sulla pubblicità come risorsa economica esclusiva, le prospettive, in assenza di una significativa inversione di tendenza, sono oggettivamente preoccupanti. Le testate provinciali e quelle regionali, caratterizzate dalla prevalenza della pubblicità locale più resistente rispetto agli alti e bassi della congiuntura economica, hanno in effetti dimostrato maggiore capacità di 95

96 tenuta. Nel triennio, la flessione dei ricavi pubblicitari delle testate provinciali è stata del 12,2% e quella delle testate regionali del 15,1%. Le uniche realtà incredibilmente in controtendenza sono le economie di aree in via di sviluppo: Cina, India, Brasile e Argentina sono alcuni dei poli economici che meno hanno risentito di questa crisi e che anzi hanno registrato in questo periodo storico dei trend positivi di mercato. In un triennio le vendite di quotidiani a pagamento nel mondo sono scese da 540 (2008) a 519 milioni di copie (2010). I cali più accentuati si sono verificati nelle aree industrialmente più avanzate: nel Nord America la flessione è stata del 12% nel 2010 rispetto al 2009 e del 20% tra il 2006 e il 2010; nell Europa occidentale del 9% e del 10%, rispettivamente; nell Europa centrale e orientale dell 11% e del 12,5%. Viceversa hanno mantenuto un intonazione decisamente positiva i quotidiani asiatici e latino-americani con incrementi del 16% e del 7%, i primi, e del 4% e dell 1% i secondi. 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% -5% -10% Il core business dei gruppi editoriali non è più un unica piattaforma produttiva rappresentata dalla carta ( paper first ), ma un sistema caratterizzato da un desk multimediale da dove lanciare i contenuti in direzione di 96

97 Variazione quotidiani Variazione internet Variazione televisione 31 Global Advertising trend America del Nord America del Sud Europa Asia Tavola 17: Global Advertising Trend. Investimenti pubblicitari (quotidiani, internet, televisione) suddivisi per macroaree: America del Nord, America del Sud, Europa, Asia. I dati fanno riferimento alla variazione percentuale tra 2009 e Dati estrapolati da: La stampa in Italia Report FIEG una molteplicità di mezzi (carta, tv, radio, web, smartphone, tablet). Lo studio effettuato segnala due gruppi italiani tra quelli in cui la quota dell attività digitale ha avuto un incidenza significativa sul fatturato nel 2011 (RCS Mediagroup 7%, Gruppo Espresso 4,2%). Un altro fattore molto interessante che ha caratterizzato questo tipo di recessione nel settore editoriale è senza dubbio la diminuzione di abbonamenti annuali. Le conseguenze negative hanno agito su tre fronti. Su quello finanziario, in quanto sono venute meno risorse altrimenti disponibili con largo anticipo; su quello produttivo, in quanto gli abbonamenti consentono di programmare la produzione e, quindi, di contenere il 97

98 fenomeno della casualità degli acquisti che, inevitabilmente, si traduce in oscillazioni delle quantità di venduto e in rese fisiologicamente elevate; su quello del marketing, in quanto il rapporto con una platea ampia di abbonati consente alle imprese di avviare strategie di commercializzazione più efficaci e diversificate su un più ampia gamma di prodotti e di servizi anche multimediali. L altro fenomeno che attiene alla patologia del sistema editoriale è rappresentato dall abnorme entità dell invenduto. I dati relativi all evoluzione dell incidenza delle rese su tirature e vendite, forniscono l indicazione più significativa dell esigenza di interventi sulla struttura del circuito distributivo per migliorarne l efficacia. Nel 2011, le rese hanno raggiunto il 34,5% del venduto nel segmento dei settimanali; il 49,8% del venduto nel segmento dei mensili. Sono percentuali che nel corso del triennio sono andate costantemente aumentando. Un sistema di commercializzazione che produce livelli così elevati di invenduto ha al suo interno elementi di diseconomicità che richiedono un processodi modernizzazione che dovrebbe avere nell informatizzazione della rete di vendita il suo fulcro 98

99 Infine, un ulteriore settore che ha subito i contraccolpi della crisi, è quello cartario, soprattutto nel biennio , allorché i livelli di produzione hanno fatto registrare pesanti contrazioni (-6,7% nel 2008, -16% nel 2009). I consumi di carta hanno avuto analogo andamento con flessioni negli stessi anni del 7,8% e del 16,6%. 99

100 3.3.2 La diffusione e la lettura del quotidiano Uno spunto di riflessione sul fenomeno editoriale è costituito dal mutamento del rapporto che l informazione ha con l utenza. Nello specifico, è proprio il concetto di lettura che è profondamente cambiato: Il concetto di lettura, fino a pochi anni fa, veniva associato ad un atto che si compie in rapporto a un mezzo stampato. Oggi non è più così o, perlomeno, non può essere associato semplicisticamente ad un rapporto con una fonte di informazione scritta, in quanto con la nascita delle tecnologie informatiche e, soprattutto, di quelle digitali, la tipologia di rapporti è esplosa all interno di un ecosistema editoriale caratterizzato da una pluralità di piattaforme di distribuzione dei contenuti. In alto: Ken Doctor, giornalista e analista del mondo dell informazione. All interno di questo ecosistema i giornali hanno risposto con la creazione di piattaforme internet, che forniscono un servizio gratuito e multidisciplinare, basato sull immediatezza dell informazione. Applicazioni mobili per cellulari e lettori elettronici, forniscono ulteriori canali di fruizione dei loro contenuti per fidelizzare i lettori e coinvolgerli in un processo 100

101 di interazione con le fonti. Il lettore, infatti, da destinatario dell informazione si trasforma esso stesso in fonte di informazione fornendo contributi in un circuito circolare di cui la più significativa espressione sono i cosiddetti social media, strumenti nati per aggregare soggetti con interessi più o meno comuni e per raccogliere il feedback rappresentato dai loro interessi e dai loro desideri. Per i giornali i core customers (i lettori accaniti) sono un bacino di audience da mantenere a qualsiasi costo con un offerta sempre più ampia e stimolante. Ken Doctor, The Newsonomics of Amazon s Prime Moves, Nieman Journalism Lab Novembre 2011 I core customers, definiti anche lo zoccolo duro dell utenza per un dato servizio, forniscono tendenzialmente l 80% dei ricavi pur rappresentando appena il 20% del totale delle utenze. È comprensibile quindi come le case editrici debbano mantenere alta la fidelizzazione di questo bacino di utenza, che di fatto garantisce la loro sopravvivenza. Diventano quindi essenziali le politiche mi- 101

102 rate ad una maggiore partecipazione attiva degli utenti, attraverso le più svariate forme di feedback o di interazione. Si ritorna quindi a discutere di convergenza tra Grassroots e Corporation nelle più svariate forme. Partendo dalla possibilità di commentare le notizie e quindi di comunicare direttamente con l autore del singolo articolo fino alla partecipazione attiva ad i canali di informazione: molte piattaforme offrono oggi la possibilità di introdurre tematiche o di scrivere veri e propri articoli giornalistici. È possibile anche pubblicare notizie di altra natura: reperti audio, video e fotografici possono aumentare la fidelizzazione con l utenza, facendo gioco sulle diverse professionalità presenti sul web. Un dato su tutti: tra il 2009 e il 2011 il numero complessivo di utenti attivi sul web in un giorno medio è passato da 10,4 a 12,7 milioni, con un incremento del 22,1%. In parallelo, il numero Persone con diete solo audiovisive Cultural divide Digital divide Tavola 18 e 19: In alto Utenti web nel giorno medio (dicembre ), da una ricerca FIEG In giallo gli utenti unici presenti sulla Rete in Italia dal 2009 al In rosso gli utenti unici di quotidiani online. Il diametro delle circonferenze in verde indica la variazione percentuale di anno in anno. In basso L evoluzione delle diete mediatiche degli italiani, un report Censis per FIEG.

103 ,8% +36,4% +5,5% +15,3% Utenti unici internet Utenti unici di quotidiani web 29% 28,2% ,8% 26,4% ,7% 24,9% % 28,7% 23,3% di utenti nel giorno medio di siti web di quotidiani è salito da 4 a 6 milioni di utenti; con un incremento del 50%. Le percentuali di utenti di siti web di quotidiani, che era del 38,5% nel 2009 e del 45,5% nel 2010, è arrivata al 46,8% nel Una interessante suddivisione dell utenza di riferimento, introdotta dall analisi FIEG riguarda il mezzo utilizzato per l informazione quotidiana. La prima soglia individuata è quella dei cultural divide, quanti hanno un contatto elementare con i mezzi di informazione, limitandosi al mezzo televisivo. Un discrimine diverso dal cosiddetto digital divide, che separa i soggetti in grado di accedere o meno alla comunicazione digitale. La terza soglia è rappresentata dal press divide, un fenomeno, caratterizzato dal passaggio di utenti dalla carta stampata ad internet. Dai dati dell Indagine Censis 2011, emergono alcune suggestioni molto interessanti che ri- 103

104 guardano le caratteristiche delle persone che fruiscono almeno una volta alla settimana dei quotidiani. In larghissima maggioranza (65%) sono persone in possesso di diploma e laurea e, quindi, classificate tra le più istruite, mentre tra coloro che hanno diete solo audiovisive a prevalere sono i meno istruiti (40,5%). I meno istruiti (54,3%) sono anche prevalenti nella fascia di persone estranee ai mezzi stampati. Proprio perché viene scelta da un target molto qualificato, la stampa offre all utenza pubblicitaria una maggiore possibilità di selezionare il pubblico che interessa non solo sul piano territoriale, in ragione della sua articolazione geografica, ma soprattutto sul piano della individuazione del tipo di lettore in termini di professione, interessi, ceto economico sociale. Ciò comporta che il messaggio può essere impostato con contenuti adatti a quel tipo di lettore, ottenendone una maggiore attenzione e disponibilità. Un altra discriminante emersa dalla mia analisi è la diffusione geolocalizzata delle testate giornalistiche. Attraverso il censimento ISTAT 2011 e i volumi di vendita raccolti da FIEG è possibile geolocalizzare le vendite, suddividendo il territorio italiano in tre macro aree: al nord e al centro si vende una copia di quotidiano rispettivamente ogni 11 e ogni 12 abitanti; al sud ogni 20 abitanti. La media italiana è di una copia ogni 13 abitanti, vale a dire 76 copie ogni 1000 abitanti. 104

105 Anche il raffronto tra abitanti e volumi di vendita offre ulteriore indicazione delle dimensioni del gap tra le tre aree del paese. Le regioni settentrionali con il 45,8% della popolazione assorbono il 55,7% delle copie vendute; quelle centrali, con il 19,7% della popolazione, ne acquistano il 21,9%; quelle meridionali, con il 34,5% della popolazione, ne acquistano soltanto il 22,4%. Questi dati confermano ulteriormente il successo ottenuto dalle versioni locali dei rispettivi quotidiani, cartacei e digitali. Una realtà locale non solo riesce a reagire meglio alla riduzione di utenza e quindi di fatturato ma ha dimostrato dei trend positivi nella vendita di spazi pubblicitari. È infatti comprensibile che una campagna pubblicitaria riferita a prodotti o servizi locali avrà una risonanza maggiore e risulterà quindi un investimento più redditizio. Nel 2016 si prevede che nel mondo circoleranno circa 8 miliardi di dispositivi mobili che coinvolgeranno circa un miliardo di persone, con un traffico che supererà di 18 volte gli attuali livelli. L impressionante crescita di internet mobile spingerà le aziende ad andare oltre il semplice adattamento del loro sito internet, per individuare i reali vantaggi che potranno ottenere da questo strumento di contatto con i consumatori, integrato e delle enormi potenzialità, ma che richiede investimenti in termini di risorse tecnologiche e umane. 105

106 Dagli elementi raccolti emergono con evidenza le difficoltà del settore: difficoltà derivanti da fattori endogeni come la crisi del media cartaceo e da fattori esogeni che, a partire dalla congiuntura economica, intervengono sul calo della domanda e accentuano la flessione pubblicitaria. Si aggiunga il tumultuoso avanzare delle tecnologie digitali che hanno dirottato le esigenze d informazione verso mezzi diversi da quelli stampati. In questo quadro è proprio Internet a irrompere con prepotenza sulla scena con effetti rivoluzionari nelle abitudini delle persone e sul mercato: in una danza tra vecchie e gloriose testate e new media che potrà o meno diventare un occasione di sviluppo a seconda di come si saprà tradurre e trasformare l antico patrimonio di qualità e di affidabilità. Non è un caso che, nel disordinato sviluppo dei prodotti on line, si segnali il tasso di crescita dei giornali che possono vantare anche sul web il certificato di garanzia delle antiche testate. Le abitudini mediatiche generate dall avvento del web e dalla rivoluzione digitale hanno contribuito a trasformare strumenti di comunicazione come il telefono cellulare in un vero e proprio mezzo di informazione e intrattenimento mobile. Con lo sviluppo dei cellulari di ultima generazione e dei 106

107 tablet è possibile navigare su Internet, consultare materiale audio e video, disporre di una finestra aperta sul mondo che fornisce in tempo reale breaking news e interagire con le fonti. Sono spunti sufficienti a immaginare i problemi che dovranno essere affrontati dagli editori e da tutti gli operatori dell informazione tanto più rapidamente quanto maggiore sarà la velocità con cui i nuovi strumenti che forniscono notizie e intrattenimento si affermeranno nelle abitudini del pubblico. La rivoluzione della multimedialità è inevitabile per sopravvivere, non può attendere oltre se non si vogliono pagare prezzi altissimi, non può essere condotta con superficialità. Il presente dell editoria: la rivoluzione della multimedialità. Relazione del presidente FIEG, Giulio Anselmi,

108 3.4.1 Ostacoli o opportunità? Attraverso l analisi dei dati raccolti dalla FIEG e dall ISTAT è possibile dipingere un quadro della situazione attuale dell editoria italiana, cercando di evidenziare quelle che sono le carenze riscontrate negli anni. Sicuramente la congiuntura economica sfavorevole ha pesato (e pesa tuttora) sulle scelte aziendali ma è anche vero che una politica maggiormente assennata e rivolta all implementazione piuttosto che alla conservazione avrebbe permesso ai grandi gruppi editoriali di affrontare con maggiore slancio questa fase storica. Come abbiamo visto, i primi esperimenti di trasposizione da un modello cartaceo ad un altro digitale, hanno preso corpo già nel 1997, ottenendo dei discreti risultati pur senza il supporto tecnologico. È innegabile riscontrare come lo Stato Italiano negli anni non abbia incentivato la diffusione di internet non solo come mezzo di svago ma anche come canale informativo e quindi utile a fornire servizi. La mancanza di una qualità dei servizi di connessione è stata determinante per la diffusione delle piattaforme online e della natura dei messaggi comunicati: file video, audio o interattivi erano 108

109 inutilizzabili con la capacità di connessione disponibile. Mentre il resto d Europa (e del Mondo) ha investito nelle potenzialità del nuovo media, l Italia ha sempre declinato l offerta ed è per queste ragioni che oggi, come dimostrato dal censimento ISTAT, occupiamo gli ultimi posti per diffusione e qualità del servizio offerto. Ciò non vuole dire che l utente medio italiano non utilizzi internet, a fronte di una bassa diffusione e di un difficile accesso ai servizi internet, l Italia rientra ampiamente nella media europea per frequenza di connessioni o per l acquisto di strumenti per la connessione mobile. Questa tendenza dimostra quindi una volontà di fruire e sfruttare appieno le potenzialità del media. Da queste considerazioni, le case editrici dovrebbero cogliere dei segnali incoraggianti per individuare la direzione verso cui investire e catalizzare gli sforzi. Vero è che gli altri media di informazione e di intrattenimento (la televisione su tutti) continuano a raccogliere consensi e ad avere numeri ed investimenti notevoli ma se si prova ad analizzare le caratteristiche di questo bacino di utenza emerge che chi fruisce di apparati audio televisivi rientra in una fascia di età relativamente alta (oltre i 55 anni); se a questo dato si aggiunge il censimento 109

110 ISTAT per il 2012 sull età media della popolazione italiana, appare evidente come le case editrici abbiano impostato le loro linee di azione per una fascia di utenza destinata a diminuire ed a non essere più sostituita. Ma in che modo quindi, gli editori possono colmare questo divario tecnologico? Attraverso le cifre fornite dalla FIEG è possibile già individuare alcune tematiche di grande interesse: come già detto nei precedenti capitoli, una differenza sostanziale è la specificità dell informazione, la dimensione locale, l uso di nuovi strumenti multimediali, la nascita di community e la continua capacità di aggiornamento. La scelta di una informazione generalista effettuata dai quotidiani tradizionali era la diretta conseguenza dei bisogni di quel determinato periodo storico. L unico mezzo di informazione ufficiale era proprio il quotidiano che permetteva di avere notizie di relativa attualità e autorevolezza. Oggi le esigenze sono mutate e internet può soddisfare il desiderio di avere notizie specialistiche, che si differenzino per tematica ma soprattutto per vicinanza geografica. L informazione locale è una chiave vincente per ristabilire un rapporto di fiducia con l utente. Se nel 1997 non si avevano gli stru- 110

111 menti per consentire la fruizione libera di elementi video o audio, oggi è possibile fruire prodotti editoriali che si distaccano da quelli tradizionali, proponendo una interazione e quindi una fruizione attiva del prodotto. 111

112 3.4.2 Essere ciechi di fronte all evidenza Un aspetto che è emerso durante le continue ricerche, le letture di saggi e panegirici riguardanti la solidità morale e culturale del mezzo cartaceo, è stato la confusione sorta intorno alla trasposizione da materiale cartaceo a digitale. Ciò che spesso si è portati a pensare è che questa rivoluzione, tecnologica e culturale, riguardi essenzialmente la digitalizzazione di un quotidiano stampato su carta. Semplicisticamente si potrebbe quindi affermare che in realtà i contenuti permangono all interno della nuova versione ma che sia il mezzo attraverso cui fruire delle notizie a mutare. Questa affermazione è vera solo in parte: se da un lato è vero che la fruizione del media dovrà avvenire forzatamente attraverso uno schermo video, d altra parte ritengo estremamente riduttivo concludere questa lenta ed inesorabile trasformazione ad una semplice evoluzione del supporto utilizzato. Avallando questa sintesi estrema del fenomeno, è possibile affermare che una tale transizione sia tutt altro che auspicabile. Diviene quindi semplice sostenere una possibile tenuta del mercato cartaceo, proprio perché una trasposizione da un supporto ad 112

113 * Project for Excellence in Journalism del Pew Research Center di Washington DC: un altro non giustifica un tale stravolgimento del prodotto. Ad esempio durante il mese di Marzo 2013 è circolato il Rapporto 2013 sullo Stato dei News Media del Project for Excellence in Journalism dell autorevole Pew Research Center (Washington DC) che affermava che per ogni dollaro guadagnato con il digitale, gli editori di quotidiani e riviste perdono 16 dollari nella carta stampata* ** digital_ads_and_grains_ of_salt.php?page=2 ***Elserino Piol (Fedoweb), conferenza Digital frontrunners del 26 Febbraio 2013, Milano Tale affermazione è sicuramente fiancheggiata da un altro autorevole editore come Forbes che nel 2012 pubblica un report della Columbia University sui ricavi complessivi provenienti dalla pubblicità presente sui media di informazione americani. Negli Usa la raccolta complessiva ammonta nel 2012 a circa 3 miliardi di dollari. Vale a dire appena un quinto della raccolta pubblicitaria sulla carta stampata. ** Questi dati dovrebbero in qualche misura rassicurare il mercato della carta stampata perché dimostrano ancora l effettiva predominanza in campo pubblicitario delle inserzioni su quotidiani e riviste cartacee. Se però si considera che in Europa diversi editori ricavano dal digitale già il 40-50% del loro fatturato contro il 5-10% degli editori italiani***, possiamo comprendere che il fenomeno risulta maggiormente amplificato in Italia proprio perché le case editrici non 113

114 50 Ricavi pubblicitari per il mercato americano (I ricavi sono calcolati in miliardi di dollari) Tavola 20: Ricavi pubblicitari dal 2003 al 2012 per il mercato Americano. Dall osservatorio del Pew Research Center Il report prende in considerazione i ricavi pubblicitari per stampa e online, mostrando il lento declino perdendo oltre il 50% dei ricavi. hanno saputo gestire questa evoluzione del fenomeno editoriale ed oggi si ritrovano a dover fronteggiare una crisi che difficilmente sarà superata. Ciò che non viene, ad esempio, preso in considerazione è il costo derivato dalle inserzioni pubblicitarie: mentre su un suppor- 114 Tavola 20: Ricavi pubblicitari dal 2003 al 2012 per il mercato Americano. Dall osservatorio del Pew Research Center: org/2013/newspapers-stabilizing-but-still-threatened/ newspapers-by-the-numbers/

115 Totale Stampa Online to digitale, quindi all interno di piattaforme web, è quasi pari a zero, per i corrispettivi annunci su carta stampata, ha un incidenza superiore sia per costi di produzione che per necessità fisiche di spazio all interno di un quotidiano La crescita dei ricavi online è lenta mentre continua il rapporto di circa 16 dollari di stampa persi per ogni dollaro guadagnato online. Un altra prova a sostegno della solidità della carta stampata la si ritrova anche nelle percentuali di utenti che ancora fruiscono del mezzo cartaceo. È vero che quasi il 50% degli utenti tra i 20 e i 24 anni fruisce nel 2013 di un quotidiano (Confronto lettura quotidiano cartaceo ISTAT 1993/2013) è anche vero che nel 1993, esattamente dieci anni prima, all interno della medesima fascia d età, la percentuale era di oltre il 66%. Se a questi dati aggiungiamo che su un totale di quasi 13 milioni di utenti internet giornalieri ben il 47% afferma di visitare quotidianamente siti web di informazione, possiamo ipotizzare che il dato di diffusione del quotidiano cartaceo tra le fasce d età più giovani debba essere normalizzato. Mentre nel 1993 in Italia non esistevano ancora siti e piattaforme di informazione online, garantendo quindi un predominio sul mercato da parte dei quotidiani, oggi è facile che un utente si trovi a fruire di molteplici media nell arco di una giornata. Attraverso queste precisazioni, il dato prima fornito 115

116 risulta meno rassicurante. Ciò che le case editrici non voglio ammettere è che il passaggio da cartaceo a digitale è una evoluzione inevitabile e che per riuscire a sopravvivere a questo mutamento è necessario un intervento sostanziale di contenuti e contenitori: è vero che le inserzioni pubblicitarie sono ancora lontane dal far registrare ricavi pari ai quotidiani cartacei ma è ugualmente vero che le case editrici hanno l obbligo di migliorare il servizio offerto in modo attrarre un maggior numero di utenti. Per ottenere risultati soddisfacenti è però necessario trovare nuovi linguaggi e modalità per espletare il servizio offerto. Il passaggio da cartaceo a digitale fa emergere numerosi fenomeni sintomatici di una evoluzione non sempre qualitativa. È questo il caso delle modalità di pagamento correlate alle performance online dei giornalisti che scrivono per piattaforme web. Un articolo pubblicato su Digiday.com, una media company newyorkese, svela esempi di prassi adottate da varie case editrici sui metodi di pagamento per i vari giornalisti dipendenti*. Un esempio citato nello studio riguarda Forbes e l abitudine di fornire un compenso al giornalista costituito in parte da una cifra fissa (intorno all 80% del totale) mentre una quota del 20% è legata a metriche che vanno dal numero di conversazioni 116 * publishers/performancepay-arrives-for-journalism/

117 intrattenute con gli utenti del sito al numero dei commenti raccolti dai propri post. Nel caso dei 900 collaboratori esterni di Forbes, invece, la retribuzione è legata al numero di visitatori unici, con un certo compenso associato a ogni utente che per la prima volta entra nel sito, e un compenso dieci volte maggiore per ogni utente che ripete la visita. In altre parole, Forbes vuole premiare un audience fidelizzata. Con la convinzione che essa sia sinonimo di qualità dei contenuti. Ciò che invece emerge è un orientamento, sempre più marcato, a seguire e premiare comportamenti che mirino esclusivamente all aumento di introiti da parte della casa editrice. Il giornalista infatti si trova a dover promuovere sé stesso, usufruendo di una diffusione capillare del materiale prodotto, attraverso differenti media e social network. In questo modo si snatura quello che dovrebbe essere il compito esclusivo di cronaca del giornalista che piuttosto che descrivere nel migliore dei modi un fenomeno analizzato si focalizza sulla ricerca di argomenti che suscitino curiosità e che si propaghino nella rete. Il risultato è ovviamente un inevitabile abbassamento del livello qualitativo del materiale giornalistico prodotto ed immesso sul mercato. 117

118 Questo fenomeno lo si può ampiamente riscontrare analizzando i contenuti delle piattaforme online di informazione, dove a guidare il maggior numero di notizie pubblicate sono le tematiche di attualità legate allo spettacolo o alla cronaca rosa. All interno del quarto capitolo di questo studio, cercherò di dimostrare come questo fenomeno, a mio parere ancora sottovalutato, sia invece presente all interno delle realtà nazionali ed internazionali e di come sia possibile delineare una sorta di progetto editorale che pone come coordinate proprio questi criteri di massimizzazione dei profitti attraverso la diffusione sul web. 118

119 3.5.1 Il caso studio: Flipboard La migliore soluzione presente sul mercato è sicuramente Flipboard. È una applicazione rilasciata nel 2010 dalla Flipboard Inc., una start up americana con sede in Palo Alto, California. I due sviluppatori, Mike McCue e Evan Doll, crearono questo prodotto inizialmente solo per piattaforme OSX ma dal 2011 è stata implementata una versione anche per Android, garantendo un enorme diffusione di questa applicazione. Il primo elemento con cui veniamo in contatto una volta avviato il software è la scelta delle tematiche di maggior interesse: cronaca, politica, esteri, sport, spettacolo, design, fotografia, cultura. Dopo aver scelto i contenuti di maggior interesse si è proiettati subito all interno della navigazione. L interfaccia è molto semplice ed intuitiva: la pagina è suddivisa in quadranti, uno per 119

120 ogni tematica scelta inizialmente. In aggiunta a queste notizie, è possibile collegare a Flipboard i propri social network; in questo caso potremo visualizzare anche le notizie condivise sul proprio profilo e su quello dei propri amici. Ovviamente gli articoli saranno corredati da eventuali file multimediali: video, audio e gallerie fotografiche potranno essere fruite con un semplice click. Gli sviluppatori di questa applicazione hanno saputo dosare sapientemente le variabili oggi indispensabili per un buon progetto editoriale digitale: la prima discriminante che balza subito all attenzione è una ampia possibilità di personalizzazione dei contenuti e delle notizie; il primo passo infatti è proprio la scelta delle tematiche principali. La seconda discriminante di fondamentale importanza è la semplicità del mezzo: un interfaccia intuitivo, pochissimi elementi e gesti veloci per passare da una notizia ad un altra o per navigare tra le varie sezioni. 120

121 Ciò che lo differenzia da altre piattaforme di informazione è senza dubbio la possibilità di inserire nel circuito delle notizie anche articoli e post provenienti dai propri social network. Come abbiamo visto all interno del censimento ISTAT, la stragrande maggioranza degli utenti internet è solita accedere a piattaforme di aggregazione di massa. Flipboard fonde comunicazione ed interazione tra gli utenti, sintetizzando due bisogni emersi con l affermarsi di internet. Le notizie vengono reimpaginate in un formato interattivo. In ogni pagina ci sono più abstract ed è possibile poi accedere alla rete all interno della stessa applicazione per usufruire del contenuto multimediale nella sua interezza. È questa la convergenza di cui parlava Henry Jenkins all interno del suo volume Cultura convergente : l evoluzione futura della comunicazione, sia tecnicamente che logicamente, vedrà un tentativo di sintesi di diverse funzionalità all interno di un unico de- 121

122 vice. È un processo già in atto ed è possibile osservarlo nel campo della telefonia mobile: la nascita e l affermarsi di smartphone e tablet dimostra il tentativo di racchiudere multifunzioni in device di dimensioni sempre più ridotte. Jenkins la definisce una sorta di black box, un multimedia che consentirà all utente di comunicare, navigare online, assistere a programmi radiotelevisivi contemporaneamente. In quest ottica di estrema sintesi, è comprensibile la nascita e la diffusione di applicazioni come Flipboard che tentano di veicolare e catalizzare l attenzione dell utente offrendo diversi servizi in comunicazione tra loro. 122

123 123

124 3.5.2 Il caso studio: Repubblica Sera Un esempio positivo di tale trasformazione lo possiamo riscontrare all interno del sito di Repubblica.it, portale generalista legato al quotidiano cartaceo. Un iniziativa degna di nota è sicuramente la nascita di Repubblica Sera, una edizione del quotidiano esclusivamente multimediale che viene fornita solo in formato digitale per computer o dispositivi portatili. L edizione serale anticipa di fatto gli eventi e le notizie che saranno poi inseriti nel quotidiano del giorno successivo, addirittura anticipando e presentando notizie inevitabilmente più concorrenziali ed aggiornate del quotidiano stesso. 124

125 Repubblica Sera si è dimostrato uno strumento versatile per raccontare eventi eccezionali, quelli che un tempo avrebbero spinto i quotidiani a stampare edizioni straordinarie. Ora l edizione straordinaria è digitale. Luca Frajol, 23 Novembre 2012 Non sono le notizie del giornale trasformate per Repubblica Sera. Abbiamo voluto conservare l identità di Repubblica portandola quindi su un prodotto diverso. ( ) Dobbiamo quindi scegliere una notizia che sia particolare, che attiri l attenzione, che esca dal paniere della giornata oppure, stando nel paniere della giornata, sia declinata attraverso un ottica, un modo di guardare, particolare. Dario Cresto Dina, intervista a Repubblica.it, 15 Giugno 125

126 Un discorso a parte meritano i contenuti. Come affermato dallo stesso direttore Ezio Mauro e dal vice direttore di Repubblica, Davide Cresto Dina, il tentativo di questo nuovo progetto editoriale è quello di fornire una informazione che meglio si presti alla visualizzazione digitale. Questa caratteristica, presente anche all interno del portale web Repubblica.it, è forse il fulcro di questa mia analisi: l errore, a mio parere grave, è di lasciare che la veste e l output tecnologico dominino la scelta dei contenuti. Ritengo che l obiettivo debba essere differente: la sete di informazione che coinvolge l utenza del web dovrebbe essere supportata da una comunicazione adeguata. Ciò che avviene oggi in quasi tutti i portali di informazione è la diffusione di notizie di attualità: notizie scandalistiche, demenziali, bizzarre e, in determinati casi, squallide. Tutto ciò che può alimentare interesse e curiosità nel lettore viene pubblicato, con un ampio uso di elementi video, audio e fotografici. 126

127 Lavorando all interno della redazione de La- Repubblica e Repubblica.it ho potuto costatare la predilezione per junk news, le notizie spazzatura, che se da un lato permettono al sito di ottenere migliaia di accessi unici, dall altro impoveriscono il panorama dell informazione. 127

128 3.5.3 Il caso studio: Stop Kony Un progetto che tecnicamente si discosta dalle piattaforme di informazione online analizzate fino ad ora ma che risulta comunque interessante per la metodologia applicata è la campagna di viral marketing Stop Kony. Questa campagna umanitaria promossa da Invisible Children nel 2012 aveva come obiettivo di far catturare il criminale di guerra ugandese Joseph Kony entro la fine del Il progetto diffusosi inizialmente attraverso un video virale promosso sul web, ha ottenuto milioni di consensi in tutto il mondo, arrivando ad interessare anche le istituzioni attraverso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Tralasciando le polemiche emerse successivamente riguardanti l ideatore del progetto Jason Russell e alcune apparenti inesattezze storiche, ciò che in questa analisi risulta inte- 128

129 ressante sono le modalità utilizzate per diffondere informazioni utilizzando le potenzialità di internet come tramite comunicativo. Ad una ineccepibile campagna di viral marketing si aggiungono delle tematiche molto interessanti e spesso trascurate dai media canonici. Russell sceglie quasi esclusivamente internet per diffondere la storia raccolta e sfrutta la capacità di condivisione del singolo individuo. Il progetto inizialmente nasce e prolifera attraverso un video che snocciola i dati raccolti con coerenza e utilizzando un linguaggio molto accattivante graficamente valido. Successivamente è stato realizzato un sito internet che funge da diario di bordo, raccontando le varie fasi realizzative della campagna mediatica, i risultati ottenuti e gli obiettivi da raggiungere. Il sito internet kony/ è realizzato con la tecnica dello storytelling, mantenendo un unico flusso principale che racconti i fatti e i passaggi chiave, permette all utente di comprendere 129

130 l evoluzione dell iniziativa. Il percorso informativo è forzato ma lascia una certa libertà all utente di muoversi e scoprire in autonomia le varie fasi del progetto e i dati raccolti. Volendo inserire il sito internet in una griglia per meglio comprenderne i flussi di interazione, noteremo che il progettista ha scelto uno sviluppo verso un unica direttrice, quella verticale, consentendo liberamente un approfondimento da parte del lettore che potrà così scendere autonomamente nel dettaglio. La struttura generale dei vari step non viene alterata, aggiornando eventualmente i contenuti ed i dati inseriti senza quindi confondere l utenza. In questo esempio si può notare un sapiente uso di file multimediali: il sito riesce ad amalgamare risorse video con infografiche ed elementi fotografici senza confondere l utente ma mantenendo una coerenza generale. 130

131 L aspetto interattivo è tenuto in grande considerazione. Il progetto nasce come campagna virale e quindi l essenza stessa si basa sull interazione con chi fruisce il messaggio inviato. Gli utenti sono chiamati a partecipare, sia attraverso donazioni ma soprattutto favorendo la diffusione delle informazioni contenute nel sito. Ogni utente infatti può diventare veicolo per la sensibilizzazione alla causa scaricando un kit comprensivo di gadget, poster, flyer e elementi digitali che ne consentono la diffusione pur mantenendo un unica linea comunicativa. È importante che agli occhi della comunità (virtuale o reale che sia) emerga un unica idea progettuale attraverso l uso di elementi coerenti tra loro. L esperienza interattiva e di coinvolgimento riguarda anche altri ambiti. Oltre a determinati eventi caratterizzati da raduni e manifestazioni organizzate, è possibile per l utenza fornire la propria creatività inviando al sito 131

132 di riferimento le proprie creazioni, grafiche o fotografiche, che comunichino la loro partecipazione e il loro impegno per il movimento. Queste risorse saranno poi mostrare all interno di una bacheca virtuale presente in uno dei vari passaggi all interno della piattaforma. Infine è possibile, sempre attraverso un percorso guidato all interno del sito internet stesso, comunicare con i personaggi del mondo politico che hanno dato il loro apporto alla causa o che potrebbero fornire strumenti importanti per la risoluzione del conflitto ugandese. Anche in questo caso tutti gli strumenti si trovano in un secondo livello di approfondimento che corre parallelo a quello dello storytelling. L esperienza si conclude con la possibilità di fruire e seguire l evoluzione della campagna attraverso altri media: iniziative simili sono nate in radio o in televisone e forniscono un esempio perfettamente riuscito di multimedialità o per meglio dire, di transmedialità: 132

133 Una storia raccontata su diversi media, per la quale ogni singolo testo offre un contributo distinto, è importante all intero complesso narrativo. Henry Jenkins, Cultura convergente, 2006 Ed. Apogeo 133

134 3.6 Struttura di una redazione giornalistica Per comprendere il cambiamento in atto, la media morfosi, come la definiva Marshall Mac Luhan, dobbiamo tenere conto anche del ruolo delle redazioni giornalistiche e di come si stiano evolvendo, da una forma analogica di fare informazione, testate giornalistiche o telegiornali, al web. A variare è innanzitutto il ruolo del lettore, fulcro della mia speculazione. Il pubblico, che è generico, ma anche personalizzato, ha ora un ruolo diverso. É identificabile ancora con la figura del lettore a cui i messaggi sono indirizzati, ma non è più un passivo ricettore di informazioni. Egli può infatti farsi riconoscere dal sistema di accesso, registrarsi a dei servizi, selezionare i prodotti editoriali che preferisce e nella forma che gli è più congeniale. Fino a diventare esso stesso autore. 134

135 Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anche di crearne, e facilmente. Non solo di seguirei link, ma di crearli, tra i diversi generi di media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri. L intercreatività vuol dire fare insieme cose o risolvere insieme problemi. Se l interattività non significa stare seduti passivamente davanti a uno schermo, allora l intercreatività non significa soltanto starsene seduti di fronte a qualcosa di interattivo. Tim Berners-Lee, fondatore del World Wide Web Ecco che le tradizionali relazioni tra autore, editore e lettore assumono nuove forme, si compenetrano e danno origine a nuovi ruoli. Se il ruolo dell autore, nel legame tradizionale, si limitava allo scrivere e passare le proprie produzioni a un editore che aveva il solo compito di pubblicare su carta quanto consegnato e farlo pervenire al lettore o permettere al lettore di venirne a contatto, nell era digitale sempre più spesso ci si trova di fronte a relazioni più complesse. La necessità di pubblicare continui aggiornamenti, come ad esempio le ultim ora dei quotidiani, impone che i legami tra autore ed editore siano più stretti, in modo che le due professionalità cooperino per fornire un servizio di qualità nello scritto e di immedia- 135

136 tezza nella pubblicazione, cosicché il lettore abbia disponibili delle edizioni digitali sempre fresche di stampa. A volte autore, editore e lettore sono vicendevolmente collegati tra in un continuo scambio di informazioni e pubblicazioni, come avviene ad esempio quando è possibile lasciare commenti agli articoli e/o comunicare con la redazione tramite messaggi. Un altro caso ricorrente è quello in cui la figura dell autore e dell editore vengono a coincidere, sempre più spesso capita, soprattutto per le grandi testate, che il servizio di pubblicazione su Internet sia interno, assegnato ad una unità organizzativa creata ad hoc, senza bisogno di ricorrere alla terziarizzazione, tramite hosting. La semplicità di alcuni software e l accessibilità di certi strumenti permettono anche forme in cui non esistono tre ruoli distinti, ma una sola figura professionale o non in grado di scrivere, pubblicare e distribuire in autonomia il proprio prodotto, come accade per i blog o per gli e-book. Cosa avviene invece all interno delle redazioni giornalistiche televisive o di quotidiani cartacei? Come ho già detto, la televisione può essere assimilata più ad un media di tipo tradi- 136

137 zionale che ad uno analogico. Vero è che sfrutta sempre più spesso device condivisi, ad esempio lo schermo e alcuni contributi multimediali, ma per forma e contenuti è paragonabile ad una testata giornalistica. La gerarchia interna è molto solida e ruota intorno a due figure chiave: il caporedattore e i capi servizio. Il primo fornisce quelle che sono le linee guida del quotidiano: quali tematiche attenzionare e quanto peso dare alle singole notizie. I capi servizio coordinano le singole tematiche: cronaca giudiziaria, politica, nera, politica estera, sport e spettacoli. Il vice capo redattore funge da mediatore, da collante tra la direzione del quotidiano e i capi servizio. I singoli giornalisti, inviati, reporter e opinionisti si interfacciano principalmente con il proprio capo servizio. All interno delle riunioni di redazione, tutti gli attori in gioco collaborano e comunicano quotidianamente per la una organizzazione sincronizzata dei lavori. Le riunioni sono poste ad inizio giornata, tra le 11 e le 12 del mattino e nel primo pomeriggio, tra le 15 e le 16 circa. In questo modo, al mattino i cronisti individuano quelle che sono le tematiche che porteranno avanti durante la giornata e nel pomeriggio, definiranno i contenuti dell in- 137

138 chiesta giornalistica. Tutti gli articoli saranno poi monitorati e revisionati dai capi servizio che avranno la responsabilità del prodotto finale e quindi l ultima parola su contenuti e forma degli articoli. Il comparto grafico, che visualizzerà le notizie, deciderà l impaginazione per ogni singola pagina, collaborando strettamente con i capi servizio e con il vice capo redattore, partecipando alle due riunioni di redazione. Infine, la scelta iconografica per ogni singolo articolo corredato da materiale multimediale, sarà concordata in sinergia con il singolo giornalista che fornirà materiale di supporto e indirizzerà la scelta del progettista. Per quanto riguarda il contributo di materiale di approfondimento, grafici, infografiche, schemi o diagrammi, corollari alla notizia, saranno prodotti da agenzie esterne, nella stragrande maggioranza dei casi. Il capo servizio individuerà quotidianamente le tematiche che riceveranno un ausilio innografico e fornirà dati e supporto alle agenzie esterne in modo tale da ottenere del materiale coerente con l articolo giornalistico e disponibile per la stampa serale (alle 22 circa). Una redazione giornalistica online, ha una logica diversa dalle altre redazioni, sempre 138

139 I ritmi di noi giornalisti del web sono frenetici, incalzanti. Notizie video, foto da tutto il mondo devo convogliare, il prima possibile, sul nostro portale, con un accelerazione spasmodica dei processi comunicativi Alma Grandin, Ed. Rai Eri, 2012 Roma online e all news. Questo continuo stato di aggiornamento della notizia, porta ad un cambiamento dei tempi non solo di ricerca ed esecuzione della notizia ma, infine, anche della sua fruizione. Le redazioni online hanno al loro interno un organico sicuramente meno numeroso, in termini sia di giornalisti, che di esperti della visualizzazione. All interno di in un quotidiano cartaceo c è una gerarchia sia verticale che orizzontale, tra capi redattori delle varie sezioni e i giornalisti, che si suddividono le varie tematiche, occupandosi a tempo pieno di un unico aspetto: cronaca giudiziaria, cronaca nera, politica, economia, sport, spettacolo e cultura. In una redazione online le gerarchie sono appiattite: la suddivisione tra le parti esiste ma non riguarda le diverse tematiche o sezioni della testata online ma piuttosto il carico di lavoro, spesso valutato con un monte ore. 139

140 Ciò significa che spesso, troppo spesso, coloro che dovrebbero fare informazione, si ritrovano ad essere delle figure catalizzatrici: un bravo giornalista del web non scova le notizie, creando poi il corpo vero e proprio, l articolo di giornale o il servizio televisivo. Un giornalista capace che lavora per il web deve invece avere fiuto nella ricezione delle notizie, che arrivano dalle più svariate fonti, con ritmi frenetici. Processare una tale mole di dati e informazioni sarebbe quindi impossibile, senza l aiuto di alcuni stratagemmi messi in atto: quantità e novità sono le due direttive. La prima riguarda la lunghezza dei testi elaborati per essere fruiti sul web: ovviamente degli articoli sensibilmente più brevi sono necessari per consentire alla esigua redazione online di offrire un servizio apparentemente completo, coprendo tutte le notizie del giorno. Da una parte troviamo i medesimi articoli che sono stati pubblicati all interno dell edizione cartacea, riveduti e corretti in termini di font e titolo. La maggior parte degli articoli dedicati al digitale sono di gran lunga più brevi, questa caratteristica aiuta sicuramente i redattori a non doversi dilungare eccessivamente su un determinato argomento, così da avere il tempo di attenzionare un numero di tematiche maggiore dei colleghi dei quotidiani cartacei. 140

141 Il secondo stratagemma che segna il successo di un articolo posto sul web è la curiosità che tale pezzo giornalistico suscita nel lettore. Vedremo in seguito il peso che le notizie avranno sui social network, per il momento, basti pensare che l immediatezza è una delle caratteristiche fondamentali del fare informazione su internet: poco importa se le fonti non sono realmente accreditate o se le tematiche trattate non sono propriamente d informazione, l obiettivo non è più esclusivamente informare il lettore ma bensì, intrattenerlo. Slow news no news era lo slogan di lancio della Cnn venti anni fa, profetico nel dipingere quella che sarebbe stata poi la spinta propulsiva che avrebbe guidato la progettazione e la distribuzione dell informazione nel mondo. Il vecchio paradigma del giornalismo, la testimonianza diretta da parte dell inviato che legittima in qualche modo la professione e la produzione di informazioni da parte dei giornalisti, è finito. Oggi si è giunti al reporter diffuso che racconta se stesso, producendo informazione con tecnologie e competenze amatoriali che però ha come valore aggiunto l immediatezza dell informazione, l essere arrivati per primi alla notizia e averla diffusa in anticipo sugli altri media. 141

142 3.7 Il caso studio: Repubblica.it Tra i numerosissimi quotidiani presenti nella rete, la Repubblica.it è uno tra i più visitati, successo in gran parte ereditato dalla testata del giornale cartaceo. A prima vista la home page del sito mette a disposizione molte informazioni. La lunga barra di scorrimento verticale offre la visualizzazione di tutte le notizie più importanti e più recenti. La pagina inoltre sfrutta al massimo il potere iconico delle immagini con la presenza forte di fotografie, inserite nella maggiorparte dei casi nella parte sinistra dello schermo, parte che secondo i maggiori studiosi di semiotica informatica risulterebbe la più evidente agli occhi del visitatore. Questo ammordamento grafico costringe il giornalista a scegliere titoli ad effetto che non superino le due righe con la necessità di iniziare la riga con una parola o due parole chiave, che servono per garantire la ricerca elettronica di una certa categoria di notizie o di un informazione in essa contenuta. Il cosidetto take assume la forma e i contenuti 142

143 delle notizie date dalle agenzie di stampa, con la necessità di non superare le battute nel quale esporre la sintesi del fatto garantendo al fruitore la conoscenza veloce di cui si sta parlando. Nella parte superiore della pagina, sopra al nome della testata, che mantiene gli stessi caratteri della versione cartacea, c è la presenza di un menù istituzionale con collegamenti ipertestuali a siti di società che collaborano con la testata di Repubblica. A fianco al nome invece, il sito offre la possibilità agli utenti di avvalersi di un motore di ricerca per navigare con maggiore velocità e precisione all interno dello stesso e di ricorrere ad un archivio (dal 1984 ad oggi). Scorrendo verso il basso la pagina presenta le cifre degli ultimi aggiornamenti e le barre di navigazione delle pagine all interno divise in argomenti. Se la parte sinistra della pagina è occupata principalmente dalle notizie, la parte destra è riempita da numerose rubriche, da un rullo di notizie (fonte AGI), da informazioni meteo e da annunci pubblicitari. Proprio la pubblicità, una volta molto più ingombrante all interno della pagina, viene esibita con la presenza di banner pop-up. A chiudere la lunga home page ci sono collegamenti a blog, servizi (quasi tutti a pagamento), oroscopo e 143

144 sondaggi, con una piacevole sorpresa che è rappresentata da uno spazio dedicato ai cittadini, i quali possono accedere alla consultazioni di documenti legali, a una biblioteca e a uno spazio interattivo. All interno delle pagine delle notizie, il fatto è esposto in modo più dettagliato rispetto alla home page, senza però mai raggiungere la lunghezza degli articoli di un giornale cartaceo, rimanendo così a metà strada con una notizia di agenzia di stampa. Sempre nella stessa pagina c è la lista dei link correlati e in basso la possibilità di abbonarsi ad aggregatori RSS. 144

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