I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI IN PIEMONTE

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1 I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI IN PIEMONTE William Malizia* e Dino Pinelli* RAPPORTO SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE *Fondazione Eni Enrico Mattei william.malizia@feem.it dino.pinelli@feem.it Le opinioni espresse nel presente lavoro non rappresentano necessariamente la posizione della Fondazione Eni Enrico Mattei

2 RIASSUNTO Il progetto Tecnorete, riguardante la realizzazione di una rete di parchi scientifici e tecnologici sull intera regione Piemonte, è stato lanciato all inizio degli anni 90 su iniziativa della Regione Piemonte e con il coordinamento di FinPiemonte, come parte di una strategia complessiva di rafforzamento e riqualificazione del sistema regionale della piccola e media impresa. Questo lavoro ha lo scopo di valutare l iniziativa Tecnorete in relazione agli obiettivi iniziali (creare imprese nei settori innovativi e rafforzare i settori tradizionali mediante l innalzamento del loro livello tecnologico e degli standard qualitativi delle imprese) e alle maggiori esperienze internazionali. La ricerca indica che i risultati dell esperienza sono abbastanza soddisfacenti per quanto riguarda la creazione di nuovi settori hi-tech (anche se la dimensione media delle imprese resta sotto le attese iniziali); meno per quanto riguarda il trasferimento tecnologico e il coinvolgimento delle imprese tradizionali. Alcune perplessità rimangono sulla sostenibilità finanziaria di lungo periodo. SUMMARY Launched at the beginning of the 1990s, Progetto Tecnorete was sponsored by Regione Piemonte and co-ordinated by FinPiemonte as a means to strengthen and upgrade regional SMEs and their competitiveness. Its main objective was to establish a network of scientific and technological parks in Piemonte. This paper evaluates the Tecnorete initiative against its initial objectives (to create enterprises in innovative sectors on the one hand and to strengthen traditional sectors by increasing their technological level and their qualitative standards on the other hand) and the major international experiences. The analysis shows that the establishment of new firms in hi-tech sectors proved a quiet satisfactory experience (even if the average size of enterprises is below initial expectations); whereas technology transfer and the involvement of traditional enterprises are less satisfactory. Results on financial sustainability in the long term show largely deficient. Keywords: Innovazione, Politiche di sviluppo locale, Sostegno alla PMI JEL: O31, O32, O33, R58 2

3 INDICE PARTE I 1. I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI I parchi come strumenti di politica I servizi offerti dal parco Fattori e criteri di successo Fattori di successo Criteri di successo Conclusioni PERCHÈ IN PIEMONTE Le criticità piemontesi Conclusioni PARTE II 3. TECNORETE PIEMONTE: L INIZIATIVA Introduzione Caratteristiche generali TECNORETE PIEMONTE: UNA VALUTAZIONE Creazione e attrazione di imprese innovative Risultati quantitativi Coerenza settoriale rispetto alla tematicità dei parchi Caratterizzazione R&D-intensive e high-tech delle imprese Creazione e incubazione di imprese Conclusioni Sfruttamento e creazione di economie di agglomerazione Networking interno Networking esterno: partenariato con istituti di ricerca e soggetti istituzionali, integrazione fra ricerca (pura e applicata) e imprese Progetti di trasferimento tecnologico Animazione tecnologica e formazione Conclusioni Sostenibilità economica Conclusioni PARTE III 5. UNA PANORAMICA INTERNAZIONALE Alcune precauzioni metodologiche Un confronto qualitativo: Nordrhein-Westphalen Un confronto quantitativo UK Science Park Association (UKSPA) CONCLUSIONI Obiettivi e metodologia I risultati Considerazioni finali Limiti della ricerca e direzioni future BIBLIOGRAFIA

4 INTRODUZIONE Il progetto Tecnorete, riguardante la realizzazione di una rete di parchi scientifici e tecnologici sull intera regione Piemonte, è stato lanciato all inizio degli anni novanta per iniziativa della Regione Piemonte e con il coordinamento di FinPiemonte, come parte di una strategia complessiva di rafforzamento e riqualificazione del sistema regionale della piccola e media impresa. Questo lavoro ha lo scopo di valutare l iniziativa Tecnorete in relazione agli obiettivi iniziali (creare un network di imprese nei settori innovativi e rafforzare i settori tradizionali mediante l innalzamento del loro livello tecnologico e degli standard qualitativi delle imprese) e alle maggiori esperienze internazionali. La ricerca indica che i risultati dell esperienza sono abbastanza soddisfacenti per quanto riguarda la creazione di nuovi settori hi-tech (anche se la dimensione media delle imprese resta sotto le attese iniziali); meno per quanto riguarda il trasferimento tecnologico e il coinvolgimento delle imprese tradizionali. Alcune perplessità rimangono, inoltre, sulla sostenibilità finanziaria di lungo periodo. Nella Parte I introduciamo l argomento discutendo le finalità dei parchi dal punto di vista teorico (e i motivi per cui l intervento pubblico può in questi casi essere giustificato) e analizzando il contesto piemontese. Nella Parte II discutiamo i risultati dell analisi empirica svolta sul progetto Tecnorete rispetto agli obiettivi e i presupposti teorici discussi nella Parte I. Nella Parte III confrontiamo l esperienza piemontese con alcune grandi esperienze internazionali e discutiamo le implicazioni principali del nostro lavoro. 4

5 PARTE I Nella Parte I introduciamo l argomento. La Sezione 1 delinea le caratteristiche generali e le funzioni dei parchi scientifici e tecnologici, ne discute gli obiettivi e i presupposti teorici e identifica fattori e criteri di successo. La Sezione 2 descrive il contesto piemontese, analizzandone i potenziali punti di forza e debolezza in relazione ai fattori di successo identificati nella Sezione 1. 5

6 1. I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI 1.1 I parchi come strumenti di politica Una vasta letteratura ha analizzato l importanza che la capacità innovativa e l abilità nell imitazione e adozione di nuove tecnologie hanno nel determinare il tasso di crescita di un sistema economico (Solow, 1956; Romer, 1990; Aghion and Howitt, 1992; Metcalfe, 2003). Questo è tanto più vero quanto più i beni e i servizi scambiati sul mercato sono fondati in misura sempre maggiore sulla conoscenza (OECD, 1996). I problemi relativi alla produzione e diffusione della tecnologia sono quindi centrali rispetto all elaborazione di politiche di sviluppo, sia a livello nazionale sia a livello regionale e locale. Il processo innovativo e di diffusione tecnologica è influenzato da molte politiche pubbliche: dalle politiche per la concorrenza alle politiche per l istruzione, alle politiche macroeconomiche in genere. Forme specifiche di supporto alla ricerca e sviluppo tecnologico si sono basate tradizionalmente su interventi diretti (ricerca svolta in istituti pubblici Università, CNR, Centri Comuni di Ricerca) o attraverso sussidi a progetti di ricerca condotti in imprese e istituzioni private (come accade, per esempio, con il Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico dell Unione Europea). Negli anni novanta, sulla scia del successo dei primi parchi scientifici nati negli USA e degli studi sulla funzione dei clusters nel processo di crescita (Porter, 1990) un attenzione crescente è stata rivolta alle politiche che si fondano sulla creazione di reti formali e informali di ricerca per favorire una maggiore collaborazione tra i produttori di ricerca e gli utilizzatori della stessa (imprese). Questi interventi hanno spesso una forte dimensione territoriale e locale. Il contesto locale, in una visione di sviluppo sostenuto dall innovazione, gioca infatti un doppio ruolo: offre economie esterne Marshalliane, in grado di ridurre i costi di transazione grazie alla prossimità geografica e socio-culturale. Ciò significa una più facile circolazione dell informazione, possibilità di rapporti personali diretti e minori costi di informazione ( economie di agglomerazione ). favorisce il processo di apprendimento collettivo che, a livello locale, permette al sistema di introdurre innovazioni e di adattare alle esigenze della produzione locale tecnologie importate dall esterno. Questo processo ha fatto sì che gli enti locali sviluppassero una propria politica di promozione, finanziamento e gestione dell attività di innovazione tecnologica. Si tratta sostanzialmente di iniziative di tipo cooperativo che coinvolgono più soggetti di diversa tipologia (università, enti locali, imprese, enti di ricerca), il cui finanziamento vede coinvolta una pluralità di soggetti (enti locali, governi nazionali, Comunità Europea e soggetti privati). Queste iniziative hanno come scopo: lo sviluppo integrato di industria e ricerca pubblica (universitaria); lo sviluppo di nuovi settori high-tech e l innalzamento del livello tecnologico dei settori tradizionali; il trasferimento tecnologico ai settori maturi e lo sviluppo di quelli avanzati; la specializzazione settoriale nel campo della ricerca high-tech e dello sviluppo industriale; In tale prospettiva si collocano le esperienze dei parchi scientifici e tecnologici, che vengono a trovarsi all intersezione di tre tipi di politiche pubbliche: le politiche pubbliche di gestione territoriale e di sviluppo locale e regionale; le politiche pubbliche di supporto alla ricerca, innovazione e trasferimento di tecnologia; le politiche pubbliche volte a migliorare la competitività delle piccole e medie imprese. Tutte queste politiche hanno caratteristiche di orizzontalità e trovano la propria giustificazione in fallimenti del mercato ben dimostrati in letteratura (legati per esempio all esistenza di esternalità, o a casi di 6

7 informazione imperfetta). In quanto tali, non violano le norme comunitarie in materia di concorrenza e aiuti di stato. La IASP (International Association of Science Park) fornisce la seguente definizione di parco scientifico e tecnologico: A science park is a property based initiative which: has formal and operational links with a University or other Higher Educational Institution or major Centre of research is designed to encourage the formation and growth of knowledge-based business and other organisations normally resident on site has a management function which is actively engaged in the transfer of technology and business skills to the organisation on site. 1 In tale contesto, i parchi scientifici e tecnologici assumono rispetto al territorio una duplice funzione: A) CENTRI DI ATTRAZIONE E CREAZIONE DI NUOVE IMPRESE INNOVATIVE L obiettivo principale del parco scientifico e tecnologico è la formazione e la crescita di imprese innovative (knowledge-based). Questo è reso possibile dalla vicinanza geografica e da legami formali e operativi con altri centri, come le Università, in cui si produce nuova conoscenza e si prepara capitale umano in grado di produrre e applicare nuova conoscenza. Attraverso la creazione e attrazione delle imprese innovative si cerca di diversificare la struttura e la composizione settoriale del sistema produttivo locale sostituendo settori maturi e stagnanti con settori con forti potenziali di crescita, migliorando quindi il potenziale di crescita dell economia locale. Questo obiettivo, come vedremo, è stato un elemento alla base dell investimento pubblico nei parchi scientifici e tecnologici in Piemonte. B) CATALIZZATORI DELL ATTIVITÀ INNOVATIVA E DEL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO La creazione e attrazione di imprese innovative non ha il solo obiettivo di diversificare la composizione settoriale dell economia locale verso settori caratterizzati da un maggiore potenziale di crescita. Piuttosto, i parchi scientifici e tecnologici sono da intendersi come Knowledge Farms (Fattorie della Conoscenza) a beneficio delle imprese ospitate e delle regioni in cui sono localizzati. Si qualificano sotto due aspetti principali: l importanza che attribuiscono alla variabile contiguità fisica nella creazione di innovazione tecnologica-produttiva; la loro organizzazione interna reticolare che si può proficuamente integrare nella rete di relazioni già presenti sul territorio. 1 Definizione fornita da IASP (International Association of Science Parks), tratta da: Rowe D., Science Parks: the UK experience, in Campodall Orto S., Roveda C., Parchi scientifici come strumento di politica industriale, Franco Angeli,

8 TAV. 1.1: IL PARCO COME RETE MICRO-LOCALE Tecnologia Mercato Finanza Terziario avanzato Innovazione tecnologico-produttiva 8

9 Basandosi su questo modello, il ruolo-chiave del parco si caratterizza per la sua capacità di creare opportunità per quei trasferimenti informali di conoscenza (knowledge spillovers), che sappiamo essere alla base del processo innovativo, e che avvengono nel parco attraverso lo sviluppo di reti formali e informali tra i diversi attori dentro e fuori il parco. Tale sviluppo di reti è favorito nel parco dalla contiguità geografica e dai servizi messi a disposizione dal parco stesso, come per esempio l accesso a opportune fonti di finanziamento e a competenze specialistiche nel campo della gestione aziendale. L insieme di queste relazioni viene efficacemente riassunto nella seguente tavola: TAV. 1.2: IL PARCO COME NETWORK 2 Fonte: Baldini, Parchi scientifici per l innovazione, in L impresa, n.1, 1984, pag. 35 Il ruolo che emerge oggi per il parco scientifico e tecnologico è quindi quello di un catalizzatore di processi che coinvolgono il pubblico e il privato, le imprese nel parco, le imprese fuori del parco e le università, le responsabilità di governo a diversi livelli territoriali e i gruppi sociali nella creazione, diffusione, apprendimento e applicazione della nuova conoscenza. Come affermato da Lacave, i parchi scientifici, i tecnopoli, gli incubatori sono in grado di riprodurre, in una logica di laboratorio permanente, le condizioni naturali che hanno in passato favorito l affermarsi di realtà come i distretti industriali 3. In questa ottica i parchi e le regioni da questi interessate assumono la funzione di beni collettivi, tanto dal punto di vista delle imprese quanto da quello del soggetto pubblico 4. 3 Tratto da: Lacave M., Parchi, tecnopolis, tecnoreti, Il Sole 24 ore, Tratto da: Barnes W.R., Ledebur L.C., Toward a new Political Economy of Metropolitan Regions, Environment and Planning C: Government and Policy, vol.9,

10 1.2 I servizi offerti dal parco Il modello storico di parco scientifico e tecnologico, sviluppatosi a partire dagli anni sessanta negli Stati Uniti, prevede che l iniziativa sia spontanea, localizzata in un area economicamente e strutturalmente sviluppata, con la presenza centrale di una università o di un altra istituzione di ricerca e dotata di infrastrutture di produzione di ricerca scientifica e tecnologica. La spontaneità dell iniziativa non esclude a priori il concorso di attori pubblici al processo di realizzazione del parco, ma la peculiarità sta nel fatto che si tratta un processo non pianificato e nato da una esigenza locale (processi bottom-up) 5. Il successo dei primi parchi scientifici li ha idealizzati come strumenti in grado di generare sviluppo e crescita economica, anche in contesti caratterizzati da ritardi di sviluppo. A partire dagli anni novanta, si sono creati in Europa, soprattutto per iniziativa pubblica, una moltitudine di tali strutture volte alla diffusione delle tecnologie all interno dei sistemi locali e allo sviluppo economico generale della regione all interno della quale vengono localizzate. In questa caratterizzazione i parchi scientifici sono oggi delle operazioni integrate di sviluppo locale e regionale, che si basano sull introduzione e la diffusione dell innovazione, considerata un fattore chiave per lo sviluppo e la competitività delle imprese. Questa estensione delle finalità dei parchi ne ha determinato l evoluzione delle caratteristiche costitutive, organizzative e operative. In particolare, a fianco dei servizi di trasferimento tecnologico, i parchi hanno sviluppato servizi di assistenza manageriale, commerciale e finanziaria a supporto delle imprese residenti. Le seguenti categorie dei servizi sono ritenute generalmente necessarie per rendere un parco coerente con le finalità che abbiamo precedentemente elencato. A) SERVIZI IMMOBILIARI E DI SUPPORTO Rientrano in questa categoria: locazione di uffici, rete telefonica e trasmissione dati, segreteria, traduzioni, assistenza alle imprese straniere per problemi amministrativi, bar, ristoranti, sale riunioni, hotel, centro congressi e seminari. B) SERVIZI DI ASSISTENZA E DI CONSULENZA TECNOLOGICA Tra questi è essenziale la presenza di laboratori di ricerca e di insegnamento superiore che offrano servizi alle imprese e attività di formazione del personale. Il parco in questa materia deve valorizzare il patrimonio tecnologico presente sul territorio e successivamente deve indirizzare l attività innovativa adattandola alle esigenze del mercato e finalizzandola alla competitività delle imprese. C) SERVIZI DI ASSISTENZA AL MANAGEMENT Ricerca e selezione dei progetti, formazione specifica, assistenza alla preparazione del business plan, consulenza giuridica, assistenza nell ingresso ai mercati, consulenza nel marketing, partenariato con consulenti esterni o organismi professionali (Camera di Commercio, Unione Industriale). D) SERVIZI D ACCESSO AL FINANZIAMENTO DELL INNOVAZIONE Facilitazione di accesso ai finanziamenti pubblici, assistenza negli adempimenti burocratici e nella presentazione delle domande di contributo, partenariato con banche private o società di venture capital. Questa attività è fondamentale, soprattutto in presenza di un tessuto economico caratterizzato da un elevato numero di PMI, per far sì che queste ultime vengano a conoscenza di tutte le opportunità di finanziamento presenti sul mercato. In un secondo tempo il parco può sostenere l implementazione delle politiche di finanziamento adottate dalle imprese, collaborando con esse per la stesura delle richieste, dei progetti da presentare e nell adempimento degli obblighi amministrativi e burocratici che esse comportano. 5 Il fatto che un parco nasca spontaneamente vuol dire che nel territorio esistono già le condizioni che ne permetteranno lo sviluppo. Il parco rappresenta solo una modalità di organizzazione delle stesse a vantaggio dei soggetti economici e sociali lì presenti. Tratto da: Cesaroni F., Gambardella A., Dai contenitori ai contenuti: i parchi scientifici e tecnologici in Italia, in Antonelli C., Conoscenza tecnologica. Nuovi paradigmi dell innovazione e specificità italiana, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli,

11 In questa ottica il parco può efficacemente tradursi in uno strumento di promozione industriale territoriale. E) SERVIZI DI PARTENARIATO E DI MESSA IN RETE Il parco deve essere in grado di strutturare una rete di relazioni tra tutti i soggetti, nazionali e internazionali, coinvolti nel processo innovativo, competitivo e di riorganizzazione del territorio, coinvolgendo quindi il mondo della ricerca, dell industria e delle amministrazioni locali. Inoltre, l obiettivo di tali attività è quello di sopperire alla carenza di internazionalizzione delle PMI, attraverso lo sviluppo di relazioni con imprese analoghe a livello internazionale, joint venture, partenariati tecnologici, industriali, commerciali, finanziari, partecipazione a network internazionali di ricerca e trasferimento tecnologico. A tal fine. nella pratica si è dimostrata determinante l attrazione di imprese multinazionali estere. Oltre a rappresentare una potenziale fonte incrementale di finanziamento, le stesse sono infatti esportatrici di competenze tecnologiche, innovative e manageriali alle quali le altre imprese localizzate nel parco possono attingere 6. Questo è il caso di Sophia Antipolis, la cui nascita è stata positivamente influenzata dalla decisione da parte dell IBM di localizzare i suoi impianti proprio su quel territorio. F) SERVIZI DI INCUBAZIONE DI NUOVE IMPRESE La creazione e l attrazione di nuove imprese risponde essenzialmente alla nuova funzione di strumenti di sviluppo locale attribuita ai parchi. La presenza di un tessuto innovativo, la vicinanza a strutture di ricerca e l opportunità di condividere informazioni con imprese innovative dello stesso settore, unita all appoggio e al sostegno del parco nelle prime fasi di vita dell impresa cerca di agevolare il fiorire di iniziative innovative e di ridurre il tasso di mortalità di tali imprese, che soprattutto nei primi due anni di vita è molto elevato. Ovviamente, pur tenendo nel dovuto conto l importanza dei servizi immobiliari e di supporto, caratteristica peculiare del parco è la fornitura di qualificati servizi tecnologici, senza i quali il parco si ridurrebbe a un mero centro uffici o a una zona industriale. Come già discusso, l elemento che conferisce al parco l elevato grado di innovatività e dinamicità che lo caratterizza è la presenza congiunta al suo interno di Università, laboratori di ricerca, servizi avanzati alle imprese, intermediari finanziari propensi al rischio, infrastrutture di comunicazione efficienti e aree attrezzate per l insediamento di nuove imprese. 1.3 Fattori e criteri di successo Dopo aver discusso le finalità e le linee operative generali di un Parco Scientifico e Tecnologico, possiamo ora affrontare due grandi ordini di domande, cui necessariamente dobbiamo rispondere per poter correttamente posizionare e valutare l esperienza piemontese: Quali sono le pre-condizioni (fattori di successo) esistenti sul territorio perché il parco possa avere successo? Quali sono i criteri (criteri di successo) rispetto a cui si deve misurare il successo di un parco? In quanto segue discutiamo prima i fattori di successo: quelle pre-condizioni che facilitano il successo di un parco. Questo insieme di pre-condizioni ci servirà successivamente per posizionare l esperienza piemontese, valutando le condizioni esistenti in Piemonte rispetto a quelle ottime dal punto di vista teorico. In secondo luogo, discutiamo quali possono essere i possibili criteri per misurare il successo dei parchi. I criteri di successo ci serviranno poi per elaborare la griglia di indicatori che sarà utilizzata nella Parte 2 nell esercizio di valutazione empirica dei parchi. 6 La presenza di imprese multinazionali deve essere considerata esclusivamente un vantaggio complementare, in quanto lo scarso legame col territorio tipico di queste imprese, potrebbe comportare nel medio/lungo termine una loro possibile rilocalizzazione e quindi dare il via a una crisi economica considerevole per il territorio. 11

12 1.3.1 Fattori di successo Esempi notevoli in campo mondiale (Boston, Sophia Antipolis, Tolosa) hanno dimostrato come in zone soggette a crisi economiche ed occupazionali l impulso all innovazione abbia sovvertito il trend negativo, determinando una consistente crescita produttiva con positive ricadute territoriali. D altro canto però, la spontaneità e, per certi versi, la casualità della nascita e dello sviluppo della Silicon Valley, dovrebbe suggerire salutari riflessioni sulla validità e attendibilità di certe proposte di politica che prevedono il formarsi, un po dappertutto, di tante Silicon Valley locali, come rimedio a problemi contingenti di squilibrio sul mercato del lavoro o di ristrutturazione di aree in declino. La creazione di parchi non è di per sé garanzia di successo per ogni nuova iniziativa. L'insuccesso di molti casi trova molteplici origini, quali: le motivazioni di natura politica dell'iniziativa (me-too istituzionale), l'analisi superficiale della domanda locale di sostegno tecnologico, la disponibilità alle volte fuorviante di risorse pubbliche per l investimento, le finalità immobiliari più che di sviluppo territoriale. Il successo di tali operazioni dipende da fattori che attengono alla cultura, alla storia, all ambiente sociale ed economico. Vi sono, in definitiva, configurazioni territoriali che meglio di altre sono predisposte ad accogliere l innovazione e sono queste aree che possono beneficiare dell attività di spillover e delle esternalità tecnologiche create dai parchi. La nuova teoria localizzativa 7, che si è sviluppata a partire dall analisi degli esempi più classici di concentrazione di nuove imprese, uno per tutti quello della Silicon Valley, evidenzia tre gruppi di fattori relativi al territorio (e quindi esogeni al parco stesso) che possono essere identificati come condizioni predisponenti al successo del parco stesso: la presenza di strutture universitarie e centri di ricerca tecnologica di livello elevato. Ciò non soltanto favorisce i processi di diffusione della conoscenza, ma conferisce alle aree dotate di queste strutture la potenzialità di attrarre altre imprese innovative, in conseguenza dell ampia offerta di ricercatori e tecnici altamente qualificati (il cosiddetto segmento specializzato della mano d opera); la disponibilità di capitale (venture capital) da investire in attività innovative, relativamente più rischiose delle altre e a redditività differita nel tempo; Un efficiente sistema di infrastrutture (autostradali, aeroportuali, di telecomunicazione). Le produzioni tecnologicamente avanzate consentono la separazione tra le fasi della ricerca, della produzione, dell assemblaggio, del collaudo ecc. e, date le differenti esigenze di ciascuna di queste funzioni, presentano spesso una configurazione spaziale interconnessa che poggia necessariamente sulla rete delle comunicazioni. In particolare possiamo identificare i seguenti fattori: FATTORI ESOGENI AL PARCO Centro urbano di dimensioni rispettabili ( ab.) Infrastrutture adeguate Presenza di individui o organizzazioni-chiave nell ideazione programmazione e attuazione e gestione dell iniziativa: una leadership riconosciuta e continuativa nel tempo Una buona università, un politecnico, una scuola di formazione di managers tutti il più possibile aperti a una reciproca collaborazione Un significativo patrimonio, una tradizione di istituzioni di ricerca tecnico-scientifica a livello universitario, industriale e, molto importante, a livello di governo e di amministrazione (multi-level governance) La presenza di un tessuto industriale maturo (cultura industriale) che offra economie esterne marshalliane Forza lavoro qualificata Opportunità di finanziamento (anche venture capital) 7 Tratto da: Conti S., Geografia Economica. Teorie e metodi, Utet,

13 Elevati standard di qualità della vita Per la riuscita dell operazione non è necessaria la presenza contemporanea di tutti questi elementi. E' necessaria però quella massa critica in grado di attrarre le risorse dall esterno, che permettono al sistema di alimentarsi e di accrescere la propria capacità di attrazione e polarizzazione. Da questo elenco si può capire come regioni di antica industrializzazione, anche se in fase di declino, possono rappresentare una localizzazione favorevole per l insediamento di parchi e per la creazione di un distretto tecnologico, in quanto dispongono di alcuni dei fattori che abbiamo visto essere necessari per la creazione di un sistema innovativo. 13

14 BOX 1.1: IL CLUSTER DI OULU La Finlandia è una delle nazioni che più seriamente hanno intrapreso la strada della costruzione di cluster ICT in regioni caratterizzate da un forte declino industriale. Nel tentativo di replicare il modello dello Stanford Science Park per la sua influenza sullo sviluppo della Silicon Valley, i policy makers finnici hanno concentrato i loro sforzi per costruire un network in grado di mettere in contatto il mondo della ricerca universitaria, i laboratori di ricerca di grandi imprese quali Nokia e ABB, alcuni dei loro fornitori e imprese start-up nate dalla ricerca universitaria. Un esempio dell efficacia di questo approccio è rappresentato dal caso di Oulu, una città di abitanti situata all estremità nord del golfo di Bothnia, a 230 Km dal circolo polare artico, in un ambiente non proprio favorevole. La tradizione industriale di Oulu poggiava sull estrazione di catrame dalle pinete e su altre lavorazioni industriali legate alle foreste. Nel ventesimo secolo l industria del catrame entrò in una crisi irreversibile e il governo, per ovviare a questa crisi, localizzò a Oulu, negli anni sessanta, una università e la facoltà di ingegneria. Proprio quest ultima si dimostrerà uno dei fattori chiave per il successo del futuro cluster ICT di Oulu. A ciò si aggiunsero: i comparti di elettronica e di automazione del Centro Ricerche Tecnologiche Statale nel 1974, il Parco Tecnologico nel 1982 e il Parco scientifico specializzato in medicina nel Nel frattempo, nel 1960 Nokia localizzò a Oulu uno stabilimento specializzato nella produzione di cavi e il suo primo impianto ad alta tecnologia negli anni settanta. Dal 1996 sono presenti sul territorio di Oulu sei divisioni di Nokia per un totale di occupati sia all interno che all esterno del parco tecnologico. Senza considerare l apporto di Nokia, nel 1996 il parco tecnologico contava occupati ripartiti fra 120 aziende, per la maggior parte operanti nel settore della ricerca nel campo delle telecomunicazioni. In conclusione, possiamo affermare che alla base del successo del cluster ICT di Oulu vi è la combinazione di tre diverse tipologie di componenti: università e laboratori pubblici; grandi imprese multinazionali, loro fornitori e nuove imprese start-up finanziate dal venture capital; investimenti pubblici a favore dello sviluppo e disponibilità di forza lavoro altamente qualificata. Fonte: Cooke P., Knowledge economies. Clusters, learning and cooperative advantage, Rootledge,

15 Complessivamente, le esperienze americane, quella appena citata di Oulu (Box 1.1) e quella che vedremo più avanti della Ruhr, dimostrano come i cluster innovativi possano in alcuni casi essere creati artificialmente attraverso politiche pubbliche mirate. La letteratura ha evidenziato come in molti casi tali iniziative siano caratterizzate da un approccio bottom-up nella costruzione di una forte interazione tra industria, governo e università, localizzati in un medesimo territorio, con la voglia di scommettere e investire sul proprio capitale sociale (cosiddetta Triple Helix 8 ) Criteri di successo Nella Sezione 1.1 abbiamo discusso quali sono le due grandi funzioni del Parco sul territorio in cui è localizzato: Favorire la creazione e l attrazione di imprese innovative ( knowledge-based ); Rappresentare il catalizzatore dell attività innovativa e del trasferimento tecnologico ( knowledge farms ), attraverso la creazione e sfruttamento di economie di agglomerazione nella forma di trasferimenti informali di conoscenza ( knowledge spillovers ) che avvengono attraverso lo sviluppo reti formali e informali tra imprese e tra istituti, istituzioni e imprese. La valutazione del successo dei parchi deve tener di conto di questi due aspetti. Occorre quindi costruire un sistema di indicatori che ci permetta di valutare il successo dei parchi sotto tutti questi molteplici aspetti. In particolare, il sistema di indicatori dovrebbe: Misurare la capacità del parco di favorire la creazione e attrazione di imprese innovative; Misurare la capacità del parco di creare economie di agglomerazione e permettere il loro sfruttamento. Una valutazione completa del parco non può essere limitata a questi due aspetti. È necessario, in considerazione della provenienza pubblica dei fondi, valutarne le prospettive di sviluppo e l autonomia finanziaria. I parchi scientifici o i centri di innovazione non sono iniziative promosse per generare cassa agli azionisti promotori; infatti il perseguimento di finalità generali di sviluppo del territorio non può essere remunerativo finanziariamente (anche perchè altrimenti non si vede la ragione per cui non siano usualmente promosse da investitori privati), ciò non toglie però che la loro gestione debba essere efficiente ed efficace. Nel lungo periodo il parco deve essere in grado di autoalimentarsi e di provvedere con risorse proprie alla somministrazione dei servizi e allo svolgimento di tutte le attività elencate in precedenza. Il sostegno finanziario pubblico è ammissibile e produttivo per ciò che riguarda la costruzione delle infrastrutture e per le azioni di trasferimento tecnologico, formazione e animazione del territorio che non producono ritorni monetari, non lo è per ripianare le perdite di gestione. Il gruppo di indicatori deve quindi essere capace anche di: Misurare la capacità del parco di raggiungere la sostenibilità economica nel lungo periodo. Questi obiettivi definiscono i gruppi di criteri che verranno esaminati e discussi in dettaglio e poi applicati al caso Tecnorete nella Parte Conclusioni In questa Sezione abbiamo discusso le finalità, funzionalità e operatività dei parchi scientifici e tecnologici, al fine di individuare un insieme di fattori e criteri di successo che nelle Sezioni successive ci permetteranno di: valutare il successo/insuccesso dei parchi rispetto agli obiettivi e alle maggiori esperienze internazionali; 8 Per approfondimenti in merito al modello Triple Helix si veda: Etzkowitz H., The Triple Helix: academy-industrygovernment relations and the growth of neo-corporatist industrial policy in the U.S., in S. Campodall Orto (ed.), Managing Technological Knowledge Transfer, EC Social Sciences COST A3, Vol.4, EC Directorate General, Science, Research and Development, Bruxelles,

16 valutare le condizioni caratterizzanti l esperienza piemontese rispetto alla situazione ottima dal punto di vista teorico, al fine di individuare gli eventuali punti di forza e di debolezza strutturale del territorio e dell economia piemontese che possono aver concorso al successo o insuccesso dei parchi. 16

17 2. PERCHÈ IN PIEMONTE Basandoci sull'insieme dei fattori di successo discussi nella Sezione 1, in questa Sezione analizziamo le condizioni esistenti in Piemonte con un duplice obiettivo: da una parte vogliamo vedere se e in quale misura il Piemonte presenti forti elementi predisponenti al successo dei parchi e, dall altra parte, si tratta di vedere se e in quale misura l iniziativa Tecnorete possa contribuire a colmare alcune debolezze storiche dell economia piemontese. Il progressivo impoverimento, sia in termini di valore aggiunto pro capite sia in termini di occupazione delle aree a forte tradizione industriale, tra le quali il Piemonte e la città di Torino occupano una posizione di primo piano, ha indotto soggetti pubblici e privati piemontesi a cercare una soluzione che consentisse la riconversione dei settori in crisi e una maggior diversificazione dell economia regionale. Come abbiamo visto, la creazione di una rete di parchi è parte integrante di questa politica e si basa sul potenziale scientifico, tecnologico, industriale e umano (esperienza, cultura industriale, ecc.) presente sul territorio con lo scopo di creare un tessuto industriale innovativo. Alcune pre-condizioni favorevoli sembrano esistere, come evidenziato da due recenti rapporti di ricerca. Ernst & Young (Benchmarking Regional Competitiveness) pone il Piemonte al vertice delle regioni europee più competitive in fatto di innovazione, specializzazione, produttività. Una posizione che lo vede secondo soltanto alla Westfalia. Un rapporto dell lrpet evidenzia come la provincia di Torino abbia la più alta concentrazione di imprese nel campo dell lnformation and Communication Technology (ICT), esattamente 268,8 ogni centomila abitanti contro le 216 di Milano. Non a caso, insieme con Bologna e Milano, Torino è una delle quindici aree di eccellenza individuate dall Unione Europea per la creazione di aziende di new economy. 2.1 Le criticità piemontesi In quanto segue analizziamo in dettaglio alcuni degli aspetti chiave dell economia piemontese, alla luce di quelle pre-condizioni che in Sezione 1 abbiamo identificato come fattori di successo: A) TRADIZIONE INDUSTRIALE La ristrutturazione delle industrie tradizionali lascia in eredità a Torino e al Piemonte non solo i problemi del forte declino industriale, delle aree dismesse e dello scarso appeal internazionale, ma anche una serie di capacità e di conoscenze che possono e devono rappresentare il punto di partenza per una nuova svolta 9 : La presenza sul territorio di tutti i leader mondiali del car design, che mantengono stretti legami con la città e da qui intessono rapporti di collaborazione con i più grandi gruppi produttori di veicoli; La presenza di un gran numero di piccole e medie imprese, che hanno fatto di Torino, fin dagli anni sessanta il sistema manifatturiero con il più alto numero di piccole e medie imprese; Il radicamento delle lavorazioni meccaniche che, a prescindere dalla Fiat, vede un gran numero di piccoli produttori di grande capacità. B) SPESA IN R&S Il Piemonte è anche una regione leader dal punto di vista dello sforzo profuso nell attività innovativa in termini di investimenti, addetti e centri di ricerca presenti sul territorio. 9 A tal proposito Vallega scrive: Ogni cultura produce un patrimonio di fini e di tecnologie che si traducono anche in rapporti con il territorio e, di conseguenza, ne plasmano la regionalizzazione. Gli assetti di un epoca sono interpretabili, quindi, anche come risultante degli assetti sorti in passato Le culture industriali sono contraddistinte da differenti schemi localizzativi delle imprese e da un differente pers esercitato da fattori agglomerativi e dei trasporti. Ogni periodo, con l apparato delle proprie attività e delle proprie tecniche e con gli schemi di utilizzazione delle risorse da cui è stato contraddistinto, ha lasciato la propria impronta sull assetto del territorio, ne ha determinato le maglie dell armatura urbana, ha plasmato le dimensioni e l organizzazione degli intorni, ha provocato una gerarchia di spazi regionali divenuta sempre più complessa a mano a mano che si è passati a culture tecnologicamente più evolute. Tratto da: Vallega A., Regione e territorio, Mursia, 1976, pag

18 Misurando gli investimenti in R&S rispetto al PIL regionale, il Piemonte ricopre un ruolo di leadership nazionale essendo secondo soltanto al Lazio che però è sede contabile e amministrativa dei principali enti di ricerca pubblici e quindi una parte delle sue spese sarebbero da ridistribuire alle singole regioni. TAB. 2.1: SPESE R&S/PIL (1999) R&S pubblica R&S privata R&S totale Lazio Piemonte Lombardia Veneto Emilia Romagna Toscana Italia Centro-Nord Mezzogiorno Fonte: ISTAT In Piemonte la spesa privata in R&S rappresenta il 23% della spesa privata totale italiana in questo campo, ponendo la regione in una posizione di forza a livello nazionale. Diversa è invece la situazione della spesa pubblica che è decisamente inferiore alla media nazionale. Di conseguenza, in Piemonte l 85% degli investimenti in R&S sono di natura privata, contro una media nazionale del 47 %. TAB. 2.2: INVESTIMENTI IN R&S E OCCUPATI IN PIEMONTE (2000) SETTORE PUBBLICO UNIVERSITÀ SETTORE PRIVATO TOTALE SPESA IN R&S (Mln di Euro) 91, , , ,075 % sul totale nazionale OCCUPATI % sul totale nazionale Fonte: Istat 2002 La presenza di grandi imprese con centri di ricerca localizzati in provincia di Torino da un lato aiuta a spiegare questa situazione, dall altro contribuisce a creare forti legami tra ricerca privata e ricerca pubblica (universitaria). TAB. 2.3: GRANDI IMPRESE CON CENTRI DI RICERCA IN PROVINCIA DI TORINO (1999) CENTRI DI RICERCA SPESE IN R&D (Mln di Euro) CSELT 150 MOTOROLA CRF 70 ALENIA n.d. Fonte: AIRI ( Associazione Italiana per la Ricerca Industriale ), Politecnico di Torino. 10 Stima fatta sulla base del numero degli occupati attuali (113) 18

19 Progetti specifici hanno preso avvio per rinforzare le relazioni tra Università e imprese. Uno di questi è Torino Wireless, promosso da Regione Piemonte, Camera di Commercio, Provincia di Torino e Comune di Torino con il sostegno di Alenia, Telecom Italia, Fiat, Motorola, ST Microelectronics, Politecnico di Torino e Istituto Mario Boella. Finalità di questo progetto è fare di Torino un cluster ICT sul modello della Silicon Valley, per dotare il Piemonte di un settore innovativo in grado di sostituire almeno parzialmente quello della meccanica e dell automotive. Possiamo affermare che in Piemonte l attività innovativa è strettamente legata alla spesa in R&S privata, essendo il ruolo pubblico alquanto limitato. Questo aspetto deve essere tenuto nel debito conto dai policy makers nell attività di sostegno al sistema innovativo regionale, nonostante la predominanza della ricerca privata accomuni il Piemonte alle regioni europee più avanzate dal punto di vista tecnologico, dove sono proprio gli investimenti delle imprese a sostenere lo sforzo innovativo: nel Baden Wurttemberg l 81% della spesa in R&S è di origine privata, nel Rhone Alpes il 73%, in Svezia il 72%. C) ISTRUZIONE E FORMAZIONE Il sistema dell istruzione in Piemonte è ben sviluppato anche se concentrato particolarmente in provincia di Torino, dove è iscritta più della metà degli studenti delle scuole secondarie superiori 11. Il sistema universitario del Piemonte, che gode di una ottima reputazione soprattutto per ciò che riguarda la Facoltà di Ingegneria, comprende l Università degli studi di Torino, il Politecnico di Torino e l Università del Piemonte Orientale con sedi a Vercelli e Novara. Ingegneria è la Facoltà con il maggior numero di iscritti (Tabella 2.4) e il Piemonte vanta inoltre la più alta percentuale di iscritti nelle facoltà scientifiche rispetto alla media sia del Nord Ovest sia dell intera Italia. TAB. 2.4: RIPARTIZIONE PER FACOLTÀ DEGLI STUDENTI ISCRITTI NELLE UNIVERSITÀ PIEMONTESI (ANNO ACCADEMICO 1999/2000) FACOLTÀ % ISCRITTI SUL TOTALE INGEGNERIA 15.8 LETTERE 11.3 SCIENZE DELL EDUCAZIONE 11.1 ECONOMIA 10.8 GIURISPRUDENZA 9.7 SCIENZE, MATEMATICA, FISICA 8.6 ARCHITETTURA 7.6 SCIENZE POLITICHE 7.5 PSICOLOGIA 5.3 MEDICINA 5.3 FARMACIA 2.6 AGRARIA 2.5 VETERINARIA 1 BUSINESS ADMINISTRATION 0.8 TOTALE 100 POLITECNICO 23.4 UNIVERSITÀ DI TORINO 68.4 UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE 8.2 Fonte: Ministero dell Istruzione dell Università e della Ricerca scientifica (MIUR) 11 Anno scolastico 2000/2001, fonte Ministero della Pubblica Instruzione, 19

20 GRAFICO 2.1: PERCENTUALE DEI LAUREATI IN DISCIPLINE SCIENTIFICHE 12 SUL TOTALE DEI LAUREATI ( ) Piemonte Nord-ovest Italia Fonte: ISTAT L università ha un ruolo molto importante in quanto deve formare le figure professionali del domani. Per svolgere al meglio questo compito è necessario tenere nel dovuto conto le esigenze delle imprese locali. Un esempio di questo genere è rappresentato dal Politecnico di Torino che ha inserito un corso specialistico in telecomunicazioni in seguito alla decisione di Motorola di investire in Piemonte. Per ciò che riguarda la formazione professionale, il Piemonte offre numerose opportunità: la legislazione regionale prevede misure per la formazione continua, per l apprendistato, i Patti Territoriali, incentivi all imprenditorialità e al lavoro femminile. 4) IMPRESE INNOVATIVE 13 La radicata tradizione industriale regionale ha influenzato positivamente lo sviluppo di imprese innovative, che comunque sono coerenti con la specializzazione del territorio. Secondo una indagine ISTAT-CNR del 1998, il 38% delle imprese piemontesi, nei primi anni novanta, hanno introdotto al loro interno qualche forma di innovazione, sia essa di prodotto o di processo. Questo dato è il più elevato nel panorama nazionale, superiore alla media nazionale (33%) e del Nord-Italia (36%). GRAFICO 2.2: IMPRESE INNOVATIVE IN PROVINCIA DI TORINO OGNI PRESENTI PER SETTORE (2000) mezzi di trasporto chimiche, gomma, plastica meccanica elettriche, elettroniche, o... prodotti in metallo tessili, abbigliamento, cuoi o legno, carta, editoria estrattive, energia, vetro alimentari, bevande, tabacco Fonte: CCIAA Torino 12 L accezione discipline scientifiche include : Ingegneria, Medicina, Veterinaria, Agraria, Biologia, Fisica, Farmacia 13 Elaborazione dati Ires, Sistema innovativo e parchi scientifici e tecnologici,

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