activeage Valutazione delle politiche per verso una strategia integrata Executive summary modello innovativo per valutare le politiche in Italia
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- Adelina Toscano
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1 activeage Invecchiamento attivo: definizione di un modello innovativo per valutare le politiche in Italia Fondazione Giacomo Brodolini Valutazione delle politiche per l invecchiamento attivo: verso una strategia integrata Executive summary Con il sostegno della Commissione Europea DG Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità
2 1. Origini e contenuti del progetto di ricerca Il progetto di ricerca Evaluating active ageing policies in Italy: an innovative methodological framework è stato promosso dalla Fondazione G. Brodolini e finanziato dalla Commissione Europea DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità, nell ambito delle attività di valutazione della Strategia europea per l occupazione (SEO). Il progetto si propone di definire e sperimentare una metodologia ad hoc ed un set di indicatori utili a valutare in maniera integrata le politiche per l invecchiamento attivo implementate in Italia alla luce degli obiettivi fissati dalla SEO. La SEO ha infatti tra le sue priorità l aumento dei tassi di partecipazione della forza lavoro più anziana e quindi l implementazione di azioni volte a prolungare la vita lavorativa, ma anche la prevenzione e il contrasto dei processi di esclusione sociale che possono essere associati all età. In particolare, il progetto ha le seguenti finalità: promuovere un approccio integrato al monitoraggio e all implementazione delle politiche di invecchiamento attivo elaborare una struttura metodologica che consenta una valutazione integrata di tutte le strategie di active ageing messe in atto nei diversi ambiti e del loro contributo all obiettivo generale applicare questo modello nel contesto territoriale di tre Regioni diffondere i risultati ai diversi soggetti interessati Il progetto ha visto l attivazione di una partnership inter-regionale che ha coinvolto la Regione Marche, la Regione Campania e la Regione Liguria (Agenzia Liguria lavoro). 2
3 2. Il contesto di riferimento: l invecchiamento demografico e le principali sfide di policy Negli ultimi vent anni la questione dell invecchiamento della popolazione è diventata una preoccupazione sempre più globale. L innalzamento della speranza di vita, da un lato, e la caduta della fertilità, dall altro, rappresentano due fenomeni che contribuiscono a incrementare il numero di persone anziane e a portare il problema dell invecchiamento demografico in primo piano nell agenda politica, sia a livello nazionale che internazionale. In particolare in Italia, coerentemente con il resto dell Europa, il processo d invecchiamento demografico costituisce una minaccia alla sostenibilità di lungo periodo del sistema previdenziale e all andamento macroeconomico complessivo. La drastica caduta del tasso di natalità in seguito al boom demografico degli anni 50 e 60 del secolo scorso (nel 2008 in Italia l indice di natalità è pari al 9.623, inferiore alla media europea del ), i bassi tassi di fertilità (1.35 nel 2006, al di sotto del tasso di riproduttività della popolazione depurato del contributo dei flussi migratori che è pari a 2.1) e l andamento crescente dell aspettativa di vita alla nascita sia per gli uomini che per le donne (rispettivamente e anni in Italia nel 2006, in entrambi i casi al di sopra della media dei paesi EU27 e OECD), alimentano un processo di progressivo invecchiamento della popolazione che determinerà trasformazioni sostanziali nelle dimensioni e nella struttura della popolazione italiana ed europea, in particolare riguardo alla forza lavoro. Le classi di età più mature assumono proporzioni sempre maggiori in ogni Stato Membro e specialmente in Italia dove la porzione degli over 64 sul totale della popolazione nel 2008 era la più elevata (20%) insieme alla Germania (20.1%) e si stima possa raggiungere il 32.7% nel Tutte le altre classi di età hanno assunto una rilevanza progressivamente decrescente negli ultimi 20 anni, in modo particolare la categoria di popolazione attiva di lavoratori con età compresa tra i 15 ed i 64 anni di età, che si prevede possa diminuire del 10.9% in Italia e del 11.9% in EU27 tra il 2008 ed il Secondo le stime di Eurostat (2008; Eurostat Statistics Database, luglio 2009), l indice di dipendenza degli anziani (misurato dal rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e la popolazione in età attiva) crescerà tra il 2008 ed il 2060 in Italia ed in media nei paesi EU27 di quasi 30 punti percentuali (rispettivamente del 28.92% e 28.17%). Le conseguenze di tali cambiamenti nella dimensione oltre che nella struttura della popolazione attiva condizioneranno la stessa disponibilità di forza lavoro, specialmente in alcuni Stati Membri, tra cui l Italia, dove la porzione di popolazione in età lavorativa ha iniziato a decrescere già nel breve periodo. 3
4 3. Le politiche per l invecchiamento attivo: una strategia di intervento multidimensionale Di fronte ai trend demografici osservati, i policy makers sono chiamati ad individuare strategie adatte a controbilanciare gli effetti negativi di un fenomeno che non è governabile. Nel corso degli anni 90 si è cominciato a parlare di politiche per l invecchiamento attivo, un concetto a cui sono andati associandosi diversi significati e che presenta pertanto una natura multidimensionale. A livello internazionale, già nel 1982, le Nazioni Unite avevano cominciato a porre nell agenda il tema dell invecchiamento della popolazione, contribuendo a elaborare una strategia condivisa in favore delle persone anziane e dell invecchiamento attivo. In Europa, la maggiore consapevolezza riguardo alle implicazioni economiche e sociali di questo trend demografico è maturata alla fine degli anni 90, inducendo l Unione Europea a formulare una serie di raccomandazioni indirizzate agli Stati membri per giungere a una strategia comune e a promuovere azioni mirate per l invecchiamento attivo. Nel 1999 le Nazioni Unite hanno indetto l Anno internazionale delle Persone Anziane, centrato sul tema Una società per tutte le età. L iniziativa recupera e sviluppa quanto già era stato elaborato nel passato, ossia il riferimento ad almeno quattro dimensioni dell invecchiamento attivo: lo sviluppo dell individuo nel corso di tutta la vita, le relazioni multi-generazionali, il rapporto tra invecchiamento della popolazione e sviluppo; la situazione degli anziani. In sintesi, il problema dell invecchiamento deve essere visto in una prospettiva che abbracci l intero arco della vita e il contesto più ampio dello sviluppo sociale. Inoltre è emersa l importanza di investire politicamente sullo sviluppo individuale per tutto l arco della vita e di armonizzare l impatto delle tendenze demografiche con altre trasformazioni sociali, come la globalizzazione e l innovazione tecnologica. Infine, nel 2002 a Madrid si è tenuta la Seconda Assemblea Mondiale sull Invecchiamento in occasione della quale è stato approvato un secondo Piano d Azione che incoraggia una strategia partecipativa nell accesso al sapere, all istruzione e alla formazione, oltre che alla vita culturale, economica, politica e sociale degli anziani, quale strumento per superare l isolamento sociale e sostenere la responsabilizzazione. All interno del sistema delle Nazioni Unite il concetto dell invecchiamento attivo è stato declinato in maniera multidimensionale dall Organizzazione Internazionale del Lavoro, la quale afferma che l invecchiamento attivo ha molte dimensioni, quali la partecipazione generale della popolazione anziana alla società e all economia, alla vita famigliare, al lavoro dipendente e autonomo, o al volontariato (ILO, 2000). L Organizzazione Mondiale della Sanità ha invece focalizzato l attenzione sul tema della salute in vecchiaia, definendo l invecchiamento attivo il processo volto a ottimizzare le opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza allo scopo di migliorare la qualità della vita durante l invecchiamento (OMS, 2002). In Europa, alla fine degli anni Novanta, la Commissione Europea ha elaborato il proprio contributo per l Anno internazionale delle Persone Anziane delle Nazioni Unite (1999). La comunicazione Verso un Europa di tutte le età [Com(1999) 221] rappresenta il quadro di riferimento per l azione politica a livello comunitario di fronte al problema dell invecchiamento della popolazione. La comunicazione sostiene che l invecchiamento pone alle società europee una problematica che ha diverse sfaccettature: il declino della popolazione in età lavorativa e il simultaneo invecchiamento della forza lavoro dovuto al crescente numero di persone in età avanzata ancora attive la pressione crescente sui sistemi pensionistici e sulle finanze pubbliche, che necessita di un approccio basato sull equità intergenerazionale 4
5 il bisogno crescente di curare e assistere gli anziani e di promuovere un sano invecchiamento la crescente diversità fra gli anziani, in termini di risorse e di bisogni e l importanza di combattere l esclusione sociale. La comunicazione della Commissione mette in risalto anche la dimensione di genere dell invecchiamento, considerato che i due terzi della popolazione di età superiore ai 65 anni in Europa sono donne. Queste cifre suggeriscono di integrare nella strategia generale per l invecchiamento demografico un approccio di mainstreaming. Più recentemente, la Commissione Europea ha identificato una strategia di prassi attive in materia di invecchiamento tra cui rientrano l apprendimento permanente, il prolungamento della vita lavorativa, pensionamenti più tardivi e più graduali, il condurre una vita attiva dopo il pensionamento e l impegnarsi in attività volte ad attivare le capacità e a conservare la salute (Commissione Europea, Increasing Labour Force Participation and Promoting Active Ageing (COM (2002) 9 final). Il Libro Verde Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici, adottato dalla Commissione Europea nel 2005, evidenzia il fatto che le strutture sociali e familiari stanno cambiando: segnatamente, cresce il numero dei lavoratori in età avanzata (55-64 anni), dei senior (65-79 anni) e delle persone molto anziane (80+ anni). La Commissione propone pertanto l attuazione di politiche che mirino soprattutto a incentivare la permanenza al lavoro dei lavoratori in età avanzata e ad allineare i regimi pensionistici alla strategia europea per l occupazione, individuando quattro componenti chiave: i) l innalzamento del tasso di occupazione delle persone anziane; ii) l inversione della tendenza al prepensionamento; iii) lo sviluppo della ricerca in campo medico e sociale per favorire un invecchiamento sano ed elaborare nuovi strumenti sanitari; iv) combattere le discriminazioni e l esclusione sociale. Complessivamente, in ragione delle aumentate preoccupazioni per la sostenibilità finanziaria dei regimi previdenziali e della spesa pubblica, l accezione più diffusa di invecchiamento attivo che si è andata affermando è quella legata al prolungamento della vita lavorativa e al rinvio dell età del pensionamento. Tuttavia, un accezione più ampia di invecchiamento attivo che tiene conto dei diversi target interessati e dei diversi obiettivi associati ad esso, la propone l OCSE che nel 2000 ha affermato che invecchiamento attivo rimanda alla capacità degli individui che invecchiano di condurre una vita produttiva nella società e nell economia, incorporando sia la dimensione lavorativa che quella della partecipazione sociale e della cittadinanza attiva. Le best practices a livello internazionale nel campo dell invecchiamento attivo dimostrano che occorre muoversi con sufficiente anticipo rispetto all età della popolazione da coinvolgere e che occorre una forte attenzione ad implementare modelli di intervento integrati e capaci di intervenire lungo le molteplici dimensioni del fenomeno 1. Infatti l allungamento della vita insieme ai cambiamenti del lavoro hanno prodotto un mutamento nel modello tripartito del corso di vita. Anche il significato di vecchiaia tende a modificarsi e le opportunità di partecipazione degli anziani al lavoro riguardano non solo quello tradizionalmente retribuito, ma anche il volontariato e la vita associativa 2. Inoltre, l interrelazione che esiste tra prolungamento della vita attiva, salute, cura e cittadinanza attiva porta ad adottare un significato di invecchiamento attivo più ampio rispetto ai due significati prevalenti. 1 David P., Perri G., Le politiche a favore dell invecchiamento attivo nelle Marche, Draft Report, ottobre Mirabile M.L., Vita attiva e qualità della vita. I giovani anziani e il mercato del lavoro. Andamenti e asimmetrie, Presentazione SANIT, giugno
6 4. Il modello per la valutazione delle politiche per l invecchiamento attivo: un approccio integrato Il modello proposto sviluppa un approccio integrato alla valutazione delle politiche di invecchiamento attivo che risponde sia alla natura multidimensionale dell evaluando, sia agli sviluppi più recenti delle pratiche di policy evaluation. In particolare, il riferimento ad un approccio integrato nella valutazione delle politiche è stato sviluppato nel quadro dell attuale periodo di programmazione dei Fondi Strutturali : l enfasi sulle strategie di sviluppo integrato si è andata infatti rafforzando rispetto al passato, favorendo conseguentemente un nuovo approccio alla valutazione. In particolare, il Quadro Strategico Nazionale per il periodo in esame ha introdotto il Piano di valutazione, un mezzo per condurre una valutazione integrata, prendendo in considerazione tutte le possibili azioni che contribuiscono al conseguimento dell obiettivo di sviluppo di volta in volta considerato (adattabilità, pari opportunità etc.). Il metodo di valutazione ideato a livello comunitario nell ambito dei Fondi strutturali appare in linea con la natura delle politiche di invecchiamento attivo: dal momento che si tratta di un tema multidimensionale, i decisori sono chiamati a individuare più strategie e più strumenti che possono contribuire a rendere effettivo l invecchiamento attivo e di conseguenza a mettere a punto strumenti di valutazione più articolati per valutarne l efficacia nel complesso. Al fine di valutare le politiche di invecchiamento attivo in modo integrato, abbiamo prima di tutto identificato cinque dimensioni che possono riassumere i diversi obiettivi inerenti l invecchiamento attivo: l occupabilità, l apprendimento permanente, la cittadinanza attiva, la salute e la qualità della vita, i trasporti e la mobilità. 1. la dimensione occupabilità riguarda il problema della partecipazione dei lavoratori anzianimaturi al mercato del lavoro (reinserimento, mantenimento del posto di lavoro e scambi di conoscenza e di competenze con le generazioni più giovani) 2. l apprendimento permanente riguarda essenzialmente i programmi educativi per adulti che, da un lato, sono diretti agli anziani e, dall altro, offrono trasversalmente attività di apprendimento formali e informali 3. la dimensione cittadinanza attiva fa riferimento a tutte quelle azioni dedicate allo sviluppo della capacità dei cittadini senior di partecipare alla società 4. nella dimensione salute e qualità della vita rientrano l assistenza sanitaria a lungo termine e tutti i servizi volti a migliorare la qualità della vita delle persone anziane 5. la dimensione trasporti e mobilità in rapporto agli anziani comprende le azioni di supporto a un accesso facilitato ai trasporti Due sono le possibili strategie di valutazione che incorporano un approccio integrato, che non sono tra loro alternative, ma complementari: 1. la valutazione dell integrazione 2. la valutazione integrata. Valutare l integrazione significa valutare se e in che misura le politiche di invecchiamento attivo sono state programmate, attuate e valutate in modo integrato. In altre parole, l obiettivo complessivo è quello di stimare il grado di integrazione di diverse politiche connesse all invecchiamento attivo messe in atto a livello regionale. 6
7 La valutazione integrata, invece, è un metodo per misurare il contributo di più politiche specifiche all obiettivo generale dell invecchiamento attivo. Questo comporta il passaggio da un metodo di valutazione settoriale a un metodo più complesso di analisi di una combinazione di politiche (policy mix) miranti a raggiungere un unico obiettivo. Nel primo caso, la valutazione interessa principalmente la governance delle politiche pubbliche e l analisi di processo (valutazione formativa); nel secondo caso, invece, l attenzione è posta sui risultati e sugli output, cioè sull effettiva implementazione delle politiche di invecchiamento attivo attraverso una serie di programmi e progetti (valutazione sommativa). Questa impostazione incorpora due concetti che sono centrali per la valutazione: quello della governance e quello delle politiche pubbliche. Il concetto di governance si riferisce all interazione multilivello tra più attori coinvolti nel processo decisionale all interno di un dato contesto. Una politica pubblica in termini generali può essere definita come un insieme di azioni implementate da diversi attori al fine di risolvere un problema collettivo, trovando la soluzione a un bisogno, a una richiesta o a un opportunità insoddisfatte (Azzone e Dente, 1999). Questi riferimenti concettuali producono tre conseguenze per la valutazione delle politiche di invecchiamento attivo: primo, dobbiamo tenere conto del fatto che ci sono più attori coinvolti nell attuazione di interventi; secondo, esistono diversi bisogni o richieste a cui rispondere; terzo, la complessità delle possibili combinazioni di politiche implementate a livello regionale richiede l elaborazione di strumenti di valutazione in grado di cogliere diversi problemi simultaneamente. Valutare l integrazione significa analizzare se sono state messe in atto modalità di programmazione, implementazione e valutazione integrate tra i diversi soggetti chiamati ad implementare politiche per l invecchiamento attivo secondo le cinque dimensioni sopra individuate (integrazione orizzontale). Questa integrazione può assumere la forma di modalità di collaborazione inter-istituzionale, di documenti di programmazione o di pianificazione strategica integrata. A livello di progetto, l integrazione di tipo orizzontale si sostanzia nel partenariato tra i diversi stakeholders coinvolti nella realizzazione di progetti. Realizzare una valutazione integrata significa ricostruire il quadro delle politiche messe in campo (quali dimensioni dell invecchiamento attivo sono state più praticate, quali sono i target raggiunti) valutando il policy mix che è stato concretamente implementato. Le domande di valutazione cui rispondere sono: esiste un mainstreaming di invecchiamento attivo nelle politiche regionali? il principio di invecchiamento attivo è stato declinato nelle sue diverse dimensioni? c è stata una focalizzazione maggiore su alcune di esse? per quale motivo? 7
8 5. L applicazione del modello in tre contesti regionali: sintesi dei principali risultati L applicazione del modello ha interessato le tre Regioni partner del progetto: Liguria, Marche e Campania. Essa è stata condotta a partire dagli specifici contributi prodotti dai partners regionali, integrati dalla raccolta di documentazione di natura normativa e dal confronto con gli stakeholders coinvolti nelle diverse politiche. Di seguito si riportano delle brevi sintesi dei principali risultati emersi dai singoli contesti regionali e si propone quindi una lettura trasversale delle risultanze raccolte. Regione Liguria In Liguria, il tema dell invecchiamento demografico e della forza lavoro appare particolarmente rilevante, considerando i principali indicatori di contesto demografico e del mercato del lavoro: l indice di dipendenza strutturale è pari al 61% e il rapporto tra la popolazione over65 e la popolazione in età attiva è pari al 43%. La Regione si è confrontata negli ultimi anni con il tema dell invecchiamento attivo soprattutto su sollecitazione della società civile e dei soggetti che si occupano delle tematiche dell invecchiamento 3. I principali documenti di programmazione che hanno sviluppato strategie per l invecchiamento attivo afferiscono a tre ambiti principali: 1. l istruzione e formazione 2. le politiche sociali 3. le politiche sanitarie. Gli ambiti di policy che hanno ricevuto una spinta maggiore all integrazione sono stati soprattutto quello delle politiche sociali e quello delle politiche sanitarie. I principali riferimenti normativi sono tre: la l.r. n. 12 del 2006, che ha per oggetto la Promozione del sistema integrato di servizi sociali e socio sanitari il Piano sociale integrato regionale (PSIR) il recentissimo disegno di legge Promozione e valorizzazione dell invecchiamento attivo, approvato il 25 settembre 2009 dalla Giunta regionale, che ha sistematizzato la programmazione regionale in materia di active ageing. La prima legge dedica uno specifico articolo alle Politiche a favore degli anziani sviluppando delle linee di intervento delle politiche attive per l invecchiamento destinate a coloro che al termine della vita lavorativa hanno a disposizione del tempo liberato per produrre relazioni sociali e mantenere un ruolo di partecipazione e cittadinanza attiva nella propria comunità. Le dimensioni dell invecchiamento attivo che vengono individuate dalla legge riguardano: la valorizzazione dell anziano come risorsa, la partecipazione degli anziani alla comunità locale, la cittadinanza attiva, la trasmissione di conoscenze dagli anziani alle nuove generazioni, le forme di associazionismo, l educazione alla salute. 3 Si veda Beccaria E., Evaluating active ageing policies in Italy: an innovative methodological framework. Draft Report Liguria, ottobre
9 Da questa legge è scaturito il Piano sociale integrato regionale (PSIR). Il Piano prevede che i soggetti istituzionali incaricati dell attuazione del Piano, ossia gli Ambiti territoriali sociali, le Province e i Distretti sociosanitari, collaborino tra loro per costruire una rete integrata d offerta delle politiche attive per l invecchiamento. Gli obiettivi generali del Piano sono tre: l attivazione di progetti e di azioni positive volte a favorire la crescita, il protagonismo e la cittadinanza attiva delle persone anziane; la promozione di forme di scambio ed apprendimento intergenerazionale; la promozione di stili di vita e comportamenti che perseguano il benessere, contrastando i fattori di rischio sociale. Gli interventi attuabili riguardano: la promozione della partecipazione degli anziani alla comunità locale, anche attraverso attività civiche; l attivazione di servizi ricreativi locali in cui promuovere forme di associazionismo e inserimento sociale; gli interventi che favoriscono, anche con il concorso delle imprese, il ruolo attivo dell anziano nella trasmissione dei saperi alle nuove generazioni; la realizzazione di un informazione efficace su educazione alla salute e invecchiamento. Sul fronte dell istruzione e della formazione, la legge regionale n. 18/2009 non fa un richiamo esplicito al tema dell invecchiamento attivo o a target specifici (es. over45), se non nella parte dedicata alla formazione continua. Tre sono i filoni individuati: 1. l apprendimento lungo tutto l arco della vita, rivolto a tutti indipendentemente dall età per favorire, tra le altre, l esercizio della cittadinanza attiva 2. l educazione permanente degli adulti, in cui viene valorizzato il ruolo svolto dalle università per la terza età 3. la formazione continua, che è considerata uno strumento finalizzato a contribuire all invecchiamento attivo della componente anziana della forza lavoro. La più recente programmazione di FSE ha individuato come target di riferimento gli over54, per i quali sono previste azioni di formazione finalizzate all innalzamento del tasso di attività e al reinserimento lavorativo. Per quanto riguarda infine la legge che disciplina la materia del lavoro (n. 30/2008), l articolo 40 stabilisce che la Regione e le Province riconoscono valore alle esperienze e all apporto che le persone anziane possono offrire nei vari campi della vita sociale ed economica e sostengono, in accordo con le parti sociali e sulla base dell analisi delle dinamiche demografiche di breve e di lungo periodo, la realizzazione di interventi che agevolino il completamento della vita lavorativa, assicurando l inclusione sociale e le pari opportunità. 9
10 Regione Marche Nelle Marche, gli indicatori di contesto evidenziano come il problema dell invecchiamento della popolazione sia più che mai attuale: la struttura demografica risulta più anziana di quella nazionale dal momento che al 1 gennaio 2008 gli over45 rappresentavano nelle Marche ben il 46,7% della popolazione regionale (a livello nazionale sono il 44,4%). Si deve peraltro notare come il peso della popolazione over45 cresca fra le donne, arrivando a rappresentare nelle Marche quasi la metà delle residenti. Il tema dell invecchiamento attivo è stato declinato solo parzialmente dalle politiche di istruzione, formazione e lavoro: negli ultimi 2/3 anni un attività formativa e di politica del lavoro rivolta in maniera esclusiva ai lavoratori maturi risulta pressoché assente nella regione. Diverse e diffuse sull intero territorio regionale sono state invece le iniziative (borse lavoro e progetti formativi) rivolte alla più generica categoria dei soggetti svantaggiati, fra i quali in base alle indicazioni regionali (D.G.R. 491/2008) sono compresi anche una parte dei soggetti appartenenti al target di interesse, cioè i disoccupati con età superiore ai 50 anni. I dati di monitoraggio del FSE mostrano tuttavia come gli over 45 destinatari di interventi finanziati con il POR siano stati poco meno del 14% del totale dei destinatari che hanno concluso le attività. Nel nuovo POR non sembrano esservi precise indicazioni su azioni specificamente rivolte agli over 45, che appaiono soprattutto come target trasversale di una serie di azioni rivolte alla più ampia platea degli occupati (formazione continua e permanente) e/o a quella dei soggetti svantaggiati (work-experience, incentivi all assunzione, incentivi all imprenditorialità). Nelle politiche sociali e socio-sanitarie, l approccio all invecchiamento attivo è stato declinato in primo luogo come politica per gli anziani, in prevalenza over65. Già da qualche anno la Regione ha avviato una serie di iniziative rivolte agli anziani, tentando di valorizzare una strategia di promozione sociale più che di protezione sociale. Il programma Anziani come risorsa del 2002 ha avuto come finalità quella di sostenere la cittadinanza attiva della popolazione anziana, mettendo a disposizione degli Ambiti territoriali 360 milioni di euro per Piani di azioni positive e innovative a favore anziani come risorsa. Il programma ha visto il coinvolgimento degli enti locali, delle organizzazioni sindacali, associazioni, fondazioni, organismi di volontariato. L obiettivo complessivo è stato quello di valorizzare la cittadinanza attiva delle persone anziane, promuovere il sapere sociale in ottica intergenerazionale, dare sostegno alle iniziative autoorganizzate ad integrazione degli interventi e servizi del sistema per la qualità sociale e territoriale. In linea e in continuità con il programma, nel 2004 la Regione ha approvato il Piano Anziani che è stato messo a punto da un gruppo tecnico allargato formato da soggetti rappresentanti organismi significativi per le politiche a sostegno anziani. Il Piano adotta un approccio secondo cui l età anziana deve essere vissuta come età da scoprire e inventare dando spazio alla creatività, alla formazione continua, all impegno per sé e gli altri, alla prevenzione del rischio di non autosufficienza. L obiettivo generale è quello di innovare il welfare marchigiano in direzione del miglioramento qualità vita anziani e di accompagnamento della persona nel corso della sua storia naturale d invecchiamento. Il Piano riprende sostanzialmente quello che è stato fatto nel 2002: iniziative di carattere aggregative (valorizzazione dei centri sociali per anziani), assistenziale (servizi di teleassistenza), operativo (banche del tempo, attività nelle scuole, buon vicinato), preventive (accompagnamento nel passaggio dal lavoro alla pensione), informative (costituzione centri informativi a favore delle persone anziane), culturali (università della terza età). Con riferimento alle politiche sociali, il Piano regionale per il sistema integrato di interventi e sevizi sociali del 2001 (in attuazione della l. n.328/2000) prevede una serie di iniziative che denotano un forte focus 1 0
11 sul problema della non autosufficienza e quindi sul rafforzamento e sulla qualificazione delle strutture, dei servizi e degli operatori coinvolti in questo ambito. Il target è quello della popolazione anziana verso le quali si sviluppa un approccio di protezione sociale concentrato nell assistenza domiciliare, nelle residenze e nelle case di riposo. Residuale è invece l offerta di attività socio-culturali, per il reinserimento lavorativo, o di soggiorni vacanza e centro sociali. Regione Campania La Campania risulta essere la Regione più giovane in Italia: la porzione di popolazione appartenente alla classe di età 0-14 anni è la maggiore e più bassa è la percentuale di ultra 65enni e l età media dei residenti (39.1 contro 42.8 anni in Italia). Tale struttura per classi di età si ripercuote conseguentemente sui principali indici demografici: sia l indice di dipendenza degli anziani sia l indice di dipendenza strutturale sono inferiori alla media nazionale ed a quelli delle altre circoscrizioni nazionali (IDA è in Campania pari al 23% contro il 30% di media nazionale; IDS è rispettivamente uguale a 48.5% contro 51.7%) e l indice di vecchiaia è inferiore a 93%, segnalando come la Campania rappresenti ormai l ultima regione italiana con una porzione di over65 inferiore a quella degli under 14. Rispetto a questo contesto, e coerentemente con esso, le strategie di invecchiamento attivo presenti a livello regionale risultano scarsamente sviluppate. Dal punto di vista dell occupabilità dei lavoratori maturi non esistono politiche del mercato del lavoro rivolte specificatamente agli over 45, ma esclusivamente misure che in maniera indiretta possono rivolgersi al target delle politiche di invecchiamento attivo. Sul fronte dell istruzione e formazione gli unici interventi che hanno individuato il target dei lavoratori maturi sono stati quelli promossi nell ambito dell Educazione degli adulti, un settore in cui la Regione Campania è particolarmente all avanguardia essendo stata la prima ad istituire nel 2001 un Comitato Regionale per l Educazione degli Adulti 4. Si tratta in particolare di due bandi: un bando Eda over55 POR un bando Circoli di studio over45 POR Il primo bando ha individuato come destinatari donne ed uomini, occupati ed inoccupati, residenti in Campania con età superiore ai 55 anni, titolari e non di trattamento pensionistico. Secondo il bando i progetti formativi finanziabili dovevano seguire un approccio integrato in termini di azioni (progetto integrato) e di soggetti (integrazione soggetti): l integrazione a livello di progetto implica che esso preveda al suo interno differenti tipologie di interventi. Tale integrazione deve essere coerente e funzionale alla natura del progetto. L integrazione riferita ai soggetti implica la costituzione formale di un partenariato che deve proporre e realizzare in comune il progetto. Per costituzione formale di partenariato è da intendersi l associazione formale dei diversi soggetti proponenti (A.T.I., A.T.S.). I contenuti dei corsi hanno riguardato l apprendimento di tecniche di animazione legate allo sviluppo della creatività; all inserimento delle persone adulte nel contesto sociale di appartenenza; alla diffusione ed al consolidamento della cultura scientifica, linguistica e letteraria, anche attraverso strumenti multimediali; alla promozione di ruoli di mediazione tra culture diverse; infine, al mantenimento del benessere psico-fisico. 4 Cfr. Mazzotta F., Le politiche per l invecchiamento attivo in Italia, novembre
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