L Unione europea e la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare per uomini e donne

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1 L Unione europea e la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare per uomini e donne Luisella Pavan-Woolfe Commissione Europea, DG Occupazione e Affari sociali Direzione Affari internazionali e orizzontali Arezzo, 18 marzo 2004 In questi ultimi anni abbiamo assistito a cambiamenti sostanziali nel mercato del lavoro europeo. Il tasso di occupazione delle donne è aumentato rapidamente: si attesta oggi al 56%, in confronto ad un valore inferiore al 50% nella prima metà degli anni 90. Le donne hanno occupato 7 degli 11 milioni di posti di lavoro creati in Europa nel periodo Il progresso realizzato dalle donne nel campo dell istruzione è stato anche più marcato ed eccezionale. Le donne hanno ormai colmato il divario che avevano nel passato nei confronti degli uomini e questo dovrebbe rafforzare ancora di più la loro posizione sul mercato del lavoro. Nonostante questo, persistono ancora enormi differenze tra uomini e donne in termini di tassi di occupazione, disoccupazione, possibilità di carriera, salario, settori occupazionali, che dimostrano che il mercato del lavoro e la società non si sono ancora adattati completamente a queste nuove condizioni. Il nostro impegno di promuovere l uguaglianza ed eliminare le disuguaglianze tra uomini e donne, sancito dal Trattato della Comunità europea, deve essere rafforzato. La partecipazione attiva delle donne nel mercato del lavoro e l eliminazione dei divari di genere in tutti gli aspetti della vita rappresentano condizioni sine qua non se l Unione vuole raggiungere piena occupazione, coesione sociale, 1

2 crescita economica di lungo periodo e uno sviluppo sostenibile nella società della conoscenza. Il Consiglio di Lisbona ha fissato degli obiettivi quantificati per l Unione europea in campo occupazionale: raggiungere almeno il 60% di tasso di occupazione femminile e il 70% di quello totale di uomini e donne insieme entro il Questi obiettivi, e specialmente il tasso globale del 70% possono essere raggiunti solamente attraverso un ulteriore e sostenuto impegno degli Stati membri nel programmare e attuare delle politiche volte all'incremento del tasso di occupazione delle donne. Quello che è in gioco, è la sostenibilità del nostro modello sociale, la possibilità di terminare la carriera lavorativa con una pensione adeguata, dando anche alle generazioni future gli stessi diritti e le stesse opportunità che noi abbiamo avuto. La risposta dell Unione europea a queste sfide è basata proprio sulle politiche di riconciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare nella sua accezione più ampia: servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone a carico, congedi parentali, possibilità di effettuare tempi di lavoro più flessibili, job-sharing, part-time per entrambi uomini e donne, servendo sia gli interessi dei datori di lavoro che dei lavoratori. Ovviamente a ciò si deve aggiungere una divisione equa delle responsabilità domestiche e familiari tra uomini e donne. Questi sono tra i messaggi più importanti contenuti nella "Relazione sulla parità tra uomini e donne, 2004" che la Commissione presenterà per la prima volta quest'anno al Consiglio dei capi di Stato e di governo di primavera. La nuova Strategia Europea per l Occupazione e anche il processo europeo di inclusione sociale, riconfermano la centralità delle politiche di riconciliazione 2

3 nell ambito europeo. Le linee guida per l occupazione sottolineano il ruolo importante che anche le parti sociali devono avere insieme con gli Stati Membri. Riconciliare il lavoro e la famiglia è un cammino che datori di lavoro e lavoratori devono percorrere insieme. Sappiamo che la presenza di figli ha un impatto diverso nella condizione lavorativa di una donna e di un uomo. Le donne con figli piccoli, tendono a lavorare un numero inferiore di ore o addirittura ad uscire dal mercato del lavoro, particolarmente quando hanno bassi livelli di istruzione. L'effetto è anche più pronunciato per le madri single. Dall'altra parte, la presenza di bambini piccoli sembra aumentare la partecipazione degli uomini sul mercato del lavoro. I divari di genere sono legati a disuguaglianze strutturali nel mercato del lavoro ma anche a discriminazioni sociali e culturali. Queste spiegano lo squilibrio che esiste nella condivisione delle responsabilità familiari tra donne e uomini. Nel marzo 2002, il Consiglio Europeo di Barcellona ha fatto un passo avanti nelle politiche di riconciliazione, fissando gli obiettivi per l'offerta di servizi di custodia per i bambini. Entro il 2010, gli Stati Membri dovranno offrire tali servizi per almeno il 33% dei bambini al di sotto dei 3 anni, e per il 90% dei bambini tra 3 anni e l'età dell'ingresso nella scuola dell'obbligo. L offerta di servizi di qualità, accessibili sia dal punto di vista territoriale che da quello economico, apre alla donne la via per l occupazione retribuita e diminuisce di conseguenza il rischio di povertà. Mantenere lo stato occupazionale e i diritti di sicurezza sociale, in particolare i diritti pensionistici, durante i congedi parentali, per il part-time o altre forme di lavoro atipiche, serve due scopi: fanno si che "il lavoro paghi" e riducono i rischi di povertà nel breve e nel lungo periodo. 3

4 Ci sono ancora troppe persone, soprattutto donne, che non entrano nel mercato del lavoro o ne escono perché i servizi di custodia per i bambini sono insufficienti, non tengono conto degli orari di lavoro, o sono troppo cari al punto da non rendere vantaggioso, ovviamente nel breve periodo, di lavorare. L offerta di servizi di assistenza per bambini, ma anche per le altre persone a carico, deve essere disegnata in maniera molto attenta per evitare queste situazioni. Dovrebbe permettere alle donne di entrare nel mercato del lavoro, di rimanervi e in tal modo contribuire al loro proprio futuro e a quello del nostro sistema sociale. Ovviamente questo non è che una parte, anche se importante, delle politiche di conciliazione dell Unione europea. Un altro grande supporto viene infatti dato dalla legislazione. Il congedo di maternità è stato il primo congedo introdotto da una direttiva a livello europeo nel Questa direttiva fissa un periodo continuato minimo di 14 settimane prima o dopo il parto. Proibisce anche il licenziamento delle lavoratrici dall'inizio della gravidanza alla fine del congedo di maternità. Come conseguenza di ciò, alcuni Stati Membri come l'irlanda, la Grecia e i Paesi Bassi, hanno dovuto estendere la durata dei loro congedi di maternità. La Direttiva sui congedi parentali, di cui si parla ampiamente oggi, è stata adottata nel 1996 e ha messo in pratica il primo accordo quadro concluso dalle parti sociali. Stabilisce i requisiti minimi per facilitare la riconciliazione tra le responsabilità familiari e professionali. Attribuisce ai lavoratori, sia uomini che donne, il diritto individuale di assistere i propri figli per un periodo di almeno tre mesi. Al fine di promuovere parità di trattamento, il congedo parentale dovrebbe essere attribuito indipendentemente a uomini e donne, 4

5 senza possibilità di trasferirlo al(la) coniuge. In altre parole, se il padre decide di non usufruire di questa possibilità, è un'opportunità persa sia per la famiglia che per i figli. La legge italiana n 53 del 2000 ben traduce tutte queste esigenze. L esperienza che abbiamo avuto e che continuiamo ad avere per quanto riguarda la strategia per l occupazione e i fondi strutturali, ci dice che le politiche di riconciliazione sono diventate importanti anche per gli Stati membri: tutti i Piani Nazionali per l'occupazione presentati nel 2003 riconoscono l'importanza di avere un'offerta adeguata di servizi di assistenza per bambini al fine di incentivare l ingresso delle donne sul mercato del lavoro. Diversi Stati Membri hanno riportato nuove misure per aumentare i servizi di cura per i bambini e hanno fissato obiettivi quantificati nazionali. Nonostante sia difficile stabilire su una base comune le iniziative già intraprese dagli Stati Membri, è tuttavia inconfutabile che attualmente, il numero di servizi di custodia dei bambini che siano di qualità e accessibili finanziariamente non sono sufficienti per soddisfare la domanda attuale o per raggiungere gli obiettivi di Barcellona. Chiaramente questa è un'area molto importante e sia le autorità nazionali che quelle locali devono intervenire per creare un'offerta di servizi ben strutturata ed efficiente. Un sforzo importante è quello fatto attraverso i Fondi Strutturali, in particolar modo dal Fondo Sociale Europeo, che finanzia anche altri progetti di riconciliazione tra famiglia e lavoro. Per quanto riguarda i congedi parentali, sono ancora pochi gli Stati membri che concentrano i loro sforzi anche sugli uomini, ad esempio attraverso congedi di paternità. Gli uomini continuano ad usufruire poco dei vantaggi dati dalla direttiva e dalle leggi nazionali. Ci sono ovviamente molte spiegazioni. La prima è senza dubbio di tipo culturale e legata a funzioni 5

6 stereotipate all interno della famiglia, della società e delle aziende stesse, che stentano ad accettare che un uomo possa chiedere congedi parentali. Ma accanto a questa vi sono anche motivi economici. Fin quando persisteranno divari di genere nel mercato del lavoro; fin quando il mercato del lavoro rimarrà segregato riservando alle donne i lavori considerati meno strategici e meno pagati; fin quando il lavoro part-time o il telework saranno considerati una soluzione confezionata su misura solo per le donne; fin quando le donne continueranno a guadagnare il 16% in meno rispetto agli uomini nel settore pubblico e il 24% nel privato, sarà sempre la donna ad usufruire dei congedi parentali e ad interrompere il suo percorso di carriera. I congedi parentali possono e devono essere utilizzati per favorire una più equa divisione dei compiti all'interno della famiglia, in modo tale da permettere la piena realizzazione di entrambe uomini e donne nel lavoro e nella vita privata. Signore e signori, è chiaro che tutta la società trarrà benefici da una maggiore partecipazione delle donne sul mercato del lavoro. Per questo motivo le politiche di riconciliazione tra vita lavorativa e vita familiare sono cruciali e dovrebbero rappresentare un impegno concreto e prioritario degli Stati Membri, e con loro delle Regioni e delle Province d Europa. Ma come in tutte le storie, c è sempre una condizione per il successo. In questo caso, la condizione è che le politiche di conciliazione tra la vita lavorativa e familiare smettano di essere indirizzate esclusivamente alle donne per essere indirizzate anche - e oserei dire soprattutto agli uomini. Non si può chiedere alle donne di entrare e rimanere sul mercato del lavoro continuando a portare avanti da sole il doppio incarico, a casa e al lavoro. Le politiche di riconciliazione implicano una condivisione equa di responsabilità in 6

7 termini di lavoro e vita familiare tra donne e uomini. Questa è la vera sfida per il futuro. 7

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