Provincia Autonoma di Trento - Documenti per la Salute n.32. Documenti per la Salute 32

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3 Il Fisioterapista professione intellettuale tra ideale e reale EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE Trento 2008

4 copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento, 2008 Collana Documenti per la Salute - 32 Assessorato alle Politiche per la Salute Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie tel. 0461/494075, fax 0461/ serv.orgsan@provincia.tn.it Il Fisioterapista professione intellettuale tra ideale e reale Atti del Convegno realizzato a Trento il 22 settembre 2007 A cura di Maria Gloria Ferrari Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel Impaginazione: Giovanna Forti Il FISIOTERAPISTA : professione intellettuale tra ideale e reale / [a cura di Maria Gloria Ferrari] Trento : Provincia autonoma di Trento. Assessorato alle politiche per la salute, p. ; 24 cm. (Documenti per la salute ; 32) Atti del convegno tenuto a Trento nel Nome del cur. dal verso del front. ISBN Fisioterapisti Professione Congressi Trento I. Ferrari, Maria Gloria

5 Presentazione Nel panorama della sanità trentina questa iniziativa è particolarmente importante. Anch io mi unisco alle espressioni di apprezzamento che sono state rivolte alla dott.ssa Ferrari e a quanti hanno contribuito ad organizzare il convegno perché credo sia importante che si possa discutere delle professioni sanitarie assumendo, come tema centrale, i bisogni, la domanda di salute da parte dei cittadini. In un settore, come quello sanitario, in cui sono rappresentate diverse figure sanitarie - quelle mediche e altre come quella del fisioterapista - vi è un grosso rischio di portare avanti ed esprimere esigenze di carattere settoriale e corporativo, ma in questo Convegno abbiamo avuto la positiva dimostrazione che si può valorizzare e chiedere il riconoscimento della propria professione in un contesto più ampio. La fisioterapia rappresenta una professione in evoluzione; così come viene svolta e presentata è una professione giovane, fresca, che può essere un utile alleato anche per coloro che si trovano a dover gestire, in termini di programmazione, le domande dei bisogni di salute da parte dei cittadini. Noi abbiamo bisogno - la cittadinanza, la nostra comunità ha bisogno - di stringere un patto per governare il cambiamento, che non è una componente straordinaria nell esercizio dell attività, ma è una componente strutturale, costitutiva dell agire nell ambito delle professioni sanitarie. Abbiamo quindi la necessità di adeguare, di modificare i modelli organizzativi oltre che di dare seguito alle sperimentazione e ai risultati della ricerca e le resistenze che troviamo non sono più giustificate: sono ritardi i cui costi sono a carico dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione. Mi fa particolarmente piacere il richiamo che è stato fatto oggi in più di un intervento e che è stato, anzi, il filo conduttore di tutta la giornata: questo richiamo alla necessità di pensare, di essere soggetti attivi in un contesto organizzato nel quale ognuno svolge il proprio ruolo e la propria funzione, in cui non vi sono soltanto linee guida e protocolli che informano l attività, ma c è sempre la responsabilità dell operatore nei confronti dei bisogni della persona. Io credo che questo sia particolarmente importante e mi è piaciuta la citazione di Hannah Harendt - il richiamo al pensare per abituarci ad assumere decisioni responsabili perché noi stiamo oggi assistendo, non solo nella sanità, al proliferare di imbonitori che usano tutti gli strumenti per comunicare.

6 Il sistema sanitario trentino è interessato da grandi trasformazioni che, come succede in tutti i processi di cambiamento, stanno provocando inevitabili reazioni. Non ci sono scelte, non ci sono decisioni, non c è cambiamento senza che ci siano anche reazioni a esso. Nel cambiamento c è, necessariamente, una componente di conflitto. In Trentino, questo cambiamento c è: per coloro che operano all interno del servizio sanitario e per coloro che registrano anche attraverso i mezzi di comunicazione questi cambiamenti ma che, nel rappresentare quanto accade spesso danno maggior voce alla parte che resiste alle innovazioni. Le scelte che la politica fa non le fa in solitudine, ma con il dialogo e il confronto e quindi dà corpo e voce agli stimoli, alle sollecitazioni, al contributo che il mondo sanitario esprime. Spesso però questa voce rimane muta di fronte ai frutti dei cambiamenti, di fronte ai risultati e lascia solo chi fa queste scelte sia pure nell interesse generale. Di fronte a questo noi abbiamo bisogno di alleati e intendiamo aprire nuovi spazi e opportunità alle professioni e ai professionisti che, in questo contesto, vogliono essere soggetti che partecipano al cambiamento e che stringono un'alleanza con la Pubblica amministrazione, per gestirlo e per governarlo. Da questo punto di vista c è la nostra piena disponibilità a collaborare con tutti gli operatori delle professioni sanitarie, perché riteniamo che il cambiamento sia gestibile unicamente se c è una parte che assume la sfida del cambiamento, e assieme a noi la porta avanti. Nel corso di questi mesi ci si è impegnati a fondo perché la professione del fisioterapista sia riconosciuta in un contesto integrato, multidisciplinare, multisettoriale. È la richiesta di una categoria che, sta crescendo ed i cui spazi professionali stanno aumentando, che non vuole riservarsi aree protette, ma vuole essere un elemento che partecipa concretamente al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Nel corso di questi mesi abbiamo affidando all Azienda provinciale per i servizi sanitari un obiettivo, affinché venga applicata la legge n quella della dirigenza delle professioni sanitarie - ed entro l anno o i primi mesi del prossimo anno, noi potremo dispiegare i risultati di questo riconoscimento che vede tutte le professioni sanitarie - non solo quelle mediche - come componenti importanti all interno di un sistema integrato. Il Convegno ha prodotto anche un documento finale, che accolgo volentieri in quanto contributo affinché quanto è stato detto nel Convegno possa essere veicolato anche in altre sedi e in altri momenti. Ringrazio tutti i partecipanti per le relazioni che sono state presentate e per il dibattito che si è sviluppato, che ho trovato molto interessante.

7 Chiudo con un aspetto, che pure è importante: si tratta della nuova denominazione per la sede, in cui si svolgono i corsi delle professioni infermieristiche di polo universitario per le professioni sanitarie, che non vuole essere soltanto un cambiamento di etichetta, ma è il segno e il risultato di un cambiamento, di un impostazione nuova, di un idea e, soprattutto, di un attenzione, di un riconoscimento del ruolo che i fisioterapisti assieme ad altre professioni sanitarie, concretamente sul campo hanno meritato. Remo Andreolli Assessore provinciale alle politiche per la salute

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9 Introduzione La giornata rappresenta un importante momento di riflessione e confronto sull attuale condizione e sulle prospettive di sviluppo della professione del Fisioterapista nell ambito del territorio provinciale. É un evento celebrativo che prende occasione dal decennale dell istituzione del Corso di formazione universitaria del Fisioterapista, per fare il punto sui cambiamenti avvenuti in questi dieci anni e sui rapporti tra il Fisioterapista e il Servizio Sanitario, sistema complesso e proprio per questo c è la necessità di aprire un dibattito aperto e franco per comprendere dal di dentro le situazioni per poter meglio intervenire. Questo verrà svolto in relazione al ruolo e alla funzione del Fisioterapista, anche alla luce delle prospettive aperte dalla recente istituzione della Laurea Specialistica e dall attuazione dell obiettivo 11 della Provincia Autonoma di Trento assegnato all Azienda Sanitaria per il Il tema è la Revisione dell assetto organizzativo dell assistenza infermieristica, Ostetrica, della Prevenzione, della Riabilitazione e Tecnica per implementare un nuovo assetto organizzativo che tenuto conto dei vincoli e delle opportunità del nostro contesto sanitario trentino sotto il profilo delle relazioni organizzative e del miglioramento continuo della qualità dei servizi erogati - integra, tramite un modello gestionale basato sul costante raccordo tra i diversi ambiti in cui si eroga l assistenza, il complesso sistema degli operatori appartenenti alle Professioni Sanitarie di cui alla legge 251/2000, anche assegnando ai professionisti sanitari nuovi ruoli dirigenziali e di coordinamento, nuove opportunità in linea con le più recenti disposizioni normative e contrattuali e in particolare, con la legge n. 43/2006. Tutto ciò premesso, al fine di migliorare l organizzazione dell assistenza, la continuità delle cure e lo sviluppo professionale, nella ferma convinzione che valorizzare le Professioni Sanitarie è un segno tangibile di innovazione che consente di dare migliori risposte di salute ai cittadini. Maria Gloria Ferrari Presidente AIFI Trentino Alto Adige

10 É veramente con piacere che porto il mio saluto personale e dell Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento a questa iniziativa, che come ha ricordato la Dott.ssa Ferrari coincide con i 10 anni di questa nuova formazione, per questa professione di Fisioterapista, e l Istituzione della Laurea Specialistica. In Trentino è un momento propizio perché noi abbiamo concluso il lavoro nella previsione della riorganizzazione che tiene conto di due precedenti direttive che richiedono, per quanto attiene la nostra Azienda, una modificazione organizzativa con l istituzione delle dirigenze Infermieristiche, Ostetriche, Riabilitative, Tecniche e della prevenzione. Da questo punto di vista l Assessore quando verrà dirà cose significative, perché ora la palla passa nel campo della politica per le decisioni finali. Io credo che oggi voi avrete modo di riflettere, come vi siete proposti, sulle problematiche attinenti l integrazione tra le varie professioni. É logico che la realtà assistenziale è sempre più complessa. I professionisti prendono in cura le persone che però rimangono persone; purtroppo noi non possiamo spezzettarle. Loro si aspettano un servizio unitario-complessivo e quindi il problema non credo sia solo legato alla precisa definizione di chi si attiva, alle regole formali. Il problema è che cosa succede nella realtà di tutti i giorni e quindi come le professioni si integrano, non è un problema di regole generali, ma è un problema di prassi e credo che questo sia il problema maggiore che avete voi ma che hanno tutte le professioni: i medici, le altre professioni sanitarie. Quindi ben vengano queste occasioni di riflessione soprattutto quando queste occasioni di riflessione mettono attorno allo stesso tavolo persone, professionisti che provengono da diverse aree professionali, che quindi cominciano a trovare quelli spazi di metodologia e di lavoro comune. Carlo Favaretti Direttore Generale dell'azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento

11 Gli atti del Convegno Il Fisioterapista professione intellettuale tra ideale e reale, fanno il punto sulle politiche di sviluppo e sulle tematiche più rilevanti emerse dalle esperienze dei modelli di gestione e di progettazione integrata, mirando a mettere in risalto lo sviluppo professionale del Fisioterapista all interno del sistema sanitario nonché del suo posizionamento nel vasto panorama professionale. Con un quadro giuridico più definito e l individuazione di un percorso formativo unicamente universitario, il Fisioterapista ha assunto un ruolo di rilievo anche a livello delle politiche di sviluppo delle professioni sanitarie. La strategia, alla base della programmazione dello sviluppo professionale, costituisce una scelta molto avanzata, che ha visto l impegno congiunto dei Ministeri, Salute ed Università, delle Regioni e dell Associazione Professionale, nel rapporto di avvicinamento al panorama europeo e mondiale, sia nella definizione di obiettivi e strumenti sia nell articolazione del quadro istituzionale di riferimento. Occorre oggi concentrare gli sforzi verso l integrazione degli interventi professionali e l analisi attenta delle modalità gestionali che garantiscano condizioni adeguate di sostenibilità, di durata e di efficacia dell assistenza riabilitativa, in una cornice di controllo e verifica della qualità. In tale direzione è indirizzato l impegno dell Associazione Professione, attraverso le proprie strutture centrali e periferiche. Lo sviluppo giuridico e scientifico del Fisioterapista, rappresenta ormai un processo irreversibile che continua a guardare lontano. La maturità politica, i fondamenti deontologici, l analisi metodologica e la ricerca scientifica proiettano il Fisioterapista italiano verso un percorso già delineato a livello internazionale, come attore co-protagonista del governo clinico del sistema paziente. Questo Convegno ha rappresentato un opportuno approfondimento per tutti i Soggetti che concorrono al rafforzamento delle politiche sanitarie a favore del cittadino e delle politiche di sviluppo culturale, intese come risorsa per lo sviluppo della Professione. Antonio Bortone Presidente A.I.FI. Associazione Italiana Fisioterapisti

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13 Indice 9 Introduzione 15 Cap. 1 La professione di fisioterapista oggi Il Corso di Laurea in Fisioterapia compie dieci anni (Giancarlo Tassinari) Il processo di sviluppo della professione (Antonio Bortone) Il Codice deontologico del Fisioterapista: una guida che orienta la responsabilità (Rodriguez Daniele) La documentazione in Fisioterapia: uno strumento per la qualità e la continuità dell'assistenza (Fabio Cembrani) Fisioterapista manager tra clinica e organizzazione (Antonio Bortone) Evidence Based Practice in Physical Therapy (Paolo Pillastrini) Le professioni sanitarie della riabilitazione: alcune considerazioni (Maria Gloria Ferrari) 49 Cap. 2 Tavola rotonda: "Valorizzare il team multidisciplinare nella presa in carico della persona nel bisogno di cura" 75 Appendice 77 - Dichiarazioni di principio e dichiarazioni di presa di posizione Core standards della pratica in fisioterapia

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15 Capitolo 1 La professione di fisioteraspista oggi 1.1. Il Corso di Laurea in Fisioterapia compie dieci anni Giancarlo Tassinari L Università di Verona da dieci anni, si è assunta l impegno di realizzare il corso di Laurea - in passato corso di Laurea in Fisioterapia - in stretta collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, l Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e con il coordinamento di Maria Gloria Ferrari. Come è stato già detto, io ho assunto recentemente quest incarico di Presidente, ma sono stato uno dei docenti di questo Corso fin dalla sua istituzione: ho quindi vissuto e testimoniato tutta la sua evoluzione, con una crescita culturale che si è maturata in questi dieci anni. É una crescita che io vedo non tanto nella mia materia d insegnamento - che è al primo anno in cui, purtroppo, dobbiamo ancora confrontarci con la preparazione fornita dalla scuola superiore - ma che si manifesta durante tutti i tre anni del corso. É sorprendente infatti vedere come, al termine del triennio, i giovani raggiungano - sia a Rovereto, sia a Verona e probabilmente in tutto il resto d Italia - un livello di preparazione e di maturazione veramente notevoli. Questo lo verifichiamo nelle tesi di laurea, che motivano un attività di ricerca, sia pure a livelli semplici e per brevi durate, la quale a mio parere stimola e qualifica l attività clinica dei luoghi dove si svolge, nel senso di avvicinare sempre di più quest attività alla medicina, alla fisioterapia, basata sulla evidenza sperimentale. Ad un certo punto di questa maturazione culturale legata all attività di ricerca, la ricerca si rivolge anche all attività didattica stessa: di questo parlerò in pochi minuti, usando dati che sono quelli di una tesi di laurea in corso, di Michele Simoni, che ha studiato i risultati di questo corso nei dieci anni in cui si è svolto finora. Ci sono vari approcci di valutazione della didattica, più o meno centrati ed efficaci, che attengono alla bontà degli insegnamenti, alla funzionalità delle aule e delle strutture didattiche. Questo, invece, è uno studio che riguarda il corso nel suo svolgimento complessivo e nei rapporti con il mondo del lavoro, 15

16 Capitolo i cioè l efficacia del corso nell inserimento del fisioterapista nel mondo del lavoro. E uno studio che ha una discreta validità statistica, anche se non si tatta di una popolazione enorme, ma è la popolazione di tutti i 109 diplomati - e poi laureati - nel corso dei dieci anni presso il Polo di Rovereto dell Università di Verona. Di questi 109 hanno risposto 77; quindi è uno studio fatto su un campione di 77 soggetti: voi sapete che la statistica richiede grandi numeri e che è opinabile un risultato se è riferito ad un numero piccolo ma, quando i numeri sono come questi - cioè dicono, per esempio, che il 100% di 77 intervistati fa il fisioterapista - e se confrontati alle collocazioni disparate e a volte disperate dei laureati in altre materie, essi dimostrano con chiarezza indubitabile l efficacia di questo corso. Per quanto riguarda il tempo che hanno impiegato i fisioterapisti, laureati e diplomati nel decennio, a trovare una prima occupazione, vediamo che il 74% è già collocato in meno di un mese; in ogni caso, entro un anno tutti sono collocati in una posizione di lavoro. Il numero è piccolo ma, ripeto, è estremamente indicativo e questo dato si può confrontare con vari dati delle realtà nazionali. Se analizziamo i dati dei laureati in medicina - che tuttavia quasi sempre dopo la laurea frequentano la specializzazione e quindi l inserimento nel mondo del lavoro è ritardato - vediamo che, secondo lo studio su tutto il campione nazionale di Alma Laurea, trovano occupazione dopo due anni al 26%, al 28% dopo tre e dopo cinque anni, cioè a specializzazione finita, al 56%. Il confronto più appropriato è con le lauree triennali: a questo proposito c è uno studio dell Università di Pisa su un campione di circa venti volte superiore a questo, dal quale risulta che, per i laureati nel 2004, il 72% si colloca entro un anno e mezzo, e si arriva addirittura al 92% nel caso delle lauree sanitarie. Qua siamo al di sopra anche di questo dato. Lo studio di Michele Simoni mostra poi, tra l altro, l evoluzione nel tempo dell occupazione, e mette in evidenza come vi sia una buona stabilità, nel senso che la metà circa di quelli che trovano una collocazione in tempi così brevi la mantiene dopo vari anni, mentre un altra metà la cambia.. La tesi mostra come tale cambio comporta sostanzialmente un passaggio da una collocazione a tempo determinato ad una a tempo indeterminato; all inizio quest ultima percentuale è del 50%, mentre nel corso dei dieci anni aumenta la collocazione a tempo indeterminato rispetto a quella a tempo determinato ed aumenta, come abbiamo anche testimoniato recentemente, il passaggio alla libera professione, al culmine di una maturazione professionale di questi diplomati e laureati. C è una collocazione iniziale prevalente nell ambito delle RSA e dunque dell anziano; questo avviene soprattutto in tempi immediatamente successivi alla laurea ed al diploma ma, nel tempo, l orientamento si rivolge di più al trattamento dell adulto. Nella conclusione di questo studio viene chiesto agli intervistati se rifarebbero 16

17 Capitolo i questo percorso universitario. Il dato che emerge (e che va considerato con tutte le premesse che abbiamo visto fino ad ora, e cioè la disponibilità immediata e la stabilità del posto di lavoro) è che la soddisfazione degli intervistati è notevole: il 92% dichiara che rifarebbe la stessa scelta. Non voglio entrare in dettagli più o meno venali ma devo dire che c è una sostanziale soddisfazione anche per quanto riguarda la retribuzione e nella prospettiva di carriera. La nota critica forse è questa: la soddisfazione del corso, ossia quanto il corso sia stato completamente di gradimento e di utilità nella formazione dell attività di lavoro, chi si accontenta può essere già felice perché la valutazione sufficiente è del 60% circa, mentre quella di buono è espressa da circa 1/3 degli intervistati; poco più del 10% dà invece una valutazione di insufficiente. Bisogna dire tuttavia che lo studio ha considerato anche quanti continuano l attività formativa dopo la laurea ed il diploma, che sono circa il 95%; c è quindi sicuramente un ruolo importantissimo, indispensabile, dell impegno dell autoformazione, che continua dopo il diploma o dopo la laurea. Qualcosa cerchiamo di fare anche noi su questo piano, nel senso che anticipando la riforma del piano didattico in linea con la legge n. 270 del 2004, che ancora attende di essere attuata, abbiamo pensato di modificare la quota della didattica pratica rispetto a quella formale, cioè frontale. In altri termini aumenteremo il periodo di tirocinio. Noi abbiamo anche pensato - e questa è la cosa più importante - di cambiare la proporzione tra gli insegnamenti più accademici (diciamo quelli svolti dai docenti universitari come siamo noi) e quelli invece attribuiti ai professionisti. Già ora c è una quota importante di questi insegnamenti è svolto dai professionisti che si sono diplomati o laureati nel nostro Ateneo Il processo di sviluppo della professione Antonio Bortone In una festa di compleanno si sfogliano album di famiglia, album di ricordi. Tracciare, ricordare, il processo di sviluppo di una professione, fa anche notare un po di cambiamento rispetto alle fotografie di un tempo e rispetto al percorso compiuto, dal momento in cui si è iniziato. L intervento del prof. Tassinari mi ha fatto riflettere perché, nel corso di questo processo di sviluppo mi colpisce qui lo stile di criticare questo percorso stesso, cioè la posizione delle persone insoddisfatte, oppure mi interessa - più che incuriosirmi - il margine di sviluppo che ancora abbiamo davanti: passare da una percezione, da un gradimento buono - sotto il profilo occupazionale - ad un giudizio molto buono, vuol dire consentire alla professione un ulteriore slancio e processo di sviluppo, non basato su una vanità di settore o vanità di categoria, perché guardare in alto significa voler fare meglio le cose e non tanto arrivare in alto. Infatti, se 17

18 Capitolo i non si è preparati, con una conoscenza adeguata, le vertigini incombono. É un percorso, per molti, forse per tutti - anche se la sala ha un estrazione eterogenea dal punto di vista anagrafico - noto, conosciuto. Vediamo che cos è successo in tutti questi anni. La legge 502 ha aperto, sicuramente, un varco importante nel profilo formativo, individuando le professioni sanitarie ma, soprattutto individuando il percorso curricolare. Subito dopo c è stato un passaggio epocale, ossia il profilo professionale del fisioterapista che ha generato tanti dilemmi interiori, culturali perché, passare da un acronimo T.d.R (Terapista della riabilitazione) ad un acronimo F.T, fisioterapista, è costato: è costato ai dinosauri della riabilitazione alla quale io appartengo, in quanto si perdeva - o quanto meno si percepiva la scomparsa - di un segmento, cioè quello della riabilitazione, che non rientrava nel processo terminologico del fisioterapista. Fondamentalmente si stava svolgendo un cambiamento culturale: si passava da una individuazione autoreferenziale in un momento storico ed in un contesto ove ogni categoria cercava di porre paletti, staccionate, ed ergersi a factotum di un ipotetico sistema, ad un interazione tra categorie diverse, ad un progetto interculturale: in una sola parola, ad un azione molto più interdisciplinare, interprofessionale che, effettivamente ha rappresentato il vero cambiamento, soprattutto nel panorama della sanità. La legge n. 42 del a cinque anni di distanza - è stata molto importante; questi anni non sono passati invano perché dal 1994 al 1999 sono accadute molte cose; tra l altro è avvenuta l istituzione del vostro corso di laurea, che oggi festeggiamo. Ma non solo: nel 1995 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il profilo professionale: voi sapete che si fa presto ad approvare le leggi ma, fino a quando non sono pubblicate, c è sempre il rischio che qualcosa si dimentichi nel cassetto. Nel 1996 è stato sottoscritto un protocollo d intesa con la SIMFER che, per antonomasia, rappresenta la contrapposizione della figura professionale del fisioterapista (probabilmente per coloro che si vogliono contrapporre e per coloro che ritengono utile la contrapposizione). In ogni caso, nel 1996 vi fu un atto di intesa con la SIMFER, ora - ahimè - dimenticato, forse da entrambe le parti e che, invece, sarebbe il caso di riprendere. Fu un fatto importante, un segnale non di contrapposizione ma di dialogo. Nel 1997 nasce il corso di laurea e nel 1998 la stesura del nostro primo Codice deontologico. Ne ho voluto fare soltanto un accenno perché dello stesso ne parlerà in maniera più dettagliata il prof. Rodriguez. Nel 1999 venne approvata la legge n. 42 che ha abolito definitivamente ciò che ancora, in alcune parti del nostro Paese, si stenta ad abolire e che, invece, rimane come retaggio culturale, ossia l ausiliarietà. La legge in questione ha abolito il termine, proprio l accezione ausiliaria alla professione, individuando le professioni sanitarie. La legge n. 251 del 2000, ha rappresentato un doppio salto in avanti, ossia 18

19 Capitolo i un apertura verso i settori di dirigenza ed ha scatenato anche reazioni, dermatiti, a chi per tramandatio occupava posti apicali. Tale legge, tuttavia, oltre a riconfermare il contenuto della legge 42, ha sancito l importanza delle procedure di valutazione, affermando che la valutazione funzionale è parte essenziale, fondamentale, di un intervento riabilitativo, attribuendone le responsabilità (ma poi su questo termine il prof. Rodriguez sicuramente si soffermerà spiegandone gli oneri e gli onori) al profilo professionale. Poi è storia molto più recente: nel 2001 sono stati emanati i decreti che individuano le classi delle lauree triennali e specialistiche, per poi arrivare al decreto ministeriale del 29 marzo 2001, che dà ulteriore slancio ed attuazione alla legge n. 251, che trova oggi nel procedimento attuativo della legge n. 43 il suo reale compimento, con le disposizioni in materia di coordinamento. Ultimo provvedimento legislativo l accordo Stato-Regioni del 31 luglio 2007, che da applicazione alle legge n. 43, che lascia un buco in questo panorama evolutivo dal punto di vista delle normative a noi riguardanti, ossia il buco dell istituzione dell Ordine, che è il vero vulnus del nostro percorso di sviluppo, della nostra crescita. Tutto questo non tanto perché la nostra ambizione è di diventare ordine professionale, quanto perché il vero vulnus della nostra crescita culturale e professionale è rappresentato dalle interferenze che avvengono in ambito occupazionale. Anche per questo non siamo giunti al molto buono e, anche per questo, alcuni colleghi - come abbiamo visto - hanno dichiarato che non lo rifarebbero, perché regna ancora un certo caos sotto il profilo della tutela giuridica, in primis nei confronti degli utenti, ossia dei pazienti. Manca un sistema che possa garantire un reale provvedimento contro l esercizio abusivo della professione sanitaria: la nostra professione è quella più ambita e, come tale, un candidato nel momento in cui non riesce a raggiungere il risultato, cerca scorciatoie, bypass e provvedimenti anche illeciti. Io, prima di concludere, vorrei fare un piccolo passo indietro per sottolineare un passaggio importante, epocale, che è sancito dal profilo professionale: l esercizio in via autonoma. L autonomia professionale si appoggia - o meglio, non può non appoggiarsi - al sentimento dell assunzione, e non solo sentimentale, di responsabilità che, a sua volta, trova la base di appoggio nella titolarietà certificata, certa. Chi assume determinati titoli e tenta di usare delle viacard o dei telepass per poter esercitare la nostra professione, ne risponde dal punto di vista legale ad un assenza totale di titolarità e, conseguentemente, non può assumersi responsabilità dei propri atti. Torno sul concetto di autonomia che non solo ci costringe ad affrontare gli aspetti più dolenti della nostra attività occupazionale per confrontarci con altre categorie ma non per dire che noi siamo migliori di altri, ma per dire che noi ci assumiamo la responsabilità (come si direbbe in un altra formula) nella gioia e nel dolore. Questo è un altro approfondimento che lascio al prof. Rodriguez, in quanto dalla condotta del professionista ne può conseguire un danno alla 19

20 Capitolo i persona. Quindi c è nesso di causalità. Di questo non ne parlo perché sarà oggetto di un altra relazione e non vorrei subire il richiamo di Gloria! Del Codice deontologico ne parlerà il prof. Rodriguez. Concludo con questa frase di Tagore: la mia libertà è rappresentata da mille vincoli di gioia, che può riassumere i nostri vincoli di normativa, che viviamo e vediamo attraverso situazioni costringenti, mentre dovrebbero rappresentare delle condizioni di garanzia reciproca Il Codice deontologico del Fisioterapista: una guida che orienta la responsabilità Rodriguez Daniele Sviluppare il discorso sul Codice deontologico lo si può fare in varie chiavi di lettura ed io ho pensato di proporlo, in modo che fosse il più possibile contestualizzato al titolo del convegno che, appunto, è Fisioterapista: professione intellettuale tra ideale e reale. Il concetto di intellettualità è strettamente connesso al concetto di professionista: questo ce lo dice anche il Codice civile (Art Esercizio delle professioni intellettuali) ma, anche se non ci fosse stato il Codice civile, questo è un concetto lampante. Volevo soffermarmi sul percorso che ha avuto in Italia l evoluzione delle professioni sanitarie in rapporto al concetto di intellettualità. Risaliamo al Testo Unico del 1934, che aveva previsto le professioni sanitarie e le aveva suddivise in principali ed ausiliare e, nel contempo, aveva anche previsto arti ausiliarie delle professioni sanitarie secondo un sistema di gerarchizzazione delle attività sanitarie che era organizzato in senso strettamente piramidale. Non dappertutto nel mondo ci sono esempi simili di organizzazione gerarchica, ma questa è la storia del nostro Paese. Alcune professioni - e questo ha inciso profondamente sulla cultura globale - aveva un mansionario, manuale - esecutivo, uno strumento che privava di un rapporto con l intellettualità qualunque tipo di attività sanitaria. Ho già detto prima che non tutte le professioni erano dichiarate professioni sanitarie : Altre non erano neppure professioni, ma arti ausiliarie di professioni sanitarie. Comunque, anche chi aveva la dichiarazione di sanitaria, era professione sanitaria ausiliaria. Dire professionista vuol dire tutti i concetti che ho provato ad esprimere e che penso possiamo condividere; possiamo altresì mettere altre voci oltre a quelle che ho indicato: valutazione, progetto/scelta, attuazione, rivalutazione. Direi che, attraverso tutto questo processo professionale che si compone di alcuni passaggi (valutazione, progetto, scelta (il professionista è un soggetto che deve operare delle scelte spesso difficilissime), attuazione, valutazione e rivalutazione continua che sostanziano quella che definisco responsabilità. 20

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