Assemblea dei Servizi di Prevenzione della Regione Piemonte
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- Daniela Campo
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1 Assemblea dei Servizi di Prevenzione della Regione Piemonte L ESPERIENZA DEI PIANI LOCALI DI PREVENZIONE 2010: RISULTATI E PROSPETTIVE Torino, Centro Incontri Regione Piemonte 21 dicembre 2010 Prove di applicazione del PCM sulla prevenzione degli incidenti stradali. Laura Marinaro Direzione Integrata della Prevenzione ASLVC
2 Il Project Cycle Management PCM Il Project Cycle Management - PCM (Gestione del Ciclo del Progetto GCP) è la metodologia, introdotta dalla Commissione europea agli inizi degli anni 90, per migliorare la qualità della progettazione e della gestione dei progetti, individuata dal Ministero della Salute per la redazione dei Piani regionali/locali di Prevenzione. La Gestione del Ciclo del Progetto prevede la strutturazione in fasi della preparazione e della realizzazione dei progetti. Il PCM è basato sulla popolazione target.
3 Ciclo del Progetto sequenza delle fasi di preparazione e realizzazione dei progetti UE, 2004
4 Ciclo del Progetto sequenza delle fasi di preparazione e realizzazione dei progetti Programmazione: il contesto viene analizzato per identificare problemi, opportunità ed impedimenti. Lo scopo di questa fase è identificare obiettivi principali e le priorità settoriali, fornire un quadro di programmazione pertinente e fattibile nel quale possano essere identificati e preparati progetti specifici. Identificazione: sono individuate e sottoposte ad ulteriore analisi e studio, le azioni specifiche da intraprendere. Si procede con un analisi dei problemi cui segue l identificazione di possibili soluzioni per risolvere tali problemi. Formulazione: le idee-progetto giudicate pertinenti sono elaborate in piani di progetti operativi. I gruppi beneficiari e gli altri attori partecipano alla specificazione dell idea-progetto. Essa è poi verificata in base alla sua fattibilità e sostenibilità. Finanziamento: le proposte sono esaminate dalle autorità competenti che decidono se finanziare o meno il progetto. Realizzazione: il progetto viene eseguito. Valutazione: l ente finanziatore ed il Paese partner valutano il progetto per stabilire quali obiettivi siano stati raggiunti. In generale, nel Ciclo del Progetto la Valutazione segue la Realizzazione, ma è pratica comune condurre una Valutazione Intermedia nel corso della fase di Realizzazione.
5 Comprendere l ambiente, l i sistemi e l azione l umana Identificare i gruppi di interesse e la comunità Effettuare l analisi l di contesto ideazione Costruire l alberol dei problemi Costruire l alberol degli obiettivi Costruire il modello logico Cercare le prove di efficacia Centrare i beneficiari PCM Effettuare l analisi l delle alternative Costruire il quadro logico e verificare la fattibilità Identificare i pacchetti di attività e le risorse Comporre il cronogramma Elaborare il piano di valutazione Redigere il testo del progetto e effettuare la valutazione ex-ante programmazione azione
6 Progetto CCM Scegliere la strada della sicurezza e Progetto CCM Guadagnare salute in adolescenza: Insieme per la sicurezza
7 I Moltiplicatori dell azione preventiva nella prevenzione degli incidenti stradali. Obiettivo di salute: Riduzione della mortalità e disabilità conseguenti ad incidenti stradali, connessi in particolare alla guida sotto l effetto di sostanze o al mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale o a eccesso di velocità, nei giovani di anni. Beneficiari e attori: Target finale: giovani anni. Target intermedio: i cosiddetti Moltiplicatori dell azione preventiva (ossia quei soggetti che pur non avendo uno specifico ruolo nell ambito della prevenzione, entrano in contatto con i destinatari finali assumendo un ruolo importante nel promuovere il cambiamento) che operano sia in contesti educativo-formativi (es. insegnanti e istruttori di autoscuole, insegnanti del patentino nelle scuole secondarie di I e II grado, FFOO etc) sia in contesti del divertimento (es. gestori e personale dei locali di aggregazione giovanile, volontari del soccorso, organizzatori eventi locali, peer educator etc).
8 I Moltiplicatori dell azione preventiva nella prevenzione degli incidenti stradali. Attori coinvolti nella realizzazione dell azione proposta: Operatori sanitari AASSLL Piemontesi (Dipartimento di Prevenzione, Referenti per la Promozione della Salute, Referenti Epidemiologia, Medicina legale, Dipartimento delle Dipendenze Servizio di Alcologia, Servizio di Psicologia, Servizio Sociale aziendale, PS/DEA, Servizio di Emergenza 118 etc ); Reti Locali e agenzie del terzo settore presenti sul territorio; EE.LL. (Comuni e Province); Ufficio Scolastico Territoriale; Associazioni di categoria (autoscuole, gestori di locali pubblici etc); Forze dell Ordine (Polizia Locale, Polizia Stradale, Carabinieri); Agenzie di comunicazione.
9 Analisi di contesto Gli incidenti stradali, in Italia, costituiscono la prima causa di morte sotto i 40 anni e circa un terzo dei decessi riguarda i giovani di età compresa tra i anni. Piemonte risulta tra le Regioni italiane con tasso di mortalità per incidenti stradali più elevato della media italiana e con un indice di mortalità pari a 2,52 (numero di decessi ogni 100 incidenti), superiore al valore medio nazionale di 2,16. Gli incidenti stradali più gravi sono spesso provocati dall alcol: oltre un terzo della mortalità sulle strade è infatti attribuibile alla guida in stato di ebbrezza. Secondo la Sorveglianza PASSI Piemonte 2008: - 11,3% dei soggetti intervistati dichiara di avere recentemente guidato sotto l effetto dell alcol; - 9% dichiara di essere stato trasportato da un conducente che guidava sotto l effetto dell alcol. Per quanto riguarda l uso dei dispositivi di protezione individuale: casco sempre : 98; cintura anteriore sempre : 90%, cintura posteriore sempre : 28%.
10 Analisi di contesto Diversi sono i fattori che influenzano i comportamenti di guida, esponendo i soggetti ad un rischio maggiore di incorrere in un incidente stradale; tra i fattori più importanti: la percezione del rischio. Un secondo fattore che influenza il comportamento di guida è l attitudine al rischio. Il terzo fattore che influenza il comportamento di guida è l assunzione di alcol e/o sostanze psicoattive. Vanno poi considerati: i fattori ambientali, le politiche nazionali e regionali che si occupano di prevenire gli incidenti e di promuovere la sicurezza stradale; le leggi e normative che individuano limiti e regolano comportamenti di guida; le politiche di controllo (attuate dalle forze dell ordine); i progetti e gli interventi, di tipo informativo ed educativo, a livello nazionale e locale. Sui comportamenti influiscono alcuni fattori sociali quali: l influenza sociale esercitata dagli amici, dalla famiglia e dal gruppo dei pari; la cultura del contesto (ad esempio legata all uso di alcol).
11 Albero dei problemi Per sintetizzare i fattori individuali, sociali, ambientali che determinano il problema analizzato di seguito viene costruito l albero dei problemi. Nel diagramma vengono rappresentate le cause in ordine gerarchico e collegate fra di loro. I tre fattori su cui si concentra il programma riguardano: uso e abuso di alcol e droghe, eccesso di velocità, mancato uso di dispositivi di sicurezza. Per questi tre fattori sono state individuate le sottostanti cause, una di queste, la funzione evolutiva dei comportamenti rischiosi viene considerata trasversale ai tre fattori e di questa si terrà conto durante la fase formativa. Tra le cause individuate, due non saranno sviluppate dal progetto: fattori strutturali (segnaletica stradale, manto stradale, illuminazione, ecc) e enforcement (controlli da parte delle forze dell ordine sulle strade).
12 Albero dei problemi
13 Albero degli obiettivi Di seguito, specularmente all albero dei problemi, l albero degli obiettivi che ha lo scopo di trasformare i problemi in obiettivi, per identificare le modalità di risolvere il problema individuato. Le 3 cause individuate nel precedente albero vengono quindi trasformate in positivo, e per ciascuna di esse viene individuata una costellazione di risultati da perseguire: ne deriva anche l individuazione delle strategie che il progetto utilizzerà. Infine, al fondo del quadro si trova un rettangolo contenente un obiettivo/atteso di risultato che fa da cornice a tutto il progetto (costruzione e mantenimento di alleanze). Selezione della/e strategia/e di intervento scelte: strategie informativa e formativa (in considerazione del ruolo assegnato ai moltiplicatori dell azione preventiva ).
14 Albero degli obiettivi
15 Modello logico I due alberi precedentemente consentono di redigere il cosiddetto Modello Logico, che pone in una sequenza logica le attività e i risultati attesi. Nei riquadri a sinistra del disegno troviamo i destinatari del programma (finali: giovani anni, e intermedi: operatori sanitari e moltiplicatori); nei rettangoli in sequenza troviamo gli attesi di cambiamento che ci si attende a seguito del progetto (espressi in termini di modifiche: credenze, conoscenze,.), per ciascuna categoria di destinatari; nei cerchi troviamo le azioni da intraprendere per conseguire le modifiche attese. Nel riquadro a destra troviamo l obiettivo generale del programma. Il programma prevede azioni a cascata tali che ad una formazione con gli operatori sanitari, segue una formazione con i moltiplicatori dell azione preventiva (ad opera degli stessi operatori sanitari formati), che a loro volta dovranno attivare interventi info-educativi nei due contesti individuati (aggregativi e formativo - educativo): questi interventi quindi sono sia obiettivo (della formazione con i moltiplicatori) sia strumento (per conseguire l obiettivo relativo ai destinatari finali).
16 Modello logico
17 Prove di efficacia disponibili Risultano più efficaci le azioni integrate di prevenzione, le azioni multilivello su più ambiti (educativo, formativo, informativo, organizzativo ), costruendo sin dalla fase di progettazione reti e alleanze tra tutti gli enti/attori attivi sul territorio. In particolare azioni quali: il controllo della guida in stato di ebbrezza e l utilizzo dei dispositivi di sicurezza (casco, cinture e seggiolini). Si sono rivelati incisivi gli interventi che hanno coinvolto sia adulti sia coetanei.
18 Quadro Logico
19 Quadro Logico
20 Quadro Logico
21 Quadro Logico
22 Schema per la valutazione ex-ante Pertinenza eccellente buono sufficiente insufficiente non realizzato non applicabile lettura dei problemi generali lettura dei problemi di contesto lettura dei problemi di progetto (AP) identificare e definire i problemi in numero e dettaglio adeguata identificazione dei gruppi di interesse adeguata strategia di coinvolgimento dei gruppi di interesse validità dell'identificazione degli obiettivi sui problemi Logica di progetto Obiettivi ben definiti e armonicamente organizzati nella logica verticale Benefici del target chiaramente identificati Obiettivi intermedi si configurano come servizi (deliverable) Il quadro logico è solido anche orizzontalmente Gli indicatori sono corretti e sufficienti Il modello logico ben costruito sul criterio 1: popolazione beneficiaria Il modello logico ben costruito sul criterio 2 : per ricerca evidence Adeguata scelta fra diverse strategie Il piano di valutazione E' basato su metodi quantitativi e qualitativi Gli indicatori sono validi per la valutazione di processo e di outcome Tempi e modi della valutazione sono ben stabiliti La temporizzazione, compiti e responsabilità L'analisi delle attività è ben realizzata (WBS) Le responsabilità delle attività sono ben distribuite Le attività sono ragionevolmente distribuite lungo l'arco del progetto La sostenibilità Politico-amministrativa Coerenza con il contesto Promozione della leadership Uso delle tecnologie appropriate Previsione di impatto ambientale Accettabilità culturale dell'intervento da parte degli operatori del progetto Accettabilità culturale dell'intervento da parte degli beneficiari Capacità manageriale delle strutture del post-progetto Previsione del costo-efficacia delle attività Stime sulla equità e accessibilità dell'intero target ai benefici del progetto Trasferibilità dei risultati (o dei metodi) in altri contesti simili
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