Interventi e Relazioni

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1 le Donne della Flai Interventi e Relazioni

2 le Donne della Flai Interventi e Relazioni Indice Indice...2 Saluti di Franco Chiriaco, Segretario Generale Flai Cgil...4 Relazione di Antonella De Marco, Collaboratrice Archivio Storico Donatella Turtura...6 Relazione di Patrizia Consiglio, Direttore Generale...10 Relazione di Stefania Crogi, Segretario Nazionale Flai Cgil...15 Saluti di Monica Donini, Presidente dell Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna 20 Saluti di Flavio Del Bono, Vice Presidente della Regione Emilia Romagna...22 INTERVENTI...26 Giusy Angheloni, R.S.U. Buitoni/Nestlé Sansepolcro (AR)...27 Maria Del Carmen Arias Giron, R.S.U. Pan Bolzano...30 Nadia Bertelli, R.S.U. Apofruit Forlì...33 Marina Campeti, R.S.U. Unilever Roma...36 Sonia Canciani, R.S.U. Consorzio di bonifica Portogruaro (VE)...39 Katia Cirelli, FLAI CGIL Molise...43 Maria Vincenza (detta Marenza) D Agnano, R.S.U. Azienda agricola...45 Flora D Innocente, Operaia a tempo determinato Corpo Forestale dello Stato Pescara...51 Liliana Ferrero, R.S.U. Diageo Cuneo...54 Giacoma Giacalone, R.S.A. Forestale Trapani...56 Maria Lippolis, R.S.A. Azienda agricola...62 Sofia Loffredo, R.S.U. Unilever Caivano (NA)...67 Elena Pezzotta, R.S.U. Consorzio di Bonifica Bergamo...69 Rita Poddesu, Segretario Flai Cagliari...73 Luciana Rissotto, R.S.U. Saiwa Genova...81 Benedetta Rogari, R.S.U. Perugina/Nestlé...85 CONCLUSIONI...88 Carla Cantone, Segretario Nazionale Cgil...89

3 SALUTI E RELAZIONI INTRODUTTIVE

4 Saluti di Franco Chiriaco, Segretario Generale Flai Cgil Al punto 3 del documento per la Conferenza di Organizzazione del gruppo di lavoro su rinnovamento e politica dei quadri c è scritto: La Cgil deve avere a tutti i livelli un concreto obiettivo Donna. Vincolare tutte le strutture e i criteri decisionali su politiche organizzative per promuovere e valorizzare i quadri femminili. Da subito pieno rispetto della norma statutaria antidiscriminatoria. Se la Cgil in previsione della Conferenza di Organizzazione che si terrà nel 2008, vincola le proprie strutture su politiche organizzative a favore delle donne e chiede il rispetto delle norme antidiscriminatorie, vuol dire che nella maggioranza delle strutture della Cgil, con le dovute eccezioni, le donne sono bloccate nei percorsi di responsabilità e di direzione o che rimangono semplicemente discriminate. E un problema solo della Cgil? E un problema sociale presente in diversa misura in tutti i paesi, dal primo al quarto mondo. E un tema atavico che rende di fatto il ruolo delle donne marginale all uomo: nelle religioni, nella società, nel lavoro, nella famiglia. Tutto ciò è facilmente riscontrabile nella vita quotidiana dove tra l uomo e la donna non c è solo diversità ma differenza e questa differenza si chiama discriminazione. E facile pronosticare, come fa Marina Tamagni nel suo libro, intitolato La scomparsa della donna. E cosa dovrebbero fare se non nascondersi o mimetizzarsi copiando i comportamenti degli uomini? L errore che si compie è di considerarsi non all altezza, di ritenere che ci sono lavori gli uomini e altri per le donne. Così come nel nostro lavoro di sindacalisti sono obbligate a tradire la propria femminilità, forse per essere più rispettate. Una donna che lavora in qualsiasi campo dalla magistratura all insegnamento, nel settore agroalimentare o tessile o metalmeccanico deve avere le stesse opportunità dell uomo nel difendere il proprio diritto ad avere un lavoro, una famiglia, dei figli. Famiglia e lavoro non sono alternativi, sono le basi della convivenza civile e sociale. Essere obbligate a scegliere è una prevaricazione e una discriminazione.

5 Uomo e donna se vogliono possono costruire in modo paritario il loro futuro. E giusto aggiungere che l uomo per imitarle senza mai raggiungerle ha coperto la storia di opere d arte. Nel giugno 2005 abbiamo tenuto a Venezia la Conferenza delle delegate e dei delegati; oggi abbiamo dedicato questo convegno alle donne della Flai Cgil, lavoratrici e delegate del settore agroindustriale, alle donne che hanno segnato la storia della categoria, a quelle che ne disegneranno il futuro. Le conclusioni saranno di Carla Cantone, Segretaria nazionale della Cgil, responsabile dell Organizzazione. L iniziativa è stata promossa dalla Cgil, dalla Flai e dalla, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna. La è stata costituita nel 2004 per scelta della Cgil e della Flai, fondazione che svolge attività di formazione, studi e ricerca nei settori del lavoro, dell alimentazione, dell ambiente e della sostenibilità con rapporti diretti con le istituzioni, le università, gli enti locali con progetti e studi di settore. La Fondazione svolge attività informativa con il Convegno sulle politiche dei redditi tenuto a Roma nel giugno del 2006; con il Convegno tenuto a Bruxelles presso la Commissione europea su direttive, normative, legislazione e contrattazione; con l iniziativa di oggi; con la ricerca che stiamo concludendo per la Cgil in vista della Conferenza di Organizzazione su: sistema economico, occupazione e flussi occupazionali, capitale umano, offerte formativa e qualità; con un convegno, infine, che la Fondazione terrà a fine 2008 sul gravissimo fenomeno del terrorismo a conclusione di una ricerca che partirà nel gennaio 2008 sul mondo del lavoro e della società italiana. Il mio compito è terminato, la parola passa alle donne della Flai Cgil. Sono sicuro che esprimeranno il loro grido di libertà in piena autonomia. Vorrei salutarle con le parole di Giovanni Pascoli: il sogno che volete realizzare è l infinita ombra del vero. E noi uomini della Flai vogliamo che il vostro sogno diventi realtà. Franco Chiriaco

6 Relazione di Antonella De Marco, Collaboratrice Archivio Storico Donatella Turtura Buongiorno a tutte e a tutti. Abbiamo voluto affidare il ricordo e la riflessione su Donatella Turtura, a dieci anni dalla sua scomparsa, alla documentazione raccolta in questo nuovo dossier Metes, il quarto della collana riguardante la memoria storica avviata da qualche anno dalla. Si tratta di documentazione originale ordinata in modo cronologico e reperita presso l Archivio storico della Flai intitolato proprio alla Turtura, le cui trascrizioni sono state il frutto di un lavoro collettivo dell apparato tecnico della Flai nazionale e della. A loro va il nostro caloroso ringraziamento. Ci siamo chiesti su quali basi ripercorrere le principali tappe del percorso che la Turtura ha effettuato nei suoi 14 anni in Federbraccianti. Il primo e più immediato motivo che può arrivare alla mente, dato il contesto in cui ci troviamo, è quello della sua identità femminile e ovviamente non è un motivo che ci sentiamo di escludere. Primo Segretario Generale donna della Federbraccianti nel maggio del 1977, la Turtura era nata qui, a Bologna, nel marzo del 1933, era entrata giovanissima nella Confederazione a capo dell Ufficio lavoratrici della Cgil e poco più che trentenne, nel maggio del 1967, era approdata nella Segreteria Nazionale della Federazione Braccianti e Salariati agricoli. Un percorso politico in ascesa il suo, incentrato sulla lotta per la parificazione normativa e reddituale delle donne, nonché per un adeguamento delle strutture sociali alla nuova figura di donna che in quegli anni andava emergendo, come frutto del boom economico e dell aumento dell occupazione femminile. Era la fine degli anni 60 quando la Turtura cominciava a parlare della necessità che alle donne fosse fornito un nuovo modello sociale, che esse non fossero lasciate sole a dover gestire il cambiamento di cui erano protagoniste, che in sostanza non poteva venir chiesto loro di essere se stesse e qualcos altro, privandole di una rete di supporto attraverso cui traghettarsi verso il loro nuovo ruolo. Si trattava dell inizio di un lungo dibattito sospeso fra passato e futuro, fra tradizione e modernità, che la Turtura affrontava con la consapevolezza della sua appartenenza di genere. Un appartenenza che però non è mai divenuta vessillo di una diversità non compresa o, peggio ancora, elemento di eccezionalità. E saltato così all occhio, leggendo i suoi interventi e le sue riflessioni, che i motivi per ricordare la sua figura esulano dalla pura celebrazione rituale, spesso sterile, e che l analisi dei suoi scritti offre la possibilità di riflettere su quali siano stati i reali cambiamenti nella condizione della donna all interno della nostra società.

7 Il primo portato del pensiero di Donatella Turtura è dunque intimamente legato al ruolo femminile che lei incarnava: una donna consapevole di essere tale, fiduciosa delle proprie capacità e che mai avrebbe utilizzato l appartenenza di genere come discrimine. Ciò da cui abbiamo tentato di allontanarci, ripercorrendo la sua carriera politica, è proprio questa presunta eccezionalità della donna in quanto tale, come se il genere debba tradursi in un elemento da sottolineare nel momento in cui esso è quello femminile. La capacità e la competenza che oggi ricordiamo in questa dirigente sono state il frutto della sua abilità, della sua intelligenza, della sua preparazione, non certo del suo essere donna. Nell approcciare la documentazione che abbiamo raccolto, ci siamo resi conto della necessità, nonostante più di trent anni ci separino dalla segreteria della Turtura in Federbraccianti, di ribadire ancora oggi questa non eccezionalità. Troppo spesso, infatti, continuiamo ad imbatterci in manifestazioni quasi di stupore quando a prendere decisioni, a dirigere, ad assumere ruoli operativi importanti sono le donne. Non c è dunque volontà di celebrare il genere femminile in questo nostro lavoro, quanto piuttosto la consapevolezza che il passato può fornirci nuove chiavi di lettura per analizzare il presente. Ripercorrere i 14 anni di Federbraccianti della Turtura ha incredibilmente portato alla luce la sostanziale identità esistente fra le questioni che allora venivano affrontate, riguardo la condizione femminile, e l attuale dibattito attorno al ruolo ed alle prospettive delle donne. Ci siamo imbattuti nei medesimi problemi di carenze strutturali, di deficienze organizzative, di una politica e di una società incapaci di relazionarsi con l identità femminile qualora essa assolva ad una pluralità di funzioni. Di fatto oggi le donne scontano ancora quell inadeguatezza, quei ritardi, quell incapacità delle istituzioni che già allora venivano denunciate. La donna continua a destreggiarsi fra il suo ruolo economico quello di lavoratrice ed il suo ruolo sociale quello della cura della famiglia incappando continuamente in mille difficoltà. Con ciò non vogliamo dire che nulla è stato fatto, ma forse c è ancora molta strada da percorrere e i discorsi di Donatella Turtura rappresentano tutt oggi motivo di riflessione. Accanto alle difficoltà dell appartenenza di genere, un ulteriore elemento è emerso dall analisi di questa documentazione: quello dell uguaglianza. Termine ambiguo questo, spesso usato con un accezione negativa, quasi ad inseguire la chimera di una uniformità innaturale fra uomo e donna. Se di uguaglianza la Turtura parla, lo fa in termini innovativi, sottolineando che essa va perseguita in relazione alla diversità di genere. La diversità di genere è ricchezza, per Donatella Turtura, e le donne devono esserne consapevoli. Ciò che colpisce nei suoi scritti è proprio questa lungimirante presa di coscienza della necessaria complementarietà esistente fra uomo e donna, senza cedere alla tentazione di ghettizzare il genere maschile: per lei il cammino dell emancipazione doveva essere percorso camminando fianco a fianco, donna e uomo. Si tratta di

8 una tesi ancor più innovativa se inserita nel contesto in cui viene elaborata, ossia in anni in cui il movimento femminista rivendicava un autonomia ed un emancipazione che, a volta, finivano con l essere elemento di emarginazione e di discriminazione nei confronti del sesso opposto. Donatella Turtura è senz altro una donna del suo tempo, ma nei suoi scritti si manifesta anche una grande capacità di analisi priva di filtri ideologici, quella stessa capacità che ritroviamo nella sua attività di dirigente sindacale. Se la condizione femminile rappresenta il primo terreno politico sul quale la Turtura si cimenta, il suo ruolo di Segretario Nazionale e poi di Segretario Generale in Federbraccianti fanno emergere straordinarie qualità di dirigente ed una intelligenza acuta anche nella gestione della materia più propriamente sindacale. La sua figura è, a nostro parere, fondamentale per comprendere il processo di trasformazione che dalla Federbraccianti ha portato alla nascita della Flai. Già all inizio degli anni 70, infatti, Donatella Turtura insisteva sulla necessità di una organica politica economica, in cui l agricoltura fosse oggetto di una programmazione trasversale, di concerto con le industrie ad essa collegate. Si profila, nei suoi scritti, la necessità che al settore agricolo venga data nuova linfa vitale, che esso divenga nuovamente il perno dell economia nazionale, dopo gli anni della forzata industrializzazione cui l Italia era stata sottoposta a partire dal Solo il rilancio dell agricoltura avrebbe permesso al Paese di uscire dallo stallo in cui si trovava. L assorbimento della manodopera agricola da parte dei settori industriali aveva infatti raggiunto la saturazione ed era dunque indispensabile ripensare all agricoltura in termini nuovi, ponendola al centro di un ampio processo di rinnovamento, fondato sulla programmazione e sul raccordo con le industrie affini, da quella conserviere a quella delle macchine agricole. Emergeva così una identità nuova, diversa, che accorpava il lavoro nei campi a quello effettuato nelle fabbriche, dando vita ad un nuovo soggetto economico che sarebbe arrivato fino ai nostri giorni. Per Donatella Turtura il concetto di agro-industria è senza dubbio l elaborazione più originale che la categoria effettua negli anni della sua dirigenza, sicuramente anche grazie alla tenacia con cui lei persegue l obiettivo della programmazione economica e della riqualificazione dell intero settore. Si tratta ovviamente di un cambiamento epocale, arrivato sino a noi, che ha avviato l elaborazione di una diversa idea di sindacato, capace di rappresentare la nuova categoria che andava costituendosi. L accorpamento fra Federbraccianti e Filziat e la nascita della Flai si collocano dunque come il prodotto di un evoluzione che aveva creato la necessità di una diversa rappresentanza per i lavoratori appartenenti al comparto agroindustriale. Questo è forse uno dei più importanti lasciti di Donatella Turtura. La raccolta che presentiamo oggi, in sua memoria, può dunque essere strumento di lavoro, per riflettere sulla categoria e sul ruolo che in essa la donna può e deve avere, così come è stato sin dai

9 tempi di Federterra con Argentina Altobelli. Alla Turtura va il merito di aver avviato il rinnovamento del settore ed, insieme, di esser stata una donna del sindacato felice e fiera della sua femminilità. Antonella De Marco

10 Relazione di Patrizia Consiglio, Direttore Generale L ONU afferma che 1 donna su 3 nel mondo (circa 1 miliardo di persone) subisce vessazioni, soprusi, mutilazioni, stupri. In EUROPA la violenza rappresenta la prima causa di morte tra le donne comprese nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni e 1 donna su 5 ha subito una qualche forma di violenza nella sua vita. In ITALIA, secondo l ultima indagine Istat : - ogni 3 morti violente, 1 riguarda donne uccise dal marito, dal fidanzato, dal convivente; - 6 milioni e 743 mila sono le donne vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita (1 milione e 150 mila solo nel corso del 2006); - 2 milioni e 77 mila sono le donne che hanno subito comportamenti persecutori; - 7 milioni e 134 mila le donne che hanno subito o subiscono violenza psicologica; In oltre il 90% dei casi le donne non denunciano le violenze; il maggior numero di abusi e maltrattamenti avviene in casa, ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato. Per il 44% delle donne quanto accade è solo qualcosa di sbagliato, per il 36% qualcosa che è accaduto. Non ci sono differenze significative né nella distribuzione territoriale delle violenze sessuali e dei maltrattamenti né nelle fasce sociali coinvolte. Si immagina che solo una maggiore propensione a denunciare gli abusi faccia rilevare tassi più alti di violenza subita per le donne residenti al Nord e al Centro e per le donne con livelli di scolarizzazione e posizione lavorativa più elevati. Sono tante, troppe, le donne che sbattono nelle porte. Sono ovunque e il loro numero cresce nel tempo. Non si tratta solo di un doveroso richiamo morale. A nessuno può sfuggire il legame esistente tra la possibilità che vincano i temi della libertà individuale e della valorizzazione delle capacità della persona e l urgenza primaria di cancellare una cultura e una pratica di vile prevaricazione e di ingiustizia così diffusa. Per noi è semplicemente impossibile parlare di diritti e di dignità della persona, di pari opportunità finché le donne in primo luogo e la società tutta accetteranno e continueranno a tollerare violenze e maltrattamenti girando lo sguardo altrove. Oggi noi celebriamo e ricordiamo donne che si sono battute in passato per l emancipazione e l affermazione della dignità della persona.

11 Argentina Altobelli e Donata Turtura, entrambe -anche se in tempi differenti- a capo di grandi organizzazioni sindacali di categoria, hanno saputo coniugare temi e strumenti per il riconoscimento e il miglioramento delle condizioni di lavoro e dell occupazione di lavoratrici e di lavoratori con la rivendicazione di modelli sociali che non discriminassero le donne nelle possibilità di scelta e di realizzazione di sé. Oggi diamo voce a donne che si battono nel presente per l affermazione della dignità della persona. Le iscritte, le delegate, le funzionarie, le componenti delle segreterie territoriali, regionali, nazionale della Flai conducono la loro quotidiana battaglia personale e con altre donne e uomini della Cgil affinché sui luoghi di lavoro, in famiglia, nella società sia riconosciuto a tutti il diritto di esprimere pienamente se stessi e siano rimossi gli ostacoli che penalizzano di fatto le donne discriminandole in termini di reddito, di ruoli, di professionalità, di rispetto della persona. Disporre pienamente della libertà di scelta su di sé. Ma quanto le donne hanno davvero possibilità di essere se stesse? In che misura i vincoli che le donne si auto-impongono, insieme alle pressioni che in più modi subiscono dal contesto in cui vivono limitano la loro libertà di scelta? Sono le domande di sempre che anche noi ci siamo posti nell organizzare questo convegno. Noi oggi alle donne chiediamo due cose, essere quello che erano nel passato e quello che vogliamo diventino nel futuro, ma questo è impossibile : così esordisce il testo che introduce la raccolta degli scritti di Donata Turtura che Antonella De Marco ha curato per la. Questa frase è stata pronunciata da Donata Turtura nel 1966 in occasione di una tavola rotonda su La donna nel processo produttivo. Sua condizione nella fase del miracolo economico e nella fase di recessione. Donata Tortura ha probabilmente ragione anche quando afferma, in un intervista rilasciata in occasione della sua elezione a segretario generale della Federbraccianti, che l emancipazione delle donne non può avvenire se non crescono di pari passo anche i loro uomini. La stessa Argentina Altobelli, probabilmente, non sarebbe stata il grande segretario generale della Federterra che è stata se non avesse avuto modo di coltivare, da piccola, la sua passione per la lettura (anche se i libri le sono poi stati bruciati perché la sua famiglia li riteneva colpevoli della salute cagionevole di Argentina) e non avesse trovato un compagno disponibile a condividere la cura della famiglia. E straordinario il pudore con cui Argentina Altobelli e Donata Turtura parlano della loro vita privata. Forse, la diversità tra loro e le donne che non rivestono posizioni di responsabilità e potere è la apparente indifferenza del peso che la vita privata ha sulle scelte da compiere, la libertà e la sicurezza conquistate che si respira in loro.

12 Libertà e sicurezza di sé sono fatte di strumenti e di capacità di creare consenso attorno a nuovi modelli culturali, alla necessità di cambiare, di sperimentare nuove forme di solidarietà e di riconoscimento dell altro, di consapevolezza diffusa della necessità di tutele nel lavoro e in mancanza di lavoro, di crescita dei livelli di scolarizzazione e di continui adeguamenti delle capacità e delle competenze professionali delle lavoratrici. Dopo decenni di discussioni, innovazioni legislative anche molto importanti, elaborazioni politiche e programmatiche spesso promosse dalle donne e a cui le donne hanno fornito contributi determinanti, la politica soffre oggi di smarrimenti preoccupanti e preoccupati rispetto ai temi della libertà della persona. La politica e, in particolare, i partiti della sinistra sembrano spaventati dai richiami alla laicità così come, temo, siano spaventati anche dalla democrazia: piuttosto che navigare in mare aperto fiduciosi nella propria rotta e orgogliosi dei loro riferimenti valoriali contribuiscono a irrigidire le norme e a restringere il pensiero. In tempi di incertezza, dove persino l evoluzionismo è considerato pericoloso si preferisce aggrapparsi alla tradizione e alla rigida osservanza di precetti. La cultura egemone in Italia, di chiara matrice cattolica, pone limiti invalicabili alla libertà e alla responsabilità dell individuo, specializza ben al di là delle funzioni biologiche gli uomini e le donne. Paradossalmente una tradizione come quella italiana che esalta la sacralità della famiglia e del matrimonio produce una società che, nei fatti, considera la maternità una iattura che penalizza fortemente le tanto lodate madri nel mondo del lavoro, nella carriera professionale, nelle relazioni sociali. Al di là dei contenuti, le vicende sui DICO, sulla legge sulla procreazione assistita, la ciclica messa in discussione della legge sull aborto sono fatti che fanno temere sulla capacità del nostro paese di dare cittadinanza e diritti a chi non si riconosce in una cultura che si presume dominante. Le donne rappresentano spesso in modo scomposto e disordinato le contraddizioni del mondo in cui viviamo. In qualche modo incarnano il paradigma di una cultura e di una prassi di esclusione. Parlando alle donne e con le donne, guardando a me stessa, ho a volte l impressione di mettere il naso in un groviglio inestricabile di rovi, anche di bugie che ci raccontiamo o che compassionevolmente ascoltiamo su di noi. La consapevolezza di essere capaci e la voglia di misurarsi contro i sensi di colpa per aver urtato la suscettibilità delle persone che ci circondano o aver rubato tempo ed energie alle persone care. La sensazione di non dire le cose giuste o di dirle in modo sbagliato. La distrazione con cui di frequente vengono accolte le nostre parole. Il fatto che da noi ci si aspetti almeno un po di isteria. Lo stupore con cui a volte vengono accolti comportamenti civili, leali, fiduciosi. Essere competitive e vergognarsi di ammetterlo. Il giudizio degli altri che, in un modo o nell altro, conta molto anche quando è sbagliato. La rassegnazione con cui gran parte di noi lascia che qualcun altro si appropri del nostro lavoro e delle nostre idee.

13 Argentina Altobelli e Donata Turtura ce l hanno fatta, sono state riconosciute a capo di grandi organizzazioni e le hanno rese ancora più grandi e hanno ragionato da donne: l attenzione alle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori della Altobelli, la necessità di ricomporre nell agroalimentare l agricoltura e le produzioni industriali e l attenzione alle dinamiche sovranazionali della Tortura, il peso che la politica intesa come capacità e volontà di governare i processi assume nel loro operato rende il loro lavoro universale. Affinché a ciascun individuo sia data la possibilità di scegliere occorrono leggi, strumenti contrattuali, organizzazione delle città e dei centri urbani, servizi, politiche e strumenti di welfare, politiche e strumenti di istruzione e di formazione, tempi e orari che siano coerentemente finalizzati alla valorizzazione delle persone. Qualcuno diceva che ciascuno di noi ha un talento nascosto, il difficile è incontrare una persona che ci aiuti a riconoscerlo. Ma a volte basterebbero anche piccole innovazioni immediatamente possibili: l orario delle riunioni ad esempio (abbiamo imparato a non fumare, potremmo ben imparare a rispettare i tempi delle donne!) e anche imparare a farsi lo stesso numero di domande che ci si farebbe per un uomo quando pensiamo ad una donna per ricoprire un ruolo di responsabilità. Certi, come Fondazione, che la conoscenza è la chiave che permette di sviluppare consapevolezza di sé e inventare nuove strade e nuove soluzioni ai problemi, Claudia Cesarini ha predisposto una ci auguriamo utile raccolta di leggi, indagini, strumenti contrattuali che possono aiutare le donne della Flai nella conquista di nuovi spazi e possibilità. Il materiale è disponibile sul sito internet Metes. Con il prezioso contributo dei nostri ospiti, che ringrazio anch io per aver voluto partecipare e patrocinare il convegno, e le testimonianze delle donne della Flai avremo oggi l occasione di affrontare il mondo in modo diverso, non un mondo diverso: sempre lo stesso che siamo qui per cambiare. Siamo parte della più grande organizzazione sindacale italiana che si appresta a discutere e a decidere i cambiamenti da apportare al suo modello organizzativo per rispondere con sempre maggiore efficacia ai bisogni e agli interessi delle donne e degli uomini che confederalmente rappresenta. La Federterra prima, la Federbraccianti e la Filziat dopo, la Flai oggi hanno le proprie radici nelle lotte, nella capacità di rappresentarsi, nei valori del lavoro e della solidarietà, nei miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro, nella capacità di rispondere con coerenza e fermezza ai cambiamenti degli assetti produttivi che hanno saputo esprimere e conquistare le raccoglitrici di olive, le mondine, le tabacchine, le braccianti di tutta Italia. Dalle fotografie del nostro Archivio migliaia di occhi di donne guardano in avanti forse anche un po stufe di essere periodicamente tirate fuori dall armadio affinché i loro sacrifici siano portati ad esempio, memoria e monito per il presente e per il futuro.

14 Le donne che sono in questa sala, insieme a quelle che non sono potute essere qui, sono esempio e monito per noi tutti: a loro dobbiamo delle risposte. Questa nostra assemblea per affermare, sicuri di essere in piena sintonia con Carla Cantone, segretario nazionale responsabile organizzativo della Cgil, che è ora di riconoscere pienamente le Argentina Altobelli e le Donata Turtura che sono tra noi. Grazie e buon lavoro. Patrizia Consiglio

15 Relazione di Stefania Crogi, Segretario Nazionale Flai Cgil Giusi, Maria del Carmen, Nadia, Marina, Sonia, Maria Vincenza, Giovanna, Flora, Liliana, Giacoma, Maria, Sofia, Elena, Rita, Luciana, Benedetta, Catia sono per la maggior parte dei presenti e per quelli che hanno letto l invito a questa assemblea nomi senza volto. In modo analogo, lo stesso invito presenta una moltitudine di volti, non identificabili con un nome, ad eccezione di due casi nei quali possiamo finalmente chiudere il magico cerchio e dare un identità riconoscibile a due donne: Argentina Altobelli e Donata Turtura. Bene. Qui, ora ed oggi il primo obiettivo é che da questa sera almeno 200 donne, voi qui presenti in sala, a cominciare da chi parlerà in rappresentanza di ogni singola regione, siano riconoscibili, identificabili e individuabili all interno del popolo della Flai e quindi della CGIL. Con il nome e il volto di Argentina Altobelli si intendono rappresentate le centinaia e centinaia di lavoratrici braccianti, operaie, mondine che hanno costituito le basi e le radici della nostra organizzazione, costituendo la Federterra. Donata Turtura ha saputo guidare e rendere grande e gloriosa la Federbraccianti portandola al processo di unificazione con la Filziat dando così vita alla Flai. Due donne eccezionali in rappresentanza di migliaia di donne, sicuramente eccezionali. Ecco, lo scarto é questo: acquisire la consapevolezza dell eccezionalità di ogni singola donna. Ognuna di noi qui ha la sua storia da raccontare costellata di dubbi, di incertezze, di equilibri che ogni giorno ci si sforza di mantenere inalterati: la casa, la famiglia, il lavoro. E in questo esercizio quotidiano spesso ci sfiniamo ed esauriamo le nostre forze, la nostra capacità di lottare specie se dobbiamo farlo per noi stesse. Quante di noi hanno presente quella sensazione fisica e mentale che a volte non ci porta più a reagire ma a sopportare? Quella stanchezza fisica e mentale che ci porta a dire va bene, in fondo non ci posso fare niente? Quel senso di frustrazione strisciante che pervade l anima e che ci porta a tirarci indietro all ultimo momento rispetto ad un impegno diverso nel lavoro, o in altri campi, ricercando tutte le possibili giustificazioni per l ennesima rinuncia. Ogni che volta che questo accade é come se tutte, nel nostro piccolo, contribuissimo a rendere invisibile l universo femminile. E come se partecipassimo a quella rassegnazione generale che sembra permeare da sempre la natura intrinseca della donna. L altra sera ascoltavo in modo distratto la televisione mentre, come a tutte noi succede, sbrigavo altre faccende in casa e ho captato uno stralcio di notizia che diceva essere sei milioni le donne che almeno una volta nella vita hanno subito violenza. Mi sono ritrovata a chiedermi quale fosse il bacino di riferimento: l Italia, l Europa e in quale arco di tempo. Poi é scattata la reazione.

16 Sorda, rabbiosa. L impatto forte del dato numerico aveva assorbito ogni altro pensiero, eccetto uno e cioè che é assolutamente intollerabile che si verifichi che una sola donna al mondo possa subire violenza. Troppo spesso proviamo una specie di distacco quando siamo messe davanti a notizie di donne uccise, lapidate, donne-bambine vendute come schiave, fanciulle sottoposte ad infibulazione. Sono drammi che avvengono a notevoli distanze da noi, in altri Paesi, in altre popolazioni, altre culture, altre religioni. In Italia, culla della civiltà universalmente riconosciuta, negli ultimi mesi i giornali hanno riportato in continuo notizie di barbari omicidi di donne, non solo da parte di estranei ma di mariti, padri, fidanzati. Quante sono realmente le donne che subiscono violenza e maltrattamenti all interno delle mura domestiche? Non possiamo saperlo perché purtroppo la maggior parte delle volte manca il coraggio che porta alla denuncia, proprio perché la violenza avviene all interno della cerchia familiare, senza distinzione di livello di istruzione o di ceto sociale. Quando smetteremo di pensare che l assioma la donna nasce nel dolore e genera la vita con il dolore, perla di saggezza di antica tradizione popolare, sia in un certo qual modo l ancestrale giustificazione di una vita nel dolore? La consapevolezza di voler determinare la propria vita, il diritto di scegliere, la possibilità di poter vivere con pari dignità: questo é il punto di partenza dal quale con determinazione dobbiamo partire. E in questo processo quale é il contributo che il sindacato, la Flai, può offrire a ognuna di noi e quale é il ruolo che a nostra volta possiamo e dobbiamo svolgere all interno del sindacato? Riguardo il primo punto la dimostrazione evidente é la nostra assemblea: il sindacato come punto di forza e di aggregazione, che raccoglie esperienze diverse, che ci aiuta a confrontarci, dove possiamo capire che il famoso complesso di Cenerentola non é altro che la giusta emotività e coinvolgimento passionale che mettiamo nel fare le cose, nel preparare un intervento, nel parlare davanti ad una platea di 300 persone, dove quello che diciamo é degno di attenzione tanto che viene fatto oggetto di un convegno, dove non parliamo solo tra di noi ma viene portato all esterno come spunto di riflessione, dove il nostro nome scritto su una locandina rappresenta la testimonianza del contributo di elaborazione fornito, dove le nostre incertezze possono trovare risposte e acquisire quindi forza e determinazione se abbiamo gli strumenti adatti. Soffermandoci sugli strumenti, da domani ognuna di voi avrà a disposizione una raccolta completa della normativa comunitaria e nazionale in materia di pari opportunità. Non solo, nei vari contatti nazionali o integrativi che la nostra categoria ha stipulato, articoli importanti sono dedicati a questo tema o alle tutele delle lavoratrici donne.

17 Ad esempio, nel CCNL Federalimentare recentemente rinnovato é stato reso fruibile il parttime al rientro della maternità, é stato aggiunto un ulteriore periodo di esenzione dal lavoro notturno per le lavoratrici madri, l anticipazione del TFR in caso di astensione facoltativa in soluzione di continuità dopo quella obbligatoria anche in caso di adozione o affido. Parimenti negli altri contratti nazionali dai Forestali, alle Bonifiche, agli Agricoli, alla Cooperazione solo per citarne alcuni, molte sono le parti dedicate alla formazione in particolare al rientro della maternità, o alla fruizione di permessi per conciliare il lavoro di cura. Come anche in quello recentemente rinnovato dell Ortofrutta si sana una disparità eclatante per le donne di questo settore, prevedendo finalmente l integrazione piena salariale da parte dell azienda per le lavoratrici in congedo per maternità. Vale poi la pena di ricordare tutte le battaglie e le mobilitazioni che ancora recentemente sono state messe in campo in alcune province del Sud per vedere riconosciuto lo stesso salario, a parità di mansione e prestazione fornita, nel settore agricolo. Quello che ai nostri giorni sembra un anacronismo purtroppo trova ancora un applicazione abbastanza diffusa e faremmo un errore a considerarlo solamente dal punto di vista di violazione dei diritti. Il retribuire diversamente un uomo e una donna, ripeto a parità di mansione lavorativa, é l espressione di una concezione culturale che porta a considerare la donna quanto meno diversa dall uomo: meno produttiva, più debole, meno affidabile, più fragile e quindi più ricattabile. Difendere un diritto, universalmente riconosciuto e tutelato ampiamente da leggi e contratti é una battaglia di civiltà che in questo, come in casi analoghi, dovrebbe vederci impegnati come categoria al pari delle lotte al lavoro nero e al caporalato. A questo punto diventa facile rispondere al secondo punto, e cioè quale é il contributo che le donne possono dare all interno del sindacato, e in questo caso all interno della Flai. E innegabile che l essere donna all interno della RSU costituisca di per sé un valore aggiunto se non altro in termini di fresco entusiasmo, di sensibilità, di attenzione, di capacità di ascolto, di serietà e professionalità anche perché sappiamo che siamo comunque sempre giudicate e messe alla prova e che dobbiamo dimostrare sempre e comunque quello che valiamo. In particolare, quello che trovo meraviglioso é il contributo in termini di coraggio e di assunzione di responsabilità che le compagne danno all interno dell organizzazione. Ho vissuto con molte RSU donne situazioni difficili e a volte drammatiche: assemblee, procedure di mobilità, licenziamenti, confronti con aziende. Volti tesi, mani fredde, voce un po incrinata ma coraggio, testa alta, pragmatismo, linguaggio trasparente e sincero, dove il sindacalese e la famosa soluzione di mediazione politica grazie al cielo non trovano cittadinanza, hanno permesso di raggiungere soluzioni alte e soprattutto condivise con i lavoratori.

18 Questo è il valore aggiunto, che anche in preparazione della conferenza d organizzazione dobbiamo mettere nel forziere delle cose preziose. Con un ulteriore scarto in avanti però: vale per qualsiasi posto di lavoro e vale per la CGIL. Quale é il rapporto tra politica dei quadri, attribuzione di ruoli compiti e funzioni, in sintesi donna e gestione del potere. Nei posti di lavoro ogni anno le aziende devono fornire i dati riguardo l occupazione anche per quanto riguarda la discriminazione di genere. Ma quante sono poi le donne che ricoprono incarichi dirigenziali in azienda? L occupazione femminile si ferma sempre alla soglia di un vero incarico dirigenziale e di responsabilità. E come sezionare i vari livelli di una piramide: numero abbastanza elevato di donne che si assottiglia sempre più man mano che ci si avvicina alla vetta. Oggi, nel settore industriale abbiamo l opportunità di mettere in moto percorsi formativi che legano professionalità e organizzazione del lavoro e riconoscimento della prestazione. L abbiamo già fatto in alcuni accordi aziendali intrecciando polivalenza e polifunzionalità, in particolare per alcune figure professionali come manutentori e conduttori. Perché non farlo in modo trasversale per l occupazione femminile, non collegando percorsi formativi solo ad aggiornamenti al rientro dalla maternità ma rivendicando proprio pari possibilità e percorsi per tutti? Nella CGIL la situazione non é molto diversa. Sicuramente la norma statutaria che obbliga al rispetto del 40% di donne nella costituzione degli organismi dirigenti ha avuto il merito di far compiere a tutti un lavoro di ricerca e di valorizzazione. Il passo successivo da compiere é che sempre più le donne possano vedere riconosciuto il ruolo ricoperto e che possano davvero esercitarlo. Anche nel costruire l iniziativa di oggi abbiamo dovuto vincere qualche resistenza mentale rispetto al fatto che fossero le donne a decidere chi doveva partecipare, chi prendere la parola e il tema dell intervento. E ancora, se esaminiamo i gradini importanti a livello di incarico politico,in categoria come in CGIL emerge un quadro disarmante. In Flai abbiamo un solo segretario generale regionale donna e una coordinatrice regionale, a livello confederale regionale sono tre, per non parlare poi di segretari generali di categoria dove sono solo due le donne a ricoprire questo incarico. Credo che la CGIL debba interrogarsi su questo e debba farlo nella conferenza d organizzazione. Anche perchè solo due sono i versanti dai quali approcciare la questione: o le donne che servono a colmare le quote rosa sono tutte un invenzione, o anche al nostro interno c é una sorta di soglia di sbarramento culturale, politica e ormai asfittica che sbarra la strada verso percorsi più importanti. Dato che mi rifiuto di pensare possa essere possibile la prima risposta, dobbiamo affrontare il problema. Quali sono i parametri di valutazione con i quali si giudicano le capacità di una compagna? Siamo certi che sono gli stessi per gli uomini e le donne? Perchè nella stragrande maggioranza dei

19 casi quando si parla di una campagna ci si riferisce al suo carattere e non alle sue capacità contrattuali e politiche? Quando sono stata eletta segretario generale della Flai del Lazio, una compagna a me molto cara mi regalò un piccolo tigrotto di peluche dicendomi che da quel momento, ancora di più, grinta e determinazione dovevano accompagnarmi. Era vero. Ma grinta e determinazione dovrebbero essere le nostre armi nello svolgere il nostro lavoro nella consapevolezza invece di condividere un comune sentire al nostro interno, almeno nella CGIL. Allora diventa prezioso il contributo che oggi da qui, per tutti i suoi aspetti, tutte insieme mettiamo a disposizione della Flai e della CGIL, con il segreto sogno di avere forse un giorno a Corso d Italia, la segreteria confederale sarà in grado di esprimere un futuro segretario generale donna. Concludendo, e tornando all inizio, al filmato di apertura. Donne di ieri, donne di oggi, battaglie di ieri che sono ancora di oggi: per i diritti, per i lavoro, per una pari opportunità di vita. Noi oggi alle donne chiediamo due cose: essere quello che erano nel passato e quello che vogliamo diventino nel futuro, ma questo é impossibile scriveva Donata Turtura. Noi con questa assemblea delle donne della Flai vorremmo porre un altro tassello che porta le donne a decidere cosa veramente vogliono essere e diventare. La canzone che ha dato inizio ai nostri lavori dice Canta Marika canta che da domani tornano le stelle. Da domani dobbiamo cantare un po di più, non importa se stonate o no, l importante é cantare, l importante é far sentire la nostra voce che con gioia e armonia possa fondersi, senza perdersi, nel cerchio della vita. Stefania Crogi

20 Saluti di Monica Donini, Presidente dell Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna Vi ringrazio, vi porto i saluti dell Assemblea legislativa dell Emilia Romagna e del Parlamento regionale, che io ho l onore di rappresentare. Quando questo onore mi è stato conferito dal voto dell assemblea, insieme a questo, c era anche il dovere della rappresentanza di genere. Senza voler sminuire il ruolo istituzionale, la mia elezione ha rappresentato, per molti miei colleghi consiglieri regionali uomini, un operazione di riduzione del danno. Su cinquanta consiglieri, chiamati a rappresentare la comunità emiliano romagnola, infatti, solo cinque sono donne. Lo scopo dell iniziativa alla quale assisto, con molto interesse e con molto piacere, non è quello di rivolgersi al passato, non è la semplice operazione di celebrazione e di riconoscimento di un ruolo straordinario che alcune donne hanno avuto nell organizzazione sindacale e in generale nei movimenti sociali consentendo veri e propri salti di qualità nell emancipazione collettiva. L obiettivo è quello di recuperare efficacia nella mobilitazione, nel porre nell attuale contesto storico, gli stessi obiettivi di allora. La nostra regione vive ancora, e giustamente, di un riconoscimento in termini di immagine del famoso modello e sistema emiliano romagnolo che è riuscito ad affermarsi anche grazie ad un ruolo straordinario del protagonismo femminile negli anni del cosiddetto boom economico. Ecco, in questa nostra regione, dalle inchieste dell Istat risulta che i casi di violenza sono estremamente presenti, anzi, la nostra è la regione dalla quale emerge una maggiore incidenza di questa aberrazione. Questo perché gli uomini emiliano romagnoli sono più violenti degli altri? No, direi, invece, perché ci sono i centri antiviolenza ormai istituzionalizzati in ogni realtà provinciale. Il fatto di aver creato le condizioni per far emergere questo fenomeno, di fatto, appunto, non è sufficiente. A volte ci si limita a questo, si è paghi del fatto che si sanno le cose, ma da qui a chiedersi il come mai ci sia un tale accanimento contro le donne e il loro corpo, molto passa. Da una recente inchiesta realizzata dagli sportelli provinciali delle consigliere di parità emerge, per esempio, nella nostra regione, che la condizione delle donne negli ambienti di lavoro sta peggiorando significativamente. Aumentano i casi di segregazione, di discriminazione, di mobbing, aumentano i tentativi di non riconoscere i diritti della maternità, o in generale i diritti della donna. Si continua a considerare la questione femminile come uno dei tanti punti dell agenda politica che può assumere, o meno, rilevanza in una scala di priorità sulla base di un caso di cronaca o sulla capacità di qualcuno di esporre meglio le questioni.

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