MICROCHIROPTERA HAB. I pipistrelli sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo.

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1 mammiferi

2 MICROCHIROPTERA HAB I pipistrelli sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo. Patagio: Membrana che, congiungendo le estremità delle dita dell arto anteriore all arto posteriore, permette il volo Riconoscimento: Caratteri diagnostici: forma dell orecchio, del muso, dell estremità delle ali, dell uropatagio

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4 Rinolofidi: caratterizzati dalla presenza sul muso di una particolare formazione cutanea, la foglia nasale, a forma di ferro di cavallo Specie Rhinolophus blasii Rhinolophus ferrumequinum Rhinolophus hipposideros Rhinolophus euryale Note Probabilmente estinto in FVG; ultime segnalazioni negli anni '20 per la Val Rosandra Specie spiccatamente cavernicola, sia per lo svernamento che per le nursery, tra le più diffuse in Regione Specie spiccatamente cavernicola, tra le più diffuse in Regione Specie poco diffusa, spiccatamente cavernicola R. ferrumequinum I rinolofidi emettono gli ultrasuoni dal naso, concentrandoli con le pieghe della foglia nasale. Utilizzano come siti di rifugio, riproduzione e svernamento cavità ipogee e, molto raramente, edifici (in particolare sottotetti).

5 Molossidae: la coda si estende nettamente oltre l uropatagio, ali sottili, volo molto veloce Una sola specie in Italia Tadarida teniotis Mai segnalato per il FVG

6 Vespertilionidae: famiglia più ricca di specie, cosmopolita, orecchie di varia dimensione e coda quasi sempre compresa nell uropatagio. Generi: Myotis, Pipistrellus, Nyctalus, Hypsugo, Eptesicus, Vespertilio, Barbastella, Plecotus Myotis myotis Myotis bechsteinii Myotis blythii Myotis capaccinii Myotis daubentonii Myotis emarginatus Myotis myotis Myotis mystacinus Myotis nattereri Specie nota del Monte Cavallo, con poche segnalazioni recenti. Predilige i boschi misti umidi, ma frequenta anche pinete e zone alberate come giardini eparchi, spingendosi anche fino ai 1800 m. Utilizza come siti di rifugio e di riproduzione le cavitàdegli alberi ed anche le cassette nido, meno spesso le costruzioni e di rado le cavitànelle rocce. Diffusa nell'area delle Prealpi Giulie e sul colle di Osoppo, cavernicola. Frequenta aree più o meno aperte dal livello del mare fino ad almeno 1000 m in Europa. Le colonie riproduttive sono localizzate in edifici o ambienti ipogei relativamente caldi Poco comune, tipicamente cavernicolo, predilige aree carsiche boscose o cespugliose e aree alluvionali aperte, purchèprossime a fiumi o specchi d acqua, fino a circa 800 m. Poco comune, predilige aree planizialiboscose con presenza di acqua. In estate si rifugia nei cavi degli alberi ma anche in cassette nido, edifici, ambienti sotterranei. Sverna in ambienti sotterranei naturali o artificiali. Poco comune, specie termofila che predilige zone temperato-calde di pianura e di collina. Poco comune, specie termofilache predilige zone temperato-calde di pianura e di collina, in estate si rifugia, anche per la riproduzione, nei fabbricati o in ambienti sotterranei naturali e artificiali, raramente in cavitàdi alberi e cassette nido. Sverna in ambienti ipogei. Poco comune. Ambienti forestali, parchi e giardini in zone urbanizzate. Poco comune. Aree boscose con paludi o altri specchi d acqua, parchi e giardini in zone urbanizzate.

7 Pipistrellus kuhlii Comune, anche in aree urbane, presenza sottostimata. Nettamente antropofilo Pipistrellus nathusii Comune, anche in aree urbane, presenza sottostimata. Frequenta soprattutto le radure e la fascia marginali dei boschi con predilezione per quelli di latifoglie, in particolare lungo fiumi o nelle loro vicinanze; la si trova anche nei parchi e negli abitati. Pipistrellus pipistrellus Anche in aree urbane, presenza sottostimata. Nettamente antropofilo Barbastella barbastellus Non comune, presenza sottostimata. E specie che predilige le zone boscose collinari e di bassa e media montagna, ma che frequenta anche le aree urbanizzate e può rinvenirsi fino a quote superiori ai 2000 m. Plecotus austriacus Raro. Fortemente antropofilo, predilige gli ambienti agrari Plecotus macrobullaris Comune. Fino ad epoca recente confusa con altre specie del genere Plecotuse in particolare con P. auritus, dalla quale e' stata discriminata attraverso anali del DNA. Le limitatissime informazioni disponibili suggeriscono un utilizzo dell'ambiente di foraggiamento simile a quello di Plecotusauritus, specie primariamente forestale, che si alimenta in larga parte di prede posate sulle fronde. E' nota lafrequentazione di edifici come siti di rifugio.

8 barbastello Pipistrellus pipistrellus Plecotus sp.

9 Nyctalus lasiopterus Non comune, presenza sottostimata. E tipicamente forestale, per lo piùlegata alle cavitàdegli alberi sia per la riproduzione che per lo svernamento. Nyctalus leisleri Nyctalus noctula Hypsugo savii Eptesicus serotinus Vespertilio murinus Non comune, presenza sottostimata. Predilige le aree boscose ma èdotata di tendenze antropofile abbastanza spiccate. Non comune, presenza sottostimata. Predilige i boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corpi d acqua. Anche antropofila Non comune, presenza sottostimata. Capace di colonizzare una grande varietàdi ambienti come zone costiere, aree rocciose, boschi e foreste di ogni tipo, le zone agricole e le grandi città, fino ai 2600 m (Alpi) Non comune, presenza sottostimata. Predilige i parchi ed i giardini prevalentemente in aree planiziali. Non comune, presenza sottostimata Nyctalus noctula Hypsugo savii

10 Miniopteridae: Muso di forma semplice; coda completamente o quasi completamente inclusa nell uropatagio; terzo dito della mano con seconda falange quasi tre volte più lunga della prima. Famiglia monotipica, comprendente il solo genere Miniopterus. Una sola specie per l Europa: Miniopterus schreibersii E specie tipicamente cavernicola e legata soprattutto agli ambienti non o scarsamente antropizzati con preferenza per quelli carsici, ed è presente negli abitati solo di rado.

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12 Ultrasuoni I pipistrelli emettono suoni udibili all orecchio umano, simili a dei cri cri, e ultrasuoni, che noi non percepiamo. Utilizzano parte delle emissioni per comunicare: alcune hanno significato territoriale, altre vengono utilizzate dai maschi, nel periodo degli accoppiamenti, per attirare le femmine, altre ancora costituiscono richiami volti a coinvolgere esemplari in azioni di disturbo contro predatori. La maggior parte delle emissioni, tuttavia, non ha significato sociale, ma serve per esplorare l ambiente circostante (ecolocalizzazione). In netta prevalenza si tratta di ultrasuoni, emessi dalle narici o dalla bocca. Le onde riflesse dagli ostacoli sono captate dai padiglioni auricolari e trasmesse al cervello, ove si traducono in una nitida immagine del contesto esplorato, anche nel buio assoluto.

13 Predazione Esistono pipistrelli di ambiente aperto e specie forestali, pipistrelli che volano al di sopra degli alberi o tra le fronde, specie che cacciano presso il suolo, sulla superficie dell acqua o, ancora, intorno ai lampioni delle strade. Il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis) puo' volare a centinaia di metri dal suolo per cacciare gli insetti del plancton aereo. All opposto, il vespertilio maggiore (Myotis myotis) si posa frequentemente al suolo, a caccia di grossi coleotteri carabidi. Il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii) caccia sull acqua e può utilizzare la parte caudale della membrana alare come fosse un retino, per pescare gli insetti posati sulla superficie e le loro larve acquatiche. Alcune specie, come il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), alternano alla ricerca delle prede in volo la caccia da appostamento: appigliati a posatoi, scandagliano l ambiente con rotazioni del capo in ogni direzione.

14 Ciclo biologico Intorno a novembre, quando le condizioni climatiche diventano critiche e la disponibilita' di insetti minima, i pipistrelli vanno in letargo, all'interno di grotte o di altri ambienti con microclima adatto. Le funzioni vitali sono rallentate, col risultato di un eccezionale risparmio energetico. L'attività viene ripresa a febbraio-marzo. I pipistrelli si portano verso i siti estivi, utilizzando spesso quartieri di transizione. Nelle femmine mature, accoppiatesi a partire dalla fine dell'estate precedente, avviene l'ovulazione: le cellule seminali maschili, trattenute fino a questo periodo all'interno delle vie genitali femminili, possono fecondare le cellule-uovo prodotte. Fanno eccezione le femmine del miniottero (Miniopterus schreibersii): in esse la fecondazione e' avvenuta subito dopo l accoppiamento, ma il successivo sviluppo embrionale si e' comunque interrotto, per riprendere a primavera. Miniotteri Vespertilio: Colonia in una stalla

15 In aprile maggio, le femmine gravide si aggregano a costituire colonie riproduttive, all'interno di siti di rifugio denominati nursery. In maggio - luglio ciascuna di esse da' alla luce un piccolo, più raramente due. Nella colonia i piccoli vengono accuditi e allattati. Stare insieme e' vantaggioso: ad esempio si mantiene meglio il calore corporeo. Ciascuna mamma riconosce tuttavia il suo piccolo, dall'odore e dalla voce, anche fra centinaia di altri piccoli. In questo periodo, i maschi e le femmine che non hanno partorito conducono prevalentemente vita solitaria o in gruppetti isolati rispetto alle nursery. Al termine dell'estate le colonie riproduttive si sciolgono e inizia il periodo degli accoppiamenti, che in alcune specie può interessare anche la stagione d'ibernazione.

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17 Principali fattori di minaccia riduzione della disponibilità delle prede dovuta all uso di pesticidi in agricoltura alterazione e distruzione dell habitat disturbo nei siti di riproduzione e svernamento

18 Dryomys nitedula Riconoscimento: roditore di medie dimensioni con lunghezza testa corpo di mm e lunga coda (80-95 mm) e peso corporeo di grammi; è molto simile al Quercino da cui se ne distingue per le orecchie più corte, la mascherina nera facciale che si estende dai mustacchi alle base delle orecchie (più estesa nel Quercino) e coda di colore uniforme. Pelliccia dal grigiastro bruno chiaro al bruno giallastro con sfumatura rossiccia, capo più chiaro e grigiastro sul dorso. Ha parti inferiori del corpo, della coda e piedi biancastri o fulvi pallidi. Distribuzione: Specie ad ampio areale euroasiatico, che si estende da Germania, Italia, ex-jugoslavia e Grecia fino ad includere vasti settori dell'asia centrale, ove è presente sino alla regione cinese del Tien Shan, all'afghanistan e all'iran. L'areale italiano della specie è circoscritto alle Alpi orientali e ad alcune località dell'appennino Calabrese quali Aspromonte e Pollino. Sottospecie presente nelle Alpi orientali: D. nitedula intermedius Molto raro, per il FVG segnalato in 6 località nella parte N-E della regione + 1 dato per le Prealpi Carniche Tutti i nuovi dati sono preziosi!! E il quercino è ancora più raro!

19 Biologia: Roditore timido ed elusivo, difficile da osservare in natura. Sulle Alpi si rinviene prevalentemente nelle formazioni a latifoglie e a conifere, fino ai 2300 m. Ha abitudini notturne ed arboricole. Trascorre le ore diurne in nidi a forma di palla che costruisce alla base degli arbusti o nelle cavità degli alberi. Specie ibernante come gli altri gliridi italiani. Tale comportamento è stato osservato, da ottobre a maggio, nelle popolazioni alpine. La dieta risulta essenzialmente vegetariana e granivora dopo il letargo, insettivora in estate e basata su frutti e semi in autunno. Accoppiamento da maggio ad agosto. Nei climi freddi si osserva una sola figliata per stagione. Gestazione giorni, da 2 a 5 piccoli. Il driomio possiede una varietà di vocalizzazioni, tra cui un caratteristico squittio che viene utilizzato come segnale di allarme. Studi condotti su popolazioni in cattività hanno dimostrato che questa specie ha la capacità di emettere segnali nel range di frequenza degli ultrasuoni, utilizzati nelle comunicazioni sociali. Specie simili: ghiro quercino moscardino

20 Muscardinus avellanarius Riconoscimento: E il più piccolo appartenente della famiglia ed uno dei più piccoli mammiferi italiani. Ha lunghezza testa corpo di mm e coda di mm e peso di grammi. Ha occhi neri sporgenti, orecchie piccole e colore del manto rosso arancio sul dorso e bianco crema sul ventre. Ha dita munite di cuscinetti plantari e coda parzialmente prensile, adattamenti che gli consentono di aderire su ogni tipo di substrato.

21 Biologia: E specie tipica di ambienti forestali (di latifoglie, misti o di conifere) caratterizzati dalla presenza di uno stato arbustivo denso e vario e delle zone ecotonali ai margini dei boschi e diffusa dal livello del mare fino a circa 1500 m. Le densità della specie, salvo rare eccezioni, non superano i 5-8 esemplari adulti per ettaro e dove gli habitat sono frammentati le popolazioni possono essere anche molto piccole. In natura si riproduce una volta l anno da maggio a settembre. La gestazione dura giorni. Le nidiate sono composte da 2-7 piccoli (mediamente 4). Ha alimentazione prevalentemente vegetariana basata su componenti altamente nutrienti quali fiori e frutti, ma si nutre anche di insetti reperendoli quasi esclusivamente sulla vegetazione arbustiva ed arborea.

22 Felis silvestris Riconoscimento: Il gatto selvatico europeo è molto simile al gatto di casa, ma ha le orecchie più grandi e la coda relativamente più breve. Alcuni suoi tratti ornamentazionali hanno rilievo diagnostico (vedi immagine successiva, se sono contemporaneamente presenti consentono determinazioni corrette). Il disegno evanescente degli adulti (ad esempio le strie sui fianchi), nei giovani è molto marcato, quasi nero. Esso impallidisce con l età e l animale raggiunge la maturità cromatica fra i tre e i cinque anni di vita.

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24 Caratteri diagnostici Gatto domestico Gatto selvatico europeo

25 L unico modo per aver una relativa certezza che un fugace avvistamento si possa riferire ad un Gatto selvatico è aver distinto nettamente la stria nera dorsale, meglio se in abbinamento con almeno un altro carattere dell ornamentazione tipica della specie (ad esempio la grossa coda ad anelli separati). La visione laterale può non essere sufficiente, soprattutto se l animale è subadulto. L ornamentazione dei giovani di gatto selvatico europeo differisce da quella degli adulti soltanto perchè le strie che nell adulto sono evanescenti (poco marcate e talora quasi invisibili), nei giovani sono nere o nerastre. Caratteri diagnostici interni: (+ oggettivi) - indice volumetrico craniale di Schauenberg: il volume del cranio del gatto selvatico è > di quello del gatto domestico. Spesso non utilizzabile per individui rinvenuti morti (es. mortalità stradale) - indice intestinale: l intestino del gatto selvatico è più lungo di quello del gatto domestico

26 Gli ibridi delle prime generazioni fra selvatico e domestico hanno in gran parte dei casi indici, morfologia e misure corporee da selvatico. Per quanto paradossale possa sembrare, in questi casi l esame dell ornamentazione fornisce indicazioni più immediate, dato che gli ibridi di prima generazione (F1) hanno spesso macchie bianche sovrapposte alla tipica ornamentazione dorsale del selvatico e il colore di fondo tende ad essere grigio argentato anziché grigio giallo. Anche con analisi genetiche non è possibile riconoscere ibridi oltre la F3. Le popolazioni di gatto selvatico del Friuli Venezia Giulia hanno una grande vitalità e l ibridazione con il gatto domestico è altamente improbabile. I fenomeni di ibridazione sono particolarmente frequenti nelle popolazioni marginali caratterizzate da basse o bassissime densità popolazionali.

27 Distribuzione: Pallini neri: dati ante 1980 Pallini bianchi: dati post 1980 Nota: tutta la parte dedicata al Gatto selvatico è tratta da Lapini - il gatto selvatico (Felis s. silvestris Schreber, 1777) nella regione Friuli Venezia Giulia. Dispensa per il Comando di vigilanza itticovenatoria della Provincia di Pordenone. (ad esclusivo uso interno) Comune di Udine - Museo Friulano di Storia Naturale, 23.V.2005)

28 Lynx lynx Linci fotografate nelle Prealpi Giulie nel corso del progetto Interreg Gestione sostenibile transfrontaliera delle risorse faunistiche condotto tra il 2004 e il 2008

29 Ursus arctos Spesso confuso con il cinghiale Foto scattate nel corso del progetto Interreg Gestione sostenibile transfrontaliera delle risorse faunistiche condotto tra il 2004 e il 2008

30 Canis lupus lupo morto in Val di Fiemme, appartenente alle popolazioni croate, prima prova. Ma determinato con certezza solo nel 2009 (Lapini) Abbondanti prove della sua presenza a ridosso del confine sloveno: 1 maschio incollarato (dr. Miha Krofel) a Kozina (nome: Brin, probab. è il maschio alfa) si spostava continuamente tra San Servolo/Monte Taiano e la Croazia. L area centrale della sua attività stava in Slovenia. Si è riprodotto nella zona del confine slo/cro, è stato trovato un suo cucciolo morto. E stato abbattuto in ottobre Basovizza, ibrido lupo/cane? Quel che è certo è che c è materiale genetico sia di lupo che di cane nei campioni analizzati. Se ibrido, è sicuramente imbrancato con Brin 2010 nuova predazione a Basovizza, ancora in fase di verifica lupo nell Adamello-Brenta, un caso di predazione, è risultato lupo italico proveniente dalla Svizzera. Nel Tirolo meridionale (Austria) forse si stanno verificando le condizioni per una nuova popolazione: c è sicuramente 1 femmina (italica) e vari maschi di diverse origini Lupi croati Valle dell Isonzo Austria in Italia provenendo da nord! L unica prova certa è sempre e solo quella genetica, anche se si ha l animale morto in mano!

31 Canis aureus Riconoscimento: lo sciacallo dorato è un Canide di medie dimensioni. Nell'aspetto generale ricorda il lupo, ma ha dimensioni più piccole, peso inferiore, zampe proporzionalmente più corte, torso più allungato e coda più corta. Gli adulti sono lunghi cm, sono alti al garrese cm e pesano 7 15 kg Specie simili: viene spesso confuso con il lupo e con la volpe (e con cani domestici). Spesso volpi con rogna sarcoptica o in muta vengono scambiate per sciacalli, mentre avvistamenti di sciacallo vengono spesso riferiti come lupo. Problemi di conservazione: prima causa di morte sono abbattimenti errati in battute alla volpe, o bracconaggio intenzionale. Inoltre, investimenti stradali. Specie particolarmente protetta dal 1992 (L.157/92) Se sentite ululati strani, contattate subito chi si occupa di monitorare la specie (Lapini, Filacorda)

32 Lo sciacallo arriva spontaneamente in espansione dal medio oriente. A partire dagli anni 50 la presenza in Slovenia è documentata (Kobarid, Vrhnika) Negli stessi anni, probabilmente la specie raggiunge anche diverse zone del FVG (Valli del Natisone) e vengono riferiti come branchi di lupi anche sulla stampa locale dell epoca Una seconda ondata di espansione naturale della specie si verifica negli anni 80: si diffonde in Istria, Italia N-E, Austria, Ungheria In questo periodo alcuni flussi interessano il Carso e le Prealpi Giulie (riferiti lupi a Grozzana) Primi dati certi per la regione pubblicati nel 1988 (Lapini e Perco), relativi a esemplari uccisi nel1985 (juv) e nel 1987 (1 femmina adulta, pluripara) in provincia di Udine. Accertata la presenza sul Carso triestino e goriziano negli anni 90 La specie pare attualmente in espansione nelle Prealpi Giulie Un esemplare investito a Sistiana 2009

33 Dati bibliografici (in grigio) e informazioni originali (in nero) sulla distribuzione di Canis aureus. I tondi piu piccoli indicano presenze sicuramente accertate (animali morti, foto, ecc.), i tondi grandi indicano riproduzioni accertate; punti interrogativi (?) inscritti nei simboli indicano sia dati incerti (gran parte degli avvisamenti o degli ululati non sicuramente attribuiti), sia qualche incertezza sull avvenuta riproduzione degli animali (in questo caso essi sono sovrapposti ai tondi piu grandi); le ellissi punteggiate localizzano la presunta area di influenza di gruppi territoriali nel periodo ; asterischi (*) indicano la posizione di alcuni punti di stimolazione acustica tradizionalmente utilizzati dagli sciacalli nello stesso periodo

34 Fauna delle grotte troglobi: organismi che mostrano gli adattamenti più spiccati (morfologici e fisiologici) e compiono all interno delle grotte il loro intero ciclo vitale. (es. Proteo) troglofili: organismi presenti con regolarità nelle grotte; si distinguono in: subtroglofili, che abitano le grotte solo in alcuni periodi del loro ciclo vitale e non presentano particolari adattamenti a questo ambiente (come i chirotteri e alcuni ditteri) e eutroglofili, che mostrano una netta preferenza per le grotte e particolari adattamenti pur potendo però vivere e riprodursi anche all esterno (es. cavallette cavernicole = ortotteri rafidoforidi) troglosseni: organismi che si trovano in grotta solo accidentalmente; possono costituire un importante apporto di nutrimento, ma non fanno parte delle comunità sotterranee (es. rana) stigobi: organismi esclusivi dell'ambiente sotterraneo acquatico, in prevalenza ciechi e completamente depigmentati; i troglobi acquatici fanno parte degli stigobi, che includono però anche gli organismi che vivono in acque non carsiche, ad es. nelle falde freatiche dei terreni alluvionali. stigofili: organismi che, pur potendosi trovare anche in superficie, prediligono le acque sotterranee ove si riproducono; come per i troglofili distinguiamo i substigofili dagli eustigofili stigosseni: organismi di superficie occasionali nelle acque sotterranee, ove possono ad esempio essere veicolati dallo stillicidio o dai torrenti attraverso gli inghiottitoi.

35 Leptodirus hochenwartii La ssp. reticulatus, ben caratterizzata anche geneticamente, è presente in poche grotte del Carso sloveno ed in una sola località del Carso triestino, la Grotta Noè. La Grotta Noè rimane pertanto la sola località dove questa specie è presente in territorio italiano; nel corso della visita di monitoraggio (30/05/2009), sono stati contati a vista in ogni parte della cavità, sia sulle concrezioni che sul pavimento argilloso, circa 60 esemplari, a testimonianza che la specie è localmente abbondante ed in uno stato di conservazione soddisfacente. F. Stoch, Relazione finale - Servizio di integrazioni al catasto grotte nel Sito Natura 2000 SIC IT Carso Triestino e Goriziano e ZPS IT Aree Carsiche della Venezia Giulia

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