LA CRIMINALITA MINORILE E LA CARRIERA CRIMINALE: QUALI INTERVENTI DI PREVENZIONE

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1 LA CRIMINALITA MINORILE E LA CARRIERA CRIMINALE: QUALI INTERVENTI DI PREVENZIONE LAUREANDA Valentina Milandri RELATRICE Chiar.ma Prof.ssa Sonia Specchia ANNO ACCADEMICO

2 PREFAZIONE nullum bonum perfecte noscitur, quod non perfecte amatur ( nessun bene è conosciuto perfettamente se non lo si ama perfettamente Sant Agostino, Ottantatre questioni diverse, 35,2). Premetto che, dopo aver scritto quest opera, mi sento ancora più a disagio quando mi trovo in compagnia di persone cosiddette perbene che si scandalizzano e, prontamente, condannano le azioni delittuose commesse da minori comunicate, nonché generalmente distorte, dai mass-media. Mi sento come un iniziata alla conoscenza della criminalità minorile che, tuttavia, non ha il coraggio di esporsi pubblicamente perché teme di essere additata fra coloro che prendono le difese di quei delinquenti. E per questo che devo chiarire che, come hanno scritto gli inglesi Marsh, Rosser e Harré nel saggio Le regole del disordine, tentare di comprendere il significato della devianza di certi giovani non significa affatto giustificarli: non è nostro compito giustificare o condannare taluni comportamenti; ci sforziamo semplicemente di renderli intelligibili 1. Tuttavia, a mio giudizio, per renderli intelligibili, come sosteneva Matza a suo tempo, occorre rivalutare 2, cioè apprezzare, accogliere, condividere, simpatizzare, compatire il soggetto studiato, farsi prossimi, sentire ciò che egli sente, fino, aggiungerei io, ad amarlo per quello che è. Per questa ragione ho scelto, come citazione iniziale del mio scritto, la frase di Sant Agostino. Nel sostenere un simile atteggiamento mi sento un po colpevole perché complice di chi devia, ma ritengo che nel guadagno della conoscenza questo sia un prezzo che valga la pena pagare. La mia tesi è suddivisa in tre capitoli che fanno riferimento agli argomenti di cui si compone il titolo: la criminalità minorile, le carriere criminali ed, infine, gli interventi di prevenzione della prima. In tutte e tre le parti l avvio è rappresentato da una o più definizioni dei concetti usati. Riguardo al primo tema, sono partita dalla distinzione fra devianza e delinquenza/criminalità mettendo in evidenza, anche se ciò potrebbe suscitare scandalo a livello di pensiero comune, il carattere necessariamente relativo dei due concetti, cioè la loro dipendenza dall esistenza di una norma. E per questo motivo che ho preso in considerazione il nostro Codice penale, ossia il sistema di norme valido, in gran parte, anche per i minori e in riferimento al quale vengono sanciti i reati e le pene corrispondenti. Un principio importante di tale sistema per la 1 MARSH P., ROSSER E., HARRÉ R., Le regole del disordine, Giuffrè editore, Milano, 1984, p MATZA D., Come si diventa devianti, il Mulino edizioni, Bologna, 1976, p

3 definizione della categoria di criminale è quello di imputabilità, di cui ho esaminato il significato. Successivamente, ho presentato alcuni dati statistici ufficiali inerenti il fenomeno della criminalità minorile in Italia, mettendo in evidenza quanto siano influenzati dal cosiddetto numero oscuro. Inoltre, ho brevemente presentato l attuale condizione del minore-adolescente nella società occidentale mostrando i compiti evolutivi che è chiamato a realizzare e l importanza del gruppo dei pari. Infine, ho riproposto, basandomi sui testi di capitale importanza di Tullio Bandini e Uberto Gatti e di Gaetano De Leo, le principali teorie esplicative della devianza/criminalità dalla nascita della scienza criminologica, in ambito positivista, fino alla rivoluzione epistemologica degli anni 60 con l affermarsi prima dell interazionismo, poi del costruttivismo. De Leo e il suo gruppo di ricerca, in particolare, dai maggiori contributi del costruzionismo complesso degli anni 80 hanno attinto per l elaborazione dell originale teoria dell azione comunicativa deviante, la quale cerca di rendere ragione delle azioni criminali compiute da minori. Nel secondo capitolo, dopo aver esplicitato il significato del concetto di carriera ne ho messo in evidenza il diverso uso nello studio della criminalità secondo due distinti filoni di pensiero. Intenzionalmente ho privilegiato il secondo filone, avente come capostipite il sociologo Howard Becker e come interesse principale quello di descrivere i cambiamenti di identità dell individuo coinvolto nel processo della devianza. In Italia, questo tipo di studi sulle carriere criminali è rappresentato dalla scuola genovese di Criminologia e da quella romana di De Leo. Entrambe, sull esempio di Becker, hanno sviluppato dei modelli (o schemi) del processo attraverso il quale un individuo, da un singolo atto deviante, assume un identità e un comportamento stabili di tipo criminale. Un esempio concreto di ciò è quello dei bravi ragazzi di Genova, la cui carriera, dagli esordi in età adolescenziale fino al declino, è stata studiata da Alessandro Dal Lago ed Emilio Quadrelli. Gli studi sulle carriere criminali hanno permesso di comprendere come il carcere, anche nella sua presunta valenza rieducativa, diversamente da come si pensa a livello comune, abbia un importante funzione di amplificazione della devianza in quanto favorisce l assunzione, da parte del soggetto, di un identità deviante. Questo è ormai un dato acquisito a livello scientifico e, grazie a ciò, almeno nel nostro paese, anche a livello legislativo-normativo. Infatti, il nuovo processo penale minorile, introdotto nel 1988, cerca in ogni modo di contenere gli effetti negativi del contatto fra minore e sistema penale, sancendo, ad esempio, la residualità della detenzione e proponendo misure alternative ad essa. L ultimo capitolo è dedicato alla prevenzione della criminalità minorile. Tale concetto non va assunto in modo acritico, poiché contiene una valutazione etica del fenomeno a cui fa riferimento. Studiosi come Becker e Matza, a mio parere, pur nella loro apparente spregiudicatezza, hanno permesso di purificare tale concetto da ogni grossolana, superficiale e inadeguata 2

4 comprensione. Inoltre, gli studi sulle carriere criminali, hanno permesso una rivalutazione della soggettività, dei suoi meccanismi psicologici di autoregolazione e, di conseguenza, l affermarsi di un modello di intervento che promuove (per questo è chiamato promozionale ) le capacità dei minori nel far fronte ai compiti evolutivi e ai fattori di rischio e che riduce gli effetti stigmatizzanti di quello precedente. De Leo, in particolare, fra i diversi ambiti di prevenzione promozionale ha individuato quello della giustizia penale di tipo riparativo-conciliativa, introdotta in Italia dal nuovo processo penale per minori. Infine, ho voluto, dopo esserne venuta a conoscenza durante un Convegno sulle misure alternative alla detenzione che si è tenuto a Bologna quest anno, far conoscere un progetto di intervento preventivo-promozionale che si è svolto nella mia città. 3

5 CAPITOLO 1 : SULLA CRIMINALITÀ MINORILE 1.1. Dalla definizione di devianza a quella di criminalità Caprara e Gennaro, nella loro opera Psicologia della personalità, sostengono che, in generale, i concetti, compresi quelli scientifici, non possono essere definiti in modo univoco, ma vanno considerati come dei costrutti ipotetici che designano tessuti di problemi 3. Ciò non toglie che sia essenziale dare una precisa e chiara definizione degli stessi, con la consapevolezza della loro rappresentatività parziale. Inoltre, occorre fare attenzione al linguaggio utilizzato perché, sempre secondo i due autori, esso può rappresentare un insidioso veicolo di confusione nel momento in cui omologa sotto lo stesso nome comportamenti differenti, ( ) si rivela insufficiente a cogliere tutte le diverse declinazioni del comportamento (e) quando, con l assegnazione di un nome, sovrimpone ai comportamenti una struttura che riflette una teoria preformata 4. Detto questo, dalla letteratura da me letta emerge che il concetto di criminalità, considerato comunemente un sinonimo di delinquenza, và distinto da quello di devianza, anche se certi autori li confondono 5 o li usano alternativamente in modo intenzionale 6. Il secondo termine, infatti, ricomprende al suo interno quello di criminalità, nel senso che un atto criminale è considerato anche un atto deviante, ma non viceversa, cioè non tutti gli atti devianti sono anche dei crimini o dei reati. Ciò che discrimina un atto deviante da uno criminale è, in linea di principio, la presenza o meno di una norma di tipo penale che vieta esplicitamente e formalmente quell atto. Nel nostro Codice penale ciò è affermato all art. 1 con il principio del nullum crimen sine lege : nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge 7. Lo stesso principio è stato riaffermato nella Costituzione all art. 25: nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso 8. 3 CAPRARA G.V., GENNARO. A., Psicologia della personalità, Il Mulino società editrice, Bologna, 1994, p idem p Come, ad esempio, Luigi Regoliosi in REGOLIOSI L., La prevenzione del disagio giovanile, La Nuova Italia Scientifica editore, Roma, 1994, p E ciò che fanno Gaetano De Leo e Patrizia Patrizi in Psicologia della devianza, Carocci editore, Roma, 2002, p. 7 LATTANZI G., Codice Penale. Annotato con la giurisprudenza, Giuffrè editore, Milano, 2008, p idem p

6 Dunque, occorre, per prima cosa, definire che cos è la devianza per giungere ad una soddisfacente definizione di criminalità minorile, ben sapendo che ogni definizione è, di per sé, un interpretazione e, quindi, già un abbozzo, anche se in forma sintetica, del tipo di spiegazione della realtà definita. Ciò sarà palese nello scorrere alcune delle molteplici definizioni che sono state date della devianza 9 e che ho di seguito riportato secondo un criterio cronologico: nel 1963 il sociologo americano interazionista 10 Howard Becker, nell opera Outsiders, diede una definizione famigerata 11, ma, a mio giudizio, memorabile e insuperabile per raffinatezza intellettuale, del termine devianza. Anzi, egli costruì 12 la propria definizione considerando, prima di tutto, alcune delle definizioni usate ( ) dagli scienziati e vedendo che cos è stato trascurato in esse 13. La prima e più semplice interpretazione è di tipo statistico: è deviante qualunque cosa troppo diversa dalla media 14. Una seconda definizione di devianza la identifica con qualcosa di essenzialmente patologico, che rivela la presenza di una malattia 15 e, in particolare, di una malattia mentale 16. Un altra definizione, di tipo sociologico, è basata sulle nozioni ( ) di funzionalità e disfunzionalità 17. Infine, un interpretazione che si avvicina a quella che fornirà Becker identifica la devianza come la mancanza di obbedienza alle norme 18. Tuttavia, essa non riesce a dare un peso sufficiente alle ambiguità che emergono nel decidere quali norme vadano prese come campione cui riferirsi per misurare un comportamento e giudicarlo deviante. Una società ha molti gruppi, ognuno con il proprio insieme di norme, e la gente appartiene simultaneamente a molti gruppi. Una persona può infrangere le norme di un gruppo proprio nel 9 Bandini e Gatti sostengono che il termine devianza è stato oggetto di una molteplicità di interpretazioni da parte degli studiosi che se ne sono occupati in BANDINI T. e GATTI U., Delinquenza giovanile, Giuffrè editore, Milano, 1979, p Spiegherò più avanti che cos è l interazionismo. 11 DE LEO G., PATRIZI P., La spiegazione del crimine, Il Mulino editore, Bologna, 1999, p BECKER H. S., Outsiders, Gruppo Abele edizioni, Torino, 1987, p idem p. 19. Come si vedrà tali definizioni sono tuttora in circolazione, oltre che nel pensiero comune, anche nell ambito scientifico. 14 idem p idem p idem p idem p idem p

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