La motricita alla base del linguaggio

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1 La motricita alla base del linguaggio Quando si pensa alla mente, generalmente, ci si sofferma sulle percezioni e sulle idee, trascurando il movimento che ha un ruolo centrale nei processi di rappresentazione mentale a partire dalle fasi embrionali. L embrione, infatti, è anzitutto un organismo motorio: nella fase embrionale, in quella fetale e in quella della prima infanzia, l azione precede la sensazione. Il movimento, di conseguenza in quest ottica, non è il mezzo per soddisfare le necessità dei centri cerebrali superiori, ma, al contrario, è l attività mentale ad essere il mezzo per eseguire le azioni (Oliverio 2001). Da questo è possibile concludere che, come sostengono alcuni studiosi, l apprendimento infantile è inizialmente sincretico, nel senso che i bambini quanto più sono piccoli tanto più imparano per immersione e quasi nulla per pura riflessione o ragionamento. I movimenti non sono un puro meccanismo o un mezzo per ottenere qualcosa, ma esercitano un ruolo importante nella formazione della mente, condizionano l apprendimento e sono alla base del linguaggio. Nelle prime fasi dello sviluppo, infatti, il neonato ha un ruolo prevalentemente passivo e si limita a notare una serie di movimenti e azioni che determinano il suo benessere. Ogni mossa e spostamento della mamma o degli adulti che si prendono cura di lui hanno conseguenze positive sul neonato: le carezze soddisfano la necessità di contatto fisico, il cibo placa la fame, i gesti e le parole dell adulto rispondono alla curiosità e alla necessità di esplorare il mondo. Presto, tuttavia, il neonato, con i suoi movimenti sempre più precisi e selettivi, produce azioni che comportano modifiche nell ambiente che lo circonda; le azioni motorie diventano sempre più coordinate e basate su un susseguirsi di atti che dipendono da memorie che codificano sequenze di movimenti in grado di rispondere a situazioni specifiche. Tali sequenze, del tutto simili a delle parti che sono recitate ( copioni o script), si arricchiscono di complesse sequenze muscolari, volte ad imitare le espressioni facciali dell adulto. Proprio queste ultime e i movimenti degli arti sono il nucleo iniziale degli schemi motori:

2 memorie muscolari (procedurali) intorno a cui si addensano le memorie successive e che costituiscono il punto di partenza dei successivi apprendimenti linguistici, fondati su sequenze motorie che servono per produrre una serie di suoni significativi. Tutto il sistema nervoso centrale influisce sullo sviluppo del linguaggio, con molteplici funzioni che intervengono su di esso mediante un rapporto interattivo nel quale ogni struttura coinvolta assume una funzione palese oppure agisce a un livello più esplicito. Il linguaggio, da un punto di vista strettamente neurologico, corrisponde a un funzione sovraimposta che fa intervenire diversi organi e meccanismi del sistema nervoso i quali a loro volta svolgono le loro funzioni mediante associazioni di tipo complesso che rendono biologicamente possibile questo risultato. E facile osservare che il linguaggio articolato o espressivo e quello comprensivo, nonché quello recepito, utilizzando i sensi, si stabiliscono su organi che hanno ben altre funzioni. La gerarchia a cui sottostà questo fenomeno si evidenzia, però, partendo dai principali apparati coinvolti nell azione, ognuno dei quali è di importanza fondamentale (bocca, faringe, laringe, orecchie, occhi ) (Chade, 2004). L acquisizione del linguaggio, quindi la capacità di comprendere e di esprimere per mezzo della parola non avviene solo attraverso la semplice ripetizione o per tentativi ed errori, ma viene acquisita al seguito di altre funzioni. La cosiddetta sincronia interattiva nei neonati è il primo segno: bambini di poche settimane producono con il corpo una serie di micromovimenti in risposta al linguaggio umano. In termini evolutivi, perciò, il linguaggio sarebbe il prodotto dell affinamento e del potenziamento di una serie di attività cognitive già coinvolte nelle funzioni sensoriali, motorie, nella memoria e nella comunicazione. In conclusione, sia nella psicologia evolutiva che in quella generale, siamo portati a scindere tra loro i vari aspetti delle funzioni mentali, ritenendo che questi ultimi sono dei moduli dotati di una loro autonomia; in realtà la mente ha una sua unitarietà e risente di una componente, quella motoria, che è la più antica dal punto di vista evolutivo e che dipende da sistemi (corteccia, gangli della base e cervelletto) che assommano in loro componenti motorie, motivazionali e cognitive. In generale, dato che il linguaggio è una capacità straordinariamente complessa, il fatto

3 che il bambino impari a parlare in un tempo relativamente breve (entro i primi tre anni di vita) rappresenta per gli studiosi e per molti una fonte di grande interesse e genera molte contrapposizioni teoriche rispetto in particolare alla nascita dello stesso. La conquista delle abilità motorie Il neonato dipende nei suoi movimenti dagli adulti che si prendono cura di lui, in quanto, i movimenti degli arti sono regolati dai riflessi e insufficienti ai fini di una sopravvivenza autonoma. Per raggiungere lo stesso livello di abilità motoria dell adulto devono trascorrere molti anni, durante i quali il piccolo che cresce controlla e coordina i muscoli del corpo. L uomo, infatti, percorre una serie di tappe nello sviluppo la cui successione temporale può essere in alcuni casi ritardata, in altri accelerata, ma mai invertita. Tuttavia, è importante sottolineare che ciascun bambino ha il proprio ritmo di sviluppo e impara le diverse abilità scegliendo i tempi e i modi che meglio gli si adattano (Cioni, 1991). I bambini, infatti, possono saltare determinate tappe motorie, non mettendo più in atto alcune competenze per un dato periodo e riscoprendole in periodi successivi. In generale, però, riuscire a controllare il proprio corpo è molto importante per il bambino, in quanto gradualmente, nel suo percorso evolutivo, raggiunge uno stato di sicurezza e di fiducia tali da renderlo sempre più sereno, a vantaggio del suo sviluppo globale (psichico, cognitivo, sociale, emotivo). La concezione dello sviluppo posturale neonatale ha fornito una serie di strumenti che danno un quadro ancora valido delle principali tappe dello sviluppo: *il neonato presenta un iniziale ipertonia dei muscoli flessori degli arti, mentre il tono dell asse corporeo è quasi inesistente; *nei primi tre mesi di vita il neonato conquista il sostentamento della testa: a un mese, quando è coricato sul ventre, il bambino solleva il mento; a due riesce a sollevare testa e spalle; a tre mesi si appoggia sugli avambracci; *dal terzo al nono mese di vita il bambino conquista la posizione seduta: A quattro mesi il bambino riesce a stare seduto con un piccolo sostentamento, anche se l ipotonia del tronco lo fa ancora ripiegare su se stesso; a sei mesi la schiena è ormai dritta, anche se il tronco è ancora inclinato in avanti; a sette mesi il bambino riesce a mantenere per qualche

4 momento la posizione seduta autonomamente, conquista che avverrà definitivamente intorno al nono mese; *tra il nono e il dodicesimo mese il bambino inizia a conquistare la posizione eretta, inizialmente appoggiandosi a qualcosa di stabile e successivamente in maniera autonoma (Camaioni, 1996). Lo sviluppo della locomozione procede parallelo allo sviluppo posturale, pur iniziando più tardi. Accanto ai fattori legati alla maturazione fisica e fisiologica, infatti, devono essere considerati anche fattori di tipo cognitivo, come la capacità d integrare movimenti e obiettivi e quella di controllare azioni in successione (Zelazo, 1998). Le tappe dello sviluppo locomotorio possono essere così sintetizzate: *a sei mesi di vita, coricato sul ventre, il bambino striscia in avanti aiutandosi soprattutto con le braccia; *intorno ai dieci mesi riesce a coordinare i movimenti di braccia e gambe e a procedere a carponi. Contemporaneamente, il bambino è alla ricerca della posizione eretta ed inizia a compiere qualche passo; *circa a 12 mesi il bambino cammina accompagnato da un adulto che lo tiene per mano; *verso i quattordici mesi cammina da solo. In generale, la conquista della deambulazione è fondamentale nello sviluppo del bambino, in quanto permette di ampliare l ambiente esplorativo che facilita il costruirsi della nozione del proprio corpo come indipendente dallo spazio, contribuendo alla individuazione e alla rappresentazione di sé e spingendo verso la conquista dell autonomia (Camaioni, 1996). La stimolazione precoce La stimolazione precoce ha per obiettivo quello di sostenere e affiancare il bambino in tutti gli aspetti strutturali dello sviluppo; infatti, il comportamento infantile non si sviluppa solo in funzione di rafforzamenti occasionali, ma anche grazie alla spinta esercitata da forze costanti di processi cognitivi significativi carichi delle corrispondenti valenze affettive. Lo stimolo acquista senso soltanto in funzione della catena di significati della quale sarà parte, ma dal punto di vista strumentale l intervento stimolatorio non può prescindere dalla totalità dell individuo.

5 Fornire stimoli che agevolano e sostengono il progresso evolutivo del bambino non significa sottoporlo ad un bombardamento di sollecitazioni, ma attuare un programma mirato e calibrato sulla persona. La stimolazione deve essere destinata a dare impulso a funzioni già esistenti nell area di sviluppo potenziale del soggetto, suscettibili di essere attivate mediante stimoli appropriati. In particolare, la stimolazione precoce, rivolta ai bambini da 0 a 3 anni, si concentra nell area sensoriale, utilizzando stimoli visivi, uditivi e tattili, favorendo nuovi contatti con gli oggetti e diventando stimoli per nuove azioni.

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