Peste Suina Africana in Sardegna: classificazione dei Comuni in base al rischio di circolazione e persistenza del virus nel territorio

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1 SPECIALE SUINI MALATTIE INFETTIVE DEL SUINO Peste Suina Africana in Sardegna: classificazione dei Comuni in base al rischio di circolazione e persistenza del virus nel territorio Francesco Feliziani*, Stefano Cappai**, Marco Sensi*, Annamaria Coccolone**, Stefano Pettini*, Marcello Atzeni**, Sandro Rolesu** *Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell Umbria e delle Marche, Perugia **Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, Sassari RIASSUNTO La Peste Suina Africana (PSA) è presente in Sardegna dal 1978 e nonostante l applicazione di severe misure negli ultimi anni si è registrata un alta incidenza di focolai. Le ingenti risorse che sono state messe in campo per contrastare l infezione, non sembrano aver sortito l effetto atteso e quindi si rende necessario un intervento più mirato ed efficace. In questo senso è stato proposto uno studio per categorizzare il rischio di persistenza e diffusione della PSA nel territorio regionale in modo da avere a disposizione uno strumento che permetta di razionalizzare le azioni concentrando l attenzione in via prioritaria laddove è maggiore l esposizione al rischio di circolazione virale delle popolazioni suine domestiche e selvatiche. Parole chiave: Peste Suina Africana, Suini, allevamento brado. SUMMARY ASF in Sardinia: score Assessment of Municipalities on the basis of the risk of spreading and persistence of ASF virus within the territory African Swine Fever (ASF) was reported in Sardinia since 1978; despite the application of severe measures, during last years an increasing of outbreaks was registered. The large amount of engaged resources to eradicate the disease seems unable to achieve the expected results and a more specific and efficient approach is, than, required. For these reasons, a study was proposed to categorize the risk of ASF persistence and spreading within Sardinia Region to make available a new tool to rationalize the efforts of the Public Veterinary Service. Particularly, the study suggests to concentrate the attention where the domestic as well as the wild pig population are more exposed to the viral circulation. Keywords: African Swine Fever, freeranging breeding, pig. Nel corso del 2013, la dinamica epidemiologica della Peste Suina Africana (PSA) nella Regione Sardegna non ha smesso di preoccupare la comunità internazionale confermando, almeno in termini di focolai incidenti, la preoccupante evoluzione epidemica iniziata nella seconda metà del In effetti, almeno in termini numerici, non è stata registrata FOTO 1 E 2. Suini allevati allo stato brado. una significativa diminuzione del numero dei focolai che ha coinvolto sia la popolazione suina domestica che quella selvatica. Sembrerebbe dunque che le azioni straordinarie adottate per fronteggiare l emergenza non abbiano sortito effetti tangibili; in realtà, se quantitativamente il numero di casi che il Servizio Veterinario Regionale ha dovuto gestire è stato senz altro considerevole, è però altrettanto vero che i focolai registrati durante il 2013 si sono concentrati in tre zone dell isola, contrariamente a quanto è stato osservato nel periodo precedente in cui i focolai di infezione avevano coinvolto gran parte del territorio regionale. Queste informazioni permettono di ipotizzare che la circolazione virale, allo stato attuale, sia confinata in questi cluster che quindi dovrebbero essere prioritariamente oggetto di alcuni interventi straordinari peraltro già individuati nel piano di azione 2014 presentato alla Commissione Europea. In particolare, la detenzione e la movimentazione illegale dei suini allevati allo stato brado o semibrado (foto 1, 2, 3, 4) sono ormai universalmente riconosciuti come i principali fattori di rischio legati alla persistenza del Virus PSA nel territorio regionale; risulta anche evidente come questo problema debba essere considerato non solo dal punto di vista strettamente sanitario, ma anche dal punto di vista sociale ed economico: la soluzione a questa criticità deve quindi essere trovata mediante un approccio più!! 1

2 FOTO 3. Ricovero per scrofe. ampio e diventa anche fondamentale poter contare su una disponibilità di risorse adeguate e dedicate. È quindi urgente, allo stato attuale, iniziare un opera rigorosa e sistematica che possa incidere sulla pratica del pascolo illegale in forma efficace, efficiente e duratura nel tempo In questo senso, è opportuno stilare un programma di intervento che, partendo dalle zone in cui è più elevata la pressione virale, si possa estendere a tutta la Regione. Questo studio propone quindi di classificare il territorio regionale sulla base di un analisi del rischio per concentrare gli interventi nelle zone in cui la popolazione suina domestica e selvatica risultano più esposte alla circolazione virale. Di seguito si delineano i criteri che si ritengono possano essere utilizzati a questo scopo. Materiali e metodi FOTO 4. Paddock per il verro. L obiettivo dello studio, è quello di valutare il livello di rischio legato all infezione da Virus della PSA nel territorio della Regione Sardegna. I suini domestici e selvatici costituiscono la popolazione target, senza escludere i suini allevati illegalmente; per un adeguata gestione spaziale dell analisi, si è identificato il comune come unità-base di riferimento. Sono quindi state scelte alcune variabili come indicatori diretti o indiretti della circolazione virale. Per valutare l associazione di queste variabili con i comuni del territorio sardo, in termini di presenza/assenza della PSA, sono state utilizzate le attività di sorveglianza e contrasto condotte a partire dal 2011 nella Regione Sardegna in base alle norme contenute nel DAIS n. 69/ 2012 e nel DAIS n. 20/2013. In base alle caratteristiche epidemiologiche della malattia nell ultimo periodo, sono stati effettuati alcuni correttivi: nelle province di Nuoro, Ogliastra, Sassari e Olbia Tempio sono stati registrati la maggior parte dei focolai degli ultimi tre anni, sia nel domestico che nel selvatico, e quindi ai comuni di questi territori è stato attribuito un ulteriore peso rispetto alle amministrazioni delle altre province. Infine, si è tenuto conto del riscontro di suini illegalmente detenuti allo stato brado nel territorio regionale; una specifica attività di sorveglianza, non solo passive, è stata infatti condotta dal Corpo della Guardia Forestale per segnalare la presenza di suini, detenuti illegalmente, allo stato brado in aree demaniali. Di seguito si riporta l elenco delle variabili considerate: presenza di focolai nel domestico nel periodo ; riscontro di sieropositività per nel domestico nel periodo ; riscontro di positività virologiche in cinghiali nel periodo ; riscontro di positività sierologica nei cinghiali esaminati nell ambito delle campagne venatorie effettuate nel periodo ; segnalazione di suini al pascolo brado 2 ANIMALI DA REDDITO N 3 Aprile 2014

3 SPECIALE SUINI (periodo ); riscontro di positività virologiche in cinghiali nel periodo ; riscontro di positività sierologica nei cinghiali esaminati nell ambito delle campagne venatorie effettuate nel periodo ; appartenenza alle province di Nuoro, Ogliastra, Sassari e Olbia Tempio. Come sopra accennato, è stato adottato un criterio di valutazione legato alla presenza/assenza delle variabili considerate per ogni comune assegnando punteggio 1 in caso di presenza e punteggio 0 in caso di assenza. La somma dei punteggi ottenuti è stata utilizzata per valutare il livello di rischio. In base al punteggio registrato è stato possibile associare i comuni sardi a diverse classi di rischio, di seguito schematizzate: Classe 1. (punteggio 0-1): livello di rischio basso. Classe 2. (punteggio 2-3): livello di rischio medio/basso. Classe 3. (punteggio 4-5): livello di rischio medio/alto. Classe 4. (punteggio 6-8): livello di rischio alto. L aggregazione e l analisi dei dati è stata effettuata attraverso un foglio di calcolo Excel; per una migliore visualizzazione grafica dei livelli di rischio attribuito ai diversi comuni sono state realizzate delle mappe tematiche mediante il software Mapinfo. Figura 1. Classificazione del rischio dei comuni sardi per la presenza di fattori che favoriscono la circolazione e la persistenza del virus della PSA Risultati In un foglio di calcolo sono stati associati i diversi punteggi alla lista dei comuni sardi e quindi si è assegnato ogni comune alla corrispondente fascia di rischio. Dei 377 comuni, la maggior parte è stata valutata nella classe di rischio più bassa e ben 219 comuni mostrano la totale assenza delle variabili considerate. I punteggi più alti sono stati invece registrati nella zona storicamente endemica della Regione e nei cluster che hanno caratterizzato la recente ondata epidemica di PSA. Circa il 70% dei comuni sardi è quindi collocabile nella fascia a minor rischio e meno del 10% nella fascia più alta. Nella tabella 1 sono riportati i punteggi ottenuti dai diversi comuni con aggregazione su base provinciale e regionale. Nella figura 1 seguente è possibile osservare la distribuzione geografica del rischio legato alla PSA nella Regione Sardegna (figura 1). Conclusioni La valutazione del rischio, generata con il presente studio, è da ritenersi uno strumento strategico per affrontare la grave emergenza causata dalla PSA nella Regione Sardegna (tabella 2 e grafico 1). In effetti, diverse sono le misure che possono essere applicate sulla base di questa valutazione. In primo luogo è da ricordare che il principale fattore di rischio che determina la persistenza del virus PSA è legato all uso illegale del pascolo 3!!

4 Tabella 1. Punteggio ottenuto dai comuni con aggregazione dei dati su base provinciale Comuni per punteggio totale Provincia Cagliari Carbonia-Iglesias Medio Campidano Nuoro Ogliastra Olbia-Tempio Oristano Sassari brado. Non bisogna inoltre dimenticare che i suini allo stato brado, in assenza di adeguate condizioni di biosicurezza, offrono la possibilità di connessioni tra la Grafico 1. Distinzione percentuale dei comuni sardi in base alla fascia di rischio attribuita Tabella 2. Classificazione del rischio dei comuni sardi con aggregazione dei dati su base provinciale Comuni per fascia di rischio Provincia Cagliari Carbonia-Iglesias 19 4 Medio Campidano 24 4 Nuoro Ogliastra Olbia-Tempio Oristano Sassari popolazione domestica e selvatica che rappresentano un circuito vizioso fondamentale per assicurare la persistenza della circolazione virale nel territorio. La lotta a questa forma di allevamento richiede un gravoso impegno non solo in termini di risorse umane e logistiche e oltre a prevedere adeguate risorse economiche, il problema deve essere affrontato anche a livello politico. Prevedere un intervento efficace che porti al depopolamento dei branchi di suini illegalmente detenuti al pascolo deve infatti tenere conto del grave impatto sociale che verrebbe a crearsi nella popolazione delle aree interessate e quindi non si può ipotizzare che questa azione possa essere contemporaneamente adottata in larga scala o addirittura nell intero territorio regionale. Categorizzare il rischio di esposizione alla circolazione virale su base comunale è quindi importante per fornire una scala di priorità agli interventi, concentrando le azioni di repressione nelle aeree in cui la presenza di suini allo stato brado si accompagna ad evidenti tracce dirette ed indirette di circolazione virale. Per quanto riguarda la sorveglianza e il monitoraggio della popolazione domestica, l analisi del rischio su base comunale crea i presupposti per rendere più razionali i controlli delle aziende che costituiscono la parte legale della filiera suinicola regionale. In questo senso sarebbe da riconsiderare l approccio previsto dai piani di controllo della PSA emanati nel recente passato, in base al quale le aziende regolarmente iscritte all anagrafe zootecnica sono state ripetutamente controllate dal punto di vista sierologico su base censuaria. In realtà, i controlli sierologici avrebbero dovuto of- 4 ANIMALI DA REDDITO N 3 Aprile 2014

5 SPECIALE SUINI frire anche l occasione per la verifica di tutta una serie di parametri legati all anagrafe zootecnica che rappresenta uno strumento fondamentale nelle strategie di lotta alla PSA. Ad esempio, la mancata o incompleta registrazione degli animali detenuti favorisce e/o crea i presupposti per le movimentazioni illegali (sia in ingresso che in uscita). Purtroppo, questa pratica caratterizza alcuni settori legati in particolare ai piccoli allevamenti da riproduzione, i cui prodotti sono destinati non solo al consumo familiare, ma si prestano anche a commerci con l obiettivo di rendere disponibile un piccolo reddito accessorio. Proprio questo canale, che sfugge ad ogni tipo di controllo, favorisce la circolazione virale e potrebbe quindi fornire chiarimenti sulla comparsa di focolai la cui origine non è spiegabile sulla base della sola indagine epidemiologica. Ai fini della sorveglianza nella popolazione selvatica, la categorizzazione del rischio su base comunale potrebbe sostituire l attuale approccio basato sulla definizione delle aree infette. Nel tempo, questa modalità si è mostrata non troppo efficace soprattutto in termini di flessibilità; utilizzando una più attenta classificazione del territorio in grado di integrare le informazioni legate alla circolazione virale nel domestico ai dati relativi alla presenza di suini allo stato brado, si gestirebbe in forma più adeguata anche la popolazione selvatica. Nei comuni in fascia 4, ad esempio, la deroga ai divieti di caccia dovrebbe essere consentita solo per assicurare la sorveglianza della malattia e nel rispetto di elevate condizioni di biosicurezza, con il prelievo di campioni per gli esami di laboratorio da tutti gli animali cacciati. Misure progressivamente meno restrittive potrebbero essere invece adottate nei comuni classificati nelle fasce di rischio inferiori. Bisogna infatti tenere presente che se le attività di caccia rappresentano la più importante fonte di informazioni per valutare la presenza della malattia nei cinghiali, tuttavia, questa attività può rappresentare un serio pericolo se condotta in condizioni di scarsa biosicurezza; anche in questo settore, purtroppo, è opportuno tenere conto che le attività di caccia non sempre sono condotte sotto il completo controllo delle istituzioni e questo ambito è caratterizzato da pratiche illegali fino a comprendere il bracconaggio. In definitiva, si propone di utilizzare le informazioni derivanti dalla categorizzazione del rischio di PSA del territorio sardo su base comunale per gestire le prossime attività di controllo della malattia; questo strumento, grazie alla sua flessibilità sarebbe particolarmente utile, per concentrare nelle aree più a rischio le risorse da dedicare all eradicazione della malattia. È infatti auspicabile che la categorizzazione del territorio possa essere aggiornata su base almeno annuale o in un arco temporale più stretto a seconda delle esigenze che dovessero presentarsi. 5

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