COLLEGIO DI MILANO. Membro designato dalla Banca d'italia. (MI) GRECO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari

Transcript

1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) LUCCHINI GUASTALLA (MI) CERINI (MI) SANGIOVANNI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) GRECO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) GIRINO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore GRECO GIAN LUCA Nella seduta del 17/07/2014 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO Parte ricorrente agisce avanti all ABF per contestare che a decorrere dal 01/01/2012 l intermediario ha applicato sul rapporto di apertura di credito in conto corrente in essere dal 2009 la nuova commissione di messa a disposizione dei fondi che ha sostituito le precedenti commissione di massimo scoperto e commissione di revisione dei fidi, con effetti di eccessiva onerosità per l anno 2012 in confronto ai precedenti anni 2010 e In particolare la ricorrente, nel ripercorrere la vicenda, afferma di aver sottoscritto il contratto di apertura di credito con l intermediario in data 29/10/2009, di cui riporta gli elementi principali e gli importi pagati per la commissione di massimo scoperto, di cui di seguito: - anno 2009 nessun addebito; - anno 2010 addebito al 31/03 nessun addebito 30/06 74,56 30/09 145,36 31/12 201,26 per un totale annuo di 421,18 - anno 2011 addebito al 31/03 66,13 30/06 68,58 30/09 e 31/12 nessun addebito, per un totale annuo di 134,71. Pag. 2/6

2 La ricorrente dichiara di aver ricevuto, con lettera del 29/10/2011, una proposta di modifica unilaterale del contratto di conto corrente con la quale veniva comunicata l applicazione di commissioni annuali di messa a disposizione dei fondi con decorrenza dall 01/01/2012 del 2%. A seguito di tale modifica gli addebiti venivano ad essere i seguenti: - anno 2012 addebito al 31/03 747,94 30/06 747,94 30/09 756,16 31/12 618,49 per un totale di 2.870,53 La ricorrente afferma che a decorrere da metà dell anno 2011 non aveva lavori a causa della crisi e quindi non utilizzava i fidi; il titolare era assillato dalla ricerca di un altro lavoro e pertanto dava poca importanza ai rapporti bancari. In ragione di ciò non aveva prestato attenzione nemmeno alla lettera di cui sopra, relativamente alla quale, però, evidenzia che era scritta a caratteri minuti e senza grassetti e non metteva in luce in modo trasparente ed immediato la differenza di aggravio che ha comportato la sostituzione della commissione di massimo scoperto e del costo di revisione fidi con la nuova commissione di messa a disposizione fondi. La ricorrente rileva che sarebbe stato opportuno accompagnare la lettera con un esempio numerico. Solo dopo l estate la ricorrente controllava gli estratti conto e richiedeva un incontro con il Direttore della filiale anche per definire nuove condizioni da applicare ai rapporti bancari. Per quanto qui interessa, la commissione di messa a disposizione fondi veniva ridotta all 1% grazie ad una riduzione straordinaria dello 0,2% essendo divenuto socio della banca. Tale commissione era già stata ridotta alla fine dell anno 2012 all 1,5% da novembre e all 1,2% da dicembre. La ricorrente dichiara che in questo modo si risolveva il problema per il futuro, ma rimaneva aperta la questione per il passato e in particolare per l anno La ricorrente riporta i passaggi principali della corrispondenza intercorsa con l intermediario per la risoluzione della vertenza e, in particolare, una lettera del 20/03/2013 con la quale la banca, prendendo atto di quanto segnalato, dichiara di aver provveduto a riaccreditare l importo di 445,63 quale storno parziale delle maggiori spese addebitate, precisandole che nel conteggio abbiamo tenuto conto anche della commissione per istruttoria/revisione fidi corrisposta nella precedente revisione del 2011 che risulterebbe integrata nella nuova commissione di messa a disposizione fondi. In una lettera del 05/06/2013, l intermediario rileva che lo storno è stato effettuato riconoscendo al ricorrente le condizioni riservate ai soci per tutto l anno 2012 (1,2% annuo) e tenendo conto delle spese di istruttoria/revisione fidi corrisposte nella precedente revisione del 2011 ( 620) che risulterebbero trasfuse nella nuova commissione. A questo proposito la ricorrente rileva che se viene applicata la commissione 1,2% per l anno 2012 l importo complessivo da addebitare dovrebbe essere di 1.800,00 ( *1,2%) e quindi avrebbero dovuto accreditare 2.870, ,00 = 1.070,53. Si domanda pertanto la ragione della trattenuta di 620,00 di commissioni di revisione fidi. La ricorrente, nelle lettere allegate proponeva una soluzione transattiva basata sulla divisione a metà di quanto pagato nel 2012, ma la banca non accoglieva la proposta. Nelle controdeduzioni l intermediario precisa, in primo luogo, di aver stipulato con la ricorrente un contratto di conto corrente e un contratto di apertura di credito, relativamente ai quali le condizioni economiche riportate nella documentazione sottoscritta sono quelle che sono poi state concretamente applicate nel corso del rapporto e mai contestate. La commissione di massimo scoperto, in particolare, veniva calcolata trimestralmente ed in misura pari allo 0,25% del massimo saldo debitore per valuta. Pag. 3/6

3 Entrambi i contratti prevedevano espressamente la facoltà in capo alla banca di modificare le condizioni contrattuali anche in senso sfavorevole alla cliente. In data 29/10/2011 l intermediario comunicava alla ricorrente una proposta di modifica unilaterale del contratto di apertura di credito in conto corrente secondo le modalità previste. Tale modifica si rendeva necessaria, a detta dell intermediario, in conseguenza dell entrata in vigore della L. 102/2009. La proposta prevedeva, a partire dal 01/01/2012, l eliminazione delle commissioni di massimo scoperto, delle commissioni di istruttoria delle aperture di credito e delle commissioni di revisione delle aperture di credito e la loro contestuale sostituzione con la voce onnicomprensiva commissioni annuali per messa a disposizione fondi. L ammontare delle nuove commissioni sarebbe stato addebitato trimestralmente in misura pari al 2% annuo. Stante il mancato esercizio del diritto di recesso, le nuove condizioni venivano applicate al contratto in essere tra le parti. Con comunicazione del 03/03/2013, la ricorrente si doleva degli addebiti eccessivi afferenti la commissione di messa a disposizione fondi rispetto a quanto pagato negli anni precedenti, chiedendo il conseguente riaccredito. Al solo fine di preservare buoni rapporti, l intermediario riconosceva alla ricorrente per tutto l anno 2012 le condizioni riservate ai soci dell istituto in ordine alla commissione di messa a disposizione fondi (pari all 1,2% annuo) e pertanto ha provveduto al riaccredito di 445,63 a titolo di storno parziale delle maggiori spese addebitate. L intermediario contesta il prospetto redatto dalla cliente in sede di ricorso poiché fuorviante. La commissione di massimo scoperto e la commissione di messa a disposizione fidi sono due voci di calcolo molto diverse tra loro: la prima può essere definita come quella remunerazione che spettava alla banca per avere il cliente utilizzato una parte del fido che gli era stato in precedenza accordato e veniva calcolata in percentuale fissa sulla punta massima dell esposizione raggiunta dal correntista nell arco del trimestre. Fino all anno 2011 il costo effettivo del fido era ottenuto sommando alla predetta commissione anche altre voci, le quali a partire dal 2012 sono state sostituite dalla commissione per messa a disposizione del fido. A questo proposito si sottolinea che l ammontare della nuova commissione non viene più calcolato sulle somme effettivamente utilizzate dal cliente, ma sull intero importo del fido. L intermediario rileva, pertanto, l inutilità di un raffronto così come fatto dalla ricorrente e aggiunge che uniformando la base di calcolo della nuova e della vecchia commissione, ferme restando le diverse percentuali, si ottengono importi simili. A titolo di esempio, se la ricorrente nel 2011 avesse utilizzato integralmente il fido di ,000 accordatogli dalla banca, avrebbe pagato una commissione di massimo scoperto pari a 1.500,00 (ossia ,00/0,25% da moltiplicare per 4, numero dei trimestri), oltre alle spese per istruttoria/revisione, pari a 620,00, così arrivando ad un totale di circa 2.120,00, cifra non distante dagli 2.424,90 pagata dal ricorrente nell anno 2012 in seguito alla decurtazione di 445,63. L intermediario sottolinea che è la stessa ricorrente ad ammettere di aver ricevuto la comunicazione relativa alla modifica e di averla archiviata senza darvi il giusto peso. Tanto premesso, la ricorrente chiede: ritengo che l addebito di 2.870,53 fatto nel 2012 (pur deducendo l importo di 445,63) sia sproporzionato rispetto a quanto pagato nel 2010 e nel 2011 tenendo conto sia della commissione di massimo scoperto che della commissione di revisione dei fidi. Presento pertanto ricorso all Arbitro Bancario Finanziario affinché venga fatto un esame oggettivo ed imparziale della situazione esposta. L intermediario chiede di respingere il ricorso. Pag. 4/6

4 DIRITTO La controversia ha ad oggetto l applicazione da parte della banca convenuta della commissione per la messa a disposizione dei fondi introdotta mediante modifica unilaterale del contratto. In particolare, il Collegio ritiene che la domanda della ricorrente debba essere interpretata alla stregua di contestazione con riferimento alle commissioni addebitate nel 2012, visto che, a dire della stessa parte attrice, il problema poteva considerarsi risolto per gli anni successivi in virtù di riduzione dell ammontare percentuale delle commissioni concesse dalla banca convenuta. Quanto ai fatti, è pacifico che la ricorrente abbia ricevuto, con lettera del 29 ottobre 2011, una proposta di modifica unilaterale del contratto di conto corrente, inoltrata ai sensi e per gli effetti dell art. 118 TUB, con la quale veniva comunicata, tra l altro, la sostituzione della commissione di massimo scoperto, di istruttoria delle aperture di credito e di revisione delle aperture di credito con l applicazione di commissioni annuali di messa a disposizione dei fondi, con decorrenza dal 1 gennaio 2012, del 2%. Nell incipit della proposta di modifica unilaterale suddetta, la banca richiama l art. 2 della legge 102/2009 per giustificare la decisione di modificare l impianto delle commissioni tariffarie. Ora, al di là del fatto che la legge 102/2009, che converte con modificazioni il D.L. 78/2009, consta del solo art. 1, potrebbe presumersi per dare un senso al richiamo che la banca abbia voluto riferirsi all art. 2 del predetto decreto legge che, al comma 2, modifica l'art. 2-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, art. 1, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, aggiungendo alla fine del comma 1 il seguente periodo: «L'ammontare del corrispettivo omnicomprensivo di cui al periodo precedente non può comunque superare lo 0,5 per cento, per trimestre, dell'importo dell'affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione. Il Ministro dell'economia e delle finanze assicura, con propri provvedimenti, la vigilanza sull'osservanza delle prescrizioni del presente articolo». Ciò premesso, deve comunque osservarsi che l introduzione della commissione di messa a disposizione fondi, in luogo della commissione di massimo scoperto, non è stata disciplinata dalla L. 102/2009, come affermato dall intermediario resistente, bensì dal D.L. 185/2008, convertito dalla L. 2/2009. Come questo Collegio ha già avuto occasione di affermare (Decisione n. 172/10, Decisione n. 393/10, Decisione 849/10 e Decisione n. 1016/10) deve in linea di massima ritenersi legittimo il ricorso alle modalità previste dall art. 118 TUB in tema di ius variandi per adattare il contratto in essere tra le parti alla modifica legislativa in questione, posto che ciò è espressamente previsto dal 3 comma della norma ora illustrata. La L. 2/2009, entrata in vigore il 29 gennaio 2009, ha però assegnato un termine di adeguamento di 150 giorni per l adeguamento dei contratti in corso alle nuove disposizioni, prevedendo appunto che tale obbligo di adeguamento costituisce giustificato motivo agli effetti dell'articolo 118, comma 1, del TUB (cfr. art. 2-bis, comma 3, del D.L. 185/2008, come convertito nella L. 2/2009). Poiché il predetto termine di adeguamento è scaduto il 28 giugno 2009, esso non può dirsi rispettato dalla banca resistente, che ha proceduto all introduzione della commissione di messa a disposizione fondi con una proposta di modifica unilaterale datata 29 ottobre Da ciò deriva che la facoltà riconosciuta dalla legge all intermediario non risulta essere stata esercitata nei tempi legislativamente previsti. Pur non essendo stata esercitata la facoltà di modifica riconosciuta dalla legge all intermediario nei tempi legislativamente previsti, deve comunque concludersi che a far data dal 1 gennaio 2012 potrebbero teoricamente doversi applicare le nuove condizioni Pag. 5/6

5 contrattuali proposte dall intermediario resistente ai sensi dell art. 118 TUB, non essendosi il cliente avvalso della facoltà di recesso prevista dal citato articolo. In realtà, come già affermato da questo Collegio con la pronuncia n del , la commissione di disponibilità fondi appare decisamente essere una condizione nuova rispetto all originario regolamento contrattuale, e, come tale, estranea al meccanismo previsto e disciplinato dall art. 118 TUB, che non consente l introduzione di nuove clausole (cfr. Ministero dello Sviluppo Economico, Circolare n del , ora richiamata nel paragrafo 2 della Sez. IV delle nuove Disposizioni in materia di trasparenza emanate dalla Banca d Italia il ). Ne deriva che la clausola in questione non può trovare applicazione tra le parti. PER QUESTI MOTIVI Il Collegio accoglie il ricorso e dispone che l intermediario riaccrediti alla parte ricorrente quanto addebitato a titolo di commissioni nell anno Il Collegio dispone inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di 200,00, quale contributo alle spese della procedura, e alla parte ricorrente la somma di 20,00, quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6