Istituzioni nonprofit in Italia
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1 SISTEMA STATISTICO NAZIONALE ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Settore Sanità e previdenza - Pubblica amministrazione Istituzioni nonprofit in Italia I risultati della prima rilevazione censuaria Anno 1999 Informazioni
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3 SISTEMA STATISTICO NAZIONALE ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Settore Sanità e previdenza - Pubblica amministrazione Istituzioni nonprofit in Italia I risultati della prima rilevazione censuaria Anno 1999
4 A cura di: Franco Lorenzini Hanno collaborato: Francesca Di Lullo, Crescenzio Moretti, Elisabetta Piccinin per l elaborazione, l editing e l impaginazione delle tavole statistiche, Stefano Mosca per l editing e l impaginazione dei testi. Il cd-rom è stato realizzato da Andrea Braghin, Antonio Maggiorani e Crescenzio Moretti. Per chiarimenti sul contenuto della pubblicazione rivolgersi a: Istat - Servizio censimenti delle unità economiche Tel Istituzioni nonprofit in Italia I risultati della prima rilevazione censuaria - Anno 1999 Informazioni n Istituto Nazionale di Statistica Via Cesare Balbo, 16 - Roma Coordinamento: Servizio produzione editoriale Via Tuscolana, Roma Stampa: Poligrafica Ruggiero S.r.l. Zona industriale Pianodardine - Avellino Si autorizza la riproduzione a fini non commerciali e con citazione della fonte.
5 Indice Introduzione... Avvertenze PARTE PRIMA DEFINIZIONI, METODO E ORGANIZZAZIONE DELLA RILEVAZIONE CENSUARIA Capitolo 1 Definizioni e classificazioni delle istituzioni nonprofit 1.1 Definizione statistica di istituzione nonprofit Istituzioni nonprofit e settori istituzionali Classificazione per attività economica Variabili definitorie, classificatorie e di analisi.. 24 Capitolo 2 Organizzazione e metodo di rilevazione 2.1 Archivi e liste delle istituzioni nonprofit Rete di rilevazione Controlli e qualità dei dati Risultati del processo di lavorazione PARTE SECONDA PRINCIPALI RISULTATI Capitolo 3 Caratteristiche strutturali e settoriali delle istituzioni nonprofit 3.1 Distribuzione territoriale e periodo di costituzione Forma giuridica. 3.3 Profili organizzativi Attività svolte Settori di attività prevalente Diversificazione e specializzazione delle attività Capitolo 4 Risorse umane e finanziarie delle istituzioni nonprofit 4.1 Risorse umane Quadro generale Dipendenti Collaboratori e lavoratori distaccati Volontari Risorse finanziarie Flussi di entrate e uscite Fonti di finanziamento e voci di spesa Capitolo 5 Profili economici interni al settore nonprofit 5.1 Attività economica market o non market Tipo di finanziamento prevalente Destinazione dei servizi 5.4 Osservazioni di sintesi
6 PARTE TERZA TAVOLE STATISTICHE Tavole sinottiche.. Indice delle tavole statistiche Risultati generali Settore di attività e caratteristiche organizzative.. 3. Risorse umane Partecipazione e mutualità Risorse finanziarie. 6. Caratteristiche economiche strutturali 7. Dati regionali Riferimenti bibliografici.. Glossario APPENDICI A - Aspetti metodologici connessi alla produzione delle stime della rilevazione censuaria delle istituzioni nonprofit B - Attendibilità delle stime e presentazione sintetica degli errori standard C - Tavola di raccordo tra classificazione ICNPO e NACE Rev D - Il modello di rilevazione
7 Introduzione In questo volume vengono presentati i risultati definitivi ed analitici della prima rilevazione censuaria delle istituzioni private e imprese nonprofit che ha fatto riferimento alle unità attive nel La rilevazione è stata realizzata dall Istat allo scopo di far emergere le dimensioni del settore e delinearne le principali caratteristiche strutturali. Questo obiettivo è stato perseguito tenendo conto che l insieme delle organizzazioni osservate con la rilevazione era finora rimasto in buona parte oscurato nelle statistiche ufficiali, nonostante la sua rilevanza per il funzionamento della società e dell economia italiana. Lo stimolo alla realizzazione della rilevazione censuaria è provenuto dalla crescente domanda di informazioni strutturate riguardanti un fenomeno che nel corso dell ultimo decennio è stato più volte al centro dell attenzione dei decisori politici, degli studiosi e, più in generale, degli italiani che, in molti modi e in forme diversificate, partecipano attivamente alla vita delle istituzioni nonprofit. Peraltro, l interesse alla conoscenza statistica del settore è fortemente cresciuto a seguito di importanti sviluppi che si sono determinati a partire dalla seconda metà degli anni 80. Sotto il profilo normativo, nel corso del decennio trascorso sono stati emanati vari provvedimenti volti a regolare, in modo più esplicito di quanto fosse stato fatto in precedenza, l identità istituzionale e le attività delle organizzazioni di volontariato, delle cooperative sociali, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle fondazioni e delle associazioni di promozione sociale e, da ultimo, delle istituzioni di assistenza e beneficenza. L adozione di questi provvedimenti non è passata inosservata e il dibattito prodottosi in occasione della definizione ed emanazione di questi provvedimenti ha mobilitato l interesse, oltre che della comunità politica, 1 del mondo delle organizzazioni nonprofit 2 ed anche del mondo accademico italiano. In particolare, un numero crescente di studi di indirizzo giuridico, 3 sociologico, 4 economico 5 ed aziendale 6 e anche di indagini empiriche statisticamente orientate ha cominciato ad approfondire l analisi di alcune caratteristiche salienti di vari tipi di organizzazione che possono essere definite come nonprofit. 7 Tuttavia, nel loro insieme tali indagini hanno adottato metodologie eterogenee e definizioni 1 Camera dei Deputati, Commissione XII, Affari sociali, Il terzo settore, Indagini conoscitive e documentazione legislative, n.35, Atti parlamentari, XIII legislatura, Camera dei Deputati, Roma, 2001; CNEL, Indagine sulla riforma dell assistenza sociale, II. Il ruolo degli organismi non profit nel settore assistenziale, Atti parlamentari XIII legislatura, Camera dei deputati, doc. XXI, n.2/ii, Stabilimenti Tipografici C. Colombo, Roma, Vari centri studio, emanazione di organizzazioni nonprofit, hanno pubblicato in questi anni documentazione relativa alle caratteristiche organizzative, alle attività, ai destinatari e ai progetti promossi dalle organizzazioni nonprofit: stesse (si vedano, ad esempio, le pubblicazioni curate dal Gruppo Abele, dal Consorzio Nazionale delle Comunità d Accoglienza, dal Consorzio G. Mattarella, da Lunaria). Nel frattempo si sono diffuse decine di riviste settoriali, molto eterogenee sotto il profilo editoriale, prodotte all interno o riservate al mondo delle organizzazioni nonprofit, delle imprese sociali, del volontariato. 3 G. Iudica (a cura di), Codice degli enti non profit, Giuffrè, Milano, 1999; G.M. Colombo e S. Ragghianti, Enti non commerciali e Onlus. Aspetti contabili e fiscali, Giuffrè, Milano, 2000; D.Carusi (a cura di), Associazioni e fondazioni. Dal codice civile alle riforme annunciate, Convegno di studi in onore di Pietro Rescigno, Giuffré, Milano, P.Donati (a cura di), Sociologia del terzo settore, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1996; I.Colozzi e A.Bassi, Una solidarietà efficiente. Il terzo settore e le organizzazioni di volontariato, La Nuova Italia Scientifica, Firenze 1995; U. Ascoli e S.Pasquinelli (a cura di), Il welfare mix. Stato sociale e terzo settore. F.Angeli, Milano, S.Zamagni, Nonprofit come economia civile, il Mulino, Bologna, 1998; G.Vittadini (a cura di), Il nonprofit dimezzato, Etaslibri, Milano, 1997; G.P.Barbetta (a cura di), Senza scopo di lucro, Il Mulino, Bologna, 1996; B.Gui, The economic rationale for the third sector. Nonprofit and other Noncapitalist Organizations, in Avner Ben-Ner e B.Gui (a cura di), The Nonprofit Sector in the Mixed Economy, The University of Michigan Press, Ann Arbor, 1993, pp.59-80; B.Gui, Le organizzazioni mutualistiche e senza fine di lucro. Un approccio unificato al terzo settore, in Stato e mercato, 31, 1991, pp R.Cafferata (a cura di), Le organizzazioni nonprofit, in Sinergie, a. XVIII, n.53-54, 2000; M.Carbognin (a cura di), Il campo di fragole. Reti di imprese e reti di persone nelle imprese sociali italiane, F.Angeli, Milano, 1999; C.Borzaga, G.Fiorentini, A.Matacena (a cura di), Non-profit e sistemi di welfare. Il contributo dell analisi economica, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, Sull associazionismo si veda: IREF, V Rapporto sull associazionismo sociale, Aesse, Roma, 1995; IREF, La società civile in Italia. VI Rapporto sull associazionismo sociale, Ed. Lavoro, Roma, 1998; IREF, L impronta civica, VII Rapporto sull associazionismo sociale, Ed.Lavoro, Roma, 2000; sul volontariato sociale si consulti: FIVOL, Il volontariato sociale italiano, (a cura di: G.Cusi e C.Graziani), Roma, 1995; FIVOL, Le dimensioni della solidarietà. Secondo rapporto sul volontariato sociale italiano, (a cura di: R.Frisanco e C.Ranci), Roma, 1999; sulle cooperative sociali si veda: CGM, 1 Rapporto sulla cooperazione sociale, Milano, 1994; CGM, Imprenditori sociali. 2 Rapporto sulla cooperazione sociale in Italia, Fondazione G. Agnelli, 1997; sulle fondazioni bancarie ci si riferisca a: ACRI, Primo rapporto sulle fondazioni bancarie, Roma, 1996; ACRI, Secondo rapporto 7
8 differenziate, ottenendo quadri per lo più parziali dei fenomeni, cosicché una lettura organica dei risultati disponibili non è scontata, perché la identificazione e rilevazione di questo tipo di unità istituzionali di solito non è stata impostata in base a criteri condivisi tra i ricercatori. In secondo luogo, il processo stesso di rilevazione di queste unità, a differenza di quanto succede tradizionalmente nel caso delle imprese for profit o delle istituzioni della pubblica amministrazione, risultava più agevole per alcuni tipi di unità, meno per altri e quasi impossibile per altri ancora. Infatti, questo tipo di istituzioni è, almeno sotto il profilo formale, piuttosto eterogeneo e non sempre lo status di nonprofit di ciascuna istituzione è riconoscibile automaticamente; a volte la loro identità istituzionale non è riconducibile ad un unico archivio amministrativo di riferimento; altre volte ancora esse vengono istituite senza che il risultato di tale processo risulti in un atto che viene presentato o registrato in qualche archivio pubblico. Questi dati di fatto hanno oggettivamente condizionato le rappresentazioni empiriche, limitando la qualità della complessiva informazione risultante. In precedenza, alcune università e centri di ricerca, prevalentemente americani ed inglesi, avevano promosso varie iniziative per lo studio, teorico ed empirico, sia delle forme organizzative e dei comportamenti economici delle istituzioni nonprofit, sia dei sistemi culturali, sociali ed istituzionali che avevano favorito o inibito lo sviluppo e la diffusione delle organizzazioni nonprofit. In questo ambito si deve sottolineare il contributo della rilevazione comparativa organizzata dai ricercatori del Centre for Civil Society della Johns Hopkins University che, nella prima indagine, ha interessato anche l Italia. 8 Il rilievo di questo lavoro consiste, soprattutto, nello sforzo pionieristico fatto dai ricercatori di fondare metodologicamente le loro indagini su definizioni e classificazioni statistiche ufficiali, adattandole alle esigenze di rappresentazione emergenti nel caso delle istituzioni nonprofit (ma non trattate sistematicamente in ambito statistico) e nel tentativo di pervenire ad una rappresentazione delle dimensioni economiche del settore che fosse comparabile in tutti i paesi nei quali lo studio era stato svolto. La statistica ufficiale italiana, per parte sua, ha cominciato a considerare il mondo delle istituzioni nonprofit solo in questi ultimi anni e anche in questo caso la rappresentazione ottenuta non era scevra da condizionamenti, di varia natura, che hanno ridotto l efficacia delle rappresentazioni offerte. Nel corso del 7 Censimento generale delle imprese e delle istituzioni del 1991, seppure in forma residuale, era stata prodotta una prima rappresentazione statistica del numero di volontari e di istituzioni non commerciali attive in Italia. Tuttavia, trascurando il problema delle definizioni allora adottate, essa non teneva conto di quanto, nel mondo delle istituzioni nonprofit attive in Italia, le nuove norme stavano provvedendo ad esplicitare e a regolare. In secondo luogo, l indagine multiscopo sulle famiglie, nei cicli di rilevazione del 1993 ed in quello del 1997, ha consentito di stimare il numero di volontari attivi in Italia. A partire dal 1996, inoltre, sono state avviate le rilevazioni biennali limitate alle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali istituiti in virtù della Legge 266/ Infine, nell ambito della produzione dei conti nazionali, proprio in ragione delle nomenclature definitorie e classificatorie che ne regolano la produzione, il ruolo specifico e la rilevanza economica delle istituzioni nonprofit è stato sistematicamente ricondotto ad altri settori dell economia nazionale. In questo modo il loro distintivo ruolo istituzionale è stato in buona parte sottostimato, in particolare per quel che attiene l apporto delle istituzioni nonprofit all economia del paese, in termini di occupati e valore aggiunto. Con la realizzazione della rilevazione censuaria viene resa disponibile una rappresentazione statistica ufficiale più sistematica del numero, della distribuzione territoriale, delle attività e della sulle fondazioni bancarie, Roma, 1997; ACRI, Terzo rapporto sulle fondazioni bancarie, Roma, 1998; ACRI, Quarto rapporto sulle fondazioni bancarie, Roma, 1999; ACRI, Quinto rapporto sulle fondazioni bancarie, Roma, 2000; sulle fondazioni in genere: Fondazione Agnelli, Per conoscere le fondazioni. I mondi delle fondazioni in Italia e all estero, Torino, 1997; Unioncamere, Le organizzazioni non profit in Italia, Roma, G.P.Barbetta ( a cura di), Senza scopo di lucro, Il Mulino, 1996; la serie completa dei rapporti di ricerca della Johns Hopkins University è stata pubblicata per i tipi della Manchester University Press. 9 I risultati di queste rilevazioni sono stati pubblicati in Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia. Strutture, risorse ed attività, Argomenti, 15, Roma 1999; Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia. Anno 1997, Informazioni, 44, Roma, I risultati relativi alla terza rilevazione, condotta nell ambito del censimento sulle istituzioni nonprofit, sono in corso di stampa in: Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia. Anno 1999, Informazioni, Roma,
9 dimensione economica e sociale delle istituzioni nonprofit attive in Italia. La progettazione della rilevazione censuaria ha costituito l occasione per un approfondimento delle definizioni e classificazioni statistiche ed ha consentito di superare alcune difficoltà di individuazione del campo di osservazione, garantendo l omogeneità e confrontabilità dei risultati a livello internazionale. Riguardo al primo aspetto, la nozione di istituzione nonprofit accolta nella rilevazione è ancorata al criterio di non distribuzione degli utili, desunta dalla definizione contenuta nel System of National Accounts (1993) sviluppato dalle Nazioni Unite e dai principali organismi statistici internazionali. Nondimeno la verifica empirica dell effettiva rispondenza delle singole unità istituzionali inserite nella lista censuaria di partenza ha posto consistenti problemi di validazione collegati, in particolare, alla necessità di stabilire un preventivo nesso tra definizione censuaria adottata ed informazione sulla forma giuridica di ogni singola istituzione contenuta negli archivi inizialmente disponibili all Istat. Per risolvere tali problemi, oltre all uso di avanzate tecniche di normalizzazione degli archivi di partenza, si sono adottati criteri convenzionali che hanno portato ad escludere dal campo di osservazione le istituzioni di natura pubblica, ancorché non appartenenti al settore della pubblica amministrazione, nonché alcune tipologie di unità che costituiscono, dal punto di vista statistico, vere e proprie imprese for profit, ad esempio le cooperative diverse da quelle sociali di cui alla Legge 381/1991. Relativamente al secondo aspetto, l Istat ha partecipato alla sperimentazione promossa dalla United Nations Statistical Division, in collaborazione con la Johns Hopkins University e la London School of Economics, per la redazione di un manuale per la costruzione di un conto satellite del settore nonprofit nell ambito del sistema di conti nazionali. 10 Peraltro, è da considerare che la rilevazione censuaria costituisce allo stato attuale una delle poche esperienze di sistematica misurazione statistica del settore condotte in Europa dagli istituti nazionali di statistica, mentre Eurostat sta conducendo prime esperienze per la costruzione di quadri statistici sul settore a partire da una disaggregazione per forma giuridica delle unità presenti nei registri statistici delle imprese. 11 Nel progettare la rilevazione censuaria sono stati perseguiti specifici obiettivi di informazione statistica. Tra questi è opportuno sottolinearne quattro principali. In primo luogo l obiettivo di pervenire ad un quadro informativo generale sulle principali caratteristiche strutturali delle istituzioni nonprofit, al fine di misurarne le dimensioni in termini di risorse economiche disponibili ed utilizzate e di individuarne i principali aspetti organizzativi. In secondo luogo rappresentare il settore nella sue caratteristiche di diffusione sul territorio nazionale, tenuto conto dei vincoli posti dagli strumenti a disposizione dell Istat che hanno impedito di assumere come unità di rilevazione le singole unità locali delle istituzioni censite 12. In terzo luogo, considerata l ampia differenziazione degli obiettivi perseguiti, degli scopi sociali, delle funzioni svolte dalle istituzioni nonprofit, riconoscere all interno del settore alcuni importanti confini di natura economica che consentono di approfondire la successiva analisi dei risultati. A questo scopo, nell impostare il lavoro, si è posta particolare attenzione a rilevare le variabili necessarie per distinguere le istituzioni che agiscono sul mercato da quelle che svolgono le loro attività di produzione di beni e servizi prevalentemente al di fuori di esso, le istituzioni che, offrendo i beni e servizi prodotti ai propri soci in via esclusiva, si configurano come aventi carattere di mutualità, le istituzioni a prevalente finanziamento pubblico e quelle a prevalente finanziamento privato. In quarto luogo costruire solide liste delle istituzioni appartenenti al settore allo scopo di progettare e realizzare negli anni futuri indagini campionarie correnti, necessarie ad approfondire ed aggiornare le informazioni raccolte con la rilevazione censuaria. In questa prospettiva i risultati ottenuti consentiranno all Istat di sviluppare il proprio sistema informativo fondato sulla tenuta dei registri statistici delle imprese e delle istituzioni pubbliche e private. 10 United Nations, Johns Hopkins University e London School of Economics, Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts, New York, mimeo, Si veda il Progetto europeo presentato da Eurostat, denominato Business Register Broken down by Legal Form. 12 Sotto questo profilo il quadro informativo statistico potrà essere completato grazie ai risultati dell ottavo censimento generale dell industria e dei servizi, in corso di attuazione. 9
10 Il volume è suddiviso in tre parti. La prima è dedicata all illustrazione delle definizioni e classificazioni statistiche adottate per rilevazione censuaria; inoltre, si presenta il metodo e l organizzazione della rilevazione svolta. La seconda parte è riservata all analisi dei principali risultati elaborati, provvedendo a illustrare oltre che il quadro generale del settore, anche alcune sue caratteristiche fondamentali (settore di attività, risorse umane, risorse economiche, profili associativi). La terza parte contiene le tavole statistiche analitiche definitive risultanti dalla rilevazione censuari. Inoltre, il volume contiene alcune appendici tecniche e metodologiche utili alla comprensione del processo di elaborazione dei dati. Infine, è importante sottolineare che nella fase di messa a punto degli aspetti definitori e contenutistici, l Istituto ha potuto contare sulla collaborazione di esperti di settore, tra i quali in particolare i ricercatori dell Istituto per la Ricerca Sociale e del Centro di ricerche sulla cooperazione dell Università Cattolica di Milano. Inoltre, per lo svolgimento della rilevazione sul campo, l Istat si è avvalso della preziosa e fattiva collaborazione delle Camere di commercio. La rilevazione censuaria ha beneficiato in modo cospicuo del supporto intellettuale dei suggerimenti e della cooperazione efficace degli esperti e dei rappresentanti delle organizzazioni coinvolte nelle discussioni condotte all interno del focus group organizzato dall Istat in occasione dell avvio della rilevazione censuaria. Andrea Mancini Direttore del Dipartimento delle statistiche economiche 10
11 Avvertenze Segni convenzionali Nelle tavole statistiche sono adoperati i seguenti segni convenzionali: Linea (-) Due puntini (..) Asterisco (*) a) quando il fenomeno non esiste. b) quando il fenomeno esiste ed è rilevato, ma i casi non si sono verificati. per i numeri che non raggiungono la metà della cifra relativa all ordine minimo considerato. cifra coperta da segreto statistico, in ottemperanza alle disposizioni previste dalla legge in vigore sulla tutela del segreto statistico (l. n. 322/89) e delle norme poste a tutela della riservatezza dei dati personali (l. n. 675/96 e successive modificazioni e integrazioni). Arrotondamenti L utilizzo di stime, con indicatori fino ad un massimo di 10 cifre decimali, ha comportato arrotondamenti in migliaia o in milioni che sono stati operati direttamente dall elaboratore. I dati delle tavole, quindi, possono non coincidere tra loro per qualche unità (di migliaia o di milioni) in più o in meno. Tali motivi, inoltre, non sempre hanno consentito la realizzazione della quadratura verticale od orizzontale nell ambito della stessa tavola. Ripartizioni geografiche Nord: Piemonte, Valle d Aosta, Lombardia, Trentino- Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna. Nord-ovest: Piemonte, Valle d Aosta, Lombardia e Liguria; Nord-est: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna; Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio. Mezzogiorno: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria; Isole: Sicilia e Sardegna. Riferimento temporale dei dati I dati riportati nelle tavole fanno riferimento alla data del 31 dicembre 1999, tranne nei casi in cui sia altrimenti specificato nel questionario di censimento (ad esempio, le entrate registrate nel bilancio o in altra forma di rendicontazione adottata fanno riferimento all anno 1999). Attività economica Si segnala l inclusione di alcune specifiche attività in particolari classi del sistema di classificazione adottato. Sono incluse nella classe Attività culturali e artistiche le attività svolte tramite l utilizzo di mezzi di comunicazione di massa, la produzione artistica e letteraria, le attività dei musei, delle biblioteche, degli orti botanici, dei giardini zoologici e degli acquari; nella classe Attività ricreative e di socializzazione, il turismo, le attività dei club e l anzianato di impresa; nella classe Istruzione primaria e secondaria, le scuole materne; nella classe Istruzione professionale e degli adulti, le attività svolte dai centri di formazione professionale e dalle Università per la terza età; nella classe Servizi di assistenza sociale (offerta di servizi reali alla collettività o a categorie di persone), gli asili 11
12 nido; nella classe Servizi di tutela e protezione dei diritti, le attività delle organizzazioni a tutela dei consumatori, degli utenti, degli inquilini e dei proprietari; nella classe Servizi legali, i patronati; nella classe Erogazione di contributi filantropici, la promozione del volontariato e attività di raccolta fondi, i centri di servizio per il volontariato e le fondazioni bancarie. Il settore Religione include le attività di promozione e formazione religiosa e non comprende le attività di culto. Le istituzioni religiose che svolgono esclusivamente attività di culto sono infatti escluse dal campo di osservazione della rilevazione censuaria. Il settore Altre attività si riferisce ad attività economiche di tipo produttivo. In particolare esso comprende: agricoltura, caccia e silvicoltura; pesca, piscicoltura e servizi connessi; estrazione di minerali; attività manifatturiere; produzione e distribuzione energia elettrica, gas e acqua; costruzioni; commercio all ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa; alberghi e ristoranti; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari, noleggio, informatica, altre attività professionali e imprenditoriali; servizi domestici presso famiglie e convivenze; organizzazioni e organismi extraterritoriali. Glossario E costituito dai principali termini utilizzati nei capitoli; data la complessità e la specificità della materia, alcune definizioni potrebbero non risultare completamente soddisfacenti ed esaustive. Avvertenze relative a specifiche tavole statistiche Tavole 1.5, 1.6 Il numero medio di persone occupate in ogni istituzione per singola classe di persone impiegate in alcuni casi può collocarsi al di fuori dei limiti della classe, in virtù degli arrotondamenti effettuati per l utilizzo di stime, con indicatori fino ad un massimo di 10 cifre decimali. Tavola 2.4 Le variabili "Destinazione dei servizi prodotti" (quesito 12 del questionario) e "Tipologia di soci e/o iscritti" (quesiti 11.1 e 11.2) sono relative soltanto alle istituzioni con soci e/o iscritti. Il totale generale delle istituzioni censite (ultima colonna della tavola) è costituito dalla somma delle unità con soci e/o iscritti (prima colonna) e delle unità senza soci e/o iscritti (penultima colonna). Il totale delle istituzioni con soci e/o iscritti (prima colonna) rappresenta invece il totale delle istituzioni che presentano soci e/o iscritti, distinte separatamente in base alla "Destinazione dei servizi prodotti (seconda, terza e quarta colonna) ed alla "Tipologia di soci e/o iscritti" (quinta, sesta e settima colonna). Tavole Ogni unità istituzionale poteva fornire più risposte al quesito 19 sull attività svolta (fino ad un numero massimo di cinque) e tra queste doveva poi individuare la prevalente (quesito 20). Nella tavola 2.5 non esiste alcun elemento di prevalenza tra le attività secondarie svolte; se ne indica solo la numerosità, così come dichiarato dall'istituzione. Nella tavola 2.6 si esaminano solo le istituzioni che hanno dichiarato di svolgere più di un'attività. Il totale di queste (ultima colonna) non corrisponde alla somma delle istituzioni che svolgono le singole attività secondarie (colonne relative ai settori) in quanto ciascuna unità può svolgere più attività. Tavole Capitolo 4 Nelle Tavole del Capitolo 4 si verificano situazioni anomale ma fra loro compatibili, dovute principalmente alle definizioni e alle caratteristiche della rilevazione. Esistono, infatti, istituzioni con soci e/o iscritti per le quali invece, in base alla natura giuridica e alla struttura organizzativa, non sarebbero previsti (ad esempio, fondazioni). Tali anomalie sono state tuttavia verificate e confermate mediante contatti diretti con un campione degli stessi rispondenti. Il fenomeno è dovuto principalmente al fatto che l'associazionismo è interpretato nei quesiti del questionario in termini abbastanza ampi, comprendendo sia il socio sia l'iscritto. Ciò implica l esistenza di soci e/o iscritti anche per unità 12
13 istituzionali che non hanno natura o ethos tipicamente associativo, come ad esempio scuole, ospedali, per le quali tra i soci potrebbero essere inclusi gli utenti dei servizi prodotti. Sono state censite, al contrario, istituzioni di natura associativa (ad esempio, associazioni riconosciute o cooperative) che non dichiarano l esistenza di soci e/o iscritti. Tale fenomeno è riconducibile alle definizioni censuarie di socio e/o iscritto, per il quale era prevista l iscrizione diretta presso l unità istituzionale censita. In base a tale definizione alcune istituzioni di livello superiore (ad esempio, unità capofila o intermedie di un gruppo organizzativo), nonostante la loro natura associativa, potrebbero non aver indicato soci e/o iscritti, poiché questi ultimi in realtà avrebbero effettuato l iscrizione (diretta) presso l unità istituzionale posta ad un livello inferiore del gruppo organizzativo. I soci e/o iscritti sono costituiti da persone giuridiche e/o persone fisiche. La classe Senza persone giuridiche indica le istituzioni con persone giuridiche uguali a 0 ma con almeno due persone fisiche; analogamente, le classi Senza persone fisiche indica le istituzione con persone fisiche uguale a 0 ma con almeno due persone giuridiche. Tavole 4.5, 5.10, I dati presenti fanno riferimento alle sole istituzioni con soci e/o iscritti. Per tale motivo il totale delle istituzioni presente nella tavola 4.5 non corrisponde al totale complessivo delle istituzioni censite. Del pari, i totali delle entrate e delle uscite presenti rispettivamente nelle tavole 5.10 e 5.11 non corrispondono ai totali complessivi delle entrate e delle uscite rilevate. 13
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15 PARTE PRIMA DEFINIZIONI, METODO E ORGANIZZAZIONE DELLA RILEVAZIONE CENSUARIA
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17 Capitolo 1 Definizioni e classificazioni delle istituzioni nonprofit * 1.1 Definizione statistica di istituzione nonprofit Nell ambito delle indagini empiriche condotte in Italia ed all estero, la definizione delle unità di analisi che possono essere considerate facenti parte del settore nonprofit ha creato non pochi problemi di omogeneità concettuale e di comparabilità nel tempo delle misurazioni effettuate. In particolare, risulta difficile enucleare le caratteristiche che consentono di distinguere le istituzioni nonprofit dalle unità che producono beni e servizi per il mercato con lo scopo prevalente di produrre utili ripartibili tra i loro proprietari, come anche dalle unità della pubblica amministrazione, che sono istituite a seguito di una decisione politica e che esercitano un autorità legislativa, giudiziaria o esecutiva su altre unità istituzionali del sistema economico, avendo il potere di reperire fondi tramite il prelievo fiscale e contributivo al fine di finanziare l offerta di servizi resi alla collettività. In parte questi problemi di definizione traggono origine dalla pluralità di approcci, disciplinari e metodologici, adottati dai singoli ricercatori; in parte essi dipendono da assunti che hanno a che vedere con prassi consolidate o prospettive particolari, come anche con vincoli di risorse che condizionano la natura, l articolazione e l estensione delle indagini. Nel caso del settore nonprofit uno dei fattori che ha condizionato l avvio della produzione di statistiche dedicate a questo tipo di popolazione istituzionale va ricercato nel fatto che esso veniva considerato un settore economicamente marginale, il cui ruolo economico era rilevante solo in alcuni paesi e, inoltre, la cui configurazione istituzionale era estremamente variabile, non riducibile a forme istituzionali sufficientemente omogenee da consentire misurazioni e comparazioni empiricamente fondate. D altra parte, nello sviluppo delle statistiche economiche la scelta dei settori istituzionali sui quali assicurare in via prioritaria una adeguata copertura in termini di informazione statistica ufficiale ha privilegiato il mondo delle imprese orientate alla produzione per il mercato ed alla distribuzione del profitto prima e quello delle istituzioni della pubblica amministrazione poi. In termini di attività economica, invece, sono stati trattati innanzitutto i settori nei quali si producono beni (come l agricoltura e l industria manifatturiera), mentre quelli relativi all offerta di servizi (compresi nelle sezioni J, K, L M, N, O delle classificazioni ISIC e NACE) solo più di recente sono stati trattati nel modo approfondito che essi meritano soprattutto in considerazione delle trasformazioni indotte dalle innovazioni tecnologiche, dai forti mutamenti avvenuti nella composizione della domanda di famiglie e imprese, nonché, da ultimo, dai crescenti vincoli nei bilanci pubblici. Nondimeno i regolamenti internazionali che presiedono alla produzione di statistiche ufficiali offrono alcune precise definizioni che consentono di stabilire riferimenti certi in ordine all individuazione delle unità di analisi ed alla determinazione dei caratteri che contraddistinguono le istituzioni nonprofit. A questi regolamenti l Istat ha fatto puntuale riferimento nel predisporre il quadro definitorio necessario ad assicurare la buona riuscita della rilevazione censuaria e la confrontabilità internazionale dei risultati. Il capitolo è stato redatto da Nereo Zamaro 17
18 In base al Regolamento CEE n.696/ sulle unità statistiche di osservazione e di analisi del sistema produttivo dell Unione europea, sono individuabili otto tipi generali di entità economiche: l impresa, l unità istituzionale, il gruppo di imprese, l unità di attività economica, l unità di produzione omogenea, l unità locale, l unità di attività economica a livello locale, l unità di produzione omogenea a livello locale. In questo elenco i tipi di unità ritenuti rilevanti per l indagine sulle istituzioni nonprofit sono due: l unità istituzionale e l unità locale. Per quel che riguarda gli altri tipi, viste le definizioni adottate dal Regolamento e tenuto conto del fatto che questa di cui si tratta è stata la prima rilevazione censuaria delle istituzioni nonprofit, si è ritenuto che costituissero modalità organizzative troppo specifiche o di dettaglio per poter essere oggetto di rilevazione diretta. La nozione di unità istituzionale è la più ampia e, dunque, è quella che consente di includere strutture organizzative classificabili anche secondo le altre tipologie; tale unità è definita come: un centro elementare di decisione economica ( ) caratterizzata da un unicità di comportamento e da un autonomia decisionale nell esercizio della sua funzione principale [ e da ] una contabilità completa. (sez. III, punto B). Nel Regolamento si precisa che un unità istituzionale è connotata da autonomia decisionale allorquando essa è responsabile e debitrice delle sue decisioni e delle sue azioni (ibid.). Inoltre, un unità opera sulla base di una contabilità completa quando dispone sia di documenti contabili in cui appaiono tutte le sue operazioni, economiche e finanziarie, effettuate nel corso del periodo di riferimento dei conti, sia di un bilancio dei suoi attivi e dei suoi passivi (ibid.). Tenendo conto del contesto istituzionale italiano, 2 è opportuno specificare che la nozione di autonomia decisionale nel caso delle istituzioni nonprofit riguarda la loro titolarità ad assumere, essendone responsabile nei confronti di terzi, decisioni che implichino l acquisto e il possesso di beni, la stipula di contratti, l accettazione di donazioni o altro trasferimento economico analogo. In questo senso, tutte le unità con personalità giuridica hanno queste capacità, cosicché godono di autonomia decisionale, corrispondendo sotto questo profilo al requisito richiesto dalla definizione di unità istituzionale. Tuttavia, si può ritenere che anche enti senza personalità giuridica (ad esempio: le associazioni non riconosciute in generale e in particolare unità come i partiti politici, i sindacati, i comitati, alcuni enti ecclesiastici) corrispondono al requisito richiesto, poiché la loro condizione formale non implica che essi manchino di autonomia decisionale nel senso sopra precisato. In base a quanto detto, si è ritenuto di includere tra le unità istituzionali produttive di beni e servizi anche gli organismi nonprofit senza personalità giuridica, purché rispondenti anche al requisito della contabilità completa. La definizione di unità locale contenuta nel Regolamento comunitario n.696/93 è applicabile alle imprese e dunque a tutte le unità istituzionali dedicate, almeno per parte delle loro attività, alla produzione di beni e servizi: L unità locale corrisponde a un impresa o a una parte d impresa ( ) situata in una località topograficamente identificata; in tale località, o a partire da tale località, si esercitano delle attività economiche per le quali, a prescindere da eccezioni, una o più persone lavorano ( ) per conto di una stessa impresa. (sez. III, F). Poiché tra le imprese il Regolamento comunitario comprende le istituzioni senza scopo di lucro con status giuridico autonomo, ancorché non dotate di personalità giuridica, la definizione di unità locale può essere applicata anche a queste ultime. Ciò nondimeno, dati i vincoli operativi all interno dei quali l indagine censuaria è stata avviata, il campo di rilevazione è stato definito facendo riferimento alle unità istituzionali per le quali è stato possibile riscontrare una basilare possibilità di esistenza in vita grazie alle informazioni contenute in una serie di archivi amministrativi e statistici trattabili dall Istat. 1 Sistan, Codice della statistica ufficiale. La normativa d indagine comunitaria, Vol. IV, Roma, Per ulteriori commenti sulla definizione si veda il documento di lavoro presentato nell ambito delle attività del focus group organizzato presso l Istat al momento dell avvio della rilevazione censuaria sulle istituzioni nonprofit: S. Cima, A. Mancini, B. Moreschi e N. Zamaro, Definizioni, classificazioni e variabili guida per le statistiche sulle istituzioni nonprofit, Roma, mimeo, luglio
19 Tra le unità istituzionali, quelle appartenenti in particolare al settore nonprofit possono essere individuate facendo riferimento alla definizione che di esse fornisce il System of National Accounts. 3 Secondo questa fonte internazionale di regolamentazione statistica, le istituzioni nonprofit sono enti giuridici o sociali creati allo scopo di produrre beni e servizi, il cui status non permette loro di essere fonte di reddito, profitto o altro guadagno per le unità che le costituiscono, controllano o finanziano (SNA 1993, par. 4.54). Gli elementi che caratterizzano tale definizione possono essere specificati come segue. a) Il fatto che le istituzioni nonprofit possano essere enti sociali, oltre che giuridici, implica che non tutte le istituzioni nonprofit debbano essere legalmente riconosciute. Come è, infatti, chiarito al punto a) del paragrafo 4.56 del SNA la maggior parte delle istituzioni nonprofit sono enti creati attraverso un procedimento giuridico, la cui esistenza è riconosciuta indipendentemente dalle unità (persone, imprese o enti pubblici) che li costituiscono, finanziano, controllano o amministrano, tuttavia, in alcuni paesi, soprattutto in quelli in via di sviluppo, un istituzione nonprofit può essere un ente informale la cui esistenza è riconosciuta dalla società, pur essendo privo di uno status giuridico formale. 4 b) Lo scopo delle istituzioni nonprofit viene genericamente individuato nella produzione di beni e servizi e, quindi, non sembrano ravvisabili specifiche limitazioni relativamente al tipo di attività che tali enti possono svolgere. Al paragrafo 4.55 del SNA viene ulteriormente chiarito che le ragioni per cui altre unità istituzionali (persone, imprese o enti pubblici) possono creare delle istituzioni nonprofit sono diverse. A semplice titolo di esempio vengono citati quattro casi: i) la produzione di beni e servizi per i soggetti che le controllano o finanziano; ii) l erogazione di beni e servizi a scopo caritatevole, filantropico o di assistenza a favore di persone in stato di disagio; iii) la produzione e la vendita di servizi legati alla sanità o all istruzione; iiii) la promozione di interessi di gruppi di pressione economici o politici. Nel medesimo paragrafo viene, inoltre, affermato che le istituzioni nonprofit "sebbene possano fornire servizi rivolti a gruppi di persone o di unità istituzionali, per convenzione, si ritiene che producano servizi individuali e non collettivi". c) Il vincolo della non distribuzione dei profitti risulta essere l'unica condizione stringente presente nella definizione del SNA. Tale condizione viene ulteriormente ribadita ed arricchita ai punti c) ed e) del paragrafo 4.56, dove si afferma che "non possono esservi azionisti con diritti sui profitti o sui dividendi dell'istituzione nonprofit. I membri non sono titolari di dividendi relativi a profitti o surplus generati dalle attività produttive dell'istituzione nonprofit, in quanto tali profitti devono rimanere all'interno della stessa" (punto c) e che "il termine istituzione nonprofit deriva dal fatto che i membri dell'associazione che controllano l'istituzione nonprofit non possono trarre guadagni finanziari dal suo operato e non possono appropriarsi di alcun surplus da essa generato. Ciò non implica che un'istituzione nonprofit non possa realizzare surplus dalla sua produzione" (punto e). Accanto a queste caratteristiche, nel SNA si sottolinea che (paragrafo 4.56) le istituzioni nonprofit possono, e non devono, essere controllate da associazioni i cui membri hanno uguali diritti ed analoghi poteri di decisione nell amministrazione delle stesse (punto b) e la direzione di esse è generalmente condotta da un organo elettivo assimilabile al consiglio di amministrazione di un impresa (punto d). Nei due casi il governo delle istituzioni nonprofit sarebbe affidato in base alla regola generale della maggioranza semplice (basata sul principio una testa un voto ). 5 Dalla considerazione di questi elementi deriva che possono essere definite istituzioni nonprofit tutte quelle unità istituzionali produttive di beni e di servizi, anche prive di personalità giuridica, che non distribuiscono i profitti ai soggetti costituenti. 3 Commission of the European Communities, International Monetary Fund, Organisation for Economic Co-operation and Development, United Nations, World Bank, System of National Accounts 1993, Brussels/Luxembourg, New York, Paris, Washington, DC, Nella rilevazione censuaria condotta dall Istat gli enti sociali considerati sono solo quelli che hanno assunto almeno la forma giuridica di associazione non riconosciuta, mentre sono escluse altre forme possibili di aggregazione sociale stabile non formalizzata. 5 E non in base al capitale effettivamente versato dal singolo associato. 19
20 Inoltre, le istituzioni nonprofit possono essere distinte da persone, famiglie e collettività poiché, analogamente alle imprese for profit e al government, perseguono la produzione di beni e servizi anziché il loro consumo. In secondo luogo, esse, insieme alle imprese for profit, si differenziano dal government perché il loro scopo è diverso dalla produzione del servizio di amministrazione pubblica. Infine, si diversificano dalle imprese for profit poiché non possono distribuire i profitti. Infine, è opportuno rilevare che, fatta eccezione per i servizi di amministrazione pubblica, non esiste nel SNA nessun vincolo rispetto al tipo di produzione effettuabile dalle istituzioni nonprofit. Ciò implica che, secondo il SNA, la loro attività possa essere classificabile in tutte le sezioni della NACE tranne che nella L (nella quale trovano collocazione i servizi di amministrazione pubblica). Conseguentemente l universo di riferimento delle istituzioni nonprofit dovrebbe escludere tutte le unità il cui scopo sia quello di fornire i servizi di amministrazione pubblica, per definizione erogati dal government. 1.2 Istituzioni nonprofit e settori istituzionali Dopo aver enunciato le principali caratteristiche definitorie per l identificazione delle istituzioni nonprofit, il SNA le distingue, in forma esemplificativa, utilizzando contemporaneamente tre criteri: il primo criterio si riferisce alla distinzione delle istituzioni nonprofit in market o non market, a seconda che la loro produzione sia venduta o meno sul mercato a prezzi economicamente significativi (cioè a prezzi in grado di influenzare significativamente l offerta e la domanda di beni e servizi); il secondo criterio si riferisce alla natura pubblica o privata dei soggetti controllanti; il terzo alla tipologia dei destinatari. Si distinguono perciò le: i. nonprofit institutions engaged in market production : si tratta di istituzioni che offrono beni e servizi (si citano come esempi le scuole, i collegi, le università, le cliniche, gli ospedali) e che hanno come fonte prevalente di finanziamento i ricavi derivanti dalla vendita; tuttavia, data la loro natura nonprofit, possono anche avvalersi dei proventi derivanti da donazioni di soggetti privati o da sussidi pubblici (par. 4.58); si tratta anche di istituzioni al servizio delle imprese, create da associazioni di imprese allo scopo di promuovere gli interessi degli associati, le cui sottoscrizioni vengono considerate come pagamenti per i servizi resi (vengono citati i casi delle associazioni di agricoltori, produttori o commercianti, delle organizzazioni di datori di lavoro, dei laboratori di ricerca o di altre organizzazioni o istituti che svolgono attività che sono di interesse del gruppo che le controlla) (par. 4.59). ii. nonprofit institutions engaged in non market production, a loro volta suddivise in: a) istituzioni controllate e principalmente finanziate dal government, cioè enti giuridici autonomi rispetto all amministrazione pubblica, finanziati prevalentemente mediante trasferimenti pubblici e nei quali il controllo pubblico è inteso come la capacità di determinare la politica generale o i programmi dell istituzione attraverso la nomina dei suoi dirigenti; a titolo di esempio viene affermato che questo tipo di istituzioni può occuparsi di ricerca e sviluppo a beneficio di specifici gruppi di produttori o può anche avere lo scopo di stabilire o mantenere determinati standard qualitativi in campi quali la sanità, la sicurezza, l ambiente, la contabilità, la finanza, l istruzione, a beneficio sia delle imprese che delle famiglie (par. 4.62); b) istituzioni al servizio delle famiglie controllate e finanziate prevalentemente mediante trasferimenti privati, che hanno la funzione di offrire beni e servizi a titolo gratuito o comunque a prezzi non economicamente significativi (par. 4.64); esse possono essere ulteriormente distinte in due sottogruppi: 20
21 Prospetto 1.1 La collocazione delle istituzioni nonprofit nei settori istituzionali Private Con personalità giuridica e/o rilevanza economica Pubbliche Market Non Market Market Non Market Società non finanziarie (S11) Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S15) Con o senza personalità giuridica e senza rilevanza economica Società non finanziarie (S11) Amministrazioni pubbliche (S13) Famiglie (S14) 21 Nel settore sono comprese anche istituzioni e associazioni senza scopo di lucro al servizio delle società non finanziarie, dotate di personalità giuridica che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari Società finanziarie (S12) Nel settore sono compresi esclusivamente organismi senza scopo di lucro dotati di personalità giuridica al servizio delle famiglie, che sono produttori privati di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Le loro risorse principali, oltre a quelle derivanti da vendite occasionali, provengono da contributi volontari in denaro o in natura versati dalle famiglie nella loro funzione di consumatori, da pagamenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche e da redditi da capitale Nel settore sono comprese anche istituzioni e associazioni senza scopo di lucro, soggette al controllo pubblico, al servizio delle società non finanziarie, dotate di personalità giuridica che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari Società finanziarie (S12) Nel settore sono comprese anche istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, controllate e finanziate in prevalenza da amministrazioni pubbliche Nel settore sono comprese anche istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie non dotate di personalità giuridica oppure dotate di personalità giuridica ma aventi limitata importanza economica Nel settore sono comprese anche istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica la cui funzione principale consiste nel produrre servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, o che sono al servizio di società finanziarie Nel settore sono comprese anche istituzioni senza scopo di lucro, dotate di personalità giuridica e soggette al controllo pubblico, la cui funzione principale consiste nel produrre servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, o che sono al servizio di società finanziarie
22 b.1) a scopo mutualistico, create tramite associazioni di persone al fine di offrire servizi ai propri associati (ordini professionali, partiti politici, sindacati, associazioni di consumatori, chiese o società religiose, club sportivi, sociali, culturali e ricreativi); b.2) a scopo caritativo, create a fini filantropici, la cui funzione è quella di fornire beni e servizi alle famiglie bisognose senza il corrispondente pagamento di un prezzo. Il sistema europeo dei conti economici integrati (SEC95) 6 utilizza un impianto classificatorio del tutto simile a quello adottato dallo SNA, dal quale di fatto deriva. Nel SEC95, infatti, si riprende la classificazione SNA delle unità istituzionali nei seguenti settori istituzionali: società finanziarie, società non finanziarie, amministrazioni pubbliche, famiglie (come produttrici) e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Anche nel SEC95 viene considerato, accanto alla distinzione market/non market, il criterio delle principali funzioni e risorse. Tuttavia, rispetto ad SNA, il SEC95 specifica il criterio del prezzo economicamente significativo utilizzato per classificare le unità istituzionali come market o non market. 7 Ne discende che la funzione principale dell impresa (società finanziaria e non finanziaria) è la produzione di beni e servizi per il mercato e la principale risorsa consiste nei ricavi che essa deriva dalla loro vendita. La funzione principale delle amministrazioni pubbliche è la produzione di servizi non di mercato per il consumo collettivo; la loro principale risorsa è costituita dai prelievi obbligatori di natura fiscale o contributiva. La principale funzione delle istituzioni comprese nel settore delle famiglie è, infine, la produzione di servizi non di mercato e la loro principale risorsa consiste nei contributi volontari da parte delle famiglie consumatrici, a cui si aggiungono rendite da proprietà nonché trasferimenti dal settore delle imprese e dal settore pubblico. Come risulta dal Prospetto 1.1, che riporta la suddivisione in settori istituzionali adottata dallo SNA93 e dal SEC95 ai fini della costruzione dei conti nazionali, le istituzioni senza scopo di lucro possono ritrovarsi in cinque settori. In sostanza, l applicazione concomitante dei criteri del market/non market e delle funzioni e risorse tende a distribuire le unità nonprofit tra i vari settori istituzionali. Solo nel settore S15 8 sono esclusivamente comprese istituzioni nonprofit, in quanto al carattere di produttori privati di beni e servizi non destinabili alla vendita si unisce il ricorso prevalente al finanziamento mediante trasferimenti pubblici o privati. Negli altri settori le istituzioni nonprofit rimangono irrimediabilmente confuse con altre tipologie di unità. Ne consegue che queste linee di distinzione non sempre risultano efficaci, nel senso che la classificazione per settori istituzionali determina alcune vulnerabilità nella produzione statistica, tra le quali è opportuno sottolinearne almeno tre: i) la rappresentazione delle istituzioni nonprofit è incompleta poiché, essendo definito in modo esplicito come settore nonprofit solo quello che include le istituzioni nonprofit che sono al servizio delle famiglie (le Nonprofit Institutions Serving Households, in sigla NPISH), le rimanenti istituzioni vengono di volta in volta inglobate o nel settore delle corporations o in quello del government; ii) la copertura statistica e la conseguente qualità delle rilevazioni svolte risente della tendenza ad ignorare, ovvero a comprendere meccanicamente, le istituzioni nonprofit all interno di altri settori, così che la natura, il tipo e la rispondenza specifica dei dati rilevati è condizionata negativamente per il fatto di essere vincolata a misurazioni che riguardano prevalentemente le imprese o le amministrazioni pubbliche; 6 Eurostat, European System of Accounts. ESA 1995, Luxembourg, In proposito, la regola convenzionalmente adottata è che il prezzo (basic price) praticato dal produttore è da ritenersi economicamente significativo se copre di norma almeno il 50% dei costi unitari di produzione. Si consulti, inoltre, la relazione di D.Collesi, La distinzione market-non market, preparata per il seminario Istat su La nuova contabilità nazionale, gennaio 2000, Roma (mineo) Il settore S15 comprende: sindacati, organizzazioni professionali o di categoria, associazioni di consumatori, partiti politici, chiese o società religiose (comprese quelle finanziate ma non controllate dalle amministrazioni pubbliche), circoli sociali, ricreativi e sportivi e organismi di beneficienza, di assistenza e di aiuto finanziati mediante trasferimenti volontari in denaro o in natura provenienti da altre unità istituzionali. 22
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