LE PRECONDIZIONI AL CONSOLIDAMENTO

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1 LE PRECONDIZIONI AL CONSOLIDAMENTO Prof. Alessandro Zattoni Università Parthenope Il fabbisogno di uniformità La metodologia di consolidamento consiste nell integrare i bilanci delle singole aziende che, appartenendo al gruppo, sono inserite nel perimetro specifico, così da fornire la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale del gruppo. Le precondizioni al consolidamento rappresentano l insieme delle verifiche e delle operazioni tese a raggiungere l uniformità. Tale attività può essere effettuata: a) in capo alla controllante, la quale interverrà sui bilanci di esercizio delle controllate nel caso in cui emergano delle discrasie; b) dalle singole società controllate, che forniscono un bilancio finalizzato al consolidamento, il quale può anche divergere da quello destinato alla pubblicazione. 2 1

2 L omogeneità dei bilanci di esercizio delle singole imprese I bilanci di esercizio delle società controllate devono essere omogenei con riferimento a: a) la data di riferimento - la scelta della data di riferimento; - la riconduzione a tale data dei bilanci di esercizio con chiusura differente; b) gli schemi di bilancio; c) i criteri di valutazione. - la scelta dei criteri da utilizzare nell ambito del bilancio consolidato; - la ricerca di uniformità spaziali e temporali; - l eliminazione dell influenza fiscale. 3 La data di riferimento In merito alla scelta della data di riferimento, la normativa prevede che essa coincida con quella di chiusura del bilancio di esercizio della società controllante. Tale criterio è suscettibile di subire delle deroghe: - la data di chiusura può coincidere con quella del bilancio di esercizio della maggior parte delle aziende sottoposte a consolidamento per ridurre il numero dei bilanci intermedi da predisporre; - la data di chiusura può coincidere con quella delle più importanti (per dimensione o rilevanza strategica) aziende consolidate per rendere maggiormente espressivo il consolidato. Nel caso si utilizzi tale facoltà nella NI si devono indicarne le ragioni. 4 2

3 Gli schemi di bilancio L uniformità degli schemi di bilancio è momento fondamentale nel processo di consolidamento: l integrazione dei valori derivanti da più bilanci assume significato solamente se il contenuto delle classi è il medesimo. Il problema dell uniformità degli schemi esiste verso le aziende sottoposte a normative speciali e verso le società estere. L omogeneità dei bilanci aumenta se esiste un piano dei conti di gruppo adottato da tutte le aziende. In caso di assenza di un piano dei conti di gruppo, l omogeneità si ottiene facendo ricorso ad uno schema unitario di riclassificazione dei valori, che non può che essere lo schema delineato dal c.c., opportunamente modificato e integrato ai fini del perseguimento della chiarezza informativa. 5 I criteri di valutazione L applicazione di principi contabili uniformi rappresenta un requisito fondamentale affinché le classi di valori ottenute siano espressive. La normativa stabilisce che i criteri da utilizzare sono quelli della società controllante, cioè della società che redige il bilancio. E possibile derogare a tale norma purché i criteri alternativi siano ammessi dalla normativa italiana e sia fatta menzione della deroga nella NI. La deroga può avvenire se: - la maggior parte delle società applica criteri differenti da quelli della capogruppo; - nel bilancio della controllante non esistono (ad es. perché è una holding) delle classi di valori presenti negli altri bilanci. 6 3

4 L uniformità spaziale e temporale Le ragioni per cui si verificano delle difformità sono le seguenti: a) nel gruppo ci sono aziende estere, soggette ad un ordinamento legislativo differente; b) alcune delle società del gruppo con sede in Italia sono sottoposte a normative speciali; c) la normativa civilistica prevede, per alcune classi di valori, la possibilità di ricorrere a criteri alternativi. Ad esempio: - le rimanenze possono esser valutate al costo medio ponderato, al LIFO o al FIFO; - le partecipazioni possono essere valutate al costo o con il metodo del patrimonio netto. Poiché il principio generale richiede che tutte le aziende utilizzino criteri di valutazione analoghi (uniformità spaziale), nel caso in cui ciò non fosse verificato è necessario procedere alla modifica in fase di consolidamento. 7 L uniformità spaziale La migliore soluzione all uniformità consiste nell intervenire sui singoli bilanci di esercizio, in fase di predisposizione dei medesimi, definendo dei principi contabili comuni. Se questo non può avvenire, ad es. perché alcune società sono estere, l uniformità è ricercata solo ai fini della predisposizione del consolidamento. La legge prevede due eccezioni all uniformità spaziale: 1) nel caso in cui la difformità agisca positivamente sulla rappresentazione veritiera e corretta, non risulta necessario alcun adattamento (ad es. se una società opera su commessa e valuta le rimanenze sulla base della percentuale di completamento e non del costo); 2) se un valore incide in misura assai modesta sul totale della classe di riferimento (ad es. se il criterio difforme riguarda una società il cui valore delle rimanenze pesa lo 0,5% del valore delle rimanenze nel consolidato) oppure se il costo della rettifica è superiore al beneficio informativo emergente. 8 4

5 Variazione dei criteri valutativi Altre situazioni frequentemente ricorrenti in cui può porsi il problema della variazione dei criteri valutativi riguarda: a) le rimanenze di lavori in corso su ordinazione, per le quali la normativa prevede il metodo della percentuale di completamento e della commessa completata; b) i costi di ricerca, sviluppo e pubblicità che in alcune imprese vengono capitalizzati e in altre spesati; c) gli oneri finanziari connessi alla costruzione di immobilizzazioni o relativi a beni in rimanenza: possono essere capitalizzati o meno; d) i beni in locazione finanziaria contabilmente rappresentabili con il metodo finanziario o con quello patrimoniale. 9 L influenza della normativa tributaria La riforma del diritto societario ha eliminato la possibilità di consentire rettifiche di valore e accantonamenti esclusivamente in applicazione di norme tributarie. Se vi sono differenze tra criteri civilistici e fiscali nella determinazione di un valore, nessuno dei due deve prevalere sull altro ma ciascuno trova adeguato impiego nell ambito del documento a cui si riferisce, rispettivamente il bilancio e la dichiarazione dei redditi. In merito alla corretta determinazione del carico tributario, suddiviso in imposte correnti, differite ed anticipate, la riforma del diritto societario ha introdotto nelle tavole di sintesi classi specifiche per tali valori che ne hanno riconosciuto, anche a livello formale, l importanza. 10 5

6 La conversione dei bilanci esteri Il bilancio consolidato deve essere espresso nell unità di moneta del Paese in cui ha sede la capogruppo che lo predispone. Nel caso in cui nel gruppo ci siano società localizzate in Paesi esteri, si impone la necessità di esprimere i loro bilanci in euro. Il consolidamento di un azienda estera implica spesso anche l esigenza di intervenire sui criteri di valutazione adottati e sugli schemi utilizzati per la rappresentazione dei valori nelle tavole di sintesi, se divergenti dagli italiani. La conversione assume inoltre una duplice importanza: a) per il consolidamento delle partecipate; b) per la valutazione delle partecipazioni con il metodo del patrimonio netto. 11 La conversione dei bilanci esteri Ai fini della conversione occorre considerare: 1) la scelta del metodo di conversione da utilizzare; 2) l individuazione delle differenze emergenti dalla conversione; 3) il trattamento delle differenze derivanti dalla conversione; 4) la scelta del tasso o dei tassi di cambio da applicare. I metodi di conversione sono di due tipi: a) il metodo dei cambi correnti o di fine esercizio, appropriato quando la società estera è dotata di sostanziale autonomia; b) il metodo dei cambi storici o temporale, adeguato in presenza di elevata integrazione con l attività della capogruppo. I due metodi non presentano significative differenze in periodi caratterizzati da stabilità nei cambi. 12 6

7 La scelta del metodo di conversione a) i cambi correnti o di fine esercizio. Il primo metodo traduce i singoli valori attraverso l utilizzo del cambio esistente alla data di chiusura del bilancio. Se ne individuano due forme applicative: - la prima, assai semplice, prevede l applicazione del cambio di chiusura a tutti i valori sia di SP sia di CE; - la seconda, da privilegiare, prevede per lo SP il cambio a fine periodo, per il CE il cambio medio del periodo. b) i cambi storici o temporale. Il secondo metodo parte dal presupposto che ogni valore debba essere tradotto in base al cambio esistente nel momento della sua genesi. Si deduce che: - vi è l esigenza di più tassi di cambio; - si deve definire se la genesi di un valore coincida con la liquidazione o il pagamento. 13 La scelta del metodo di conversione Si può quindi concludere che: a) l applicazione del metodo temporale è teoricamente valida, ma operativamente costosa e di complessa applicazione; b) si deve individuare un criterio per raggruppare i valori in categorie omogenee: - correnti / non correnti: ai primi (crediti e debiti di funzionamento, rimanenze, ricavi e costi) si applicano tassi correnti (di chiusura per SP o medi per CE), ai secondi i tassi storici (attivo immobilizzato, passività a medio lungo termine, ammortamenti, ecc.); - monetari / non monetari: ai primi (cassa, banche, crediti e debiti) si applicano i cambi correnti; ai secondi (rimanenze, immobilizzazioni, ammortamenti) i cambi storici. 14 7

8 L individuazione e il trattamento delle differenze Le differenze di conversione emergono in due situazioni: - la prima deriva dall applicazione nelle due tavole di sintesi di cambi differenti; - la seconda dall utilizzo di cambi difformi da quelli del periodo precedente, con influenza sul patrimonio netto. Individuate le differenze di conversione, si deve decidere come trattarle. In proposito si hanno due alternative: - imputazione a CE, se l impresa estera è integrata con la capogruppo; - imputazione alle riserve, se l impresa estera è autonoma. Nel caso di imputazione a CE in fase di conversione è opportuno indicare in modo autonomo il valore emergente al fine di evitare di fornire una visione distorta della capacità del gruppo di produrre reddito, in quanto nel risultato economico si inserisce un valore non realizzato. 15 Esempio 6 Il bilancio (sintetico) della società Alfa statunitense esprime i seguenti valori in $: Classi di valori T T + 1 Immob. immateriali Immob. materiali Rimanenze Crediti Banca c/c Totale Debiti a breve Debiti a medio-lungo Capitale sociale Riserve Riserva di conversione 0 Utile di esercizio Totale Componenti positivi Componenti negativi ( ) (90.000) Utile di esercizio

9 Esempio 6 Nell anno T c è il primo consolidamento: lo SP è convertito al cambio di fine periodo di 1,04 e il CE al cambio medio di 1,05. Classi di valori Valori $ cambio Valori Immob. immateriali , Immob. materiali , Rimanenze , Crediti , Banca c/c , Totale Debiti a breve , Debiti a medio-lungo , Capitale sociale , Riserve , Riserva di conversione Utile di esercizio , Totale Componenti positivi , Componenti negativi ( ) 1,05 ( ) Utile di esercizio , Esempio 6 A fronte della conversione nell anno T l unica differenza individuabile deriva dall utilizzo di cambi difformi per lo SP e il CE. La riserva di conversione di 183 è determinata attraverso la comparazione tra: - la differenza tra attività e passività convertite a cambi correnti; - patrimonio netto tradotto al tasso di cambio del periodo di formazione (ipotizzato pari al 1,04) delle singole classi che lo costituiscono. L utile dell esercizio è convertito al cambio utilizzato per il CE. Attività ( /1,04) Passività (90.000/1,04) Differenza Capitale (40.000/1,04) Riserve (10.000/1,04) Utile di esercizio (20.000/1,05) Patrimonio netto Differenza di conversione

10 Esempio 6 Nell anno T+1 c è il secondo consolidamento: lo SP è convertito al cambio di fine periodo di 1,03 e il CE al cambio medio di 1,08. Classi di valori Valori $ cambio Valori Immob. immateriali , Immob. materiali , Rimanenze , Crediti , Banca c/c , Totale Debiti a breve , Debiti a medio-lungo , Capitale sociale , Riserve ,04-1, Riserva di conversione Utile di esercizio , Totale Componenti positivi , Componenti negativi (90.000) 1,08 (83.333) Utile di esercizio , In termini analitici: Esempio 6 Attività ( /1,03) Passività ( /1,03) Differenza Capitale (40.000/1,04) Riserve T (10.000/1,04) Riserve T+1 (10.000/1,05) Utile di esercizio (10.000/1,08) Patrimonio netto Differenza di conversione

11 La scelta del tasso o dei tassi da applicare L ultimo aspetto da trattare riguarda l individuazione del cambio da utilizzare: - il cambio corrente si identifica con quello alla data del consolidamento; - il cambio medio annuale è pari alla media dei cambi dei singoli periodi infrannuali. 21 Sintesi In sintesi, il d. lgs. 127/91 non ha previsto alcuna norma sui criteri da adottare in fase di conversione dei bilanci in valuta estera: nella NI vanno esplicitate le scelte effettuate in merito al criterio e ai tassi di cambio utilizzati. Il metodo di più agevole e ampia applicazione è quello del cambio di chiusura o corrente. Nella scelta deve essere opportunamente considerata la situazione economica del Paese a cui la società appartiene, in quanto il tasso di inflazione influisce in modo significativo sui valori di bilancio

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