Ridisegnare il mondo percettivo e mentale della prima infanzia Prof. Dieter Schürch

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1 Ridisegnare il mondo percettivo e mentale della prima infanzia Prof. Dieter Schürch In passato abbiamo avuto ripetutamente l occasione di conoscere l attività di Reggio Children e, all inizio dell anno in corso, ci siamo nuovamente recati a Reggio Emilia per entrare in contatto con i più recenti sviluppi del centro. Il presente contributo descrive, in una prima parte, le caratteristiche generali del centro, e, in una seconda parte, approfondisce alcuni aspetti particolarmente significativi. Sguardo d insieme Trasponendoci nei panni del visitatore ingenuo colpisce l ampiezza degli spazi destinati a ospitare e a presentare studi, ricerche, attività che riguardano il bambino, il bambino dei primi anni di vita. Reggio Children, rispetto a molti altri centri che espongono attività svolte da bambini, orienta, da molti anni, la propria attenzione alla fase che precede l entrata nella scuola dell obbligo. Da più parti, e da molti punti di vista, il periodo iniziale della vita risulta essere determinante nel percorso di crescita e di sviluppo mentale e sociale. Per tale ragione il centro di Reggio richiama un interesse crescente in molte parti del mondo. La rete di collaborazioni e di contatti non conosce confini, e molti sono i progetti e le attività che caratterizzano la vita del centro. Ma se Reggio Children richiama tanta attenzione da parte di un pubblico molto eterogeneo (non solo universitari, non solo esperti, non solo docenti) significa che esso risponde a un bisogno crescente di informazioni. E perciò importante chiedersi quali sono i messaggi, impliciti ed espliciti, che Reggio trasmette al visitatore come lo siamo stati noi? La lingua Per lingua intendiamo un modo di descrivere e di considerare il bambino in quel periodo di transizione che dalla famiglia lo porta ad essere in contatto con le cose del mondo. La lingua di Reggio non è quella di un programma, non è quella di una verifica delle competenze o del sapere e, soprattutto, non è uno strumento per preparare il bambino alla scuola. La lingua di Reggio è, innanzitutto, il tentativo di approfondire la conoscenza dell uomo partendo dalle sue origini. In parte in forma implicita, in parte per il tramite di molte esperienze, Reggio ha il pregio di riuscire ad azzerare molte certezze e a sollevare molti interrogativi su ciò che è, o potrebbe essere, la prima infanzia. Domande che sembravano aver trovato una risposta credibile si ripresentano in modo spregiudicato, costringendo il visitatore a costruire ponti tra le più disparate aree disciplinari. La combinazione dei saperi è un esercizio che Reggio riesce a coniugare con grande disinvoltura. L uomo alla nascita non è solo un essere biologico e psicologico. Il bambino, soprattutto nei primi anni, è un individuo che ricerca, costruisce, scopre, interpreta, proietta e trasforma ciò che l ambiente, naturale, costruito, fisico, sociale e culturale riesce a proporgli. 1

2 Per poter rispondere a un contesto così globale e così indifferenziato il bambino di Reggio costringe il visitatore a rifare quel percorso percettivo che getta le basi del quadro concettuale attraverso il quale, più tardi, egli (il bambino) interpreta, classifica e affronta le circostanze della vita. Dal punto di vista metodologico Reggio opera un ritorno al primordiale, mette in discussione schemi interpretativi considerati acquisiti, spinge studiosi appartenenti alle più svariate discipline a smontare l implicito. Fig. 1: esempio di cartello che ricorda la partecipazione interdisciplinare ai progetti. Molta parte di Reggio Children è costituito di laboratori nei quali si studiano e si realizzano esperienze che sono in grado di gettare una luce che merita di essere approfondita. Pubblico e privato Dal punto di vista logistico, e ciò prima ancora di entrare nel merito dei contenuti, è palese che il discorso sul bambino dei primi anni occupa uno spazio enorme. Non a caso sulla facciata principale dell edificio che ospita Reggio Children si legge ancora la scritta Locatelli 1. 1 In Italia, Locatelli, è stata una grande ditta di prodotti alimentari la cui sede, dismessa, è oggi occupata da Reggio Children. 2

3 Fig. 2: Reggio Children nell edificio della Locatelli. In altre parole, l ente pubblico e il mondo dell economia (vedi imprese), hanno saputo dar vita a un dialogo che è stato in grado di rispondere a esigenze di famiglie che, soprattutto nella regione dell Emilia e della Romagna, hanno dovuto conciliare la vita famigliare con il lavoro. Un dialogo che ha saputo rinnovarsi nel tempo e che continua a produrre effetti sino ai giorni nostri. Reggio Children è un impresa che offre occupazione e sviluppo e, in aggiunta, è anche un luogo nel quale l innovazione tecnologica, che trova origine nell impresa privata, adatta le sue risorse alle indicazioni che scaturiscono dai citati laboratori di ricerca e di studio. Fig. 3: laboratori nei quali operano diversi specialisti. 3

4 In sintesi, prima infanzia e impresa non solo coesistono, ma riescono a fecondarsi a vicenda. Capire e conoscere Il rovesciamento del paradigma rispetto al modo abituale di considerare i primi anni di vita lo si avverte da subito quando si entra nell edificio. Tutto ruota attorno al bambino e ogni iniziativa cita la partecipazione di persone che provengono dalle più svariate discipline: architetti, ingegneri, artisti, psicologi, tecnici, antropologi, storici, ecc.. Ma cosa rende così particolare la visita del centro? Prendiamo l esempio della luce. La luce è certamente fonte di esperienze primordiali. La sua natura viene data per implicita e, quindi, non è quasi mai fonte di riflessione. Fig. 4: labirinto di luce e di colori. La luce dà forma alle cose, la luce attiva l attenzione, la penombra la attenua; la luce sfaccetta all infinito il modo di percepire e di interpretare ciò che vediamo, o meglio, ciò che pensiamo di vedere. Il laboratorio di Reggio riprende e sviluppa tutto ciò che può essere esperienza con la luce e con i suoi numerosi riflessi. Al bambino viene data la possibilità di entrare in un percorso nel quale è protagonista, nel senso di attore che produce effetti. Ma, al tempo stesso, è anche osservatore di ciò che la luce è in grado di creare. Oltre agli effetti derivati da un fascio di luce e dal variare delle ombre su di una parete, è possibile vivere la fisicità della luce quando, per pochi istanti, può essere catturata da superfici che la assorbono, oppure quando essa si trasforma in una moltitudine di colori. 4

5 Fig. 5: esperienze di combinazione di luce e di colori. Ma il tema della luce trova anche altre declinazioni quando si trasforma in suoni, in movimenti, senza tralasciare gli effetti indotti che rendono plausibile la fisicità della sua esistenza. Quello descritto è un percorso didattico? Sono esperienze modello che possono essere riprese e prodotte altrove? Nulla di tutto ciò. Il laboratorio della luce è un esempio, tra i molti, che prende spunto da ricerche e da studi sulla luce in ambito scientifico, con applicazioni industriali. In forma ludica il bambino prende parte a esperienze che lo proiettano nel cuore della conoscenza della luce. 5

6 Fig. 6: trasformazione della luce in suoni (bicchieri) e in riflessi nell acqua. L impegno e l interesse di studiosi che provengono da diverse discipline non è rivolto solo a far giocare il bambino in un contesto, certamente unico, ma è anche quello di registrare i suoi commenti, le sue domande ingenue, il suo agire. Il materiale raccolto non finisce in un cassetto. Nella tradizione di Reggio esso si traduce in una spinta che coinvolge l innovazione tecnologica. La capacità infantile di cogliere ciò che per l adulto è implicito viene seriamente preso in considerazione nella trasformazione delle cose prodotte. Ma qual è il valore di un laboratorio che cerca di stabilire un ponte tra scienza della produzione a livello artigianale e industriale e conoscenza dell infanzia? La risposta all interrogativo ci sembra possa essere riassunta in tre punti: - la percezione del reale, così come viene proposta dai laboratori, può favorire lo sviluppo di categorie mentali nella misura in cui il bambino è in grado di prendere parte attiva a esperienze che gli offrono la possibilità di variare cause ed effetti. Il laboratorio ha lo scopo di prefigurare attività, giochi, iniziative, nelle quali lo spettro della percezione, e del percepibile, usufruisce di una straordinaria e variata sorgente di stimoli; - il bambino non entra nel labirinto della luce come oggetto di un esperienza progettata a tavolino ma è, a sua volta, interprete e suggeritore di ciò che può essere il cambiamento. In altre parole, il bambino viene considerato, dagli stessi progettisti, un attento osservatore di aspetti che sfuggono all adulto e che, a loro volta, possono contribuire ad, ulteriormente, ampliare la gamma delle esperienze possibili. Quindi un bambino fonte di informazione su ciò che può essere conoscenza di un fenomeno primordiale; 6

7 - il bambino dei primi anni ha la possibilità, attraverso itinerari di scoperta di ciò che è la ricchezza del reale, di poter disporre di strumenti di lettura che lo rendono, più tardi, capace di operare distinzioni a livello mentale e percettivo che facilitano qualsiasi forma di apprendimento. Dialogo con l arte Il tema del dialogo tra arte e forme espressive, osservabili nel bambino, occupa uno spazio importante nella letteratura psicologica e didattica. Reggio non sfugge alla regola e percorre strade che, in parte, riprendono esperienze conosciute e, in parte, va alla ricerca di nuovi confini. Nel corso della nostra visita abbiamo avuto modo di costatare il lavoro svolto da un artista e da bambini attorno al tema dello scarto, della rimanenza, di ciò che resta e deperisce. I risultati attestano la vicinanza, la somiglianza, di molte forme espressive tra artista e bambino. La sensibilità dell adulto entra in contatto con l intuizione del bambino, e il bambino modella forme che ispirano l espressione artistica dell adulto. Fig. 7: forme concepite da un artista con materiale di scarto. Il laboratorio di Reggio è uno spazio che rende possibile l incontro di questi due mondi, in apparenza così lontani. In forme del tutto spontanee gli oggetti, le forme, i disegni di bambini e di artisti si incontrano, si incrociano e, a volte, si intrecciano. Reggio spalanca le porte al poetico, al bello, senza speculare sulla reale competenza artistica del bambino di questa età (Vecchi, 2010). Senza molte esitazioni il bambino può prendere parte a questa danza del simbolismo in tutte le sue forme. 7

8 Fig. 8: bambini che a loro volta hanno cercato di rappresentare oggetti che deperiscono. Dal punto di vista psicologico tutto ciò consolida la presenza di un mondo interiore che sa attingere al linguaggio delle emozioni e che merita di essere conosciuto ed educato. A differenza di molte altre esperienze condotte altrove, a Reggio il dialogo con l arte non è un pretesto per raggiungere obiettivi in altri ambiti. L espressione, in tutte le sue forme, conserva una sua propria dignità. Arredare per essere Senza scomodare Maria Montessori, un area del centro di Reggio è destinata alla presentazione di mobili e suppellettili appositamente concepiti. Attraverso l osservazione del comportamento, un team di architetti e di disegnatori studia e sviluppa soluzioni che sono in grado di rispondere alle particolarità psicofisiche del bambino. Quindi un laboratorio che realizza, valuta le più svariate soluzioni per arredare gli spazi della casa. Sedie, poltroncine, tappeti per sdraiarsi, labirinti sono pensati per creare ambienti. L ambiente è una componente a cui Reggio attribuisce un grande valore. Lo studio, pressoché costante, di arredamenti possibili è un ulteriore esempio di ponte e di dialogo tra varie discipline. 8

9 Fig. 9: mobili concepiti per il bambino. Gli spazi in cui il bambino compie i suoi primi passi deve, a Reggio, essere compatibile con il concetto di nuova cittadinanza del bambino (Dahlberg G., Moss P. 2005). Vale a dire considerare il bambino un individuo che in ogni fase della crescita manifesta un punto di vista che deve essere conosciuto, riconosciuto e rispettato (Schürch, 2007) Remidia: ciò che vive oltre lo scarto L attività industriale vive di scarti. E difficile immaginare quali e quante sono le rimanenze della produzione che sono destinate alle più svariate discariche. In Remidia, un iniziativa ospitata da Reggio Children, l oggetto vive una nuova fase della sua esistenza. Attraverso una scelta attenta degli scarti prendono forma depositi in cui gli oggetti vengono classificati e catalogati. La tipologia del materiale raccolto è molto ampia. Essa comprende oggetti in legno, in plastica, in ferro, in pietra, a cui si aggiungono le caratteristiche di forma, di colore, di consistenza, di grandezza. Remidia conferma il valore di una tradizione di dialogo tra industria e attività che trovano senso negli spazi destinati alla prima infanzia. Lo sbocco dello scarto, in un ottica di sviluppo sostenibile destinato all educazione, è ancora agli inizi. Ciononostante si intravvedono possibilità che Reggio Children cerca di analizzare nella sua portata ambientale ed educativa. 9

10 Fig. 10: tipologia ampia del materiale raccolto. Il materiale povero raccolto da Remidia si discosta in modo netto dai soliti oggetti, o messaggi preconfezionati, che invadono il mondo del consumo. Sono molteplici le attività indotte dal materiale di Remidia. La fisicità dello scarto è innanzitutto una forma di conoscenza multisensoriale che stimola nel bambino la ricerca della sua origine o del suo possibile impiego. Fig. 11: dalla combinazione del materiale raccolto nascono nuove immagini. 10

11 Con il bambino si cerca di ricostruire ciò che avrebbe potuto essere, oppure si cerca di combinarlo in modo tale da conferirgli una nuova identità. In molti casi nascono nuovi oggetti che, a loro volta, ne generano altri. La combinazione di varie parti suscita il piacere di creare, di scoprire, e l oggetto diventa presto fonte di gioco, di conoscenza, di sperimentazione. Dal punto di vista cognitivo, le trasformazioni indotte dal bambino sull oggetto, sono un importante fonte di flessibilità mentale e di creatività. Certamente una pista che merita di essere esplorata, con tutte le precauzioni del caso; non tutti i materiali sono compatibili con le esigenze di igiene e di salute del bambino. Reggio: un modello da imitare? A Reggio l infanzia occupa una posizione di grande rilievo. Reggio Children esporta i suoi risultati e le sue riflessioni in quasi tutte le parti del mondo. Il rinnovato interesse verso la prima infanzia, derivato anche da studi condotti in ambito neuropsicologico ed economico, ha accentuato tale tendenza. E interessante notare come la dimensione educativa e pedagogica sia riuscita a divenire elemento di esportazione incrementando la dimensione occupazionale e valorizzando l immagine di un intera regione. Non è fuori posto parlare di un prodotto di Reggio. Progetti che vedono la partecipazione di Reggio Children sono giunti anche nel nostro paese. La scuola dell infanzia del Ticino vanta una lunga tradizione di rapporti con il modello di Reggio Emilia. La gestione del marchio assorbe molte energie e si intravvede il rischio di esportare una facciata dietro la quale si nasconde l immagine di un bambino idealizzato. A noi è mancata una certa base teorica di quanto abbiamo visto. Il richiamo dei padri fondatori è certamente importante, così come è palese il richiamo di grandi autori del mondo dell educazione e della psicologia (ad esempio Jerome Bruner) e, in tempi più recenti, Peter Moss (2009) Ci sembra tuttavia che manchi un identità teorica che sia in grado di posizionare, anche in modo critico, il bambino che prende forma nelle esperienze di Reggio. Per chi è alla ricerca di un costruttivismo che concede importanza ai cambiamenti in atto negli ambienti in cui nascono e crescono le nuove generazioni trova a Reggio molte occasioni per rilevare due considerazioni. La prima. Non abbiamo finito di capire la prima infanzia. La scuola dell obbligo avrebbe molto da imparare dai laboratori di Reggio. Purtroppo i programmi e la didattica che la caratterizzano rivolgono costantemente lo sguardo verso il raggiungimento del grado scolastico superiore dimenticando la complessità della costruzione mentale dei primi anni di vita. La seconda. La fonte della conoscenza è nella ricerca permanente. Ma gli esiti di tale ricerca sono produttivi nella misura in cui riescono a dialogare con la realtà sociale, culturale ed economica. E, da tale punto di vista, è certamente un esempio che merita di essere conosciuto. 11

12 Fig. 12: la presidente di Reggio Children Carla Rinaldi con l autore dell articolo. Sarebbe auspicabile poter trasferire la mostra di Reggio anche in Svizzera, e ciò proprio nel momento in cui ci chiediamo se esistono criteri per orientare l educazione e la formazione nella prima infanzia. Bibliografia Dahlberg G., Moss P. (2005) Ethics and Politics in Early Childhood Education. London: Routledge Moss, P. (2009) There are alternatives! Markets and democratic experimentalism in early childhood education and care. The Hague: Bernard van Leer Foundation Schürch, D. (2007) Psicodidttica della fotografia nel bambino tra 3 e 7 anni. L altro sguardo sul territorio. Milano: Franco Angeli Vecchi,V. (2010) Art and Creativity in Reggio Emilia. London: Routledge 12

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