Misurare la redditività della banca

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1 Misurare la redditività della banca Milano, settembre 2013 dr.giliberto Camillo dr.ferfoglia Marco Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità delle società di appartenenza Riproduzione vietata/partial or total reproduction and trasmission is forbidden 1. Introduzione Un filone della finanza sviluppatosi già negli anni ottanta individua nella creazione di valore l obiettivo principale delle aziende, in quanto le scelte gestionali di un impresa devono essere tali da creare utilità per l insieme degli stakeholders. Un'ulteriore peculiarità della creazione di valore è la capacità di misurare l'efficacia e la capacità del managment. Anche una banca riesce a rafforzarsi nel tempo ed aumentare la sua capitalizzazione, se riesce a generare valore per la clientela, i dipendenti e gli azionisti. Nel corso degli ultimi anni, le istituzioni finanziarie italiane hanno vissuto profondi cambiamenti; di riflesso ciò ha implicato una profonda rivisitazione degli aspetti organizzativi, della gestione del business e delle politiche commerciali. Altre importanti innovazioni hanno interessato il tema della misurazione delle performance, che sempre più si stanno allineando alle metodologie del mondo della finanza. In particolar modo, le logiche di tipo contabile, che individuavano nel ROE l indicatore per la determinazione della redditività si sono dimostrate inadeguate nel considerare le diverse tipologie e gradazioni dei fattori di rischio, a parità di volumi e di spread realizzati. La moderna teoria finanziaria contempla che in presenza di un maggior livello di rischio vengano generati rendimenti sempre crescenti, in quanto risulta più alta la probabilità che possano verificarsi anche consistenti perdite derivanti da fattori di mercato o da eventi esogeni. Pertanto, la corretta individuazione e misurazione dei rischi diventa rilevante per poter stimare: Il condizionamento dei rischi nei confronti dei risultati economici. Le perdite attese e le perdite inattese. Il capitale della banca e del caso adeguare la sua consistenza. Pagina 1

2 2. Value Based Management Il Value Based Management (Vbm) è la modalità gestionale che persegue l obiettivo di creare valore per gli stakeholders. La principale caratteristica del Vbm è di definire una stretta relazione tra gli obiettivi degli azionisti e quelli perseguiti dal management. Il Vbm influenza l intero processo di pianificazione strategica e operativa fino a condizionare l attività di budgeting e di controllo, coinvolgendo tutti i livelli organizzativi della banca. Gli obiettivi di creazione del valore definiti a livello aziendale, sono trasformati secondo una procedura top down in obiettivi specifici per i singoli centri di responsabilità della banca. Pertanto una delle peculiarità del Value Based management è quella di suddividere l obiettivo aziendale in più obiettivi da assegnare ai singoli centri di responsabilità, in modo che esista una concatenazione rigorosa tra gli obiettivi di ciascun segmento operativo. Condizione indispensabile per il buon funzionamento di tali tecniche è che l indicatore di riferimento ma anche l obiettivo finale siano condivisi e realizzabili da parte delle singole unità di business. In particolar modo, ciascuna unità deve essere in grado di perseguire gli obiettivi assegnati senza subire condizionamenti esogeni. La scelta di un indicatore in grado di misurare la creazione di valore costituisce un punto cruciale per l efficacia delle tecniche di Vbm. Le tecniche di Value Based Managment sono orientate a misurare l extrarendimento, ovvero la differenza tra il rendimento atteso ed il costo del capitale investito come proxy al valore di mercato. La creazione di valore si manifesta mediante un processo continuo connesso alla gestione, pertanto il valore "creato" o "distrutto" deve essere valutato tenendo in considerazione anche il relativo profilo temporale. Da un punto di vista tradizionale la redditività è la capacità di una banca o di un impresa a produrre reddito. Un impresa che manifesta delle perdite ovviamente non genera valore per gli azionisti, pertanto nell ottica di creazione valore è necessario che il reddito prodotto sia tale da superare anche il costo del capitale. Affinché si possa generare valore aggiunto è necessario che la somma dei valori attuali dei differenziali tra "il reddito" e "il costo del capitale" sia dunque positiva. 3. Struttura organizzativa articolata in business units L aggiornamento delle strutture organizzative costituisce la premessa per predisporre adeguatamente le misure contabili e di performance aggiustate per il rischio. L'adozione nelle banche di assetti organizzativi di tipo divisionale vanno messi in relazione alla necessità di individuare dei centri di responsabilità riconducibili alle business units. Pagina 2

3 La gestione orientata alla generazione di valore si può impostare mediante due linee d azione: Procedura Top Down, dove l obiettivo principale viene fissato a "livello direzionale" e successivamente trasformato in diversi obiettivi per le singole business unit. Procedura Botton Up, in questo caso le business unit nel loro insieme vanno considerate come un portafoglio di attività, pertanto la redditività delle singole unità devono essere adeguatamente aggregate per definire la redditività aziendale. Le diverse business units si possono considerare "unità autonome", in quanto le stesse possono disporre di proprie risorse finanziarie, umane, tecnologiche ed immobiliari. Ciascuna unità operativa, in cui può essere scomposta la banca, dispone quindi di un proprio stato patrimoniale e di un conto economico. Nello stato patrimoniale sono rappresentate le attività e passività nei confronti del mercato e delle altre unità operative, insieme all evidenza del capitale. Mentre il conto economico individua la redditività della banca, ovvero il differenziale fra il margine di intermediazione ed i costi delle singole unità. L aggregazione dei risultati economici delle business units formano il risultato economico della banca. La numerosità delle unità operative dipende dall'articolazione aziendale delle banca, queste possono essere suddivise in base alle loro caratteristiche funzionali in: Unità Infrastrutturali: amministrazione, personale, controllo e legale. Unità Operative: commercial banking, corporate, private banking, para-bancario. 4. Gestione del capitale della banca Capital allocation In prima istanza la gestione del capitale deve essere finalizzata a fronteggiare le possibili perdite derivanti dal rischi di credito, mercato, operativi e di liquidità; in seconda istanza per riconoscere un soddisfacente livello di remunerazione agli azionisti e agli altri stakeholder. Pagina 3

4 La determinazione della dotazione patrimoniale ottimale di una banca è da sempre oggetto di studi e diverse sono le sue definizioni: 1. Capitale contabile, ovvero il "patrimonio netto" rappresentato dalla differenza fra le attività e le passività di terzi, così come espresse dal bilancio. In termini semplicistici è composto dal capitale sociale, dalle riserve e dagli utili o perdite dei diversi esercizi. 2. Capitale regolamentare o patrimonio di vigilanza è il patrimonio complessivo della banca, valido ai fini delle normative di vigilanza, che deve corrispondere indicativamente all'8% delle attività ponderate per il rischio. E' composto dalla somma del "Patrimonio di Base" (capitale sociale, riserve, utile o perdite di periodo) e dal "Patrimonio Supplementare" (riserve aggiuntive, strumenti ibridi e passività subordinate). 3. Capitale economico o capitale a rischio CAR (capital at risk) è il capitale necessario per fronteggiare i rischi assunti dalla banca come quelli di credito, mercato ed operativi; per questo motivo è detto anche "capitale a rischio". Nel caso delle banche quotate in borsa il valore economico corrisponde alla "capitalizzazione di mercato", che si ottiene moltiplicando il valore della quotazione di un azione per il numero delle azioni emesse. Il capitale disponibile CD è rappresentato dalla dotazione complessiva del capitale effettivamente a disposizione della banca, che viene allocato in base al desiderato "profilo rischio rendimento". Naturalmente il capitale disponibile CD deve essere almeno in grado di coprire le diverse tipologie di rischi bancari, rappresentati dal capitale CAR. Il surplus di capitale presente presso il capitale disponibile è definito Controlled Excess Capital CEC, che ha la finalità di cogliere le opportunità d'investimento presenti presso il mercato sotto la responsabilità del top managment. L'analisi dell'efficienza del "capitale bancario" può essere valutata sia a livello complessivo della banca che per singola business unit, confrontando il "capitale assorbito ex post" con il "capitale allocato ex ante". Il capitale allocato coincide alla somma del "capitale di funzionamento" con il "capitale a rischio CAR". Mentre il capitale assorbito é pari al "capitale di funzionamento" effettivamente utilizzato sommato al "capitale a rischio" e alle "perdite o utili realizzati". Pagina 4

5 "Indice dell'efficienza del capitale bancario" è rappresentato dal seguente rapporto: "Capitale assorbito ex post" / "Capitale allocato ex ante" Tale rapporto può evidenziare: Una gestione efficiente del capitale bancario per valori dell'indice inferiori all'unità. Una gestione inefficiente del capitale bancario per valori dell'indice inferiori all'unità. Viene pertanto confermato l interesse di definire e quindi comunicare il capitale economico della banca nei confronti degli azionisti e del mercato; inoltre dal punto di vista funzionale si può utilizzare il concetto di CAR anche come strumento di gestione per: 1. Decidere dove allocare il capitale; ovvero se espandere o ridimensionare un determinato portafoglio. 2. Valutare le performance delle singole unità operative e dei relativi managers. 3. Definire ed eventualmente modificare i prezzi interni, in termini di costi e ricavi di ciascuna area operativa. 5. Il capitale economico diversificato CAR d Il capitale economico CAR può essere calcolato con diverse modalità tecniche e finalità. In questo contesto ci soffermeremo sul significato del capitale economico diversificato, lo stesso contempla che le singole unità aziendali non vadano analizzate in modo a se stante, bensì come componenti di un portafoglio di attività della banca, ove il consumo di capitale di ciascuna business unit può diminuire grazie ai benefici della diversificazione. Nella maggioranza dei casi si verificherà, che a seguito della diversificazione, i contributi generati dal capitale economico diversificato saranno inferiori all apporto stand alone. CAR d < CAR Il capitale economico diversificato CAR d assume pertanto le seguenti caratteristiche: 1. I valori economici di ciascuna unità o portafoglio devono anche esprimere i parametri sensibili alla loro correlazione. 2. Le unità con un maggior grado di diversificazione potranno conseguentemente disporre di un'assegnazione di capitale maggiore, detta caratteristica viene definita incentive compatible. 3. La somma dei singoli capitali allocati CAR d i corrisponde al capitale complessivo CAR d, tale caratteristica è definita come additiva. Pagina 5

6 CAR d = Σ i CAR d i Il capitale economico diversificato CAR d i in modo semplificato con: per singola unità operativa si può esprimere CAR d i = EC i ρ bu- i K/K i EC i = quota del capitale economico nominale assegnato alla singola unità operativa o riferita ad una specifica esposizione creditizia. ρ bu-i = il coefficiente di correlazione misura il grado di dipendenza fra il comportamento del singolo portafoglio rispetto a specifici fattori di rischio del portafoglio complessivo. Se il coefficiente di correlazione è negativo, i diversi portafogli crescono in modo inversamente proporzionale, mentre se la correlazione è positiva i portafogli si muovono in misura proporzionale. K/K i = rappresenta un parametro dimensionale, che risulta tanto più alto quanto più consistente è l unità analizzata. L analisi del capitale economico diversificato CAR d risulta efficace per verificare le aree di miglioramento della banca, in termini di redditività e rischio per le singole unità di business. Questa tecnica può essere applicata con successo anche per impostare e verificare la gestione dei diversi portafogli creditizi assegnando ad ogni subportafoglio il relativo coefficiente di correlazione sulla base del: Segmento di appartenenza, ovvero "large corporate", "corporate", "retail", "private". Settore produttivo, come edilizia, tessile, prodotti chimici, trasporti eccetera. Aree geografiche, suddivise ad esempio per regioni. 6. Performance aggiustate per il rischio - RAP E' divenuta prassi consolidata per gli intermediari finanziari utilizzare per le loro decisioni gli "indici di redditività corretti per il rischio"; in quanto le tradizionali misure di redditività di natura contabile, come il RoC (Return on Capital = Utili Netti Realizzati / Capitale Impiegato), non permettono di identificare la reale generazione valore. Si parla di RAP (Risk Ajusted Performance) quando si vuole utilizzare degli indici che misurano la redditività di una banca o di una sua business unit, considerando il margine economico messo in relazione al relativo capitale di rischio impegnato. Le "misure di performance aggiustate per il rischio", possono essere interpretate come varianti al RoC, che viene normalizzato attraverso un meccanismo di ponderazione del rischio al numeratore oppure al denominatore. Le misure di Risk Adjusted Performance, che tengono in considerazione dell'influenza dei "rischi bancari", solitamente possono essere utilizzati come: Supporto alle scelte d'investimento dell alta direzione per le diverse business areas. Target da raggiungere nella gestione dalle singole aree gestionali. Pagina 6

7 Le misure di RAP (Risk Ajusted Performance) misurano le performance interne calcolate mediante processi di stima effettuati dal management che utilizza informazioni e valutazioni soggettive non facilmente replicabili verso l esterno. La banca può essere "scomposta" in tante business units, ciascuna caratterizzata da una rischiosità ed una redditività aggiustata per il rischio. L'indicatore che misura il comportamento della banca nel suo insieme può essere espresso come la ponderazione degli indicatori delle singole unità di business. Analizziamo quindi alcuni indicatori ricorrenti del Risk Adjusted Performance: a. Il RoRAC Return on Risk Adjasted Capital Tale indice è solitamente utilizzato per valutare le attività finanziarie e bancarie che hanno differenti profili o livelli di rischio. Dopo aver calcolato la probabile redditività, questa viene messa in relazione al capitale bancario aggiornato alle relative perdite potenziali. Il RoRAC è quindi rappresentativo dell approccio al capitale al rischio, dove le diverse componenti di rischio condizionano la valorizzazione del capitale bancario. b. Il RARoC Risk Adjusted Return on Capital Tale indicatore rappresenta una misura di performance ottenuta dal rapporto tra il rendimento atteso di un'attività aggiustata per il rischio ed il patrimonio della banca o il suo valore di mercato. Il RARoC misurato ex ante è dato dal rapporto tra utile atteso e capitale allocato, mentre il RARoC ex post è calcolato come quoziente tra l utile realizzato e il maggiore tra il capitale allocato e quello assorbito. 7. Volatilità dei risultati - Earning at Risk L'impatto del rischio sull'andamento di ciascuna unità operativa è misurabile considerando la relativa volatilità dei valori economici. Vagliata la difficoltà di assegnare dei "valori di mercato" alle diverse unità operative, è possibile far riferimento ai dati di natura economica individuando "le variabilità dei flussi dei reddito". Pagina 7

8 U AR bu è l' "Utile aggiustato per il rischio" per singola business unit. U AR bu = RA bu σ α L'entità del "utile aggiustato per il rischio" U AR bu è pertanto condizionato dal: RA bu = reddito medio atteso della singola busines unit σ = la deviazione standard indica la "volatilità" ovvero di quanto i valori di una distribuzione del reddito si possono discostare dal valore medio. α = parametro commisurato al livello di confidenza del rischio. E possibile ottenere una stima del capitale a rischio della singola business unit CAR bu ipotizzando che l earnings at risk (utile a rischio generato nel tempo) sia in grado di coprire le perdite degli esercizi futuri, a seguito di un suo investimento ad un tasso risk free (r). CAR bu = Earning at Risk / r = UAR bu / r La metodologia di valutazione del rischio basata sulla volatilità degli utili (Earning at Risk) se da un lato risulta abbastanza agevole, dall altra presenta dei limiti in quanto la modalità di valutazione del rischio si basa su eventi prevedibili (attesi), mentre vengono talvolta trascurate quelle forme di rischio che non possono essere quantificate sulla base di semplici osservazioni. 8. VAR (Value at Risk) La misurazione prudenziale della rischiosità necessita di tecniche evolute che abbiano la capacità di definire sia i rischi "attesi" che quelli "inattesi". La perdita attesa è la misura del rischio creditizio che solitamente la banca si attende di fronteggiare sottoforma d inadempienze ordinarie e di crediti deteriorati; mentre per determinare una stima delle perdite inattese è possibile ricorrere alle tecniche del Var (Value at Risk). Pertanto il rischio creditizio per una banca si compone della: Perdita attesa = Expected Loss EL = EAD PD LGD EAD exposure at default o entità dell esposizione al momento del default; PD probability of default o probabilità d insolvenza; LGD loss given default o stima dell entità del credito che non si è riuscito a recuperare. Perdita inattesa = Unexpected Loss UL = calcolata mediante le tecniche del Value at Risk. La perdita inattesa UL è definita come la possibile variabilità delle perdite attorno al valore medio atteso di EL. Pagina 8

9 Definizione del Value at Risk. Il VAR è una tecnica di misurazione del rischio di un'esposizione creditizia o di un portafoglio, che consiste nel quantificare la "massima perdita potenziale" (UL Unexpected Loss); avendo assegnato un determinato livello di probabilità all evento (confidenza), per un arco temporale predefinito solitamente di un anno. Le perdite complessive di un portafoglio crediti, misurate dal Var, devono trovare sufficiente copertura nel patrimonio della banca. Come appena descritto il VAR può essere interpretato come "capitale a rischio" ovvero il Car (Capital at Risk) necessario per fronteggiare il "rischio di credito". Diverse sono le modalità tecniche di calcolo del Var, nel nostro caso rappresentiamo in modo semplificato il metodo varianza - covarianza o parametrico molto diffuso tra le istituzioni finanziarie. Tale approccio è caratterizzato dalla sua semplicità concettuale e dal fatto che la distribuzione dei fattori di mercato dai quali dipende il valore dell esposizione creditizia è rappresentata dalla "curva normale - gaussiana". La perdita inattesa espressa dal VAR BU i relativa al rischio di credito per una determinata unità operativa, può calcolarsi dopo aver stabilito l orizzonte temporale di riferimento ed il livello di rischio da affrontare con: VAR BU i = Vi δ σ z Vi = valore dell esposizione creditizia o di una parte del portafoglio. δ = sensibilità dell esposizione creditizia di variare, al modificarsi del mercato di riferimento e dei relativi fattori di rischio. σ = volatilità stimata dei fattori di rischio espressa dalla relativa deviazione standard. z = fattore scalare che specifica il livello di rischio da affrontare, in corrispondenza di un definito livello di confidenza. Come si desume dalla formula sopra riportata, la perdita inattesa VAR BU i è condizionata negativamente dalla sensibilità dell esposizione creditizia ed anche dalla volatilità stimata. Per definire il VAR bu di ciascuna unit, si deve certamente tenere in considerazione i valori manifestati dalle singole Value at Risk per le differenti categorie di rischio (credito, mercato, operativo, liquidità) ma si debbono anche valutare i benefici derivanti dai coefficienti di correlazione tra i citati fattori di rischio. 9. Conclusioni Le banche internazionali ed anche nazionali in un momento di incertezza generalizzata trovano maggior difficoltà nel reperire nuovi capitali sui mercati, ma anche altre strade alternative risultano ora più tortuose e strette, ricordiamone alcune: Sviluppo di nuovi business maggiormente redditizi. Riduzione dei costi del personale e da servizi. Adozione, non solo per gli istituti di grande taglia, della misurazione del capitale basata sul "Internal Rating Based". Oltre alla quantità del capitale, risulta utile ottimizzare l allocazione dello stesso mediante le tecniche del Capital at Risk, individuando quelle aree di business che Pagina 9

10 siano in grado di generare redditività ma anche di beneficiare di coefficienti di correlazione limitati. Ogni banchiere ha ora adeguati strumenti per fronteggiare la volatilità dei risultati (Earning at Risk) in modo tale che gli stessi non si trasformino in "sgradite sorprese". Potranno anche essere individuati portafogli creditizi con adeguati profili di rischio, tali da tenere sotto controllo le perdite inattese mediante l'applicazione di sofisticate tecniche come il Value at Risk. Pagina 10

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