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1 LA NOZIONE DI COMPETENZA PROF. NICOLA PAPARELLA

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3 1 Nella lezione precedente abbiamo detto che nel discorso relativo al cambiamento vanno a collocarsi due questioni: - Il paradigma della formazione permanente, - L idea di competenza. Questa intera lezione è centrata sulla nozione di competenza. Perché nei discorsi sull Educazione degli adulti è più opportuno riferirsi alla nozione di competenza anziché alla nozione di conoscenza? La competenza è quel patrimonio complessivo di risorse di un individuo, espresso in rapporto ad un contesto e ad un compito, ossia deducibile dal risultato di un comportamento in risposta a specifiche richieste del contesto. Chiariamo meglio. Facciamo un esempio di immediata comprensione. Immaginiamo di essere in cucina e di dover affrontare un imprevisto; metteremo in moto una serie di risorse, conoscitive anzitutto: tutti sappiamo che per spegnere una fiamma, ad esempio, è necessario soffocarla, come tutti sappiamo che versare dell acqua nell olio bollente non è propriamente un operazione raccomandabile. Metteremo anche in moto delle risorse che sono di tipo emozionale, legate all abitudine, al contesto, alla propria capacità di servirsene. Il comportamento esaminato nella sua globalità e che è dato da conoscenze, da emozioni, da abitudini, da abilità, da destrezza, tutto questo in risposta alle sollecitazioni e alle provocazioni dell ambiente, tutto questo ci dà la competenza. Quindi c è un mix di elementi: la specificità del lavoro, alcune caratteristiche personali, alcune risorse messe in gioco nell attuazione del compito tutto questo entra nella competenza. Nel 1996, l ISFOL, in Italia, ha indicato tre macro-aree: - Le competenze di base, - Le competenze tecnico-professionali, - Le competenze trasversali. Con competenze di base, l ISFOL intendeva i requisiti minimi per l occupabilità, per lo sviluppo professionale; tra queste competenze erano comprese l informatica, la conoscenza delle lingue, ecc. È chiaro che se parlassimo di competenze di base in un contesto differente da quello 3 di 6

4 preso in considerazione dall ISFOL, e riconducibile al mondo del lavoro, metteremmo, tra le competenze di base, altri elementi al posto o in aggiunta a quelli evidenziati. Con competenze tecnico-professionali, venivano intesi dei saperi e delle tecniche operative che sono proprie ad alcune attività in riferimento a specifici processi lavorativi. La competenze trasversali erano invece ricondotte alle abilità relative al saper mettere in atto strategie efficaci nei più svariati settori e nelle più diversificate professioni. Mettere in atto strategie per utilizzare al meglio le risorse possedute in termini di massima coerenza con le esigenze del compito. Come vediamo, nella classificazione dell ISFOL ci sono rimandi ad universi simbolici che non ci sembrano proprio del tutto coerenti. Il succo di quanto l ISFOL sostiene è che la competenza è data dalla somma di conoscenza più abilità. È facile a dirsi ma è difficile da spiegarsi a livello operazionale. È c è anche una carica di ambiguità, che reca aspetti sottintesi. Forse al di là della definizione, giova esaminare il modello interpretativo. Per l ISFOL, lo ripetiamo, competenza = conoscenze + abilità. Proviamo ad andare oltre questo modello. Oltre a conoscenze ed abilità, aggiungiamo allora un altro elemento: l identità. Se ipotizziamo di avere due diversi soggetti con il medesimo bagaglio di conoscenze e di abilità, non è facilmente intuibile che l identità di ciascuno incide diversamente sul collegamento tra i due aspetti segnalati dall ISFOL? E ancora, oltre all identità, aggiungiamo il contesto. Lo abbiamo già detto che le competenze si giocano nel contesto e che, a seconda del contesto, ci può essere una reazione comportamentale differente. E oltre al contesto, ulteriore variabile, le motivazioni. Pensiamo al ragazzo che scende in campo con la voglia di riscattarsi e che possiede perciò una forte motivazione a farlo. Sarà questo un motore aggiuntivo che, a parità di abilità, di conoscenze, farà la differenza, potenziando la sua competenza. Conoscenza, abilità, identità, contesto, motivazioni: tutti questi elementi, come potrete vedere nelle diapositive, sono collegati a formare un pentagono, all interno del quale sono tracciate delle diagonali che stanno ad indicare i rapporti diretti tra ciascuna delle varie dimensioni prese in considerazione. 4 di 6

5 Questo pentagono diviene un esagono se aggiungiamo l elemento dell alterità, del rapporto con gli altri. Tutto ciò dà quello che suggestivamente chiameremo il diamante delle competenze. Quali sono le competenze di cui ci occuperemo in questo programma di Educazione degli adulti? Le competenze vanno specificate a seconda del contesto, a seconda del compito, a seconda del processo che prendiamo in esame. Prima competenza: il sapere. Gli adulti sanno, e l Educazione degli adulti serve ad accrescere il sapere. La formazione destinata agli adulti è una risposta ad un bisogno di conoscenza. Seconda competenza: il potere. Il potere è una risposta a un bisogno di produttività., che ciascuno di noi possiede. Il potere è nelle cose che realizziamo. Terza competenza: l esserci. Si tratta della risposta al bisogno di essere presente nel mondo. La prima manifestazione dell esserci è la funzione motoria. Ho bisogno di essere nel mondo e quindi di camminare, di muovermi, ma oltre la funzione motoria, ciascuno di noi deve poter essere nel mondo e comprendere i messaggi della città che attraversa, sentirsi padrone di ciò che vede, di ciò che legge, ecc. Quarta competenza: il dire, intesa come risposta al bisogno di espressione. Altra competenza: l essere, cioè il bisogno di identità. Ancora: il comunicare, quale risposta al bisogno di relazione e di convivenza. Ulteriore competenza: il volere, che è risposta al bisogno di autonomia: voglio, quindi decido, scelgo. Ultima competenza, competenza del progettarsi. Essa è una risposta ad un bisogno di senso. Quelle appena menzionate sono le competenze che entrano in gioco in qualunque disegno di Educazione degli adulti. Andando avanti prendiamo in considerazione due speciali bisogni. Ci chiederemo a scuola o all università? C è una risposta al bisogno del fare; chiariamo meglio: a scuola o all università ci si va per studiare, per esercitare il pensiero critico, per sapere. Proprio per questo, a scuola o all università, nasce, si manifesta, diventa talvolta irruente il bisogno del fare. Oggi ci sono progetti di riforma della scuola e dell università che tentano di introdurre momenti di tirocinio proprio per dare ai ragazzi opportunità di esercizio effettivo. 5 di 6

6 Ma attenzione, nel lavoro, dove il fare è quotidiano, soprattutto nelle fabbriche, nelle officine, nasce e cresce il bisogno della riflessione critica. Allora, vediamo, laddove predomina il dire, serpeggia, è nascosto il bisogno del fare; laddove predomina il fare, serpeggia, è nascosto il bisogno della riflessione critica. Vi è necessità di stabilire un collegamento tra questi due bisogni. Vi è necessità di curare la transizione tra scuola e università, da una parte, e mondo del lavoro, dall altra, perché i due bisogni del fare e della riflessione critica possano finalmente incrociarsi. E allora la competenza è una struttura. Ma attenzione: struttura non è l impalcatura, è un modo di funzionare, è un modo di muoversi, è lo stile del comportamento. La competenza è il modo di esprimersi, di realizzarsi, di compiersi del comportamento, e quindi della persona. La competenza è un modo di funzionare della persona: di questo deve tener conto qualunque progetto di Educazione degli adulti. 6 di 6

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