Mobile learning and Activity Theory
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1 Peer Reviewed Communications Mobile learning and Activity Theory Maria Antonietta Impedovo Università degli Studi di Macerata Keywords: mobile learning, Teoria dell Attività, agentività Scopo di questo articolo è quello di interpretare il mobile learning all interno della cornice teorica della Teoria dell Attività. Alla luce dei contributi presenti in letteratura, si evidenziano alcuni concetti chiavi del mobile learning. In particolare il focus è centrato sul tema dell agentività for citations: Impedovo M. A. (2011), Mobile learning and Activity Theory, Journal of e-learning and Knowledge Society, v.7, n.2, ISSN: , e-issn: Journal of e-learning and Knowledge Society Vol. 7, n. 2, Maggio 2011 (pp ) ISSN: eissn:
2 Peer Reviewed Communications - Vol. 7, n. 2, Maggio Introduzione Il mobile learning è un tema particolarmente ricco e affascinante, ampliamente esplorato da una lunga serie di studi (Sharples, 2006). Con questo contributo si vuole parlare di mobile learning all interno della prospettiva teorica della Teoria dell Attività. Questo modello è particolarmente utile perché permette di tenere in considerazioni diverse caratteristiche proprie del mobile learning. In particolare la domanda di ricerca del presente lavoro è: quale contributo offre la Teoria dell Attività come cornice teorica del mobile learning? 2 Verso una definizione di mobile learning Dare una definizione di mobile learning non è semplice, considerando che alcune definizioni si sono focalizzate maggiormente sulle periferiche mobili utilizzate, mentre altre sottolineano caratteristiche come la possibilità di un apprendimento onnipresente (Pieri & Diamantini, 2009). Certamente l avvento capillare delle periferiche mobili ha contributo in maniera decisiva all affermarsi del mobile learning come nuova espressione dell apprendimento. In particolare, cellulari e portatili sono diventati strumenti modellati dalle esigenze dell utente e che attraversano i confini dell educazione formale e informale. Tuttavia, come sottolinea Keegan (2005), il focus del mobile learning è sulla mobilità, ma non solo riferita agli strumenti ma più adeguatamente intesa come mobilità dell utente. Quest ultima riflessione viene inglobata nella definizione proposta da Tylor (2006) che declina il concetto di mobilità inteso come un apprendimento mediato dai dispositivi mobili; dalla mobilità dell apprendista e dalla mobilità dei contenuti e delle risorse. 3 Verso un modello teorico del mobile learning Sono stati diversi i tentativi di concettualizzare e riflettere sul mobile learning inquadrandolo all interno di una cornice teorica adeguata. L analisi che effettua Traxler (2009) riporta tre diverse possibilità per ricercare e rendere possibile una teoria adatta al mobile learning: importare teorie dall apprendimento tradizionale; sviluppare una teoria a carattere locale; sottoscrivere alcune più generali e astratte teorie. Ciascuna di questa opzione presenta anche delle corrispondenti difficoltà: nel primo caso si può presentare il problema della trasferibilità della teoria; nella seconda opzione la questione è quella della validità; nel terzo caso la difficoltà da affrontare è quella della specificità e della adattabilità. Di seguito prendiamo in considerazione la terza opzione delineata: ovvero si esplorerà il 110
3 Maria Antonietta Impedovo - Mobile learning and Activity Theory contributo offerto della Teoria dell Attività (Engeström, 1987) alla riflessione sul mobile learning. 3.1 Teoria dell Attività L origine del modello è da ricondurre alla fondazione della «Scuola storico culturale russa», sviluppata in Russia con Vygotsky (1978) e Leont ev (1981) agli inizi del novecento. Punto chiave della Teoria dell Attività è il concetto di mediazione: l attività umana è sempre mediata dall artefatto e mai diretta nel suo rapporto con la realtà (Ligorio, 2010). Il concetto di mediazione è stato in particolare sviluppato da Engeström nel 1987 all interno del testo «Learning by expanding: An activity-theoretical approach to developmental research». Questa cornice teorica, ampiamente riconosciuta a livello internazionale e dalla diffusa applicazione, è stata proposta anche in legame al tema del mobile learning. Di seguito, presentiamo alcuni nodi concettuali presenti in letteratura tra Teoria dell Attività e mobile learning. 3.2 Artefatto Il concetto di artefatto ha una lunga letteratura. Principalmente sono intesi da Vygotskij (1978) come «strumenti» materiali di cui le persone si servono per svolgere le loro attività e da Engeström (1987) come operazioni cristallizzate. Artefatti sono naturalmente anche tutti i cellulari e portatili che ci garantiscono la possibilità di usufruire a contenuti testuali e multimediali: secondo la tripartizione proposta da Wartofsky (1979), questi artefatti sono riconducibili agli artefatti primari, quelli direttamente usati nella produzione. Possiamo rintracciare, legati ad esso, gli artefatti secondari che racchiudono invece le rappresentazioni degli artefatti primari, rendendo possibile il funzionamento dell artefatto primario. Il terzo livello è una classe di artefatti che può arrivare a costituire dimensioni autonome, chiamate da Wartofsky «mondi immaginati»: anche gli artefatti legati al mobile learning sono in grado di retroagire sugli utenti sviluppando e rendendo possibile attività che amplificano le capacità del singolo e della collettività. Il concetto di artefatto viene ripreso dall articolo di Sharples et. al. (2005), dove in linea con la Teoria dell Attività, considerano l apprendimento nella sua dimensione storico - culturale, mediato da artefatti che rendono possibile il raggiungimento di obiettivi e lo sviluppo di competenze. Nello specifico, Sharples et al., delineano due livelli di attività mediate dagli artefatti (2005): il livello semiotico descrive l apprendimento come un sistema semiotico dove l azione del soggetto per raggiungere l obiettivo è mediato da 111
4 Peer Reviewed Communications - Vol. 7, n. 2, Maggio 2011 artefatti culturali; il livello tecnologico rappresenta l apprendimento strettamente collegato alla tecnologia che lo rende possibile. In questo caso i dispositivi mobili sono intesi come agenti decisivi per il processo di apprendimento in atto. Secondo gli autori, la distinzione tra i due livelli di analisi può essere utile per offrire con il piano semiotico un inquadramento teorico e con il piano tecnologico proporre un adattamento al sistema del mobile learning. Tuttavia entrambi i livelli possono essere sovrapposti per permettere una visione olistica più completa del sistema di apprendimento. Con quest analisi gli autori propongono una teoria integrata del mobile learning, orientato verso una profonda co -evoluzione dell apprendimento e della tecnologia, partendo proprio dal concetto di mediazione offerto dagli artefatti. 3.3 Contesto Discutere sul mobile learning può avere diverse sfaccettature per potenziare l apprendimento. Un punto di vista può essere anche lo studio degli ambienti e delle interfacce utili per usufruire al meglio di questo tipo di apprendimento. L articolo di Uden (2007) punta l attenzione sull importanza di avere una operazionale comprensione del contesto per sviluppare delle interfacce flessibili e a vantaggio dell utente. Partendo da queste premesse, l autore propone la Teoria dell Attività come un modello utile per questo tipo di analisi. Infatti le componenti del sistema integrato in una prospettiva sociale e culturale, motivazionale e intenzionale rendono possibile la progettazione di un ambiente personalizzato e dall alta qualità per usufruire al meglio del mobile learning per l utente. L articolo di Hayes et al. (2005) propone, invece, il tema del contesto inteso nella prospettiva culturale e storica dalla Teoria dell Attività come utile per recuperare la dimensione sociale del singolo utente con il suo network di riferimento. Nelle due analisi, anche se diverse, propongono la necessità di sottolineare la dimensione socio culturale del contesto come centrale per migliorare il mobile learning. 3.4 Agentività Un punto chiave presente nel corpus teorico della Teoria dell Attività e che può offrire spunti di riflessione per il mobile learning è quello dell agentività (in inglese, agency). Questo concetto è nato per indicare la capacità delle persone di comportarsi come degli agenti, ossia di agire in modo trasformativo 112
5 Maria Antonietta Impedovo - Mobile learning and Activity Theory nel proprio ambiente. Introdotto dalla teoria sociale cognitiva, è un costrutto fortemente legato all autoefficacia: «among the mechanism of human agency none is more central or pervasive than beliefs of personal efficacy» (Bandura, 2002, p. 270). Nella Teoria dell Attività l agentività umana è legata al rapporto tra il soggetto e gli strumenti che utilizza per raggiungere i suoi obiettivi. Considerando che per sua stessa natura il mobile learning ha un carattere socio - costruttivista (Hayes et al., 2007), il mobile learning permette e attiva forme di agentività permettendo allo studente di sentirsi in posizione centrale nel processo di apprendimento. Questo discorso trova un legame significativo con il mobile learning se legato all autonoma produzione di contenuti multimediali da parte dei singoli soggetti o all autonomia di utilizzare il proprio strumento per accedere ad internet, portando a forme innovative di comunicazione. Promuovere con il mobile learning l agentività permette di essere in linea con le esigenze di una società in continua trasformazione, dove la capacità di agire e intervenire creativamente nella realtà diventa dominante. Infatti, la sfida dell educazione per una global networked society passa anche dal sviluppare e riconoscere le competenze che si possono autonomamente acquisire attraverso gli strumenti tecnologici. Il concetto di agentività dialoga con il mobile learning e potrebbe essere utile per proporre una rinnovata discussione teorica sul legame tra apprendimento e mobile learning. La natura mobile dell apprendimento permette al singolo di essere creatore di contesti e occasioni formative e di un apprendimento autonomo, personalizzando i sentieri dell apprendimento. Pertanto, l evoluzione della tecnologia, che ha reso possibile lo sviluppo del mobile learning, attiva la costruzione di nuovi mondi di apprendimento (Rossi, 2009). Conclusioni Con il mobile learning si accentua il carattere fluido della cultura, dove i confini così artificiosamente segnati dall apprendimento tradizionale (formale/ informale; competenze scolastiche/competenze non formalizzate ecc ) vengono meno. Questo diventa strategico per ridare centralità reale all attività del singolo nella sua dimensione sociale: «boundary crossing occurs because human beings are involved in multiple activities and have to move between them» (Engeström, 2009). In conclusione, il contributo della Teoria dell Attività al mobile learning è significativo perché sottolinea la necessità del singolo di procedere in modo agentivo con la costruzione della propria conoscenza e l espansione del proprio apprendimento. 113
6 Peer Reviewed Communications - Vol. 7, n. 2, Maggio 2011 BIBLIOGRAFIA Bandura A. (2002), Growing primacy of human agency in adaptation and change in the electronic era, European Psychologist, 7, Cole M. (1988), Cross-cultural research in the sociohistorical tradition, Human Development, vol. 31(3), pp Engeström Y. (1987), Expansive Learning at Work: toward an activity theoretical conceptualization, Journal of Education and Work, Vol. 14, No. 1, p Engeström Y. (2009), The Future of Activity Theory: A Rough Draft, in: Sannino A., Daniels H., Gutierrez K. D. (eds.), Learning and Expanding with Activity Theory , Cambridge, University Press. Hayes P., Pathak et al. (2005), Cultural-Context of Mobile Learning using Activity Theory, Proc. Of the 6th Annual Irish Educational Technology Users Conference. Keegan D. (2005), The Incorporation of Mobile Learning into Mainstream Education and Training, Proceedings of mlearn2005-4th World Conference on mlearning, Cape Town, South Africa, October Leont ev A. N. (1981), Problems of the Development of the Mind, Moscow, Progress. Ligorio M. B., Pentecorvo C. (2010), La scuola come contesto, Bari, Carocci. Pieri, M., Diamantini, D. (2009), Il mobile learning, Guerini e Associati. Rossi P.G.. (2009), Tecnologie e costruzione di mondi, Roma, Armando Editore. Sharples M. (Ed.) (2006), Big Issues in Mobile Learning: Report of a workshop by the Kaleidoscope Network of Excellence Mobile Learning Initiative, University of Nottingham, LSRI. Sharples M., Taylor J., Vavoula, G. (2005), Towards a Theory of Mobile Learning, in: van der Merwe H, Brown T, Mobile Technology: The Future of Learning in Your Hands, mlearn 2005 Book of Abstracts, 4th World Conference on mlearning, Cape Town, October 2005, Cape Town: mlearn 2005, p. 58. Taylor J. (2006), What are appropriate methods for evaluating learning in mobile environments? Evaluating Mobile Learning, In: M. Sharples, (Ed) Big Issues in Mobile Learning, Nottingham, Kaleidoscope Network of Excellence, Mobile Learning Initiative. Traxler J. (2009), Learning in a Mobile Age, International Journal of Mobile and Blended learning. Uden L. (2007), Activity theory for designing mobile learning, International Journal of Mobile Learning and Organisation archive, 1 (1). Vygotskij L. S. (1978), Mind in Society: the development higher psychological processes, Cambridge, Harvard University Press. Wartofsky M. (1979), Models: Representation and the scientific understanding, Dordrecht, Riedel. 114
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