Brevi riflessioni sull Indice SBN
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- Florindo Perrone
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1 Brevi riflessioni sull Indice SBN maurizio messina Abstract: L intervento delinea, sulla base di una sintetica ricostruzione storica dello sviluppo dell indice SBN, due modelli di architettura (indice leggero e indice pesante ), sottolinea l esigenza di allargare, anche per motivi di sostenibilità finanziaria, le tipologie di materiali gestibili dall indice, e individua alcune criticità nella relazione con gli strumenti di accesso alle risorse digitalizzate, come Internetculturale. Viene inoltre sostenuta la necessità, per SBN, di confrontarsi con gli scenari aperti dai linked open data e dalle tecnologie di supporto al web semantico. Keywords: Risorse elettroniche Gestione [da parte del] Servizio Bibliotecario Nazionale; Internetculturale; Biblioteche digitali. L architettura della rete SBN, quale si è sviluppata negli anni, è una peculiarità italiana. Il progetto originale, che mirava alla creazione di un catalogo unitario dal punto di vista funzionale, e visto in tal modo dall utente, prevedeva che l interrelazione fra i poli locali si realizzasse tramite una struttura di reindirizzamento, 83
2 denominata indice. 1 L indice doveva contenere i soli dati necessari a svolgere la sua propria funzione, dirottare la richiesta di un record catalografico rivolta alla rete verso il catalogo locale che la conteneva. Il centro del sistema era costituito dai poli locali (anticipando un assunto che sarebbe divenuto di moda molti anni dopo: il centro è il punto di vista dell utente ), ai quali l indice era asservito. Tale disegno risultò di fatto irrealizzabile, a causa dell inesistenza all epoca di tecnologie di rete sufficientemente mature. L indice divenne quindi un grande contenitore di record catalografici, sul modello delle grandi reti bibliotecarie americane. In maniera del tutto peculiare, però, i poli locali vennero istituiti, e prosperarono, ponendo le basi, in un epoca in cui la cooperazione, fatta eccezione per i sistemi bibliotecari delle biblioteche di base, si identificava con la catalogazione partecipata, per la gestione cooperativa dei servizi. Il dibattito si è concentrato per molto tempo sugli aspetti negativi dell assetto che si era venuto a creare: un grosso sistema centrale (il centro della stella) era naturalmente appetibile per le grandi aziende informatiche, costruttori di hardware, in una prima fase, poi fornitori di servizi di gestione in senso lato, sempre piuttosto inclini ad una gestione monocratica degli apparati, e poco sensibili a quelle esigenze di apertura dei sistemi e dei formati che si fecero più forti almeno a partire dall epoca del tramonto dei mainframe, rispondendo al principio generale che un infrastruttura nazionale, interistituzionale e cooperativa dovesse essere per natura accogliente, pur con la dovuta gradualità, nei confronti delle entità (nella fattispecie record catalografici) prodotte con sistemi diversi. L ICCU agì, ma ancora di più venne percepito, come il presidio istituzionale di tale assetto, operando anche come produttore di software (ruolo da alcuni considerato improprio). La centralità dell indice pesante come è stato qui delineato ebbe come corollario la centralità delle istituzioni. Senza un tessuto di convenzioni e di accordi fra le istituzioni coinvolte (stato, enti locali, università) e senza la condivisione dei costi non sarebbe mai stato possibile costruire una rete di cooperazione nazionale, quindi il passaggio era obbligato. Anche questo, però, fece sì che la rete SBN, altra peculiarità italiana, non fosse propriamente una rete di biblioteche, con autonoma capacità di programmazione culturale e di spesa, ma piuttosto una rete delle istituzioni cui le biblioteche facevano riferimento. La marginalizzazione delle biblioteche è tuttora evidente nell assetto e nella composizione degli organi di governo del SBN, è non è un caso che solo nel 2014, in un momento critico per tutto il sistema, si sia proposto di tenere l assemblea dei poli. I poli sono il luogo delle biblioteche, e le biblioteche sono il luogo dei servizi. Marginalizzare le biblioteche ha significato non mettere al centro della rete la gestione cooperativa dei servizi. Naturalmente non ci sono solo ombre: altri paesi, più avanzati del nostro dal punto di vista dell organizzazione bibliotecaria, non sono riusciti a realizzare 1 Cfr. C. Leombroni, Il Servizio Bibliotecario Nazionale. Idee, passioni, storia, in: P. Traniello, Le biblioteche italiane dall Unità ad oggi, Bologna, Il Mulino, 2002, pp , in particolare p. 395 e segg. 84
3 una piattaforma unica per l accesso integrato ad una molteplicità di informazioni catalografiche, prodotte da biblioteche eterogenee e sparse sul territorio. Un grandissimo risultato, conseguito già da un ventennio, che non era scontato come oggi ci appare. Un risultato, tuttavia, che sarà tanto più significativo quanto più eterogenei saranno i contenuti della struttura indice. Tale struttura può essere centralizzata (indice pesante, come sopra descritto) o distribuita (indice leggero, con funzioni di reindirizzamento), ed è formata da una componente gestionale e una per l accesso ai dati (OPAC). Con l indice oggi disponiamo di un grande aggregatore generalista, che sembra però non ancora pienamente sfruttato. L indice, infatti, deve poter accogliere qualunque tipologia di materiale, con descrizioni brevi che possono essere un sottoinsieme di quelle eventualmente presenti nei cataloghi specialistici o di interesse locale. Tali cataloghi, tali basi dati, non dovrebbero essere gestiti centralmente, ma lasciati alle cure, anche finanziarie, delle comunità scientifiche o territoriali di riferimento. La struttura indice, così come è stata realizzata, soffre infatti di un grave problema di sostenibilità, e, di più, è l intera rete SBN a costare troppo. Questa non è la sede adatta per riflettere su nuove, possibili e più economiche architetture del sistema, ma, di fatto, i finanziamenti non sono più sufficienti per gestire come basi dati autonome, senza relazione con SBN, la musica, le cinquecentine, i manoscritti. Materiali che devono dunque essere completamente integrati. Particolari problemi, come è ben noto, pongono i manoscritti: sebbene la gestione in indice dei manoscritti musicali sia consolidata, anche grazie ad accurati lavori di mappatura UNIMARC svolti in anni passati, non si può dire altrettanto per i manoscritti tout court. I canoni descrittivi inoltre (non si può certo parlare di standard) non si possono ritenere consolidati, e la tipologia dei materiali è quanto mai varia: un manoscritto medievale, ad es., composito, formato da più unità codicologiche, magari discontinue, pone problemi di descrizione difficilmente gestibili all interno dei formati propri del SBN. Inoltre vanno considerate le modalità di identificazione dei codici, noti per lo più per la loro segnatura, e le abitudini di ricerca degli studiosi, che in genere sanno perfettamente cosa cercano, e si aspettano piuttosto di trovare una bibliografia aggiornata. È indubbiamente necessario approfondire il tema, rifuggendo da troppi tecnicismi catalografici, e tenendo ferma la funzione di reperimento che è propria dell indice. Nel caso dei manoscritti tale funzione si giustificherebbe, da subito, per il reperimento dei codici che sono stati digitalizzati, che sarebbe sufficiente dotare di un identificativo per attuare il legame con le relative immagini, senza necessità d intermediazione di altri ambienti di ricerca, come Internetculturale. Ed è stata forse la limitatezza delle tipologie documentarie accolte dall indice (sebbene, specie a livello dei poli, si siano gestiti molti materiali diversi), unita ad un atteggiamento culturale che potrebbe essere definito aristocrazia delle tipologie che ha fatto sì che il modello di gestione delle risorse digitali che è prevalso fosse sostanzialmente deviante, costoso e poco funzionale. Fra l altro, è brevi riflessioni sull indice sbn 85
4 proprio sui materiali poco o non presenti in indice che si sono concentrati importanti progetti di digitalizzazione. Internetculturale si è posto in concorrenza con l indice SBN (o, più precisamente, con l OPAC che dall indice deriva) rivendicando una propria autonomia nella descrizione degli originali analogici digitalizzati, sulla base di due assunti: la mancata gestione in indice di tutte le tipologie documentarie (appunto) e l opportunità di un accesso per collezioni. Approccio interessante, quest ultimo, ma senza esiti, essendo le collezioni presentate in Internetculturale generalmente fattizie, se non addirittura fittizie. Tale deriva è stata resa possibile da un applicazione non corretta dello schema di metadati MAG, di cui è stata gonfiata a dismisura la sezione <bib>, progettata in origine in funzione puramente strumentale alla realizzazione di un link con la descrizione della risorsa analogica, tanto da poter essere composta, come ipotizzato sopra, solamente da un numero standard. 2 A tale sezione è stato invece attribuito impropriamente il ruolo di nuova descrizione catalografica completa della risorsa analogica digitalizzata. I vincoli che sono stati posti ai progetti di digitalizzazione per conformarsi a questo modello ne hanno fatto lievitare i costi e i tempi di realizzazione, dando vita a una sorta di duplicato dell OPAC indice e pregiudicando la sostenibilità finanziaria di ambedue. Qualunque ragionamento sull indice SBN, dunque, non può attualmente prescindere dal rapporto con le risorse digitali, nel senso che la struttura indice (centralizzata o distribuita che sia) dovrà gestire tutte le informazioni necessarie a istituire i collegamenti con le risorse primarie digitalizzate, da presentare poi all utente nei relativi ambienti di ricerca, senza ulteriori intermediazioni. Questo modello funzionale, però, al di là di sperimentazioni locali, sembra ancora tutto da realizzare. Inoltre, dal momento della costituzione e successivo consolidamento della rete SBN, i motori di ricerca e le reti sociali hanno modificato i modelli di ricerca e fruizione delle informazioni in rete, i domini specifici di archivi, biblioteche e musei (MAB) si sono strutturati con i propri standard e, nonostante risulti palese l esigenza degli utenti di avere una visione unitaria dei patrimoni delle istituzioni della memoria (per non parlare dei variegati prodotti dell industria editoriale sia accademica che commerciale), e dei loro servizi, ancora faticano a trovare un linguaggio comune. Ciò di cui oggi abbiamo bisogno è una struttura di raccordo fra dominî diversi, in grado di estendere ad una pluralità di risorse di diversa tipologia quella funzione di ricerca integrata prevista per l indice fin dalle origini. A differenza di qualche decennio fa, tuttavia, questo obiettivo può essere avvicinato, se non raggiunto, senza utilizzare un contenitore fisico unico dei dati (ovvero un contenitore in 2 Si veda Reference Schema MAG 2.0.1, agosto 2009, pag.15, <http://www.iccu.sbn.it/ opencms/export/sites/iccu/documenti/mag_reference201.pdf; sito consultato il L unico elemento obbligatorio della sezione <bib> del MAG schema (fatta eccezione per i seriali e le parti componenti) è appunto il <dc:identifier>, inteso come identificatore univoco alla risorsa analogica nell ambito di un dato contesto. 86
5 cui il dato compie il suo intero ciclo di vita, dalla creazione alla disseminazione), ma puntando all interoperabilità dei dati medesimi, che possono essere prodotti all interno dei sistemi informativi di un dominio e riutilizzati all interno dei sistemi di un altro dominio (e tale indirizzo potrebbe forse valere anche all interno di un singolo dominio per i materiali più ostici alla normalizzazione, si pensi alle considerazioni precedenti sui manoscritti). La ricerca in atto nelle maggiori istituzioni bibliotecarie internazionali sui linked open data, 3 la pubblicazione di data set interpretabili direttamente dalle macchine (cioè gestibili con processi automatizzati) e riutilizzabili in contesti diversi da quello in cui sono stati creati, ovvero tutte le tecnologie a supporto del web semantico, costituiscono lo scenario con cui SBN deve oggi necessariamente confrontarsi. Anche in questo contesto, tuttavia, va tenuto ben presente che i dati non contano di per sé, ma per i servizi che una loro più larga e libera disponibilità permetterà di costruire. Nota biografica Maurizio Messina, Biblioteca Nazionale Marciana, Biblioteca Statale Stelio Crise Maurizio Messina è nato a Roma ed ha conseguito la Laurea in Scienze Politiche presso l Università La Sapienza. Ha poi conseguito il Diploma di specializzazione in Biblioteconomia e Bibliografia presso la Scuola Vaticana di Biblioteconomia. Entra nei ruoli del Ministero per i Beni e le Attività culturali (oggi Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo) nel 1985, presso la Biblioteca Nazionale Marciana, a Venezia, dove si è nel frattempo trasferito, dopo alcuni anni di lavoro come Bibliotecario presso la Biblioteca della Fondazione Scientifica Querini Stampalia. Alla Marciana si occupa della partecipazione della Biblioteca alla rete informatica del Servizio Bibliotecario Nazionale, organizzando e coordinando per molti anni il Polo veneziano della rete, a cui partecipano 43 biblioteche cittadine, e che gestisce una base dati di oltre due milioni di record. Coordina successivamente vari progetti di digitalizzazione delle collezioni, è Vicedirettore della Biblioteca, e poi Direttore dal febbraio Nello stesso anno gli viene affidato anche l incarico di Direzione ad interim della Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste. Ha partecipato a vari progetti nazionali e internazionali, finanziati dall Unione Europea, come esperto designato dal Ministero, in tema di digitalizzazione delle collezioni e conservazione permanente dell informazione digitale. 3 Cfr. M. Guerrini, T. Possemato, Linked data: un nuovo alfabeto del web semantico, in: Biblioteche oggi,v. 30, n. 3 (aprile 2012), pp. 7-15; C. Bianchini, Il Library Linked Data Incubator Group e il futuro delle biblioteche, in e-lis,2012,<http://eprints.rclis.org/16886/1/bianchini%202012%20 Library%20linked%20data%20e%20il%20futuro%20delle%20biblioteche.pdf>, sito consultato il ;F. Di Gianmarco, Le biblioteche nella rete dei linked data, in Digitalia, a. 7(2012), n. 1,< sito consultato il brevi riflessioni sull indice sbn 87
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