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2 ABSTRACT...3 RIASSUNTO...5 INTRODUZIONE...6 CAPITOLO ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI UMANE...15 ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI DEGLI ANIMALI...21 BSE LA STORIA...32 IPOTESI SULL ORIGINE E LA DIFFUSIONE DELLA BSE...35 FARINE D ORIGINE ANIMALE...37 CAPITOLO TRASMISSIONE DELLA BSE ALL UOMO TRAMITE GLI ALIMENTI...41 IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI...45 CARNE SEPARATA MECCANICAMENTE (MRM)...47 GELATINA: UNA FONTE DI INFEZIONE?...51 SICUREZZA DEL LATTE...55 SIGNIFICATO DEL SEGO BOVINO NELLA TRASMISSIONE DELLA BSE...57 MISURE PER MINIMIZZARE I RISCHI, CAUSATI DALL USO DI PRODOTTI MEDICINALI DERIVATI DA MATERIALE BOVINO MISURE PER LA MINIMIZZARE I RISCHI PER GLI ESSERI UMANI DA MATERIALI UMANO-DERIVATI RISCHI DI TRASMISSIONE DI CJD DAL SANGUE E DAI PRODOTTI DEL SANGUE CAPITOLO HACCP E BSE...80 ASPORTAZIONE DELLA COLONNA VERTEBRALE...82 SORVEGLIANZA DELLA BSE...87 TRATTAMENTI DI STERILIZZAZIONE...89 NORMATIVE NAZIONALI...90 BIBLIOGRAFIA

3 ABSTRACT The assessment of the BSE risk continues to be based on the assumption that BSE arose in the United Kingdom (UK) and was propagated through the recycling of bovine tissues into animal feed. Later the export of infected animals and infected feed provided the means for the spread of the BSE-agent to other countries where it was again recycled and propagated via the feed chain. For all countries other than the UK, import of contaminated feed or infected animals is the only possible initial source of BSE that is taken into account. Other sources such as a spontaneous occurrence of BSE at very low frequency, or the transformation into BSE of other (animal) TSEs (scrapie, CWD, TME, FSE5) being present in, or imported into a country are not considered, as they are not scientifically confirmed. In addition surveillance data on other TSEs are generally inadequate for assessing their prevalence. The only transmission vector considered in the model continuos to be feed. Blood, semen and 3

4 embryos/ova are not seen as effective transmission vectors and accordingly, blood meal or embryos/ova and semen are not taken into account. The recent results of large scale BSE-testing in combination with reports on feed controls have further underpinned the opinion of the SSC that any cross contamination of cattle feed with mammalian MBM, even well below 0.5%, represents a risk of transmitting the disease. The EU does not discount the issue of regional differences, for example in the types of animal husbandry, e.g. dairy or beef, or with regard to feeding or to slaughtering ages. If complete data sets could be provided on a regional scale, i.e. clearly relating to a defined geographical area smaller than a country, these could be assessed in the same way as data referring to entire countries. The purpose of this thesis is to review the current precautionary risk-based approach. 4

5 RIASSUNTO E in corso a vari livelli una valutazione del rischio BSE che mira allo sviluppo di una strategia di gestione del rischio basata sul cosiddetto approccio cautelativo. Essi devono in primo luogo considerare la necessità di ridurre significativamente o di eliminare l infettività da TSE nell alimentazione dei ruminanti. Altri punti chiave di questo tipo di approccio sono i controlli sull efficacia dei processi di trasformazione e quelli dei pericoli derivanti dai tessuti bovini. Infine la necessità di un effettiva sorveglianza della malattia ha imposto che in ciascun paese fossero condotte indagini sugli allevamenti e le strategie produttive. Scopo della presente tesi è passare in rassegna, alla luce delle recenti acquisizioni, le varie possibilità di controllo derivanti dall applicazione del cosiddetto approccio cautelativo. 5

6 INTRODUZIONE La Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE) è una malattia neurologica degenerativa, costantemente fatale, che colpisce i bovini. La BSE appartiene al gruppo di malattie denominate Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (EST). La BSE ha fatto la sua comparsa come nuova malattia nel Regno Unito nel 1986 anche se, da un indagine retrospettiva, la sua prima comparsa risalirebbe al In seguito la malattia ha assunto l andamento di una vera e propria epidemia con bovini affetti clinicamente, distrutti (dati riferiti al 2 gennaio 2001). L andamento dell epidemia per anno evidenzia come allo stato attuale si sia in marcata fase decrescente, tanto che nel 2000 i casi clinici di BSE diagnosticati in Gran Bretagna, sono stati soltanto

7 La prima particolarità della BSE, rispetto alle altre EST, risiede nella diffusione che la malattia ha avuto a partire dalla sua comparsa, mentre le altre EST sono caratterizzate da un andamento sporadico. L identificazione di una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (nvcjd) nel Regno Unito e gli studi svolti su di essa, hanno portato alla conclusione che il legame tra la BSE e la nvcjd sia pressoché certo. Nel marzo 1996 il Ministro della Sanità inglese ha ammesso che 14 persone erano decedute in seguito a questa nuova forma della malattia, e che probabilmente si erano ammalate per aver assunto tessuti bovini affetti da BSE. Queste dichiarazioni e la pubblicazione dei risultati delle ricerche del Dr. Moira Bruce (1997) hanno scatenato una crisi economico-sociale con notevoli conseguenze sulla zootecnia europea, dovuta ad una marcata perdita di fiducia da parte dei consumatori nei confronti della carne. 7

8 La spiegazione scientifica, che gode oggi di maggior credito, dell andamento epidemico, e quindi dell ampia diffusione della malattia nel bovino, ipotizza che l infettività risiedesse nelle carcasse bovine riciclate per ottenere farine di carne ed ossa a loro volta destinate all alimentazione del bestiame. Il riciclo delle carcasse infette, nonché le modifiche tecnologiche apportate a partire dal (abbassamento delle temperature ed abbandono del solvente per l estrazione dei grassi), avrebbe consentito il riciclaggio e l amplificazione di una malattia bovina rara e non ancora identificata. Una seconda ipotesi, attualmente ritenuta meno probabile, sarebbe il riciclaggio con le stesse modalità, dell agente infettante della Scrapie con passaggio ai bovini e, successivamente, la propagazione attraverso il riciclo di carcasse sia bovine sia ovine. In ogni caso la responsabilità delle farine di carne ed ossa contaminate è oggi ammessa dalla quasi totalità del mondo scientifico, pertanto sono stati presi provvedimenti legislativi per 8

9 quel che riguarda l alimentazione dei ruminanti, sia a livello di singoli Stati membri, a partire dal Regno Unito (divieto di utilizzo delle farine di carne ed ossa di ruminanti per l alimentazione di ruminanti, 1988), sia a livello Comunitario dal A parte la drammatica situazione inglese, la BSE è stata segnalata, con proporzioni nettamente inferiori, in diversi altri paesi, sia in animali autoctoni sia in animali importati dal Regno Unito. La situazione epidemiologica dei vari paesi viene tenuta costantemente sotto controllo e i dati aggiornati vengono pubblicati periodicamente dall OIE (Office International des Epizooties). Poiché al momento attuale, non esistono metodiche diagnostiche routinarie da effettuarsi in vita, l esame clinico rappresenta il primo e fondamentale passo nella diagnosi di BSE. 9

10 Pur presentando caratteristiche biologiche di base simili, le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili sono un gruppo di malattie eterogeneo e non tutte le conoscenze relative ad una forma sono applicabili alle altre. La malattia di Creutzfeldt-Jakob, ad esempio, è diffusa in tutto il mondo con un incidenza di circa un caso per milione di persone per anno; la Scrapie della pecora invece colpisce solo alcune greggi che presentano però un alta percentuale di animali ammalati. Anche la trasmissione varia da una forma all altra: le EST umane non si trasmettono per via verticale, mentre questa via è ritenuta molto probabile per la Scrapie. Alcune EST riconoscono inoltre un meccanismo di trasmissione di tipo ereditario (la sindrome di Gerstmann-Straussler-Scheinker e circa il % dei casi di malattia di Creutzfeldt-Jakob) con modalità di trasmissione di tipo autosomico dominante. Ancora, il patrimonio genetico è importante nel determinare la suscettibilità 10

11 alla malattia nella pecora e nel topo, ma non sembra influenzarla nel bovino, nel visone e nel criceto. Per quanto concerne le principali caratteristiche biologiche, le EST sono caratterizzate da un lungo periodo di incubazione, sintomatologia di tipo neurologico, decorso clinico progressivo e costantemente fatale, lesioni di tipo prettamente degenerativo a livello del sistema nervoso centrale. Non si rilevano lesioni infiammatorie o risposte immunitarie da parte dell organismo, mentre è costantemente presente una proteina specifica prione denominata PrPres o PrPsc (res = resistente alle proteasi; sc = scrapie) la quale svolge un ruolo cruciale nella patogenesi della malattia ed è responsabile dello sviluppo delle lesioni degenerative. La PrP è una proteina normalmente presente nell organismo, rapidamente prodotta e metabolizzata all interno dei lisosomi (emivita di circa sei ore), questa forma viene denominata PrPsen o PrPc (sen= sensibile alle proteasi; c = 11

12 cellulare). La PrPres è invece resistente alla degradazione da parte degli enzimi lisosomiali e si accumula all interno della cellula fino a provocarne la morte. In seguito alla lisi della cellula la PrPres si deposita nello spazio intercellulare dando luogo, in alcuni casi, alla formazione di vere e proprie placche amiloidee. Rimane tuttavia da chiarire se detta proteina rappresenti l agente responsabile delle EST (teoria prionica) o sia il risultato di una trasformazione indotta da un agente virale (teoria virale) o da un acido nucleico legato ad una molecola di PrP (teoria del virino). Indipendentemente dall esatta natura dell agente eziologico, i fattori patogeneticamente più importanti sono rappresentati dall elevata resistenza alla degradazione, dalla mancata risposta immunitaria o infiammatoria da parte dell organismo e dall estrema resistenza a numerosi agenti fisici o chimici in grado di inattivare altri microrganismi. 12

13 Le lesioni istologiche indirizzano soltanto ad una probabile diagnosi di EST: l encefalo non mostra alcuna specifica alterazione all esame macroscopico e i quadri istopatologici sono di esclusiva natura degenerativa. Dette lesioni comprendono: alterazione spongiforme dei neuroni e del neuropilo gliosi astrocitaria perdita neuronale con o senza placche amiloidi. Le alterazioni spongiformi sono rappresentate dalla formazione di piccoli vacuoli rotondeggianti nei neuroni e nel neuropilo (status spongiosus) con distribuzione focale o diffusa, simmetrica e bilaterale, non accompagnata da reazione infiammatoria. Tali lesioni, tuttavia, per quanto caratteristiche delle EST, non sono esclusive di tali patologie essendo talvolta riscontrabili in corso di altre malattie neurologiche e in soggetti clinicamente sani; inoltre lo status spongiosus può essere confondibile con 13

14 artefatti dovuti ad autolisi, nel caso l encefalo non sia stato ben fissato. La gliosi astrocitaria sembra essere un reperto costante nelle EST anche se da solo non risulta patognomonico ( 14

15 CAPITOLO 1 ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI UMANE nvcjd la nuo va variante del mo rbo di C reutzfeldt- Jakob Nel 1996 venne identificata una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob in 10 pazienti nel Regno Unito ed 1 in Francia (Will et al.,1996). Questi episodi si sono verificati in persone sorprendentemente giovani (età media 28 anni) e la durata della malattia è stata lunga (mediana 14 mesi) in confronto alle caratteristiche abituali dei casi sporadici di morbo di Creutzfeldt- Jakob, che si riscontrano nei pazienti di età compresa fra 65 e 70 anni, con un decorso medio di 4-6 mesi. I sintomi e i segni clinici erano molto differenti da quelli della forma classica di CJD, che era nota sin dal Le 15

16 prime manifestazioni erano nella maggior parte dei casi rappresentate da quadri di tipo psichiatrico (Zeidler et al.,1997). I segni neurologici potevano coincidere con l inizio della malattia, oppure comparire dopo un lungo periodo prodromico di sintomi psichiatrici o disturbi sensoriali. Erano presenti atassia cerebellare e vari movimenti anormali. I segni piramidali e i riflessi primitivi si osservavano principalmente al termine della malattia, e il paziente veniva a morte in condizioni di mutismo e demenza. All esame istopatologico si osservavano depositi di PrPsc, la proteina anormale prionica, nelle biopsie tonsillari, in netto contrasto con le altre forme della malattia di Cretzfeldt-Jakob, dove questi depositi sono presenti soltanto nel sistema nervoso centrale. Il Western Blot conferma la presenza di un abbondante deposito di PrPsc nell encefalo e nelle tonsille (Hauk et al., 2001). Inoltre mostra uno speciale profilo di migrazione della PrPsc. Ciò è dovuto a una speciale glicosilazione della PrPsc, che si 16

17 trova soltanto nella nuova variante della malattia di Creutzfeldt- Jakob e che è strettamente correlata a quella dell encefalopatia spongiforme bovina. Come questo agente possa infettare l uomo resta sconosciuto, ma la via più probabile è quella orale. CJD Creutzfeldt-Jacob Disease La malattia di Creutzfeldt-Jacob è una malattia neurologica incurabile e mortale che colpisce l uomo. E stata descritta per la prima volta negli anni venti ed è presente in tutto il mondo, con un incidenza di circa un caso per milione d abitanti l anno. Insorge in media a 60 anni, ha decorso rapido verso la demenza e la morte (in 5-7 mesi), con interessamento prevalente della corteccia cerebrale e con segni neurologici focali molteplici. Nell 85% dei casi è sporadica e non correlata con fattori epidemiologici. I casi iatrogeni sono i meno frequenti, ma ammontano a diverse centinaia (somministrazione di 17

18 somatotropina o gonadotropine ipofisarie estratte da cadavere) (Knight e Stewart,1998). Nel 10-15% dei casi ha un carattere familiare e una base genetica, con mutazioni puntiformi o per inserzione del gene prionico PRNP. Costante è la degenerazione spongiforme dei neuroni, poco evidenti sono le placche amiloidi. Kuru E stata una malattia frequente nella popolazione Fore della Papuasia, Nuova Guinea, fino alla soppressione del cannibalismo rituale proprio di tale etnia, che ne ha comportato la scomparsa. L incidenza era elevata in età giovanile, con prevalente interessamento del sistema cerebellare (atassia, tremore intenzionale, ipotonia) e scarsi segni piramidali; abbondante la presenza di placche amiloidi a livello cerebellare. 18

19 Sindrome di Gerstmann-Straussler-Scheinker E una malattia su base genetica, per mutazione del gene PRNP, familiare, con dominanza autosomica. Inizia in media verso i 45 anni e il decorso è il più lungo tra le malattie prioniche, di circa otto anni. Il quadro clinico riflette la degenerazione progressiva spino-cerebellare, con demenza tardiva o di grado modesto. In alcuni casi le alterazioni spongiformi dei neuroni sono scarse, abbondanti sono invece le placche amiloidi. Insonnia familiare fatale (FFI) E la malattia prionica di riconoscimento più recente (Lugaresi, 1996). Inizia in media verso i 60 anni e la durata della malattia prima dell esito letale è di circa 13 mesi. Anche questa è una malattia su base genetica familiare, con dominanza autosomica. E colpito di preferenza il talamo, con atrofia selettiva dei nuclei ventrale e medio dorsale. 19

20 Il quadro clinico è caratterizzato da insonnia progressiva e da alterazioni neurovegetative (disautonomia): iperidrosi, ipertermia, tachicardia, ipertensione. 20

21 ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI DEGLI ANIMALI Scrapie della pecora e della capra La Scrapie, come le altre Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (EST), è caratterizzata da andamento cronico, progressivo ad esito invariabilmente fatale. L agente della Scrapie non induce reazione infiammatoria o immunitaria da parte dell ospite, caratteristica comune peraltro a tutte le EST, è estremamente resistente ai trattamenti e può persistere a lungo nell ambiente. La malattia colpisce animali adulti di età compresa tra i 2 anni e mezzo ed i 4 anni e mezzo, raramente si riscontra in animali di meno di 18 mesi di età. Il periodo di incubazione è molto lungo e va dai 2 ai 5 anni. Il decorso clinico della malattia va da 8 a 24 settimane nella pecora, e da 2 a 24 settimane nella capra. 21

22 L epidemiologia della malattia, ancora non completamente chiarita, presenta aspetti caratteristici. L incidenza all interno degli allevamenti si mantiene solitamente a livelli modesti (con una mortalità attorno al 3-5%), con casi isolati nel corso dell anno. L agente infettivo della Scrapie è stato isolato da diversi organi. Nella pecora si ritrova costantemente a livello di encefalo, placenta, linfonodi retrofaringei e mesenterici, tratto intestinale in corrispondenza dell ileo e del colon, milza. Sempre nella pecora, è stato anche isolato (seppur con minor frequenza) dal liquido cefalo-rachidiano, nervo ischiatico, ghiandole surrenali e mucosa nasale. Nella capra è costantemente presente a livello encefalico, mentre è stato isolato in maniera non costante da liquido cefalorachidiani, nervo ischiatico, ghiandole surrenali, ghiandole salivari e (in un caso) da una porzione del muscolo bicipite femorale e dal sangue ( 22

23 L infezione avviene attraverso la via orale e la fonte principale è rappresentata dalle placente e dagli ambienti contaminati. La trasmissione può avvenire sia per via orizzontale (principalmente durante i parti) sia, probabilmente, per via materna (Fishbein, 1998). Nel secondo caso, però, la via intrauterina non è stata completamente dimostrata e non è mai stata riscontrata infettività a livello della mammella o del latte. La malattia può essere diffusa da animali infetti ma ancora asintomatici. Inoltre sembra sussistere una relazione doserisposta: tanto più lunga (e precoce) è l esposizione degli animali sani ad animali infetti, tanto maggiore è l incidenza nell allevamento, con un accorciamento dei tempi di incubazione. L insorgenza della malattia, infine, è influenzata dal ceppo infettante coinvolto e dalla suscettibilità genetica dell individuo. Tale suscettibilità deriva dai profili genetici differenti presenti nei singoli ovini. 23

24 La distribuzione geografica della malattia non è perfettamente conosciuta. In Europa essa è presente in diversi paesi. In Italia sono presenti alcuni focolai ufficialmente segnalati nel periodo e attualmente soggetti alle misure previste dal Ministero della Sanità ( Come per le altre EST, la diagnosi definitiva di Scrapie deve essere eseguita mediante esame istologico dell encefalo e isolamento o riconoscimento nel tessuto, della proteina alterata (PrPres) responsabile delle lesioni degenerative caratteristiche della malattia. 24

25 Encefalopatia Spongiforme del Gatto E stata segnalata un encefalopatia spongiforme nel gatto domestico nel Regno Unito, dal 1990 e da allora sono stati diagnosticati oltre 80 casi. Casi sono stati confermati anche in felini selvatici degli zoo. Il profilo delle lesioni valutato negli encefali di gatti domestici affetti da FSE, ha dimostrato una sostanziale uniformità nella patologia, risultato che, integrato dalle prime ricerche sulla trasmissione della FSE al topo, suggerisce che la patologia sia il risultato dell esposizione del gatto all agente patogeno della BSE. La FSE è stata trasmessa ai topi mediante inoculo di materiale cerebrale proveniente da gatti ammalati. In Italia nel 1998 (Zanusso et al., 1998) è stato descritto un caso di encefalopatia spongiforme in un gatto il cui proprietario era deceduto per malattia di Creutzfeldt Jakob. Il sistema nervoso 25

26 centrale del gatto, presentava vacuolizzazione neuronale a livello corticale e focolai di gliosi nella zona corticale profonda dell encefalo e a livello di corteccia cerebellare. L analisi mediante Western-blot e del profilo delle lesioni ha messo in evidenza la presenza di una forma PrP (proteina prionica, responsabile delle lesioni degenerative tipiche della malattia) non imputabile all esposizione dell agente della BSE, sia nel proprietario sia nel gatto. Anche la sintomatologia non corrispondeva a quella osservata nei casi precedenti segnalati nel Regno Unito. Gli Autori quindi ipotizzarono un nuovo tipo di FSE, il quale potrebbe essere dovuto a trasmissione orizzontale tra proprietario e animale, infezione da una sorgente comune non identificata, oppure ad una semplice casualità temporale. Malattia del deperimento cronico (chronic wasting disease) La CWD è un encefalopatia spongiforme trasmissibile dei cervi (Odocoileus spp.) selvatici e d allevamento e delle alci 26

27 (Cervus elaphus nelsoni). La malattia appare geograficamente limitata al Colorado e Wyoming ed è stata segnalata per la prima volta nel Non sono mai stati riscontrati casi in altri ruminanti come bovini, pecore e capre venuti in contatto diretto o indiretto con animali affetti da CWD. Nelle alci in cattività la comparsa dei segni clinici si è manifestata tra i 3 ed i 6 anni con un decorso clinico da 1 a 6 mesi. I segni clinici includono emaciazione, alterazioni del comportamento, che si manifesta come periodi di perdita di conoscenza, testa abbassata, sguardo fisso e successivo ritorno al normale stato di vigilanza. Altri segni includono ipereccitabilità, poliuria, polidipsia, ptialismo, perdita di tono dei muscoli facciali, orecchie cadenti e nelle fasi finali anoressia con difficoltà di ruminazione. 27

28 La via di trasmissione è tuttora sconosciuta anche se si sospetta una trasmissione orizzontale (Miller et all.,1996 USDA, APHIS Veterinary Service, 1996). La malattia è inevitabilmente fatale, non sono disponibili test effettuabili su animali in vita ma la diagnosi può essere effettuata solo tramite esame istopatologico del tessuto cerebrale. Encefalopatia trasmissibile dei visoni (TME) La TME ha una lunga latenza caratterizzata da danni progressivi al sistema nervoso centrale con decorso inevitabilmente fatale. Le alterazioni istopatologiche sono simili a quelle della scrapie nelle pecore. La malattia è stata diagnosticata per la prima volta nel 1947 nel Wisconsin e altri casi sono stati riportati nel 1961, 1963 e l ultimo nel Altri casi sono stati riscontrati in Canada, Germania, Russia e Finlandia (Marsh e Bessen, 1993). 28

29 I primi segni clinici sono simili a quelli delle altre TSE, successivamente si ha ipereccitabilità, difficoltà nella deglutizione, inarcamento della coda, incoordinazione locomotoria e occasionalmente convulsioni. Il decorso clinico dura da 2 a 6 settimane e risulta essere più lungo nelle femmine che nei maschi. L utilizzo di materiale bovino od ovino contaminato per l alimentazione dei visoni è probabilmente la causa d insorgenza della malattia (Marsh e Bessen, 1993). Rischio di BSE nelle pecore. Le pecore possono essere infettate sperimentalmente per via parenterale o per via orale, con una piccola quantità di cervello infetto da BSE. In contrasto con i bovini infettati sperimentalmente da BSE, nei quali l infettività è limitata al SNC, la retina e l ileo distale, nelle pecore infettate con BSE, l infettività è rintracciabile 29

30 anche nella milza con una più ampia distribuzione nei tessuti, in modo simile a quel che avviene nella scrapie. Non c è ancora nessuna evidenza che la BSE possa interessare la popolazione ovina, ma è stato osservato che la BSE trasmessa sperimentalmente nelle pecore causa una sintomatologia estremamente simile a quella risultante da infezione naturale da Scrapie. Quindi se la BSE si manifestasse in un gregge di pecore, sarebbe, sul piano clinico, difficilmente differenziabile dalla Scrapie. Fin dal 1996, la legislazione che è stata emanata in alcuni paesi, ha incluso nell elenco dei tessuti che sono esclusi dall alimentazione umana e animale, i tessuti di pecore e capre che potrebbero contenere alti titoli di infettività da BSE. Nei paesi dove pecore e capre possono essere state esposte a proteine di ruminanti potenzialmente contaminate da agente BSE, il rischio dovrebbe essere opportunamente valutato e, 30

31 quando necessario, dovrebbero essere prese delle appropriate misure legislative. 31

32 BSE LA STORIA Vengono apportate modifiche tecnologiche nella preparazione delle farine di carne ed ossa (eliminazione dell uso dei solventi dei lipidi e utilizzo di trattamenti con temperature minori) Prusiner etichetta gli agenti delle encefalopatie spongiformi con il nome di prioni (Proteinaceous Infectious Particle) per evidenziarne la loro natura esclusivamente proteica In Gran Bretagna viene segnalata una nuova encefalopatia spongiforme, la BSE Viene vietato l uso di farine di carne per l alimentazione bovina (Gran Bretagna) La BSE viene trasmessa sperimentalmente ai topi Vietato l uso del cervello bovino per l alimentazione umana (Gran Bretagna) 32

33 Divieto d importazione di frattaglie bovine dalla Gran Bretagna (UE) I casi di BSE sono 300 a settimana, ma il Ministro dell agricoltura inglese minimizza il rischio per la salute umana 1992/93 - E il culmine dell epidemia, nel Regno Unito vengono diagnosticati 800 casi a settimana Bloccata l importazione di bovini sospetti d infezione (UE) Vietato l uso di carne recuperata meccanicamente dalla colonna vertebrale per l alimentazione umana Vietato l impiego a scopo didattico di occhi bovini, nelle scuole inglesi Sempre più consistente il numero di casi di BSE nel resto d Europa: Irlanda 1700-Svizzera 225- Portogallo 54- Francia 24- Germania 7- Italia 2. In Gran Bretagna i casi a settimana scendono a 200 Viene riconosciuta una nuova forma di CJD correlata alla BSE Vietato l uso di farine di carne ed ossa in tutte le specie animali 33

34 Si ipotizza che le trasfusioni di sangue e l uso di derivati del sangue, potrebbero rappresentare un rischio Il numero di casi va riducendosi, in Gran Bretagna vengono diagnosticati solo 1306 casi clinici di BSE Al 26 gennaio risultano distrutti bovini affetti da BSE Dal 1996 al febbraio 2001 sono stati identificati in Inghilterra 94 casi di nvcjd. 34

35 IPOTESI SULL ORIGINE E LA DIFFUSIONE DELLA BSE La BSE: deriva dalla scrapie; è una rara sporadica malattia dei bovini; deriva dalla CJD; deriva da tossine batteriche (Tom Stockdale); è associata a una malattia da accumulo lisosomiale (Kevin O Donnel); è una malattia auto-immune ( Ebringer et al., 1997); è una malattia trasmessa verticalmente ma la maggior parte dei casi sono asintomatici; deriva da un infezione da retrovirus (Labat, 1999); è associata all utilizzo di ormoni pituitari bovini ( 35

36 è trasmessa tramite le mosche attraverso gli occhi di animali infetti (Vince Lisa). 36

37 FARINE D ORIGINE ANIMALE Lo scopo dell eliminazione delle farine d origine animale, dall alimentazione dei ruminanti, è quello di allontanare il materiale potenzialmente infetto ed eliminare il rischio d esposizione alla BSE. La chiave di controllo per l eliminazione della BSE dal bestiame prese origine dal bando delle farine contenenti proteine di ruminanti, ma l insorgenza della malattia in alcuni capi bovini nati dopo l introduzione del bando, nel 1988, portò a sospettare una cross-contamination causata dall utilizzo delle stesse linee di produzione utilizzate per la produzione di alimenti per altri animali da reddito. Nel 1996, il bando fu esteso a tutte le specie allevate, eliminando così totalmente il rischio di contaminazione crociata. Tale decisione fu recepita anche dall EU Agricolture Council che dal 1 gennaio 2001, approvò l estensione del bando 37

38 a tutta l Unione Europea. Le sole eccezioni concesse furono per l utilizzo di farine di pesce per l alimentazione dei non ruminanti e l uso della gelatina derivante da specie diverse dai ruminanti ( La relazione tra il declino dell epidemia di BSE e il profilo dell età degli animali affetti, indica che il bando delle farine d origine animale ha avuto largamente effetto. E oggi quanto mai chiaro che il riciclaggio di materiale proveniente da carcasse di qualsiasi specie animale a scopo alimentare, sia estremamente pericoloso, per la possibilità teorica, di amplificare una nuova forma di TSE. Per esempio, pur sapendo che il maiale non risulti soggetto ad alcuna TSE, l utilizzo di farine d origine suina da destinare all alimentazione del pollame, così come richiesto dall industria suinicola, risulterebbe comunque un rischio nel caso in cui l infettività eventualmente presente non fosse inattivata nell intestino del 38

39 pollo, ma incorporata nei suoi tessuti e così nuovamente trasmessa ai maiali sotto forma di farine. Alla luce di recenti ricerche, riguardanti la trasmissione sperimentale della BSE tra pecore, tramite il sangue, la SSC (già Commissione Veterinaria Scientifica Europa) ha concluso che non ci sono segni evidenti della presenza d infettività nel sangue bovino. In Italia le farine di carne sono state utilizzate legalmente fino al 1993 e pertanto sino ad allora, poteva persistere un certo rischio, ma l introduzione dell OM 28 Luglio 94 che vieta l utilizzo delle farine contenenti proteine di mammifero per l alimentazione dei ruminanti e meglio ancora l introduzione dell OM del 30 Aprile 97, che vieta l alimentazione dei ruminanti, con mangimi contenenti proteine derivate da tessuti animali, ha minimizzato il rischio. In ogni caso anche prima dei divieti di utilizzo, l alto livello tecnologico della produzione di farine nazionali, la bassa 39

40 percentuale (0,9%) di farine ovi-caprine utilizzate e la presenza solo sporadica della Scrapie in Italia fino agli anni 93-94, hanno garantito con un buon margine di sicurezza, lo stato sanitario delle farine animali italiane. L aumento epidemico della Scrapie negli allevamenti italiani dal 1995 in poi costituisce un diverso argomento di discussione (Guarda e Capecchio, 2001). Va comunque valutato il fatto che fino al 1994, sicuramente sono state utilizzate anche farine animali di importazione, sul cui stato sanitario non ci si può pronunciare. Inoltre il sistema di rendering italiano attuale, rispecchia le Dec. UE 96/449 e 99/534 e prevede per i rifiuti di mammiferi misure piuttosto restrittive, quali un unico trattamento termico che raggiunga i 133 C per 20 minuti senza interruzioni, con la pressione prodotta mediante vapore saturo superiore o uguale a 3 bar. 40

41 CAPITOLO 2 TRASMISSIONE DELLA BSE ALL UOMO TRAMITE GLI ALIMENTI Il quantitativo minimo d infettività necessario per infettare un altro animale della stessa specie con un encefalopatia spongiforme trasmissibile, è chiamato Unità Infettiva (IU). A causa della barriera di specie, il quantitativo necessario per infettare un animale di specie diversa, è tra le 10 e le 10 4 volte superiore. Attualmente gli unici dati sperimentali a disposizione, indicano che 3 mg di vari tessuti bovini non sono in grado di infettare topi per inoculazione intracerebrale, contenendo, infatti, una quantità infettiva minore di un Unità Infettante Murina (Fraser e Foster, 1993). Questo significa che un grammo di tessuto bovino contiene meno di 300 unità infettanti murine e 100 grammi, MIU (quantitativo che corrisponde a quello di un pasto medio a base di carne). 41

42 Il numero di casi di BSE nel Regno Unito e l età dei bovini colpiti, sono pubblicate annualmente dal Ministero dell Agricoltura (MAFF). Il caso nella popolazione è ampio abbastanza e tale che usando i dati ufficiali per la distribuzione dell età di tutto il bestiame nel Regno Unito, è possibile utilizzando tecniche standard, calcolare il numero di capi infetti che potrebbero essere stati mangiati, prima di mostrare segni clinici di BSE. E anche possibile calcolare il punto nel loro periodo di incubazione, per quelli che vennero macellati (Dealler, 1993). Usando dei dati relativamente accurati per il livello di infettività trovato nel fegato, rene, muscolo e nervi periferici in altre specie, e usando informazioni riguardanti i relativi cambiamenti nei livelli di infettività, che hanno luogo durante il periodo di incubazione, è possibile stimare il carico infettivo, che la popolazione del Regno Unito potrebbe aver mangiato dal 1995 (Dealler, 1993; Dealler e Kent, 1995; Dealler, 1996). 42

43 Sfortunatamente non è nota quale sia la dose minima infettante per la specie umana attraverso la via digerente; nei topi 10 4 UI di Scrapie, provenienti da tessuti di specie omologa, sembrano essere oralmente infettanti (Kimberlin e Walker, 1989). E possibile effettuare una stima delle persone che potrebbero essere infettate in rapporto a dosi crescenti di UI (Tabella n 1). La dose più bassa (10 3 UI) è probabilmente non realisticamente bassa, proprio come la più alta (10 9 UI) che può ben rappresentare l infettività presente in 10 grammi di cervello proveniente da un bovino morto di BSE. Dalla tabella n 1 risulta chiaro, che nessuno potrebbe essere stato infettato se i tessuti bovini avessero mostrato un livello basso di infettività e che sono necessarie 10 8 UI per infettare un uomo per via digerente, tuttavia ognuno potrebbe essere potenzialmente a rischio, se il tessuto bovino fosse altamente infetto e se soltanto 10 5 UI fossero richieste. 43

44 Attualmente non abbiamo modo per decidere quale dei prospetti, presentati dalla tabella n 1, sia il più corretto. In un rapporto alla Commissione dell Unione Europea, il Prof. C. Weissmann dell Università di Zurigo ha raccomandato di iniziare sperimentazioni per la ricerca sulla trasmissione orale della BSE ai primati e quindi sul possibile rischio umano, derivante dal consumo di prodotti bovini (Report by the EC Group on the BSE research to the EU Agriculture Commissioner, 1996). La BSE è già stata trasmessa ai primati tramite inoculazione intracerebrale di omogenati di tessuto cerebrale infetto (Baker et al. 1993), dimostrando quindi, che la barriera di specie tra bovino e primati non è assoluta. La BSE è stata anche trasmessa nutrendo i topi con cervello infetto, dimostrando la possibilità di trasmissione orale dell agente (Barlow RM e Middleton DJ, 1990). 44

45 IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI In accordo con le attuali conoscenze scientifiche, l infettività della BSE è stata dimostrata nei seguenti tessuti in gradi variabili: cervello, occhio (retina), gangli trigeminali, midollo spinale, gangli della radice dorsale e ileo distale. Altri tessuti che potrebbero essere infetti (come le tonsille e l intero intestino dal duodeno al retto), o che potrebbero essere stati contaminati dai materiali specifici a rischio (SRM) durante la macellazione o in altre circostanze, vanno comunque rimossi e distrutti. Se un singolo animale infetto entra nella catena del cibo, esistono differenti vie che potrebbero portare o all esposizione di un piccolo numero di consumatori ad alte dosi di infettività, o all esposizione di un grande numero di persone a piccole dosi. I fattori di rischio attinenti all analisi dell esposizione umana comprendono: - biologici (infettività dei tessuti, patogenesi, per esempio: l influenza dell età sulla carica infettiva e la distribuzione nei tessuti) - epidemiologici (incidenza della BSE in una regione) - importazione di generi alimentari contaminati e riciclaggio 45

46 - fattori umani (macellazione, cross-contamination, modelli dietetici, sorveglianza e monitoraggio, formazione del personale ecc.) - tecnici (processi di rendering, produzione di alimenti per animali, stoccaggio e trasporto). In conseguenza dei metodi di macellazione, della crosscontamination durante e dopo la macellazione e della difficoltà nell identificazione, nei mattatoi di tessuti specifici e organi, diventa difficoltoso decidere quali prodotti siano sicuramente liberi da fonti d infettività conosciute. Per questa ragione, la gestione del rischio deve includere l identificazione e l asportazione dell intera testa dei bovini, in opposizione alla sola rimozione di cervello e occhi e la proibizione del recupero meccanico di carne (MRM carne recuperata meccanicamente), piuttosto che la sola eliminazione della MRM dalle colonne vertebrali ( Joint WHO, FAO, OIE, 2001). 46

47 CARNE SEPARATA MECCANICAMENTE (MRM) La carne separata meccanicamente è ottenuta dalla separazione della carne dalle ossa sotto alta pressione completata da altri processi di disossamento. Questo processo si può applicare alle ossa di bovini, maiali, pecore e polli. La carne separata meccanicamente è utilizzata per la preparazione di prodotti più economici quali hamburger, salsicce e carne macinata. La MRM prodotta dalle colonne vertebrali dei bovini fu vietata nel 1995 e nel 1998 il divieto fu esteso a tutti i ruminanti. Fin dal 1995 i produttori di MRM bovina hanno richiesto l iscrizione al registro MAFF e al FSA. Il servizio d igiene della carne impone il controllo riguardo all uso delle ossa della testa. (classificate come SRM) e per quanto concerne la colonna vertebrale. 47

48 In aggiunta alle restrizioni sull uso delle ossa dei bovini nel tardo 1997, sebbene ora la vendita della carne al minuto sia in aumento, ancora si insiste sull uso delle ossa per la preparazione di prodotti alimentari (compresa MRM). Questo implica che, le carni separate meccanicamente possano essere prodotte solo da ossa di maiali e polli, e da ossa di agnelli e pecore diverse da quelle della colonna vertebrale e del cranio ( review.org) Le MRM derivano per la maggior parte dal pollo, solo una piccola parte dai maiali e in misura ancora minore dalle ossa di pecora. L inclusione di carni separate meccanicamente nei prodotti, aumenta il diritto dei consumatori di scegliere cosa sia più salutare: la loro presenza in un alimento deve essere posta sull etichetta. Ciò deve essere imposto dalle autorità locali che potranno effettuare così più facilmente, un piano di controlli sulla produzione. Queste precauzioni risultano più difficili da attuare nel caso dei prodotti importati e non c è uno specifico metodo, per 48

49 saggiare i prodotti sulla presenza di MRM; si può comunque effettuare un test, per identificare la presenza di tessuti nervosi nei prodotti di carne. Questo potrebbe far scoprire anche i tessuti con MRM. La speranza è che ciò avvenga e che ulteriori ricerche siano fatte al fine di sviluppare un metodo di analisi per scoprire la presenza di MRM nella carne, così che la descrizione sulle etichette divenga obbligatoria. Secondo il parere del SSC (Scientific Steering Committee, 2001), il numero di persone che potrebbero essere esposte al rischio di BSE, derivante dal consumo di carni separate meccanicamente, risulta elevato. Il Comitato Scientifico Veterinario (SCV), in un rapporto del settembre 1997, ha raccomandato che le norme di sicurezza per la salute applicabili alla produzione e l uso di carni separate meccanicamente, debbano essere riviste in funzione dei futuri sviluppi, riguardanti le informazioni epidemiologiche sulla situazione della BSE nei vari paesi. 49

50 Per esempio, l uso di ossa provenienti da giovani ruminanti (sotto i 12 mesi di età), o di ossa di bovini vecchi (ad esclusione di quelle della colonna vertebrale e del cranio), non dovrebbe rappresentare un rischio significativo anche se gli animali provenissero da paesi con un alto rischio BSE, sempre che siano rispettate tutte le normali precauzioni (solo animali in buona salute, rimozione dei materiali specifici a rischio, etc.) 50

51 GELATINA: UNA FONTE DI INFEZIONE? La gelatina, una delle sostanze alimentari più versatili, è una proteina ottenuta dall idrolisi parziale del collagene, la maggior proteina strutturale del tessuto connettivo. E l unica proteina naturale d importanza commerciale, capace di produrre colloidi termoreversibili alla temperatura corporea. Le industrie estraggono la gelatina dalla pelle di bovini selezionati e da materiale d osso ottenuti da macelli autorizzati e da laboratori di sezionamento nei paesi in cui operano. Il materiale è soggetto ad un pretrattamento alcalino seguito da un estrazione per mezzo dell acqua calda, ottenendo una gelatina con un punto isoelettrico approssimativo di 5.0. Si può anche ottenere una gelatina con punto isoelettrico tra 7 e 9 utilizzando pelle di maiale. 51

52 La gelatina è utilizzata nei sistemi alimentari come: agente gelificante addensante agente di rivestimento agente protettivo agente adesivo stabilizzante emulsionante Attualmente non si è certi che i metodi usati dalle industrie, per produrre la gelatina, possano garantire un effettiva diminuzione del livello d infettività forse presente nella materia prima. L impiego delle alte temperature non può essere applicato sulla gelatina allo stato liquido e quindi essa non può essere sterilizzata adeguatamente tramite il calore, senza renderla inutilizzabile. 52

53 E evidente che i metodi di sterilizzazione richiesti, per garantire la totale sicurezza del consumatore, non siano applicabili al processo di lavorazione della gelatina. Ad oggi, si dovrebbe presumere, che un basso livello di infettività, sia presente nella gelatina, particolarmente nel Regno Unito dove un alto numero di bovini infetti sono stati macellati prima del E chiaro che nel Regno Unito, la maggior parte della gelatina prodotta (50%) sia stata ottenuta, principalmente negli anni passati, da materiale bovino, con scarso utilizzo di fonti porcine e avicole ( Come risultato di ciò, l UE bandì nel 1997 l esportazione di gelatina dal Regno Unito verso i propri Stati. Il divieto venne introdotto anche per l esportazione dal R.U. negli Stati Uniti, ma non venne ben accettato. Il prezzo della gelatina varia sia in base alle fluttuazioni attuali della moneta, che in base ai prezzi locali del manzo, come risultato la gelatina del Regno Unito è relativamente economica. 53

54 Quantità di gelatina esportata dal R.U. nei primi mesi del 1996 (Ktonnes ): Gennaio 643 Febbraio 589 Marzo 525 Aprile 828 Maggio 547 Giugno

55 SICUREZZA DEL LATTE In una consultazione della WHO (Word Health Organization) svoltasi il nell Aprile del 1996 si concluse che il latte e i prodotti del latte erano da considerarsi sicuri (Memorandum from two WHO meetings, 1996). Quest asserzione fu basata sul tentativo, senza successo, di trasmettere l agente, da bovini con manifestazioni cliniche di BSE ai topi, tramite inoculazione intracerebrale o intraperitoneale di latte, oppure nutrendo i topi con il latte delle bovine infette. Tramite dati più recenti, provenienti da uno studio effettuato nel Regno Unito, su un gruppo di vitelli, la tesi sulla sicurezza del latte è stata ulteriormente comprovata: nessun caso di BSE si è manifestato, sino ad Agosto 1996, fra 132 discendenti nati da vacche infette. 55

56 Sulla base di questi risultati, la Consultazione della WHO ha concluso che il latte di vacca è sicuro anche se vanno tenuti ancora in considerazione i rischi eventualmente associati alla gravidanza e al colostro. 56

57 SIGNIFICATO DEL SEGO BOVINO NELLA TRASMISSIONE DELLA BSE Paragonato con materiali quali le farine di carne ed ossa, l infettività del sego, sembra essere relativamente bassa. Gli studi in questo senso, sono stati comunque pochi, e in particolare non è mai stata tentata l infezione sperimentale del bovino tramite somministrazione orale di sego. La possibilità che il sego bovino possa trasmettere l agente della BSE ad altri animali e all uomo non può, perciò, essere esclusa. Tale problema è stato preso seriamente in considerazione nel 1994 dal Food and Drugs Administration (FDA) americano, quando proibì l importazione di sego bovino destinato all uso animale o umano, dal Regno Unito e da altri paesi affetti da BSE. Anche in Europa, il bando d importazione di materiale a rischio specifico del 1998, incluse il sego. 57

58 Il Comitato Scientifico Direttivo (Scientific Steering Committee) dell UE ha concluso che il dubbio sulla trasmissione dell agente della BSE all uomo o agli animali tramite il sego, fosse ancora aperto. Nel 2000 il governo del Regno Unito acconsentì all uso del sego bovino negli alimenti per gli animali ( Il sego è un grasso animale e nel Regno Unito è prodotto a partire da tessuti indesiderati, trattati con il calore, i grassi risalgono in cima alla camera riscaldante mentre il materiale proteico rimane sul fondo. Il materiale può essere centrifugato per favorire la separazione del grasso, oppure il sego può essere rimosso tramite l uso dei solventi, conferendo maggiore efficienza al processo, ma aumentando sensibilmente i costi. 58

59 Infettività del sego La ricerca dell eventuale presenza d infettività nel sego non è stata facile a causa della difficoltà di inoculare prodotti simili alla cera nel cervello degli animali da laboratorio. Questo potrebbe essere fatto normalmente separando il sego in microsfere e sospendendole in acqua, ciò permette la captazione del sego da parte dei macrofagi. Il problema è se i macrofagi siano in grado di distruggere l infettività delle TSE, come tale quindi l esperimento che utilizza l inoculazione diretta nel cervello dei bovini risulta di difficile interpretazione. La PrPsc è una molecola idrofobica e si pensa che sia in grado di separarsi con il calore in presenza di sego e di solventi idrofobici. Si pensò che il cambiamento che ha avuto luogo nel Regno Unito negli anni settanta riguardo all utilizzo dei solventi (negli anni ottanta si è raggiunto un incremento dell 80%), portasse a 59

60 un mantenimento dell infettività piuttosto che alla sua rimozione ( La PrPsc può essere estratta da tessuti utilizzando i detergenti, che non distruggono l infettività ma permettono alle proteine di finire nel supernatante. Questo è un esempio che spiega perché sia probabile che la PrPsc sia presente nelle interfacce grasso-acqua particolarmente nei processi di rendering (Williams, 2001). Il tessuto adiposo non infetta i topi tramite somministrazione parenterale (Fraser et all. 1999). E stato deciso dal Tyrrell Committee (all incirca nel 1990) che i grassi non rappresentano un rischio per i bovini perché in essi l infettività è relativamente bassa. I grassi sono scaldati ad alte temperature ottenendo materiali molto purificati che possono essere utilizzati nel latte sostitutivo (Wilesmith JW et all., 1988). 60

61 Nel 1995 fu rivelato, dalle industrie mangimistiche, che gli alimenti somministrati ai bovini contenevano il 3-5 % di sego e che questo derivava in parte da prodotti bovini (Farmers Weekly 26/05/1995). Questa notizia fu pubblicata nel momento in cui i media ed il MAFF asserivano che tale utilizzo del sego non rappresentasse un rischio per la salute pur consigliando la sua rimozione dai mangimi. 61

62 MISURE PER MINIMIZZARE I RISCHI, CAUSATI DALL USO DI PRODOTTI MEDICINALI DERIVATI DA MATERIALE BOVINO. In base alle attuali conoscenze sugli agenti che causano BSE ed altre TSE, il consulto eseguito durante un meeting della World Health Organization (WHO, 1997), ha evidenziato che la situazione ideale sarebbe quella di evitare l uso di materiali bovini nella preparazione di prodotti medicinali, come pure l uso di materiali provenienti da altre specie animali soggette a TSE. Tali precauzioni nella pratica sono difficilmente attuabili e, in questo caso, un attenta selezione della fonte dei materiali è il miglior modo per garantire la massima sicurezza delle sostanze attive, degli eccipienti e dei reagenti. Perciò, la condizione epidemiologica della BSE nei paesi e nelle popolazioni bovine, dovrebbe essere presa in considerazione dalle industrie farmaceutiche. 62

63 Importanti quindi risultano le informazioni riguardanti le fonti e il tipo di materiale utilizzato ma, misure aggiuntive possono essere necessarie per ridurre il potenziale rischio di contaminazione. Queste includono il controllo della raccolta dei materiali bovini e l introduzione di procedure per disattivare o rimuovere una possibile contaminazione da BSE. Altri fattori che bisogna prendere in considerazione sono le quantità di materiale fornito e l itinerario di fornitura. Bisognerebbe anche tenere in considerazione il rapporto rischio/beneficio del medicinale prodotto. Selezione della fonte dei materiali d origine bovina. Una selezione attenta della fonte dei materiali, è il criterio più importante per la sicurezza dei prodotti medicinali. Le attività dei servizi veterinari dovrebbero essere designate per il controllo della BSE nel bestiame, sia nei paesi dove essa è presente che in quelli dove è assente allo scopo di evitare il 63

64 verificarsi della malattia, e per stabilire appropriati sistemi di sorveglianza. Linee guida dettagliate che coprono questi aspetti sono emerse dall Office International des Epizooties (OIE). I risultati migliori provengono da quei paesi che non hanno riportato casi autoctoni di BSE e che hanno un sistema obbligatorio per la notifica di tale patologia, verifica clinica e di laboratorio dei casi sospetti, e un programma di sorveglianza. Ciò dovrebbe escludere il rischio d infezione derivante dall importazione di bestiame da paesi, con un alta incidenza di BSE, o dall importazione di progenie di bovine affette. I materiali dovrebbero essere acquistati da paesi con una bassa incidenza di BSE, nei quali tutte le carcasse di animali infetti sono distrutte, la progenie di mucche infette non sia usata e l alimentazione per i ruminanti con proteine derivate da ruminanti (diversa dal latte) sia bandita. 64

65 E logicamente sconsigliato l utilizzo di materiali provenienti da paesi ad alta incidenza BSE. Tuttavia, persino in quei paesi, si può accettare di reperire materiale derivante da allevamenti ben monitorati, dove è fornita la prova che le mandrie non hanno avuto nessun caso di BSE. I bovini di tali allevamenti non devono essere mai stati nutriti con proteine derivate da mammiferi (diverse dal latte), devono avere una storia completamente documentata e il materiale genetico eventualmente introdotto in allevamento deve provenire da allevamenti esenti da BSE (WHO, 1997). Tipi di materiale bovino. Sebbene sia attualmente noto che la distribuzione dell infettività riscontrabile nel bestiame affetto da BSE sembra essere molto più limitata che nelle pecore affette da scrapie, è prudente al momento, usare la classificazione dei tessuti e fluidi 65

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