Complessità dei bisogni ed evoluzione del welfare nella società del XXI secolo
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- Marino Vanni
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1 Ciclo di seminari Etica, deontologia, diritto Complessità dei bisogni ed evoluzione del welfare nella società del XXI secolo Paolo Zurla Facoltà di Scienze Politiche R. Ruffilli Forlì Università di Bologna Forlì, 14 gennaio 2011 Aula Magna
2 Il welfare nella società industriale: golden age e compromesso sociale La rottura dell equilibrio: sfide della società post-industriale Vecchi e nuovi bisogni sociali: Idee guida complessità, cambiamento, multifattorialità Dall analisi alla progettazione degli interventi: promozione, inclusione, integrazione Tra appropriatezza e sostenibilità: nuovi equilibri per un welfare dinamico 2
3 Il welfare nella società industriale Programma pubblico di riduzione delle disuguaglianze e dei conflitti sociali lo Stato si propone di fornire i servizi e garantire i diritti, ritenuti essenziali per un tenore di vita accettabile, a tutti i cittadini, superando la logica della beneficienza socializzazione dei costi umani e sociali dell industrializzazione costruzione di una rete protettiva fondata su una solidarietà istituzionalizzata e inter-generazionale promozione del benessere sociale 3
4 Il welfare nella società industriale Questa dottrina del compromesso riformistico fra meritocrazia ed eguaglianza, fra mercato e integrazione sociale, tende in buona sostanza ad assicurare alla democrazia rappresentativa e all economia di mercato il consenso delle classi operaie e di quei ceti medi che si sono orientati al socialismo o ad ideologie di riformismo sociale cristiano. (Ardigò 1985) secondo un modello di sviluppo sociale che intende garantire la libertà da una serie di vincoli la libertà di realizzare i propri progetti de-condizionamento opportunità 4
5 Il welfare nella società industriale Equilibrio tra 4 macro-dinamiche: industrializzazione sostituzione dell agricoltura nella struttura occupazionale e nella produzione economica assetto capitalistico configurazione dominante nell organizzazione della proprietà struttura istituzionale di tipo liberale affermatasi in seguito alla sconfitta del fascismo e al rifiuto del comunismo diritti di cittadinanza accettazione del principio che ogni membro adulto di una società deve godere di uguali diritti 5
6 Alla fine anni 80 La rottura dell equilibrio cambia il modello di società dalla società industriale organizzazione del lavoro fordista impiego dipendente standard, a tempo indeterminato modello male breadwinner/female caregiver ambiente stabile, approccio culturale statico alla società post-industriale/post-fordista/post-moderna organizzazione del lavoro flessibile impiego atipico e discontinuo modello dual income earner rapido mutamento sociale, aumento della complessità 6
7 La rottura dell equilibrio I sistemi di welfare tradizionali si trovano di fronte al cd. trilemma dell economia dei servizi impossibilità di mantenere contemporaneamente un equilibrio tra pressione fiscale contenuta alti livelli di occupazione bassi livelli di disuguaglianza Circolo virtuoso industriale: più produttività, salari più alti, maggiore domanda, aumento dell occupazione De-industrializzazione: come ricreare il circolo virtuoso? 7
8 La rottura dell equilibrio Dagli anni 90 le sfide si moltiplicano: sul fronte culturale crisi di legittimazione del sistema rottura del patto di solidarietà sul fronte organizzativo riduzione dei contribuenti/aumento dei richiedenti crescita delle aspettative inefficacia e inefficienza dei servizi utilità marginale decrescente 8
9 Vecchi e nuovi bisogni sociali Le principali trasformazioni economiche rallentamento dello sviluppo crescita del debito pubblico lavorative de-localizzazione de-standardizzazione socio-demografiche instabilità familiare denatalità, invecchiamento Alcuni effetti insostenibilità della spesa sociale contrazione del welfare instabilità occupazionale e disoccupazione aumento della povertà vulnerabilità ed esclusione sociale sovraccarico del welfare 9
10 Vecchi e nuovi bisogni sociali Nel 2008 la spesa per la protezione sociale assorbiva il 27 per cento del Pil: la funzione vecchiaia copriva oltre il 50 per cento, la famiglia neppure il 5 per cento. La percentuale di bambini in età 0-3 anni che nel 2006 fruisce di servizi per l infanzia è pari all 11,7 per cento. Molto ampio il divario tra regioni: in Emilia-Romagna sono il 27,7%, in Campania l 1,8%. Nel 2008 la quota di anziani che fruisce dei servizi di assistenza domiciliare integrata (Adi) è pari al 3,3 per cento, in lieve crescita ma permangono forti divari territoriali. Fonte: Istat, Noi Italia,
11 Fonte: Istat, Italia in cifre, 2010
12 Vecchi e nuovi bisogni sociali Nel 2009, nella classe di età anni il tasso di occupazione si attesta a livello nazionale al 57,5%. Le conseguenze più pesanti della crisi produttiva riguardano i lavoratori atipici: dipendenti a termine e collaboratori calano di 240 mila unità; il lavoro standard si riduce di 139 mila unità; il lavoro parzialmente standard rimane invariato, interrompendo la crescita registrata negli anni precedenti. La disoccupazione interessa soprattutto le donne, i giovani e i residenti nel Mezzogiorno. Fonte: Istat, Noi Italia,
13 13
14 Vecchi e nuovi bisogni sociali Al 1 gennaio 2009 ci sono 143 anziani ogni 100 giovani; la regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania. Nel 2008 le persone potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro sono il 20 per cento in più di quelle potenzialmente in entrata, evidenziando il più alto squilibrio a livello europeo. La vita media degli italiani è di 84 anni per le donne e sfiora i 79 anni per gli uomini, ai primi posti nell Unione europea (stime 2008). L Italia si colloca tra i paesi a bassa fecondità, con 1,41 figli per donna nel 2008 (il livello più alto negli ultimi 10 anni). Fonte: Istat, Noi Italia,
15 Vecchi e nuovi bisogni sociali 15
16 Vecchi e nuovi bisogni sociali Fonte: Istat, Italia in cifre, 2010 Indice di vecchiaia: rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione fino a 14 anni di età, per 100 Indice di dipendenza: rapporto tra la popolazione in età non attiva (fino a 14 anni e di 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), per
17 Vecchi e nuovi bisogni sociali Nel 2008 gli individui poveri sono poco più di 8 milioni (13,6% della popolazione); più di due terzi vivono nel Mezzogiorno. Si tratta di 2 milioni 737 mila famiglie con una spesa per consumi inferiore alla cosiddetta linea di povertà (999,67 euro al mese). L incidenza della povertà costituisce un indicatore significativo per la valutazione dell esclusione sociale. La povertà è, in generale, fortemente associata alla struttura familiare, con riferimento tanto alla dimensione quanto alla composizione; a bassi livelli di istruzione; a lavori scarsamente qualificati e alla disoccupazione. Fonte: Istat, Noi Italia,
18 Vecchi e nuovi bisogni sociali I bisogni si trasformano, tendenzialmente crescono e si complessificano Necessità e bisogni degli individui e delle famiglie cambiano in connessione con la situazione economica e sociale le caratteristiche demografiche personali e familiari la posizione nel ciclo di vita i ruoli ricoperti e gli stili di vita ma non necessariamente evolvono in modo lineare e univoco, anzi, sempre più spesso, bisogni legati a sfere vitali diverse si intrecciano e si sovrappongono 18
19 Vecchi e nuovi bisogni sociali riemergono i working-poors fasce consistenti di popolazione cadono al di sotto della soglia (o linea) di povertà e si moltiplicano le situazioni di totale esclusione sociale compaiono le c.d. patologie della modernità tossicodipendenze, stati di malessere da isolamento e solitudine, malattie mentali, personalità borderline crescono le tensioni fra livello globale e livello locale l incremento dei flussi migratori mette in discussione gli stessi diritti di cittadinanza 19
20 Dall analisi alla progettazione Il regime di welfare consolidatosi nel corso del XX secolo appare sempre più in difficoltà proprio per via dei profondi cambiamenti in atto nelle strutture familiari e nel mercato del lavoro e meno capace di fronteggiare la domanda sociale parzialmente nuova che emerge da tali mutamenti le società contemporanee devono affrontare nuove domande sociali limitatamente presenti in passato 20
21 Dall analisi alla progettazione Anziani non autosufficienza cronicità continuità delle cure Domanda di care: crisi delle forme tradizionali di risposta Emerge una nuova serie di bisogni socio-sanitari caratterizzati da cronicità e durata prolungata a cui un sistema sanitario basato su strutture ospedaliere ed un sistema assistenziale basato sulla residenzialità o su trasferimenti alle famiglie non sono spesso in grado di rispondere in maniera soddisfacente Ricorso a risorse private esterne (badanti) 21
22 Giovani: quali percorsi di autonomizzazione? Dall analisi alla progettazione fragilità lavorativa (flessibilità e precarietà) forte peso responsabilità contributiva (alto indice di dipendenza) alta dipendenza da risorse esterne (famiglia di origine) se la famiglia d origine diventa la più importante fonte di sostegno cristallizzazione della riproduzione intergenerazionale delle diseguaglianze Si tenta di bilanciare l instabilità degli impieghi atipici con la stabilità dei rapporti familiari 22
23 Dall analisi alla progettazione Donne difficoltà di inserimento lavorativo segregazione orizzontale e verticale conciliazione fra lavoro e famiglia donne sole, madri sole, anziane sole alto rischio di povertà cresce la necessità di sostegno psicologico per la rinegoziazione dei ruoli genitoriali nelle cosiddette nuove famiglie, monogenitoriali ma anche ricomposte e per quelle numerose 23
24 Migranti Dall analisi alla progettazione la presenza in numerosi contesti di una popolazione immigrata di prima e seconda generazione rappresenta spesso un fattore trasversale di criticità fra le varie politiche agli interventi più classici e consolidati di alfabetizzazione e mediazione culturale vanno associate politiche volte al sostegno della sempre più numerosa componente femminile, delle famiglie e delle seconde generazioni 24
25 Dall analisi alla progettazione i profili dei soggetti potenzialmente in difficoltà stanno aumentando e differenziandosi diventa sempre più complesso individuare popolazioni di riferimento sufficientemente ampie su cui indirizzare interventi la famiglia fatica sempre più a svolgere i compiti di cura e assistenza verso i membri più deboli della rete parentale servizi come veicoli in grado di facilitare processi di de-familizzazione e quindi di alleggerimento dei pesi familiari (tipicamente a carico delle donne) 25
26 Dall analisi alla progettazione Oggi siamo in presenza di alcune tracce di risposta, cioè tentativi di fronteggiamento di emergenze localizzate rispetto ad uno specifico rischio Tratti comuni ai vari settori di intervento: passaggio da politiche passive a politiche di attivazione ristrutturazione dei sistemi di protezione (previdenziali) dei vecchi rischi tentativi di copertura verso nuovi rischi maggiore integrazione fra politiche differenti 26
27 Dall analisi alla progettazione Politiche passive: basate su una logica di indennizzo e di stampo risarcitorio e centrate su trasferimenti monetari Politiche attive: promuovono forme di integrazione sociale e lavorativa, tramite l offerta di servizi e modalità di supporto alla ricerca di forme soddisfacenti di fronteggiamento del disagio attivazione delle risorse e delle capacità degli individui e delle famiglie interessate da fenomeni di disagio vincolo più stringente fra sistema di risposta pubblica e responsabilità individuali 27
28 Dall analisi alla progettazione Dalla tutela della disoccupazione alla promozione dell occupabilità stimolare la formazione di conoscenze e capacità per accrescere le chances di partecipazione al MDL responsabilizzazione del beneficiario in termini di rapporto assistenza-ricerca del lavoro personalizzazione dell intervento e aiuto diretto nella ricerca di una nuova occupazione e di una migliore inclusione sociale 28
29 Tra appropriatezza e sostenibilità Necessità di: studiare nuove forme gestionali per mantenere servizi e interventi contenendo i costi commisurare i servizi ai bisogni integrazione di competenze, pratiche, culture fra settori rafforzare la collaborazione pubblico-comunità locale non più solo pubblico/privato ritornare sul territorio monitorare il bisogno, capire, dialogare, recepire 29
30 Tra appropriatezza e sostenibilità Riflettere sui bisogni e cioè su domanda potenziale, espressa, soddisfatta implica parallelamente riflettere sulle risposte sul che cosa si fa per sul che cosa si potrebbe fare meglio parole d ordine dei servizi entrate nella cultura degli attori equità di accesso e trattamento corresponsabilità di comunità e cittadini individualizzazione degli interventi integrazione programmazione 30
31 Tra appropriatezza e sostenibilità Corresponsabilizzazione della comunità nella composizione degli interventi (integrazione) nella compartecipazione alla spesa nella co-progettazione lettura del bisogno valutazione congiunta degli interventi realizzazione degli interventi al fine di ri-legittimare i servizi, gli interventi e gli operatori che gli danno vita 31
32 Tra appropriatezza e sostenibilità Concetto di comunità di pratica rinvia al sapere-in-azione ovvero al sapere legato alle scelte concrete degli operatori e delle istituzioni nell attività quotidiana entro una data comunità combinazione di conoscenze ed abilità competenza sociale ed esperienza personale riflessione ed agire 32
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