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1 Istituto MEME s.r.l. Modena associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles Viaggio nelle terre di dentro Il disagio scolastico Scuola di Specializzazione: Relatore: Contesto di Project Work: Tesista specializzando: Anno di corso: Musicoterapia Dott.ssa Roberta Frison Scuola dell infanzia e Scuola primaria Anna Maria Russo Primo Modena Anno accademico

2 INDICE Premessa pag. 3 Capitolo 1 Il disagio pag. 6 Aspetti generali del disagio. pag. 8 Capitolo 2 Fattori del disagio riconducibili alla famiglia pag Le carenze familiari pag Crisi della coppia, figli di famiglie separate e ricostruite.. pag Il Bullismo.. pag La famiglia maltrattante. pag. 14 Capitolo 3 Manifestazioni del disagio a scuola pag. 16 Capitolo 4 Famiglia e Scuola: unite contro il disagio scolastico pag. 17 Capitolo 5 Il Progetto: Viaggio nelle terre di dentro.. pag Poesie e filastrocche: sulle tracce di Pedro pag Il suono magico del flauto di Pedro pag Attività svolte durante l esperienza pag Come inventare sonorità. pag Come vedere e sentire le vibrazioni pag Progettare e costruire con le cose strumenti fantastici pag Morale della favola.. pag Morale nella storia pag. 24 Capitolo 6 Griska e l orso.. pag Il Contesto pag L Attività.. pag. 26 Capitolo 7 Laboratorio di teatro: Attori in moto pag Attore di se stesso pag. 30 Capitolo 8 Il teatro dietro le quinte: Il tecnico delle luci pag Il direttore delle luci pag. 33 Capitolo 9 Il metodo e gli strumenti. pag Apprendimento cooperativo (Cooperative learning).. pag L insegnamento reciproco tra compagni (Forme di tutoring). pag Il tutoring e gli allievi con bisogni educativi speciali.. pag Giochi teatrali.. pag La Comicoterapia pag. 41 Capitolo 10 Osservazioni pag. 42 Tabella per una possibile strategia d aiuto agli alunni. pag. 44 Ringraziamenti. pag. 46 Bibliografia pag. 51 2

3 PREMESSA Sono un'insegnante di musica e opero nella scuola Primaria con bambini la cui fascia di età è quella dai 6 ai 10 anni. Nel corso della mia esperienza lavorativa mi sono spesso trovata a confronto con bambini "difficili" che manifestavano, in maniera diversa, problemi all'interno della vita scolastica sul piano relazionale, comportamentale e dell'apprendimento. Spesso i comportamenti "negativi" degli alunni possono essere manifestazione di semplice maleducazione, ma a volte essi nascondono delle vere e proprie situazioni di disagio, che, per essere affrontate, vanno preliminarmente riconosciute nel comportamento dei ragazzi. Il disagio scolastico è un fenomeno complesso legato sì alla scuola, come luogo di insorgenza e mantenimento, ma anche a variabili personali e sociali, come le caratteristiche psicologiche e caratteriali da una parte e il contesto familiare-culturale dall'altra. Nel momento in cui il bambino o il ragazzo fa il suo ingresso a scuola, presenta spesso comportamenti problematici che, in numerosi casi, trovano le loro radici in situazioni di grave disagio: disagio individuale, familiare, socioculturale, tra di loro spesso fortemente intrecciati ed interdipendenti. Le conseguenze di questi comportamenti sono evidenti nel corso dell'apprendimento che in questi casi è caratterizzato da mancata o scarsa socializzazione: l'insufficiente padronanza di conoscenze, di abilità, di comportamenti e di sentimenti, impedisce di avere adeguate relazioni sociali. Da qui il passo verso l'insuccesso scolastico, l'antisocialità, il bullismo o la violenza è spesso breve. Sono in aumento i bambini che hanno bisogno di conoscersi, anzi di riconoscersi, "guardandosi"allo specchio. Hanno bisogno di comprendere per esempio perché alcune volte si sentono forti come leoni e altre volte fragili come cuccioli. 1[1] A differenza dell'animale che, di regola, è autonomo poco tempo dopo la nascita, il cucciolo dell'uomo necessita a lungo, molto a lungo, di aiuto. Viene al mondo in condizioni tali da dover essere assistito in tutto e per tutto, ha assolutamente bisogno del calore delle braccia umane, di occhi vigili, di essere toccato e accarezzato con affetto. Incubatrici e calore elettrico sono surrogati molto insufficienti, e il contatto prodotto da strumenti freddi può essere una tortura. Il neonato deve sentirsi sicuro di essere protetto in ogni situazione, di essere desiderato, deve essere certo che quando piange gli si dia retta, che si risponda ai suoi sguardi e che si plachi la sua paura. Deve essere sicuro che gli si dia da bere e da mangiare quando ha fame e sete, che lo si assista con amore nelle sue esigenze fisiche e che non si sottovalutino mai le difficoltà in cui potrebbe trovarsi. E chiedere troppo? In alcune circostanze è effettivamente troppo, è un peso grave; in altre invece è una responsabilità che dà solo gioia e arricchimento. Tutto dipende dall esperienza che gli stessi genitori hanno avuto da bambini e da quello che sono capaci di dare. Ma anche a prescindere 1[1] Tratto da L Infanzia Rimossa di Alice Miller,

4 dalla situazione particolare, resta il fatto che ogni bambino dipende dagli altri per il soddisfacimento dei propri bisogni perché non può provvedere a se stesso. Può piangere e gridare, è vero, chiedere aiuto, ma poi occorre vedere se coloro che gli stanno attorno danno retta alle sue invocazioni, se lo prendono sul serio, se affrontano e soddisfano i bisogni impliciti nelle invocazioni, o se invece lo puniscono con odio perché grida o cercano di impedirgli di piangere ricorrendo ai calmanti. L unica possibilità che al neonato rimane di aiutare se stesso quando non si ascolta la sua invocazione consiste nella rimozione del dolore che, a sua volta, comporta una mutilazione del suo animo, poiché la rimozione provoca un turbamento delle facoltà di sentire, percepire, ricordare. Cecità, indifferenza, disattenzione rispetto alle esigenze affettive dei bambini sono comportamenti molto diffusi i cui effetti di lunga durata sono spesso ignorati dai genitori. Con questo lavoro cercherò di approfondire, da un lato gli aspetti del disagio scolastico e come esso si manifesta a scuola; dall altro farò delle considerazioni sulla prevenzione riferendomi con questo termine all insieme di azioni riguardanti sia l individuo che il suo ambiente, volte a impedire la comparsa di uno stato di disagio o di uno stato patologico successivo o di ridurne le conseguenze. Inoltre citerò i casi di bambini difficili presenti nelle classi della scuola dove opero, già da alcuni anni, inserendo le ipotesi di soluzioni prospettate e la loro valutazione analitica. Presenterò il mio Project Work Viaggio nelle terre di dentro, un lavoro rivolto ai due ordini di scuola: Infanzia e Primaria. Esso si articola su quattro laboratori:1) Sulle tracce di Pedro rivolto ai bambini della scuola materna G. Rodari di Fiorenzuola d Arda, che, attraverso la danza, l ascolto, il gioco, la manipolazione riesce a sviluppare nei bambini capacità sempre nuove; 2) Ascolto della storia di Griska e l orso, un modello di gestione di conflitto rivolto ad una classe 3^ della scuola Primaria S. Giovanni Bosco di Fiorenzuola d Arda, con un estrazione socioculturale e etnica composita. Si tratta di una proposta di avvio alla collaborazione con strategie informali: alterna la conduzione collettiva dell attività da parte dell insegnante a momenti di lavoro in gruppo. La proposta operativa, volta alla comprensione di alcuni capitoli del libro Griska e l orso, si pone come obiettivo di portare gli alunni ad assumere un comportamento attivo di interazione con le pagine scritte. Per i bambini che provengono da ambienti culturalmente più carenti o che hanno difficoltà di apprendimento o altre disabilità, il lavoro diretto ed esplicito sul racconto, con un approccio collaborativo è opportuno ed efficace per migliorare le abilità di comprensione del testo e crea interessanti opportunità di educazione per tutti; 3) il laboratorio di teatro Attori in moto rivolto ai ragazzi delle classi quinte delle sezioni C/D della scuola Primaria che attraverso il gioco del palcoscenico, la gestualità, mettono in moto loro stessi. Il teatro ha sempre affascinato i ragazzi che lo ritengono il luogo ideale per compiere prima l introspezione e poi la drammatizzazione di sé; è recitando che alcuni ragazzi difficili hanno imparato a conoscersi, a gestirsi e a interagire con i 4

5 compagni; 4) Il teatro dietro le quinte: il tecnico di scena. Questo percorso nasce dal desiderio di un ragazzo disabile, inserito in una delle classi coinvolte nel laboratorio di teatro Attori in moto, di svolgere una mansione impegnativa per essere considerato degno di considerazione. Michele vive con i compagni un rapporto piuttosto conflittuale; è costretto a vivere sulla carrozzella e ha sempre il dito indice puntato contro i compagni, con i quali, in ben cinque anni di scuola primaria, ha avuto diversi scontri. Durante le attività teatrali si evidenzia l importanza delle luci sulla scena. Il termine teatro ha la sua radice nella parola greca teaomai che ha il significato di vedere. Per vedere, se non si può usufruire della luce del giorno, ecco che qualcuno dovrà illuminare il luogo teatrale con mezzi artificiali, così che il pubblico possa vedere quello che si sta rappresentando sulla scena. Michele sussulta di gioia perché è giunto il suo momento: grazie a lui lo spettacolo avrà le luci che servono, ma, soprattutto la sua luce! Via via che le scene si susseguono, gli attori in moto si lasciano guidare da Michele che è sempre presente quando gli adulti, coinvolti nell allestimento dello spettacolo, si riuniscono per prendere decisioni. Egli si fa tutor dei compagni: si diffonde tra gli attori una collaborazione in forma di tutoring. Le esperienze di insegnamento reciproco tra i compagni, coetanei o di età diverse, rappresenta una prassi che trova frequenti riscontri sia nei contesti educativi della quotidianità, sia fra i classici della storia della pedagogia. In ambito familiare, i fratelli e le sorelle svolgono sempre il ruolo di tutor dei bambini più piccoli; a scuola i compagni di classe usano aiutarsi reciprocamente. 5

6 CAPITOLO 1 IL DISAGIO Il disagio è un fenomeno complesso e multifattoriale. In esso i bisogni sono di origine endogena ed il legame con l ambiente umano non viene enfatizzato. Da una concezione di uomo come organismo biologico si è passati ad una concezione di essere umano come relazione continuamente impegnato a riposizionarsi in relazione ad altri esseri umani. 2 Se si studia il comportamento umano, in particolare quello disturbato, fino ad includere le reazioni degli altri a tale comportamento e il contesto in cui tutto ciò accade, il centro dell attenzione si sposta dall individuo, monade isolata artificialmente, alla relazione tra le parti di un sistema più vasto (famiglia, gruppo di amici, scuola, ambiente di lavoro). 3 Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica. La conseguenza di questo ampliamento dell oggetto di studio è stato il passaggio dall analisi delle manifestazioni osservabili nella relazione: il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione. Il livello di gravità del disagio può essere: 1. non grave, che consiste in stati di malessere per esperienze di insuccesso (scolastico, sportivo, relazionale). Esso si manifesta con comportamenti di chiusura, di aggressività, autosvalutazione. 2. intermedio, che si manifesta con comportamenti trasgressivi. 3. grave, che si manifesta con comportamenti autolesivi. Imbarazzo Disagio Vergogna Confusione Spavento 2 Dispensa Istituto Meme PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE a cura di Roberta Frison. 3 La pragmatica della comunicazione umana di P. Watzlawick, J. Beavin, D. D. Jackson - Ed. Astrolabio 1971 pag

7 Disperazione Frustrazione Sconforto Rabbia Collera Aggressione Tristezza Incomprensione Grida impotenti Rabbia Impotenza Protesta Aggressione Rassegnazione 7

8 Aspetti generali del disagio scolastico ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES Nel disagio scolastico, sono coinvolte variabili personali (ad esempio l autostima, l autoefficacia, componenti cognitive) e variabili contestuali e relazionali (ad esempio l ambiente di vita, l ambito scolastico, il rapporto tra l alunno e l insegnante, tra la famiglia e l insegnante). A seconda del grado di coinvolgimento possiamo parlare di disagio ad origine esterna al soggetto e disagio ad origine interna. Disagio scolastico con origine interna al soggetto Bassa autostima Scarsa motivazione Immaturità dell IO Povertà di contenuti Carenti strutture cognitive Inadeguati processi cognitivi CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL SOGGETTO SCARSO LIVELLO DI CONOSCENZA ASPETTI SOGGETTIVI 8

9 Disagio scolastico con origine esterna al soggetto Basso livello di istruzione Condizione economica disagiata Condizione abitativa non favorevole Svantaggio socioculturale Autoritario Iperprotettivo Permissivo Atteggiamento educativo inadeguato Povertà di relazioni Scarsa mediazione Carente contesto relazionale FAMIGLIA CONTESTO SCUOLA SOCIALE 9

10 Disagio scolastico con origine esterna al soggetto Poche aule Classi rigide Tempi concentrati Stile d insegnamento autoritario Scarsa competenza relazionale Scarso rispetto del bambino Relazioni Metodologie Strutture SCUOLA CONTESTO SOCIALE FAMIGLIA 10

11 Disagio scolastico con origine esterna al soggetto Aree economicamente povere Devianza Della produttività Del consumismo Dell indifferenza Della violenza Cultura Ambiente CONTESTO SOCIALE FAMIGLIA SCUOLA 11

12 CAPITOLO 2 FATTORI DEL DISAGIO RICONDUCIBILI ALLA FAMIGLIA 2.1 Le carenze familiari Le carenze familiari sono molto spesso alla base di quelle difficoltà nel processo di crescita del ragazzo, che determinano situazioni di disagio e rendono difficile la costruzione di una reale identità personale e sociale. La maggior parte delle persone non mostra il benché minimo interesse riguardo le cause per le quali un bambino diventa quello che è. 4 A nessuno interessa che la causa della diversa evoluzione dipende dal grado di simpatia che gli si è saputa conservare. Un bambino amato riceve il dono dell amore e con esso anche quello della consapevolezza. E un dono che gli servirà d orientamento per tutta la vita. Viceversa a un bambino che sia stato trascurato, tutto questo viene a mancare appunto perché non ha avuto amore. Non sa cos è l amore, scambia continuamente il male col bene e la menzogna con la verità. La famiglia costituisce la comunità personalizzante per eccellenza in quanto, nell affetto, dà al ragazzo il senso di essere un soggetto amabile ed amato e di costituire perciò un valore. La famiglia gli dona quella sicurezza che è indispensabile per un adeguato sviluppo psicofisico, gli consente di superare le frustrazioni, le delusioni, le angosce, i sensi di colpa e di impotenza. E la famiglia che attraverso l esperienza quotidiana insegna al ragazzo a vivere in relazione con gli altri; è la famiglia che può educare il minore a sentire che diritti e doveri sono intrecciati profondamente, aiutandolo a comprendere che l esigenza di affermazione della propria personalità è connessa con la necessità di rispettare gli altri membri della comunità. Non sempre però la famiglia sa essere realmente costruttiva. Molti sono i bambini che approdano a scuola con un forte bisogno di essere amati. Effetti evidenti che s individuano nei bambini difficili sono scarsa fiducia soprattutto nei confronti di adulti, bassa autostima, scarso controllo degli impulsi aggressivi, cattive relazioni con i coetanei, disturbi dell alimentazione. 2.2 CRISI DELLA COPPIA. FIGLI DI FAMIGLIE SEPARATE E RICOSTRUITE La crisi di coppia dei genitori causa profondi disagi per il ragazzo coinvolto. In Italia, purtroppo, il numero dei figli di coppie separate è in continuo aumento. Le difficoltà di questi ragazzi sono legate sia alla perdita di una unità tra i genitori, che è essenziale in quanto consente loro di trovare nella relazione di coppia un modello di interrelazione, sia alla difficoltà di accettare una situazione che, spesso, percepisce come l abbandono da parte di un genitore. In molti casi, addirittura, il ragazzo finisce per sentirsi personalmente colpevole o quanto meno responsabile per non essere stato capace di impedire l allontanamento. Ma più gravi disagi coinvolgono questi ragazzi quando diventano 4 Tratto da L infanzia Rimossa di Alice Miller,

13 oggetto conteso dai genitori, nel conflitto processuale, per ferire l altro e per dimostrare, principalmente a se stessi, la propria valenza come genitore. Da questa guerra il ragazzo esce sempre distrutto. Difficile è anche la situazione dei figli che vivono in una famiglia ricostruita che presenta una complessità di nuove relazioni parentali che genera disorientamento e angoscia. Non è facile gestire contemporaneamente un autentico e significativo rapporto con due padri e due madri, non meno difficili i rapporti che si vengono ad instaurare tra fratellastri e figli che non hanno alcun legame tra loro. Dilaniamento Conflitto interno Senso di colpa Separazione Addio Perdita Tristezza 2.3 IL BULLISMO Il bullismo, dal termine inglese bulling, cioè prevaricare è un fenomeno che va emergendo nell ambito della scuola elementare e media. Le prepotenze di un ragazzo su un altro compagno/a denotano una difficoltà nelle relazioni tra pari, sia del prevaricatore che della vittima. Il primo, comportandosi con aggressività, dimostra il suo bisogno di dominare e l assoluta incapacità di riconoscere le emozioni altrui. La vittima, dal canto suo, che presenta aspetti di ansia e di insicurezza e poca fiducia in sé, può subire effetti devastanti: ulteriore perdita di autostima e incapacità di aprirsi a significative relazioni sociali. Spesso alla radice dei comportamenti prepotenti dei ragazzi vi è un clima familiare carente o perché troppo permissivo e tollerante o perché troppo coercitivo. A questo proposito potrebbe essere sviluppata una efficace opera di prevenzione attraverso una corresponsabilizzazione corretta dei genitori. La scuola non può far finta di ignorare questo problema; certo non può farcela da sola ed ha bisogno di rilevanti aiuti dalla comunità in cui è inserita per poter attuare quelle strategie di recupero, sia nei confronti dei ragazzi aggressivi, sia 13

14 nei confronti dei ragazzi vittime. La scuola può intervenire sui ragazzi coinvolti, attraverso colloqui con loro e con i genitori; attraverso incontri in classe, utilizzo di opere letterarie e rappresentazioni teatrali coinvolgenti sul piano emotivo.tra i fenomeni di devianza che in questi anni sono cresciuti gli osservatori indicano il bullismo scolastico dilagato nelle scuole di ogni ordine e grado. Il fenomeno, però, è sostenuto dal silenzio delle stesse vittime: i bambini che subiscono aggressioni fisiche, offese e soprusi, piccole e grandi prepotenze hanno difficoltà a raccontare l abuso ed insegnanti e genitori rimangono spesso ignari della realtà. Violenza La legge del più forte Superiorità fisica Impotenza Dolore Avvilimento Violenza/aggressione Rabbia e disperazione 2.4 LA FAMIGLIA MALTRATTANTE Il maltrattamento in famiglia è un fenomeno che non va inteso solo come violenza sul piano fisico, ma anche come violenza psicologica o come trascuratezza ed abbandono. La famiglia maltrattante non è soltanto quella dispotica e autoritaria, né quella che sfrutta in senso economico quella particolare merce che può essere un bambino: è famiglia abusante anche la famiglia totalmente assente nella vita reale del bambino, quella che abdica ad ogni funzione educativa, quella che radica i suoi rapporti col figlio su una serie di pregiudizi a di stereotipi (che l infanzia è un età felice e senza problemi; che al bambino basta un amore generico e che non è necessaria alcuna stimolazione).può essere abusante anche la famiglia che lascia il bambino solo ad esplorare una vita che per lui è indecifrabile; quella che è particolarmente esigente e perfezionista; quella che attraverso il ricatto della riconoscenza, per l amore dato e i sacrifici compiuti, avviluppa il ragazzo in una soffocante rete di relazioni in cui non è presente l amore liberante, bensì solo un amore possessivo e distruggente. E difficile identificare nel bambino i casi di maltrattamento psicologico o di incuria: solo un attenta osservazione del bambino e delle sue difficoltà relazionali può essere rivelatrice di gravi insufficienze familiari. E raro che il bambino maltrattato parli in quanto, malgrado tutto, il genitore maltrattante rappresenta un punto di sicurezza che non può essere 14

15 abbandonato; spesso il bambino è portato a giustificare chi lo maltratta anche addossandosi colpe che non ha. 5 Il bisogno di amore dei bambini è tale, e tale è la loro incondizionata capacità di amare, che per quanto brutale e disumana una famiglia possa dimostrarsi, il distacco da essa è sempre un esperienza lacerante, una ferita profonda che solo nuovi affetti altrettanto incondizionati possono rimarginare. Dolore Paura Pianto Tristezza Shock Aiuto Protezione Sicurezza 5 Una bambina bellissima di Torej L. Haiden nata negli Stati Uniti. La sua esperienza di insegnante nelle scuole speciali per bambini emotivamente labili ha fatto di lei una specialista nell ambito della psicopatologia infantile. 15

16 CAPITOLO 3 MANIFESTAZIONI DEL DISAGIO A SCUOLA Tra le possibili manifestazioni del disagio a scuola troviamo:. Difficoltà di apprendimento. I soggetti in questione manifesterebbero capacità e potenzialità normali: le difficoltà di apprendimento dipenderebbero da uno scarso utilizzo delle proprie risorse cognitive.. Difficoltà relazionali emozionali. In particolare aggressività di tipo fisico o verbale rivolta a compagni, insegnanti, aggetti; iperattività; basso livello di attenzione e di tolleranza alle frustrazioni, reazioni emotive eccessive (sia in positivo che in negativo); ansia.. Apatia Immobilità o riduzione dell attività, mancanza di curiosità e di interessi, tendenza ad isolarsi, stanchezza generalizzata. BAMBINI DEL SILENZIO 16

17 CAPITOLO 4 FAMIGLIA E SCUOLA: UNITE CONTRO IL DISAGIO SCOLASTICO In qualità di docente della scuola primaria, nell ultimo periodo, ho potuto constatare che è in atto una radicale trasformazione della famiglia, che tende a delegare sempre più all istituzione formativa (scolastica e extrascolastica) la copertura temporale e spaziale dei figli, deresponsabilizzandosi. La famiglia moderna rinuncia ad essere una base affettivamente sicura ed educativamente affidabile perché offre scarsa presenza e vicinanza. Conoscendo quanto la famiglia sia importante per il successo scolastico e l integrazione educativa del bambino, diventa imprescindibile giungere a definire quelle che, fra le molte, sono le problematiche più urgenti che investono le famiglie, corresponsabili di questo disagio. Per una crescita armonica ed equilibrata dei componenti del nucleo familiare, fra essi deve maturare una capacità di ascolto reciproco e di scambio comunicativo per una realizzazione piena e consapevole dell identità. 6 A tale proposito la psicologia umanistica rogersiana sostiene l importanza del riscontro positivo in ogni transazione fra i soggetti che interagiscono, al fine di valorizzare le qualità, le competenze sociali, le capacità di relazione. Essere consapevoli di ciò potrebbe rappresentare un primo valido strumento di autoanalisi per la famiglia, al fine di fronteggiare una parte del disagio emotivo vissuto dai figli, ma anche dai genitori. La realtà familiare è legata al contesto scolastico: è dimostrato che il modo in cui la famiglia percepisce e considera la scuola, va ad influenzare direttamente il livello di integrazione e di successo del figlio. Sull altro versante, una cattiva scuola può determinare processi negativi di disistima e rifiuto che, se la famiglia non è in grado di gestire, si riversano completamente sui componenti più deboli, ovvero i figli. Dunque le due istituzioni educative, scuola-famiglia, sono in relazione fra loro: lavorare con le famiglie per la riduzione o la prevenzione del disagio scolastico è un principio etico che deve diventare Metodologico. Negli ultimi tre anni ho progettato interessanti percorsi per i bambini della Scuola dell Infanzia e della Scuola Primaria finalizzati a prevenire, là dove possibile, il disagio scolastico legato al disagio della famiglia. Sono sempre più convinta che l atteggiamento con cui la famiglia si pone rispetto a qualsiasi tipo di esperienza viene assunto e fatto proprio dal bambino e si manifesta apertamente nel modo che egli ha di viverla e di affrontarla. 6 Rogers C. La terapia centrata sul cliente. Ed. Martinelli, Firenze,

18 CAPITOLO 5 IL PROGETTO VIAGGIO NELLE TERRE DI DENTRO Il lavoro è rivolto a tutti i bambini della scuola dell Infanzia e della scuola Primaria e prevede per ciascuno la sperimentazione e la messa a prova di se stesso (delle proprie abilità e delle proprie capacità) attraverso attività di ascolto, di drammatizzazione, di canto, di manipolazione di strumenti sonori, di vario genere e adeguate all età. Durante lo svolgimento delle attività, ogni bambino avrà la possibilità di mettere a fuoco i propri punti di forza e le proprie carenze nei vari ambiti di esperienza corporea/cognitiva analizzata; sarà stimolato ad accettare i propri limiti, cercando di compensare ad essi; ad apprezzare e mettere a frutto le proprie potenzialità; a migliorarsi negli aspetti carenti, anche grazie a strategie d intervento delle quali verrà a conoscenza; sarà chiamato a realizzare un sano confronto con i compagni e una serena competitività con se stesso; il tutto avverrà in un ambiente bisognoso di rispetto, di collaborazione e di aiuto reciproci, bisognoso di spazio per la spontaneità e la creatività. Obiettivi generali Scuola dell Infanzia Scuola primaria POESIE E FILASTROCCHE: SULLE TRACCE DI PEDRO ASCOLTO DELLA STORIA DI GRISKA E L ORSO (classi terze) di Renè Guillot, ed. Giunti. LABORATORIO DI TEATRO ATTORI IN MOTO (classi quinte) IL TEATRO DIETRO LE QUINTE: IL TECNICO DELLE LUCI 5.1 Poesie e filastrocche: sulle tracce di Pedro L esperienza sulle tracce di Pedro è rivolta ai bambini della scuola dell Infanzia. L attività viene svolta a scuola e impegna i bambini per tre ore settimanali. Oltre a procurare l ascolto piacevole di una vicenda fantasiosa nella quale il suono provoca effetti magici, può motivarli all esplorazione e alla scoperta a) degli effetti del suono sul comportamento delle persone e degli animali; b) degli aspetti sonori dell ambiente di campagna, di città, della strada; c) delle voci degli animali; d) dei suoni degli strumenti a fiato. La scelta di Mozart, del suo Flauto magico e precisamente del suono del glockenspiel che Papageno suona nella diciassettesima scena del primo atto, costringendo al 18

19 ballo e al canto il perfido Monostato ed i suoi tre schiavi, è stata dettata dal desiderio di coinvolgere nel percorso quei bambini che, durante le attività didattiche quotidiane, avevano espresso di non essere all altezza della situazione. La Maestra racconta (la storia del flauto magico) 19

20 5.2 IL SUONO MAGICO DEL FLAUTO DI PEDRO Il flauto che è stato donato a Pedro sembra normale. Magico invece è il suono che produce: al suo canto danzano le uova nel paniere moltiplicandosi senza sosta, danzano gli animali e tutti coloro che lo ascoltano. Moltissime sono le storie provenienti da tutte le parti del mondo nelle quali la musica, 20

21 o semplicemente il suono di uno strumento, sortiscono poteri ed effetti magici. Il rumore, il suono delle cose qui diventa magico, incanta le cose stesse e le persone. La musica non lascia quasi mai indifferenti le persone che l ascoltano, le trasforma, in modo positivo o negativo, impone loro, comunque, una scelta. Nel comportamento di alcuni bambini coinvolti nell esperienza di Pedro si evidenziano sintomi depressivi quali: la mancanza di autonomia, l inattività, l apatia, la paura del nuovo. Questi sintomi segnalano difficoltà emotive legate alla fatica di crescere che possono essere agevolmente superate sulla base di una relazione adulto-bambino costruttiva, valorizzante, orientata alla migliore realizzazione delle risorse del soggetto in crescita. Tali sintomi depressivi possono invece radicalizzarsi nel caso in cui l adulto non sia abbastanza attento al suo modo di porsi nei confronti del bambino e assuma, magari anche inconsapevolmente, atteggiamenti di tipo svalutativo. Affinché il bambino sviluppi una base di sufficiente consapevolezza e di autostima, la padronanza che egli riesce a raggiungere intorno ai tre-quattro anni nella capacità di imitazione è importantissima. È per imitazione che si acquisiscono i comportamenti e i modi di comunicare propri dell ambiente culturale. È sempre per mezzo dell imitazione che il soggetto impara a conoscere e ad entrare in rapporto sia con il proprio sé, sia con tutto ciò che è altro da sé: il mondo delle cose e degli altri. Ciò che fa da filtro tra l infinita varietà di cose da imparare e l acquisizione di essa è la situazione ludica, attraverso la quale il bambino mette alla prova le sue possibilità e sviluppa capacità sempre nuove. Nella dimensione protetta del gioco effettua delle prove per imperare a vivere imitando gli altri. Mentre finge di essere altro da sé, assume ruoli diversi, inventa realtà fantastiche in cui entrare e da cui uscire a piacimento, non soltanto si impadronisce di esperienze e conoscenze utili per la crescita, ma soprattutto si carica di fiducia in se stesso e di autoconsapevolezza. La storia Il flauto magico, in cui tutti imparano a ballare, può offrire lo spunto per proporre un gioco in cui il conduttore, all inizio l insegnante, poi, non appena siano in grado di gestire la situazione autonomamente, i bambini a turno, esegue sequenze di movimenti o assume posizioni che i bambini dovranno imitare il più fedelmente possibile. Più le sequenze motorie trovate saranno simpatiche e buffe, più essi presteranno attenzione e cercheranno di imitare perfettamente. Ancora con l obiettivo di aiutare il bambino a rafforzare la fiducia in se stesso, a conoscersi positivamente, a capire che, accanto ai limiti, vi sono sempre lati apprezzabili di sé e capacità che vengono colte dagli altri, si propone un gioco in cui ad ogni soggetto vengono poste queste domande: Che cosa pensi piaccia di te alle altre persone?, Che cosa pensi non piaccia di te, e perché?, Che cosa sai fare meglio?, Quali sono le più importanti caratteristiche del tuo fisico e del tuo carattere?, tese all evidenziazione in senso positivo e alla valorizzazione delle peculiari risorse, capacità, competenze di ciascuno. Nel gruppo dei cuccioli che sta lavorando sul Flauto magico di Mozart qualche bambino, durante il laboratorio di drammatizzazione, si isola, 21

22 manifestando apatia e paura di non riuscire ad intervenire nel momento opportuno. Sorridono poco e piangono facilmente. Si consente ai bambini più grandi, al fine di coinvolgere quelli più piccoli e timorosi, di raccontare barzellette o di esibirsi con giochi di mimo e di travestimenti. Questi giochi consentono maggiormente a tutti di dare spazio alla gioia sana e serena, di esprimere il meglio di ognuno. Inoltre essi possono essere occasioni di avvicinamento e di sensibilizzazione dei genitori, anche di quelli che sono più restii a partecipare ad occasioni formative pedagogico-educativi. È necessario far vivere al bambino e di vivere con lui l esperienza del ridere. 5.3 ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE L ESPERIENZA Attività esplorative: scoprire i linguaggi sonori dell ambiente. Si effettuano passeggiate o visite organizzate in ambienti simili a quelli descritti nella storia di Pedro (valle, prati, ruscelli, sentieri, piazze, mercato), si motivano i bambini all ascolto e alla scoperta delle varie voci. Si tratta di registrare e di stabilire la direzione da cui provengono: a) le voci degli animali: il belare delle pecore e delle capre, il nitrire dei cavalli ecc.; b) le voci della natura: la voce del vento che sibila tra i rami degli alberi; il mormorìo di un ruscello; il crepitìo del fuoco che brucia i rami secchi ecc,; le voci della piazza: il parlottìo delle persone, i battiti dell orologio, il rombo dei motori delle auto, dei ciclomotori, ecc. I rumori vengono registrati e potranno essere utilizzati per riconoscere la fonte sonora, per giochi di associazione (per esempio: A che cosa assomiglia il rumore del vento? ) e di relazione tra suono e immagine corrispondente. Attività di progettazione e di organizzazione di un angolo-laboratorio dei suoni e dei rumori. Con l aiuto dei bambini si allestisce, all interno della sezione, un angolo-laboratorio per inventare creativamente sonorità, per indagare sull origine dei suoni e dei rumori, per costruire strumenti musicali fantasiosi. In tale spazio troveranno posto sia alcuni noti strumenti musicali sia e soprattutto cose ed oggetti vari, elementi della natura recuperati con la collaborazione dei bambini e dei genitori. 5.4 COME INVENTARE SONORITÀ Il bambino sarà motivato ad esplorare gli oggetti e a scoprire in essi possibilità sonore che potranno scaturire dalla sperimentazione di modalità diverse: soffiando, percotendo, pizzicando, accartocciando, stropicciando e scotendo, rovesciando, grattando. Troverà analogie e somiglianze tra rumori inventati e rumori dell ambiente: - rumore della pioggia, simile a quello provocato dal riso fatto cadere su un piatto di plastica; - rumore del tuono, analogo a quello provocato dallo scuotimento di una lastra di alluminio; - rumore dei passi di alcuni animali, simile a quello provocato grattando superfici di polistirolo. 22

23 Questi rumori serviranno per sonorizzare la storia di Pedro. 5.5 COME VEDERE E SENTIRE LE VIBRAZIONI Si organizzano semplici esperimenti. A) I bambini disporranno sulla pelle di un tamburello dei fagioli e percuoteranno leggermente la pelle con la punta delle dita. Le vibrazioni faranno saltare i fagioli. Vengono formulate ipotesi: Se percuotiamo la pelle con più forza che cosa succederà ai fagioli? B) La maestra prepara un diapason e un bicchiere d acqua. Batte il diapason sul palmo della mano, poi lo immerge nell acqua contenuta nel bicchiere. Che cosa succederà? I bambini potranno osservare come le vibrazioni prodotte dal diapason possono mettere in movimento l acqua. C) I bambini costruiscono un telefono con una corda e due bicchierini dello yogurt alle estremità. Se attraverso il bicchierino parlo che cosa succederà? Il compagno potrà sentire la mia voce? Si? No? Perché? 5.6 PROGETTARE E COSTRUIRE CON LE COSE STRUMENTI FANTASTICI La scoperta di come si possono produrre sonorità con gli oggetti e cose diverse, può maturare nei bambini il desiderio di costruire strumenti originali e fantastici. Fin da piccolissimi i bambini sono attratti dai rumori, dai suoni, dalla musica percepita, bensì prima ancora di nascere, nel ventre della madre. I primi stimoli che giungono attraverso l udito, si trasformano in sensazioni, piacevoli, spiacevoli, interessanti. Nel percorso Sulle tracce di Pedro il bambino va guidato e stimolato a costruire oggetti rumorosi nel tentativo di riprodurre i suoni e i ritmi più semplici della natura: l acqua che scorre, le onde del mare, la pioggia, il vento, il temporale, il fruscìo delle foglie, il battere d ali di uno stormo di uccelli e così via Costruiremo oggetti musicali con l anima di chi li produce per comunicare attraverso un linguaggio primordiale ed universale. I genitori dei bambini vengono invitati a realizzare un laboratorio di costruttività, sostenuti dall insegnante-esperto di musica e dai bambini stessi. Saranno realizzati strumenti a percussione: la scelta è dettata dall immediatezza e dalla facilità nel produrre il suono. L utilizzo di diversi contenitori in latta, cartone, plastica e di diversi elementi posti all interno, offre la possibilità di dar vita ad una grande varietà di personaggi e di rumori, riconducibili, con un po di fantasia, ad altrettanti suoni presenti nell ambiente. Alla fine del percorso sarà allestita nella sezione dei bambini una mostra di tutti gli strumentini realizzati. 5.7 MORALE DELLA FAVOLA A prima vista sembra non esistere attinenza alcuna tra il suono del magico strumentino della storia che fa da sfondo al percorso e tanti,incredibili, rumori che caratterizzano l ambiente di vita del bambino. Una morale esiste: talvolta gli aspetti più positivi del genere umano possono celarsi dietro le persone più insignificanti, in quelle che la generale considerazione non giudica degne di 23

24 attenzione. E accaduto così per il piccolo suonatore di flauto, come per tanti personaggi, reali che hanno caratterizzato la storia dell umanità, da don Bosco, a Gandhi, a Maria Teresa di Calcutta. 5.8 MORALE NELLA STORIA Nella storia del pensiero occidentale i Sofisti sono i primi ad occuparsi esplicitamente di questo delicato e fondamentale problema. Per Pitagora l uomo è misura di tutte le cose, ciascuno pensa a modo suo e si comporta secondo scelte puramente individuali, in quanto non esistono verità e norme etiche universali. Socrate si oppone vigorosamente a questo relativismo conoscitivo e morale, asserendo che nell uomo vi è una misura superindividuale, la ragione, mediante la quale si può conoscere il bene universale e praticarlo, in una condotta virtuosa. Platone riprende e sviluppa il pensiero del suo maestro, collocando la dottrina morale nel quadro di una coerente concezione dell uomo. In noi vi sono tre anime: la concupiscibile (l insieme degli impulsi inferiori), l irascibile (il complesso delle passioni nobili), la razionale (a cui compete discriminare il bene dal male, dirigere il comportamento). A ciascuna delle tre anime compete, nell ordine, una specifica virtù: la temperanza, la fortezza, la sapienza (o prudenza). L esercizio delle tre distinte virtù garantisce all uomo l armonia interiore, la giustizia. Come si vede, in Platone vi è l individuazione delle quattro virtù cardinali, fondamento della vita morale. Pure in Aristotele vi è una chiara dottrina morale. L uomo ha l obbligo di sviluppare integralmente le proprie capacità, passando dallo stato di potenza (possibilità) a quello di atto (realizzazione), secondo il criterio del giusto mezzo. Così, ad esempio, il coraggio è una virtù, in quanto evita gli estremi opposti della temerità e della paura; analogamente, la liberalità si colloca nel punto intermedio fra la prodigalità e l avarizia. 24

25 25

26 CAPITOLO 6 GRISKA E L ORSO (Modello di gestione del conflitto anno scolastico 2005/06). 6.1 IL CONTESTO Il progetto Ascolto della storia Griska e l orso coinvolge gli alunni di una classe 3 della scuola primaria. Il gruppo è numeroso: 27 alunni con un estrazione socioculturale e etnica composita Il conflitto e la contrapposizione fisica e/o verbale è una modalità alla quale gli alunni ricorrono nei momenti critici. Durante il precedente anno scolastico hanno avuto occasioni di riflessione guidata sui loro comportamenti, ma la loro maturità ancora limitata, non ha consentito un adeguata presa di coscienza della possibilità di comportamenti alternativi al conflitto o all impulsività. 6.2 L ATTIVITÀ 1) ASCOLTO Viene presentato il libro Griska e l orso di Renè Guillot, ed. Giunti, esponendo i fatti più significativi dell intreccio. Dopo aver spiegato che Djidi è l orsetto adottato da Griska dopo la morte di mamma orsa per mano dei cacciatori, e che Griska sta andando a caccia di un alce, viene esplicitato il lessico usato e si procede alla lettura del brano seguente: 26

27 2) PROPOSTA OPERATIVA All ascolto segue la discussione volta innanzitutto ad accertare la comprensione del racconto; le riflessioni dei bambini facilmente porteranno con sé emozioni e stati d animo provati durante l ascolto. Si tratterà poi di condurre la discussione verso esperienze vissute in cui siano entrate in gioco paura per incontri con animali o situazioni pericolose createsi durante giochi o escursioni all aperto. La rappresentazione grafica di un momento di pericolo completa la rievocazione dell esperienza e consente di ritornare ad essa in modo partecipato, per comunicarla significativamente agli altri. 27

28 3) ATTIVITÀ COOPERATIVA: DAL CONFLITTO ALLA RICONCILIAZIONE Per introdurre il lavoro successivo potrebbe essere utile la lettura di un altro brano del libro citato, si tratta di quello in cui Griska salva il cucciolo d orso che diventerà il suo inseparabile compagno. Il mondo di Griska, così intensamente naturale funge molto bene da tramite tra la realtà dei bambini fittamente costellata di strumenti di alta tecnologia, dispiegati in un ampia gamma dall utile al futile, e un mondo simile a quello in cui devono aver vissuto gli uomini primitivi, di cui gli alunni hanno potuto farsi un idea approssimativa attraverso una recente visita ad un parco della preistoria. Hanno compiuto esperienze dirette di creazioni di utensili di uso quotidiano e, attraverso immagini e simulazioni video hanno potuto rendersi conto delle condizioni di vita degli uomini primitivi, costretti a lottare quotidianamente contro i pericoli di una natura forte e impietosa. Si richiede ai bambini di porsi in questa situazione: siete uomini primitivi, riflettete su quali sono i pericoli e i nemici ai quali dovete far fronte. Cercate nella realtà naturale intorno a voi degli alleati. Le insegnanti costituiscono gruppi di 4, composti da alunni di diversa abilità rispetto alla competenza comprendere un testo e si soffermano sui vantaggi della organizzazione in gruppi. La scelta di approccio collaborativo è stata sorretta dalla convinzione che le competenze e le strategie dei singoli possano essere più efficacemente sviluppate in un contesto di interazione con i compagni. I bambini sono stati coinvolti, dalla struttura della proposta, in una continua elaborazione attiva, attraverso la spiegazione ad altri di quanto scoperto nel testo, la riformulazione con parole proprie delle informazioni, il confronto con punti di vista e ragionamenti diversi, la ricerca di nuovi dati per sostenere le proprie scelte. Al termine dell attività nei gruppi le insegnanti conducono una discussione per confrontarsi. 4) GRIGLIA DI OSSERVAZIONE Durante la discussione un insegnante conduce la discussione e l altro compila la griglia di osservazione che comprenderà i seguenti punti: 1) Rispetta le regole della comunicazione 2) Tende a prevaricare sugli altri, togliendo loro la parola 3)Tiene conto di ciò che dicono gli altri 4) Manifesta tolleranza nei confronti degli altri 5) Apprezza le osservazioni degli altri 6) Interviene in modo pertinente Per ogni voce sarà assegnato un punteggio da un minimo di 1 a un massimo di 5. I risultati ottenuti potranno essere confrontati con quelli ottenuti durante una precedente discussione 28

29 avvenuta spontaneamente, fuori dal contesto creato in questa occasione. 5) GIOCHI DI RUOLO Nella simulazione finale si ritiene funzionale alle finalità perseguite, che comprendono anche l acquisizione dell abilità di mediare conflitti tra pari, la proposta di un gioco di ruolo in cui due alunni sono contrapposti e devono trovare una soluzione alternativa allo scontro fisico o verbale. Prima di dare il via alle simulazioni si aiuteranno i bambini a rievocare tutto il percorso fatto a partire dal riconoscimento, nei brani ascoltati di : 1) istinto di sopravvivenza che tende alla sopraffazione dell avversario (episodio della tigre), 2) bisogno di dare aiuto e protezione a chi è riconosciuto come più debole (episodio del salvataggio del cucciolo). Nel gioco di ruolo uno sarà il bambino che scatena il conflitto e l altro colui che deve far prevalere la disponibilità e la capacità di mediazione, in modo da far riprodurre i due comportamenti: aggressivo e protettivo. Sarà opportuno che tutti i bambini possano giocare entrambi i ruoli e, per raggiungere più rapidamente lo scopo, la classe potrà essere divisa in due gruppi durante un momento di contemporaneità. 29

30 CAPITOLO 7 LABORATORIO DI TEATRO ATTORI IN MOTO Il laboratorio di teatro vede coinvolti gli alunni di due classi quinte della scuola Primaria. L obiettivo principale è leggere, comprendere e acquisire la capacità di trasporre quanto compreso in gesti, espressioni e movimenti significativi e adeguati. Conseguentemente acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo come mezzo espressivo e, interpretando ruoli diversi e non legati al sé, arrivare a comprendere altri punti di vista e a sperimentare situazioni nuove. Nella classe 5 sezione C è inserito un bambino disabile grave, che presenta grosse difficoltà a relazionare e di conseguenza ad integrarsi. Nella classe 5 sezione D, nel mese di Gennaio, è arrivata una nuova bambina che fin da subito ha mostrato problemi di inserimento, con i compagni e i docenti. I test di ingresso hanno rivelato che la bambina è dotata di buone capacità e la scheda di accompagnamento sottolinea un buon grado di socializzazione sia con i pari che con gli adulti, una buona autonomia di lavoro, ma un impegno un po discontinuo dovuto forse ad una situazione familiare incerta (famiglia allargata). Le insegnanti concordano di attivare un laboratorio teatrale al fine di creare un gruppo di amici che si divertono a recitare, imparando le tecniche della comunicazione teatrale. Per i bambini il palcoscenico, si sa, è un luogo magico dove si ha la possibilità di confrontarsi con se stesso e con gli altri. Non tutti, però, vivono il gioco teatrale allo stesso modo: c è quello che lo vive senza regole perché finalmente può esprimere tutto se stesso, c è chi, invece, cerca di gestire al meglio la sua timidezza! Le attività prevedono momenti corali, momenti personali di riflessione e suddivisione in piccoli gruppi; per la parte pratica: esercizi di mimica, gestualità e giochi di ruolo, alternati a momenti di ascolto. Molti bambini si esprimono più facilmente con la parola mentre altri attraverso la mimica. 7.1 Attore di se stesso A teatro l attore recita una realtà immaginata dall autore, ha una parte, assicura al personaggio una verità; nel corso della rappresentazione l attore compie il suo mestiere. Il bambino invece non è un attore. Nel gioco drammatico progettato per gli attori in moto i ragazzi si sono espressi, hanno esteriorizzato la loro persona, il loro essere profondo con le loro pulsioni, le loro inibizioni, i loro desideri. Tale espressione del proprio essere, però, non si realizza senza un destinatario. Totalmente impegnato in ciò che sta compiendo il bambino espone la sua persona e l affida all altro con la speranza o forse la certezza di essere accolto da lui. Per essere riconosciuto dall altro occorre che il bambino si metta insieme a lui in una situazione comune: recitare cioè se stesso di fronte all altro avendo l altro come fine, destinatario del dono di sé. In tal modo il bambino afferma se stesso, ma necessita, della creazione di una situazione specifica in cui possa fare o dire qualcosa. Si crea così, 30

31 nell universo del gioco drammatico, la comunicazione. Lavorando insieme, senza accorgersene, il gruppo ha intrecciato una relazione autentica ; insieme si ricreano le scene della vita di tutti i giorni; si gioca ad essere un altro e, di conseguenza, ci si rapporta con gli altri. Man mano che il laboratorio va avanti cresce la voglia di stare insieme; l esperienza diventa un momento di crescita per tutti: i ragazzi si mettono in gioco,serenamente, con i compagni emotivamente difficili da gestire, Michele il ragazzo disabile lamenta che i momenti d incontro durano poco tempo e quando la campanella suona, perché l ora di laboratorio è terminata, blocca la carrozzella col freno. La bambina della 5^D, definita difficile, è più disponibile con i compagni; comincia a parlare di se stessa, della sua famiglia allargata, dei suoi fratellastri. Via via che il laboratorio cresce i ragazzi chiedono di portare in scena uno dei capitoli dell Odissea, il libro di narrativa che stanno leggendo durante il laboratorio di lettura: Ulisse e i ciclopi. Sono proprio i ragazzi più difficili da gestire a insistere affinché Polifemo venga portato in scena e loro stessi decidono che ad interpretarlo sia Giovanni detto Giogiò. Mi lascio prendere dal loro entusiasmo contagioso: il viaggio ha inizio. Il lavoro terminerà con lo spettacolo di fine anno che andrà in scena l otto Giugno presso il Ridotto del teatro Verdi di Fiorenzuola d Arda. Siamo quasi arrivati alla fine di questa esperienza, Mercoledì 6 Giugno la prova generale in teatro; i ragazzi sono emozionantissimi, ma, soprattutto, uniti più che mai! Hanno coinvolto le rispettive famiglie nella preparazione dei costumi; i genitori si sono stretti attorno ai loro figli aiutandoli nell allestimento dei fondali. Le immagini delle scene disegnate da tutti i ragazzi, compresi quelli che non si sentivano all altezza di questo compito saranno riprodotte a video mediante l uso del computer (il lavoro è stato curato dalla signora Giuseppina Periti e dalla figlia Sara Pagani che hanno viaggiato con noi assaporando il piacere di condividere forti emozioni). Creatività Impiego di tutte le forze 31

32 CAPITOLO 8 IL TEATRO DIETRO LE QUINTE: IL TECNICO DELLE LUCI Perché questo laboratorio? Durante le attività del laboratorio di teatro Michele manifesta a tutti il desiderio di diventare Direttore delle luci dello spettacolo che si sta preparando. I compagni sostengono la richiesta e chiedono di essere aiutati a realizzare il sogno del loro compagno. Colpita dalle pressioni del gruppo, di quello stesso gruppo che, fino a qualche mese prima, aveva chiesto alle insegnanti di classe di tenere fuori dal laboratorio quel compagno permaloso e arrogante mi decido ad aiutarli. I ragazzi mi chiedono se le luci, i costumi degli attori, la costruzione della scena sono solamente accessori del teatro. Certamente no, poiché essi stessi diventano la sostanza della rappresentazione teatrale. Spiego ai ragazzi che l illuminazione teatrale diventa uno strumento importante quando si vuole sottolineare la tensione emotiva che caratterizza ogni scena; è sicuramente un elemento fondamentale per infondere nello spettatore il sentimento richiesto. Sono, infatti, in primo luogo le luci a trasmettere un senso di inquietudine o di allegra solarità e di tutte le sfumature o contrasti ad essi relativi. Come un bambino che davanti allo specchio si illumina il viso dal basso in alto con una pila per creare una maschera a forti contrasti d ombre e luci, così si può illuminare una scena a fasci radenti e trasmettere la sensazione che in quel luogo stia per accadere qualcosa di grave, di drammatico, contribuendo a dare un senso di sospensione e di attesa angosciosa con l impiego di un opportuna colonna sonora. La scena può presentarsi in diversi modi e possedere diversi elementi che ne definiscono l atmosfera: può essere quasi senza colori, tendente alle tonalità grigie, con le luci puntate su spazi geometrici e allusivi; può essere realistica, favorendo da subito l aumento e l attenuazione di una certa impressione o la costruzione dell ambientazione in cui la vicenda sarà rappresentata collocandola in un epoca precisa; può contare sull effetto determinato dai costumi degli interpreti che aiutano a comprendere il contesto. Questi, infatti, possono operare una sintesi di tutti questi elementi di contorno per contrasto attraverso l impiego di colori sgargianti e particolari fantasiosi che fanno risaltare i personaggi in un ambiente in bianco e nero o caratterizzare la scena proponendo figure magrittiane tutte in cappotto e bombetta. C è il teatro del realismo fino all ossessione di marca viscontiana, in cui tutto è vero e assolutamente in tre dimensioni, e c è il teatro del sogno e del gioco fatto di disegni colorati e cartoni dipinti, a due dimensioni, come quello allegro e suggestivo del quale l esempio più alto è lo scenografo Lele Luzzati. Non si può dire che uno sia meglio dell altro. È certo però che hanno due valenze spettacolari diverse e giocano su due piani di coscienza e percezione. In questo modo si è giunti ad affermare che esistono scenografie costituite cioè solo di fasci luminosi, vere e proprie architetture di luce che realizzano ambienti non fisici ma psicologici: ambientazione sceniche determinanti proprio per la forza simbolica e metaforica che manifestano. Un tempo esistevano solo luci fisse, in 32

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