2.2 Popolazione e società

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1 2.2 Popolazione e società Lo sviluppo economico e sociale di un territorio è collegato all evoluzione della sua popolazione. Infatti, se le caratteristiche della popolazione contribuiscono a indirizzare lo sviluppo, le tendenze economiche e sociali possono influenzare fortemente le caratteristiche demografiche. Nelle Marche, tipica regione della Terza Italia 19, ciò è particolarmente evidente. La struttura familiare con stretta prossimità residenziale fra i parenti e la fecondità relativamente elevata degli anni precedenti al 1970, hanno reso possibile lo sviluppo dell economia diffusa. D altro canto, tale tipologia di sviluppo, priva delle concentrazioni urbane e industriali del triangolo industriale, è stata una determinante della bassa mortalità, che ha portato a un forte aumento del numero degli anziani, fattore di attrazione degli stranieri extracomunitari, impiegati nei servizi alle famiglie [1]. Gli indicatori demografici sono utili per analizzare l evoluzione e la struttura della popolazione, i cui cambiamenti intercorrono più nel lungo, che nel breve periodo. I dati degli anni analizzati, generalmente dal 2008 al 2010, confermano il trend delle trasformazioni demografiche in atto negli ultimi anni, con fenomeni di evidente rilevanza, dalla bassa fecondità, all aumento delle migrazioni, all innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione [2]. Negli anni oggetto di indagine, la variazione di alcuni confini amministrativi ha avuto un importante effetto sulla popolazione della regione. A livello provinciale, nel 2009, si è avuta l entrata in funzione effettiva della nuova provincia di Fermo, stabilita in coincidenza delle prime elezioni amministrative (6 e 7 giugno). In questo caso l effetto netto sulla popolazione della regione è stato nullo, ma si è ridotto ovviamente il numero di residenti della provincia di Ascoli Piceno, da cui si sono distaccati 40 comuni su 73, per confluire nella nuova provincia. Nello stesso anno, inoltre, si è verificata un altra variazione amministrativa, con effetti questa volta sulla popolazione complessiva della regione. In seguito alla volontà espressa dagli abitanti di alcuni comuni della Valmarecchia, con referendum consultivo del dicembre 2006, sette amministrazioni, sono passate dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini. La popolazione interessata è stata pari a circa residenti. La legge n. 117 del 3 agosto 19 Con il termine Terza Italia [1] ci si riferisce a quelle regioni del Centro- Nord-Est dove più si concentrano sistemi locali di piccole e medie imprese e distretti industriali del made in Italy, per distinguerle dal modello duale di sviluppo che vede il Paese diviso tra le realtà produttive del Nord-Ovest, il vecchio "triangolo industriale" e il Mezzogiorno, meno sviluppato economicamente. 49

2 2009 Distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant Agata Feltria e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, nell ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell articolo 132, secondo comma, della Costituzione è il primo caso di distacco-aggregazione di comuni fra due regioni nella storia dell'italia repubblicana, in attuazione del dettato costituzionale citato 20. I nuovi confini amministrativi regionali sono diventati effettivamente validi dal 1 gennaio 2010 ed è la principale causa della variazione dei residenti rilevata statisticamente nel (Tabella 2.2.1), in diminuzione nel triennio analizzato di unità (-0,3% dal 2008 al 2010). Figura Evoluzione demografica nel periodo 2004/ confronto Marche Italia Analizzando nel dettaglio il tasso di variazione della popolazione regionale negli ultimi sette anni (Figura 2.2.1) emerge questo andamento in controtendenza, inferiore alla media nazionale. 20 Istanze analoghe a quelle dell'alta Valmarecchia hanno interessato alcuni comuni limitrofi (Montecopiolo, Sassofeltrio, Mercatino Conca e Monte Grimano Terme), tuttavia, solo nei primi due l'esito del referendum è stato affermativo, negli altri è mancato il raggiungimento del quorum. A completare il quadro dei confini regionali, va segnalato che si registrano anche tendenze di segno opposto, soprattutto dal 2010, verso la provincia di Ascoli Piceno. 21 A questo proposito va specificato che, poiché la popolazione rilevata dall ISTAT al 31 dicembre è la stessa del 1 gennaio 2010 e i dati riportati in questo rapporto fanno tutti riferimento alla popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno, il calo di popolazione nella provincia si registra nel periodo dal 2008 al 2009 e non dal 2009 al 2010, come ci si potrebbe attendere. Pertanto, tutte le analisi proposte risentono di questa diversa classificazione annuale. 50

3 Dopo il brusco calo nel 2009 (-0,6%), per effetto della variazione amministrativa citata, il tasso di variazione torna positivo già nel 2010 (0,4%) e vicino alla media nazionale (0,5%); tuttavia, rimane più basso degli anni precedenti. L andamento provinciale della popolazione, nel primo intervallo analizzato (2008/2009), risente delle variazioni amministrative citate, ma già nel secondo periodo (2009/2010), si possono fare confronti con gli anni precedenti, rilevando una minore crescita [2]. Tabella Popolazione residente per provincia! " # $ % & ' ( ( ) ' ( ( * ' ( + (, ( ) - ( *, ( * - + (. / : ; < 8 = 8 >? ; < > > > 8 A B C D = C 8 E 7 F B < > ; = : > B < 9 ; 8 B 9 : ; = D 9 = C? = C > G 1 F / 2 1 H 1 8 D D ; 9 8 D B ; 8 8 D? ; 8 > D = C > = C 8 E 0 F 3 I 6. 6 F / ; 8 8 B D : 8 ;? 9 > D : B ; = > 9 A B? C : = C D J / 2 K 3 A : < < ; B 9 = : < < : B A = C D L M % N & + O P Q * O P R ) + O P P * O P S ' + O P Q P O T T P - ( U Q ( U S La provincia che cresce leggermente di più è quella di Ancona, già la più popolata (Tabella 2.2.1). La nuova provincia di Fermo, nata attraverso il distacco di 40 comuni dalla provincia di Ascoli Piceno, ne ha assorbito quasi metà della popolazione. Entrambe le province rimangono quelle col tasso di crescita minore nella regione. La differenza nella crescita tra le province può essere analizzata guardando agli andamenti della popolazione per classi di età. Le province che aumentano la popolazione riscontrano una crescita più marcata della classe di età tra 0 e 14 anni (Tabella in appendice), grazie anche alla componente straniera della popolazione, mentre nelle province del sud, in proporzione, cresce di più la popolazione nelle fasce di età maggiori (Figura 2.2.2). Tale andamento è particolarmente rilevante nelle province di Ascoli Piceno e Fermo, in cui addirittura il tasso di crescita della popolazione tra 0 e 14 anni è negativo. Tuttavia va rilevato che i rispettivi valori di partenza erano i più bassi della regione e anche una piccola variazione, poteva portare a un valore negativo. Anche in questo caso l incidenza della popolazione straniera, strutturalmente più giovane, sembra essere stato rilevante. 51

4 a a a [ Z Figura Variazione % della popolazione per classe di età e provincia ( ) X \ X W ] ^ ` W X Z W X [ ] ^ _ W X W V W X \ V W X [ V W X Z V W X Y b c d e f g h i j k l m n o p g o e q e p c f e r e n d p g s t u k v w l m x c f y g q e f p z c { r e s t e W V a } V Z [ m ~ i w } La regione si caratterizza inoltre per un minore tasso di crescita della popolazione tra 15 e 65 anni rispetto alla media nazionale, che probabilmente è il risultato della crisi del sistema economico che la rende meno attrattiva per la popolazione in età attiva (soprattutto straniera). Il minore tasso di crescita della popolazione con più di 65 anni di età, rispetto alla media, invece, andrebbe letto insieme alla struttura per età della popolazione marchigiana, già caratterizzata da un elevato indice di vecchiaia. 22 Tale indice, in Italia, ha raggiunto quota 144% al 2010, secondo solo alla Germania (153%) [4]. A livello nazionale rimane la differenza tra Nord e Sud, con una popolazione strutturalmente più giovane, ma, quest ultimo, si sta allineando con il resto del Paese, anche per effetto delle dinamiche migratorie. Nelle Marche, tale indice è ancora una volta uno dei più alti del Paese (168,7%) (Tabella in appendice). Guardando alla dinamica nazionale di breve periodo, la convergenza dei valori dell indice di vecchiaia del Sud verso quelli del Nord, determina un più marcato aumento dell indice nazionale (+0,52%), rispetto a quello regionale, che, partendo da livelli più alti, rimane piuttosto stabile (+0,02%) (Figura 2.2.3). 22 Il rapporto tra gli anziani (popolazione di 65 anni e oltre) e i giovani (popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni). 52

5 L andamento dell indice di vecchiaia regionale (Tabella 2.2.6), è determinato soprattutto dalle province di Ascoli Piceno e di Fermo, che sono già quelle con la popolazione più anziana. La provincia di Pesaro Urbino è l unica con un indice di vecchiaia inferiore alla media regionale, grazie ad una presenza giovanile leggermente più elevata e una minore incidenza della popolazione al di sopra dei 65 anni. Il distacco dei comuni della Valmarecchia non sembra aver influenzato l andamento dell indice 23. I dati delle province di Ancona e Macerata vanno letti insieme all aumento della percentuale di popolazione tra 0 e 14 anni illustrato in Figura 2.2.2, così come l aumento dell indice registrato nella provincia di Ascoli Piceno. Figura Variazione % 2009/2010 dell indice di vecchiaia, dipendenza e dipendenza anziani regionale e nazionale ˆ Š Š Œ Œ Ž Œ Ž Œ Œ Œ ƒ š œ Le determinanti dell indice di vecchiaia sono riscontrabili principalmente nel basso tasso di fecondità, insieme al costante incremento dell incidenza della popolazione anziana, alla riduzione di quella in età giovanile e all aumento della sopravvivenza, tutti fenomeni che durano ormai da diversi anni nella regione e in Italia. 23 Infatti, i comuni della Valmarecchia, secondo la zonizzazione del PSR [7], sono tutti classificati come aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D), o con vincoli naturali (C3), tutte aree che presentano una popolazione strutturalmente più anziana. 53

6 Il tasso di fecondità totale in Italia (1,41 figli per donna nel 2010) è ancora inferiore all'obiettivo del livello di sostituzione (2,1) e alla media UE27 (1,59), ma come sottolineato nell edizione precedente di questo rapporto [2] si nota una leggera ripresa sia per effetto della posticipazione dell'esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate, che per il contributo delle donne straniere. Il dato marchigiano, inferiore al livello di sostituzione dagli anni Settanta e alla media italiana dagli anni Ottanta, supera leggermente il dato nazionale nel 2009 (1,42), anche se nei dati stimati del 2010 è già in leggera diminuzione (1,39) [4], complice anche un età media al parto leggermente superiore alla media nazionale (numero indice 100,36; Italia=100). Evidentemente la bassa fecondità e l invecchiamento della popolazione si riflettono anche nei tassi di natalità e di mortalità 24, la cui differenza determina il tasso di incremento naturale in un dato periodo (Tabella in appendice). I tassi di natalità provinciali sono tutti in diminuzione, anche come conseguenza del fatto che una popolazione strutturalmente più anziana, ha un tasso di natalità minore. Se tra il 2005 e il 2008 c era stata una lieve crescita dei neonati marchigiani, dal 2008 al 2010 si rileva una marcata diminuzione (- 3,77%) [5]. Considerando che quasi un quarto (24%) dei neonati marchigiani ha almeno un genitore straniero [5], percentuale triplicata rispetto a dieci anni fa, un motivo parziale del calo della natalità, può essere ricercato anche nella minore presenza di stranieri, anche come conseguenza delle minori opportunità occupazionali. Diminuiscono anche i tassi di mortalità, ma non tanto da compensare quelli di natalità, si determina, pertanto, un andamento dell incremento naturale negativo, nonché in peggioramento su tutta la regione, che si allontana dalla media nazionale (prossima allo zero), pur rimanendo all interno dell intervallo di normalità dell andamento della popolazione 25. L indice di dipendenza 26 è più esplicativo dell indice di vecchiaia per analisi di tipo economico, perché misura il grado di dipendenza sociale ed economico teorico tra le generazioni fuori e dentro il mercato del lavoro. Tale indice, nel 2010, supera ancora la soglia del 50 per cento 27 (55,7%) e si conferma al di sopra della media nazionale (52,3%) (Tabella 2.2.6) che a sua volta è un dato negativo a livello europeo, la cui media è al di sotto della soglia del 50% [4]. In 24 Il tasso di natalità e mortalità sono dati rispettivamente dal numero di nati vivi o di decessi sulla popolazione media in un dato periodo, di solito l anno (per mille). 25 In demografia si definisce un normale andamento della popolazione quel tasso di incremento naturale che va dal -2 al 2 ž 26 L indice di dipendenza è dato dal rapporto tra la popolazione residente in età non attiva (da 0 a 14 anni e da 65 anni e oltre) e la popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni). 27 Ciò indica che la popolazione in età attiva ha teoricamente a carico anche una quota elevata di popolazione inattiva. 54

7 Italia solo le regioni del Mezzogiorno presentano valori di poco inferiori al 50%. A livello provinciale l indice di dipendenza non presenta variazioni rilevanti, i valori minori sono registrati da Pesaro-Urbino e Ascoli Piceno con un aumento dal 2009 al 2010 generalizzato, ma più acuto nella provincia di Macerata, che presenta la più bassa percentuale di popolazione in età attiva della Regione. La differenza di genere accentua la minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ed è piuttosto elevata: l indice di dipendenza è il 51,3% circa per gli uomini e 60,2% per le donne (maggiore della media nazionale, rispettivamente 48,2 e 53,6%) [3]. Una stima più precisa del carico di dipendenza della popolazione uscita dal mercato del lavoro per motivi di età (o comunque della popolazione anziana), la dà l indice di dipendenza degli anziani 28. Anche nel biennio analizzato, come in precedenza, l indice rimane sostanzialmente stabile e superiore alla media nazionale, più alto nelle province con più popolazione anziana (Ancona, Macerata, Fermo). La Tabella aiuta ad analizzare le relazioni tra i diversi indici proposti: nelle province di Macerata e Ancona, in cui l indice di vecchiaia è diminuito nel periodo analizzato, ma l indice di dipendenza anziani è sostanzialmente stabile, l indice di dipendenza in aumento, sta ad indicare che la popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni è responsabile di tale calo (a conferma di ciò si veda anche la Figura 2.2.3). Tabella Variazione dell'indice di vecchiaia, dipendenza e dipendenza anziani - Anni & Ÿ M! ª «ª ª ± ² ³ ³ µ µ ¹ º» º º º» ¼ ½ ¹ ¾ ½ º ¼ À µ Á ²  à ² Â Ä ¹ º º ¹ ¾ ½ ¹ À µ Á ²  à ² Â Ä Â Ä µ  µ º» ¹ ¾ º Å º ¾ Il rapporto tra coloro che, per limiti di età, si accingono a lasciare l attività lavorativa (popolazione residente in età anni) e la popolazione in età anni, fornisce l indice di ricambio della popolazione potenzialmente attiva, una misura delle opportunità occupazionali per i giovani. Un indice pari a 100 indicherebbe un equilibrio nel mercato del lavoro, mentre un indice minore di 100 può indicare minori opportunità per i giovani che si affacciano al mercato del lavoro. D altro canto anche un indice maggiore di 100 indica uno 28 Questo indice è dato dal numero di individui anziani, quindi non in procinto di entrare nel mercato del lavoro, ogni 100 individui potenzialmente indipendenti. 55

8 Ì Ë Ç Ê É È Æ squilibrio, ovvero la difficoltà a mantenere costante la capacità lavorativa di un Paese, con le persone potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro che sono in più di quelle potenzialmente in entrata. In Italia questo indice, nel 2010, era pari a 130,3%, il 10% in più rispetto a due anni prima [2]. Nelle Marche è il 137,4% [3], più vicino ai livelli del Centro-Nord. Essendo relativo a classi di età di soli cinque anni, sia al numeratore che al denominatore, l indice è soggetto a forti fluttuazioni ed è molto variabile nel tempo; tuttavia, il suo valore elevato è un chiaro segnale delle ridotte possibilità per i giovani di entrare nel mercato del lavoro. La quota di stranieri residenti sul territorio regionale 29 si conferma come un importante fattore di evoluzione della popolazione. Nelle Marche, l incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti rimane crescente e superiore alla media nazionale (9,4% della popolazione regionale contro il 7,5% della media nazionale nel 2010) (Figura 2.2.4). Figura Incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti Í Î Ñ Ò Ó Ô Õ Ö Ø Ù Ó Ú Û Ó Ï Î Î Ð Ï Î Î Ì Ï Î Í Î 29 I cittadini stranieri residenti sono coloro che risultano iscritti nelle anagrafi comunali, ma non hanno cittadinanza italiana e rappresentano, di fatto, la quasi totalità degli stranieri regolari, anche se aumenta la quota di coloro che sono iscritti in anagrafe per nascita. 56

9 Rispetto al 2001 i cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani sono più che triplicati. Tale incremento nasconde, tuttavia, un minore tasso di crescita delle presenze di stranieri rispetto agli ultimi anni (Tabella 2.2.3). Tabella Presenza di stranieri residenti per provincia (migliaia di unità) Ü ª Ý Þ Þ ß Ý Þ Þ à Ý Þ á Þ â Þ à ã Þ ß â á Þ ã Þ à ä ² å æ ç è æ é µ Â ç ¾ ¾ ¾ ¾ ½ ¹ ¾ ¾ ¹ ê  ³ ç  ¾ ë º ¼ º ì ¼ í ³ ² æ î ¾ ¹ ¾ ¾ ì ¼ ½ º ê å ³ ç ï µ ä µ ³ ² Â ç ¹ Å º ¾ º» ½ º ë ì ½ ð ² æ ñ ç» º ¼ º Å» ½ ½ ò ª á ó á á ó à á ô õ õ ö á ö ó ø «ó ù ß à á ô ù Ý ó ô ù ú Þ ß ö ß ú ö à Il rallentamento, oltre che alla crisi economica, è dovuto all attenuarsi degli effetti dell ingresso di Romania e Bulgaria nell Unione europea e della contestuale entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei Paesi dell Unione. Come rilevato nell edizione precedente di questo rapporto [2], nel 2007 questi cambiamenti normativi avevano determinato un sostanziale aumento delle iscrizioni in anagrafe di cittadini neo-comunitari, continuata anche nel 2008 e nel 2009, ma in modo meno marcato. Nel tempo sono anche cambiati i motivi per i quali gli stranieri con permesso di soggiorno scelgono di vivere in Italia; ad esempio, la quota di coloro che sono in Italia per motivi familiari è sempre più elevata: nel 2010 sono il 34%, mentre nel 1992 era il 13% del totale [4]. A livello provinciale, i flussi migratori rimangono sostanzialmente stabili e sono determinati dalle differenze interprovinciali nell offerta di lavoro, secondo la stessa logica della migrazione interna. Ovviamente, nell analizzare i dati relativi al primo periodo (2008/2009), il dato della provincia di Ascoli Piceno va letto insieme a quello della provincia di Fermo, per cui la popolazione residente straniera, nel territorio coperto dalla due province, è aumentata dell 8,1%. Per quanto riguarda la struttura per cittadinanza della popolazione straniera residente (Tabella in appendice), nelle Marche gli stranieri sono concentrati in poche nazionalità: le prime cinque collettività per consistenza al 31 dicembre 2010 (Rumeni, Albanesi, Marocchini, Macedoni e Cinesi) rappresentano il 54,4% del totale. Questo risultato è coerente con le dimensioni demografiche e territoriali della regione e indica anche la 57

10 þ û consistenza delle catene migratorie, ovvero il meccanismo attraverso il quale gli stranieri si polarizzano in specifiche località di gruppi omogenei [8]. La componente europea dell immigrazione (58% della popolazione straniera residente) è ancora in crescita, anche per effetto dei ricongiungimenti. La composizione per sesso si differenzia a seconda del Paese di provenienza e riflette anch essa le diverse opportunità di lavoro offerte: il sesso femminile prevale tra gli stranieri che provengono dalla Federazione Russa, dall Ucraina, dalla Moldova e dalla Romania, come diretta conseguenza del citato invecchiamento strutturale della popolazione e del ruolo di questa componente dell immigrazione nei servizi connessi alle famiglie. Il sesso maschile prevale tra gli immigrati da Senegal, Bangladesh, India e Pakistan. Le motivazioni che spingono all immigrazione, determinano evidentemente anche la struttura della popolazione immigrata, mediamente molto più giovane della popolazione residente totale. Si cominciano ad evidenziare tuttavia i primi deboli segnali dell invecchiamento della popolazione entrata nel nostro Paese in periodi precedenti: la percentuale di persone con più di 65 anni di età è infatti passata dal 2,8% del 2008 [2] al 3,2% nel 2010, ma rimane nettamente inferiore a quella della popolazione residente totale (22,5%). Figura Popolazione per fasce d'età (%) e indici di struttura nelle Marche - Anno 2010 û û û ü û û û ÿ þ ý þ ü û û Anche la percentuale di minori di 14 anni è maggiore del 6%, così come la popolazione in età da lavoro (77,8% degli stranieri contro il 64,2% dei 58

11 residenti totali). Gli indici demografici analizzati in precedenza per la popolazione residente totale, sono di conseguenza totalmente diversi per la popolazione straniera residente (confronto in Figura 2.2.5). La diversa struttura per età della popolazione straniera, letta insieme alla diversa presenza nelle varie province marchigiane, ci dà anche una lettura dei diversi livelli di invecchiamento e dipendenza della popolazione complessiva: la province più anziane sono anche quelle con minore presenza straniera e viceversa. Il saldo migratorio interno è dato dalla differenza tra il numero di immigrati e quello di emigrati riferito ad una determinata area geografica in un certo periodo di tempo (in questo caso un anno). In particolare quello interno rappresenta la differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza da altro comune e il numero dei cancellati per trasferimento di residenza in altro comune 30 (Tabella in appendice). Questo indicatore è molto interessante soprattutto se analizzato alla luce del contesto economico regionale, infatti, dopo anni in cui si attestava su valori positivi (superiori al 2% [2]) si dimezza dal 2009 (1,2%) e peggiora nel 2010 toccando quota zero. Sicuramente la crisi economica, che ha colpito settori tradizionalmente importanti nella regione, condiziona le migrazioni interne italiane, e quelle degli stranieri residenti in Italia, che hanno una maggior propensione alla mobilità, pur seguendo principalmente la direttrice delle migrazioni degli italiani. Guardando alle differenze provinciali, emerge un dato ancora più preoccupante che è una novità rispetto alle precedenti analisi: le province con saldo migratorio interno più elevato sono anche quelle che fanno registrare un più brusco calo, da ricollegare alla motivazione esposta pocanzi, ma quelle storicamente meno attrattive fanno registrare una forte inversione di tendenza, con valori negativi dell indice. Solo attraverso il saldo migratorio con l estero 31, il saldo totale regionale rimane positivo (5,1% al 2010), anche se più che dimezzato rispetto al 2007 (12,2%). Tuttavia, anche la capacità di attrarre forza lavoro immigrata ha evidentemente risentito della congiuntura economica, e il saldo migratorio con l estero è quasi dimezzato in quattro anni, diminuendo quindi in modo più marcato di quello nazionale, anche per effetto delle variazioni delle province di Ancona e Pesaro Urbino che facevano registrare i valori più elevati negli anni precedenti. Gli andamenti negativi delle due principali componenti del saldo migratorio, si 30 Pertanto la media nazionale del saldo migratorio interno, per definizione, dovrebbe essere nulla (così non è in realtà per via delle divergenze nelle date di trascrizione degli atti). 31 Differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza dall estero ed il numero dei cancellati per trasferimento di residenza all estero. 59

12 % $ # "! riflettono nella convergenza del saldo migratorio totale regionale (5,1%) con quello nazionale (5,3%) 32 con un calo molto più accentuato per le Marche (- 7,1%) 33 che in Italia in complesso (-3,1%) dal 2007 al 2010 (Figura 2.2.6). Le differenze tra provincie sono cambiate nel corso degli ultimi anni, dopo la fine degli effetti della regolarizzazione e si livellano alcune differenze nord-sud della regione: il saldo totale della provincia di Pesaro Urbino, che fa registrare il calo maggiore, converge con quello di Ascoli Piceno. Figura Saldo migratorio confronto Marche-Italia & ) & ( & & & ' * +, -. / 0 1 2, 3 4, ( ' ' # ( ' ' $ ( ' ' % ( ' & ' Le tendenze future della popolazione, sono utili per disegnare l evoluzione demografica del Paese nel breve, medio e lungo termine. Le modalità di stima di questi indicatori demografici, che proiettano le tendenze attuali al futuro, fanno sì che essi evidenzino, accentuandole, le caratteristiche strutturali di una popolazione. Evidentemente, quindi, i dati di lungo periodo vanno analizzati con estrema cautela, soprattutto con riferimento alle realtà geografiche subnazionali, poiché le previsioni sono tanto più incerte quanto più ci si allontana 32 Il tasso migratorio complessivo, in Italia, è tra i più alti a livello UE27 (media 1,8), come per tutti i Paesi di antica adesione. 33 Causato, in misura relativamente maggiore, dell andamento del saldo interno. 60

13 dalla base di partenza 34. Figura Speranza di vita per genere (previsioni al 2030, 2040 e 2050) (scenario centrale ISTAT) A < ; < : < = ; 7 : : = > = : = ; = : =? = : = 6 = C D E F G H I J H K K L M H NO D P L D I J H K K L M H C D E F G H I K D Q F G L NO D P L D I K D Q F G L Fonte: ISTAT [5] La speranza di vita per genere (cosiddetta vita media ) è rappresentata in Figura 2.2.7; i dati fanno riferimento allo scenario centrale dall ISTAT, considerato più probabile. Essa misura il numero medio di anni che restano da vivere a un neonato nell anno di riferimento ed è calcolata separatamente per uomini e donne. Nelle analisi sullo stato di sviluppo di un territorio, la vita media, viene analizzata insieme all andamento della mortalità infantile per valutare il livello delle condizioni sociali, ambientali e sanitarie locali. Nelle Marche il dato si conferma, ovviemente, crescente e leggermente superiore alla media nazionale, che converge al dato regionale, soprattutto nel primo periodo analizzato. Sia la popolazione residente che quella straniera residente tendono a stabilizzarsi, soprattutto nel lunghissimo periodo (Tabella in appendice), tuttavia, la seconda, cresce a tassi nettamente maggiori, per effetto del minore livello di partenza e del citato metodo di stima. Come accennato all inizio di questo paragrafo, a livello demografico, l evento più rilevante che si è verificato nella regione è senza dubbio il citato distacco amministrativo dei comuni della Valmarecchia. La variazione ha interessato un'area di 328 km² (il 3% del territorio regionale) e residenti circa al 34 La popolazione base delle previsioni è quella rilevata dalla fonte Popolazione residente comunale per sesso, anno di nascita e stato civile dall ISTAT al 1 gennaio

14 ^ 2008: il 5% della popolazione della provincia e circa l 1% della popolazione della regione (Tabella in appendice). Per capire il reale andamento della popolazione regionale, anche nel biennio 2008/2009, il grafico seguente illustra i risultati di una semplice simulazione, ottenuta confrontando la popolazione reale delle Marche, data dai nuovi confini amministrativi, con una popolazione virtuale, ottenuta simulando che nel la popolazione della Valmarecchia facesse ancora parte della regione. Figura Variazione % popolazione totale delle Marche S T V S T W Y Z [ S T S R S T X R S T W R S T V R S T U S U R S \ S \ R ] S _ ` a ` b c d e ` f g h ` f i c b j c k g h h l e c m n o n p q r s n t u v u t r q w q p x q y u z z { s q Appare subito evidente come, in seguito al distacco dei sette comuni (variazione % 2008/09), si abbia un brusco calo di residenti, senza il distacco la popolazione sarebbe aumentata dello 0,5% circa. Tuttavia, nel periodo seguente (% ), la popolazione regionale aumenta comunque, considerando i vecchi e i nuovi confini, ed anzi l incremento senza Valmarecchia è leggermente superiore, segno che nei comuni distaccati la dinamica demografica è stata inferiore alla media marchigiana. Un importante livello di analisi per le Marche, data la tipologia di sviluppo, 35 Ovvero il 2009, secondo la classificazione ISTAT (cfr. nota piè di pagina n.21). 62

15 denominato senza fratture della regione, è dato dalle dinamiche tra rurale e urbano, caratterizzate, appunto, da uno sviluppo socio-economico meno contrastato, ma con differenze tra aree comunque rilevanti. Per approfondire le dinamiche legate alle differenze rurale-urbano, in questa edizione del rapporto, si è scelto di far riferimento alla zonizzazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della regione Marche [7], che segue la rivisitazione della classificazione OCSE, effettuata dal PSN (Piano Strategico Nazionale) 36. Nella tabella seguente un confronto tra la classificazione per macro aree in base alla zonizzazione PSR delle Marche 37 e al grado di ruralità OCSE delle stesse aree. Tabella Classificazione aree rurali e urbane PSR Marche: confronto con classificazione OCSE } ~ ~ ƒ ~ ˆ ~ } ˆ ~ Š Œ ~ Ž ~ ˆ ~ } ˆ š œ ž Ÿ ª «ª œ Ÿ ª ± ª Ÿ ² ² ª ª «ª ³ œ Ÿ ª ± ± ± ª ª ª «µ ª œ Ÿ ª ž «ž Ÿ ª Ÿ ª «ª Ÿ œ Ÿ ž ž Ÿ ž Ÿ ± ± «± «Ÿ ž ª «ª Ÿ Fonte: Regione Marche [7] La struttura della popolazione al 2010 disegna un quadro meno duale rispetto a quello che emergeva dalla classificazione rurale-urbano delle precedenti edizioni di questo rapporto [2]. In virtù del fatto che alcune aree che con la metodologia OCSE erano classificate come significativamente urbane, ora sono rurali intermedie (Tabella 2.2.4), non compare una netta contrapposizione tra i poli urbani e le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, come ci si poteva attendere, mentre, invece, emerge una maggiore differenza con le aree rurali intermedie. Analizzando il trend di questi indicatori nel medio periodo ( ), si nota che la densità di popolazione è aumentata in tutte le aree, ma in modo molto più marcato nei poli urbani e ancora di più nelle aree rurali intermedie industrializzate, ovvero quelle già più densamente popolate (Tabella ). Nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, si accentuano, grazie anche ai fenomeni migratori, tutte le caratteristiche di minore dinamismo della popolazione regionale (ad es., la maggiore presenza della popolazione con più di 65 anni di età, ecc). 36 Nelle precedenti edizioni di questo rapporto si era fatto invece riferimento alla sola classificazione OCSE. 37 Per maggiori informazioni sulla metodologia adottata per la zonizzazione si veda il documento di programmazione. 63

16 à º ¹ Ø Ñ Ð Ï Î Í Í Figura (a) Struttura della popolazione nel 2010 e (b) variazioni per classi di età per aree PSR ½ ¾ ¼ º ¼ ¹» º» ¹ À» À ¼ À Á Â Ë Ì Ò Ó Ô Ó Õ Ó Ö ¾ Ä Å Æ Ç È É Ê Ë Ù Ú Û Ü Ð Ý Ù Ý Ë Ð Ú Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [3] I relativi indici di vecchiaia, dipendenza e dipendenza anziani per area, nel 2010, si confermano mediamente più alti nei comuni più rurali, anche se, in quelli urbani, sono tutti più elevati di quelli delle aree a ruralità intermedia (Tabella in appendice). Questo fenomeno apparentemente controintutitivo può essere spiegato alla luce della diversa tipologia di classificazione adottata che fa sì che, nei poli urbani, ci siano solo i comuni capoluogo di provincia, lasciando fuori quei comuni (tipo C1) che pure rappresentano realtà economiche piuttosto dinamiche della regione, contribuendo in misura importante alla formazione del valore aggiunto regionale [7] e che, come accennato, sarebbero state classificati come urbani dalla precedente metodologia. Rispetto al 2006, si nota inoltre una leggera diminuzione della popolazione anziana nelle aree rurali intermedie con vincoli naturali (C3) e aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D). Tale fenomeno può essere spiegato leggendo i dati insieme alle altre variazioni (compresi i relativi indici di vecchiaia, dipendenza e dipendenza anziani, illustrati in Figura 2.2.9b). In questo modo emerge come, la diminuzione dell indice di vecchiaia, molto probabilmente, non sia dovuta ad un aumento di popolazione nelle fasce di età più giovani, che crescono in modo molto meno sostanzioso delle altre aree (o, addirittura, diminuiscono), ma ad un progressivo e graduale spopolamento. 64

17 í ü ù ú ú La presenza di popolazione straniera è uno degli elementi che in parte contraddistinguono le diverse tipologie di aree ed è cresciuta in modo molto marcato in tutte, ma, ovviamente, di più nelle aree economicamente più attrattive. Le uniche aree in cui la popolazione totale cresce più di quella straniera (in termini assoluti) sono le rurali intermedie industrializzate, a dimostrazione di una maggiore attrattività interna di queste aree. Figura (a) Struttura della popolazione straniera per classi di età nel 2010 e (b) indici di vecchiaia, dipendenza, dipendenza anziani per aree PSR è à ç Þ æ à å Þ ä à ã Þ â à á Þ ß à Þ é ê ß ê ë ê â ì þ ÿ ý ü û ú û ü û ý à î ß ï ð ñ ñ ò ß ä î ó ï ð ñ ñ ò ô õö ø ó ä ð ñ ñ ò Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [3] La struttura per età della popolazione residente straniera è piuttosto omogenea nelle diverse aree, e conferma il sostanziale legame tra motivazione delle migrazioni e struttura per età. In generale, la struttura territoriale e produttiva delle Marche ha indotto la nebulizzazione dell impatto migratorio, equamente ripartito fra le città e i comuni di dimensione inferiore. Anche per questo motivo, i percorsi di integrazione sono stati nelle Marche più rapidi che altrove [8]. Secondo alcuni studi e rapporti del CNEL, infatti, le Marche hanno un ottimo potenziale di inserimento dal punto di vista sociale degli immigrati nel territorio, tanto che, la regione, è ai primi posti a livello nazionale per l integrazione. Nonostante una struttura per età piuttosto omogenea tra aree, gli indici di vecchiaia (così come l indice di dipendenza degli anziani), molto più bassi di quelli della popolazione totale, aumentano in modo costante via via che si aumenta il grado di ruralità (tranne l area D). Ciò fa emergere una certa similitudine con la distribuzione della popolazione totale residente e una 65

18 probabile aumentata tendenza a scegliere le aree più rurali per motivi residenziali, anche da parte della popolazione straniera. Analizzando la variazione degli indici analizzati dal 2006, emerge un aumento degli indici di dipendenza anziani di vecchiaia, che inizia a caratterizzare anche la popolazione straniera e una diminuzione dell indice di dipendenza, causata probabilmente dall aumento relativo della popolazione in età attiva, che più che compensa l aumento nella fascia di età maggiore (Figura ). Tale variazione interessa tutte le aree analizzate ad eccezione della C3, in cui l indice di dipendenza aumenta leggermente, poiché, in queste aree la popolazione straniera in età attiva è aumentata, ma non in modo da riuscire a più che compensare la popolazione non attiva, soprattutto quella più che sessantacinquenne. Questo dato, letto insieme alla diminuzione della popolazione più anziana totale nelle stesse aree vista in precendeza (Figura b), in parte conferma che ci possa essere una tendenza, da parte della popolazione straniera, a scegliere le aree rurali per motivi residenziali al termine dell esperienza lavorativa. Figura Variazioni indici di vecchiaia, dipendenza, dipendenza anziani per stranieri aree PSR ( )*!! " *Esclusi i comuni della Valmarecchia 66

19 Riferimenti e fonti [1] Bagnasco A. (1977), Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano, Bologna, Il Mulino [2] INEA (2010), Il sistema agricolo e alimentare nelle Marche. Rapporto 2009, INEA, Ancona [3] ISTAT (2012), Demografia in cifre, Bilancio demografico, [4] ISTAT (2012), Noi Italia Cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo, ISTAT, Roma, ISBN [5] ISTAT (2012), Previsioni della Popolazione, [6] LaPolis (2002), Presente e futuro della popolazione marchigiana in Atlante Sociale delle Marche. Mappa delle dinamiche politiche e socio-economiche della popolazione, Università di Urbino [7] Regione Marche (2010), Piano di sviluppo rurale [8] Regione Marche (2012), Sistema Informativo Statistico, 67

20 Appendice statistica Tabella Popolazione residente per classe di età e provincia (migliaia di unità) # $ % & ' ( ) * +, -. / ( ( ' - 0, 1. / ( ( ' % 2 3 $ * 1 0 / ( ( ' : ; < : = >? A B C D B C E D F D F G? H ;? 9 I J C A I C A D K A F K A F L 9 H 7 : 9 M 9 J C J C B A D B A E D J G 8 H ; N > 6 > H 7? ; B D B D K C E K C F J E J E O 7 : P ; B C B C K K J K K J J A J A Q / $ ) R * 4 + S 4 + T - U U V 0 + V 0 4 W 3 / 2 ' / T U. S T T U 0 - V V 5 U V 5 U T U U V + 4 Tabella Indice di vecchiaia, dipendenza e dipendenza anziani # $ % & ' ( ) * X * ) ) R ' / ' / Y ' Z * ( [ * ( \ / Y ' Z * ( [ * ( \ / / ( \ ' / ( ' : ; < : = >? ; D ] K D ] J ] J ] J C C ] K C C ] C G? H ;? 9 K D A ] E K I F ] I ] I ] D ] D ] D L 9 H 7 : 9 M 9 K D C ] B K D B ] I ] I ] E ] F ] F G 8 H ; N > 6 > H 7? ; K D J ] E K D D ] J ] J ] J C J ] I C J ] E O 7 : P ; K D B ] I K D J ] E ] C ] J Q / $ ) R * - 1 T ^ S - 1 T ^ S 0 0 ^ ^ S V. ^ 5 V 0 ^ + W 3 / 2 ' / -.. ^ ^ ^ ^ V V + ^ T V + ^ 5 Tabella Tassi di natalità, mortalità e incremento naturale _ / 3 / 2 ' 3 ` Q % $ 3 / 2 ' 3 ` W ( ) $ * a * ( 3 % ( / 3 b $ / 2 * : ; 7 < : = >? ; F F ] C F ] F F ] E c A ] J c A G? H ;? 9 F ] I F ] B K A ] E K A c K ] B c K ] C L 9 H 7 : 9 M 9 F ] C F ] B K A K A ] E c K ] B c K ] I G 8 H ; N > 6 > H 7? ; E ] I E ] B K A ] B F ] F c K ] I c K ] D O 7 : P ; A ] A E ] B A ] A K K ] A A ] A c B ] E Q / $ ) R * 5 ^ V 5 ^ ^. - + ^., - ^ -, - ^. W d e f W e 5 ^ 0 5 ^ V 5 ^ 5 5 ^ S, + ^., + ^. 68

21 Tabella Popolazione straniera residente per sesso e cittadinanza al 31 dicembre 2010 _ / \ ' % ( * Q / g ) R ' h * a a ' ( * d % 3 / 2 * i j ; P 9? > 9 E k F B K K J k A C E B B k F ] D G N = 9? > 9 K K K A k J A D B K k F E B ] A L 9 : ; H H ; D k E I k E A A K J k I K A ] A L 9 H 7 l ;? > k F J k F J A K A k E D ] J m >? 9 j 7 n k 6 ; n ; N 9 : 7 J k F J k J A J F k K I C I ] C < H : 9 >? 9 K k A E C J k B E k C C ] D 6 ; N ;? > 9 K k J D C C k D A k K E K C o p? > 8 > 9 C k A K K B k K B k K C L ; N l ; q 9 K k J F E C k B J A J k D C E C ] B 6 9 r > 8 M 9? B K k J E I J k A C K B ] E s? l > 9 B k B C D K A D C k D J J B ] I t 9? u N 9 l 7 8 v B k J D E K k B C J C k D K B B w > u 7 : > 9 K k C K k J C I B k E A K K ] F 6 7 : x K k K C J K B k I K ] E y 7? 7 u 9 N K k F D I I C K B k I A D K ] E j p 8 8 > 9 O 7 l 7 : 9 z > ;? 7 C A I K k B B B K B E K ] A j 7 u? ; <? > M ; D C E D C F K k J D D K ] A Fonte: Regione Marche [8] Tabella Residenti nei comuni distaccati della Valmarecchia e variazioni % { % a b ( ' T i + T, + 5 i + 5, - + m 9 8 M 7 N l 7 N H > J D I J I A J c C ] J c K ] C L 9 > ; N ; E J K E J I J A ] I A ] F w ; q 9 7 N M : > 9 D k C K B D k C J C D k C E A A ] J A 6 7?? 9 = > N N > C k A F E C k A I C C k A A B c K ] K c B ] A y 9? } 7 ; ~ ~ ~ ~ ƒ ~ ˆ Š Œ ˆ Š ˆ Ž Š ˆ ~ ~ š œ ƒ ž Ÿ ª ««ª 69

22 Tabella Saldo migratorio per provincia ž ± ² ³ Ÿ ž ² ž ² µ Ÿ µ ž œ ¹ º» ¼ œ ~ ~ ½ ¼ ¾ œ ¼ ~ ¾ À ½ ¾ œ»» ¾ ¼ œ Á š œ Â Ã Ä Å Æ Ÿ ² ž ± ² ³ Ÿ ž ² ž à ž µ Ç È Ÿ ž œ ¹ º» ¼ œ ƒ ~ ½ ¼ ¾ œ ¼ ƒ ¾ À ƒ ~ ƒ ½ ¾ œ»» ¾ ¼ œ ~ ~ Á š œ Â Ã Ä ª Å Æ Ÿ ² Å Å Å ž ± ² ³ Ÿ ž ² ž É Ÿ ž ± ž Ÿ ² Ê ž œ ¹ º» ¼ œ ƒ ~ ƒ ½ ¼ ¾ œ ¼ ¾ À ~ ½ ¾ œ»» ¾ ¼ œ Á š œ Â Ã Ä «Å «««Æ Ÿ ² ««Å ««ž ± ² ³ Ÿ ž ² ž Ÿ ž Ÿ œ ¹ º» ¼ œ ~ ~ ½ ¼ ¾ œ ¼ ¾ À ƒ ƒ ½ ¾ œ»» ¾ ¼ œ ~ Á š œ Â Ã Ä Å ª Æ Ÿ ² Å ª 70

23 Ü Ù Tabella Confronto fra aree urbane e rurali Å Ë Ì Ì Ì Í Î Ï š œ ¾ œ š Ï ¼» ~ л Ñ ¼ À» ƒ ƒ ƒ ~ ~ ~ Ò ¼» À Ó ƒ ~ ƒ ~ ~ Ñ» Ô ¼ Ñ ¼ Õ ~ ƒ ~ Ñ» Ô ¼ Ñ ¼ Õ ¼ Õ» ¼» ~ ƒ ~ ~ ƒ ~ Ö ¾ ¾»» ~ ~ ~ ~ ƒ ƒ ƒ ¼ ¼» ~ ~ ƒ ~ ~ ~ œ À ¼ ¼» ~ ƒ ~ ~ ¼ ¼» ~ ~ ~ ~ Ø À ¼»» ~ ƒ ¼ ¼» ~ ƒ ~ ƒ ~ ƒ ¼ ¼» ~ ~ ƒ ƒ ~ ƒ ƒ ~ œ À ¼ ¼» ~ ƒ ƒ Î Ï š œ ¾ œ š Ï ¼» ~ л Ñ ¼ À» ƒ ƒ ƒ ƒ ƒ ~ Ò ¼» À Ó ~ ~ ~ ~ Ñ» Ô ¼ Ñ ¼ Õ ƒ ~ ƒ ƒ Ñ» Ô ¼ Ñ ¼ Õ ¼ Õ» ¼» ~ ƒ ~ ~ ~ ~ ƒ Ö ¾ ¾»» ƒ ~ ¼ ¼» ~ ~ œ À ¼ ¼» ~ ƒ ~ ¼ ¼» ~ ~ ~ Ø À ¼»» ~ ~ ~ ƒ ƒ ¼ ¼» ~ ƒ ~ ¼ ¼» ƒ ƒ ƒ ~ ~ ƒ ƒ œ À ¼ ¼» ƒ ~ ~ ~ Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT [3] Tabella Previsioni al 2030, 2040, 2050 e 2060 sui residenti (scenario centrale ISTAT) - ª Å È ² µ Ÿ ² Ÿ ž Ÿ ² Ú ¾ ~ Û À» ~ Ÿ µ ² ² È ² µ Ÿ ² Ú Ú ¾ Û À» ƒ Ý Þ ß à á Þ â ã à ä å æ å ç æ å å Ü Ü Ý è é é ê ë ã ê ß ì ë Þ ß à á Þ â ã à è â â ê á à é ë Þ í à ß à ê â Þ Fonte: ISTAT [5] 71

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