11 0 Incontro Regionale di Speleologia dicembre g ece a e del N. .~ Oj -.:; o.. Rru-nO Celano. arco in Lami
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- Valeria Cavaliere
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2 Rilievi del GSN alle Mannute per il posizionamento di speleotemi. Marco Patianna l, Gianni Cacciatore l, Marco Delle Rose/,2 l Gruppo SpeIeologico Neretino 2 Consiglio Nazionale delle Ricerche Introduzione Il sistema carsico delle Mannute (PU 144), ubicato all'estremità meridionale del Salento, è costituto da una "serie di cavità che si aprono a notevole altezza dal mare, a mezza costa di parete rocciosa" come riportato nella scheda catastale compilata da Franco Orofino, nella quale è anche annotata la presenza di numerose stalattiti, in gran parte visibili da mare. La frequenza di concrezioni adornanti vestiboli e spazi ante grotta, è una caratteristica ricoltente per le grotte costiere del Salento sud orientale, dal Capo d'otranto al Capo di Santa Maria di Leuca. Il Gruppo Speleologico Neretino (GSN) utilizza da decenni pareti, anfratti e ipogei delle Mannute per l'attività didattica e per quella di esplorazione e studio. Pochi anni orsono, l'assiduità delle ricerche portò all'individuazione di cinque tipi di concrezioni carbonatiche all'intemo della Grotta Piccola (Cacciatore e Delle Rose, 2003). L'impulso alle ricerche sull'evoluzione paleoclimatica di specifici programmi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha poi condotto alla identificazione morfogenetica degli speleotemj (DelJe Rose, 2006). Le peculiarità emerse nel corso delle ricerche sulle concrezioni hanno reso necessaria l'esecuzione di rilievi topografici di dettaglio sia per l'ubicazione plano-altimetrica della Grotta Piccola delle Mannute, che per la relativa rappresentazione morfologica, la cui esposizione costituisce il nucleo della presente nota. Più in generale, occorre sottolineare l'interesse della SSI circa le moderne tecniche di rilievo topografico, come emerso nel corso dell'incontro Internazionale di Speleologia "Scarburo 2006" di Casola Valsenio. Le Mannute e gli speleotemi La Grotta Piccola delle Mannute è ubicata poche decine di metri a nordest della Grotta Grande, la più ampia cavità del sistema posto lungo la falesia alta un centinaio di metri, che delimita l'estremità sud-orientale del Salento (foto 1). Tale settore è interpretato come parte del margine della Piattaforma Apula Aucl. (Bosellini et alii, 1999) e risulta particolarmente complesso dal punto di vista strutturale, con una elevata mobilità tettonica
3 88 Marco Patianna~ Gianni C~cciatore - Marco Delle Rose nel corso delle ere terziaria e quaternaria (Palmentola e Vignola, 1980). La successione stratigrafica, che ha giacitura a franapoggio (Cacciatore e Delle Rose, 2003), è stata attribuita dalla cartografia ufficiale ai Calcari di Castro del Paleocene-Oligocene (Servizio Geologico Nazionale. 1968); Bossio et alii (1987) indicano invece un insieme indifferenziato di formazioni pre-neogeniche; inlìne Bosellini et alii (J 999, 2001) individuano un sistema deposizionale di scarpata clinostratilìcato, con reef tracts, dell'oligocene-miocene. La Grotta Piccola, che ha pianta approssimativamente semicircolare con ampio ingresso, presenta tre tipi di concrezioni radicate sulla volta: stalattiti in s.s.; stalattiti a "zampa d'elefante" e concrezioni "stalattoidi" (Cacciatore e Delle Rose 2003; Delle Rose, 2006).11 primo tipo è rappresentato per lo più da stalattiti decametriche e centimetriche, la cui crescita è considerate chimica e abiotica di zona vadosa (cfr. Chafetz e Guidry, 1999). Le stalattiti a "zampa d'elefante" hanno lunghezze comprese tra 0,5 ed I m, sezioni sub-circolari con diametri di circa 0,5 m (foto 2). Si tratta di un tipo di concrezioni ben note nelle descrizioni speleografiche di generazioni di esploratori, la cui genesi è posta in relazione ad un livello freatico (Giné et alii, 1981; Ford e Williams, 1989; Forti, 2000). Le concrezioni del terzo tipo hanno generalmente lunghezze di alcuni decimetri, sezioni a geometria variabile da sub-ellittica ad irregolare e asse di allungamento da sub-verticale a sub-orizzontale. Esse sono orientate verso l'ingresso della cavità, mentre l'inclinazione tende a diminuire dall'esterno verso l'interno (foto 3). Hanno struttura "tufacea" e sono assimilabili alle biocostruzioni di organismi fototropici (Giangreco e Giangreco, 1973; Forti, 200 I; Tabarosi et alii, 2005). Sono stati già descritte due tipi di concrezioni radicate alla base dell'ipogeo: stalagmiti in s.s. e concrezioni "stalagmoidi" (Cacciatore e Delle Rose 2003; Delle Rose, 2006). In questa sede viene segnalata anche la presenza di stalagmiti cave a forma di calice. Le stalagmiti in s.s presentano lunghezze da alcuni cm a circa I m, sezioni sub-circolari con diametri decimetrici e formano anche strutture colonnari. Le concrezioni "stalagmoidi" Lnno aspetto pseudo-conico con sezioni a contorno ellittico inegolare, assi "eometrici variabili e sempre più inclinati - dalla base alla sommità - ver~ ) l'esterno della grotta, sino a divenire sub-orizzontali (foto 3). Formano gr'jppi "amalgamati" a stratilìcazione complessa e, nella zona più interna, SGno talvolta unite con concrezioni "stalattoidi". Esse sono interpretate il risultato di concrezionamenti chimico-abiotici alternati con biocostruzioni fototropiche (lìg. I),senzaescludere che anche accrescimenti freatici possano risultare interstratificati, come esposto per la prima volta nell 'Incontro Internazionale di Speleologia "5carburo 2006" di Casola Valsenio, promosso dalla 55r.
4 RILIEVI DEL GSN ALLE MANNlJTE PER IL POSIZIONAMENTO DI SI'ELEOTEAH 89 Foto I ~ Panoramica delle Mannute con indicaz.ione di Grotta Piccola. Foto 2 - Stalmtiti a 'La1l1pa d'elefante" all'ingresso delle MannulC Piccola.
5 90 Marco Patianna- Gianni CaccialOre - Marco Delle Rose Foto 3 - Concrezioni "stallauoidj" c "stalagmoidi" nelle Mannute Piccola. 6 6 Fig. I -Ipotesi di concrezionamenlo misto vadoso-biocostruito delle concrezioni stalagmoidì.
6 1ia.JE\1 DEL GSN ALLE MAr-"NlITli PEr< IL POSIZIONAMl:.l'orro DI SPELEOTEMI 1/ rilievo di dettaglio della Mannute Piccola \ "Scarburo 2006", in particolare nella sessione speciale dedicata alla -Geografia per speleologi", è emerso il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nel modo di percepire ed intendere le grotte, tanto che gli speleologi sono oggi considerati dei nuovi geografi. Le moderne tecnologie per l'esecuzione di rilievi di dettaglio consentono oramai di rappresentare le cavità carsiche alla stregua degli elementi geomorfologici di superficie. Come è stato precedentemente accennato, gli studi condotti nella Grotta Piccola della Mannute hanno svelato, oltre alle concrezioni vadose, l'esistenza di concrezioni freatiche e di concrezioni biocostruite. Esse presentano valenze paleoambientali per le indicazioni che possono fornire sulle vicende climatiche del passato nonché sulle variazioni del livello marino. Sono quindi speleotemi di straordinaria importanza per ciò che attiene agli studi sul Quatemario, purché vengano correttamente e dettagliatamente posizionate sotto il profilo topografico. Per il rilievo della Grotta Piccola, la necessità di ubicare con precisione gli speleotemi nello spazio ipogeo e di collocare quest'ultimo rispetto al territorio circostante ha indotto il GSN a eseguire misure topografiche sia all'esterno che all'interno della cavità. Il fine è quello di fornire un prodotto tecnicamente affidabile per ricercatori della comunità scientifica nazionale ed internazionale che intendano analizzare aspetti morfo-strutturali degli speleotemi, procedere ad analisi anche di tipo statistico e collocare nello pazio in modo corretto eventuali campioni. Il rilievo è stato effettuato con una stazione totale LEICA "TCR305" (fig. _); per l'inquadramento della grotta rispetto alla cartografia esistente, la mancanza nelle vicinanze di punti di coordinate note, ha imposto la misurazione di una lunl;?;a poligonale di precisione, estendendo le misure ben lontano dall'ingresso. E stato utilizzato un caposaldo ubicato su un costone a lato delle Mannute Piccola e da questa distante alcune centinaia di metri. In tal modo sono stati battuti diversi punti sulla superficie topografica ed è stata anche materializzata una stazione all'interno della grotta dalla quale è stato successivamente iniziato il rilievo ipogeo. Per quest'ultimo, ad oggi ono stati rilevati circa 1000 punti. Tali misure sono comunque in fase di completamento ed attualmente si sta lavorando per attrezzare le palii della grotta più esposte ed eseguire quindi il lavoro in sicurezza. L'elaborazione dei dati topografici rilevati è stata effettuata con i programmi AUTOCAD e LEONARDO. Essi consentono una buona rappresentazione di un modello della cavità in 3D aggiornabile ed estensibile, oltre alla possibilità di movimento virtuale dell'oggetto rappresentato secondo varie opzioni (fig. 3). Questo sistema consente anche di meglio utilizzare la computer grafica, potendo rendere il modello della grotta sempre più
7 92 Fig. 2 - Prima fase di rcsliluzionc grafica computerizzata di Grolla Piccola. I c o F Fig. 3 - Esempio di manijx)lazione virtuale dci rilievo: A-C. rolazione attorno ad un asse orizzontale; C-H, rotazione allomo ad un asse verticale. G H
8 RILIEVI DEL GSN ALL~ MANNUTE PEli. IL rosiz10namento DI SPELEOTEMI prossimo al reale in ragione del numero di punti rilevati ed implementati nell 'elaborazione. Conclusioni e sviluppi A rilievo topografico ultimato della Grotta Piccola delle Mannute, l'aggiornamento della scheda del Catasto Regionale e l'implementazione dei dati in un Sistema Informativo Territoriale costituiranno i primi obiettivi da finalizzare. Le ricerche dovranno ovviamente essere poi estese ad altri sistemi carsici, e specie alle altre grotte costiere che per caratteristiche geomorfologiche e vicende paleoambientali potrebbero contenere speleotemi analoghi a quelli delle Mannute. Infatti, una elevata densità di concrezioni adornanti vestiboli e spazi ante grotta è ricoltente, come già osservato, per gli ipogei carsici del Salento sud orientale, da Otranto a Leuca. Ad esempio, parte degli speleotemi che adornano Grotta della Zinzulusa (PU 107; Onorato 1996; Ciccarese e Pesce, 1999; Lazzari e Bakakos, 2003) di Castro, denominati "Zinzule", sono attribuibili alle bio-concrezioni "tufacee". A tal proposito, OCCOlTe sottolineare come tra le concrezioni vadose e quelle biocostruite non vi sia una netta separazione; esse piuttosto formano un continuum di fabric carbonatici geneticamente affini e mediati da fattori ambientali quali temperatura, umidità, coltenti d'aria e luminosità (Tabarosi et alii, 2005). Una segnalazione "storica" è quella del Gruppo Speleologico Salentino che, in un cunicolo della Grotta Grande del Ciolo (Pu 113) descrivono "stalattiti fitogene inclinate verso l'estelllo'' (Giangreco e Giangreco, 1973). In ogni caso tali concrezioni sono presenti, ovviamente, anche in contesti continentali e montani, laddove vi siano (o vi siano state) condizioni comunque idonee per i processi fotosintetici degli organismi costruttori (Cox e Marchant, 1977). Ad esempio, il GS ne ha individuate alcune nel Covolone di Giara Modon sul Brenta, dove soci del gruppo erano presenti non per attività di ricerca ma per partecipare ad una prova di abilitazione per istruttori e aiuto istruttori di speleologia organizzato dalla Federazione Speleologica Veneta. In merito alle stalattiti a "zampa d'elefante", come già ricordato da tempo note e spesso riferimento descrittivo delle esplorazioni ipogee, la dipendenza genetica da un livello d'acqua peltllanente, ne fa eccellenti indicatori ambientali. In molte grotte, infatti, l'ubicazione di questo tipo di stalattiti è un elemento caratterizzante, come ad esempio nella Grotta di Rio Martino e nelle Grotte del Caudano in Piemonte. Nel caso delle 'viannute, la posizione costiera delle grotte e la storia geologica del sito fanno riferire il livello freatico al livello marino, analogamente a quanto dettagliatamente ricostruito nelle Isole Baleari sulla base di concrezioni
9 94 Marco Palianna- Gianni Cacciatore - Marco Delle Rosr freatiche (Ginés et ajii, 1981; Fornos et alii, 2002; Csoma et alii, 2006). Di conseguenza i suddetti speleotemi possono fornire elementi utili alla ricostruzione delle variazioni quaternarie del livello del mare (Delle Rose. 2006). In altri ambiti ipogei, concrezioni a "zampa d'elefante" possono indicare anche fasi speleogenetiche, come nel caso di quelle presenti nella Grolla dei Cervi (PU 902), individuate recentemente nel corso di un sopralluogo del CNR. Gli approfondimenti sugli speleotemi riguarderanno misure e descrizioni morfometriche nonché studi petrografici e datazioni dei concrezionamenti. Il campionamento verrà eseguito secondo le indicazioni della S5r e del I'intera comunità speleologia internazionale, ossia senza compromettere la facies degli speleotemi, come peraltro già applicato nella fase preliminare dello studio (Cacciatore e Delle Rose, 2003). Per il campionamento delle "zampe di elefante", si è optato, invece di una risalita in artificiale, per l'allestimento di un ponteggio temporaneo e non impallante, da realizzare in collaborazione con il Nucleo Speleo Alpino Fluviale dei VVFF, che permetterà di praticare un carotaggio orizzontale di pochi centimetri di diametro. Ringraziamenti Gruppo Speleologico CAl di Verona, Federazione Speleologica Veneta. Gruppo Speleologico Salentino, Nucleo Speleo Alpino Fluviale dei VVFF di Bari. Bibliografia BOSEU.INf A. o BOSEWNI FR., COU\WNGO ML., PARENTE M., RussoA. & Ve~"C()gl1i A. (/999) - Smlfigraphic arcl1itectlfre oi tlle Safenfo coasl frolli Capo d'otrallfo to S. Maria di Lellca (Apulia, solltl1em Iloly), Rivista il. Pa{eollf.Slrllf., 105, Cacciatore G.. Delle Rose M. (2003) - Le collcre:iolli della grotta "Mallllltte Piccola" (prov. di Lecce). Grotte e dintorni, 5, Chaletz HS., GllidlY SA. (1999) - 8cll,:lerial sllmbs, cryswl ~ hrubs, ami ray-cryswl shrubs: bacteriol vs. abiolic precipifati(jii. Sedimemary geology, 126, Ciccarese G., Pesce G. L., (1999) - La Zil/Zllfllsa: 200 al/ili dopo. T/w/assia Salel/fina, 23 slippl Cox G.. Marcllllll1 H. (1977) - PllOtosJlIthesis in tlle deep twilight ::..mle: micro-orgallisliis with exlreme structllraladaplatiofl.\ IO foh' ligll/. Proceedillg 71h II/tem. Spel. COl/gr.. Sheffield Csol/la A.É., Goldstein R.H., POli/or L. (2006) - Ple;stocelle!>peleofhellls o.fmallon:a: implicatiolls
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