Ecco dove l India può battere la Cina

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1 Ecco dove l India può battere la Cina ECONOMIA di Stefano Chiarlone I due giganti asiatici hanno modelli di specializzazione molto diversi. Mentre la Cina ha puntato sulle produzioni labour intensive sia nei settori avanzati sia in quelli tradizionali, l India ha pagato i suoi ritardi infrastrutturali, ma ha anche beneficiato dei suoi investimenti in formazione terziaria. Per questo potrebbe diventare, con successo e senza problemi, il back-office del mondo Olycom

2 ECONOMIA L India è stata molto chiusa agli scambi e investimenti internazionali fino alla fine degli anni Settanta, quando è iniziata una lenta liberalizzazione che è divenuta sistematica e profonda dall inizio degli anni Novanta. Questo percorso, simile nei tempi a quello cinese, ha portato l India al centro dell economia globale, ma ha creato un modello di specializzazione molto differente da quello della Cina. Il processo di liberalizzazione delle importazioni in India è iniziato nel 1976, con l introduzione della Open General Licensing (OGL), una lista di prodotti che potevano essere importati senza licenza, proprio mentre la Cina iniziava la sua Politica della Porta Aperta. Al momento della sua introduzione, l OGL conteneva solo _Un quinto delle esportazioni indiane fa riferimento alla produzione di perle e pietre preziose, e il comparto tessile e abbigliamento continua a rappresentare, ancora oggi, oltre un terzo delle esportazioni 79 beni di investimento e nel 1990 rappresentava appena il 30% delle importazioni totali. Fu, infatti, solo dal 1991 che le riforme abolirono ogni necessità di licenza per l importazione di beni intermedi e di investimento. Nel 2001 furono eliminate le licenze sui beni di consumo (30% del totale dell import), in seguito a una decisione del Dispute settlement body dell Organizzazione Mondiale del Commercio. Da allora, occorre una licenza solo per importare prodotti che possono innescare problemi ambientali, sanitari e di sicurezza, inclusi nella special o nella prohibited list. Anche il regime tariffario è stato riformato. Le tariffe sono state innalzate negli anni Ottanta, man mano che venivano eliminate le licenze (come in Cina): la tariffa media salì dal 20% del al 44% del , e meno del 5% dei prodotti erano protetti con dazi inferiori al 60 percento. Nel , la tariffa media era il 113% (87%, se pesata per i flussi commerciali), con un picco del 355 percento. La riduzione dei dazi è stata più graduale che in Cina: il picco Grazia Neri_AFP

3 ECCO DOVE L INDIA PUÒ BATTERE LA CINA tariffario è stato ridotto all 85% nel e poi è diminuito lentamente sino a essere fissato al 15% nella legge di bilancio per l anno fiscale , sebbene permangano diritti doganali che aumentano la protezione dei produttori domestici. Un altro indicatore della debolezza del percorso di apertura del mercato indiano si collega ai tetti tariffari (bound tariff). L impegno dell India a fissare tetti tariffari è stato ridotto per quanto riguarda la copertura delle linee di prodotto (intorno al 70%, contro il 100% della Cina), ma anche perché i tetti tariffari indiani sono molto elevati (in media pari al 34 % sulle importazioni di beni non agricoli e al 114% su quelli agricoli nel 2004, contro il 9% e il 15,8% dei tetti sottoscritti dalla Cina per i medesimi prodotti). L elevata protezione delle importazioni ha conseguenze negative sulla competitività degli esportatori, che necessitano di parti e componenti, materie prime e beni capitali. Le autorità hanno quindi utilizzato vari strumenti per ridurre questo onere improprio e promuovere le esportazioni. Così come in Cina, si sono affidate all abolizione delle tasse sulle esportazioni e dei dazi sugli intermedi per le imprese esportatrici e alla liberalizzazione e convertibilità di parte corrente del tasso di cambio, oltre a un svalutazione (prima) e un costante deprezzamento (dopo) della rupia: da poco più di 20 rupie per un dollaro nel 1990 a 45 nelle rilevazioni più recenti. Di primaria importanza per la COMPOSIZIONE E SPECIALIZZAZIONE DELLE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE, CINA E INDIA Cina India Quota sull export Vantaggi Quota sull export Vantaggi manifatturiero (1) comparati (2) manifatturiero (1) comparati (2) Settore Manifatturiero nd nd 1,1 1,2 nd nd 0,9 1,0 Intensivi in Lavoro non qualificato 61,6 37,9 3,0 2,5 67,7 52,4 3,1 2,9 Prodotti in Pelle 0,3 0,4 0,8 1,2 2,8 1,3 3,2 3,2 Prodotti in Legno e Sughero 0,7 0,7 1,1 1,2 0,1 0,1 0,2 0,1 Tessile e Abbigliamento 39,6 20,9 4,0 3,3 40,3 28,5 4,2 3,8 Calzature 6,3 3,2 5,0 4,2 3,6 1,6 1,8 1,7 Manufatti non metallici 2,5 1,9 1,1 0,8 19,8 19,1 6,6 7,1 Produzioni Navali 0,7 0,8 1,1 0,9 0,2 0,2 0,2 0,2 Arredamento e Idraulica 1,8 3,2 1,5 2,1 0,1 0,3 0,1 0,2 Giocattoli, articoli plastici, da ufficio e vari 9,6 6,8 3,7 2,9 0,8 1,3 0,5 0,5 Intensivi in Capitale Umano 19,1 18,6 0,7 0,7 17,6 25,4 0,6 0,8 Oli essenziali, e prodotti per concia e colorazione 0,9 0,6 0,5 0,4 4,0 2,1 1,4 1,0 Prodotti in Gomma e plastica 1,0 1,1 0,4 0,4 1,0 1,7 0,5 0,6 Manufatti metallici e non metallici 6,6 6,3 1,0 0,9 6,3 11,3 0,8 1,4 Radio, televisioni e apparecchi sonori 3,7 4,3 2,3 3,2 0,2 0,2 0,2 0,1 Elettrodomestici 1,0 1,9 1,7 2,6 0,0 0,1 0,1 0,1 Mezzi stradali e ferroviari 1,7 2,9 0,2 0,3 3,5 3,4 0,3 0,3 Orologi, arte, gioielleria e strumenti musicali 4,1 1,5 1,3 0,7 2,6 6,6 1,2 2,7 18 Intensivi in tecnologia 19,2 43,4 0,6 1,0 14,7 22,2 0,3 0,4 Prodotti chimici, plastici e fertilizzanti 4,2 3,5 0,6 0,5 3,9 8,8 0,7 1,0 Prodotti Farmaceutici 1,3 0,7 0,7 0,2 3,7 4,1 1,6 1,0 Macchine di generazione di potenza 1,1 1,1 0,4 0,4 1,0 1,0 0,3 0,3 Macchine non elettriche 3,1 4,6 0,4 0,5 2,7 3,7 0,2 0,4 Macche da ufficio, elettroniche e da TLC 4,1 25,0 0,7 1,9 1,0 1,5 0,1 0,1 Macchine elettriche 3,4 6,0 1,0 1,3 1,6 2,3 0,3 0,4 Aereoplani 0,5 0,1 0,1 0,1 0,2 0,2 0,0 0,1 Apparecchi fotografici, ottici e cinematografici 1,3 2,4 0,6 0,7 0,5 0,6 0,1 0,2 (1) percentuale (2) valori > 1 indicano specializzazione Fonte: Elaborazioni su dati UN COMTRADE 18

4 ECONOMIA IMPORTAZIONI PER DESTINAZIONE ECONOMICA DEI BENI (PERCENTUALE) Cina India Primari 1,8 0,9 0,6 0,4 Parti e intermedi 1,2 0,3 0,0 0,1 Consumo 12,1 4,6 1,4 2,9 Capitale 0,6 0,1 0,1 0,1 Altro 1,0 1,1 20,4 18,6 Altro 1,9 0,9 0,6 1,0 Fonte: Elaborazioni su dati UN COMTRADE promozione delle esportazioni è stata, inoltre, la creazione delle Export Processing Zone (EPZ), nelle quali l importazione di materie prime, intermedi e macchinari era libera da ogni dazio e venivano praticati trattamenti preferenziali per gli esportatori. Per migliorare la performance delle EPZ, inoltre, la Export Import Policy del 2000, lanciò le Special Economic Zones (SEZ), aree duty free caratterizzate da una migliore dotazione infrastrutturale e minore burocrazia, nelle quali le imprese sono considerate come operanti in territorio straniero. Questo ampio percorso di riforme e liberalizzazione ha avuto un impatto molto significativo. Fra 1990 e 2005, il peso delle importazioni sul Pil è passato dal 7,5 al 15%, mentre quello COMPOSIZIONE E SPECIALIZZAZIONE DELLE IMPORTAZIONI MANIFATTURIERE, CINA E INDIA Cina India Quota sull import Vantaggi Quota sull import Vantaggi manifatturiero (1) comparati (2) manifatturiero (1) comparati (2) Settore Manifatturiero nd nd 1,1 1,1 nd nd 0,7 0,7 Intensivi in Lavoro non qualificato 19,4 8,4 1,0 0,5 23,8 26,9 0,7 1,0 Prodotti in Pelle 1,8 0,9 4,6 2,6 0,6 0,4 0,6 0,8 Prodotti in Legno e Sughero 1,2 0,3 1,2 0,4 0,0 0,1 0,1 0,1 Tessile e Abbigliamento 12,1 4,6 1,4 0,6 1,4 2,9 0,1 0,3 Calzature 0,6 0,1 0,3 0,1 0,1 0,1 0,0 0,1 Manufatti non metallici 1,0 1,1 0,4 0,5 20,4 18,6 3,8 4,9 Produzioni Navali 0,7 0,2 1,0 0,4 0,5 3,5 2,2 3,5 Arredamento e Idraulica 0,3 0,2 0,1 0,1 0,1 0,3 0,0 0,1 Giocattoli, articoli plastici, da ufficio e vari 1,9 0,9 0,6 0,3 0,6 1,0 0,1 0,2 Intensivi in Capitale Umano 22,9 18,4 0,7 0,7 19,5 17,1 0,5 0,4 Oli essenziali, e prodotti per concia e colorazione 1,0 1,0 0,6 0,6 1,2 1,3 0,5 0,5 Prodotti in Gomma e plastica 2,5 1,6 0,9 0,6 2,4 2,1 0,6 0,5 Manufatti metallici e non metallici 11,1 10,8 1,3 1,5 12,5 8,7 1,2 0,7 Radio, televisioni e apparecchi sonori 0,5 0,3 0,2 0,2 0,0 0,4 0,0 0,2 Elettrodomestici 0,3 0,1 0,3 0,1 0,1 0,2 0,1 0,1 Mezzi stradali e ferroviari 5,4 3,6 0,2 0,3 2,4 1,7 0,2 0,1 Orologi, arte, gioielleria e strumenti musicali 2,2 1,0 0,7 0,5 0,9 2,8 0,4 0,9 19 Intensivi in tecnologia 57,7 73,2 1,3 1,5 56,7 55,9 0,8 0,7 Prodotti chimici, plastici e fertilizzanti 15,0 13,0 1,7 1,6 27,4 15,7 1,7 1,2 Prodotti Farmaceutici 0,7 0,5 0,2 0,1 2,3 1,6 0,5 0,3 Macchine di generazione di potenza 3,5 2,3 1,0 0,8 3,0 2,2 0,6 0,4 Macchine non elettriche 19,2 13,0 2,3 1,6 11,9 10,9 1,1 0,9 Macche da ufficio, elettroniche e da TLC 9,1 28,1 0,9 1,8 4,5 14,7 0,2 0,6 Macchine elettriche 4,5 7,9 1,1 1,6 3,1 4,2 0,4 0,5 Aereoplani 3,0 1,3 1,6 0,7 0,6 2,9 1,1 1,0 Apparecchi fotografici, ottici e cinematografici 2,6 7,0 0,8 2,1 4,0 3,7 0,6 0,7 (1) percentuale (2) valori > 1 indicano specializzazione Fonte: Elaborazioni su dati UN COMTRADE 19

5 ECCO DOVE L INDIA PUÒ BATTERE LA CINA delle esportazioni è cresciuto dal 5,8 all 11%: l apertura internazionale indiana è nettamente superiore a quella degli anni Novanta (era il 13,3 %, contro l attuale 27,1%), ma incomparabilmente inferiore a quella cinese, che è intorno al 60% del Pil. Anche gli investimenti esteri sono stati parte della strategia di apertura internazionale dell India. Fino al 1991, gli IDE (investimenti diretti esteri) erano consentiti solo in un limitato numero di settori e gli investitori, soggetti a numerosi vincoli burocratici, potevano detenere solo quote minoritarie. Dal 2000, invece, vige l autorizzazione automatica degli IDE in molti settori, mentre il limite alla partecipazione straniera è stato elevato sino a valori di maggioranza. L unica maggiore eccezione è il trasporto ferroviario che è vietato ai capitali stranieri. In virtù di queste semplificazioni, e della crescente fiducia verso l economia indiana, l afflusso di IDE è cresciuto sino a valori compresi fra i 3,5 e 5 miliardi di dollari statunitensi nel nuovo millennio. Sebbene l India sia ai primi posti fra le economie emergenti, non si tratta ancora di una performance esaltante: gli IDE in entrata sono inferiori all 1% del PIL, mentre il medesimo rapporto per la Cina è compreso fra il 3,8 e il 4%; lo stock di IDE presenti in India, infine, è pari al 5% del PIL nel 2004; contro il 16,2% in Cina. Il ritardo dipende da molteplici fattori. Fra di essi, la rigidità del mercato del lavoro e l inadeguatezza delle infrastrutture, materiali e immateriali hanno rallentato l integrazione dell India nella divisione internazionale del lavoro manifatturiero. È una limitazione pesante per lo sviluppo indiano: la manifattura più tradizionale è, infatti, cruciale per l assorbimento della forza lavoro non qualificata. Questo ritardo, per un verso, mostra che l India non ha sfruttato pienamente le possibilità di apprendimento connesse all attrazione di IDE; e, per l altro, indica le notevoli opportunità di crescita degli IDE industriali in India, laddove si procedesse al completamento delle riforme e all ammodernamento delle infrastrutture. L altra faccia di questa medaglia è che in India gli IDE si dirigono con forza verso i servizi (finanza, consulenza e informatica e telecomunicazioni) che risentono meno dell arretratezza infrastrutturale e che beneficiano in termini di competitività incrementale di questa integrazione internazionale. La maggiore integrazione internazionale non sembra avere modificato sostanzialmente lo schema di specializzazione manifatturiera L India è ai primi posti fra le economie emergenti, ma non si tratta ancora di una performance esaltante. Tra i fattori del ritardo, la rigidità del mercato del lavoro e l inadeguatezza delle infrastrutture che hanno rallentato l integrazione del Paese nella divisione internazionale del lavoro manifatturiero dell India: come all inizio degli anni Ottanta e Novanta tessile, alimentari, chimica e gioielleria rappresentano circa i tre quarti delle esportazioni indiane, mentre macchinari elettrici e non elettrici pesano per meno del 10% del totale. Al netto del settore alimentare, oltre il 50% delle esportazioni indiane si riconduce, infatti, a produzioni intensive in lavoro non qualificato, dato che un quinto delle esportazioni indiane fa riferimento alla produzione di manufatti non metallici (soprattutto perle e pietre preziose) ed emerge un predominio del tessile e abbigliamento che, sebbene meno rilevante che nel 1995, continua a rappresentare oltre un terzo delle esportazioni indiane. In Cina, nel medesimo periodo, il peso dei prodotti intensivi in lavoro non qualificato si è ridotto in maniera più consistente, passando dal 61 al 38% delle esportazioni, con il tessile e abbigliamento che rappresenta meno del 20% del totale. Inoltre, mentre la Cina è competitiva nella produzione di confezioni, l India non riesce ad andare oltre l esportazione di materiali tessili di base, probabilmente perché le sue imprese soffrono ancora delle conseguenze dei molti anni di protezione governativa. Fra i settori intensivi in tecnologia hanno acquisito un maggiore peso nelle esportazioni 20

6 ECONOMIA _In India gli IDE si dirigono con forza verso i servizi (finanza, consulenza informatica e telecomunicazioni) che risentono meno dell arretratezza infrastrutturale e beneficiano dell integrazione internazionale indiane, soprattutto la chimica nelle sue diverse filiere e, in misura minore, le macchine non elettriche. Tuttavia, essi pesano per solo il 22%, del totale contro il 43,4% della Cina. A essi si aggiungono, nei settori intensivi in capitale umano, i manufatti metallici e non metallici e la gioielleria. La rilevanza della farmaceutica, per esempio, è il risultato di una deliberata strategia di promozione industriale basata su una legge che, interrompendo le regole internazionali sui brevetti, rendeva particolarmente agevole l acquisto di tecnologia straniera. L India, quindi, è divenuto il leader mondiale delle esportazioni di farmaci generici, seguendo un modello di integrazione simile a quello applicato dalla Cina (e da altri Paesi asiatici) nel settore elettronico: utilizzare il proprio vantaggio comparato (lavoratori qualificati a basso costo e centri di ricerca di alto livello qualitativo) per integrarsi nei network internazionali di produzione. Dal 2005, tuttavia, la nuova legge sui brevetti approvata dal governo indiano per adeguarsi alle regole imposte dagli accordi stipulati in sede OMC potrebbe cambiare questo scenario: in negativo, limitando la competitività delle imprese locali nei generici; ma in positivo la maggiore tutela dei diritti intellettuali potrebbe spingere imprese straniere a sfruttare ancora Olycom maggiormente le capacità di ricerca e sviluppo disponibili in India. Queste indicazioni sono confermate dall analisi del modello di specializzazione di Cina e India. L indice di Balassa, che confronta il peso di un settore nel commercio di un Paese con quello rilevato nel commercio del resto del mondo, riporta che l India ha vantaggi comparati (indice superiore a uno) in pochi settori fra i quali quelli tradizionali (tessile e abbigliamento, pelli, calzature), quelli collegati alla manifattura di materiali metallici e non metallici, la gioielleria, e le filiere della chimica, che sembra essere il principale punto di forza tecnologico. Inoltre, fra la metà degli anni Novanta e il 2003, non sembra emergere la transizione dello schema di vantaggi comparati verso settori caratterizzati da elevata disintegrazione internazionale che ha connotato l integrazione del Sud-est asiatico. Inoltre, i settori tecnologici caratterizzati da forte disintegrazione internazionale della produzione (elettrodomestici, servizi radiotelevisivi, macchine elettriche, da telecomunicazione e da ufficio) pesano per il 37% delle esportazioni cinesi, ma per solo il 4% di quelle indiane. Alla luce di queste osservazioni sembra che l economia indiana sia caratterizzata da uno sviluppo tecnologico inferiore a quella cinese. Tuttavia, va notato che la limitata partecipazione indiana alla disintegrazione internazionale potrebbe indicare uno sviluppo tecnologico più elevato di quello riscontrato altrove, poiché dipende prevalentemente da competenze locali e non si limita ad attività di assemblaggio per conto di multinazionali straniere. Inoltre, alla debolezza nella manifattura ad alta tecnologia corrisponde la forza indiana nei servizi (anche molto avanzati), che subiscono meno le limitazioni del sistema infrastrutturale e beneficiano della lingua inglese e di un elevato investimento in educazione terziaria: l India ha raddoppiato la sua quota mondiale delle cessioni di servizi dallo 0,6 del 1990 all 1,8% del Questo avviene soprattutto per la competitività nei business services che rappresentano circa il 70% delle cessioni di servizi da parte dell India: essi includono software (40% del totale), finanza, comunicazioni e telecomunicazioni e consulenza, anche legale e medico-diagnostica. In questa competitività ritroviamo un modello di integrazione non dissimile da quello cinese nella manifattura: nel software, per esempio, le imprese locali hanno beneficiato inizialmente delle delocalizzazioni finalizzate a sfruttare forza lavoro qualificata, ma a basso costo, che 21

7 ECCO DOVE L INDIA PUÒ BATTERE LA CINA hanno consentito loro di superare lo svantaggio di un mercato interno di limitate dimensioni e di migliorare il proprio posizionamento lungo la catena del valore. La forza nei servizi potrebbe avere conseguenze positive sulla specializzazione manifatturiera indiana, soprattutto se verrà favorita una maggiore mobilità della forza lavoro. Per esempio, nel settore dei macchinari i prodotti sono fortemente dipendenti dal software che rappresenta una quota rilevante del loro valore aggiunto: la competitività nel software potrebbe essere un fattore di attrazione per imprese industriali straniere oppure costituire un vantaggio competitivo per i produttori indiani che volessero aumentare la loro competitività. La sostanziale anomalia del modello di specializzazione indiano emerge anche dalle importazioni. Partendo dalla loro scomposizione per destinazione economica dei beni notiamo che l India importa un elevata quantità di beni primari (43%), soprattutto ma non solo per il peso dei prodotti energetici. Per la Cina, la quota principale delle importazioni è rappresentata, invece, da parti e beni intermedi (53%), che hanno un peso superiore a quello riscontrato per l economia indiana (41%). Inoltre, anche il peso dei beni capitale è superiore nelle importazioni cinesi (21%) rispetto a quello nelle importazione indiane (12%). Questi dati confermano che l India (rispetto alla Cina) è meno integrata nella divisione internazionale del lavoro, e attrae meno tecnologia tramite il commercio internazionale. Anche l elevato peso delle importazioni di prodotti intensivi in lavoro non qualificato, in buona parte determinato dai manufatti non metallici, è anomalo per un paese in via di sviluppo. Non è l unica differenza rispetto alla Cina: sebbene i settori intensivi in alta tecnologia rappresentino più della metà delle importazioni indiane (circa il 56% nel 2004 e nel 1991), questo valore non cresce nel tempo ed è inferiore a quello registrato per la Cina (73% nel 2004 contro il 58% del 1991). Il principale canale di trasferimento tecnologico a favore dell India attraverso le importazioni, inoltre, è costituito dal settore chimico (con una forte integrazione globale nella farmaceutica) che nelle sue varie filiere rappresenta circa il 20% delle importazioni. Per la Cina (e molta parte dell Asia) questo ruolo è giocato, invece, dall ICT e dalle macchine elettriche (36%), che in India svolgono un ruolo minore. Inoltre, per la Cina le importazioni di ICT _L india è divenuto il leader mondiale dell esportazione di farmaci generici utilizzando il proprio vantaggio comparato (lavoratori qualificati a basso costo e centri di ricerca eccellenti) per integrarsi nei network internazionali sono cruciali per svolgere la produzione industriale e si compongono principalmente di parti e beni intermedi e la quasi totalità delle esportazioni di questo settore è gestita da multinazionali, mentre per l India le importazioni di macchine elettriche e ICT rappresentano gli input necessari per la competitività dei servizi. Queste indicazioni, infine, sono rafforzate se calcoliamo l indice di specializzazione di Balassa sulle importazioni. In conclusione, India e Cina hanno un modello di specializzazione molto differente. Infatti, mentre la Cina si è specializzata, nelle fasi di produzione intensive in lavoro dei settori avanzati e nei settori tradizionali, l India ha pagato i suoi ritardi infrastrutturali e beneficiato del suo investimento in formazione terziaria: invece che l officina del mondo, l India potrebbe divenire il back-office del mondo (perlomeno anglosassone). Tuttavia, dato che è improbabile che questa specializzazione riesca ad assorbire l abbondanza di forza lavoro non qualificata di cui l India dispone, è importante che l India continui il suo percorso di riforme per aumentare la sua competitività nei settori tradizionali. Corbis 22

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