Metodi di analisi lessicale: le teorie dei campi

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1 Progetto di ricerca Lessico leopardiano 3.0. Ipertesto tra linguaggi dell antico e modernità europea Rsponsabile Prof. Franco D Intino Dipartimento di Studi europei, americani e interculturali Università «Sapienza» - Roma FILOMENA DIODATO Metodi di analisi lessicale: le teorie dei campi 1. Evoluzione del concetto di campo in linguistica 2 2. La teoria Trier-Weisgerber Campo lessicale e analisi componenziale: il modello della gocciolina atomica Alinei e il dominio semantico di cavallo Campo lessicale e relazioni semantiche Campi lessicali e frame Erasmo Leso: il vocabolario politico nel Triennio rivoluzionario Bibliografia 49

2 2 1. Evoluzione del concetto di campo in linguistica Dalla fine dell Ottocento, fino a tutta la prima metà del Novecento, un gran numero di discipline fanno uso del concetto di Feld (campo). Come scrive Ščur (1974, trad. it. 1978:9): Con questo termine si designano fenomeni la cui natura è chiaramente diversa e in secondo luogo [ ] il concetto stesso di campo ha numerose definizioni. [ ] Anche il numero di scienze nel quale viene usato il concetto di campo e la quantità di definizioni di questo concetto crescono costantemente e l uso del termine acquista di conseguenza un carattere pandemico. Nelle discipline linguistiche, l uso del termine il cui significato non è talvolta esplicitamente definito sembra essere giustificato dal fatto che numerosi autori, appartenenti a diversi ambiti di ricerca, si richiamino alla medesima metafora (cfr. Herbermann, 1995:298). Ciò testimonia che l approccio di campo è insito nello spirito del Novecento e risponde ad alcune esigenze teoriche e pratiche che animavano gli studiosi di quel periodo. Ancor prima che si affermasse l approccio di campo, sia la filosofia che la psicologia (e, in questi contesti, anche la linguistica) si erano interessate al fenomeno dell associazione tra idee e quindi, delle associazioni verbali 1. Sempre in ambito filosofico, si sviluppa parallelamente l idea che, accanto ai dizionari tradizionali ordinati alfabeticamente, quindi sulla base di criteri esclusivamente fonetici, si potessero creare dizionari ordinati secondo un filo concettuale. Non a caso, nella sua ricostruzione delle teorie del campo, Öhman (1951:72) attribuisce a Leibniz l idea della creazione di un Libro dei nomi ordinati secondo i vari tipi di cose e non secondo l ordine alfabetico. L idea della costruzione di dizionari che riflettessero le relazioni concettuali tra le parole rimane particolarmente viva proprio in Germania, là dove Paul (1894) e Gabelentz (1901) avevano auspicato la costruzione di dizionari semanticamente ordinati. All inizio del XX Secolo era, quindi, diffuso, soprattutto in Germania, un approccio allo 1 L associazionismo filosofico aveva riconosciuto, fin da Platone (Phaedro, 76a) e da Aristotele (De Memoria et Reminescentia), che tra le leggi associative fondamentali assumevano particolare importanza quelle del contrasto e della somiglianza. Il tema dell associazione tra idee si sviluppa in modo particolare nella filosofia empirista quando Locke (An Essay concerning Human Understanding, 1690) e Hume (Trattato sulla natura umana, 1739) identificano l azione delle leggi associative nella creazione delle idee complesse a partire dalle idee semplici. È in questo ambito che le leggi dell associazione diventano la chiave per spiegare la vita della coscienza.

3 3 studio del lessico orientato all individuazione dei gruppi lessicali presenti nel vocabolario della lingua ed era matura la convinzione che il lessico non consisteva di un elenco di parole interrelate rappresentabili solo in successione alfabetica. Come noto, dopo Kant, l associazionismo filosofico cede il posto all associazionismo psicologico che si fonda anch esso sull ipotesi dell atomismo (o elementarismo). Questa corrente di pensiero, poi messa in crisi dalla psicologia della Gestalt, ha contribuito alla teoria dell associazione e si è interessata per lo più delle associazioni verbali, a mostrare che i comportamenti associativi sono regolati da un insieme di principi che ne garantiscono la costanza e la stabilità. L associazionismo psicologico ha, inoltre, contribuito alla messa a punto di una serie di tecniche che, a partire dal famoso test di associazione di Galton (1883), sono ancora oggi utilizzate dagli psicolinguisti per l indagine dei principi che regolano l organizzazione del lessico mentale. È sintomatico che il termine Feld abbia avuto origine proprio nel contesto della Gestaltpsychologie e sia stato inizialmente introdotto nel tentativo di spiegare il funzionamento dei meccanismi percettivi umani proprio in aperto contrasto con le teorie dell associazione psicologica 2. Nella teoria della Gestalt il concetto di campo (Feld) viene utilizzato proprio in opposizione all elementarismo della psicologia associazionista tradizionale: ogni aspetto della resa percettiva è determinato dall auto-organizzazione del complesso delle stimolazioni in un campo percettivo (Wahrnehmungsfeld) che interagisce dinamicamente con il soggetto percepente. Sulla base di questo assunto, gli psicologi della Gestalt studiano con particolare attenzione i fenomeni percettivi apparenti o illusori in quanto questi dimostrerebbero che l organizzazione del campo non varia a seconda del fatto che l evento percepito sia o no apparente; essa è indipendente dalla mobilità fisica degli stimoli secondo il celebre slogan il movimento è l impressione del movimento. 2 Uno dei fondatori della Scuola di psicologia della Gestalt, Max Wertheimer, aveva usato per la prima volta Feld nel 1912 nel suo Experimentelle Studien über das Sehen von Bewegung, là dove affermava che la resa percettiva dipende esclusivamente dalle condizioni del campo percettivo e non da inferenze o conoscenze pregresse. In generale, la teoria della percezione della Gestalt si fonda sull assunto secondo il quale esistono delle proprietà riconducibili a un complesso percettivo, ma non alle sue parti costituenti. Una concezione olistica per la quale, ad esempio, una melodia risulta percepita come una configurazione globale (totalità, Ganzheit) non riducibile alla somma delle sue parti. Ciò comporta che mentre le parti possono sussistere indipendentemente dall intero, l intero non può sussistere senza le sue parti. Questa conclusione viene radicalizzata dalla Scuola della Gestalt di Berlino, in evidente contrasto con la vecchia scuola della psicologia associazionista secondo la quale i contenuti elementari della coscienza si riuniscono in complessi mediante leggi puramente meccaniche.

4 4 Alla base del concetto di Feld c è, dunque, la proprietà della articolazione e della reciproca determinazione degli elementi che vi rientrano per cui il cambiamento di una sola parte comporterà delle ripercussioni sulla struttura dell insieme. In altri termini, il campo è una struttura olistica: se un elemento all interno del campo subisce qualche modificazione si avrà come conseguenza una riorganizzazione dell intero sistema. Tra la fine dell Ottocento e l inizio del Novecento il termine Feld entra nel panorama scientifico di altre discipline. È indubbio che l attestazione di un approccio di campo in fisica ed in psicologia abbia avuto un influenza diretta o indiretta sulla teoria di Ipsen che sceglie, non a caso, il termine Feld per indicare un gruppo di parole strutturato ed articolato al suo interno. Questo concetto entra nel lessico della linguistica e di altre discipline ad essa correlate per indicare fenomeni che costituiscono una totalità organizzata (gliederte Ganzheit) nei quali il Tutto risulta prioritario rispetto alle parti; queste ultime sono ritenute definibili solo sulla base della configurazione che, di volta in volta, l intero insieme assume 3. Nonostante queste sostanziali anticipazioni, prima di Ipsen il termine campo non era frequente nel lessico della linguistica: gli autori comunemente designati come precursori della Wortfeldtheorie non usano ancora questa espressione, preferendo parlare di sistemi semantici. Solo con la pubblicazione del primo lavoro di Ipsen (1924) e poi degli articoli di Trier, editi tra il 1931 e il 1934, si aprì un ampio dibattito sulla validità della teoria del campo in linguistica e sulla scelta della nozione di campo più adatta a descrivere e a spiegare il funzionamento della struttura lessicale delle lingue storico-naturali. Tra i precursori dela teoria del campo si riconoscono tradizionalmente Heyse (1856) e Meyer (1910). Entrambi condividevano l idea di ispirazione humboldtiana della lingua come totalità organizzata (gliederte Ganzheit) ed avevano osservato la presenza nel lessico di sub-sistemi lessicali strutturati sulla base di relazioni semantiche di affinità e di contrasto. Heyse, nel suo System der Sprachwissenschaft, opera pubblicata postuma a cura del glottologo Steinthal nel 1856, aveva analizzato il campo lessicale del termine tedesco Schall (suono) utilizzando un metodo che, secondo Coseriu (1967), avrebbe anticipato l analisi strutturale del contenuto sviluppata da Trier e dai suoi allievi. 3 Herbermann (1995:270) ritiene che, dopo la sua affermazione nella fisica e nella psicologia, il termine Feld sia divenuto un concetto alla moda (Modewort) al quale parecchi autori si sono richiamati per rendere conto della natura sistemica di alcuni fenomeni.

5 5 Più tardi, nel 1910, Meyer formulò il concetto di Bedeutungssysteme, inteso come l ordinamento di un numero limitato di espressioni sotto un punto di vista individuale (Meyer, 1910:359, trad. it. in Geckeler 1979:71). Per Meyer, i significati non esistono isolatamente, ma sono ordinati in piccoli gruppi dalla cui organizzazione si può comprendere il ruolo di ogni singola espressione nel gruppo e nell intero sistema lessicale. Egli stabilì, così, una stretta relazione tra l analisi del significato della singola parola e l analisi del sistema o dei sistemi in cui essa compare. Scopo dell analisi era l individuazione dell elemento condiviso dalle parole che rientrano nello stesso sistema semantico, elemento sulla base del quale il sistema si costruisce. Nella nozione di Bedeutungssysteme erano già presenti i due concetti centrali intorno ai quali Trier che, tuttavia, non cita espressamente l opera di Meyer formulerà la sua teoria: l idea della lingua come sistema di opposizioni e l idea dell organizzazione del lessico in gruppi (che Meyer chiamò, appunto, sistemi semantici 4 ) collocabili a metà strada tra l intero sistema lessicale e la singola parola (cfr. Kronasser, 1952). La commistione tra i termini sistema e campo è abbastanza frequente non solo nei lavori dei precursori della teoria di Trier. In tutta la letteratura sull argomento i due termini sono utilizzati con una certa scioltezza e non sempre vengono definiti come nozioni separate ed interrelate. Altri studiosi, pur non utilizzando queste nozioni, avevano, però, ammesso che le parole non appaiono isolate nella mente dei parlanti, ma tendono ad occorrere in gruppi. Così il linguista Paul definisce nei suoi Prinzipien der Sprachgeschichte (1880) la nozione di organismo linguistico (Sprachorganismus) sul quale poggia lo sviluppo storico della lingua come l insieme dei gruppi delle rappresentazioni originate dalla nostra esperienza linguistica (relative a ciò che è stato detto, pensato o ascoltato). Tali gruppi non sono stabili, essi variano di continuo alimentando, così, lo sviluppo storico della lingua. L interesse per il lessico e per l analisi dei principi che regolano la sua organizzazione ha, insomma, radici profonde nella tradizione linguistica europea e tedesca in particolare. Il fatto che proprio in questo contesto si affermi la teoria Trier-Weisgerber non è affatto sorprendente. Quando Ipsen impiega il termine Feld in relazione alla struttura semantica della lingua aveva perfettamente chiari, da un lato, il significato del termine per com era 4 Meyer (1910), oltre a presentare la prima compiuta definizione di sistema semantico, offre una prima ed approfondita applicazione della teoria del Bedeutungssysteme. Egli distingue tre tipi di sistemi semantici: i sistemi semantici naturali, semi-artificiali ed artificiali, dedicando a quest ultimo un indagine specifica nella sua analisi del sistema semantico dei titoli militari.

6 6 stato impiegato nella psicologia della Gestalt, dall altro, gli imponenti lavori di Wundt sulla Volkerpsychologie 5. La sua idea di definire il campo semantico sulla base della relazione tra le parole all interno del campo stesso è, infatti, di chiara matrice psicologica: come gli psicologi della Gestalt anche Ipsen rifiuta la teoria atomistica o elementarista della psicologia associazionista e nega l assunto che considera le relazioni tra le parole organizzate secondo un mero filo associativo (Assoziationsfaden): Inoltre, le parole non si trovano mai isolate in una lingua, ma sono inserite in gruppi semantici (Bedeutungsfelder); con ciò non si intende un gruppo etimologico e ancora meno parole ordinate intorno a radici chimeriche, ma parole il cui contenuto cosale è intrecciato con altri contenuti. Questo intreccio però non è inteso come allineamento in un filo associativo, ma in modo che l intero gruppo delimiti un campo semantico che è articolato internamente; come in un mosaico si unisce parola a parola, ciascuna delimitata diversamente, ma in modo che i contorni coincidano, e in modo che tutte insieme formino un unità semantica di ordine superore e non si perdano in una mera astrazione (Ipsen, 1924:225, trad. it. in Geckeler 1979:73, corsivi nel testo). Nel campo semantico di Ipsen i significati non sono disposti linearmente lungo un «filo associativo» ma si delimitano a vicenda. La superficie del campo, delimitata in modo irregolare, mostra una divisione interna simile ad un mosaico all interno del quale le singole unità, Wort an Wort, si incastrano l una accanto all altra. Il concetto di Bedeutungsfeld di Ipsen è assunto con lo stesso significato da Trier nel Come egli stesso ammette: Gunther Ipsen è stato il primo ad aver usato esplicitamente l espressione campo semantico. Se ho maturato la teoria del campo solo con l aiuto di Saussure o se le 12 righe di Ipsen hanno in qualche modo contribuito, non saprei più dirlo. Non sono il primo a parlare di campi. Tuttavia, posso affermare che l argomento di questo lavoro e la forma in cui esso è elaborato mi erano chiari fin dal Nella forma della elaborazione è già presente l idea di campo. Per quanto riguarda l intera concezione mi sento fortemente in debito con Ferdinand de Saussure e fortemente vicino a Leo Weisgerber (Trier, 1931:11, nota 1, maiuscoletti nel testo, trad. nostra). 5 Nella prima parte della Volkerpsichologie (1900), lo psicologo Wundt aveva riconosciuto che le parole si attraggono tra loro fino a costituire dei gruppi. Tra i principi del raggruppamento particolare importanza assumono, anche per Wundt, le relazioni di affinità e di contrasto (cfr. Herbermann, 1995:270).

7 7 L attrattiva generale dell espressione campo nella trattazione scientifica di quegli anni ha influenzato la scelta terminologica di Trier e ha favorito la ricezione della sua teoria. Tuttavia, se nella prima formulazione del 1924 il Bedeutungsfeld di Ipsen è perfettamente identico al concetto di campo come lo intende Trier, in un opera successiva Der neue Sprachbegriff (1932) dedicata all analisi delle denominazioni dei metalli tratte dal vocabolario indoeuropeo, Ipsen modifica sostanzialmente la prima definizione di Bedeutungsfeld poiché sostiene che la caratteristica saliente del campo consiste nella reciproca assimilazione formale e semantica delle parole che vi rientrano. L introduzione di un criterio formale nella definizione del campo restringe, però, inutilmente l applicazione della teoria di Ipsen. Lo stesso Trier non condivide il criterio dell assimilazione formale degli elementi come fenomeno attraverso il quale il campo si forma. Il campo semantico, per Trier, si delimita esclusivamente sulla base delle relazioni semantiche tra le parole di un dato sistema lessicale; l assimilazione formale non è che un elemento accidentale e secondario che può presentarsi casualmente una volta che il campo è stato individuato. Oltre alla maturata consapevolezza della distanza tra la sua concezione e la seconda formulazione della teoria di Ipsen, ben presto Trier decise di abbandonare l espressione campo semantico (Bedeutungsfeld) perché si accorse del rischio di una confusione terminologica riguardo all uso di questo concetto e di questo metodo in linguistica. Per il timore di identificare le varie teorie del campo sotto un unica etichetta, Trier eviterà deliberatamente nel suo lavoro del 1934 l uso dell espressione campo semantico (Bedeutungsfeld), servendosi alternativamente dei concetti di campo linguistico (Sprachfeld, Sprachliches Zeichenfeld) e di campo lessicale (Wortfeld). Gli anni Trenta videro crescere il dibattito sulla validità delle teorie del campo in linguistica. Accanto alla teoria trieriana si affermò un altra concezione di campo semantico apparentemente in contrasto con quella del linguista di Münster, sostenuta da Walter Porzig e da André Jolles. Porzig presentò la sua teoria delle relazioni semantiche essenziali (wesenhafte Bedeutungsbeziehungen) e introdusse il concetto di campo semantico elementare (elementare Bedeutungsfeld), fondato sull analisi e sulla spiegazione delle relazioni sintagmatiche individuabili tra i lessemi dei sintagmi cosiddetti bipartiti, composti da un nome e un aggettivo o da un nome e un verbo.

8 8 Sebbene solo pochi lessemi all interno della lingua tendano ad occorrere in sintagmi fissi con altri lessemi, l attenzione di Porzig si sofferma proprio sui lessemi collocazionalmente ristretti, ovvero su quei lessemi che si trovano in collocazione con uno o con pochi altri lessemi. Tra i due elementi di una collocazione (ad esempio, tra cane ed abbaiare, tra mano ed toccare, tra biondo e capelli) esiste, secondo Porzig, una relazione semantica essenziale (wesenhafte) puramente linguistica (sprachlichen selbst). È evidente, infatti, ch, in un sintagma di questo tip, è quasi impossibile spiegare il significato di un lessema senza coinvolgere l altro: la relazione tra cane ed abbaiare è semanticamente forte proprio perché, per spiegare il significato del secondo lessema, è impossibile evitare di menzionare il primo. Nel 1934 anche Jolles propose una sua teoria del campo per molti versi simile a quella di Porzig. Jolles definisce Bedeutungsfelder i campi minimali formati solitamente da due lessemi (padre/figlio, giorno/notte, morte/vita) e sosteneva di aver trovato le premesse della sua teoria nientemeno che nella sezione όνομα della Τέχμη di Dionisio Trace. Per questo motivo i suoi campi sono noti anche come Antike Bedeutungsfelder. La concezione di Jolles non ha avuto, però, alcun seguito poiché limitava l analisi del campo semantico alle sole coppie di opposizioni immediate, a differenza della teoria di Porzig che, pur lavorando su insiemi ristretti, analizzava vere e proprie strutture combinatorie. È a partire dalla teoria di Porzig, infatti, che Coseriu svilupperà la nozione di solidarietà lessicale. Con l espressione collocazione o solidarietà lessicale o sintagmatica si indicano, peraltro, una serie di fenomeni distinti. Un primo caso di collocazione è quello indicato da Porzig: alcuni lessemi occorrono in combinazione con altri lessemi poiché, a partire da una relazione di implicazione semantica, dalla presenza di uno è possibile predire la presenza dell altro. Altri casi di collocazione coinvolgono lessemi che, pur non presentando questa relazione semantica essenziale, tendono ad occorre in sintagmi fissi, anche se, in linea di principio, possono occorrere separatamente in una pluralità di combinazioni diverse (come dolorosa scomparsa, clamorosa sconfitta, schiacciante vittoria). Alcune di queste combinazioni fisse possono essere così cristallizzate nella lingua da far risultare strana ed inappropriata una combinazione diversa (è il caso di combinazioni come errore madornale; sarebbe strano, infatti, sentire un espressione come una esattezza madornale). L affermazione della concezione di campo sintagmatico accanto a quello paradigmatico diede vita a una accesa polemica che vide coinvolti Trier e Porzig sulla superiorità, o

9 9 quanto meno sulla validità, dell una o dell altra concezione. Ben presto, però, la diatriba si spense a favore della consapevolezza che entrambi gli approcci, pur indicando fenomeni diversi, fossero essenziali alla descrizione delle relazioni lessicali. L analisi della struttura di un campo lessicale non può, infatti, prescindere dalla considerazione delle relazioni sintattiche che i lessemi intrattengono tra loro. Relazioni semantiche e relazioni sintattiche rivelano entrambe aspetti organizzativi del lessico e devono, pertanto, essere necessariamente integrate nel quadro di una teoria semantico-lessicale. Il dibattito sul problema dei rapporti tra la semantica e la sintassi si è riproposto in anni più recenti, portando alla lenta maturazione dell idea dell impossibilità di considerare un aspetto prioritario rispetto all altro. Nelle semantiche cognitive, per esempio, è ormai comunemente accettata la tesi della necessaria integrazione dei due punti di vista: per descrivere in modo efficace i principi che regolano l organizzazione lessicale delle lingue, semantica, grammatica e sintassi vanno necessariamente considerate nel quadro di una prospettiva teorica integrata (cfr. Diodato, 2013, cap. IV). A causa delle divergenze teoriche dei diversi approcci di campo, le espressioni campo semantico, campo lessicale e campo linguistico assumono significati talvolta molto diversi 6. In linea generale, quando non diversamente specificato, useremo l espressione campo semantico-lessicale o campo lessicale (Wortfeld) per indicare l insieme dei lessemi e delle espressioni polirematiche che intrattengono delle relazioni paradigmatiche all interno di un determinato campo concettuale e che ne costituiscono il livello linguistico-lessicale. Utilizzeremo il termine campo linguistico (Sprachfeld, Sprachliches Feld), che ha tradizionalmente un estensione più ampia poiché comprende, oltre alla nozione di campo lessicale anche quella di campo sintattico (Syntaktisches Feld), quando sarà necessario enfatizzare il ruolo che le strutture sintagmatiche rivestono, unitamente a quelle paradigmatiche, nella organizzazione del campo lessicale. I problemi terminologici riguardano, in particolar modo, l impiego della nozione di campo semantico (Bedeutungsfeld, Semantisches Feld) che in letteratura viene utilizzata 6 Riguardo alla confusione terminologica relativa all uso del termine campo basti pensare che Müller (1957 e 1965) distingue in un primo momento il campo semantico-lessicale (Wortfeld, Begriffsfeld) dal campo sintattico-linguistico (Sprachfeld, syntaktisches Feld), per poi servirsi delle espressione campo linguisticolessicale (Sprachfeld, lexikalisches Feld) come una specie di iperonimo di campo (semantico) lessicale (Wortfeld, Semantisches Feld) e campo sintattico-grammaticale (syntaktisches - grammatische Feld). Un incertezza terminologica che non è, come vedremo, esclusiva di questo autore.

10 10 indifferentemente come sinonimo di campo linguistico o di campo lessicale 7. Seguendo la terminologia diffusasi più recentemente nella semantica lessicale statunitense, utilizzeremo, quando non diversamente precisato, la dizione campo semantico come sinonimo di campo lessicale 8. Il concetto di campo concettuale (Begriffsfeld) corrisponde, invece, al livello concettuale che soggiace al campo lessicale e che, almeno nella versione strutturalista della teoria, risulta da esso articolato. I cooncetti di sfera concettuale o semantica (Sinnbezirk) o di dominio concettuale (content domain) rimandano, invece, all area concettuale sulla quale poggia l articolazione linguistica. Nella maggior parte degli autori e soprattutto in Trier la sfera concettuale corrisponde alla «massa amorfa ed indistinta» (CLG p. 136) del pensiero-suono prima della sua articolazione linguistica. Con le nozioni di sfera semantica e di dominio concettuale indichiamo, quindi, un continuum concettuale non discretizzato da nessuna particolare lingua. 2. La teoria Trier-Weisgerber Trier sviluppa la teoria del campo lessicale per ragioni di natura pratica. Era un linguista storico dedito da tempo allo studio della sfera semantica (Sinnbezirk) della conoscenza ed era particolarmente interessato al problema del mutamento semantico. Sulla sua formazione avevano avuto un ruolo importante, oltre agli studi di semantica storica di tradizione tedesca, Humboldt, con il quale era venuto in contatto anche grazie all amico e collega Leo Weisgerber, e Saussure, sulla cui lezione fonderà la metodologia per l analisi del campo lessicale. Trier e Weisgerber sviluppano la nozione humboldtiana di lingua come visione del mondo (Weltansicht) ed affermano che la lingua è il medium attraverso il quale gli uomini creano e comprendono la realtà. Per Trier e Weisgerber, come per Humboldt, il linguaggio nel suo complesso e le singole lingue nella loro individualità storica sono strumenti cognitivi indispensabili per concettualizzare la realtà (Wirklichkeit) e per oggettivare le rappresentazioni interne (soggettive) che altrimenti resterebbero inesprimibili. 7 Cfr. Geckeler (1979:73) che, sull esempio di Coseriu (1967), rifiuta l espressione campo semantico (Bedeutungsfeld) che definisce troppo ampia poiché il termine Bedeutung esula dall ambito puramente lessicale della lingua. 8 Nei vari lavori che esprimono la necessità del recupero e dell integrazione della concezione del campo di Trier e Weisgerber nel quadro di una teoria generale dell organizzazione lessicale, le dizioni semantic field e lexical field sono utilizzate per lo più come sinonimi (cfr. Lehrer, 1974 e Kittay, 1987).

11 11 Nei termini di Trier e Weisgerber, la lingua costituisce un mondo intermedio (Zwischenwelt der Sprache) che si colloca tra l individuo e il mondo esterno. Attraverso la mediazione della lingua ciascun popolo e, al limite, ciascun individuo, costruisce la sua realtà poiché ciascuna lingua seleziona, concettualizza e, quindi, nomina ciò che è pertinente per un popolo in un determinato momento storico: La realtà ci è data attraverso il mondo intermedio della lingua. La lingua ci porge la realtà. Di questi mondi (linguistici) intermedi ne esistono tanti quante sono le lingue che circondano la realtà sconosciuta con i loro raggi convergenti. Tutte (le lingue) riescono a cogliere e a rappresentare per la loro comunità linguistica ciò che in relazione al loro livello e al loro punto di vista è dato loro di vedere, contenere e rappresentare (Trier, 1934b:145, trad. nostra). La caratteristica principale attraverso cui la lingua riesce a fornire al parlante questa immagine della realtà è l articolazione o classificazione (Gliederung): Ogni lingua presenta un sistema di selezione della realtà tale da crearne un immagine completa e del tutto conchiusa. L immagine della realtà di una lingua è un continuum che non ha lacune o punti ciechi per il parlante di una determinata comunità linguistica. La lingua costruisce questa immagine integra e completa della realtà operando una classificazione, ponendo limiti ed attuando differenze nella realtà assoluta. La classificazione è la caratteristica più generale e più profonda della lingua (Humboldt) (Ibidem, trad. nostra). Da questo punto di vista, il lessico, la grammatica e la sintassi di una lingua non sono meri riflessi della cultura di un popolo, ma strumenti indispensabili per la creazione dei concetti, delle credenze e dei valori e quindi della cultura nel suo complesso (Basilius, 1952:104). Le relazioni che si riscontrano tra le parole all interno del lessico della lingua e del campo lessicale inteso come porzione organizzata di esso non sono semplicemente i mezzi attraverso cui il significato si esprime. Le strutture semantiche rivelano il modo in cui i parlanti danno forma alla realtà; esse costituiscono, dunque, il contenuto di una lingua e l analisi di questa rete di relazioni si configura come l unico metodo empirico adatto a studiare la storia della lingua, intesa, nei termini di Weisgerber (1953, 1954), come storia del contenuto (Begriffslehre).

12 12 I campi lessicali di Trier non sono concepiti come meri strumenti formali, ma come realtà linguistiche vive che rivelano l organizzazione di porzioni strutturate della realtà linguistica (Sprachliche Wirklichkeit): lo studio del campo lessicale, in quanto metodo empirico, consente di comprendere la struttura concettuale degli utenti della lingua e di penetrare nella loro coscienza linguistica (Bewußtsein des Sprachbrauches) (Trier, 1931:10). Trier, sicuramente influenzato dal pensiero di Weisgerber, spinge alle estreme conseguenze la tesi humboldtiana della lingua come visione del mondo. Sia per Trier che per Weisgerber la Weltansicht (visione del mondo) humboldtiana viene assimilata alla Weltbild (immagine del mondo). La differenza tra i due concetti è, però, sostanziale: la nozione humboldtiana di Weltansicht indica «l originario approccio visivo dell uomo alla realtà fenomenica» (Di Cesare, 1991, III ed. 2000: LVII); essa non è tanto una interpretazione del mondo quanto, in senso kantiano, una «condizione di possibilità» che permette all uomo di costruirsi un immagine del mondo. L interpretazione radicale dell idea della lingua come visione del mondo allontana i linguisti neo-humboldtiani dalla concezione di Humboldt che non aveva inteso affermare un punto di vista deterministico o relativistico in senso così estremo 9. L idea di Trier, che trova illustri precedenti in Humboldt e Saussure, è che le parole di una lingua non sono isolate nella coscienza dei parlanti. L esistenza delle connessioni tra parole nella mente dei parlanti dipende dal fatto che la singola parola riceve la sua determinatezza semantica solo in quanto parte di un lessico. Dietro alla singola parola pronunciata da un individuo in un certo momento c è, infatti, sempre il sistema semiologico della lingua nella sua interezza. È questa l intuizione sulla quale Trier fonda la sua teoria, espressa nelle prime righe del saggio Über Wort- und Begriffsfelder (1931): Nessuna parola pronunciata risulta isolata nella coscienza del parlante e dell ascoltatore, contrariamente a quanto si potrebbe desumere dal fatto che è foneticamente delimitata. In ogni parola pronunciata risuona l eco del suo contrario. ( ) Accanto e al di sopra di essa emerge una quantità di altre parole che si collocano, semanticamente più o meno vicino dalla parola pronunciata. ( ) Esse costituiscono con la parola pronunciata, collegate l una con l altra, un insieme articolato, una struttura che può denominarsi campo lessicale o campo linguistico di segni (Trier, 1931:1, corsivi e trad. nostri). 9 Sotto questo aspetto, le tesi dei neo-humboldtiani si distaccano dall originario pensiero di Humboldt per avvicinarsi alla posizione relativistica ben più radicale di Whorf (cfr. Wartburg-Ullmann, 1946, trad. it. 1971: e Ullmann, 1957, trad. it. 1977:364).

13 13 Per Trier, nessuna parola e, più in generale, nessun segno può significare qualcosa se preso isolatamente, considerato, cioè, indipendentemente dalla rete di relazioni che intrattiene con gli altri elementi del sistema. La presenza del segno all interno di un sistema e il fatto che per comprendere un segno occorre sempre conoscere il sistema di cui esso è parte costituisce, per Trier, la legge fondamentale della scienza di segni (Grund- Gesetz des Zichenwesen) (Ibidem, p. 5). È su questo punto che risulta determinante l influenza della Gestaltpsychologie: per Trier le parti, cioè le singole parole, non hanno esistenza autonoma (valore semantico) se non all interno di una struttura globale. Il lessico è un sistema 10 o, come afferma Trier servendosi di una suggestiva metafora, come uno spazio architettonico: Di conseguenza, la parola esiste in quanto appartiene ad un lessico; ma per lessico noi non intendiamo un repertorio, una lista o un Thesaurus, quanto in una analogia architettonica uno spazio costruito e suddiviso, una struttura che, proprio grazie al fatto di essere costruita e suddivisa, determina il singolo elemento della costruzione (le parole) e la singola posizione (delle parole). Noi diciamo: alla parola viene assegnato il suo posto nell insieme del lessico strutturato e classificato (ergliedert) e, viceversa, il lessico si articola (ausgliedert) a partire dalle singole parole (Trier, 1934b: , maiuscoletto nel testo, trad. nostra). Il sistema lessicale della lingua si presenta come una struttura articolata in insiemi più piccoli che presentano le stesse modalità di strutturazione del lessico intero. Da un lato, dunque, le parole appaiono in gruppi strutturati, i campi lessicali, appunto; dall altro l intero lessico si presenta come una totalità strutturata, alla cui formazione concorrono questi insiemi legati tra loro da relazioni semantiche-concettuali. Le caratteristiche essenziali del concetto di Wortfeld sono così riassumibili (cfr. Kandler, 1959 e Herbermann, 1995: ): - i campi lessicali (Wortfelder) sono totalità organizzate (gliederte Ganzheit) conchiuse (angeschlossen) (principio della totalità); 10 L ipotesi della sistematicità del lessico è anche uno dei principi basilari dello strutturalismo linguistico e ciò ha contribuito sicuramente al successo del metodo di Trier presso i linguisti che hanno inaugurato la semantica strutturalista. L idea che anche il lessico costituisca un sistema, al pari degli altri piani di analisi della lingua, è, infatti, affermata e difesa, tra gli altri, prima da Hjelmslev (1943), poi da Coseriu (1964) e da Lyons (1963, 1977).

14 14 - l articolazione del campo lessicale determina i contenuti delle singole parole nel campo; i singoli contenuti, quindi, si delimitano reciprocamente in modo preciso (principio della determinatezza reciproca); - il campo lessicale non presenta lacune, essendo completamente articolato in parole (immagine del mosaico); - il campo lessicale è presente completamente nella mente del parlante e dell ascoltatore (principio della completezza); - tutto il lessico è articolato in campi (postulato dell ubiquità dei campi lessicali). La caratteristica principale dei campi lessicali di Trier è la loro articolazione, la loro organizzazione strutturale (Gliederung). La sfera concettuale (Sinnbezirk) diviene un campo concettuale (Begriffsfeld, Sinnfeld) nel momento in cui è articolata nei sistemi linguistici particolari. L insieme dei lessemi che coprono il campo concettuale è un campo lessicale (Wortfeld). La più compiuta definizione di campo lessicale di Trier si fonda sull uso di due termini contrapposti per indicare i due fenomeni dell articolazione in insiemi di rango inferiore e di rango superiore: ergliedern è utilizzato per spiegare l articolazione del lessico in campi lessicali e augliedern per affermare che le relazioni tra detti campi formano l intero sistema lessicale. Nei campi lessicali sono, del resto, presenti entrambe le modalità di strutturazione di ordine inferiore e superiore, poiché: I campi sono le realtà vive tra le singole parole e il lessico intero, come tutto parziale essi hanno in comune con la parola la caratteristica di articolarsi a partire da unità superiori, e con il lessico la caratteristica di articolarsi in unità inferiori (Trier, 1934b:148, maiuscoletto nel testo, trad. it. in Geckeler, 1979:83). Questa idea è però spinta all estremo quando Trier afferma: Il valore di una parola viene riconosciuto solo quando la si distingue dal valore delle parole affini e contrapposte. Soltanto come parte di una totalità essa avrà senso, poiché solo nel campo c è il significare (Trier, 1931:6, corsivi e trad. nostri). Il campo lessicale, come inteso da Trier, si presenta come una struttura linguisticoconcettuale chiusa, nella quale i contenuti delle parole si delimitano reciprocamente con precisione strutturale (cfr. Herbermann, 1995:264). A questi principi si accompagna la

15 15 pretesa che tutto il lessico sia formato da campi lessicali e che non vi siano parole che non rientrino in un qualche CL; allo stesso modo ogni parola appartiene ad uno ed un solo campo lessicale. Quest ultima affermazione elimina radicalmente il problema della polisemia nelle lingue storico-naturali: se la stessa parola appartiene a due campi diversi non si può che trattare questo fenomeno come omonimia/omofonia e non come polisemia. Nella concezione di Trier, il campo lessicale si colloca non già sul piano della parole ma sul piano della langue, essendo esso non determinato solo sulla base dei rapporti associativi (fortemente soggettivi e, pertanto, idiosincratici) ma sulla base delle relazioni che le unità lessicali intrattengono nel sistema. L idea di Trier, di chiara discendenza saussuriana, non va, però, intesa alla lettera. I principi della totalità e della determinatezza, strettamente interrelati l uno all altro, non sono enunciati con chiarezza. Leggendo attentamente i passi sopra riportati (Trier, 1931:6-7) non possiamo fare a meno di notare le contraddizioni nelle quali Trier cade e che, tutto sommato, sono inevitabili poiché egli cerca di ancorare la sua intuizione dell esistenza del campo semantico - campo lessicale nella mente del parlante e non già sul piano idiosincratico e soggettivo della parole. Nelle prime pagine dello scritto del 1931, alle quali Kandler (1959) e gli altri critici si richiamano per mostrare i limiti della concezione di Trier, il linguista di Münster afferma la necessità della condivisione del sistema della langue ai fini della mutua comprensione tra i parlanti. Così come per Saussure i singoli atti di parole sono compresi poiché trovano corrispondenza nelle classi astratte della langue, così per Trier le singole parole sono comprese poiché sono delimitate ed organizzate in strutture lessicali (i campi) condivise e, in questo senso, (inters)oggettive. L articolazione del campo concettuale è condivisa tra il parlante e l ascoltatore; il fatto che la struttura del campo concettuale non sia percepibile sul piano fenomenologico non significa che esso sia meno accessibile alla consapevolezza: la sua presenza nella mente dei parlanti che, condividendo l intero sistema della langue, condividono anche queste strutture lessicali intermedie, garantisce la sua oggettività e la sua analizzabilità. La riflessione di Trier è interamente rivolta all affermazione dell esistenza del campo concettuale e, dunque, del campo lessicale, che altro non è che il rivestimento di parole del campo concettuale come porzione strutturata rientrante nel sistema complessivo della langue.

16 16 Il campo lessicale non è, per Trier, un astrazione arbitraria del linguista 11, ma una struttura sovra-individuale che è, pertanto, analizzabile con gli stessi metodi che Saussure aveva indicato per l analisi del sistema linguistico (langue). Come la lingua, infatti, esso è dotato di intrinseca dinamicità e la sua analisi è possibile solo dal punto di vista sincronico. L idea del campo come sistema chiuso e completo e l idea della determinatezza reciproca delle parole all interno del campo sono spinte alle estreme conseguenze poiché l obiettivo di Trier è quello di difendere il principio della obiettività, ovvero della analizzabilità, del campo lessicale. Le inevitabili esemplificazioni e l enfasi che Trier pone su questi aspetti sembra, dunque, dovuta alla necessità di rendere chiaro il suo pensiero e accettabile la sua tesi, peraltro suffragata da continui richiami più o meno impliciti all opera di Saussure. Difatti, in alcuni punti, come quelli in cui fa riferimento alla non-matematicità della struttura dei campi concettuali e lessicali e della intrinseca dinamicità delle strutture concettuali intermedie, egli stesso sembra mitigare la sua nozione di campo lessicale come struttura rigidamente articolata e conchiusa. Uno dei difetti della concezione di Trier, che sarà superato con l introduzione del concetto di arcilessema (Coseriu, 1968), consiste, semmai, nel non aver attribuito al campo un significato globale. Le ricerche successive hanno, invece, dimostrato che «gli elementi di un campo lessicale possiedono una base semantica comune, una specie di comune denominatore» e che ogni lessema del campo aggiunge a questa base condivisa «una o più determinazioni ulteriori che lo differenziano semanticamente nel quadro della costellazione globale» (Geckeler, 1971, trad. it. 1979:94). Una delle caratteristiche più dibattute del campo trieriano è, però, quella che Herbermann (1995:265) denomina la Luckenlosigkeit der Feldabdeckung, che rimanda all immagine del mosaico di Ipsen: il campo lessicale è, cioè, una struttura linguistica che rappresenta in superficie l articolazione di una determinata area concettuale e la copre interamente senza lasciare vuoti o lacune. La critica ha molto discusso l impiego della metafora del mosaico per spiegare il funzionamento e la struttura del lessico di una lingua naturale. L immagine del campo lessicale come mosaico pone due ordini di problemi. Il primo concerne la questione dei confini lessicali ; il secondo riguarda la presenza di strappi nel «mantello di segni» e rimanda, quindi, alla necessità di tener conto delle lacune lessicali. 11 In senso opposto si veda Betz (1954) che ha ritenuto, in seguito a un esperimento condotto con i suoi studenti, che i campi semantici sono costrutti artificiosi e che, non avendo realtà psicologica, sono una mera illusione dei linguisti. Il suo esperimento mostrava solo che i parlanti non sono consapevoli dell intera struttura di un campo semantico, sconfessando il solo principio della completezza del campo e non la validità dell intera teoria trieriana. Per una discussione sulla questione si rimanda a Müller (1995:217).

17 17 Riguardo al primo aspetto, Trier, pur insistendo sul fatto che la compagine del campo lessicale si articola al suo interno come un mosaico, ammette di non aver risolto la questione dei confini esterni dei campi lessicali. In altre parole, egli riconosce di non aver trovato un criterio per individuare con precisione dove finisce un campo lessicale e dove ne comincia un altro. Riguardo al problema dei confini esterni, Gipper e Schwarz (1966, trad it. in Geckeler, 1979:110) hanno rilevato che «l articolazione nel campo può essere studiata anche senza tale determinazione dei reali confini esterni nella lingua». Gli autori, seguendo l impostazione di Trier, ma soprattutto di Weisgerber, propongono una definizione di campo lessicale i cui confini, lungi dall essere rigidamente stabiliti, siano tracciati nelle zone del campo in cui diminuisce «la tensione del senso tra gli elementi» (Schwarz, 1959:249; trad it. in Geckeler, 1979:110). Tale indizio eviterebbe al linguista una delimitazione troppo arbitraria del campo. Infatti, ciò che conta non è la determinazione degli esatti confini quanto «l individuazione dei centri di gravità e la loro disposizione reciproca», e, soprattutto, il riconoscimento dei «principi di articolazione esistenti all interno del campo lessicale» (Gipper - Schwarz, 1966:LXIV; trad it. in Geckeler, 1979:110). Sia Trier che Weisgerber riconoscono che i campi lessicali hanno confini fluidi o, almeno, non facilmente individuabili. In particolare, Trier affronta la questione dei confini del campo nel rispondere all accusa di Porzig che definisce arbitrario il suo metodo, proprio perché il campo paradigmatico, a differenza di quello sintagmatico, ha confini incerti. Jolles e Porzig avevano, infatti, evitato la questione dei confini interni ed esterni del campo accettando la scarsa estensione del campo, accontentandosi di descrivere un mosaico costituito di sole due tessere (cfr. Trier, 1934b:173). Dal canto suo, Trier rifiuta le nozioni di campo di Porzig e Jolles che considera inutilmente restrittive (ricordiamo che aveva criticato i loro campi minimali che, a suo dire, non erano campi ma porzioni di campi), ma, allo stesso tempo, è ben consapevole dell incertezza dei confini del suo campo: SIAMO DAVVERO COSÌ ARBITRARI? È vero che le circostanze che ci hanno indotto a determinare un campo intorno alle forze, alle caratteristiche, ai contenuti e alle pratiche della Conoscenza si trovano completamente al di là di ciò che è linguistico, tanto che si dovrebbe dire, con le parole di Porzig, che non è stata fornita prova della loro appartenenza ad uno stesso campo, né tale prova può essere fornita per mezzo di indizi linguistici? Qui si vede che le differenze tra i vari concetti di campo sono differenze tra i

18 18 vari concetti di lingua. Un giudizio sulla sussistenza di arbitrarietà o meno dipenderà da cosa si voglia considerare appartenente a ciò che è linguistico. Se si considera, come abbiamo fatto noi, anche i contenuti appartenenti a ciò che è linguistico (i contenuti della lingua, beninteso, e non soltanto i significati delle parole), allora anche quei raggruppamenti, così come li facciamo noi, sono determinati dalla lingua, e la differenza tra le cosiddette appartenenze date da fattori linguistici ed i cosiddetti legami e classificazioni logico-formali perde quell assolutezza che ha necessariamente per ogni concezione della lingua per la quale i contenuti e IL LORO ORDINE si trovano al di fuori di ciò che è linguistico. Anche i nostri raggruppamenti alla rinfusa sono dati, a loro modo, dalla lingua, certamente non in un senso così limitato alla singola parola e riferito puramente al significato della parola, come lo esigono i campi elementari di Porzig, ma pur sempre dati dalla lingua, in quanto l intera struttura della nostra lingua odierna viva, nelle sue classificazioni e suddivisioni che determinano i contenuti, per mezzo della quale parliamo e comprendiamo ci sa dire a quali sfere intere e a quali sfere parziali appartiene questa o quella parola, questo o quel gruppo di parole. NOI DETERMINIAMO IL CAMPO LESSICALE PER MEZZO DEL POTERE ASSOLUTO DEL NOSTRO POSSESSO COLLETTIVO DELLA LINGUA ED IL SUO ORDINE CONTENUTISTICO (Trier 1934:165, trad. nostra, maiuscoletto nel testo) Nel concetto trieriano di lingua rientra, in pratica, non solo tutto ciò che concerne il sistema grammaticale, ma anche tutto ciò che rientra nell ambito del concettuale poiché è, appunto, la lingua che organizza e delimita la sfera concettuale. Si ripresenta qui di nuovo il problema della sovrapposizione tra il livello concettuale e il livello linguistico che caratterizza l approccio di campo di Trier e Weisgerber e che si riproporrà, seppur in forma diversa, negli altri tentativi di analisi del lessico che seguono l approccio di campo, almeno fino a quando si affermerà una teoria semantica contestualista (Lehrer, 1974; Lyons, 1977 e Grandy, 1992) che vincola l estensione del campo a fattori che i due linguisti tedeschi ritengono di natura extralinguistica e, pertanto, non pertinenti all analisi concettuale e linguistica. Lo stesso Trier (1931:6-7), a dire il vero, sembra conscio del fatto che il campo lessicale non è sempre strutturato secondo una modalità rigidamente gerarchica, tant è che propone una distinzione tra campi matematici (mathematischen Felder) e campi non (o meno) matematici e sostiene che, in questi ultimi, si pone con maggiore incertezza il problema della delimitazione dei confini tra i significati le parole. D altra parte, egli è, però, convinto che la struttura del campo non varia con il variare dell area lessicale che si intende

19 19 sottoporre ad analisi poiché il numero e la posizione dei segni presenti all interno del campo di qualsiasi natura esso sia sono sempre presenti nella mente del parlante e dell ascoltatore. Queste contraddizioni fanno supporre che Trier, pur consapevole della fluidità dei confini tanto interni che esterni del campo, volesse porre l accento soprattutto sulla sua determinatezza. Determinatezza ed indeterminatezza sono, come ha mostrato Garroni, (1998:73) il duplice volto del linguaggio. Una teoria semantica prende sempre le mosse da questa antinomia e deve cercare, in qualche modo, di ricomporla. Il modello del mosaico utilizzato per spiegare il rapporto tra il campo concettuale e il campo lessicale esclude la presenza di lacune all interno dei campi lessicali e del sistema lessicale nel suo complesso; tuttavia, anche su questo punto, l impostazione di Trier risulta spesso contraddittoria. D altra parte, proprio lo studio delle lacune lessicali ha mostrato che tra le strategie utilizzate per riempire i gap assume particolare importanza quella di reperire la parola mancante nello stesso campo lessicale. In presenza di un gap funzionale, ovvero, della mancanza di una parola specifica per esprimere ciò che il parlante vuole comunicare, egli attiva una serie di strategie per sopperire alla lacuna (gap filling strategies). Il campo lessicale divide il campo concettuale sulla base di principi di tipo percettivo, cognitivo e culturale; per questo motivo la strutturazione linguistica dell area concettuale non sempre conduce a una categorizzazione gerarchica e definita dell esperienza. Se consideriamo, ad esempio, il campo lessicale dei termini afferenti ai contenitori (Lehrer, 1974:82) notiamo che «the variety of shapes, sizes, materials, and functions, provides many times the number of possible objects as there are words. So each word has to cover a fairly wide range» (Ibidem, p. 87). Senza abbandonare il principio della priorità dell analisi sincronica su quella diacronica, Trier sostiene la necessità di analizzare parallelamente la struttura dei campi lessicali che il linguista storico riesce a congelare nel costante fluire della lingua. Saussure, nella sua argomentazione circa l impossibilità dell analisi diacronica senza una preliminare analisi sincronica, stabilisce un ulteriore ripartizione: l analisi sincronica si occupa dei sistemi, l analisi diacronica riguarda i singoli elementi. La Wortfeldtheorie nasce per scopi puramente pratici come metodo della semantica diacronica, disciplina alla quale Trier era principalmente interessato. Durante il lungo studio del lessico della sfera semantica della conoscenza nel medio - alto tedesco, intrapresa fin dagli inizi degli anni Venti, Trier si accorse che le parole che rientravano in

20 20 questo ambito formavano una sfera lessicale estremamente intrecciata ed articolata e che le aree semantiche ricoperte di singoli termini si delimitavano reciprocamente, fino a coprire l intera sfera delle attività intellettuali. Egli si soffermò sui rapporti paradigmatici che si attivano in una stessa sfera concettuale, sostenendo, così, di aver trovato la strada che consentiva di analizzare la storia del contenuto della lingua con un metodo nuovo, attraverso il quale poter dimostrare: Può essere chiaramente dimostrato quale posto questo campo occupa nella struttura di ordine superiore e in che modo questo insieme parziale si trasforma (cosa storicamente molto interessante) dal punto di vista dell antropologia, dei rapporti, delle associazioni e della posizione e come cambia il contenuto della lingua, in modo tale che una comunità linguistica, grazie al nuovo suo spazio linguistico, allo stato B sa di cose che non sapeva allo stato A, e allo stato A sapeva di cose che non può più sapere allo stato B (Trier, 1934b:150, trad. nostra). Nella sua analisi del Sinnbezirk des Verstandes nell alto e medio tedesco, Trier confrontò due sistemi lessicali sincronici, il primo riguardava il lessico della conoscenza del 1200, il secondo comprendeva le parole che coprivano lo stesso dominio semantico circa un secolo dopo. Nel 1200 il campo era compendiato nei termini Wîsheit, Kunst e List. Kunst era riferito alle conoscenze di corte e comprendeva anche il comportamento sociale; List stava ad indicare capacità o conoscenze di tipo tecnico; Wîsheit era invece un termine generale che copriva l intero campo ed era, perciò, iperonimo di Kunst e List. Circa un secolo dopo 12, i termini che coprivano la sfera semantica della conoscenza erano Wîsheit, Kunst e Wissen. Il termine Wîsheit aveva cambiato significato; nel 1300 non era più usato come termine generale della sfera della conoscenza, ma indicava esclusivamente le conoscenze intese in senso religioso o mistico; Kunst, aveva perso la sua connotazione di termine riferito alla vita di corte ed indicava l insieme delle conoscenze e della capacità mondane; il nuovo termine entrato nel campo, Wissen, non sostituisce automaticamente il significato del vecchio List poiché nel passaggio da uno stato sincronico all altro sono mutati i termini e le relazioni esistenti tra loro. L analisi della struttura del campo del 1200 ci permette, secondo Trier, di entrare nella struttura linguistica cortese poiché tutto ciò che riusciamo a capire dei rapporti umani di quell epoca è determinato dal particolare modo di coesistenza e dai rapporti interni che 12 Le ricerche relative alla terminologia del misticismo in Meister Eckhart (1300 ca.), condotte da Suor Humilitas Schneider (Der Intellektuellen Wortschatz Meister Eckaharts, Dissertazione alla Facoltà di Filosofia e Scienze naturali di Münster, 1934), furono utilizzate da Trier per la comparazione tra questo stato sincronico e quello da lui investigato sulla struttura della stessa sfera semantica nel 1200.

21 21 intercorrono tra queste tre parole (cfr. Trier, 1934b:151); lo stesso può dirsi dello stato sincronico del campo del Nessuno dei due stati di lingua, egli afferma giustamente, risulta essere più vero dell altro in quanto ciascuno riflette una diversa rappresentazione dei fatti. Trier intende dimostrare che il cambiamento che avviene all interno del campo nel passaggio da uno stato di lingua all altro non consiste nella semplice soppressione o sostituzione di una parola con un altra e sostiene che il cambiamento della struttura lessicale del campo comporta sempre una ristrutturazione sul piano concettuale, corrispondente alle trasformazioni sul piano culturale e sociale di un dato periodo storico. La conseguenza più immediata della concezione del campo come unità linguisticoconcettuale chiusa è stata quella di considerare la teoria di Trier particolarmente adatta all analisi delle cosiddette concrete del lessico. Non a caso essa è stata utilizzata, dopo trier, soprattutto per descrivere l organizzazione lessicale di porzioni del lessico abbastanza stabili sia dal punto di vista diatopico che diacronico, con una spiccata preferenza per i

22 22 gruppi semantici con denotata facilmente identificabili (campo lessicale dei termini di colore, dei termini di parentela, dei nomi indicanti le piante, ecc.). Il dibattito su questo punto è stato aperto proprio da Trier che sosteneva che, contrariamente alle ricerche semasiologiche e onomasiologiche della linguistica tradizionale, la sua teoria fosse applicabile, in via preferenziale, alle aree astratte del lessico. La critica successiva ha, però, privilegiato l opinione opposta. Scrive Lyons (1977a, trad. it. 1980:280): Nel caso dei termini dei colori, ciascun colore riconosciuto da una lingua particolare può essere associato con un area del continuum psicofisico del colore (il suo denotatum); e i limiti di quest area possono essere stabiliti, in modo approssimativo, ma abbastanza valido ai nostri fini, in una metalingua neutra. Ciò evidentemente non può farsi con quelle aree che potremmo descrivere come parole astratte quali conoscenza e intelligenza. È dubbio che conoscenza e intelligenza abbiano denotata identificabili. Se ne hanno, la relazione di denotazione è molto più complessa della relazione che sussiste fra rosso e blu e i loro denotata. In linea di principio, però, sia Geckeler (1979) che Lyons (1969 e 1977) convengono sul fatto che la teoria del campo lessicale può essere applicata all analisi del sistema lessicale nel suo intero, senza distinzioni artificiose tra campi concreti e astratti poiché i principi determinanti la struttura lessicale sono esattamente gli stessi 13. Non sorprende che Trier, date le premesse linguistico - filosofiche da cui nasce il suo metodo, abbia deciso di analizzare un campo lessicale astratto quale quello della conoscenza. Una volta accettato il fatto che il lessico tutto è articolato in porzioni organizzate, non c è alcuna differenza teorica né metodologica tra l analisi dei campi lessicali concreti e quelli astratti. Il fatto che la teoria dei campi semantici possa essere limitata, per così dire, ai Realia, si è dimostrato privo di fondamento teorico poiché, come riconosce lo stesso Trier, dal punto di vista linguistico e concettuale è assolutamente ininfluente che il significato di un termine rinvii nella realtà extralinguistica ad un denotatum (o referente) chiaramente identificabile. 13 In Diodato (2015: 67 e ss.) si mostra proprio come le modalità di categorizzazione dei colori e delle categorie a base percettiva non siano diversi da quelli in opera per le aree cosiddette astratte, attesa l interrelazione tra fattori naturali e culturali alla base dei processi cognitivi e concettuali umani.

23 23 3. Campo lessicale e analisi componenziale: il modello della gocciolina atomica L analisi componenziale, uno dei metodi di indagine più diffusi in semantica, si fonda sul principio della scomponibilità del significato in componenti di ordine inferiore (tratti semantici o atomi di significato). L idea che soggiace all analisi componenziale va rintracciata nella tradizione filosofica della ricerca della lingua perfetta. Studiosi come Lullo (1233/5-1315), Dalgarno (1661), Becker (1661) e Wilkins (1668) avevano, in epoche diverse, cercato di costruire delle lingue universali sostituendo alle parole di uso comune un sistema di simboli corrispondenti ai concetti reali. Sicuramente il maggiore contributo alla maturazione all idea della scomponibilità delle idee complesse in idee semplici universali proviene da Leibniz, il cui pensiero continua ad ispirare anche i tentativi più recenti di costruzione di un Metalinguaggio Semantico Universale quale quello che Wierzbicka e i suoi collaboratori stanno mettendo a punto fin dagli anni Settanta. Prima di affermarsi nel paradigma della linguistica strutturalista europea, l analisi componenziale si era affermata sul finire dell Ottocento negli Stati Uniti, là dove era stata molto utilizzata soprattutto in ambito antropologico ed etnolinguistico. In questo contesto, autore della prima analisi in tratti distintivi (componential analysis) è stato l antropologo americano Lewis Morgan, che, nel 1871, pubblicò una monumentale monografia dal titolo Systems of Consanguinity, opera che ha inaugurato un fortunato filone di ricerca sui termini relativi ai sistemi di parentele nelle varie lingue amerindie 14. Sempre negli Stati Uniti, negli anni Sessanta del Novecento, mentre in Europa si era già affermata come metodo di indagine della linguistica strutturalista, l analisi componenziale viene inglobata nella teoria della grammatica generativa 15 che sfocia nella semantica trasformazionale di Katz e Fodor 16. Tutt altro che superata, nel corso degli anni Sessanta e 14 Tra gli autori che hanno applicato la componential analysis nello studio del lessico delle lingue amerinde ricordiamo anche Goodenough, (1956), Lounsbury (1956) e Conklin (1962). 15 Cosa che non stupisce se si considera che nel 1948 il linguista americano Zelig Harris, maestro di Chomsky, aveva pubblicato su Language un saggio dal titolo Componential Analisys of a Hebrew Paradigm in cui analizzava in termini di analisi componenziale il paradigma di un verbo ebraico. 16 Katz e Fodor (1963) inseriscono la teoria semantica componenziale nel quadro di un ampio progetto di costruzione di un lessico, formato da una serie di entrate lessicale associate a diverse informazioni: la parola nella sua forma fonologica ed ortografica, gli indicatori grammaticali, le restrizioni di selezione e i tratti semantici, che essi denominano semantic markers and distinguishers. Questi ultimi sono definiti come the means by which we can decompose the meaning of one sense of a lexical item into its atomic concepts (Katz e Fodor, 1963,186)

24 24 Ottanta questa teoria si afferma, come vedremo, anche nel quadro di diversi orientamenti della linguistica cognitiva 17. Secondo i sostenitori delle teorie componenziali, le parole che condividono uno o più atomi di significato presentano delle relazioni semantiche; pertanto è possibile affermare che formeranno un campo lessicale tutte le parole che presentano almeno un tratto distintivo in comune. L analisi componenziale, quindi, sembra essere una buona cornice teorica per ridurre la presunta arbitrarietà della nozione originaria di Wortfeld. Ricordiamo che Trier, definendo il campo lessicale come insieme di parole connesse dal punto di vista paradigmatico, aveva lasciata inspiegata la natura di questa connessione esponendo la sua teoria alle critiche di coloro che ne vedevano difficile la sua applicazione concreta. Trier intende, infatti, le parole come unità non scomponibili in elementi minimi e lascia, così, aperta la questione dei confini dei campi lessicali. La presunta arbitrarietà dell impostazione di Trier deriva dal fatto che, in linea di principio, tutte le parole possono essere, sulla base di qualche criterio, associate tra loro (cfr. la nozione saussuriana di campo associativo). Per distinguere la mera associazione verbale dalla relazione semantica vera e propria occorre, quindi, stabilire un qualche criterio che consenta la definizione delle strutture lessicali non su basi intuitive ma su fondamenti metodologici rigorosi. Per questo motivo la teoria dei tratti distintivi apparirà ai linguisti strutturalisti come l unico metodo atto a rendere utilizzabile la teoria trieriana sul piano empirico. La tesi strutturalista della scomponibilità del significato in tratti distintivi prende le mosse dalla nozione saussuriana della bifaccialità del segno linguistico 18. Così come il significante è analizzabile in tratti distintivi, anche il significato sembra essere, a partire dall interpretazione di Hjelmslev (1943), suscettibile di essere analizzato in tratti minimi (o figure del contenuto). Si avanza, quindi, l ipotesi della simmetria del segno, ovvero si afferma la perfetta specularità di significante e significato poiché entrambi i versanti del segno sono ritenuti essere dati dalla somma di un insieme chiuso e definito di tratti minimi. L applicazione della teoria dei tratti distintivi in fonologia prevedeva il rispetto di due condizioni che non si verificano sul piano dell analisi lessicale : 17 Sulla teoria componenziale si fonda la teoria di Shank (1972), le teorie delle reti di Norman e Rumelhart (1975) e le teorie di Miller e Johnson-Laird (1976) e di Jackendoff (1983). 18 Su questo tema si veda anche l esauriente contributo di Petrilli (1998).

25 25 1) l analisi di un unità fonologica non può essere effettuata isolatamente, ma solo contemporaneamente all analisi di tutte le unità che rientrano nel sistema (principio della completezza di Jakobson); 2) per ottenere un inventario dei tratti distintivi validi universalmente è necessario procedere all analisi di un vasto insieme di sistemi fonologici di lingue e dialetti diversi 19. Se queste due condizioni sembrano essere rispettate nell analisi dei sistemi fonologici e morfologici 20, esse non sembrano poter essere soddisfatte quando ci si avvicina all indagine dei sistemi lessicali. Sia il sistema fonologico che quello morfologico presentano a differenza del sistema lessicale, le proprietà della chiusura e della limitatezza degli elementi che rendono possibile un analisi in tratti distintivi senza residui, individuando, cioè, tutti i tratti necessari e sufficienti a descrivere un dato sistema. Questa tesi deriva da un interpretazione per molti versi fuorviante della lezione saussuriana. Saussure, infatti, non era mai arrivato a sostenere la simmetria di significante e significato; per contro, egli sembrava affermare che, mentre il significante si articola in elementi minimi discreti, il significato est indéfiniment extensible (De Palo, 2003:251). La differenza tra la semantica strutturalista e la semantica saussuriana è, dunque, sostanziale: l idea della elasticità e della estendibilità del senso e, dunque, il riconoscimento dell indeterminatezza semantica (cfr. De Mauro, 1991:108) viene eliminata dai sostenitori della tesi della simmetria del segno che, avanzando una concezione categoriale e componenziale del significato, affermano l assunto dell analizzabilità del significato come entità autonoma, che va indagato esclusivamente sulla base dei rapporti tra le unità linguistiche all interno del sistema. In ambito strutturalista, la tesi della scomponibilità del significato in tratti distintivi si attesta a partire dall interpretazione del Cours di Hjelmslev che, ispirandosi alle teorie fonologiche maturate all interno della Scuola di Praga (Trubeckoj, 1939), ne applica i principi alla semantica. 19 Sul piano dell analisi fonologica si è riusciti ad individuare un numero chiuso di elementi minimi operanti in tutti i sistemi fonologici. Jakobson (1951) ha sostenuto che i sistemi fonologici delle lingue umane possono essere analizzati sulla base di dodici opposizioni. 20 Lo stesso Jakobson (1932) tentò di applicare la sua teoria dei tratti distintivi ai sistemi morfologici, mostrando l applicabilità dell analisi in tratti ai sistemi caratterizzati da un numero di tratti chiusi e limitati.

26 26 L analisi dei due piani del segno deve essere condotta rispettando il principio di riduzione. L indagine deve, cioè, procedere con il fine di individuare su ogni piano le unità ultime, il cui numero deve essere il più ristretto possibile. Per ogni esemplare (variante) deve essere individuata l entità (invariante irriducibile o glossema) di cui essa è esemplare. Per individuare le invarianti e per distinguerle dalle varianti, Hjelmslev propone la nozione di fattore distintivo, già applicata con successo in fonologia (Jakobson, 1933 e Trubeckoj, 1939). La distinzione tra varianti e invarianti si compirà con lo stesso criterio sia sul piano del contenuto che sul piano dell espressione. Come su quest ultimo si avrà un invariante là dove la correlazione tra due unità ha una relazione con una correlazione del contenuto, anche sul piano del contenuto si hanno due invarianti se la loro correlazione ha una relazione con una correlazione sul piano dell espressione. In altri termini, se lo scambio di un solo elemento con un altro porta uno scambio anche sull altro piano della lingua avremo trovato un invariante dell espressione o del contenuto. La prova di commutazione che, sul piano dell espressione ha portato al riconoscimento di un insieme chiuso di fonemi, porterà sul piano del contenuto all individuazione di un numero limitato, sebbene più ampio, di figure. Le figure che formano l espressione sono dette cenematemi, quelle che formano il contenuto plerematemi. Nei cenematemi rientrano i cenemi (costituenti) e i prosodemi (esponenti); i plerematemi, invece, comprendono, i pleremi (costituenti) e i morfemi (esponenti). Le unità minime sul piano dell espressione sono unità prive di contenuto; quelle sul piano del contenuto sono, invece, unità piene. Il nesso tra queste due unità costituisce il glossema che, nei termini di Hjelmslev, è assimilabile al segno di Saussure. Riguardo alla natura dei tratti semantici o figure del contenuto, l approccio di Hjelmslev si distingue dalle analisi semantiche componenziale condotte all interno del paradigma generativista: essendo individuabili solo in funzione del testo, le unità di analisi non sono intese come atomi di significato universali o innati. Atteso che la lingua è forma e che la sostanza, essa non può essere analizzata indipendentemente ma solo in quanto già formata, sia la differenza che la somiglianza tra le lingue dipende dalla forma, quindi da fattori interni al linguaggio. Perciò, lo studio linguistico non è, in questo senso, ontologico. L analisi di questo piccolo sistema mostra che i termini designanti i nomi degli animali e degli esseri umani differiscono a coppie sulla base del tratto semantico individuante la sessualità (+ MASCHIO), mentre i termini che condividono il tratto +UMANO si differenziano

27 27 non solo in base alla presenza o assenza del tratto + MASCHIO ma anche sulla base del tratto indicante l età (+ADULTO) 21. Termine Tratti Distintivi (Figure del Contenuto) Montone + ANIMALE + OVINO + MASCHIO Pecora + ANIMALE + OVINO MASCHIO Stallone + ANIMALE + EQUINO + MASCHIO Giumenta + ANIMALE + EQUINO MASCHIO Uomo +UMANO +ADULTO + MASCHIO Donna +UMANO +ADULTO MASCHIO Bambino +UMANO -ADULTO + MASCHIO Bambina +UMANO -ADULTO MASCHIO La ricerca di un metodo preciso di analisi lessicale, fondato sulla tesi del parallelismo tra i due piani della lingua e sulla riduzione del contenuto in figure o tratti distintivi, caratterizza tutto l approccio strutturalista europeo. Dopo Hjelmslev e il suo allievo Prieto (1964), anche Pottier (1963, 1965) e Greimas (1966) applicano il metodo all analisi di alcuni ristretti campi lessicali 22, ma è soprattutto con Coseriu e con la sua Scuola che si afferma una nuova teoria delle strutture lessicali la Lessematica fondata sul metodo della riduzione di Hjelmslev e sulle teorie dei campi lessicali di Trier e Weisgerber per le strutture paradigmatiche e di Porzig per le strutture sintagmatiche. Sempre a Coseriu va attribuito, inoltre, il primo importante tentativo di classificazione delle strutture lessicali paradigmatiche e sintagmatiche. L evidenza delle differenze tra sistemi fonologici e sistemi lessicali non deve, secondo Coseriu, portare alla negazione dell esistenza o della non analizzabilità delle strutture lessicali dal punto di vista strutturale. Ed è proprio su questo punto che la Wortfeldtheorie di Trier e Weisgerber si dimostra un buon metodo per descrivere e spiegare 21 Questi ultimi termini costituiscono, all interno del campo lessicale della sessualità, un altro campo lessicale più piccolo, quello afferente ai termini relativi alla razza umana (cfr. Leech 1974:96). Questo esempio sembra mostrare che, come aveva inteso Trier, i campi semantici sono organizzati come scatole cinesi, con un campo lessicale di dimensione maggiore (Grossfeld) che contiene campi semantici di dimensione via via decrescente. Tuttavia, questa immagine può essere valida solo per la descrizione di un numero abbastanza limitato di campi lessicali, mentre la maggior parte del vocabolario delle lingue non sembra essere strutturata sulla base di tale criterio rigidamente gerarchico. 22 Di Pottier (1963) è particolarmente nota, soprattutto per le critiche che ha ricevuto, l analisi, peraltro parziale, del campo lessicale della sedia, comprendente i cinque lessemi chaise, fauteil, tabouret, canapé, e pouf.

28 28 l organizzazione lessicale della lingua, soprattutto se abbinata all analisi del contenuto in tratti distintivi. Dalla combinazione della teoria di Trier con il principio delle opposizioni funzionali e con l analisi del contenuto in tratti differenziali nasce la Lessematica (o semantica strutturale diacronica) che è la disciplina che ha per oggetto lo sviluppo dei campi concettuali considerati come strutture lessicali di contenuto e che avrà come suo compito quello di stabilire, studiare e, se possibile, spiegare (motivare) il conservarsi, il comparire, lo scomparire e il modificarsi, nel corso della storia di una lingua, delle opposizioni lessicali distintive (Coseriu, 1964, trad. it. 1971:248). La centralità della nozione di campo lessicale nell ambito della Lessematica è motivata anche dalla profonda convinzione di Coseriu e dei suoi allievi che il punto di partenza della semantica strutturale deve essere la semantica paradigmatica, ovvero la semantica delle parole (word semantics). Ogni tentativo di analizzare le strutture semantiche combinatorie (semantica della frase o del testo) deve svilupparsi, infatti, sulla base di una solida semantica lessicale (cfr. Geckeler, 1988:14). Per Coseriu, la concezione originaria di Begriffsfeld di Trier e Weisgerber richiede di essere emendata in alcuni punti affinché possa rappresentare un metodo strutturale vero e proprio. La struttura del campo lessicale di Trier e Weisgerber è, infatti, una struttura globale non analizzata in tratti di livello inferiore rispetto al singolo lessema. Da questo punto di vista, la nozione originaria di Begriffs-Wortfeld sembra essere legata all idea dell organizzazione lessicale come rete di parole più che alla tesi, maturata solo successivamente, dei lessemi come fasci di tratti distintivi. I campi lessicali di Trier e Weisgerber rappresentano, tra l altro, solo un tipo di struttura Lessematica che, come vedremo, trovano una collocazione ben precisa nell esame dell insieme delle strutture lessematiche di Coseriu. Coseriu (1964) ripropone la tesi del parallelismo tra l analisi del livello dell espressione e quella del livello del contenuto, ma la sua argomentazione è esposta in termini più moderati rispetto a quelli di Hjelmslev. Egli è, difatti, ben consapevole del fatto che il sistema lessicale della lingua presenta margini di strutturazione più incerti rispetto a quelli del sistema fonologico, ma ritiene che questa osservazione non presenti, in linea di principio, un impedimento al tentativo di analisi del sistema lessicale fondato sul metodo dei tratti distintivi. La Lessematica è stata sviluppata a partire dagli anni Settanta nell ambito della scuola di semantica di Tubinga. In questo contesto il termine strutturale viene inteso

29 29 ( ) in an analytic respect, as referred to the organization of the content level of language by means of functional lexical oppositions. In this primary type of lexical semantics, the analysis of lexical meaning is carried out by the decomposition of content into smaller elements (situated below the sign-threshold), i.e. into relevant meaningdifferentiated features. Thus, the content of a lexeme results from the structure of its semantic features (archisememe, dimensions, semes and classemes) (Geckeler, 1988:12). Per Coseriu, la teoria del campo semantico di Trier e Weisgerber rappresenta, come abbiamo detto, un lavoro pionieristico nell ambito della semantica strutturale diacronica. Le sue strutture lessicali o strutture lessematiche intese come sistemi ristretti e immediati del lessico sono analoghe, sotto molti aspetti, ai Begriffsfelder di Trier e Weisgerber 23. Il grande merito del linguista rumeno è stato quello di aver provveduto ad una classificazione delle strutture lessicali (o lessematiche) e di aver collocato in questo quadro la nozione di campo lessicale di Trier e Weisgerber 24. Le strutture paradigmatiche «sono costituite da unità lessicali che si trovano in opposizione sull asse della selezione» (Coseriu, 1968, trad. it. 1971:292); sono, quindi, insiemi di unità lessicali tra le quali, in un punto della catena parlata, bisogna scegliere. blu nero verde giallo.. rosso gonna vestito cappotto giacca... abito 23 Le strutture lessematiche sono assimilabili anche alle piccole classi chiuse del lessico individuate da Hjelmslev (1943, trad. it. 1968) che, stranamente, pur richiamandosi ad altre teorie del campo lessicale, non cita il lavoro pionieristico dei due linguisti tedeschi (cfr. anche Coseriu, 1964, trad. it. 1971:243). 24 Quest ultimo, dal canto suo, aveva provveduto ad una classificazione dei campi lessicali sia dal punto di vista delle dimensioni sulle quali si articolano sia dal punto di vista dell ambito lessicale nei quali si presentano, ed aveva inglobato il concetto di campo lessicale (Wortfeld) nel contesto più ampio dei campi linguistici, che lo ricordiamo comprendevano sia i campi lessicali che i campi sintattici.

30 30 Come mostra l esempio riportato nei diagrammi, nella frase ho comprato un cappotto verde, la presenza di cappotto in un punto della catena parlata esclude vestito, giacca, gonna, ecc. mentre la presenza di verde esclude tutti gli altri termini di colore, ma non termini appartenenti ad altri campi (piccolo, grande, lungo, corto, ecc.). Essendo il campo lessicale definito come un paradigma lessicale, composto, cioè, solo dai lessemi che formano un sistema di opposizioni, esso comprenderà necessariamente solo una pars orationis. Coseriu esclude, perciò, dall analisi lessematica le perifrasi che, pur rientrando nell ambito di significato dei termini, non possono appartenere al campo lessicale che è essenzialmente concepito come un campo di parole. Le due definizioni non sono in contrasto con quanto affermato su base intuitiva da Trier. Tuttavia le definizioni di Coseriu presentano due aspetti che nelle prime formulazioni del concetto di campo lessicale non erano stati considerati. Oltre all esplicito riconoscimento del principio delle opposizioni funzionali come metodo sulla base del quale il campo lessicale è individuabile e definibile, Coseriu afferma, difatti, anche la necessità di distinguere il valore (o significato) unitario dal significato dei singoli lessemi nel campo. Il concetto di arcilessema risolve il delicato problema della descrizione della struttura interna del campo lessicale. A questo proposito, Trier aveva dichiarato che le parole ricavano la loro determinatezza semantica reciprocamente, in virtù dei rapporti che esse intrattengono tra loro all interno del campo. Il significato di una parola nel campo si definisce esclusivamente sulla base del suo valore posizionale. Pur condividendo questa impostazione di fondo, Coseriu riconosce che bisogna scindere il significato globale del campo dal significato delle parole al suo interno; significato, quest ultimo, che si stabilisce su base differenziale: per ogni Begriffsfeld va individuato un contenuto o valore unitario sulla base del quale esso si oppone ad altri campi concettuali; tale valore unitario andrà a sua volta analizzato sulla base delle opposizioni riscontrabili tra le parole (i lessemi) che lo compongono. L arcilessema può essere realizzato come unità lessicale, ma non è necessario che lo sia. Il valore unitario del campo costituisce un tratto distintivo primario in forza del quale è possibile individuare opposizioni di ordine inferiore tra le parole che vi rientrano; il campo lessicale così definito trova il suo limite esterno là dove una nuova opposizione impone il cambiamento del tratto distintivo dominante (quello relativo al campo nel suo complesso). La nozione di arcilessema permette di risolvere la questione dei confini del campo lessicale per la quale né Trier né Weisgerber avevano trovato soluzione.

31 Alinei e il dominio semantico di cavallo Anche il lignuista Mario Alinei ritiene feconda l applicazione del metodo componenziale per l analisi e la descrizione del sistema lessicale della lingua. L analisi in tratti distintivi binari sviluppata nell ambito della Scuola fonologica di Praga non è, secondo questo autore, «una mera teoria linguistica, ma una teoria di validità generale» che trova le sue premesse teoriche nella filosofia dialettica di Hegel e Marx (Alinei, 1974:6). Lo studio strutturale del lessico secondo il metodo componenziale consente, per Alinei (Ibidem, pp. 6-7) la ricostruzione delle visioni del mondo racchiuse nei lessici delle varie lingue 25, permette l analisi della mobilità strutturale del lessico e dimostra l autonomia della competenza lessicale all interno del complessivo sviluppo linguistico del bambino. Dal punto di vista pratico e teorico, questo metodo ha due meriti importanti: da un lato, anche se l analisi componenziale è stata condotta su sistemi lessicali ristretti e, tutto sommato, banali, ha portato alla definizione di alcune proprietà formali generali dei sistemi lessicali; dall altro ha consentito di utilizzare sul piano linguistico lo stesso metodo messo a punto per le tassonomie dei biologi (Ibidem, p. 20). Condizione assoluta per la validità dell analisi componenziale è l individuazione di tutti i tratti minimi che caratterizzano una dato sistema o, almeno, di poter raggruppare tutti i termini di un sistema che condividono un certo tratto. Attesa l impossibilità di ridurre il lessico a un numero finito di tratti distintivi universali, Alinei fonda la sua analisi del dominio lessicale del cavallo sull ipotesi che «tutte le definizioni lessicali di un dizionario siano un immagine approssimativa e rudimentale di definizioni formali in tratti» (Ibidem, p. 31). Non tutti i lemmi del dizionario sono, però tratti semantici universali in senso sostanziale ma tratti universali formali. La nozione di tratto semantico primitivo ed universale deve essere, perciò, intesa in senso storico e non in senso logico o ontologico. L analisi di ciascuna unità lessicale, che coincide con il lemma, 25 L analisi componenziale, tradizionalmente utilizzata per rendere conto delle differenze strutturali tra lingue culturalmente diverse, è utile, secondo Alinei, anche per evidenziare le differenze tra lingue appartenenti a culture vicine. Se nel primo caso, infatti, tali differenze sono il riflesso di differenze culturali e ambientali (famoso l esempio dell abbondanza dei termini eschimesi per designare la neve); nel secondo caso le differenze rivelano delle diversità afferenti alle basi conoscitive e socio-psicologiche dei popoli. Alinei (1974:40) porta l esempio del sistema lessicale dei suoni del cane e riconosce che gli italiani accentuano gli aspetti vezzeggiativi e lamentosi mentre gli inglesi e gli olandesi, pur appartenendo allo stesso ambito culturale, accentuano le caratteristiche meno emotive. Tuttavia, tali osservazioni non devono necessariamente portare a conclusioni esageratamente relativistiche poiché alle incontestabili influenze storico-culturali e socio-psicologiche sulla percezione del mondo, la lingua oppone come forza di segno contrario la possibilità di percepire il reale analiticamente oltre che lessicalmente; per cui anche l ABBAIARE può essere, per l Italiano, NERVOSO, CONCITATO, RAPIDO RABBIOSO, ecc. (Ibidem, maiuscoletto nel testo).

32 32 ovvero con l entrata del dizionario, si attua a partire dalle parole che compongono la sua definizione nel dizionario; tali parole vengono trattate come tratti distintivi della data unità. Sulla base di questa ipotesi di lavoro, Alinei e i suoi collaboratori hanno provveduto a una prima scrematura del lessico della lingua, ottenendo delle famiglie lessicali costituite da tutti i lemmi che condividono un certo tratto distintivo. Queste parentele lessicali saranno di diverso tipo: avremo parentele di primo grado se i lemmi condividono un solo tratto, di secondo grado se condividono due tratti e così via. Le definizioni del dizionario non sono, però, delle vere e proprie analisi in tratti delle unità lessicali, anche se, essendo definizioni analitiche, contengono molti tratti coincidenti; per utilizzarle come tali è necessario correggere alcuni difetti che rendono asistematico e non strutturato il primo tabulato ottenuto con questo rudimentale esperimento. A un primo livello di analisi, Alinei e i suoi collaboratori hanno estratto dalle definizioni del vocabolario italiano 26, con un procedimento automatico, tutti i lemmi che presentano nella loro definizione il lessema cavallo ed hanno ottenuto un primo tabulato notevolmente disomogeneo. Tale disomogeneità è dipesa, secondo i ricercatori, dal fatto di non aver tenuto in conto alcune proprietà generali dei sistemi lessicali. Una prima proprietà che permette la riduzione della disomogeneità del materiale ottenuto è la proprietà gerarchica ed inclusiva del sistema lessicale della lingua che illustreremo con un esempio tratto dallo stesso Alinei. Se analizziamo il lessema cane otteniamo una definizione componenziale del tipo: (animale) (vertebrato) (mammifero) (carnivoro) (canide) cane La definizione è rappresentabile ricorrendo a uno schema a albero, che mostra sia la profondità, data dal numero di livelli successivi a quello iniziale, cioè dei livelli necessari per arrivare dal termine generale o iperonimo al termine finale, sia la struttura dell intero sistema lessicale che si muove lungo due assi, quello della specializzazione (verticale), per cui si arriva dal termine più generale a quello più specifico, e quello della differenziazione (orizzontale) che comprende, per ciascun livello, i termini coiponimi. 26 Alinei si serve, a dire il vero, di un vocabolario relativamente ristretto di lemmi, le cui definizioni si compongono di circa parole

33 33 S P E C I A L I Z Z A Z I O N E ANIMALE INVERTEBRATO UCCELLO ERBIVORO FELIDE VERTEBRATO MAMMIFERO CARNIVORO CANIDE Cane D I F F E R E N Z I A Z I O N E Come mostra il diagramma, la definizione componenziale dell unità lessicale cane comprende cinque livelli di profondità e consiste nell insieme di tutti i tratti che collegano il tratto iniziale con quello finale. L unità lessicale cane è, dunque, definibile correttamente con uno qualsiasi dei tratti inclusi nei livelli precedenti. È, infatti, corretto dire che il cane è un animale, un vertebrato, un mammifero e così via. Tuttavia, nelle definizioni del vocabolario ma anche nelle riflessioni semantiche dei parlanti per definire un termine si utilizzano per lo più i tratti appartenenti ai livelli di profondità più contigui. In altre parole, per definire un boxer tutti tenderemo ad usare il termine superordinato (o iperonimo) che si colloca al livello immediatamente superiore (diremo un boxer è un cane ) senza far riferimento ai termini che si collocano su livelli di profondità più distanti (non diremo un Boxer è un vertebrato, un mammifero o un carnivoro ). Per questa ragione, analizzando i primi tabulati rudimentali, Alinei non aveva trovato, ad esempio, nel gruppo dei nomi delle razze dei cani (bracco, segugio, mastino ) il tratto dominante ANIMALE, ma solo il tratto dominante di quel sub-sistema, cioè CANE. Più in generale, le osservazioni di Alinei e dei suoi collaboratori rendono conto anche della particolare salienza che il livello di base assume nelle nostre modalità di categorizzazione dell esperienza (Diodato, 2015:27). Questo esperimento mostra, inoltre, che nei sistemi lessicali delle lingue, accanto al principio gerarchico, operano anche i meccanismi della rappresentanza abbreviata che si verifica quando un insieme di tratti di una definizione delega un lemma a rappresentarli allo stesso livello gerarchico e dello scambio di

34 34 funzioni tra il lemma e il tratto quando un lemma delega se stesso a rappresentarsi come tratto a livello inferiore. Alinei fonda la definizione componenziale di un termine sulla differenza tra tassonomia e nomenclatura: i tratti distintivi, i componenti semantici, non sono unità lessicali ma concetti che servono a scomporre un termine lessicale. È chiaro che ad ogni concetto non sempre corrisponde un unità lessicale, mentre ogni unità lessicale corrisponde sempre a un concetto o a un insieme concettuale. La tassonomia è costruita sulla base di unità concettuali che possono o meno essere realizzate in una corrispondente unità lessicale e differisce dalla nomenclatura poiché quest ultima comprenderà solo le unità lessicali effettivamente realizzate nel lessico di una lingua (Ibidem, p. 22). Ai fini dell analisi componenziale del sistema lessicale della lingua non conta il livello di analisi; non importa, cioè, la complessità del sistema analizzato quanto il fatto che tutti i sistemi lessicali «hanno in comune la costruzione a piramide» (Ibidem, p. 24) caratterizzata dai due processi della differenziazione sull asse orizzontale e della specializzazione sull asse verticale. Una tassonomia di questo tipo è una vera e propria gerarchia dominata da un tratto unico (quello afferente al livello zero). Questo aspetto gerarchico della struttura lessicale delle lingue è, secondo Alinei, «un universale formale della struttura mentale umana» perché «una delle capacità date dell uomo sarebbe quella di percepire il reale attraverso uno schema di rappresentazione concettuale gerarchicamente strutturato» (Ibidem). Tuttavia, questa nozione di gerarchia lessicale non deve essere fraintesa 27 : tutto il lessico può essere ricondotto a un unico e coerente principio gerarchico senza residui, a patto che la nozione di gerarchia strutturale venga intesa come «molteplice, relativa e funzionale» (Ibidem, p. 184). Le gerarchie degli stessi materiali semantici sono molteplici e sempre relative, come mostra anche il fatto, spesso sottovalutato, che lo sviluppo lessicale della lingua non avviene solo lungo l asse della specializzazione (dal generale al particolare) ma si muove anche in senso inverso lungo l asse della generalizzazione (dal particolare al generale). Superato il problema della completezza dell analisi del sistema lessicale globale con un analisi in tratti distintivi rudimentale del lessico della lingua a partire dalle entrate lessicali di un dizionario standard e con l ausilio di alcuni accorgimenti per limitare la 27 La strutturazione gerarchica del lessico e del pensiero è, per Alinei (Ibidem, p. 24), una costante che resta tale anche quando il contenuto della gerarchia cambia. Tassonomie popolari e scientifiche possono non coincidere per contenuto, ma «l ordine gerarchico che determina la formazione di concetti» rimane invariato.

35 35 ridondanza dei tratti e la asistematicità delle prime liste ottenute, Alinei propone una importante distinzione tra dominio lessicale e sistema lessicale (Ibidem, p. 38). Il dominio lessicale è composto di lemmi che condividono almeno un tratto e che appartengono a diverse categorie grammaticali ed è, pertanto, un insieme asimmetrico. Il dominio lessicale del cavallo sarà, ad esempio, composto da tutti i lemmi che condividono il tratto CAVALLO. Il sistema lessicale, invece, è composto da tutti i lemmi che condividono almeno un tratto distintivo e che appartengono alla stessa categoria grammaticale quindi un insieme simmetrico. Il sistema lessicale dei suoni del cavallo sarà pertanto formato da tutti i lemmi che condividono il tratto CAVALLO e che appartengono alla stessa categoria grammaticale. Questa definizione preliminare di sistema lessicale complica notevolmente la ripartizione del dominio in sistemi: l analisi del dominio lessicale, infatti, dovrebbe essere articolata in tanti sistemi quante sono le parti del discorso (sistema nominale, sistema verbale, sistema aggettivale, sistema avverbiale ). Per ovviare a questo problema Alinei (Ibidem, p. 53) definisce il sistema tenendo conto della funzione logico-sintattica del significato del lemma: un sistema lessicale, sarà, quindi definito come l insieme dei lemmi che hanno almeno due tratti in comune di cui uno nella stessa relazione logico-sintattica rispetto all altro 28. Ciascun sistema lessicale sarà costruito intorno a una relazione di base che assegna le funzioni di soggetto, oggetto e predicato ai due o tre tratti dominanti del sistema. Tale relazione di base realizza, per mezzo di trasformatori logico-sintattici, dei tipi lemmatici. Tali tipi lemmatici, con l aggiunta di tratti semantici secondari, si traducono in lemmi. Un sistema lessicale sarà scomponibile, quindi, in una pluralità di livelli categoriali. Alinei ne individua almeno sei: 1. tratti semantici primari (comuni a tutto il sistema) e tratti semantici secondari (che si aggiungono ai tipi lemmatici per ottenere i lemmi); 28 Un esempio può chiarire la posizione di Alinei: consideriamo tre lemmi appartenenti al sistema dei suoni del cane, ringhio, ringhiare, abbaiare. Essi, secondo la definizione di sistema di cui sopra, fanno sistema poiché hanno due tratti in comune (SUONO e CANE) e perché cane è soggetto rispetto a suono. Il sistema dei suoni del cane si basa quindi su una relazione logico-sintattica di base in cui il tratto CANE è soggetto e il tratto SUONO è predicato. È possibile osservare che tutti i verbi afferenti al sistema suoni del cane inglobano in forma abbreviata un soggetto implicito (CANE), così come tutti i sostantivi relativi a questo sistema inglobano la specificazione DEL CANE. Abbaia ha cane come soggetto implicito, cosi come ringhio, abbaiata, guaito sono tutti completabili per mezzo del sintagma del cane, che essi implicitamente sottintendono. Un discorso di questo tipo può essere esteso a tutti i termini del sistema in cui il tratto CANE funge da soggetto del tratto SUONO, individuando altre funzioni logico-sintattiche, ad esempio, CHE abbaione (cane)che(abbaia).

36 36 2. categorie logico-sintattiche della struttura di base (Soggetto, Oggetto, Predicato ed altri trasformatori); 3. i tipi lemmatici; 4. categorie grammaticali (raggruppamenti dei lemmi sulla base dei tipi lemmatici); 5. categorie morfologiche (desinenze verbali, aggettivali, ecc.); 6. altre informazioni lessicali (raro, desueto, dialettale, ecc.). Queste le premesse teoriche dell analisi del dominio lessicale di cavallo. Per dare un idea della complessità di questo dominio e della precisione con la quale Alinei lo presenta riportiamo nelle figure che seguono la lista dei 42 sistemi che lo compongono. Presentiamo, inoltre, anche l analisi del sistema dominante dell intero dominio che coincide con la definizione componenziale (o matrice semantica) del lessema cavallo e del sistema animali equidi che evidenzia i tratti semantici che distinguono il concetto di cavallo da quello degli altri animali equidi. L analisi di questo secondo sistema fornisce anche un esempio del metodo di Alinei, che distingue le relazioni di base, i trasformatori logico-sintattici ed, infine, i tipi lemmatici.

37 37 Preme ai nostri fini evidenziare il fatto che Alinei sviluppa la sua teoria della struttura lessicale unicamente sulla base del metodo componenziale così come emerso nell ambito della linguistica di Jakobson e dei suoi allievi, escludendo esplicitamente ogni richiamo alla teoria del campo semantico di Trier e Weisgerber che, a suo dire, rappresenta «un ramo grosso e secco dell attività linguistica» (Alinei, 1974:214, n. 21). Nonostante il recupero e la correzione, peraltro tardivi, dell originaria concezione di campo semantico, la dottrina di Trier e Weisgerber non si presterebbe, secondo questo autore, a una applicazione strutturale poiché ( ) il limite organico di questa teoria è di essersi fermata ad una interpretazione letterale di Saussure, e di non essere, per così dire, passata per Praga: la struttura del campo è una struttura inanalizzata, senza tratti che la compongano e la spieghino e, soprattutto, rendano esplicita la natura incrociata della struttura stessa. Per questo, la teoria dei campi arriva e non può non arrivare alla conclusione profondamente errata un vero cul de sac che il lessico sia un mosaico sovrapposto al reale. Inoltre, non disponendo di tratti, la teoria dei campi non può delimitare rigorosamente i campi stessi ed è condannata a piétiner sur place (Ibidem).

38 38 Il fatto che la teoria di Trier e Weisgerber non sia «passata per Praga» ne limita notevolmente la portata poiché essa non offre al ricercatore un metodo rigoroso da applicare all analisi dei sistemi lessicali. Non fornendo un criterio preciso per l individuazione dei campi e dei loro confini interni ed esterni, Trier e Weisgerber hanno ancorato, secondo Alinei, la loro teoria ad intuizioni filosofiche poco verificabili sul piano empirico. Questa di Alinei è una delle più comuni contestazioni alla teoria dei linguisti neo-humboldtiani, unitamente al rifiuto della metafora del mosaico. Che questa immagine non rifletta la natura e la struttura del lessico è, ormai, opinione diffusa sia tra i sostenitori e che dai critici della TCS: il lessico non è concepibile come un insieme di pezzi combacianti l uno con l altro quanto, piuttosto, come «una gigantesca struttura di parentele semantiche, in cui ogni membro riveste diverse funzioni pur restando sempre lo stesso» (Ibidem, p. 41). 4. Campo lessicale e relazioni semantiche La semantica strutturale di Lyons (1963, 1977) e dei suoi allievi (Lehrer, 1974; Lehrer - Kittay, 1981 e 1992; Kittay, 1987 e 1992) rappresenta un altra linea di sviluppo della Wortfeldtheorie. A partire dall analisi semantica di una porzione del lessico di Platone 29, Lyons contribuisce all inserimento della teoria del campo semantico in un contesto teorico in contrasto sia con le impostazioni dominanti nello strutturalismo europeo che con la tradizione della grammatica generativa. L autore, combinando principi tipici della linguistica strutturalista europea con concetti maturati nell ambito della semantica filosofica, inserisce l originaria concezione di Wortfeld nel quadro di una teoria semantica fondata su una nozione operazionale o contestuale di significato nella quale acquistano centralità le molteplici relazioni semantiche che le unità lessicali intrattengono tra loro in un peculiare contesto. In questo ambito, la stessa nozione di relazione semantica diviene primaria sia per la definizione del significato lessicale sia per l individuazione e la definizione del campo semantico. Trier e Weisgerber avevano fatto un passo in questa direzione quando avevano riconosciuto nella definizione del significato di un unità linguistica la priorità delle 29 Del complesso lessico platonico, Lyons (1963, II ed. 1969:94) analizza il campo lessicale dei termini riguardanti alla sfera della conoscenza (τέχνη, επιστήμη, σοφία, ecc.). Pur essendo riluttante a postulare l esistenza di aree concettuali coperte dallo stesso campo lessicale in diverse lingue, egli riconosce che il campo semantico oggetto della sua analisi può essere identificato con il Sinnbezirk des Verstandes di Trier.

39 39 relazioni semantiche che essa contrae con le altre del campo lessicale e, tra i numerosi rapporti associativi che il parlante può individuare a partire da un unità linguistica, avevano posto l attenzione sulle relazioni semantiche più propriamente linguistiche (ovvero fissate stabilmente nella langue). Tuttavia, fa notare Lyons, essi avevano fondato la loro teoria su una sorta di medium concettuale a priori che la ha indebolita dal punto di vista sia teorico che empirico. Per Lyons, infatti, l identificazione del significato di un unità linguistica con il concetto (Begriff) o il contenuto (Inhalt) rischia, come abbiamo visto, di paralizzare il lavoro del linguista conducendolo a delle riflessioni sulla natura del significato che lo allontanano dallo scopo della sua analisi 30. Piuttosto che analizzare il significato globale di ogni singola unità linguistica in tutti i contesti nei quali essa occorre, è teoricamente e metodologicamente più corretto, secondo Lyons, limitare l analisi semantica al contesto o ai contesti nei quali l unità lessicale di volta in volta occorre. Se la definizione del significato di un lessema in tutti i contesti in cui esso può occorrere si rivela un lavoro alla lunga estenuante per il linguista (tenendo conto anche del fenomeno della creatività lessicale), risulta più agevole, ammette Lyons, limitare l indagine alle relazioni tra i lessemi che si riscontrano in un particolare testo, in un singolo autore, in un genere letterario, ecc. (cfr. anche Lehrer, 1974:22). Schematizzando, mentre l approccio componenziale àncora la teoria del campo alla condivisione di uno o tratti in comune, adottando il modello della gocciolima atomica, quello proposto da Lyons poggia sul modello della rete semantica o ragnatela. I due approcci non si escludono, però, a vicenda, come mostra la teoria dei frame. 30 Paralizzante per la linguistica è, secondo Lyons (Ibidem, p. 86) anche la proposta bloomfieldiana della sospensione della ricerca semantica in attesa delle scoperte provenienti da altre scienze.

40 40 5. Campi lessicali e frame Il tentativo strutturalista di definire il significato per sé ha portato ad affermare la possibilità di separare i tratti semantici puramente linguistici dai tratti cosiddetti enciclopedici che, essendo legati a conoscenze non essenziali per la definizione del significato di un termine, possono e, secondo i sostenitori delle semantiche a tratti, devono essere esclusi dalla matrice semantica. La distinzione tra conoscenze linguistiche e conoscenze extralinguistiche corrisponde alla tradizionale dicotomia tra dizionario ed enciclopedia 31, intendendo con il primo concetto l insieme ristretto e rappresentabile delle conoscenze costitutive del significato e con il secondo l insieme virtualmente illimitato e irrappresentabile delle conoscenze sul mondo Nell ambito della semantica filosofica un altro criterio per discernere la conoscenza linguistica da quella extralinguistica è tradizionalmente legato alla dicotomia analitico / sintetico che afferma che sono analitici tutti gli enunciati la cui verità dipende esclusivamente dal significato delle parole (il cane è un animale); sono, invece, sintetici gli enunciati i cui valori di verità dipendono da com è fatto il mondo (il cane è il miglior amico dell uomo). Quine (1951) si oppone, com è noto, alla distinzione analitico / sintetico e, in particolare, attacca la validità del concetto di analitico poiché la sua stessa definizione è circolare: l analiticità presuppone la sinonimia che presuppone, a sua volta, l analiticità. Per la discussione e la critica del pensiero di Quine si veda anche Marconi (1999:35-42). 32 Per una discussione su questa dicotomia e per una disamina del concetto di enciclopedia si veda Eco (1984).

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