Alcuni riferimenti all imparare a imparare nella storia della riflessione pedagogica
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- Arnaldo Olivieri
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1 Alcuni riferimenti all imparare a imparare nella storia della riflessione pedagogica L attuale normativa di riferimento Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a competenze chiave per l apprendimento permanente (2006/962/CE) Regolamento recante norme in materia di adempimento dell obbligo di istruzione (Decreto Ministeriale 139/07) Indicazioni nazionali per la scuola dell infanzia e per il primo ciclo di istruzione (Decreto Ministeriale n. 254/2012)
2 Novitismo «La stessa accelerazione della storia ha vigorosamente aumentato ciò che definisco la smania del novitismo, l ipertrofia dell innovazione. Fino a poco tempo fa, gli studiosi non sentivano la necessità di essere nuovi od originali a ogni costo. Ritenevano che il loro principale compito fosse quello di trasmettere sapere. È sempre meno così. Però, non è facile essere originali. Il modo più semplice per sembrare innovativi è di giocare ai quattro cantoni con le parole. Si può benissimo apparire sia potentemente distruttivi (verso gli altri), sia fortemente innovativi, semplicemente riarrangiando in maniera differente, con l aiuto di una manciata di definizioni stipulative, una sfilza di parole. Giovanni Sartori (2011), Logica, metodo e linguaggio nelle scienze sociali, il Mulino, Bologna, (p. 94) [articolo orig. 1975] Il piano scolastico di Königsberg e della Lituania Wilhelm von Humboldt (Potsdam, 1767 Tegel, 1835) «Il fine dell insegnamento scolastico consiste nell esercizio delle facoltà e nell acquisizione delle conoscenze senza le quali risulta impossibile conseguire la capacità di comprendere scientificamente. Entrambe devono essere preparate da tale insegnamento. Il giovane deve essere messo nella condizione da una parte di accumulare già ora il materiale cui deve collegarsi tutto il proprio potenziale creativo, e dall altra di poterlo accumulare in futuro a suo piacimento, ed inoltre anche di sviluppare le proprie capacità meccanico-intellettuali. Il giovane è dunque impegnato secondo una modalità doppia in primo luogo direttamente con l apprendimento, e quindi con l apprendimento dell apprendere (Lernen des Lernens)» (1809) (in Ugolini, 2013, p. 32)
3 06/04/17 Il metodo inventivo (1853) «Arte di inventare» Antonio Rosmini Serbati (Rovereto, 1797 Stresa, 1855) Metodo inventivo «Il modo d arrivare a scoprire verità nove, o non mai conosciute dagli uomini, o perdute dalle memorie, e quindi non conosciute da presenti, il modo ancora di far conoscere l importanza d cose conosciute ma di cui s ignorano gli usi e il valore» (p. 352) «Arte di imparare» «Fa da via all invenzione, ed è il modo d appropriarsi quelle notizie che gli uomini dotti già non ignorano» (p. 352) Logica (1853), Libro II Il ragionamento Cap. III Del metodo inventivo Il metodo inventivo (1853) Antonio Rosmini Serbati (Rovereto, 1797 Stresa, 1855) «Di queste due arti d imparare, e d inventare, l una rientra nell altra: ché spesso imparando s inventa, e inventando s impara: non conviene dunque scompagnarle nella loro trattazione [ ] tutti i precetti che si possono dare intorno alla maniera di studiare e d imparare preparano e dirigono l ingegno anche alle utili invenzioni» (p. 353) Logica (1853), Libro II Il ragionamento Cap. III Del metodo inventivo
4 «Con ciò non viene a penetrare nell'ambito antico della pedagogia una scienza «misuratrice» della personalità, come ha latto fin qui la psicologia sperimentale introdotta nella scuola, ma una scienza «trasformatrice» della personalità, capace quindi di prendere il posto di una vera e propria pedagogia. Mentre la pedagogia antica, in tutte le varie sue interpretazioni, partiva dal concetto di una «personalità recettiva», che doveva cioè ricevere gl'insegnamenti ed essere passivamente formata, questo indirizzo scientifico parte dal concetto di una personalità attiva riflessa e associativa che deve svolgersi attraverso una serie di reazioni verso stimoli sistematici, sperimentalmente determinati. Questa nuova «pedagogia» perciò appartiene alla serie delle moderne scienze, e non delle antiche speculazioni, benché essa non si basi direttamente sugli studii semplicemente misuratori «della psicologia positiva». Ma il «metodo» che la informa, cioè il tentativo, l'osservazione, la riprova, il riconoscimento di fenomeni nuovi, la loro riproduzione e utilizzazione, la mette indubbiamente tra le scienze sperimentali» (P. 56).
5 «Bisogna dunque che l'ambiente contenga i mezzi per l'autoeducazione. Questi mezzi non possono essere «presi a caso»; essi rappresentano il risultato di uno studio sperimentale, il quale non può essere fatto da tutti perché occorre una preparazione scientifica a così delicato lavoro: inoltre esso, come tutti gli studi sperimentali, laborioso, lungo, esatto. Occorrono molti anni di prova, prima di esporre dei mezzi che siano realmente necessari allo sviluppo psichico. Quei pedagogisti dunque che rimettevano la gran questione della libertà dell'allievo al buon senso o alla preparazione del maestro, erano lontani dal risolvere il problema della libertà. Il più grande scienziato o la persona naturalmente più adatta a educare, non potrebbero mai lì per lì trovare tali mezzi, perché alla preparazione e alle doti naturali occorre aggiungere il fattore tempo il lungo tempo di un esperimento preparatorio. Deve dunque precedentemente esistere una scienza la quale ha già fornito i mezzi dell'autoeducazione. Chi parla oggi di libertà nella scuola, deve contemporaneamente esporre degli oggetti quasi un istrumentario scientifico adatto a renderla possibile». (p. 55) «Se poi, al contrario, il materiale insufficiente, e l'autoesercizio primitivo riesce incapace di condurre a quella maturità che fa ascendere, non esplode quel fenomeno spontaneo di astrazione, che è il secondo gradino dell'autoeducazione, avanzante in un progresso infinito». (p. 60).
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